keylogger
s. m. inv. Dispositivo hardware o software capace di intercettare e catturare a insaputa dell’utente tutto ciò che viene digitato sulla tastiera.
• Viene consentita, per i reati indicati all’articolo 266 del codice di procedura penale (delitti per i quali è previsto l’ergastolo o la reclusione superiore a cinque anni, quali quelli contro la pubblica amministrazione, droga, traffico di armi e sostanze esplosive, contrabbando, usura, ingiuria, minacce), «l’intercettazione telematica anche attraverso l’impiego di programmi informatici da remoto e dei dati presenti in un sistema informatico». Significa che la polizia potrà utilizzare software spia, trojian horse, keylogger, per acquisire informazioni da social network e piattaforme quali «whatsapp» usati dai cittadini su cui gravano forti indizi di colpevolezza. «Non sono intercettazioni preventive ‒ spiegano dalla Commissione ‒ perché comunque c’è sempre bisogno dell’autorizzazione di un giudice, su richiesta del magistrato». Secondo gli esperti di Internet, però, il controllo «da remoto» diventa molto più pervasivo e mette a rischio la privacy di tutti. (Fabio Tonacci, Repubblica, 26 marzo 2015, p. 16) • L’arresto è motivato dalla possibilità di gestire il sistema anche da uno smartphone con la funzione di keylogger che trasmette al centro di Comando e Controllo tutte le chiavi di accesso informatico: l’ingegnere ha cancellato alcuni file e provato ad accedere con altre credenziali ai server. (Fulvio Fiano e Ilaria Sacchettoni, Corriere della sera, 11 gennaio 2017, p. 2, Primo piano).
- Espressione inglese composta dai s. key ‘tasto’ e logger ‘registratore’, a sua volta dal s. log ‘registro’.
- Già attestato nella Repubblica del 6 giugno 2003, p. 28 (Riccardo Staglianò).