KIELCE (A. T., 51-52)
Città della Polonia occidentale, situata a 280 m. s. m., sull'altipiano della Piccola Polonia, in posizione assai pittoresca. I suoi dintorni sono fertili e ricchi di minerali di ferro (ma di sfruttamento difficile e di basso tenore), di rame e di piombo. Il canapificio, il cotonificio e la fabbricazione del cemento sono le industrie principali. Kielce aveva 9000 ab. nel 1850 e ne contava 41.500 nel 1921 (dei quali 13.000 Ebrei). È sede vescovile e capoluogo di un voivodato che ha 25.736 kmq. di superficie e 2.935.700 ab. (1931; densità, 114 ab. per kmq.), che sono per il 92% Polacchi e per l'8% Ebrei, e si occupano per più della metà di agricoltura (coltivazione di cereali e di patate) e per 1/5 d'industrie (minerarie, metallurgiche, tessili).
Kielce fu per molti secoli dominio dei vescovi di Cracovia che spesso prescelsero la città anche a propria residenza e che vi edificarono nel sec. XVII un palazzo, tuttora conservato, con pitture di Tommaso Dolabella. Dopo avere sofferto molto nel sec. XIII per le lotte intestine polacche e specialmente per l'incursione dei Tatari in Polonia (1240), Kielce, posta quasi al centro del regno polacco, godé di un lungo periodo di pace, interrotto nel 1702 quando la città fu distrutta dagli eserciti svedesi di Carlo XII. Durante la guerra mondiale Kielce fu dal maggio all'ottobre 1915 sede dell'amministrazione militare austro-ungarica in Polonia.