Kifaya
– Nome (letteralmente «basta!») con il quale è più conosciuto il movimento di opposizione egiziano al-Haraka al-Misriyya min Agl al-Taghyìr, una coalizione che raccoglie militanti di diverse ideologie tra cui nasseristi, liberali e marxisti, diventata il catalizzatore di molta dell'insoddisfazione per la politica corrotta del governo Mubarak. Le prime manifestazioni pubbliche che precedono la nascita del movimento risalgono al marzo 2003, con la prima e più grande protesta spontanea nella storia dell’Egitto moderno, contro l’appoggio del governo all’occupazione statunitense dell’Iraq. Nell’estate del 2004 K. comincia a organizzare una protesta collettiva contro il presidente Mubarak: in quell’occasione viene fatta circolare una petizione in cui si reclama una radicale riforma del sistema politico ed economico e l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Le poche centinaia di firme raccolte diventano l’asse portante del movimento, che vedrà il suo atto fondante nel manifesto presentato nell’ottobre successivo dal giudice Tariq Bishri. Da allora il movimento diventa sempre più visibile, soprattutto durante la campagna per il referendum costituzionale e la successiva campagna elettorale presidenziale del 2005. Molto significativa la manifestazione del 12 dicembre 2004, vero e proprio evento storico durante la quale viene organizzato al Cairo un corteo che raggiunge l’Alta corte a cui partecipano tra 500 e 1000 attivisti, per reclamare le dimissioni di Mubarak e la fine delle manovre in atto per preparare la strada della presidenza al figlio Gamal. Negli anni successivi K. confluisce nella vasta ondata di opposizione che sfocerà nelle proteste scoppiate in Egitto a partire del gennaio 2011. Il movimento, nonostante sia stato un modello per il dissenso egiziano, ha ricevuto molte critiche per essere rimasto chiuso a una piccola cerchia di intellettuali e ha perso la sua influenza a causa di dissidi interni, delle polemiche riguardo la natura laica del movimento e della simpatia manifestata da alcuni membri verso i partiti di ispirazione religiosa e, soprattutto, per non essere riuscito a trasformarsi in una vera e propria entità politica. Tra gli esponenti più noti del movimento c’è (v.), autore nel 2002 del romanzo simbolo dell’Egitto nell’era Mubarak, il best-seller ‘Imàrat Ya’qubiàn (trad. it. Palazzo Yacoubian), in cui gli abitanti di un edificio nel centro del Cairo sono stretti tra la morsa del regime corrotto e l’intensificarsi dell’ideologia religiosa nella vita del Paese. Con lui un altro importante scrittore contribuisce alla nascita del movimento, Sonallah Ibrahim, ex comunista, più volte messo in prigione, il quale nel 2003 rifiuta il maggior premio letterario concesso dallo Stato egiziano per protestare contro la politica del governo. Insieme a K. molti altri protagonisti hanno assunto un ruolo rilevante nelle proteste che hanno portato alla rivoluzione egiziana: il sociologo Saad Eddin Ibrahim, tra i primi attivisti egiziani per i diritti umani e la democrazia, più volte condannato dal regime; Ayman Nur, fondatore nel 2004 del partito al-Ghad («Il domani»), con cui osa sfidare Mubarak alle elezioni del 2005, gesto che gli costa la prigione. Rilasciato nel 2009, dopo la rivoluzione, Nur dà vita a Ghad al-Thawra («Il domani della rivoluzione»). Nel 2006 nasce su Facebook il movimento Shabab 6 Abril («I ragazzi del 6 aprile»), in supporto allo sciopero degli operai dell’industria tessile della città di al-Mahalla al-kubra, che nel gennaio 2009 raggiunge il numero di 70.000 militanti, per lo più giovani e con un buon livello d'istruzione. I suoi fondatori sono ex militanti di K. e Asmaa Mahfouz, diventata celebre per aver postato il 25 gennaio 2011 un video in cui incitava gli egiziani a raggiungere Piazza Tahrir per rovesciare il regime Mubarak. Il movimento ha condotto la rivolta insieme al gruppo Khaled Saʿìd, che prende il nome dal militante ucciso il 6 giugno 2010 dalle forze di sicurezza in una cittadina nella regione di Alessandria.