Kirghizistan
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(XX, p. 211; App. V, iii, p. 111; v. urss, XXXIV, p. 816; App. I, p. 1098; II, ii, p. 1065; III, ii, p. 1043; IV, iii, p. 754)
Geografia umana ed economica
Secondo una stima del 1998 il K., Stato indipendente dal 1991 e membro fondatore della CSI, ha raggiunto una popolazione di 4.643.000 abitanti. L'etnia che dà il nome al paese, i Kirghizi, costituisce un po' più della metà della popolazione; i due principali gruppi di minoranza sono i Russi (un quinto della popolazione, quasi tutti residenti nei centri urbani, ma in parte in via di emigrazione verso la madrepatria) e gli Uzbeki (13%); vi sono poi nuclei minori di Ucraini, Tedeschi (discendenti dei 'Tedeschi del Volga' qui deportati da Stalin durante la Seconda guerra mondiale) e altri. La suddivisione amministrativa è su base provinciale, senza riferimenti etnici. La maggioranza della popolazione (Kirghizi, Uzbeki e qualche gruppo minore) professa la religione musulmana sunnita e ha un comportamento demografico vivace. Dal 1992 la lingua kirghiza, di ceppo turco-tataro, ha affiancato il russo come lingua ufficiale e ha adottato l'alfabeto latino.
La popolazione è prevalentemente insediata nelle valli, specialmente in quella del Syr Darya e in quella che ospita l'Issyk-Kul ("lago caldo"), costituita da fertili terreni vulcanici. La capitale, che ha riassunto l'antico nome di Biškek (dal 1926 al 1991 era stata chiamata Frunze in onore di un generale sovietico), è invece collocata in periferia, al margine settentrionale dei rilievi, presso il confine con il Kazakistan. Essa conta quasi 600.000 ab. (la metà dei quali di etnia russa), mentre seconda città del paese è Oš, nel K. meridionale, antico luogo santo dei Kirghizi sunniti, ma situato nei pressi della frontiera uzbeka e popolato in buona parte da Uzbeki.
Condizioni economiche
La fine del sistema economico pianificato e il passaggio a un'economia di mercato hanno creato notevoli problemi. Gli investimenti esteri sono stati molto modesti rispetto a quelli affluiti nei paesi confinanti della CSI. Tuttavia una certa stabilità politica interna, la capacità di intrattenere buoni rapporti con i potenti Stati vicini, nonché lo sviluppo delle relazioni con la Cina, che è divenuta il secondo partner commerciale del K. (dopo la Federazione Russa e il resto della CSI), favoriscono prospettive di ripresa.
Nelle valli che separano le catene parallele, orientate da E a O, sono stati costruiti a partire dagli anni Settanta vari laghi di sbarramento artificiale, utilizzati per notevoli coltivazioni irrigue (barbabietola da zucchero) e per la produzione di energia idroelettrica. Nei pascoli più ricchi si pratica l'allevamento bovino (in particolare dello yak, animale che può vivere anche alle quote più elevate); altrove sono assai numerosi, specie in rapporto al numero degli abitanti, gli ovini, che assicurano al K. una discreta produzione di lana; non mancano i piccoli e robusti cavalli di razza kirghiza. Diffusi sono anche la coltivazione del tabacco e l'allevamento del baco da seta.
Nel K. sud-occidentale si estraggono modeste quantità di petrolio; più consistente, ma pur sempre limitata, è la produzione di carbone dei bacini di Ulusgen e di Kavak; fra le produzioni metallifere del paese sono degni di nota il mercurio, l'oro e l'antimonio; piccole quantità di uranio sono presenti nella valle del fiume Ču. Alla base dello sviluppo industriale kirghizo sta la disponibilità di energia idroelettrica: alle tradizionali industrie alimentari (zuccherifici) e tessili (cotonifici, setifici) si sono affiancati impianti metallurgici e cementifici. Ma ancora sul finire del millennio oltre il 40% della popolazione attiva kirghiza resta addetto all'economia rurale (che è in via di lenta privatizzazione, ma non senza resistenze e ostacoli).
Dal 1994 il K. partecipa a un'unione economica con Kazakistan e Uzbekistan, e mantiene stretti rapporti anche con gli altri paesi dell'Asia centrale ex sovietica, nonché con la Turchia, che ne rappresenta in un certo senso il riferimento culturale. Non viene però rinnegato l'antico legame con Mosca: un trattato d'integrazione economica con la Federazione Russa, la Bielorussia e il Kazakistan è stato firmato nel 1996. *
bibliografia
J. Sellier, A. Sellier, Atlas des peuples d'Orient. Moyen-Orient, Caucase, Asie Centrale, Paris 1993.
J. Delehanty, K. Rasmussen, Land reform and form restructuring in the Kyrgyz Republic, in Post-Soviet geography, 1995, pp. 565-86.
O. Roy, La nouvelle Asie centrale ou la fabrication des nations, Paris 1997.
Storia
di Martina Teodoli
Divenuto uno Stato indipendente nel 1991, il K. si trovò di fronte a una situazione estremamente difficile, in particolare sul piano economico. Fra i più arretrati degli Stati ex sovietici, risentì infatti in particolar modo della disgregazione del mercato sovietico, mentre il rapido passaggio a un'economia di mercato portava, nei primi anni Novanta, a un calo della capacità produttiva del paese e a un notevole peggioramento delle condizioni di vita della popolazione. Questo comportò, fra l'altro, un deterioramento delle relazioni interetniche del paese, dove i Kirghizi rappresentavano poco più della metà della popolazione complessiva, comprendente numerose e consistenti minoranze, in primo luogo quella russa (circa il 21%) e quella uzbeka (circa il 13%, concentrata nella regione di Oš).
Dopo l'indipendenza crebbe notevolmente l'emigrazione della popolazione russa, provocata fin dal 1989 dall'adozione di alcune misure di stampo nazionalista, fra cui la proclamazione del kirghizo come unica lingua ufficiale; la preoccupazione per tale fenomeno (i russi costituivano un'ampia percentuale del personale qualificato nel settore industriale), spinse il presidente A. Akayev a riconoscere (giugno 1994) il russo come seconda lingua ufficiale, ma solo nel marzo 1996 il decreto presidenziale venne approvato dal Parlamento. Intanto, nella regione di Oš, teatro nel 1990 di violenti scontri fra Uzbeki e Kirghizi, il clima rimaneva a lungo estremamente teso, e solo nel settembre 1995 veniva abrogato lo stato di emergenza in vigore dal 1990. Inoltre, fra i gravi problemi che interessarono il K. negli anni Novanta, si registrò un forte aumento delle attività criminali legate alla produzione e al commercio di stupefacenti e la diffusione di fenomeni di corruzione, mentre serie preoccupazioni erano alimentate dallo scoppio della guerra civile nel confinante Tagikistan e dal pericolo di un coinvolgimento militare del Kirghizistan.
Sul piano interno, il contrasto fra il presidente della Repubblica Akayev e le forze di opposizione, di ispirazione comunista e nazionalista, dominò la vita politica negli anni immediatamente successivi all'indipendenza: una limitazione delle prerogative presidenziali fu perseguita dalle opposizioni e la nuova Costituzione, approvata nel maggio 1993, introdusse un sistema di governo di tipo parlamentare. Tuttavia l'instabilità registrata dalla vita politica negli anni successivi, proseguita anche dopo le elezioni legislative del febbraio 1995, contrassegnate da estese irregolarità, consentì ad Akayev (riconfermato nella carica di presidente della Repubblica nel dicembre 1995) di promuovere un rafforzamento delle proprie prerogative: un emendamento costituzionale in tal senso venne quindi approvato tramite referendum nel febbraio 1996. Nel luglio 1998 fu emessa dalla Corte costituzionale una sentenza che consentiva al presidente Akayev di presentarsi, per un terzo mandato, alle elezioni presidenziali previste per il 2000. Nell'ottobre 1998 un altro referendum popolare approvava con il 91% dei voti ulteriori emendamenti costituzionali, tra cui il diritto alla proprietà privata della terra e la liberalizzazione dei media. In politica estera, il K. mantenne stretti rapporti con la Federazione Russa, con la quale firmò (giugno 1992) un trattato di amicizia, cooperazione e reciproca assistenza. Il K. prese quindi parte al processo di integrazione che interessò nei primi anni Novanta alcuni degli Stati ex-sovietici: nel marzo 1996 firmò con Kazakistan, Bielorussia e Federazione Russa un trattato per il rafforzamento delle relazioni economiche, culturali e sociali, volto alla creazione di una 'comunità di Stati integrati', entrando contemporaneamente a far parte dell'unione doganale creata dagli stessi paesi. Inoltre, dopo lo sconfinamento nel proprio territorio di milizie islamiche attive nella guerra civile in Tagikistan, il K. partecipò alla forza di pace inviatavi dalla CSI nel 1993. Al tempo stesso il K. si adoperò per migliorare le proprie relazioni internazionali e stringere nuovi accordi con i paesi vicini: nei primi anni Novanta i contatti con la Turchia registrarono un significativo rafforzamento, favorito dai legami linguistici e culturali esistenti fra i due paesi, mentre Akayev ribadiva la natura laica dello Stato, seppure in un paese a maggioranza islamica, contro le ripetute minacce di insurrezioni di integralisti musulmani, acuitesi negli anni successivi soprattutto nel sud del Kirghizistan. Inoltre, nel corso del 1996 furono stipulati diversi accordi di cooperazione bilaterale con la Cina e nell'aprile dello stesso anno il K. siglò, insieme alla Federazione Russa, al Kazakistan e al Tagikistan, un accordo con Pechino per la smilitarizzazione delle frontiere comuni.
bibliografia
M.B. Olcott, Central Asia. The calculus of independence, in Current history, 1995, pp. 337-42.
I. Pryde, Kyrgyzstan's slow progress to reform, in The world today, 1995, pp. 115-18.