KIRGHIZISTAN
(XX, p. 211; v. urss, XXXIV, p. 816; App. I, p. 1098; II, II, p. 1065; III, II, p. 1043; IV, III, p. 754)
Repubblica socialista sovietica dal 1936, il K. costituisce oggi una repubblica indipendente (Repubblica di K.), nell'ambito della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), nata dalla dissoluzione dell'URSS. Il nuovo paese si estende per una superficie di 198.500 km2 e, al censimento del 1989, contava 4.291.000 ab. (dei quali il 52,4% Kirghizi, il 21,5% Russi, il 12,9% Uzbechi, il 2,5% Ucraini, il 2,4% Tedeschi e l'1,6% Tatari). La popolazione, a una stima del 1991, è risultata pari a 4.222.000 ab., con una densità di 21 ab./km2. La capitale, Biškek (antica denominazione della città, ripristinata nel 1991 al posto di Frunze), contava 626.900 ab. nel 1990, di cui quasi i due terzi erano Russi (la maggiore percentuale fra le città euroasiatiche). Altre città sono: Oš (213.000 ab.), Džalal-Abad (74.000 ab.), Prževalsk (62.000 ab.). Nel settembre 1989 il kirghizo ha sostituito il russo quale lingua ufficiale.
L'economia del paese si fonda sull'agricoltura e sull'allevamento.
Nel 1990 l'area coltivata era pari a 16,1 milioni di ha, dei quali 974.000 irrigati, e il grado di meccanizzazione era piuttosto elevato; barbabietole da zucchero, cereali, tabacco e frutta sono i principali prodotti, mentre bachicoltura e apicoltura costituiscono due branche specializzate. L'allevamento del bestiame è l'altro elemento di rilievo nell'economia kirghiza: si hanno specialmente bovini (1,2 milioni di capi nel 1990), pecore e capre (10,4 milioni) e cavalli (i famosi cavalli di razza kirghiza, di piccola statura e straordinaria robustezza). Lo yak, grosso bovino villoso usato come animale da soma, da carne e da latte, viene allevato ad altitudini elevate, là dove non resistono comuni bovini.
La disponibilità di abbondante energia elettrica di origine idrica favorisce una sempre maggiore industrializzazione del paese, che possiede oltre 500 grandi impianti industriali. Attivi sono soprattutto i settori alimentare (zuccherifici), tessile (cotonifici, setifici), metallurgico, del tabacco e del cemento. Nel K. sono inoltre ubicati importanti depositi di antimonio, di mercurio, di uranio e di carbone.
Lo sviluppo complessivo della rete ferroviaria è di 370 km; la rete stradale misura 28.400 km. È in corso di costruzione un tunnel stradale, che collegherà le due città di Biškek e di Oš attraverso le montagne del Tien Shan. La capitale dispone di un aeroporto internazionale.
Storia. - Come nelle altre repubbliche sovietiche, anche in K. l'avvio delle trasformazioni politiche coincise con gli anni di Gorbačëv. Fra il 1988 e il 1989 l'emergere dei primi movimenti organizzati di opposizione democratica diede voce ad alcuni problemi sociali ed etnici, come la drammatica carenza di alloggi e il persistente conflitto che opponeva i Kirghizi alla maggioranza uzbeka nella regione di Oš, incorporata nel 1924 nella Kirghizia sovietica.
Nonostante la crescita del movimento democratico, le elezioni per il Soviet supremo del febbraio 1990 registrarono ancora, grazie al sistema elettorale, il successo del Partito comunista, e A.M. Masaliyev, segretario del partito dal 1985, fu nominato presidente dello stesso Soviet supremo. Nel giugno del 1990 nella regione di Oš scoppiarono violenti disordini che si protrassero per diversi mesi, provocando numerosi morti (230 secondo i dati ufficiali, più di 1000 secondo altre fonti), la proclamazione dello stato d'emergenza e la chiusura del confine con l'Uzbekistan. Questo intervento repressivo, unito all'assoluto immobilismo nell'azione riformatrice, gettò discredito sui leaders del regime, favorendo un'ulteriore crescita, anche organizzativa, dell'opposizione, che costituì il Movimento Democratico del Kirghizistan (KDM) e portò nell'ottobre all'elezione, da parte del Soviet supremo, del liberale A. Akayev a presidente esecutivo. L'istituzione di questa nuova carica era stata caldeggiata da Masaliyev che aspirava a ricoprirla e che, poco dopo la sconfitta, si dimise da presidente del Soviet supremo (dicembre 1990). Akayev, appena insediatosi, diede avvio a un vasto programma di riforme, soprattutto in campo economico, sostituì (gennaio 1991) il Consiglio dei ministri con un più agile gabinetto e si circondò di giovani riformisti. Nel frattempo, nonostante l'opposizione del Partito comunista, il Soviet supremo cambiò denominazione alla repubblica, da Repubblica socialista sovietica kirghiza a Repubblica del K. (dicembre 1990) e restituì alla capitale Frunze l'antico nome di Biškek (febbraio 1991).
Nel marzo 1991 il K. partecipò al referendum sull'Unione e votò a larga maggioranza per il suo mantenimento, nonostante il ritmo impetuoso assunto dalla politica riformatrice. Nell'agosto ci fu un tentativo di rovesciare Akayev in concomitanza con il fallito colpo di stato di Mosca, colpo di stato che aveva ricevuto l'appoggio del Partito comunista. Ristabilitasi la normalità, il 31 agosto il K. proclamò l'indipendenza, mentre nello stesso mese il Partito comunista veniva sospeso (nel gennaio 1992 una commissione scagionò i suoi leaders dall'accusa di aver partecipato al colpo di stato contro Akayev). Il 12 ottobre 1991 Akayev, unico candidato, fu eletto presidente della nuova repubblica e il 21 dicembre il K. entrò a far parte della Comunità degli Stati Indipendenti alla cui costituzione aveva attivamente partecipato. Il K. intraprese inoltre una vivace politica estera nei confronti sia dell'Europa sia delle altre repubbliche centro-asiatiche, con cui stipulò un accordo di cooperazione nel 1992. Divenuto membro effettivo delle Nazioni Unite nel marzo 1992, il K. è anche entrato a far parte (dicembre 1992) dell'Organizzazione della Conferenza Islamica (ICO).
Bibl.: I. Pryde, Kyrgyzistan: secularism vs Islam, in Current History, novembre 1992, pp. 208-11.