Kiribati
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geografia umana ed economica
di Albertina Migliaccio
Stato insulare dell'Oceania. Al censimento del 2000 la popolazione dell'arcipelago risultava di 84.494 ab. (87.000 secondo una stima del 2004), stanziati su una superficie di appena 811 km2. Nella conurbazione della capitale, ubicata nell'atollo di Tarawa, si concentra il 40% circa della popolazione complessiva. Il tasso di incremento demografico, anche se in calo, rimane elevato: nel periodo 2000-2005 è stato del 1,8% medio annuo. Il tasso di mortalità è in progressiva diminuzione, mentre la natalità è rimasta sostanzialmente invariata.
Sul piano economico il Paese risulta largamente condizionato dagli aiuti finanziari internazionali (in particolare del Giappone), che concorrono alla formazione del PIL per il 50% circa. La notevole lontananza dai grandi mercati rende assai difficili le prospettive di crescita economica, sostenute quasi esclu-sivamente dalla vendita delle licenze di pesca nelle acque territoriali e dalle rimesse degli emigrati. Data la distanza dai principali flussi del turismo internazionale, quest'ultima attività è ancora poco sviluppata, ma le sue prospettive di espansione sembrano essere molto favorevoli, e da alcuni anni il numero dei visitatori è in leggero aumento (il comparto contribuisce per circa un quinto alla formazione del PIL).
I collegamenti aerei sono difficoltosi; tuttavia particolari effetti benefici sono attesi dall'inserimento dell'atollo di Fanning tra le mete crocieristiche. La popolazione locale vive di pesca (in particolare pesca del tonno) e di agricoltura (palma da cocco e copra). Una voce di esportazione singolare ma dal punto di vista quantitativo interessante è rappresentata dal commercio dei pesci tropicali. Sull'arcipelago grava una pesante minaccia ambientale, in quanto, ove si verificasse il temuto innalzamento del livello degli oceani in conseguenza del riscaldamento del pianeta, le isole verrebbero completamente sommerse, poiché la loro altitudine massima è di pochi metri sul livello del mare.
Storia
di Paola Salvatori
Agli inizi del 21° sec., l'assenza dei partiti politici organizzati e la conseguente gestione del potere da parte di una classe dirigente aggregata attorno a formazioni instabili, costituivano ancora la caratteristica principale della vita politica di Kiribati. I maggiori raggruppamenti presenti nel Parlamento (Maneaba) erano il Protect the Maneaba, guidato da T. Tito, presidente della Repubblica dal 1994, il National Progressive Party, che faceva capo a T. Teannaki, e il Pillars of Truth, diretto da H. Tong.
Alla debolezza strutturale del sistema politico si accompagnava la cronica condizione di povertà del Paese, che continuava a dipendere quasi completamente dagli aiuti internazionali. Nel corso dei primi anni del Duemila la situazione rimase pressoché stabile, nonostante si registrasse un calo di popolarità del presidente Tito, criticato dalle opposizioni per la scarsa incisività del suo operato e per gli ostacoli frapposti ai tentativi di spezzare il monopolio governativo sui mezzi di informazione.
Nell'ottobre 2002 l'esecutivo venne battuto in Parlamento sulla proposta di modificare i criteri di elezione dei deputati, considerata dagli avversari politici strumentale al successo del Protect the Maneaba nelle elezioni legislative previste per il novembre successivo. In tale occasione il raggruppamento di Tito registrò un calo dei consensi, ma il capo dello Stato riuscì a farsi riconfermare in carica nelle elezioni presidenziali del febbraio 2003. L'instabilità politica non venne superata e, nel marzo, un voto di sfiducia nei confronti del governo costrinse Tito alle dimissioni. In luglio venne eletto presidente il candidato delle opposizioni A. Tong. Uno dei primi passi della nuova amministrazione fu quello di ristabilire (nov. 2003) le relazioni diplomatiche con Taiwan (la cui ambasciata venne aperta nel genn. 2004); ne seguì un brusco peggioramento dei rapporti con la Cina, che sospese immediatamente le relazioni diplomatiche con Kiribati.