KISHM (A. T., 92)
Isola all'estremità orientale del Golfo Persico (di fronte alla punta di Ras Musandam nell'Arabia), separata dalla riva del Lāristān per mezzo di un canale (Khōr-i Gia‛farī, il Clarence Strait delle carte inglesi) che nel suo punto più angusto supera di poco i 3 km. L'isola, a forma allungata e stretta, misura poco più di 110 km. da OSO. a ENE., con una larghezza media di 20 km.; la sua superficie è di circa 1340 kmq. Rocciosa, in prevalenza calcareo-arenacea, si presenta come un piatto parallelepipedo (alto al massimo circa 400 m.), intaccato sul margine meridionale da terrazze. Culture sono possibili solo in piccoli lembi a mo' d'oasi; nel resto il suolo è brullo e desolato, come sull'opposta sponda persiana. Grano, datteri e meloni sono tutto ciò che vi si produce; pochi abitanti (nessun europeo), che si riuniscono in minuscoli villaggi. Vi si pratica la pesca del corallo e l'estrazione del sale dai depositi formatisi sulla riva meridionale. Kishm, all'estremità orientale, è il maggiore di questi villaggi (5000 ab.); a O. gli corrisponde Bīsidā, dove gl'Inglesi hanno stabilito una piccola stazione carboniera. L'isola fu devastata da terremoti (gravi quelli del 1844 e del 1896). Kishm corrisponde probabilmente all'antica Oaracta.
Sulla fine del sec. XVI i Portoghesi erano riusciti a occupare Kishm e Hormuz (Bender ‛Abbās), ma lo scià di Persia ‛Abbās il Grande potè poco dopo espellerli. Nel sec. XIX l'isola fu per breve tempo ceduta in affitto dalla Persia al sultano di ‛Omān.