KOMINFORM (App. II, 11, p. 141)
Il Kominform (Ufficio informazioni dei partiti comunisti), dopo l'espulsione clamorosa della Iugoslavia nel 1948, continuò ad affiancare con notevole impegno la politica di resistenza sovietica alle iniziative di organizzazione politico-economico-militare dell'Europa occidentale promossa dagli S. U. A., attivizzando al massimo, con obiettivi unitarî, i varî partiti comunisti e conducendo un'azione intransigente contro le correnti titoiste manifestantisi nelle loro file. Il suo organo di stampa Per una pace stabile, per una democrazia popolare!, al quale collaborarono i maggiori esponenti del comunismo europeo, svolse una larga funzione di dibattito ideologico del marxismo-leninismo in rapporto ai problemi concreti dei singoli paesi e alla necessità di stretti legami tra i diversi partiti. Come era successo per il Komintern, allorché la tensione internazionale cominciò ad attenuarsi dopo il 1954, e il governo sovietico promosse la politica del dialogo e della coesistenza con il mondo occidentale, il K. perdette la sua ragione d'essere, e il suo scioglimento apparve come un opportuno sacrificio sull'altare della collaborazione internazionale. Lo scioglimento avvenne infatti alla vigilia del primo grande viaggio in Occidente degli uomini di stato sovietici - Chruščëv e Bulganin, a Londra - il 17 aprile 1956. La dichiarazione sullo scioglimento, sottoscritta dai partiti membri (Bulgaria, Ungheria, Italia, Polonia, Romania, URSS, Cecoslovacchia e Francia), puntualizzò che il K., in seguito ai mutamenti avvenuti negli ultimi anni sulla scena internazionale e in conseguenza della proclamazione del principio delle "vie diverse al socialismo da parte del XX congresso del Partito comunista nel febbraio, non corrispondeva sia per la sua composizione che per il contenuto della sua attività alla nuova situazione internazionale. La dichiarazione aggiungeva che la constatazione dell'inattualità di una determinata forma storica di collegamento" non escludeva però la necessità da parte dei partiti comunisti di ricercare "nuove forme utili per i loro reciproci legami e il coordinamento della loro attività".
Bibl.: La fine del K. e le "vie nazionali", in Esteri, 1956, n. 8.