KOMMÒS (Κομμός)
Località sulla costa centro-meridionale dell'isola di Creta, in cui sono attestati un antico centro portuale minoico e un santuario greco.
Il sito di K. venne individuato per la prima volta da Sir Arthur Evans, che lo notò nel corso di un'escursione effettuata nel 1924 e lo chiamò «Komò», sulla base di un toponimo locale che indicava una zona, a dire il vero situata un poco più a S dell'area archeologica oggi esplorata. Tale nome può risalire, attraverso κόπτω (tagliare), alle alte scogliere che costeggiano il sito sul lato meridionale oppure alla gran massa di piccole alghe di forma allungata che si accumulano lungo la spiaggia. Evans riconobbe nell'insediamento il porto meridionale di Cnosso: una spiegazione più idonea della sua funzione in età minoica è però quella che si trattasse del principale sbocco sul mare della vasta pianura della Messarà, con il suo centro politico di Festo, situato 6 km a NE di K. e legato senza dubbio anche a Haghia Triada, posta 5 km a Νdi essa.
Il Taramelli per primo (1899), seguito dallo stesso Evans, mise in rapporto l'area di K., con il suo piccolo banco di scogli a fior d'acqua, con la località in cui fecero naufragio alcune delle navi di Menelao che, dopo aver lasciato Troia, erano state trascinate da forti venti sino a Creta (Horn., Od., III, 293 ss.).
Sebbene numerosi studiosi (tra cui Pendlebury, Pernier, Frost) avessero visitato il sito ed elaborato delle teorie su di esso, un vero e proprio scavo non fu mai effettuato prima del 1976, quando un'équipe dell'Università di Toronto e del Royal Ontario Museum diretta da Joseph W. Shaw, sotto gli auspici dell'American School of Classical Studies di Atene, intraprese una ricerca che continuò sino al 1985, anno in cui gli scavi - peraltro non ancora completati - vennero sospesi per poter avviare il programma di una completa pubblicazione del sito e dei suoi dintorni. Lo scavo, ripreso nel 1991, ha dimostrato che quest'area, ora disabitata, conobbe due principali periodi di frequentazione: età minoica e greca.
L'età minoica. - Mentre all'interno, nella pianura della Messarà, si conoscono alcuni abitati di età neolitica (p.es. Festo, Gortina), l'insediamento lungo la costa meridionale ebbe inizio più tardi, nel corso del Minoico Antico. Per quanto riguarda le immediate vicinanze di K., la ceramica rinvenuta in superficie sembra indicare l'esistenza di un insediamento del Minoico Antico sul colle di Vigies a S del sito, mentre la ceramica coeva rinvenuta negli strati più antichi scavati sul pendio dell'altura di K. attesta perlomeno una sua frequentazione in tale periodo. A K. un insediamento di una certa importanza ebbe inizio al principio del Medio Minoico, un'epoca di prosperità nel corso della quale nacquero numerosi centri minoici, soprattutto nella fase I. Resti di edifici del Medio Minoico, probabilmente con funzione abitativa, sono stati scoperti sulla cima e sul pendio dell'altura di K. sotto le abitazioni più recenti del Minoico Tardo, e nella zona a S vicino alla spiaggia, sotto il piano di pavimentazione degli edifici minoici a grandi blocchi squadrati.
L'apice dell'insediamento minoico fu raggiunto nel corso dei periodi Tardo Minoico I-Tardo Minoico III Β(1700-1250 a.C. circa). gazzino sull'altura di K.
Sulla cima dell'altura, a N, venne edificata una serie di case, quattro delle quali sono state completamente scavate, mentre altre furono costruite sul pendio, a S. Esse hanno suscitato grande interesse tanto per la pianta, per molti versi insolita, che fa pensare all'esistenza di una tradizione architettonica locale, quanto per le loro particolari caratteristiche, legate ad attività domestiche: si sono ritrovate p.es. alcune lastre di pietra con piccole cavità per l'inserimento di contenitori, altre, più grandi, disposte in leggera pendenza, che venivano probabilmente utilizzate come banchi da lavoro, o come piattaforme da bagno, o lavatoi, dalle quali il liquido poteva scolare in un pozzo vicino, in un cortile o semplicemente in un'area all'aperto. Presse per olive, utensili in bronzo e in pietra, resti di lavorazione del bronzo, tracce di flora e di fauna forniscono altri elementi utili per determinare le attività che qui si svolgevano.
All'incirca nello stesso periodo in cui vennero costruite le case del Tardo Minoico, un enorme edificio (J/T) in grandi blocchi squadrati assai regolari, che sembra diverso da qualunque altra costruzione precedente nel sito, fu eretto nella zona a S, vicino alla spiaggia. Tanto le proporzioni della costruzione, caratterizzata dai blocchi più grandi che si siano rinvenuti a Creta in età minoica, quanto l'enorme cortile originariamente delimitato a Νda un colonnato, sono elementi tipicamente palaziali, per cui è possibile che nell'edificio si debba riconoscere un vero e proprio «palazzo» minoico. Purtroppo, se si eccettuano pochi frammenti di ceramica e di altro materiale, nei grandi ambienti vuoti non si rinvenne nulla che potesse indicare con sicurezza la loro funzione originaria, anche se la pianta di alcuni di essi fa pensare che fossero adibiti a magazzino. Peraltro la mancanza di settori con funzione residenziale o religiosa o di ambienti destinati allo svolgimento di cerimonie di carattere civile, sembra indicare che, nonostante l'edificio fosse stato in parte concepito sulla base di una pianta palaziale, le sue funzioni fossero probabilmente di carattere commerciale, e debbano essere messe in relazione con il vicino porto.
Sebbene alcuni elementi attestino l'esistenza di rapporti con le terre d'oltremare già dal Medio Minoico e poi nel corso del Tardo Minoico I, le merci d'importazione dall'Oriente (Cipro, Siria, Egitto) e dall'area adriatica occidentale si fanno però molto più numerose dopo il Tardo Minoico I, quando le case continuano a essere abitate, mentre l'edificio J/T viene abbandonato. In questo periodo, coincidente con il Tardo Minoico III A2, venne costruito un altro enorme edificio (P) che riutilizzò nell'alzato i grandi blocchi squadrati della struttura preesistente, così come il grande cortile centrale. L'edificio P, che al momento costituisce la più grande costruzione nota del Tardo Minoico III, del tutto priva di confronti planimetrici con qualsiasi altra località di Creta, rappresenta probabilmente il frutto di un'iniziativa pubblica da parte delle autorità regionali interessate a incentivare le attività marittime. Esso consisteva in una serie di gallerie coperte (almeno 6), parallele tra loro, con orientamento E-O, ciascuna delle quali larga circa m 5,60, che sembrano essere state prive di una qualsiasi forma di chiusura sul lato verso il mare. M. C. Shaw, assistente alla direzione dello scavo di K., ha interpretato queste gallerie come rimesse per navi, in analogia con i capannoni per navi più frequentemente attestati in età greca e romana.
L'età greca. - Dopo l'abbandono del sito da parte delle popolazioni minoiche intorno al 1250 a.C., vi fu uno iato di quasi 200 anni nel corso del quale esso rimase deserto. Intorno al 1025 a.C. un piccolo tempio (A), aperto sul lato E, venne eretto sul cumulo di rovine risultanti dal crollo del settore settentrionale dell'edificio minoico J/T. Il tempio A venne sostituito intorno all'800 a.C. da un tempio di poco più grande (B) dotato di piattaforme o banchi laterali e caratterizzato dalla presenza di un'area di culto con tre pilastri: questi, di dimensioni ineguali e rastremati verso l'alto, avevano le estremità inferiori conformate a tenone per incastrarsi in mortase intagliate in un grande blocco a base triangolare. Questa insolita struttura è priva di confronti contemporanei in area locale e si può forse spiegare in rapporto alla frequentazione fenicia, testimoniata nel sito da merci orientali, alle quali probabilmente si deve l'apporto di forme edilizie nuove come quelle a naìskos di entrambi i templi (A e B). In seguito, in quest'area cultuale fu sistemato un disco bronzeo, appoggiato sul lato posteriore dei tre pilastri e destinato a fùngere da punto focale per le offerte di gioielli, di ceramiche, di statuette di animali in bronzo e terracotta. Probabilmente quest'area venne in seguito incorporata in un successivo focolare, connesso con sacrifici e con banchetti rituali, che sembrano aver svolto un importante ruolo nella lunga storia del santuario.
Il tempio Β venne abbandonato intorno al 600 a.C. Nonostante rimangano tracce di un culto all'aperto, praticato in modo discontinuo nel corso dei successivi due secoli, soltanto agli inizi del IV sec. a.C. venne costruito un nuovo edifìcio entro il quale potevano svolgersi tanto il culto quanto le feste rituali, ossia il tempio C, per il quale si riutilizzò il materiale delle strutture precedenti. Vi si accedeva da un ingresso rivolto a E, chiuso probabilmente con una doppia porta. Sebbene il tempio C avesse in comune con il precedente tempio Βle piattaforme-banconi laterali connesse con la pratica dei banchetti rituali, la sua pianta era molto diversa, con due colonne in asse, separate da un focolare rettangolare. Si tratta di una pianta che ricorre di frequente a Creta e che rappresenta uno dei due più comuni tipi di tempio, quello che fa capo a una serie che ha inizio con il tempio geometrico di Dre- ros, seguito dal tempio arcaico A di Prinias e che, dopo il tempio C di K., continua con il tempio tardo-ellenistico di Lissos. Anche se sul muro di fondo del tempio C si è rinvenuta la base per una statua di culto, non è noto a quale o quali divinità il tempio e i templi che lo precedettero fossero dedicati: alcune iscrizioni di età più tarda menzionano Posidone, Atena e Zeus; un'altra possibilità resta quella di Apollo, nell'ipotesi che il sito debba essere ricollegato con l'Amyklàion costiero che, secondo Stefano di Bisanzio, doveva trovarsi nelle vicinanze.
Insieme ai templi A e Βnon vennero costruiti altri edifici, sino a una fase ulteriore, quando un altare-bòthros per i sacrifici venne collocato davanti a quest'ultimo. Il tempio C invece, non soltanto aveva quattro altari all'esterno, ma fu affiancato da altri tre edifici disposti in modo da formare insieme a esso due ali di un cortile a cielo aperto. Nel corso dell'età ellenistica un ampio ambiente (A1) venne addossato al tempio sul suo lato N. Come il tempio C, anch'esso aveva un focolare al centro e una piattaforma che correva tutt'intorno al suo interno, destinata probabilmente a ospitare dei banchettanti sdraiati. A NE dell'ambiente A1, lungo il lato Νdel cortile, venne eretto l'edificio B, composto da due vani non comunicanti con ingressi separati sul cortile; dal vano occidentale si accedeva a un secondo piano e all'attico. Tali ambienti sono stati interpretati come magazzini e, ipoteticamente, si è pensato che la loro conservazione fosse dovuta alla successiva trasformazione in residenza di un ministro del tempio (νεωκόρος). A E dell'edificio Βsi trova una struttura circolare (D), di c.a m 5,40 di diametro, con un'unica porta che si apre a SO, di fronte agli altari e al tempio C. La sua forma è priva di confronti a Creta e la mancanza di rinvenimenti nel suo interno non permette di spiegarne la funzione, anche se un'area di pavimentazione bruciata potrebbe suggerire attività di cucina; non è provato che essa fosse coperta da un tetto.
Gli scavi di K., che rappresentano la prima ricerca archeologica su vasta scala effettuata in Grecia dal Canada, hanno fruttato numerosi e utili risultati: ricordiamo lo studio della ceramica minoica rinvenuta in un contesto stratigrafico che ha contribuito a migliorare la conoscenza di contesti ceramici affini nella più vasta area della Messarà. Si sono individuate nuove forme di case minoiche, mentre i grandi edifici in blocchi squadrati meritano di essere studiati tanto in base alla loro planimetria che alla loro ubicazione strategica lungo la riva del mare. Ora che, grazie a scavi estensivi, è possibile un'approfondita conoscenza dei tre più importanti centri minoici di una zona ben circoscritta di Creta (Festo, Haghia Triada e K.), potrà progredire anche l'esame comparativo dei loro eventuali rapporti nel corso del periodo palaziale e post-palaziale. Per quanto riguarda poi il santuario greco, la chiarissima documentazione relativa al cambiamento delle forme architettoniche, alle pratiche sacrificali e ai banchetti rituali aggiungerà nuovi dati allo studio, per molti versi trascurato, della religione e del rito a Creta nell'Età del Ferro e nell'età classica.
Bibl.: A. Evans, The Palace of Minos at Knossos, II, Londra 1928, pp. 88-92; J. W. Shaw, Excavations at Kommos (Crete) during 1976, in Hesperia, XLVI, 1977, pp. 199-240; id., Excavations at Kommos (Crete) during 1984-1985, ibid., LV, 1986, pp. 199-269 (con bibl. prec.); id., Phoenicians in Southern Crete, in AJA, XCIII, 1989, pp. 165-183; P. Betancourt, Kommos, II, The Final Neolithic through Middle Minoan III Pottery, Princeton 1990; L. V. Watrous, Kommos, III, The Late Bronze Age Pottery, Princeton 1992.
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