Wolf, Konrad
Regista cinematografico tedesco, nato a Hechingen (Württemberg) il 20 ottobre 1925 e morto a Berlino Est il 7 marzo 1982. È stato il maggior rappresentante del cinema della Deutsche Demokratische Republik (DDR) portando nelle produzioni più ambiziose della DEFA, e soprattutto in un genere cardine quale fu il film antifascista, un marcato elemento soggettivo, attinto dalla propria esperienza autobiografica. A parte gli (scontati) premi vinti in patria, i suoi film hanno ottenuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale: il primo premio per Lissy al Festival di Karlovy Vary del 1957; il Premio speciale della giuria al Festival di Cannes del 1959 per Sterne (La stella di David); la Medaglia d'oro al Festival di Mosca del 1961 per Professor Mamlock; il Premio speciale della giuria sempre a Mosca nel 1971 per Goya; infine il premio Fipresci al Festival di Berlino del 1980 per Solo Sunny (coregia di Wolfgang Kohlhaase).
Figlio del medico e scrittore comunista Friedrich Wolf, passata l'infanzia a Stoccarda, all'avvento del nazismo si rifugiò in esilio in Unione Sovietica con i genitori e il fratello Markus, futuro capo dei servizi segreti della DDR. Il suo primo incontro con il cinema avvenne nella veste di attore bambino in Borzy (1936) di Gustav von Wangenheim, l'unico film in lingua tedesca girato da esuli antifascisti sotto il regime staliniano. A diciassette anni si arruolò nell'Armata rossa e rientrò nella Germania distrutta con il grado di sottotenente. Dopo aver lavorato come giornalista e nell'amministrazione sovietica d'occupazione a Berlino, tornò a Mosca nel 1949 per studiare regia al VGIK. Assistente alla regia di Joris Ivens e Kurt Maetzig, nel 1955 girò alla DEFA il saggio finale del suo corso di studi, la commedia musicale Einmal ist keinmal (1955). Nel terzo lungometraggio, Lissy, oltre alla tematica antifascista, si mostrano chiari i tratti dello stile ruvido e barocco tipico del regista, che si avvalse della macchina da presa fortemente espressiva di Werner Bergmann, il direttore della fotografia che, salvo rare eccezioni, avrebbe accompagnato tutta la sua carriera. Anche nel successivo Sterne, suo primo successo in Occidente, volle continuare l'opera di approfondimento del tema della liberazione di una coscienza. Il genere del film antifascista cominciò a colorarsi di autobiografia in Professor Mamlock, in quanto la pièce teatrale di base era stata scritta dal padre Friedrich; poi prese la forma del diario in Ich war neunzehn (1968), film con cui W. inaugurò un'altra proficua collaborazione, quella con lo sceneggiatore Wolfgang Kohlhaase, proseguita tra l'altro nel successivo Mama, ich lebe (1977). Pur prevalente, il filone storico-antifascista non esaurisce, però, la filmografia del regista che dedicò, per es., al complesso rapporto artista-potere un debole film 'di prestigio', in 70 mm e in costume, Goya. Tra le opere più impegnative e anticonformiste di W. si segnalano, invece, due esplorazioni nei problemi quotidiani della patria socialista: Der geteilte Himmel (1964), dall'omonimo romanzo di Ch. Wolf, realizzato in un breve momento di disgelo nel cinema della DDR, e il suo canto del cigno, Solo Sunny, una impietosa e quasi profetica radiografia dei guasti della società tedesco-orientale, compiuta attraverso gli occhi di una perdente. Narratore efficace e pieno di pathos, W. ha riempito di verità filmica e di un tocco personale il processo di elaborazione del passato nazista, un tema troppe volte trattato con freddo taglio ideologico. Il fatto, poi, di essere cresciuto tra due mondi ha propiziato il suo tentativo di gettare un ponte tra due Paesi tradizionalmente ostili, e di parlare alla Germania tutta, non solo quindi alla parte 'socialista'. Il prestigio e il potere della famiglia, la notorietà internazionale e la militanza comunista gli hanno inoltre garantito un margine di manovra unico tra i registi della DDR, ponendolo spesso, anche se non sempre, al riparo da censure o pressioni burocratiche. Di ciò si è servito per realizzare, oltre a film di rappresentanza, opere che si sono distinte tra le migliori prodotte nella storia della DEFA.
Konrad Wolf im Dialog. Künste und Politik, hrsg. D. Heinze, L. Hoffmann, Berlin (Ost) 1985; Konrad Wolf. Neue Sichten auf seine Filme. Beitrag zur Kulturgeschichte der DDR, hrsg. P. Hoff, Potsdam 1990.