Satchidanandan, Koyamparambath
Satchidanandan, Koyamparambath. ‒ Poeta e critico letterario indiano (n. Pulloot 1946). Si specializza all’Università di Calcutta in letteratura inglese, disciplina che insegna a partire dalla fine degli anni Sessanta fino al 1992, quando diventa curatore di Indian Literature, la rivista della Sahitya akademi (l’accademia nazionale indiana di letteratura), organizzazione che dirige nel decennio successivo al 1996. Scrive in malayalam, la lingua del Kerala, parlata da circa 70 milioni di persone, e traduce egli stesso in inglese la gran parte delle sue poesie. Fra 1970 e 1971 esordisce nella critica letteraria, col volume Kurukshetram, e in poesia, con le liriche d’inclinazione avanguardista raccolte in Anchu sooryan. Nel corso degli anni Settanta, si unisce alle fila della sinistra indiana e da allora è attivo nella lotta contro tutti i fondamentalismi che dilaniano il suo Paese. Nei suoi diversi volumi di poesia, e soprattutto in un testo centrale come Venal mazha (1982), esprime sempre più limpidamente, come egli stesso ha affermato, la sua «spiritualità laica, che combatte gerarchie e ineguaglianza, crede nell’unità di tutte le forme di vita e sta contro qualsiasi forma di oppressione». Capace di unire l’alta considerazione per la cultura occidentale (ha tradotto fra gli altri C. Vallejo, B. Brecht e G. Ungaretti) e la profonda conoscenza delle civiltà asiatiche, ha raccolto la sua vasta produzione in versi nel volume Satchidanandte kavithakal (2006), cui continua ad aggiungere nuove opere di poesia, saggistica letteraria e narrativa di viaggio. Il crescere della sua fama internazionale ha suggerito anche l’ampia antologia italiana I riti della Terra (2005).