Kripke
Kripke Saul Aaron (Omaha, Nebraska, 1940) logico e filosofo statunitense. Ha insegnato all’università di Princeton. Diventò famoso a diciassette anni dimostrando la completezza di un particolare sistema di logica modale introdotto da C.I. Lewis, grazie a un metodo modellistico originale e potente, detto semantica dei mondi possibili. In seguitò applicò il metodo agli altri principali sistemi di logica modale e alla logica intuizionista. Egli aprì così la strada a una piena comprensione delle proprietà matematiche di molti sistemi di logica cosiddetta filosofica, come la logica deontica e la logica temporale, influenzando in modo determinante la ricerca sul significato nelle lingue naturali e suscitando molte discussioni filosofiche intorno alle nozioni di possibile e necessario e al modo in cui esse venivano interpretate nella semantica dei mondi possibili (quest’ultima intesa come strumento rigoroso per l’analisi dei contesti intensionali degli enunciati). Kripke tratta la necessità come verità in tutti i mondi possibili e la possibilità come verità in almeno un mondo possibile. Questa posizione porta ad alcune conseguenze filosoficamente controverse e alla critica da parte di alcuni logici, tra cui W.V.O. Quine, che hanno accusato Kripke di essenzialismo: se, come egli afferma, il fatto che tutte le identità della forma a = b, dove a e b sono nomi propri, sono vere implica che esse sono vere in tutti i mondi possibili e sono pertanto necessarie, allora vuol dire che esiste una loro essenza identica nei vari mondi possibili in cui esse hanno riferimento. Kripke difese la sua posizione e la sua semantica nelle conferenze su Nome e necessità (1970) raccolte poi in un volume (1972), giustificandola tra l’altro con una nuova teoria del significato dei nomi propri (contrapposta a quelle di G. Frege e B. Russell), concependo il nome proprio come designatore rigido, ossia come termine che designa lo stesso individuo in ogni mondo possibile in cui ha un referente. In anni più recenti, ha proposto una nuova teoria della verità per trattare vari fenomeni linguistici, tra cui i paradossi semantici, che elimina alcuni inconvenienti della teoria di A. Tarski relativa ai paradossi.