KRISA e KIRRA (Κρῖσα; Κίρρα)
Località sulla costa della Focide, presso la foce del Pleistos, a poca distanza da Delfi, le cui identità ed ubicazione, discusse e controverse sin dall'antichità, non sono ancora definitivamente precisate.
Krisa è ricordata già in Omero (Il., ii, 520; Hymn. Apoll., 269, 282); la pianura di Krisa, κρισαῖον πεδίον, è menzionata da Erodoto (viii, 32), Isocrate (xiv, 31) e Strabone (ix, 418, 427); Pindaro usa a volte Κίρρα (Pyth., iii, 74; vii, 16; viii, 19; x, 15; xi, 12) a volte Κρῖσα (Isthm., ii, 18); ed anche κρισαῖος λόϕος (Pyth., v, 37). Eschine (Con. Ctes., iii, 107, 118, 123) usa per la prima volta la locuzione κιρραῖον πεδίον. Pausania (x, 37, 5) parlando di Kirra dice che "Ομερος μέντοι Κρῖσαν ἔν τε ᾿Ιλιάδι ὁμοίως καὶ ὕμνῳ τῷ ἐς ᾿Απόλλωνα ὀνόματι τῷ ἐξ ἀρχῆς καλεῖ τὴν πόλιν, dando dunque i due nomi ad una stessa località e precisando Krisa come denominazione più antica. Gli scrittori più tardi usano sempre Cirrhaeus per Delphicus (Lucan., v, 95; Stat., Sylv., iii, 1, 141; Theb., iii, 106, 611; Sen., Oedip., 269; Nonnus, Dionys., iv, 318).
Lo studio delle località archeologiche presso la costa della Focide investigate dalla scuola francese ha portato alla conclusione che si tratti effettivamente di due località diverse, ma molto vicine, affiliate fra loro e fiorite in periodi diversi.
Si sono voluti riconoscere i resti di Krisa sullo sperone roccioso di H. Georgios, ultima ramificazione del Parnaso che si eleva nella piana sottostante Delfi: qui gli scavi hanno messo in luce un importante abitato preistorico e protostorico risalente al periodo Medio Elladico.
Le abitazioni di questo periodo denunciano una certa agiatezza ed importanza del luogo: la ceramica rinvenuta è minia-grigia, minia-gialla ed opaca; le forme dei vasi più frequenti sono lo skỳphos ad anse sopraelevate, il piccolo cratere a bordo orizzontale, le anfore. I motivi decorativi dipinti sono fregi di losanghe, spirali continue e qualche motivo naturalistico: nelle forme e nella decorazione frequenti i richiami a Creta e alle Cicladi. A questo periodo appartengono una trentina di tombe. Il periodo mesoelladico termina con una catastrofe denunciata da uno spesso strato di ceneri.
Tuttavia la città si riprende e il Tardo Elladico I, o periodo premiceneo, che per le altre città come Eutresis ed Asine rappresenta una fase di decadenza, grazie forse agli ininterrotti rapporti con Creta e le Cicladi qui rappresenta un periodo di benessere: le nuove abitazioni si impostano sulle rovine mesoelladiche e nella ceramica predomina la decorazione lineare con una predilezione per il motivo di gruppi di tre linee ondulate che circondano il collo del vaso. Il periodo miceneo, rappresentato da materiale poco omogeneo, è caratterizzato da una tecnica scadente e da povertà di motivi decorativi: è strano che la decadenza sia segnata proprio per il periodo in cui Krisa è ricordata da Omero. Preoccupazioni belliche fecero cingere, sulla fine del periodo miceneo la città da un grande muro in apparato ciclopico, della larghezza di 4,5 m e, come ad Eutresis, contenente anche grandi spazi vuoti: si notano ancora resti di una porta e di un bastione.
Rovine più tarde di quest'ultimo periodo non sono state trovate sull'acropoli di H. Georgios.
Kirra, invece, è il porto di Delfi, sulla costa, a breve distanza dalla stessa Krisa da cui ha ereditato il nome leggermente mutato per metatesi. Resti preistorici molto notevoli sono stati trovati sulla magoula di Xeropigado presso la costa; la stratigrafia, molto chiara, ha permesso di individuare uno stanziamento in quella località risalente al Proto-Elladico III con vita florida per tutto il Medio Elladico e decadenza e fine nel Tardo Elladico, quando la vita continuò solamente all'interno delle mura di H. Georgios. Sulle rovine preistoriche sono insediate quelle elleniche.
La città, data la sua posizione allo sbocco della fertile valle per Pleistos, e nodo stradale per la Tessaglia e la Beozia, ebbe grande floridezza commerciale. Nel VI sec. la rivalità con Delfi che, salita anch'essa a grande ricchezza aveva bisogno di uno sbocco al mare, dette luogo alla prima guerra sacra: Delfi a capo di un'amfizionia di città beotiche e tessaliche distrusse, nel 590 circa, Kirra; i cittadini furono uccisi ed il territorio confiscato dal santuario di Apollo. A ricordo della vittoria fu costruito nella piana un ippodromo dove, durante i giochi pitici, si svolgevano le gare ippiche. La città però risorse; fu nuovamente distrutta nel 339, poiché i suoi abitanti si erano impadroniti del territorio di Apollo; nel 281-80 subì un nuovo colpo sempre per la stessa causa; ma la città rifiorì sempre.
Le rovine sono quasi nulle: l'Ulrichs che passò per la località nel 1837 descrive un colonnato, che forse serviva da magazzino, e altri pochi ruderi. Visibili scarsi resti di terme e un tempio.
Bibl.: Pierske, in Pauly-Wissowa, XI, 2, c. 1887, s. v.; H. N. Ulrichs, Reisen und Forschungen, I, pp. 7-10, 14; G. Davies, Two North Greek Mining Towns, in Journ. Hell. Stud., XLIX, 1929, p. 89; D. Levi, Cirra, in Encicl. Ital., s. v.; J. Jannoray, Krisa, Kirrha et la Prémire guerre sacrée, in Bull. Corr. Hell., LXI, 1937, p. 33; J. Jannoray-H. van Effenterre, Fouilles de Krisa, in Bull. Corr. Hell., LXI, 1937, p. 299; LXII, 1938, p. 110; M. Guarducci, Creta e Delfi, in Studi e Materiali di Storia delle Religioni, XIX-XX, 1943-12946, p. 88; J. Jannoray, Le peuplement de la Phocide maritime, in Revue Arch., SD. VI, XXIV, 1945, p. 38, nota i; J. Roger-H. van Effenterre, Krisa-Kirrha, in Revue Arch., S. VI, XXI 1944, p. 15; L. Dor, J. Jannoray, H. van Effenterre, Kirrha, étude de prehistorie phocidienne, Parigi 1960 (con tutta la bibliografia relativa).
(L. Rocchetti)
Personificazione. - La personificazione divinizzata della città appare fra Apollo e Hermes su una hydrìa a figure nere una volta nella Collezione Pourtalès, attribuita al Pittore di Antimenes.
Bibl.: Ch. Lenormant-J. de Witte, Élite des Monuments Céramographiques, XXX, Parigi 1837-61, II, tav. 36 C; O. Höfer, in Roscher, II, i, 1890-94, c. 1446, s. v.; Pieske, in Pauly-Wissowa, XI, 2, 1922, c. 1892, s. v.; J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 268, n. 26.
(G. Gualandi)