KRONOS (Κρόνος)
Divinità cosmogonica, analoga al dio hurrita Kumarbi. In Omero (Il., xv, 187) K. è figlio di Rhea, fratello di Posidone, Zeus e Ade, ma già in Esiodo (Theog., 453 ss.), K., figlio di Urano, è il padre di tutti gli dèi olimpici. Ben presto, poi, avvenne nel pensiero greco una assimilazione della figura mitica di K. con il concetto di Chronos, il tempo distinto da Aion (v.) e Kairos (v.), inteso come entità non assoluta ma in relazione ad altro, generalmente in relazione alla vita umana; differenza illustrata in un passo di Platone (Timeo, 37 D) e che così è espressa nell'epigramma ix, 51 dell'Anth. Pal., attribuito a Platone:
Αἰὼν πάντα ϕέρει• δολιχὸς χρόνος οἷδεν ἀμείβειν οὔνομα καὶ μορϕὴν καὶ ϕύσιν ἠδὲ τύχην, sebbene già una speculazione sul concetto del tempo fosse iniziata con i pitagorici. Più tardi, e da prima dalla poesia, il concetto riceve una personificazione: Chronos è un'essenza divina, identificato talvolta con Eracle.
Iconograficamente le entità di K. e Chronos sono completamente differenti. K. ha come attributo un falcetto (così già in Hesiod., Theog., v. 170 ss.), lo strumento di cui egli si sarebbe servito per mutilare il padre del membro virile (v. urano). Divorava i figli avuti da Hera, ed avrebbe divorato anche Giove appena nato se Hera non lo avesse sostituito con una pietra involta nelle fasce del bambino. Questo episodio era illustrato m un rilievo esistente a Platea che Pausania (ix, 2, 7) dice opera di Prassitele. Forse a questo rilievo si è ispirato quello esistente al Museo Capitolino in cui Hera in piedi tende un involto verso K. seduto con indosso il mantello che gli scende dalla testa e gli si avvolge alle anche; egli tende la destra mentre con la sinistra si scosta il panneggio dal volto. Questo gesto è ripetuto da una statua mutila al Vaticano che è anche vestita come il K. del rilievo (cfr. Einzelaufnahme, 801) e dalla figura di una gemma in cui K. sembra che abbia il falcetto nella destra.
Pausania (ix, 39, 4) ricorda di K. una statua a Lebadeia; non senza qualche incertezza K. è stato inoltre riconosciuto nella figura seduta che assiste, con Rhea e i Coribanti, alla nascita di Zeus nel fregio orientale dell'Hekateion di Lagina. Su una moneta di Imera, in Sicilia, è raffigurata una testa virile barbata, con il nome ΚΡΟΝΟΣ scritto vicino, simile ad una testa che compare sulle monete di Mallos. Il Babelon (ii, 2, pp. 870-875) chiama K. anche un vecchio alato con due facce, una barbata l'altra imberbe, che compare anche sulle monete di Mallos.
Più difficile è invece stabilire l'iconografia di Chronos, che si confonde con quella di Aion e Kairos. Nella mostruosa raffigurazione di un corpo umano circondato dalle spire di un serpente, con testa leonina, quattro ali con i simboli delle stagioni e due schiavi, è forse da riconoscersi Aion (v.) piuttosto che Chronos. Riconoscibile con sicurezza per il nome iscritto è la figura di Chronos che appare accanto ad Oikoumene ad incoronare Omero nel rilievo di Archelaos (v.): la figura stante è generica, non caratterizzata cioè da nessun particolare attributo.
Monumenti considerati. Rilievo del Museo Capitolino: H. S. Jones, Cat., p. 277, t. 66, 3 e 2. Statua del Vaticano: S. Reinach, Rép. St., ii, 24, 3. Gemma: A. Furtwängler, Gemmen, lxii, 24. Fregio di Lagina: A. Schober, Der Fries des Hekateions von Lagina, in Istanbuler Forschungen, ii, 1933, p. 70. Moneta di Imera: Imhoof-Blumer, Kleinasiat. Münzen, ii, p. 468. Monete di Mallos: E. Babelon, Monn. Rep., ii, 2, p. 879.
Bibl.: J. A. Hild, in Dict. Ant., s. v.; M. Mayer, in Roscher, 1890-94, s. v.; Waser, in Pauly-Wissowa, III, 1899, c. 2482, s. v. Chronos; Pohlenz, ibid., XI, 1922, s. v.; R. Hinks, Myth and Allegory in Ancient Art, Londra 1939, passim; D. Levi, in Hesperia, XIII, 1944, p. 274 ss.; M. P. Nilsson, The Sickle of Kronos, in Ann. Br. School Athens, XLVI, 1951, p. 122 ss. Per connessioni di K. con miti orientali: A. Lesky, in Anz. Oest. Akad., LXXXVII, 1950, p. 137 ss.; A. Goetze, in J. B. Pritchard, Ancient Near Eastern Texts2, Princeton 1956, pp. 120-25.