kuru
Malattia presente in una ristretta zona della Nuova Guinea australiana abitata da tribù appartenenti al gruppo linguistico e dialettale Fore (nella cui lingua significa «tremore»). Definita «la morte che ride» a causa della paralisi dei muscoli facciali, decorre come una malattia a sintomatologia prevalentemente neurologica, con atassia, tremori e disturbi della coscienza. Di solito raggiunge l’esito letale a circa 3÷9 mesi dall’inizio. Nota dal 1953, è stata oggetto (1957) di un completo studio clinico a opera di D. C. Gajdusek, il quale ha ricevuto il premio Nobel per la medicina o la fisiologia proprio per le sue scoperte sul kuru. Alla fine degli anni Ottanta lo studioso scoprì che il k. faceva parte di un gruppo di malattie che chiamò encefalopatie (➔) spongiformi. Successive ricerche hanno identificato la causa del k. nei prioni (➔) e il meccanismo di trasmissione nel cannibalismo rituale praticato da quelle tribù.
La scoperta che il k. fosse dovuto al cannibalismo venne dall’osservazione che in alcuni riti sacri veniva mangiato il cervello di cadaveri, rito tendenzialmente seguito dalle donne piuttosto che dagli uomini, i quali mangiavano le masse muscolari, in coerenza con l’alta incidenza nella popolazione femminile del k. rispetto a quella maschile delle stesse tribù. In effetti, dopo il divieto del cannibalismo, si registrò in Nuova Guinea una diminuzione graduale e continua della comparsa dei sintomi legati al k., che dopo cinquant’anni può considerarsi praticamente scomparso. In effetti, i tempi di manifestazione della malattia sono stati stimati fra i 4 e i 40 anni, e tutti i casi di k. dopo il 1957 sono stati associati ad atti di cannibalismo precedenti al divieto. A oggi non esistono terapie per le malattie da prioni e non si conoscono casi di pazienti guariti spontaneamente.