Kuwait
Stato dell’Asia, nella Penisola Arabica. Soggetto all’impero ottomano dal 16° sec., l’attuale K. rimase relativamente autonomo da Istanbul ed esposto alle incursioni delle tribù nomadi dell’interno. Dal 18° sec. lo stanziamento di tribù provenienti dal Neged diede vita alla città di Kuwait, che divenne centro di commerci e di pesca; l’assunzione del titolo di sceicco da parte di un membro della famiglia Sabah (1756) diede origine alla dinastia regnante, che mantenne una soggezione formale alle autorità ottomane ma, dalla fine del 18° sec., accettò sempre più l’influenza britannica. Al termine della Prima guerra mondiale la dissoluzione dell’impero ottomano lasciava lo sceiccato sotto l’esclusivo controllo britannico. La scoperta, a partire dalla fine degli anni Trenta, di ricchi giacimenti di idrocarburi consentì dopo la Seconda guerra mondiale una crescita accelerata dell’economia, accompagnata da incremento demografico e dallo sviluppo delle infrastrutture. Nel 1961, con la cessazione del protettorato britannico, il K. divenne uno Stato indipendente e lo sceicco assunse il titolo di emiro. Un accordo con l’Arabia Saudita (1965) previde la spartizione della zona neutrale di confine. Le relazioni con l’Iraq furono invece subito difficili, dato che il regime nazionalista di Qasim non riconosceva come validi gli accordi sui confini con il K. e rivendicava il territorio di quest’ultimo. Dopo un intervento della Lega araba, la crisi fu risolta dal rovesciamento di Qasim (1963) e il nuovo governo iracheno riconobbe l’indipendenza del K. stabilendo con esso relazioni diplomatiche, anche se le tensioni per i confini si trascinarono negli anni successivi. Sul piano interno, il potere restò nelle mani della famiglia regnante, che dal 1921 alternava alla guida del Paese i discendenti dei due figli di Mubarak as-Sabah, Giabir as-Sabah e Salim as-Sabah. Una Costituzione varata nel 1962 stabilì la creazione di un’Assemblea nazionale, ma la sua rappresentatività restò assai limitata sia per la proibizione dei partiti politici sia per la ristrettezza del suffragio rispetto alla popolazione residente nel Kuwait. L’Assemblea nazionale fu sciolta dall’emiro Sabah al-Salim nel 1976, in seguito sia all’aumento dei deputati di orientamento progressista e panarabo, verificatosi con le elezioni del 1975, sia ai contrasti successivamente manifestatisi fra questi e il governo. Rieletta nel 1981, fu nuovamente sciolta nel 1985 per il riemergere dell’opposizione parlamentare. Nel 1990 venne creato un organismo provvisorio a carattere consultivo, il Consiglio nazionale, formato da 50 membri elettivi e 25 nominati dall’emiro. In campo internazionale il K., pur facendo parte dello schieramento arabo moderato e filoccidentale, contribuì al sostegno finanziario dell’OLP e degli Stati direttamente impegnati nel conflitto con Israele, e partecipò attivamente alla politica di utilizzo del petrolio come arma di pressione sui Paesi occidentali in funzione anti-israeliana. Durante la guerra fra Iran e Iraq (1980-88) appoggiò apertamente Baghdad; in funzione anti-iraniana fu costituito nel 1981 il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), un organismo di cooperazione economica e militare fra Arabia Saudita, K., Bahrain, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Oman, che contribuì a rafforzare i legami fra le sei monarchie del Golfo. Il calo dei prezzi internazionali del petrolio nel corso degli anni Ottanta ridusse sensibilmente il valore delle esportazioni del K., provocando un rallentamento della crescita economica, mentre sempre maggior rilievo acquisivano gli investimenti all’estero. Tali sviluppi rafforzarono i legami economici tra l’emirato e i Paesi occidentali industrializzati e accentuarono la sua propensione a produrre quantità eccedenti di petrolio rispetto alle quote concordate dall’OPEC; ciò provocò, dal 1989, un progressivo deterioramento delle relazioni con l’Iraq, pesantemente indebitato e gravemente danneggiato dai bassi prezzi del petrolio. Il riemergere delle controversie di confine contribuì alla crescita della tensione fra i due Stati finché, nel 1990, l’Iraq invase il K.; il successivo intervento di ingenti forze militari, sotto il comando degli Stati Uniti, ristabilì l’indipendenza dell’emirato nel 1991. Nel 1992 il Consiglio di sicurezza dell’ONU approvò un ampliamento dei confini a favore del Kuwait. Avviata la ricostruzione del Paese, vennero rafforzati i rapporti economici e militari con le maggiori potenze intervenute in suo aiuto: patti difensivi decennali furono conclusi con Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Nel decennio successivo alla guerra si registrò una timida crescita del movimento di opposizione al regime, che se da un lato si concretizzò nella diffusione dell’islamismo radicale (le forze islamiche si aggiudicarono le elezioni nel 1999), dall’altro contribuì a rilanciare l’opposizione liberale e le rivendicazioni per il diritto di voto (ampliato nel 1996, con la concessione del diritto di voto ai figli di kuwaitiani naturalizzati). Dopo gli attentati dell’11 sett. 2001, il K. mise a disposizione il proprio territorio per la spedizione militare destinata a invadere l’Iraq. Nell’ambito del processo di democratizzazione delle istituzioni, nel 2003 per la prima volta è stato separato il ruolo di primo ministro da quello di erede al trono e nel 2005 sono stati riconosciuti pieni diritti politici alle donne. Fra il 2006 e il 2009 le contese fra deputati e membri dell’esecutivo (selezionati dalla famiglia reale) hanno portato alla formazione di 5 governi e a 3 elezioni; in quelle del 2009 per la prima volta sono state elette 4 donne.