L'AIA (olandese 's Gravenńage, 's-Gravenhage, e anche Den Haag; fr. La Haye; A. T., 44; il nome significa "aia" o "recinto del conte", poiché la città deve la sua origine a un casino di caccia dei conti d'Olanda)
Sede del governo olandese (ma la capitale dell'Olanda è Amsterdam), residenza della regina, capoluogo dell'Olanda Meridionale, situata nella parte orientale di questa provincia a quattro chilometri dal mare. Il comune (66,17 kmq.) include anche Scheveningen, e il villaggio di Loosduinen. La città propriamente detta sorge dietro le dune, su un terreno misto di sabbie e argilla, in posizione bellissima; essa, anzi, deve il suo sviluppo e la stessa esistenza al bel paesaggio che venne scelto dai conti d'Olanda come luogo di diporto. I molti e bellissimi parchi coprono ben 289 ettari. Il centro della città è tutto al di sopra del livello del mare, ma nel comune si trovano anche varî polders, situati fino a quattro metri sotto.
Il clima de L'Aia è mite: temperatura media annua 10°; massimo assoluto 33°,1; minimo assoluto −14°,8. Neve e gelo sono meno frequenti che ad Amsterdam. In media si contano 151 giorni piovosi all'anno distribuiti in tutte le stagioni.
Le caratteristiche della città sono in accordo con la sua posizione politica; essa è bella, elegante e assai aristocratica. Le strade e le case sono ben tenute, abbondano gli eleganti ritrovi e i negozî lussuosi specialmente d'oggetti d'arte. La presenza di molti ex-impiegati coloniali dà a certi quartieri un'impronta speciale: in nessun'altra città olandese si sente tanto l'importanza dei possessi coloniali del paese; vi sono varî ristoranti e negozi giavanesi.
La parte più antica della città si è sviluppata a ovest del Palazzo dei conti (Binnenhof) e lungo le strade che conducevano al palazzo. Ancora oggi il quartiere ove si trovano il Binnenhof, lo stagno (Vijver), famoso per l'assai pittoresca veduta che offre, le vie Kneuterdijk, Vijverberg e Lange Voorhout, ha un carattere di signorilità tutto speciale. Nel sec. XVI si ebbe uno sviluppo della città nella direzione sud. L'Aia rimase sempre "villaggio" e non ebbe mura, ma nel secolo XVI I fu contornata da canali che ancor oggi indicano l'estensione dell'abitato nel 1620. I canali de L'Aia a differenza di quelli di altre città olandesi sono rettilinei e si tagliano ad angolo retto. In quel limitato centro si svolgeva tutta la vita politica della gloriosa repubblica e ancora oggi i ministeri occupano i palazzi storici. A est del Binnenhof è il Plein (Piazza), il centro più vivace della città, dove hanno sede alcuni ministeri e la Witte o Litteraire Sociëteit, il club più aristocratico di Olanda.
Divenuto il centro il quartiere degli affari, dopo il 1850 si è venuto formando a O. e a S. di esso un esteso quartiere di abitazioni signorili. Verso nord-est la città è limitata da estesi parchi (Haagsche Bosch), verso sud-est si trovano quartieri popolari. Un quartiere di abitazioni borghesi si stende tra il Bosco de L'Aia e i Boschetti di Scheveningen. A sud-ovest di questi boschetti oramai non vi è più soluzione di continuità tra le case di Scheveningen e quelle de L'Aia. I boschetti sono attraversati dalla Vecchia Sirada di Scheveningen, ombroso viale con sei file di secolari alberi, creato nel 1666 su iniziativa del poeta Constantijn Huyghens.
L'Aia aveva 6000 abitanti nel 1514; 40.000 nel 1700; 56.000 nel 1830; 63.000 nel 1840. Poi comincia il grande sviluppo; 1880: 113.500 abitanti; 1900: 206.000; 1927: 408.634; 1933: 460.586. Essa è ora la città olandese col più accentuato incremento demografico. Secondo i dati del 1925 il 39,306 della popolazione è protestante neerlandese (calvinista); il 28,5 oO cattolica; il 6,3% riformata (calvinista più severa); il 2% luterana; il 2,5% israelita; il 6% appartiene a sette protestanti e il 15,4% è senza religione riconosciuta. La città è sede del Sinodo della Chiesa riformata. Vi sono tribunali di tutte le istanze, anche la corte suprema d'Olanda, la corte di cassazione, la corte militare e inoltre hanno sede a L'Aia la corte internazionale di giustizia e la corte d'arbitraggio.
Nella città, importante centro commerciale, hanno sede molte grandi imprese: quasi 150 imprese coloniali (zucchero, gomma, tè, ecc.), una trentina di compagnie per lo sfruttamento di pozzi di petrolio (Dutch Shell, Bataviasche Petroleum Maatschappij) e molte imprese di miniere delle Indie Olandesi. Inoltre vi risiedono molte grandi compagnie d'assicurazione. L'Aia pur non essendo una città industriale, produce tuttavia molti oggetti di lusso; vi sono inoltre mobilifici, fabbriche di cioccolata e di oggetti in metallo.
Le comunicazioni per acqua e per terra sono ottime: treni elettrici ogni mezz'ora per Rotterdam, Amsterdam, Leida e Haarlem; una linea diretta per Gouda e Utrecht mette in comunicazione L'Aia con la Germania. Linee tramviarie elettriche esistono per Delft, Leida, Scheveningen, Wassenaar. Per via di acqua la città è unita a Rotterdam e a Leida. Presso la stazione centrale è il porto interno (Laakhaven), dove nel 1925 entrarono 44.321 navi di piccolo tonnellaggio; il traffico fu di 1.921.777 tonn. Scheveningen con 200 barche da pesca è un importante mercato di pesce.
Monumenti. - Il gruppo principale di monumenti è costituito dall'antica corte dei conti d'Olanda col Binnenhof (cortile interno) e col Buitenhof (cortile esterno). Nel centro del Binnenhof sorge la magnifica sala dei cavalieri (stile gotico del sec. XIII) dove ora si tengono le sedute plenarie delle due camere del parlamento e dove, nel 1907, si riunì la seconda conferenza della pace. Dietro la sala dei conti, rimangono altre costruzioni dell'antico Palazzo dei conti: la sala del tribunale (Rolzaal) del 1250, ma restaurata; e la De Lairessezaal (1290) ove aveva la sua sede la corte d'Olanda. È intatta l'antica sala degli stati generali della repubblica delle Provincie Unite (v. olanda: Storia), con ricca decorazione di Daniele Marot (1697). L'edificio monumentale, eretto nel 1654 come sede degli stati d'Olanda dall'architetto Pietro Post serve ora da palazzo per la prima camera del parlamento (senato). Ha di fronte il palazzo della seconda camera (dei deputati), costruito nel 1770 come dimora dello statolder Guglielmo V. Il "cortile esterno" e il vicino "campo delle giostre" (Tournooiveld) ora non sono che piazze moderne; ma accanto al Vijver si conserva una delle porte esteriori dell'antica Corte: la porta delle prigioni (Gevangenpoort). Al lato opposto, sul Vijver, il celebre Mauritshuis, eretto per il conte Giovanni Maurizio di Nassau ex-governatore del Brasile, in stile palladiano, è opera di Pietro Post (1633-34), forse secondo un progetto del suo maestro Jacob van Campen.
Un secondo gruppo di monumenti è formato dal palazzo municipale e dalla Chiesa Grande ambedue sul Groenmarkt (Mercato delle Erbe). Del palazzo municipale la parte più antica risale al 1564-65 con bel campanile compiuto nel 1640; una parte più moderna è del 1730; architettura di Daniele Marot. Nell'interno l'antica sala degli scabini con decorazione secentesca; in alcuni ambienti bellissimi stucchi decorativi italiani. La Chiesa Grande (protestante) a tre navate, dedicata a S. Giacomo Maggiore, prese il suo aspetto attuale nel 1536 dopo un grave incendio. Nell'interno un bel pulpito del 1550 e vetrate storiche, in parte antiche (1547), in parte moderne. Varî monumenti sepolcrali.
Nel Noordeinde il palazzo reale, cominciato nel 1640 per lo statolder Federico Enrico, fu nel 1819 totalmente modernizzato, cioè sciupato. Più importante nel viale vicino Lange Voorhout i palazzi della regina madre e della principessa ereditaria, case patrizie del '700, ma piene di carattere. L'antica chiesa dei padri domenicani (Kloosterkerk) eretta nel 1397, è ampia ed austera.
Gioielli di architettura secentesca sono la Chiesa Nuova compiuta nel 1654 sui disegni di Pietro Norwits ed il Hofje van Nieuwkoop, costruito nel 1658 da Pietro Post. Meritano menzione l'antica fonderia dei cannoni nella Kanonstraat (1665), pure di P. Post, e il mercato coperto del burro, sul Mercato Grande (1681).
Fra i monumenti moderni primeggia il Palazzo della Pace posto all'inizio del viale verso Scheveningen. Fu costruito negli anni 1907-1913 sui progetti del belga Cordonnier. A poca distanza si estendono i terreni della grande villa Sorghvliet (Schifanoia), creata nel '600 dal poeta Jacob Cats. A nord de L'Aia, nell'antico bosco dei conti, si trova il palazzo d'estate, attualmente reale, detto appunto Huis ten Bosch (Casa nel bosco), che lo statolder Federico Enrico fece costruire nel 1644 per sua moglie Amalia van Solms. L'architettura è di Pietro Post e di Jacob van Campen. Va anche ricordato l'edificio del Teatro della Residenza, bella architettura del '700. L'Aia offre anche notevoli esempî di edifici in architettura razionale moderna.
Musei e istituzioni culturali. - L'Aia ha numerosi e importanti musei. Il Reale Gabinetto di quadri, una volta della casa d'Orange, ora galleria statale, è da più di un secolo ospitata nel Mauritshuis. É la più importante galleria olandese dopo quella del Rijksmuseum di Amsterdam; è ricca di opere dei principali maestri olandesi (17 Rembrandt). Il Museo municipale, artistico e storico è in un palazzo del 1636 opera degli architetti Bartolomeus van Bassen e Arent van's-Gravensande, scolari di Jacob van Campen. È in costruzione un nuovo e grandioso museo municipale. Di speciale importanza, oltre le collezioni di carattere privato, sono inoltre: il museo Mesdag, di arte moderna (vi si trovano anche quadri di artisti francesi, di Mancini e di Segantini) fondato dal pittore H. W. Mesdag e donato allo stato (1903); la casa Bredius, dal noto collezionista passata in donazione al municipio; il museo Scheurleer di antichità egiziane, greche ed italiche; la raccolta Kroller di arte modernissima da van Gogh (ben 125 quadri di questo pittore) in poi. Il Museo Meermanno-Westreenianum ha, oltre a varî oggetti d'arte, in specie orientale, un numero rilevante di manoscritti. La Biblioteca reale de L'Aia è la più ricca d'Olanda. Fondata nel 1798 possiede circa 500.000 volumi, ricche collezioni di manoscritti e incunaboli. Attiguo ad essa è il Gabinetto delle medaglie e dei cammei con una rara collezione di monete greche.
I teatri de L'Aia sono in genere non grandi, ma belli. La Koninklijke Schouwburg ha per nove mesi dell'anno ottime rappresentazioni di opere liriche, due volte la settimana in francese e spesso in italiano. Vanno ricordati inoltre: il Teatro della Residenza al Korte Voorhout; l'Accademia di belle arti, coll'annesso museo; il Giardino zoologico-botanico. Le esposizioni d'arte dell'associazione Pulchri studio e delle numerose gallerie d'arte godono una rinomanza meritata.
Storia. - Già nel 1097 esisteva, sul luogo dell'odierna città, un casino di caccia dei conti d'Olanda. Nel 1250 il conte Guglielmo II cominciò la costruzione di una corte più lussuosa, finita solo dal figlio Fiorenzo V (1256-1296) che vi si stabilì e vi trasferì pure la corte suprema di giustizia d'Olanda.
Da allora L'aia divenne dimora di nobili e di borghesi che trafficavano con la corte, pure rimanendo sempre un villaggio senza mura e senza privilegi di città così fu anche più tardi, quando era sede del governo della potente repubblica: e "il più gran villaggio d'Europa", non ebbe voce nelle assemblee degli Stati d'Olanda. In certo modo si può confrontare con Versailles.
La gioconda corte del conte Alberto di Wittelsbach (1357-1404) segna un periodo di floridezza, ma poi le lotte intestine tra Hoekschen e Kabeljauwschen danneggiarono l'abitato. Nel 1528 il generale Maarten van Rossum invase la città e la distrusse, eccettuata la sola corte. Già durante il primo assedio di Leida (1574), L'Aia era in mano degl'insorti; durante il secondo assedio (1574) il villaggio fu preso da soldati spagnoli al servizio di don Luigi Gaetani; il governo e la popolazione però avevano avuto tempo di ritirarsi a Delft. L'assenza del governo e di tutti i borghesi di qualità fece sì che in questi anni L'Aia sembrasse prossima alla sua fine, ma nel 1577, migliorate le sorti del paese, la corte di giustizia tornava a L'Aia, dove ben presto ritornavano pure gli Stati d'Olanda. E nel 1580 vi si stabilirono gli Stati generali, che il 26 luglio 1581, nella sala dei cavalieri, abiurarono solennemente Filippo II di Spagna come loro sovrano.
Le vicende guerresche de L'Aia sono poche; molto importante invece è la sua funzione politica internazionale. Qui si svolsero le trattative segrete per un armistizio con gli Spagnoli (marzo 1607) e le lunghissime negoziazioni che prepararono la tregua dei dodici anni firmata nel 1609 ad Anversa. Durante la tregua L'Aia fu, più che altre città olandesi, teatro delle lotte tra Arminiani e Gomaristi (v. arminianismo) che condussero nel 1619 alla decapitazione di Oldenbarneveldt.
L'Aia fu sempre partigiana della casa d'Orange: il 19 agosto 1672, pochi giorni dopo l'elevazione di Guglielmo III d'Orange a statolder, vi furono martirizzati dalla plebe e uccisi il gran pensionario Giovanni de Witt e il fratello di lui Cornelio.
Dal 1795, in cui gli statolder abbandonarono la città, comincia per L'Aia un periodo di grande calamità, e la miseria aumenta quando il re Luigi Bonaparte trasferisce il governo prima a Utrecht, poi ad Amsterdam. Ma al ritorno della dinastia degli Orange il re Guglielmo I abita nuovamente a L'Aia, mentre Amsterdam rimane sempre la capitale ufficiale.
Dopo la separazione dal Belgio (1830) e specialmente dopo il 1850, L'Aia ha visto aumentare di molto il numero dei suoi abitanti, per quanto sia sempre una città scarsamente industriale. È, come s'è detto, la residenza preferita degli Olandesi di ritorno dalle Indie.
I trattati de L'Aia. - Nell'ultima metà del sec. XVII e nella prima metà del secolo seguente L'Aia fu il centro della diplomazia europea. Qui il 23 gennaio 1668 si strinse la Triplice alleanza tra Olanda, Inghilterra e Svezia contro la Francia. Nel 1697 vi ebbero luogo i preliminari della pace poi firmata nel vicino castello di Rijswijk. Il 31 marzo 1710 con il "primo concerto de L'Aia" l'imperatore, l'Olanda e l'Inghilterra garantiscono la neutralità della parte settentrionale della Germania (provincia svedese) e del Jütland nella grande guerra nordica contro la Svezia. Il "secondo concerto de L'Aia" il 4 maggio dello stesso anno obbligava le parti contraenti a fornire le truppe per garantire l'esecuzione del primo concerto. Il 4 gennaio 1717 vi si firma la triplice alleanza tra Olanda, Francia e Inghilterra per garantire l'esecuzione del trattato di pace di Utrecht. Nel 1720 a L'Aia si firma la pace tra la Spagna, la Francia, la Savoia e l'Austria. Il 16 maggio 1795 quella tra l'Olanda e la Repubblica francese.
Le conferenze de L'Aia per la pace. - Il 24 agosto 1898 il conte Murav′ev (Muravioff), ministro degli Affari esteri di Russia, indirizzò ai rappresentanti diplomatici, accreditati a Pietroburgo, una circolare in cui cominciava con l'affermare che "le vedute umanitarie e magnanime" del suo sovrano erano rivolte a favorire il mantenimento della pace e una possibile riduzione degli armamenti, i quali apparivano "come l'ideale verso cui avrebbero dovuto tendere gli sforzi di tutti i governi"; rilevava poi che lo sviluppo degli organismi militari fino a proporzioni per l'innanzi sconosciute aveva imposto ai varî paesi carichi finanziarî sempre maggiori, che intaccavano le fonti stesse della ricchezza, distraendo capitale e lavoro dalle loro naturali applicazioni produttive; concludeva invitando i varî governi a una conferenza, incaricata di studiare il grave problema. Malgrado l'accoglienza cortese che trovò l'iniziativa di Nicola II, le difficoltà che l'argomento presentava tennero per qualche mese la questione in sospeso. Soltanto il 30 dicembre 1898 il governo russo comunicò il programma della divisata conferenza, il quale comprendeva: 1. impegno di non aumentare, per un periodo di tempo da determinare, gli effettivi di terra e di mare e i bilanci militari, mentre i mezzi per addivenire a una riduzione dei medesimi dovevano soltanto formare oggetto di studî preliminari; 2. divieto di adoperare in guerra nuove armi e nuovi esplosivi nonché "torpediniere sottomarine o sommergibili"; 3. estensione delle regole della Croce rossa alla guerra marittima; 4. revisione della dichiarazione delle leggi e delle consuetudini della guerra, elaborata nel 1874 dalla conferenza di Bruxelles e non ancora ratificata; 5. accettazione, in massima, dell'uso dei buoni uffici, della mediazione e dell'arbitrato facoltativo per prevenire, nei casi opportuni, i conflitti armati.
Dopo uno scambio di vedute fra i varî gabinetti, fu deciso che la conferenza si riunisse a L'Aia. Essa iniziò i suoi lavori il 18 maggio e li compì il 20 luglio 1899. Vi parteciparono 26 stati (Austria-Ungheria, Belgio, Bulgaria, Cina, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Lussemburgo, Messico, Montenegro, Paesi Bassi, Persia, Portogallo, Rumenia, Russia, Serbia, Siam, Spagna, Svezia e Norvegia, Stati Uniti, Svizzera, Turchia): il Papa fece passi ufficiosi per esservi ammesso, ma alcune potenze acattoliche e l'Italia formularono obiezioni. L'Italia ebbe come suo primo delegato Costantino Nigra. I risultati pratici furono scarsi. Non si ottenne né la limitazione, né l'impegno a non aumentare gli armamenti: si fece però la dichiarazione platonica "che la limitazione dei pesi militari, che gravavano sul mondo, era vivamente desiderabile per l'incremento del benessere materiale e morale dell'umanità". Si vietarono soltanto il gettito di proiettili o di esplosivi dai palloni, l'uso di proiettili che emanassero gas asfissianti o deleterî o che si deformassero nel corpo umano. Si stabilì l'estensione della Croce rossa alla guerra marittima; si definirono alcuni punti del diritto di guerra (situazione dei belligeranti e dei prigionieri, apertura delle ostilità, trattamento delle spie, diritti dei parlamentari, armistizî, ecc.).
L'opera più importante fu la convenzione per il regolamento pacifico dei conflitti internazionali, la quale non stabilì l'obbligo di seguire le vie pacifiche, ma creò certi istituti, di cui gli stati contendenti possono servirsi, se si accordano per ricorrervi. Questi sono:
1. Buoni uffici e mediazione. - Possono essere invocati dalle parti contendenti od offerti dalle terze potenze; hanno esclusivamente carattere di consiglio e non hanno mai forza obbligatoria; anche se accettati, non hanno per effetto di sospendere né la mobilitazione o altri provvedimenti preparatorî della guerra, né le ostilità, se sono già scoppiate.
2. Commissioni internazionali d'inchiesta. - Hanno per scopo di accertare, mediante un esame imparziale e coscienzioso, le circostanze di fatto, che hanno occasionato fra due o più stati una controversia, la quale non tocchi né l'onore né gl'interessi essenziali di uno di essi. Un'applicazione importante se ne ebbe poco dopo per risolvere l'incidente anglo-russo, provocato dall'attacco di una flottiglia di baleniere inglesi da parte della squadra russa dell'ammiraglio Roždestvenskij nelle acque di DoggerBank (21 ottobre 1904).
3. Arbitrato internazionale. - È riconosciuto come il modo più efficace e più equo per risolvere le controversie di carattere giuridico e innanzi tutto quelle relative all'applicazione e all'interpretazione di convenzioni internazionali. Per facilitare il ricorso a tale istituto si creò una Corte permanente d'arbitrato con sede a L'Aia, composta di giudici designati dalle varie potenze firmatarie: quando una controversia è deferita ad essa dagli stati interessati, si costituisce il tribunale con persone comprese fra questi giudici. Alcune regole generali disciplinano la procedura arbitrale, salvo diverso accordo fra le parti. Quando sia scelto per arbitro un sovrano o un capo di stato, la procedura arbitrale è stabilita dal medesimo. Le sentenze sono obbligatorie soltanto per le parti che hanno accettato l'arbitrato, concludendo il compromesso.
La guerra del Transvaal e quella russo-giapponese, che seguirono da vicino la prima conferenza, dimostrarono quanto il mondo fosse ancora lontano dalle idealità umanitarie, ma non scoraggiarono gli apostoli, più o meno convinti, di queste. Il 21 ottobre 1904, Hay, segretario di stato del presidente degli Stati Uniti Roosevelt, rilevò in una circolare, indirizzata agli altri governi, l'opportunità di risolvere certe questioni di diritto internazionale e specialmente i diritti e i doveri dei neutri, l'inviolabilità della proprietà privata nella guerra marittima, il bombardamento dei forti, città e villaggi da parte delle forze navali; e in seguito fece passi per elaborare il programma di discussione. Dopo la pace di Portsmouth col Giappone (5 settembre 1905), lo zar Nicola II chiese a Roosevelt, che acconsentì, di fare egli, come la prima volta, gl'inviti per la conferenza. Ma la redazione definitiva del programma suscitò difficoltà. La Germania, l'Austria-Ungheria e il Giappone non solo erano contrarî alla riduzione degli armamenti, ma chiedevano che la questione non fosse nemmeno trattata; l'Inghilterra, gli Stati Uniti e la Spagna erano di parer contrario; la Francia e l'Italia, pur facendosi scarse illusioni sulla possibilità di ottenere risultati concreti, non assumevano un'attitudine intransigente. Soltanto il 6 aprile 1906 il governo russo comunicò il programma, che comprendeva, oltre la revisione e il completamento delle stipulazioni della prima conferenza, l'elaborazione di una convenzione sulle leggi e le consuetudini della guerra marittima.
La seconda conferenza, che si tenne egualmente a L'Aia, iniziò i suoi lavori il 15 giugno e li chiuse il 19 ottobre 1907. Vi parteciparono 44 stati, cioè 18 più che alla prima (cioè la Norvegia separatasi dalla Svezia, e i varî stati dell'America centrale e meridionale). Primo delegato dell'Italia fu il conte Tornielli.
La conferenza portò alla firma di 13 convenzioni, di cui 3 in sostituzione di quelle, concluse nel 1899 (per il regolamento dei conflitti internazionali, più dettagliata della precedente, con un nuovo capitolo sulla procedura arbitrale sommaria: sugli usi e le consuetudini della guerra terrestre, sull'estensione della Croce rossa alla guerra marittima) e 10 nuove, cioè: 1. sulla limitazione dell'uso della forza per il ricupero di debiti contrattuali; 2. sull'apertura delle ostilità (obbligo di una dichiarazione di guerra o di un ultimatum); 3. sui diritti e doveri delle potenze e delle persone neutre in caso di guerra terrestre; 4. sul regime delle navi mercantili nemiche all'inizio della guerra; 5. sulla trasformazione delle navi mercantili in bastimenti da guerra; 6. sulla posa di mine sottomarine automatiche di contatto; 7. sul hombardamento da parte delle forze navali in tempo di guerra; 8. su certe restrizioni all'esercizio del diritto di cattura nella guerra marittima; 9. sull'istituzione di una corte internazionale delle prede (di carattere permanente, la quale giudica in appello sulle sentenze dei tribunali nazionali delle prede); 10. sui diritti e doveri delle potenze neutrali in caso di guerra marittima, che doveva poi esser completata dalla dichiarazione di Londra del 26 febbraio 1909.
Circa l'arbitrato, la conferenza si è limitata a fare un'affermazione platonica nel suo atto finale, riconoscendo il principio dell'arbitrato obbligatorio e dichiarando che certe controversie, e specialmente quelle relative all'interpretazione e all'applicazione delle stipulazioni convenzionali, possono essere sottoposte all'arbitrato senza restrizioni. Ogni progetto concreto di trattato d'arbitrato obbligatorio aveva incontrato un'opposizione irreducibile di alcune potenze fra cui la Germania, l'Austria-Ungheria e la Turchia. Un altro progetto, per l'istituzione di una corte di giustizia arbitrale, diversa dalla Corte permanente d'arbitrato, creata dalla prima conferenza della pace, non poté nemmeno essere approvato e la conferenza si limitò a raccomandarlo agli stati firmatarî. La questione della riduzione degli armamenti fu sollevata dall'Inghilterra, secondata dalla Spagna e dagli Stati Uniti; ma la Germania e la stessa Russia, indebolita dalla guerra infelice contro il Giappone e turbata da moti rivoluzionarî, vollero conservare libertà d'azione: la conferenza dovette limitarsi a dichiarare desiderabile che i governi riprendessero "il serio studio della questione".
Finalmente la seconda conferenza raccomandò ai governi la convocazione di una "terza conferenza della pace", che avrebbe dovuto riunirsi dopo un periodo eguale a quello trascorso tra la prima e la seconda, cioè dopo otto anni, ossia nel 1915. Invece in quel momento la guerra mondiale imperversava già.
Bibl.: G. De Cretser, Beschryvinge van 's-Gravenhage, Amsterdam 1667; J. Van Der Does, 's-Gravenhage, L'Aia 1668; J. De Riemer, Beschrijving van 's-Gravenhage, voll. 3, Delft 1730 e L'Aia 1739; Guide ou nouvelle description de La Haye, L'Aia 1785; un tesoro di notizie storiche sulla città nell'annuario Die Haghe che dal 1889 esce regolarmente. Vedi inoltre: W. P. Van Stockum, 's-Gravenhage in den loop der tijden, L'Aia 1916; A. Loosjes, Wereldijke openbare gebouwen in den Haag, L'Aia 1923. - Per le conferenze dell'Aia v.: Livres jaunes. Conférence internationale de la paix, 1899; Conférence internationale de la paix, 1907; A. Debidour, Histoire diplomatique de l'Europe depuis le congrès de Berlin jusqu'à nos jours, Parigi 1919-1926.