Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Professore di medicina e chirurgo, Vesalio è noto soprattutto come autore del De Humani Corporis Fabrica (La struttura del corpo umano, 1543), opera corredata da oltre trecento tavole, in cui sono individuati numerosi errori commessi da Galeno e dai suoi seguaci in campo anatomico. Vesalio propugna una fusione della teoria medica e della pratica anatomica. La sua opera contribuisce all’affermazione della dissezione come strumento di verifica empirica delle dottrine anatomiche e come guida allo studio delle parti del corpo umano.
La vita
Nel XVI secolo il sapere anatomico compie un ulteriore passo in avanti. Come altre discipline di osservazione (si pensi alla botanica e alla zoologia) risente positivamente della maturazione di tecniche sofisticate di rappresentazione del reale, sviluppate in ambito artistico, e della possibilità di diffondere queste immagini attraverso il nuovo e rivoluzionario mezzo di comunicazione, la stampa e il libro illustrato. Protagonista di questa lenta rivoluzione è il fiammingo Andreas van Wesel, latinizzato in Vesalius.
Vesalio, nato a Bruxelles e figlio di un farmacista al servizio dell’imperatore Carlo V, studia a Lovanio e a Parigi, ma si addottora a Padova, che ha sostituito Bologna come centro degli studi anatomici italiani; insegna anatomia e chirurgia nell’università italiana, pubblicando nel 1538, per gli studenti, le innovative Tabulae anatomicae sex, basate su schizzi dello stesso Vesalio e disegnate da Jan Van Calcar, un allievo di Tiziano. La sua opera più importante, De Humani Corporis Fabrica, è stampata a Basilea nel 1543 (lo stesso anno del De revolutionibus di Copernico) ed è una delle maggiori realizzazioni rinascimentali, non solo in ambito scientifico, ma anche dell’industria del libro, e si avvale della collaborazione di artisti della bottega di Tiziano e dell’ expertise degli stampatori umanisti di Basilea e in particolare di Joannes Oporinus. L’in-folio vesaliano, di ben 650 pagine, e corredato da più di trecento tavole, è infatti insieme atlante anatomico illustrato, manuale di dissezione, descrizione completa del corpo umano. Le illustrazioni, ancora eseguite con la tecnica della xylografia (incisione su legno) sono di straordinaria nitidezza e cura. Data la mole dell’opera, Vesalio pubblica lo stesso anno l’Epitome (sia in latino che in tedesco) – un manuale di formato ridotto, ad uso degli studenti. La Fabrica, ristampata in un’edizione rivista nel 1555, è presto diffusa sul mercato europeo in innumerevoli edizioni pirata (alcune delle quali prive di illustrazioni).
Poco prima della pubblicazione della Fabrica Vesalio diviene medico personale dell’imperatore Carlo V, cui l’opera è dedicata, e mantiene la stessa posizione anche con il suo successore, il re di Spagna Filippo II. Nel 1562 rinuncia alla carica, progettando forse di tornare all’insegnamento, e nel 1564 muore a Zante nel corso di un pellegrinaggio in Terra Santa. L’anatomia come descritta da Vesalio è una scienza (non una pratica: in linea di principio, l’anatomia non aveva applicazioni pratiche alla medicina, un fattore che ne rendeva lo status piuttosto ambiguo). Attento alle lezioni che potevano venire dall’esperienza dei più umili chirurghi, e perfino dei macellai, Vesalio, a differenza di molti suoi colleghi, esegue personalmente le dissezioni. L’uso delle illustrazioni, e la loro importanza nel testo, genera una contraddizione, sottolineata da molti contemporanei, tra l’affermazione vesaliana dell’importanza dell’esperienza osservativa e dissettoria diretta e l’uso possibile delle immagini come sostituto di questa esperienza. Di fatto, molte anatomie erano state – e sarebbero state anche dopo Vesalio – verbali, diagrammatiche, prive di illustrazioni: elenchi o schemi più utili come aiuto alla memoria che come rappresentazione diretta. L’insistenza sull’aspetto visuale delle anatomie è però anche inteso a compensare la scarsità di cadaveri disponibili per le dissezioni (normalmente si utilizzavano cadaveri di giustiziati). Inoltre l’esibizione diretta degli specimina anatomici serve a Vesalio per rafforzare e, per così dire, stabilizzare le sue proposte riguardo alla nomenclatura delle singole parti, che non era ancora fissata.
Concetto di anatomia
Andrea Vesalio
Prefazione
De humani corporis fabrica
Dopo le invasioni barbariche tutte le scienze, che prima erano gloriosamente fiorite e praticate a dovere, andarono in rovina. A quel tempo, e prima di tutto in Italia, i dottori, imitando gli antichi romani, cominciarono a disprezzare l’opera della mano […] Quando tutto il procedimento dell’operazione manuale fu affidato ai barbieri, i dottori non soltanto persero ben presto la vera conoscenza delle viscere, ma subito finì anche la pratica anatomica. Ciò dipese senza dubbio dal fatto che i dottori non si arrischiavano ad operare, mentre quelli a cui era affidato quest’incarico, erano troppo ignoranti per leggere gli scritti dei maestri di anatomia… E così è accaduto che questa deplorevole divisione dell’arte medica ha introdotto nelle nostre scuole l’odioso sistema, ora in voga, per cui uno segue il seziona mento del corpo umano e l’altro ne descrive le parti. Quest’ultimo è appollaiato su un alto pulpito come una cornacchia e, con fare molto sdegnoso, ripete fino alla monotonia notizie su fatti che egli non ha osservato direttamente, ma che ha appreso a memoria su libri di altri.
A. Vesalio, De humani corporis fabrica, a cura di D. Garrison e M. Hast, Evanston, Northwestern University, 2003
Vesalio ha un’attitudine complessivamente critica nei confronti della cultura tradizionale, anche se fa costante riferimento ad autori antichi, specie all’opera galenica De usu partium. Tuttavia la sua analisi dettagliata delle strutture del corpo umano, con la rilevazione di numerosi dettagli non corrispondenti a quanto postulato da Galeno e dal modello fisiologico e anatomico antico, porta a un punto di rottura la già complicata relazione tra evidenza anatomica e fisiologia ippocratico-galenica, mettendone in crisi alcuni punti qualificanti (per esempio, la presenza anche nell’uomo della “rete mirabile”, un sistema di vasi caratteristico di molte specie animali, ritenuto necessario per l’affinamento degli spiriti, o la presenza di minuscoli forellini nel setto interventricolare, essenziali per il modello circolatorio galenico). Vesalio giunge lentamente a ritenere che Galeno abbia condotto i suoi studi sugli animali più che sugli uomini, ma naturalmente i medici più tradizionali non sono disposti a sottoscrivere le sue opinioni. La Fabrica esce nel pieno della controversia tra cattolici e protestanti, e i difensori di Galeno sono più numerosi nel campo cattolico (cui anche Vesalio appartiene); tra loro anche un antico maestro del fiammingo, il francese Jacques Dubois – Sylvius –, che insieme al collega alla facoltà medica di Parigi, Jean Riolan padre (morto nel 1606), elabora una linea di difesa del modello galenico incentrata sull’idea che i corpi possano essere mutati nell’arco di tempo che va dall’antichità all’età moderna. Ma più in generale la Fabrica risponde a una serie di problemi che ormai erano entrati a far parte del patrimonio del sapere anatomico come si era andato costituendo nell’ambiente universitario, soprattutto italiano. È quindi un prodotto maturo, frutto di un’elaborazione già sedimentata, più che un’opera di assoluta rottura. Uno dei problemi che si era posto agli anatomisti era stato quello della norma e dell’anomalia: quali cadaveri devono essere sezionati per ottenere un’immagine affidabile, “normale”, della morfologia e delle strutture del corpo umano? L’idea che un’osservazione meticolosa possa individuare un corpo “ideale” cui fare riferimento va contro l’interesse dei contemporanei per il raro, il mirabile, il mostruoso; ma va anche contro la stessa filosofia generale della medicina antica, che privilegia l’elemento della “costituzione” individuale e delle sue specifiche patologie. Vesalio prende in considerazione il problema, e pur facendo riferimento (specie nelle illustrazioni) a un canone, in diversi passi del suo libro individua differenze significative tra corpi di diversi generi, età, provenienza etnica. Resta aperto il problema del patologico, e dei segni che le diverse patologie possono lasciare sul cadavere; ma questo sarà affrontato più compiutamente in seguito.