L'archeologia del Subcontinente indiano. Orissa
di Martin Brandtner
Situato sulla costa orientale dell'India, l'Orissa, la cui superficie è di 155.707 km2, confina a nord-est con il Bengala Occidentale, a nord con la regione di Jharkland, a ovest con quella di Chhattisgarh, a sud con l'Andhra Pradesh e a sud-est con il Golfo del Bengala. A grandi linee, il territorio è suddivisibile in tre zone: le pianure costiere, caratterizzate dai delta dei grandi fiumi a est, gli altipiani a ovest e, nel mezzo, le montagne boschive dei Ghat Orientali. L'alta percentuale di popolazione tribale, che abita in particolare le zone elevate del Paese, e la distanza che separa molte zone dell'Orissa costituiscono un problema ma, nello stesso tempo, anche una rara opportunità di studio per archeologi ed etnoarcheologi, che qui possono osservare la coesistenza, sia nel passato sia nel presente, di varie fasi di sviluppo tecnologico.
A causa della natura paludosa del terreno e della recente formazione geologica, nell'Orissa costiero è raro trovare reperti di epoca preistorica. Il distretto di Mayurbhanj è ricco di testimonianze comprese tra Paleolitico inferiore e Neolitico. Kuliana, primo sito paleolitico scavato in India, scoperto negli anni Trenta del Novecento, ha restituito principalmente nuclei (choppers, accette a mano, percussori), ma anche strumenti su ciottolo e schegge tipiche di un'industria degli inizi del Paleolitico inferiore. Il Paleolitico medio è rappresentato da raschiatoi, perforatori e punte. Lo strumentario litico del Paleolitico superiore (poco documentato prima delle scoperte relativamente recenti nell'Orissa sud-occidentale) comprende manufatti semplici, quali nuclei, schegge, lame, ecc., ma anche manufatti ritoccati (raschiatoi, perforatori, raschietti, denticolati, ecc.). Negli ultimi decenni le ricerche preistoriche si sono concentrate sul Mesolitico, la cui caratteristica peculiare in Orissa è l'associazione di microliti con strumenti di maggiori dimensioni, probabilmente utilizzati per il disboscamento, la lavorazione del legno, ecc.
Più scarno è il quadro del periodo neolitico. Sempre nel distretto di Mayurbhanj, il sito di Kuchai presenta microliti nel livello inferiore, cui fa seguito un livello insediamentale nel quale furono rinvenute industrie neolitiche, comprendenti accette con estremità arrotondate, zappe sfaccettate, bulini e macine, oltre a ceramica rossa grossolana, talvolta decorata con impressioni digitali o ingobbiata, e a vasellame di color arancio-marrone. La sottodivisione di Bonaigarh, nel distretto di Sundargarh, è stata oggetto di una sistematica esplorazione di centri di lavorazione, da cui emerge una divisione tra centri di produzione e centri specializzati nel commercio su lunga distanza. Ancora poco si conosce della domesticazione di piante e animali, tuttavia alcuni siti (Kuchai, Baidyapur, Mayurbhanj) documentano l'esistenza del riso selvatico. A queste testimonianze si aggiungono le pitture e le incisioni rupestri, di cui l'Orissa abbonda, attribuibili al Neolitico; in esse troviamo raffigurati scene e strumenti forse connessi ai primi esperimenti di domesticazione di piante e animali.
Si va ora colmando la lacuna tra il Neolitico (ancora non databile in modo certo) e la fase iniziale del periodo storico (metà del I millennio a.C.). Particolarmente indicativi sono i siti di Sankerjang e Golabai, che hanno fornito le prime datazioni radiometriche nella storia dell'archeologia dell'Orissa.
A Sankerjang, nel distretto di Angul (Orissa centrale), furono scoperte diverse sepolture collettive in tumuli, all'interno dei quali, oltre a resti ossei, furono trovati braccialetti e piccoli utensili di rame, perline di pietra e le cosiddette "barrette di pietra", di varie dimensioni (lungh. fino a 40 cm), da alcuni interpretate come parti di due o più litofoni, simili a quelli provenienti dall'Asia Sud-Orientale e dalla Cina. Sebbene il confronto suggerisca una datazione al II millennio a.C., i campioni analizzati al 14C indicano una datazione più bassa (740±80 a.C.).
L'imponente deposito (8 m ca.) di Golabai, nel distretto di Khurda, collega, per la prima volta in Orissa, il Neolitico con un'incipiente età del Ferro. La ceramica del periodo I (2300-2100 a.C. ca.) è per lo più lavorata a mano. Predomina il vasellame di color rosso chiaro e grigio, a volte con ingobbio marrone scuro. Le decorazioni includono pitture in ocra rossa, eseguite dopo la cottura, o impressioni realizzate con cordicelle o giunchi. Le forme più ricorrenti sono olle e ciotole poco profonde. Il periodo IIA (2100 a.C. - fine del II millennio a.C.) è stato denominato "osteo-calcolitico" per l'enorme quantità di strumenti di osso. Le abitazioni erano costituite da capanne circolari con all'interno grandi focolari (diam. 3,9-7,9 m). Lo strumentario litico comprende microliti e manufatti di pietra levigata. I manufatti di osso, realizzati con palchi, zanne di cinghiale, ossa di bue, pecora e capra, possono essere catalogati come strumenti per la caccia, per uso domestico e da scavo. Piccoli utensili di rame, crogioli e una fornace dimostrano la conoscenza della metallurgia del rame. L'economia era basata sull'agricoltura (riso e ceci), sull'allevamento (dromedari, cammelli, pecore, capre e buoi), sulla caccia e, soprattutto, sulla pesca. La ceramica è generalmente lavorata al tornio ed è spesso rivestita da un ingobbio rosso, nero o marrone scuro, decorata con motivi dipinti, incisi o applicati; tuttavia, la più frequente è quella rosso chiaro. Le forme includono olle, ciotole (molte delle quali con base ad anello), hāṇḍī, giare, catini, piatti su piede, ecc. Il periodo IIB, detto "ferro-calcolitico" (1100-900 a.C. ca.), prova l'esistenza di una primitiva metallurgia del ferro. Compaiono nuovi tipi di Black-and-Red Ware (BRW).
Nella zona costiera dell'Orissa, dopo la fase finale di Golabai, resta una lacuna di circa 500 anni, fino agli inizi del periodo storico. Nella zona occidentale dell'Orissa le conoscenze si sono notevolmente arricchite grazie a un'intensa attività di ricognizione e a recenti scavi, limitati ma sistematici.
A Khameswaripalli, sulla sponda settentrionale del Mahanadi (distretto di Sonapur), le prime abitazioni erano realizzate con canniccio ricoperto di fango. Non sono stati rinvenuti metalli. La ceramica, in maggior parte eseguita al tornio lento, è nera, rosso chiaro e ingobbiata; caratteristica è una ceramica rossa e nera, spesso con tracce di pittura bianca all'interno, per lo più linee ondulate, eseguite prima della cottura. Le forme comprendono ciotole, hāṇḍī e olle. Le tecniche di decorazione includono, oltre la pittura, l'incisione, l'applicazione, l'impressione realizzata con cordicelle o giunchi. L'assenza di grandi giare di stoccaggio e l'alta percentuale di resti di animali selvatici sono indice di un'agricoltura stanziale ancora allo stadio iniziale. Si coltivavano riso e miglio. Tra i reperti si annoverano punte di osso, alcuni microliti, una piccola ascia di pietra levigata e perline di cornalina, tipiche anche di siti più tardi dell'Orissa occidentale. Dopo un breve iato, la sequenza occupazionale del sito riprende: le abitazioni sono ancora in canniccio ricoperto di fango, ma nel periodo IB si segnalano i resti di un edificio circolare di pietra. L'industria ceramica accoglie le forme tradizionali, incrementando però la varietà dei materiali. Anche la tipologia dei reperti (in cui si registra ancora l'assenza di metalli) e i resti animali denunciano un cambiamento minimo.
Il periodo II vede l'introduzione del rame (documentato da un solo, piccolo frammento) e un impoverimento dell'industria ceramica: le decorazioni diventano rare e gli ingobbi meno lucenti ma, verso la fine del periodo, compaiono contrassegni graffiti su alcuni esemplari di BRW. Nel periodo III si registra un ulteriore declino nella qualità della ceramica, ma la produzione di uso domestico include vasellame di grandi dimensioni. Predomina una ceramica grezza di colore rosso, a volte ingobbiata. Degna di nota è la presenza del ferro e di gusci di ciprea, testimoni, questi ultimi, dell'esistenza di scambi commerciali con le regioni costiere. Fra i reperti si annoverano perline di agata zonata, frammenti di braccialetti di vetro e un anello di rame. In mancanza di datazioni al 14C, l'inizio del periodo IA è stato assegnato, sulla base di confronti, al 2000 a.C. circa, mentre il periodo III può essere datato alla metà o alla fine del primo millennio a.C., ovvero all'inizio dell'epoca storica.
Benché a eccezione degli strati più recenti del sito di Golabai un'età del Ferro anteriore all'inizio dell'epoca storica resti elusiva, strette connessioni con le culture megalitiche dell'India centrale e meridionale sono indicate da numerosi ritrovamenti di superficie, in particolare la ceramica, totalmente diversa da quella della regione costiera dell'Orissa: supporti ad anello conici e piatti su piede, fini varietà di BRW, oltre a un gran numero di frammenti con decorazioni graffite, finali di coperchi di urne, ecc. Presso Nehena, nel distretto di Nuaparha, è stato recentemente scoperto un circolo di pietre che circondavano i resti di una cista di pietra, al cui interno sono stati trovati frammenti di ceramica funeraria, una lancia di ferro e un falcetto, assimilabili ai reperti delle tombe megalitiche note in altre parti dell'India. L'esistenza di culture megalitiche nelle vicine regioni di Andhra Pradesh e Chhattisgarh fa ritenere che altre scoperte analoghe possano venire dalla ricerca futura, anticipando, almeno in parte, l'inizio del periodo storico della zona occidentale dell'Orissa. Significativamente, reperti confrontabili con le culture megalitiche del Subcontinente sono assenti dalla zona costiera.
Rare sono le fonti relative alla storia antica dell'Orissa. Per l'Orissa occidentale, oltre alle menzioni che lo qualificano come una zona ricca di pietre preziose, le prime informazioni precise sono contenute nella famosa iscrizione di Allahabad di Samudragupta, in cui sono menzionati alcuni piccoli regni dell'O. occidentale, conquistati, ma poi restituiti all'indipendenza, da questo sovrano (artefice dell'apogeo dell'impero Gupta) nel corso di una spedizione militare verso l'India del Sud. Fonti epigrafiche di poco successive sono quelle relative alle dinastie indigene Sarabhapuriya e Nala. Quanto all'Est, sappiamo da Megastene, ambasciatore seleucide alla corte di Chandragupta Maurya alla fine del IV sec. a.C., dell'enorme potenziale militare del Kalinga (nome antico della regione costiera dell'Orissa), osservazione confermata da altre fonti indiane e, indirettamente, dallo stesso imperatore Maurya Ashoka, che, in uno dei suoi editti in riferimento alla conquista della regione (260 a.C. ca.), dove aveva stabilito i due centri amministrativi di Tosali e Samapa, ne ricorda l'ingente costo di vite umane. Unica altra fonte di rilievo per il periodo è la famosa iscrizione di Hathigumpha, nel complesso rupestre Jaina di Udayagiri-Khandagiri, presso l'odierna Bhuvaneshvara, in cui l'imperatore Kharavela, fondatore di un potente ma effimero regno nel Kalinga verso la fine del I sec. a.C., menziona, tra l'altro, le grandi conquiste militari; essa contiene, inoltre, informazioni sulla capitale del regno, Kalinganagari, forse identificabile con Shishupalgarh, sito tra i più importanti e meglio indagati della prima epoca storica.
Jaugada (estensione 64 ha ca.), nel distretto di Ganjam, a circa 150 km a sud-ovest di Shishupalgarh, rappresenta una versione coeva e su scala minore di quest'ultima, con le sue mura in crudo, a pianta quadrata, circondate da un fossato e con due porte disposte a intervalli regolari su ogni lato. In entrambi i siti l'insediamento più antico, genericamente attribuito al periodo neolitico-calcolitico, precede la costruzione delle mura difensive, contemporanea alla comparsa di BRW e quindi databile non più tardi dell'inizio del V sec. a.C. sulla base di confronti con le pianure gangetiche orientali e con l'India centrale. Dal 100 d.C. circa sia Shishupalgarh sia Jaugada mostrano segni di declino nelle condizioni delle fortificazioni e nella qualità della ceramica, che si accompagnano tuttavia a indicatori di prosperità economica, in particolare la maggiore quantità di monete di varia provenienza e altri manufatti che attestano contatti con Paesi stranieri (ad es., le copie di monete romane), i prodotti di lusso, quali braccialetti di vetro e grani di collana in una varietà di pietre semipreziose e altri materiali. Verso la fine del IV sec. d.C. entrambi i siti furono abbandonati, o quantomeno persero il loro carattere urbano.
Pressoché contemporaneo a Shishupalgarh e Jaugada è l'imponente sito fortificato di Radhanagar (80 ha ca. intra muros), nel distretto di Jaipur, circa 70 km a est di Bhuvaneshvara, che ritrovamenti di superficie indicano in contatto con il mondo mediterraneo e con l'Asia sud-orientale. Radhanagar appartiene a un più vasto complesso di siti, tra cui quello buddhista di Langudi, che un'iscrizione recentemente scoperta sembra identificare con il Puṣpagiri vihāra, menzionato dal pellegrino cinese Xuan Zang (VII sec. d.C.). Poco più a sud, Lalitagiri, nel distretto di Cuttack, è il più antico insediamento buddhista scoperto finora in Orissa (III-II sec. a.C. - XIII sec. d.C.). Oltre a un caityagṛha (tempio) absidato, sono stati scoperti quattro monasteri su cui domina, dall'alto di un colle, un grande stūpa. Tre reliquiari, probabilmente contenenti reliquie corporali dello stesso Buddha e di due dei suoi discepoli principali, sono venuti alla luce durante lo scavo del monumento.
I più importanti insediamenti di prima epoca storica sulle coste dell'Orissa sembrano testimoniare con la loro datazione pre-Maurya uno sviluppo autoctono dell'urbanesimo e di un processo di formazione statale. Tuttavia sono strettamente connesse alla presenza Maurya Jaugada e Shishupalgarh, quest'ultima forse identificabile con la Tosali di cui parla l'editto di Ashoka, peraltro ubicato nella vicinissima località di Dhauli. Nonostante le lacune della documentazione non c'è dubbio che il Kalinga abbia vissuto una fiorente fase urbana, il cui declino coincide con quello dei commerci su lunga distanza verso la metà del I millennio d.C., quando per contro si apre il periodo dei grandi complessi buddhisti e, poco più tardi, dei centri di pellegrinaggio dedicati a divinità Hindu.
La città portuale di Manikapatana, nel distretto di Puri, sulla riva sinistra di un canale che collegava il lago di Chilka con il Golfo del Bengala, esemplifica perfettamente questo quadro storico. L'insediamento più antico data dal II sec. a.C. al V-VI sec. d.C.; dopo un lungo abbandono (testimoniato da un deposito sterile di sabbia di 2 m ca.), il sito fu di nuovo occupato dal IX al XIX sec. d.C. Commerci a lunga distanza sono testimoniati in entrambe le fasi, in particolare dall'abbondanza di ceramica non locale: nella prima fase Rouletted Ware, ceramica stampigliata, anfore di provenienza mediterranea, ceramica di caolino dalla Cina, nella seconda ceramiche cinesi e sud-orientali di tipo céladon e diversi tipi di porcellana cinese, ma anche ceramiche invetriate arabe.
Assai meno si conosce dell'Orissa occidentale, tuttavia un certo numero di siti fortificati può essere attribuito con certezza alla prima epoca storica. Soprattutto in prossimità del fiume Tel antiche vie di comunicazione e risorse minerarie favorirono lo sviluppo del commercio e, in conseguenza, del fenomeno urbano. Il sito meglio noto è Asurgarh ("Fortezza del demonio") nei pressi di Narla, distretto di Kalahandi. Una fortificazione in crudo di pianta approssimativamente rettangolare, circondata da un fossato su tre lati e da un piccolo corso d'acqua sul quarto, racchiude un abitato di 12 ha circa. Su ogni lato c'è un ingresso che, come lo stesso muro, doveva avere un rinforzo di mattoni. La cronologia esatta del sito non è nota, tuttavia un inizio pre-Maurya è suggerito dalla presenza di una fine varietà di BRW che trova confronti con quella di Nehena (distretto di Nuaparha), sorta alla fine dell'età del Ferro o agli inizi dell'epoca storica; i reperti comprendono una tipica ceramica a ingobbio rosso, monete punzonate pre-Maurya e un'ampia varietà di vaghi di collana di pietre semipreziose (corniola, cristallo di rocca, agata zonata, ecc.), presenti praticamente in tutti i siti di prima epoca storica nell'Orissa occidentale.
L'area della confluenza del Tel nel Mahanadi, presso Sonepur, appare particolarmente ricca di siti protostorici e di prima età storica.
Il maggiore di essi è Manamunda Asurgarh (un'altra "Fortezza del demonio"), nel distretto di Boudh, che domina l'incrocio di diverse antiche vie commerciali tra cui, importantissima, quella fluviale che, lungo il Mahanadi, conduce sulla fascia costiera. È stata accertata la presenza di una fortificazione di mattoni e, probabilmente, di una necropoli megalitica, suggerita dal ritrovamento di una quantità di ceramica funeraria, oltre che dai circoli megalitici di cui riferiscono gli scavatori. L'importanza del sito si evince non solo dalla sua posizione ma anche dai ritrovamenti di superficie, che coprono un ampio arco cronologico (dalla fine del II millennio a.C. all'inizio dell'epoca medievale come minimo), indicando al contempo l'esistenza di attività commerciali e di un elevato livello di sviluppo urbano. Non è escluso che alcuni dei siti fortificati dell'Orissa occidentale siano da porre in relazione con i sovrani menzionati nell'iscrizione di Samudragupta di Allahabad; molti di essi infatti, come i siti analoghi della zona costiera, sembrano databili tra la metà del I millennio a.C. alla metà del I millennio d.C. (o, come nel caso di Asurgarh, sono continuazioni di insediamenti precedenti), il che suggerisce la loro stretta dipendenza dalle dinamiche commerciali di periodo storico antico.
Nel complesso, lo sviluppo di insediamenti fortificati sia a est sia a ovest a partire dalla prima epoca storica può essere letto come il segno di un vasto processo di urbanizzazione, collegato a fenomeni quali la monetarizzazione, l'introduzione (almeno parziale) di un sistema di scrittura, la specializzazione artigianale, lo sviluppo di un'architettura monumentale e il commercio di beni suntuari, tutti indicatori di un'incipiente formazione statale. Un forte impulso registrano, nella stessa epoca, i contatti con l'India gangetica e, in generale, gli scambi e i commerci su lunga distanza, che attenuano la marcata differenza osservabile nella cultura materiale dell'Orissa orientale e dell'Orissa occidentale (quest'ultimo più legato all'India centrale e meridionale che non alla zona costiera) prima dell'epoca storica. Come in altre parti del Subcontinente, un ruolo importante in questo incremento degli scambi sembra essere stato svolto dalla comunità monastica buddhista.
Bibliografia
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di Martin Brandtner
Distretto settentrionale dell'Orissa, che confina a nord e a est con il Bihar e il Bengala Occidentale. Il M. può essere diviso in tre settori geomorfologici: la porzione centrale è occupata dai rilievi del massiccio del Similipal, che si erge a più di 1000 m s.l.m.; essi dividono le pianure occidentali, costellate da colline e alture rocciose, dalle pianure orientali che digradano dolcemente verso il mare, percorse da diversi torrenti.
Nonostante le numerose indagini archeologiche dagli inizi del XX secolo a oggi, la storia del M. presenta ancora molte lacune. Kuliana, primo sito paleolitico scavato in India (1939-40), è uno dei molti del cosiddetto "complesso Kuliana-Kalabaria-Baripada", localizzati nel raggio di 25 km circa l'uno dall'altro. L'industria del Paleolitico inferiore (acheuleana) è di aspetto piuttosto grossolano; è caratterizzata principalmente da strumenti su nucleo, ma non mancano quelli su ciottolo. Choppers e bifacciali di forma irregolare rappresentano probabilmente un orizzonte più antico, nel quale compaiono anche schegge distaccate senza preparazione del nucleo. Nel corso di una fase più tarda sono documentate asce a mano di foggia più regolare, trancianti, coltelli, raschiatoi, ecc. I siti del Paleolitico medio, più rari, hanno restituito soprattutto raschiatoi, trapani e punte.
Piuttosto recente è la scoperta nel M. di una fase del Paleolitico superiore, raramente documentata in India. Il sito all'aperto di Kalapathara, anch'esso relativo al complesso Kuliana-Kalabaria-Baripada, ha colmato le lacune riguardo al periodo compreso tra Paleolitico medio e Mesolitico; esso ha restituito strumenti lavorati come punte, bulini, coltelli, trapani ma soprattutto manufatti più semplici come schegge, lame, nuclei.
In confronto ad altre regioni dell'Orissa, il Mesolitico non è molto documentato nel M.; vi sono tuttavia rinvenimenti di microliti, nella maggior parte dei casi relativi a un'industria non geometrica, così che si può seguire in modo continuo e completo il processo di riduzione litica nell'area. I rinvenimenti includono punte, trapani, raschiatoi, lunati e così via. Uno dei siti con tali industrie è Kuchai (presso Baripada, capitale del distretto,), dove i microliti sono stati scoperti nei livelli più bassi dello scavo. Le innovazioni tecnologiche dell'età mesolitica indicano un'accresciuta esigenza di produzione del cibo tra i cacciatori-raccoglitori (come dimostra lo sviluppo di arco e frecce). Nei siti di Kuchai e di Baidyapur sono anche attestate tracce di riso selvatico: un'indicazione degli inizi dell'agricoltura. Inoltre, i due siti non hanno restituito solo una grande quantità di strumenti neolitici di pietra, ma anche i primi esemplari di ceramica dell'Orissa. A Kuchai, al di sopra di uno strato con microliti privo di frammenti ceramici, è stata rinvenuta della ceramica rossa grezza con inclusi, in alcuni casi ingobbiata e decorata con incisioni o impressioni digitali, insieme a ceramica di colore arancio-marrone. Sono documentati tazze, piatti, olle e altri contenitori con spalla. A Baidyapur, oltre a ceramica grezza con pareti spesse, è presente ceramica a pareti sottili con un fine ingobbio rosso. Gli strumenti di pietra levigata sono rappresentati perlopiù da asce e ceselli con tallone, ma a Baidyapur è stata scoperta anche un'ascia con spalla, che mette in relazione il Neolitico dell'Orissa con quello dell'India nord-orientale e del Sud-Est asiatico.
Non sono purtroppo disponibili datazioni al 14C per i siti del M.; in base ai confronti con i rinvenimenti datati del Bihar (ad es., Chirand) o con il sito di Golabai (distretto di Kurda) è possibile postulare una datazione al III millenio a.C. per la fase neolitica del M. Incerta è anche la cronologia di alcuni singolari reperti, oggetti di rame non provenienti da scavi documentati, inscrivibili nel gruppo dei cosiddetti copper hoards ("tesoretti di rame") diffusi principalmente nell'India settentrionale. I rinvenimenti dell'India orientale sono generalmente datati intorno al II millennio a.C. e considerati rappresentativi di una fase calcolitica. Anche nel M., nel sito di Bhagada (Bhagra Pir nelle fonti più antiche), 30 km circa a est di Baripada, è stato scoperto uno di questi tesoretti, composto da 9 o 10 asce doppie molto sottili. Benché questo specifico deposito possa avere avuto una natura rituale, altri, costituiti da semplici barre di rame o asce-lingotto, potrebbero essere stati immagazzinati come materiale grezzo.
Negli ultimi decenni sono stati scoperti diversi siti preistorici nella zona di Khiching, a ovest dei Similipal, dove le condizioni ambientali appaiono particolarmente favorevoli all'occupazione umana fin da un'età molto antica. Il Paleolitico inferiore è documentato da quattro siti, che hanno restituito soprattutto asce a mano e choppers. Sei siti hanno prodotto industrie del Paleolitico medio come raschiatoi, trapani e punte. Meno documentato, come altrove, è il Paleolitico superiore; non è stato finora rinvenuto alcun sito esclusivo di questa cultura. È stato indagato anche un sito del Mesolitico, che ha restituito una varietà di piccole lame e materiale microlitico di scarto. La sequenza culturale prosegue con l'attestazione di ceramica, probabilmente neolitica e simile a quella di Kuchai e Baidyapur, rinvenuta nel recinto del tempio principale nella stessa Khiching.
Sempre nella zona di Khiching, Viratgarh documenta efficacemente un lungo periodo, dal Calcolitico all'età medievale; da esso provengono, oltre a uno dei già menzionati tesori di asce-lingotto di rame, molte testimonianze numismatiche, a partire dal primo periodo storico: monete punzonate di epoca Maurya, romane, Kushana, Gupta e, in gran numero, monete Puri-Kushana, imitazioni di quelle autenticamente Kushana. La maggior parte dei rinvenimenti è stata effettuata nell'area occidentale del M. e in particolare nei dintorni di Khiching; da qui doveva passare un'importante direttrice di traffico che collegava il porto di Tamralipti, di primo periodo storico (l'attuale Tamluk, nel Bengala occidentale), con l'interno del Subcontinente. Viratgarh, con una superficie abitativa calcolabile di 230 × 140 m circa, si trova sulla sponda meridionale del fiume Bhandan; qui sono stati parzialmente scavati i resti di un imponente palazzo di mattoni. Dalle sezioni dei canali di scolo è evidente che il sito ebbe vita piuttosto breve, dal momento che i depositi superano raramente gli 0,8 m. Ciò è confermato dagli altri rinvenimenti, databili nella maggior parte dei casi al IV e al V sec. d.C. Tra gli oggetti rinvenuti vi sono monete Kushana e Puri-Kushana, molti strumenti di ferro, ceramiche, vaghi di collana di vetro e di pietre semipreziose, contenitori di metallo, diversi tipi di oggetti di uso quotidiano, sigilli (uno dei quali chiaramente databile al IV sec.) e, soprattutto, un grande numero di placchette di pietra decorata a rilievo con scene mitologiche o motivi non figurati. Per quanto concerne la ceramica, ricorrono le forme più diffuse della parte finale della prima età storica.
Sempre nel settore occidentale del M., ma più a nord di Khiching, si trova il sito di Ghumal, recentemente indagato, che ha restituito importanti testimonianze di prima età storica, tra cui un tesoro di monete punzonate di epoca Maurya. Situato sulla sponda del fiume Kharkai, che con i suoi tributari scorre in aree ricche di ferro, Ghumal doveva prosperare grazie all'esportazione (probabilmente nei centri urbani del Gange orientale) di questo minerale, la cui fusione è peraltro attestata in numerosi siti della zona. Ciò conferma il ruolo centrale che il M. occidentale svolse nel commercio di epoca storica antica, relativo sia alle merci in transito dai porti marini del Golfo del Bengala sia ai beni prodotti nella stessa regione.
Bibliografia
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di Martin Brandtner
Situato su un piccolo rilievo nel distretto di Jaipur, R. è il più noto monastero buddhista dell'Orissa, il primo a essere stato oggetto di scavi estesi e sistematici (1958-61).
Il complesso fu fondato apparentemente nel V sec. d.C. (ma la zona del sito ancora inesplorata potrebbe restituire testimonianze di una fase più antica) e fu fiorente fino al XIII secolo; un progressivo declino ne segnò l'ultima fase di vita, che si protrasse fino al XVI secolo. La precedente identificazione con il famoso Puṣpagiri vihāra menzionato dal pellegrino cinese Xuan Zang, che nella metà del VII secolo viaggiò nell'Asia meridionale, è stata smentita dal rinvenimento di diversi sigilli che riportano il nome Ratnagiri. Questo fu, in ogni caso, uno dei più importanti centri buddhisti dell'India orientale, come attestano i resti di edifici monumentali, la grande quantità di sculture e di altri manufatti, tra cui gli ex-voto a forma di stūpa, e come testimoniano anche le fonti letterarie (in prevalenza tibetane) che associano R. all'evoluzione e alla diffusione del Kālacakrayāna, uno sviluppo del buddhismo Vajrayāna.
Il complesso monastico si componeva originariamente di aree separate per il culto (con lo stūpa principale) e per la residenza, che finirono per essere collegate, nel corso del tempo, da templi e da altri piccoli stūpa.
Lo stūpa principale, a base poligonale e costruito in mattoni, è localizzato sulla parte più alta del rilievo, ben visibile anche da lontano. Databile a un'epoca anteriore al IX sec. d.C., fu edificato su di una struttura precedente, verosimilmente di periodo Gupta, e ricostruito dopo il XIII secolo con una pianta circolare. Più a est vi sono i resti di un altro grande stūpa. L'area comprende diverse centinaia di stūpa piccoli, sia monolitici sia costruiti in muratura. Alcuni stūpa monolitici sono decorati sul tamburo da immagini relative al Pantheon Mahāyāna/Vajrayāna; tra quelli in muratura, diversi contengono reliquie, sia corporali sia in forma di oggetti di terracotta o placchette di pietra con preghiere o formule.
A nord dello stūpa principale sono i resti di due monasteri, costruiti prevalentemente in mattoni. Quello più a est, il maggiore, originariamente a due piani, è databile nella sua fase più antica al VII-VIII sec. d.C. Se la pianta è di tipo tradizionale (una corte quadrata circondata da un portico a pilastri, con 24 celle, una cappella e un accesso all'intero complesso), il muro di fondo del portico frontale, in cui si apre una porta con cornice di clorite, è finora senza precedenti per fattura e decorazione scultorea. La stessa lavorazione è presente sulla facciata, opposta all'ingresso, del santuario centrale, con una decorazione confrontabile a quella dei templi più antichi di Bhuvaneshvara. Oggetto principale di culto nella cappella era una grande immagine del Buddha in bhūmisparśamudrā ("il gesto del chiamare la terra a testimone"). Tra le celle monastiche notevole è la numero 17 che, utilizzata come deposito, ha restituito il maggiore numero di oggetti, tra cui immagini di bronzo, sigilli di argilla e due pugnali di ferro. Lavori di restauro furono effettuati nell'XI secolo e nell'ultimo periodo di vita del complesso. Il monastero minore, assai simile nell'impianto a quello più grande ma a un solo piano e con 18 celle, risulta edificato sulle rovine di una analoga struttura più antica. Più tardo rispetto alla prima fase del monastero maggiore, esso è comunque anteriore ai restauri dell'XI secolo.
Nel corso degli scavi sono venuti alla luce i resti di otto templi in mattoni, tre presso l'angolo sud-orientale e tre presso l'angolo sud-occidentale del monastero maggiore, i restanti due nelle vicinanze dello stūpa principale; datati al IX o al X secolo, essi potrebbero essere tuttavia leggermente più tardi. Almeno due templi sembrano appartenere all'ordine rekha deul tipico dell'Orissa, altri sono costituiti da una semplice cappella. In posizione piuttosto isolata sullo sperone del rilievo, 150 m circa a nord-est del monastero maggiore, si trova un monastero realizzato in mattoni, composto da una sola fila di tre celle (quella centrale con funzione di cappella) opposta a un portico. Edificato sulle rovine di una struttura simile più antica, esso potrebbe essere stato il luogo di ritiro di una regina intorno al 1100 d.C., come suggerisce una lastra di rame, rinvenuta nel sito già prima degli scavi, che la indica come beneficiaria della donazione di un villaggio, presumibilmente per contribuire alle sue spese personali e alle attività del monastero.
L'importanza di R. è testimoniata infine anche dal gran numero di oggetti scoperti nel sito. La ceramica, che avrebbe potuto fornire un collegamento tra il primo periodo storico e l'età medievale nell'Orissa costiero, non ha purtroppo spazio nella monumentale pubblicazione degli scavi. Sono invece documentati numerosi bronzi ‒ Buddha, Bodhisattva e altre figure del Pantheon Mahāyāna/Vajrayāna ‒ insieme a sculture di pietra, rame e oggetti di ottone, sigilli e sigillature, lastre iscritte e placchette di terracotta.
Bibliografia
D. Mitra, Buddhist Monuments, Calcutta 1971 (rist. 1980), pp. 225-32; Id., Ratnagiri (1958-61), Calcutta 1981-83.
di Giovanni Verardi
Centro fortificato nell'Orissa, che costituisce l'insediamento più antico della grande area urbano-templare di Bhuvaneshvara. Sorge a nord della confluenza del fiume Daya con la Bhargavi, a nord del sito di Dhauli, e immediatamente a sud-est della grande area templare shivaita di epoca medievale. Più lontano, a una decina di chilometri in direzione nord-nord- ovest, si trovano i monumenti rupestri Jaina di Udayagiri e Khandagiri.
Le conclusioni tratte dagli scavi di Sh. effettuati nel 1948 da B.B. Lal sono attualmente oggetto di revisione, soprattutto per quanto concerne la cronologia e l'inquadramento del sito in un più ampio contesto storico. Gli scavi furono limitati a un saggio in profondità all'interno del forte, a una sezione lungo il lato ovest delle mura e allo scavo della porta urbica che si apre presso il torrione angolare di nord-ovest. L'occupazione del sito fu fatta risalire al 300 a.C. circa, collegandola al processo di urbanizzazione che si riteneva prodotto in Orissa dall'ondata di espansione Maurya e che le ricerche più recenti configurano invece come un autonomo sviluppo locale. Le prime fortificazioni di Sh. sono oggi ritenute, infatti, abbondantemente posteriori all'insediamento più antico, datato genericamente al periodo neolitico-calcolitico sulla base dei reperti provenienti da livelli precedenti la sequenza stratigrafica accertata, che inizia invece in periodo sicuramente postneolitico (periodo I).
La costruzione del sistema difensivo sembra in relazione di contemporaneità con l'apparizione della Black-and-Red Ware, che confronti con la piana gangetica orientale e con l'India centrale collocano non più tardi del V sec. a.C. Sempre su base stratigrafica, è oggi possibile datare il rifacimento delle fortificazioni a un'epoca precedente l'apparizione della cosiddetta Rouletted Ware, generalmente ciotole basse o piatti con una caratteristica decorazione a cerchi concentrici incisi all'interno, sia di importazione dal Mediterraneo sia di imitazione. Secondo studi recenti, essa compare già a partire dal II sec. a.C. e non, come prima si riteneva, solo da epoca augustea in poi.
Le mura, alte 7,5 m circa, conferiscono all'insediamento l'aspetto di un quadrato, approssimativamente di 1 km2, con due porte per lato. Dopo un primo rafforzamento con breccia di laterite, furono rivestite più tardi con mattoni cotti. La porta urbana di nord-ovest è articolata in due ingressi successivi, un passaggio pedonale e scale che portano ai vani superiori, perduti. La regolarità dell'impianto urbano e la complessità architettonica delle fortificazioni, fenomeno singolare per l'India antica, avvicinano questo sito al modello ideale di città descritto nell'Ārthaśāstra, manuale di governo attribuito a Kautilya, consigliere di Chandragupta Maurya (317?-298 a.C.), in realtà testo compilato tra il IV e il II sec. a.C. e basato, almeno in parte, su trattati più antichi. Tra i reperti del periodo compreso tra il 100 e il 200 d.C. si osservano numerosi braccialetti di vetro e bullae di argilla, alcune delle quali recano figure animali o teste virili di profilo a imitazione delle monete romane; nel complesso, essi attestano la vivacità dell'economia e degli scambi commerciali, nonostante alcuni indizi di declino, testimoniati soprattutto da un abbassamento di livello nella ceramica e nello stato delle fortificazioni. All'ultimo periodo di Sh., tra il 200 e il 350 d.C., appartengono alcune abitazioni di mattoni e, tra i reperti, una moneta aurea d'imitazione Kushana con testa romana sul rovescio. Nella zona centrale dell'insediamento si osserva un gruppo di 16 pilastri monolitici di laterite, probabilmente appartenenti a un padiglione ipostilo. Su alcuni di essi sono scolpiti medaglioni nello stile diffuso nell'India centro-settentrionale tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.
Dai pressi del tempio di Bhaskareshvara, a nord di Sh., provengono alcuni elementi di balaustra e un capitello lotiforme che sembrano imitare quelli posti sulle colonne di Ashoka; è stato peraltro ipotizzato che l'insolito liṅgam ospitato nella cella del tempio altro non sia che un frammento di colonna Maurya. A Dhauli, su uno sperone di granito, sono incisi 11 dei 14 editti su roccia di Ashoka. In luogo di quelli mancanti ‒ in particolare il tredicesimo, che ricorda la sanguinosa conquista del Kalinga, nome antico dell'Orissa ‒ vi sono i due "editti separati", uno dei quali menziona la città di Tosali, capitale provinciale dei Maurya, che sembra corrispondere appunto a Sh. Sempre con Sh. si deve probabilmente identificare la Kaliṅganagari ("la città del Kalinga") di cui parla l'iscrizione di Hathigumpha (sopra Udayagiri) del re Kharavela, vissuto intorno alla metà del I sec. d.C., che di essa restaurò mura e porte urbane. Nella roccia di Dhauli, accanto alle iscrizioni, fu ricavata la parte anteriore di un elefante, simbolo del Buddha, un'opera non finita.
Si devono probabilmente alla committenza di Kharavela, fervente Jaina, e della sua consorte principale i gruppi rupestri di Udayagiri e Khandagiri, due alture gemelle; nonostante essi siano, in virtù delle sculture a rilievo basso che li decorano, tra i monumenti più celebri dell'India antica, manca un'interpretazione soddisfacente della loro funzione e delle iconografie. Vi sono assenti (con l'eccezione di una struttura absidata sulla terrazza superiore di Udayagiri) luoghi di culto per i fedeli e le celle degli asceti, estremamente anguste, sembrano essere state intese solo per il riposo. All'insediamento di Sh., abbandonato nel IV sec. d.C., subentrò la città templare di Bhuvaneshvara.
Bibliografia
B. Barua (ed.), Old Brāhmī Inscriptions in the Udayagiri and Khaṇḍagiri Caves, Calcutta 1929; B.B. Lal, Śiśupalgarh 1948: an Early Historical Fort in Eastern India, in AncInd, 5 (1949), pp. 62-105; D. Mitra, Bhubaneshwar, New Delhi 1958; Id., Udayagiri and Khandagiri, New Delhi 1960; K.C. Panigrahi, Archaeological Remains at Bhubaneshwar, Calcutta 1961, pp. 177-210; R.P. Mohapatra, Udayagiri and Khandagiri Caves, New Delhi 1981; S. Bhan, s.v. Sisupalgarh, in A. Ghosh (ed.), An Encyclopaedia of Indian Archaeology, II, Leiden 1990, pp. 412-14; M. Brandtner, Kaliṅga und seine Hauptstadt in frühgeschichtlicher Zeit. Zum Bedeutungswandel einer geographischen und ethnischen Bezeichnung, Hamburg 2001, pp. 328-90; P. Yule - W. Böhler, Śiśupalgarh. An Early Historic Fortress in Coastal Orissa and its Cousins, in BeitrAllgA, in c.s.