L'archeologia del Sud-Est asiatico. Myanmar
di Janice Stargardt
Unica nazione del Sud-Est asiatico a confinare con l'India e con la Cina, il Myanmar (Birmania) si estende dall'altopiano tibeto-yunnanese fino all'istmo di Kra, nella Penisola Malese. Il Paese ha caratteristiche ambientali tra le più varie del Subcontinente, come attestano anche i dati archeologici.
Nei ripari sotto roccia delle Colline Shan sono stati rinvenuti choppers a scheggiatura monofacciale che testimoniano l'esistenza di una facies culturale hoabinhiana, con strumenti di tipo paleolitico in contesti dell'Olocene. Numerosi sono stati, nelle pianure fluviali del Myanmar centrale, i rinvenimenti di superficie di asce trapezoidali parzialmente o totalmente levigate, benché non sia stato identificato alcun sito a esse associabile. Nella grotta di Padah-lin sono inoltre in corso indagini per la caratterizzazione dell'industria litica hoabinhiana e neolitica. Fino a pochissimi anni fa non si conoscevano siti appartenenti all'età dei Metalli; solo recentemente (1998) nella bassa valle del fiume Chindwin e del Samon è stata indagata una serie di siti che hanno rivelato per la prima volta la presenza dell'età del Bronzo. A Nyaung-gan sono state individuate sepolture contenenti vasi fittili, ornamenti di pietra e oggetti di bronzo (asce a immanicatura cava e punte di lance di varie forme e dimensioni). Purtroppo, su nessuno degli scheletri scavati sono state condotte analisi approfondite e centinaia di vasi di ceramica giacciono ancora nel luogo in cui sono stati rinvenuti: l'indagine più approfondita del sito è stata sacrificata per favorire lo sviluppo turistico dell'area e a tale scopo sono stati lasciati in situ gli scheletri e i corredi rinvenuti negli scavi.
Sono ancora i recenti rinvenimenti nella valle del Samon ad aggiungere nuovi dati sull'età del Ferro nel Myanmar, dove fino a oggi il più antico sito in cui si riteneva fosse attestata la presenza di metalli era Taungthaman, sul terrazzo più basso del fiume Irrawaddy (Myanmar centrale). Le necropoli scavate nella valle del Samon, datate tra la seconda metà del I millennio a.C. e i primi secoli dell'era cristiana, hanno restituito manufatti che a oggi non trovano confronto nell'intero Sud-Est asiatico: effigi di cosiddette "dee-madri" realizzate in bronzo martellato e fasci di punte di bronzo legate insieme (kye doke). A Taungthaman, su un terrazzo del fiume Irrawaddy che domina la piana alluvionale nelle vicinanze della capitale medievale di Amarapura, sono venute alla luce 20 sepolture a inumazione i cui corredi comprendevano ami, coltelli e daghe di ferro che documentano l'evoluzione della tecnica di fusione del minerale ferroso tra il V e il II sec. a.C. Nei livelli più antichi sono stati inoltre rinvenuti oggetti d'importazione verosimilmente provenienti dall'India, dalla Thailandia nord-orientale e dalla Cambogia. I beni alloctoni, che probabilmente raggiungevano Taungthaman, sono ulteriore evidenza dell'esistenza di reti commerciali con altre aree del Sud-Est asiatico e con regioni esogene, in particolare da e verso l'India. Le favorevoli condizioni ambientali di Taungthaman furono una ragione sostanziale della sua prosperità; le precipitazioni locali di appena 800 mm annui consentirono la coltivazione a ciclo breve di alcuni ortaggi e di alcune specie di frutta. Lo scioglimento delle nevi alle sorgenti dell'Irrawaddy consentì a Taungthaman di beneficiare delle inondazioni annuali dell'intera piana del fiume; l'alternarsi delle piene e delle secche rese possibile la coltivazione del riso, secondo un metodo ancora oggi praticato in quest'area. Il duplice processo di sviluppo agricolo, basato sull'agricoltura e l'orticoltura, insieme all'inserimento in una rete commerciale che legava questa regione al Sud-Est asiatico a est e all'India a ovest, hanno fatto del sito di Taungthaman uno degli esempi più rappresentativi dell'insorgenza di un'economia specializzata e di un'organizzazione sociale complessa, da cui si svilupparono in seguito le città e i primi Stati.
Nel Myanmar le più antiche città e i primi Stati ebbero origine nelle aree pianeggianti: la costa di Arakan, le zone costiere Mon, le vallate laterali delle piane dell'Irrawaddy, le pianure dei fiumi Mu e Chindwin e probabilmente la valle di Sittang. L'area archeologica più importante è rappresentata dalle pianure del Myanmar centrale: come hanno dimostrato recenti ricerche, le valli che racchiudono quest'area hanno costituito con i loro corsi d'acqua una nicchia ambientale particolarmente favorevole allo sviluppo di piccoli sistemi d'irrigazione, i quali a loro volta consentirono un'abbondante produzione di riso, base dell'evoluzione dei primi insediamenti verso strutture urbane pienamente sviluppate. Il commercio, sia marittimo sia fluviale, ebbe inoltre un ruolo fondamentale nell'urbanizzazione delle coste della Divisione di Arakan e dello Stato Mon, dove però i dati sono molto più scarsi e frammentari. Le tre principali città Pyu di Beikthano, Halin e Shrikshetra mostrano nell'economia, nel livello di urbanizzazione, nell'architettura, nei materiali impiegati nell'edilizia e nella religione importanti caratteristiche anteriori al processo di indianizzazione. La datazione al 14C dei campioni di legname provenienti dalla città Pyu presso Beikthano rappresenta inoltre il più antico dato cronologico riferibile a un contesto urbano del Sud-Est asiatico (1950±50 anni fa). Tali città erano dotate di opere d'irrigazione all'interno della cinta urbana e di una città interna fortificata. Tra i riti religiosi particolarmente importanti erano quelli legati alle pratiche funerarie (sepoltura dei defunti in urne cinerarie di terracotta o costruzione di grandi monumenti funerari di legno e mattoni) e al culto degli antenati. Poiché il processo di transizione da una fase preindianizzata a una cultura indianizzata ebbe luogo in ciascuno di questi siti, essi rappresentano un'importante fonte di dati per confutare l'ormai obsoleta ipotesi secondo cui le comunità del Sud-Est asiatico avrebbero conosciuto un brusco passaggio da una "società preistorica" alla civiltà urbana grazie agli stimoli esterni della "colonizzazione culturale" indiana.
Gli influssi religiosi, culturali ed economici dell'India classica permearono il tessuto sociale del Sud-Est asiatico; è però necessario comprendere le caratteristiche e il grado dello sviluppo economico di quest'area geografica nel periodo antecedente al processo di indianizzazione. Infatti l'assimilazione dei valori culturali dell'India da parte delle comunità del Sud-Est asiatico avvenne in modo estremamente selettivo, consentendo il rapido emergere di tradizioni prettamente locali nella religione, nella scrittura, nell'arte e nell'architettura. I siti Pyu del Myanmar forniscono la più antica documentazione del Sud-Est asiatico sull'adozione del buddhismo, insieme alla testimonianza dell'assimilazione di alcune delle conquiste culturali indiane, quali la scrittura, la letteratura sacra, l'arte e l'architettura monumentale. Tra i dati archeologici che attestano il passaggio dei Pyu al buddhismo sono fondamentali quelli forniti da Beikthano, che risalgono alla fine del III o più probabilmente all'inizio del IV sec. d.C., e da Shrikshetra, della metà del V sec. d.C. Indagini condotte tra il 1994 e il 1995 dimostrano inoltre che il più antico esempio di testo buddhistico in lingua Pali, inscritto su 20 lamine di oro puro, proviene da Shrikshetra; tale documento, databile al 450 d.C. circa, testimonia l'adattamento a forme linguistiche locali dell'alfabeto dell'India sud-orientale.
Se alla luce della cronologia europea Bagan (Pagan) è una città imperiale altomedievale, all'interno del proprio contesto continentale essa è il sito di maggiore densità e ricchezza monumentale del Sud-Est asiatico; nella storia del Myanmar rappresenta la più durevole testimonianza archeologica del potere, delle risorse e della visione imperiale postclassica birmana. Bagan sorse probabilmente nel IX sec. d.C. in concomitanza con la distruzione delle città Pyu, benché non siano rimaste tracce o documenti databili a questo periodo, fatta eccezione per un gruppo di stūpa cilindrici di stile Pyu a Thiripyitsaya, a sud della città reale interna, e per lo stūpa di Bupaya. Le fasi dell'evoluzione monumentale di Bagan possono essere così esemplificate: fase 1, metà - fine XI sec. d.C.; fase 2, XII sec. d.C.; fase 3, XIII sec. d.C.; fase 4, successiva al XIII sec. d.C. Dopo il XIII secolo la città era ormai sotto il dominio mongolo volto a conservare il controllo dei confini meridionali della Cina. Anche sotto la dominazione mongola Bagan restò comunque il simbolo per eccellenza dell'autorità religiosa e reale, potendo costantemente beneficiare di omaggi, donazioni, restauri e divenendo la meta di pellegrinaggi di re, devoti e delle comunità religiose birmane.
R. Niharranjan, Sanskrit Buddhism in Burma, Amsterdam 1936; H.L.J. Movius, The Stone Age of Burma, in TransAmPhilSoc, n.s. 32 (1943), pp. 341-93; G. Coedès, Les états hindouisés d'Indochine et d'Indonésie, Paris 1948; Thin Kyi (Daw), The Old City of Pagan, in Ba Shin - J. Boisselier - A.B. Griswold (edd.), Essays Offered to G.H. Luce, II, Ascona 1966, pp. 179-88; Aung Thaw, The "Neolithic" Culture of the Padahlin Caves, in JBurmaResSoc, 52, 1 (1969), pp. 9-23; G.H. Luce, Old Burma-Early Pagan, I-III, Ascona - New York 1969; Aung Thaw, Historical Sites of Burma, Rangoon 1972; M. Aung Thwin, Pagan, the Origins of Modern Burma, Honolulu 1985; P. Strachan (ed.), Essays on the History and Buddhism of Burma by Professor Than Tun, Arran 1988; Id., Pagan: Art and Architecture of Old Burma, Edinburgh 1989; P. Pichard, Les monuments pentagonaux de Pagan, Bangkok 1991; J. Stargardt, The Ancient Pyu of Burma, I. Early Pyu Cities in a Man-Made Landscape, Cambridge - Singapore 19912; P. Pichard, Inventory of Pagan Monuments, I-IV, Paris 1992; Proceedings of the Workshop on Bronze Age Culture in Myanmar, Yangon 2000; A. Green - T.R. Blurton (edd.), Burma: Art and Archaeology, London 2002.
di Gerd Albrecht
Tecnocomplesso litico identificato negli antichi letti fluviali dell'Irrawaddy e dei suoi tributari da H.L. Movius nel corso del viaggio compiuto nel 1937 nel Myanmar centrale per conto del Peabody Museum della Harvard University.
Nel corso di tale viaggio Movius raccolse nelle ghiaie lungo il fiume Irrawaddy circa 650 esemplari di strumenti litici. Egli era accompagnato da H. de Terra, direttore della American Southeast Asiatic Expedition, il quale nella stessa circostanza identificò nella valle dell'Irrawaddy una stratigrafia del Paleolitico medio e tardo. Negli antichi letti fluviali si conservano numerosi ciottoli di legno fossile e di tufo vulcanico silicificato, una buona percentuale dei quali ha subito alterazioni nel corso del rotolamento lungo il letto del fiume e reca tracce di fratture e scheggiature. Pietre con tracce simili a quelle che Movius ritenne lavorate per ritocco artificiale furono rinvenute in diversi terrazzi fluviali. Egli denominò questo tecnocomplesso litico A., dal termine locale che designa l'alto Myanmar, e su di esso fondò una sequenza cronologica: correlate con l'età dei terrazzi, vennero stabilite differenti fasi corrispondenti a un A. antico, che avrebbe avuto inizio circa 500.000 anni fa, e a un A. tardo, che sarebbe terminato agli inizi dell'Olocene; tali fasi erano documentate da un numero estremamente limitato di mutamenti tipologici e tecnologici rilevabili nel corso del tempo in questa presunta tipologia di utensili litici. Agli esordi della sua carriera scientifica e non essendo particolarmente esperto di industrie litiche, Movius mostrò gli esemplari della sua raccolta al più importante studioso preistorico dell'epoca, Abbé Breuil, e al massimo esperto di preistoria dell'Asia, T. de Chardin. Entrambi gli studiosi confermarono il carattere artificiale delle scheggiature rinvenute su quelle pietre e tale valutazione non venne posta in discussione nel corso dei successivi sessant'anni. Inoltre, le riproduzioni grafiche, non propriamente realistiche, dei manufatti litici presentati nella pubblicazione di Movius (1943) aiutarono il "tecnocomplesso A." ad affermarsi nell'archeologia dell'Asia Orientale. Successivamente la collezione di Movius venne smembrata: una parte andò agli Stati Uniti ed è conservata presso il Peabody Museum, l'altra fu reclamata dalla Gran Bretagna ed è ora conservata al British Museum.
La prima accurata analisi degli esemplari ospitati a Londra fu effettuata nel 1994 da G. Albrecht. Fu immediatamente chiaro che le pietre della raccolta di Movius erano ciottoli modificati dall'azione di agenti naturali: le differenti patine negative presenti sullo stesso ciottolo corrispondono infatti a diverse fasi, lontane nel tempo, nella scheggiatura della superficie e costituiscono una incontrovertibile evidenza della loro origine naturale. La presenza di manufatti all'interno della campionatura può essere quindi esclusa. Ricerche negli odierni letti fluviali del Mekong in Thailandia e nel Laos e sui terrazzi del Mekong in Cambogia hanno inoltre fornito risultati simili a quelli ottenuti sulle rive dell'Irrawaddy: in tutti i letti di ghiaie possono essere rinvenuti ciottoli naturalmente modificati (ecofatti e non manufatti), che mostrano le stesse caratteristiche dei presunti choppers o chopping-tools del Fingnoiano, del Lannathiano e di altre pebble tools cultures locali. Lungo i fiumi Irrawaddy o Mekong nel Myanmar, nella Thailandia, nel Laos o in Cambogia non esistono dunque a oggi evidenze di gruppi pleistocenici in possesso di uno strumentario su ciottolo; le più antiche evidenze dell'occupazione preistorica del Myanmar restano dunque gli strati hoabinhiano-neolitici della grotta di Padah-lin, nei pressi di Pindaya, in cui sono stati individuati anche alcuni esempi di arte rupestre.
H.L.J. Movius, The Stone Age of Burma, in TransactAmPhilosSoc, n.s. 32 (1943), pp. 341-93; G. Albrecht - J. Moser, Geröllgeräte aus Schottern des Mekong?, in Tübinger Monographien zur Urgeschichte, 11 (1996), pp. 133-46.
di Elisabeth Moore
Sito ubicato nell'arida zona centrale del Myanmar, lungo la riva orientale del fiume Ayeyarwaddy (Irrawaddy).
La cinta muraria della città di B. è tradizionalmente datata all'849 d.C., mentre il declino di questa capitale si colloca intorno al 1287 d.C. e si ritiene attribuibile alle incursioni della dinastia mongola degli Yuan (1279-1368 d.C.) dalla Cina. Recenti evidenze sembrerebbero comunque confermare quanto riportato nelle Cronache del Palazzo di Vetro (Hmannan Yazawin, 1829), che collocano la fondazione della città nel 107 d.C. come risultato della confederazione di 19 villaggi Pyu. Attualmente nell'arida pianura alluvionale di B. sono visibili oltre 2250 tra templi e monasteri (XI-XIII sec. d.C.), costruiti con mattoni alcuni dei quali marcati da impressioni di dita, che attestano le prime fasi della presenza Pyu nell'area. All'interno delle mura della città, anch'esse di mattoni, sono state scavate due aree, che potrebbero corrispondere all'area palaziale: un'iscrizione risalente al regno del sovrano Kyanzittha (1084-1111 d.C.) descrive infatti la complessa cerimonia di consacrazione del palazzo, suggerendo l'ipotesi che le mura delimitassero un recinto reale. I risultati delle analisi radiocarboniche su resti di pilastri di legno hanno fornito datazioni a epoche successive, ma bisogna tenere conto che le variazioni temporali nella curva di calibrazione rendono problematica l'interpretazione di questa data, forse imputabile alle regolari manutenzioni e ricostruzioni delle mura; le datazioni radiocarboniche provenienti dall'area sotto le mura sono invece comprese tra l'XI e la metà del XIII sec. d.C., mentre fitoliti di riso rinvenuti in dotti fognari tra le mura e il fossato sono stati datati all'XI-XII sec. d.C. B. è stata danneggiata da vari terremoti, il più grave dei quali, verificatosi nel 1975, ha compromesso un certo numero di monumenti. A causa dell'aridità della regione si sono comunque conservate alcune delle più belle pitture murali, risalenti all'XI-XIII sec. d.C., dell'intero Sud-Est asiatico.
A B. le ricerche archeologiche hanno avuto inizio a partire dai primi decenni del XX secolo, ma solo in epoca recente ricognizioni e scavi stanno indagando le fasi iniziali di sviluppo dell'insediamento. Tali studi comprendono indagini sulla metallurgia del ferro in molti dei "19 villaggi Pyu" da cui tradizionalmente si ritiene che B. fosse formata e scavi a Otein Taung, o "tumulo della ceramica", ubicato a sud-est del tempio di Ananda (XI sec. d.C.), in cui è stata portata alla luce un'area artigianale per la produzione di tegole e di grandi cilindri ceramici (diam. ca. 40 cm) forse utilizzati per i dotti fognari. Le datazioni radiocarboniche collocano il sito alla fine del I millennio d.C. La fase di acquisizione di dati in grado di chiarire la nascita e il processo di urbanizzazione di B. è ancora in corso.
M. Aung Thwin, Pagan, Honolulu 1983; P. Pichard, Inventory of Monuments at Pagan, I-VII, Gartmore - Paris 1992-99; P. Grave - M. Barbetti, Dating the City Wall and Palace at Pagan, in AsPersp, 40, 1 (2001), pp. 75-87; B. Hudson - Nyein Lwin - Win Maung (Tampawady), The Origins of Bagan: New Dates and Old Inhabitants, ibid., pp. 48-75; Iid., Digging for Myths: Archaeological Excavations and Surveys of the Legendary Nineteen Founding Villages of Pagan, in A. Green - T.R. Blurton (edd.), Burma: Art and Archaeology, London 2002, pp. 9-22.
di Elisabeth Moore
Antica città (myohaung), nota anche come Peikthano-myo ("città di Vishnu"), ubicata nella municipalità di Taungdwingyi, Divisione di Magwe (20° 00' Lat. N, 95° 23' Long. E), a sud-est della antica capitale Bagan (Pagan), sviluppatasi tra il IX e il XIII sec. d.C.
B. è uno tra i centri Pyu cinti da mura localizzati in un'arida zona del Myanmar centrale e datati tra il 200 a.C. e il 900 d.C. Dei Pyu, un gruppo di lingua tibeto-birmana a cui le cronache cinesi del IV sec. d.C. si riferiscono con il termine di P'iao, solo un numero ridotto di iscrizioni si è conservato e la lingua, a tutt'oggi, non è stata decifrata. Sebbene tradizionalmente ritenuti un gruppo intrusivo giunto nel Myanmar dalle regioni settentrionali, i Pyu potrebbero invece essersi sviluppati nel contesto, recentemente venuto alla luce, delle culture dell'età del Bronzo e del Ferro delle valli del Chindwin e del Samon, datate tra la fine del I millennio a.C. e i primi secoli dell'era cristiana. Come Shrikshetra e Halin, B. è circondata da poderose mura di mattoni che separano aree occupate da recinti reali da aree agricole. A ovest del sito sono presenti vasti in (bacini d'acqua stagionali) che costituiscono una barriera naturale. Le mura (alt. 1,8-4,5 m, largh. fino a 2,5 m) racchiudono un'area di 8,81 km2 e sono interrotte da ampi portali curvi, mentre all'interno e immediatamente fuori di esse si ergono numerose strutture di mattoni. Sia le mura sia le strutture sono costruite con mattoni di grandi dimensioni (lungh. fino a 50 cm), molti dei quali recano su una faccia impressioni di impronte di dita. L'uso di mattoni impressi è comune a tutti i siti Pyu ed è documentato anche nelle prime costruzioni di Bagan; tale peculiarità non è però esclusiva della cultura Pyu, poiché è presente anche nei siti Mon del basso Myanmar e nei siti Dvaravati della Thailandia centrale. La maggior parte dei manufatti di ferro, quali maniglie, cardini e chiodi, proviene dalle costruzioni, mentre uno dei corridoi di ingresso presentava cardini di ferro e resti carbonizzati di una porta di legno a doppio battente un tempo rinforzata da guarnizioni di ferro. In un corridoio furono recuperati numerosi manufatti di bronzo (un anello e ornamenti per orecchio) e una moneta d'argento (diam. 32 cm) del tipo śrīvatsa. Dai siti Pyu provengono anche numerose urne funerarie e resti scheletrici, rinvenuti nei passaggi, all'interno e all'esterno delle costruzioni ubicate sia fuori che dentro le mura. Un altro tratto caratteristico di B. e presente anche nelle città di Dhanyawadi e Vesali è un recinto interno rettangolare, ritenuto una cittadella-palazzo.
Le ricerche a B. furono intraprese agli inizi del Novecento, ma gli scavi nel sito furono condotti solo nel 1959-63 e, più recentemente, nel 1996-99 e nel 2003. Sebbene la cultura materiale di B. sia stata descritta come omogenea nel corso del suo sviluppo, recenti studi hanno tracciato la sua evoluzione da una società di villaggio databile al II sec. a.C. a un contesto urbanizzato disgregatosi forse intorno al V sec. d.C.
Aung Thaw, Report on the Excavations at Beikthano, Rangoon 1968; Id., Historical Sites in Burma, Rangoon 1972, pp. 1-10; J. Stargardt, The Ancient Pyu of Burma, I. Early Cities in a Man-Made Landscape, Cambridge 1990; San Shwe, The Culture of Vishnu Old City (Master of Research Thesis, University of Yangon), Yangon 2002.
di Elisabeth Moore
Il fiume Ch. è uno dei principali corsi d'acqua del Myanmar; nasce dai Monti Kachin e, dopo un tratto iniziale verso nord, il suo corso si dirige a sud fino a congiungersi con l'Ayeyarwaddy (Irrawaddy), poco più a nord dell'antica città di Bagan (Pagan).
I corredi funerari rinvenuti nelle necropoli della bassa valle del Ch. (ca. 21° 20' - 22° 30' Lat. N, 94° 45' - 95° 30' Long. E) sono stati i primi a permettere di definire una occupazione dell'età del Bronzo nell'alto Myanmar. Il principale sito all'interno del Gruppo Chindwin è Nyaunggan (municipalità di Budalin, Divisione di Sagaing), scavato nel 1998 dal Dipartimento di Archeologia del Ministero della Cultura. La necropoli di Nyaunggan è localizzata sull'orlo nord-occidentale di un cratere vulcanico estinto, il più piccolo e più settentrionale di una serie di cinque crateri che circondano il fiume Ch. Le originarie forme del rilievo vulcanico si sono conservate, essendo in parte più recenti rispetto alle aree adiacenti, costituite invece da depositi quaternari del Pleistocene e dell'Olocene. Nel corso di due stagioni di ricerche vennero identificati 44 contesti funerari, la maggior parte dei quali costituiti da sepolture primarie in semplici fosse con i corpi posti in posizione distesa e supina. Dall'analisi dei corredi rinvenuti nelle sepolture è possibile ipotizzare l'esistenza di un certo grado di gerarchizzazione sociale: solo in un numero limitato di inumazioni sono stati infatti rinvenuti utensili di bronzo, armi e anelli di pietra. La pietra basaltica, abbondante in questa regione vulcanica, venne utilizzata come materia prima per la produzione di una varietà di strumenti e di anelli cerimoniali. La destinazione rituale di questi ultimi è attestata dalla varietà delle forme e dalla loro posizione sul corpo degli inumati: con un foro centrale che misura in media 5 cm (piuttosto piccolo per cingere il polso), gli anelli sono stati rinvenuti sulle spalle, sul bacino e vicino ai polsi dei defunti. I manufatti di bronzo (accette e spade) sono stati datati su base stilistica al 1500-1000 a.C. ed è probabile che essi venissero realizzati in situ, sfruttando i ricchi depositi di rame della regione. Il principale bene di corredo è comunque costituito dalla ceramica, tra cui figurano ciotole, vasi globulari e giare carenate a fondo arrotondato. Sono stati rinvenuti anche piccoli piattini, forse lampade a olio, e alcuni vasi su piedistallo. I tentativi di datare le ossa provenienti dalle sepolture si sono rivelati infruttuosi per l'assenza di residui di collagene e dunque la cronologia del sito rimane incerta. I corredi funerari di Nyaunggan sono spesso in contrasto con quelli rinvenuti nei siti che utilizzavano il bronzo e il ferro ubicati a est, nella valle del Samon a sud di Mandalay, mentre bronzi di tipo Ch. sono stati rinvenuti a Halin, uno dei principali siti Pyu a nord di Mandalay. Lo studio delle relazioni intercorse tra Ch., Samon e le città Pyu contribuirà forse a chiarire gli sviluppi tecnologici, rituali e sociali verificatisi tra il I millennio a.C. e l'inizio del I millennio d.C.
Workshop on Bronze Age Culture in Myanmar (Yangon, 7 January 1999), Yangon 2000; E. Moore - Pauk Pauk, Nyaung-gan. A Preliminary Note on a Bronze Age Cemetery near Mandalay, Myanmar (Burma), in AsPersp, 40, 1 (2001), pp. 35-47; N. Tayles - K. Domett - Pauk Pauk, Bronze Age Myanmar (Burma): a Report on the People from the Cemetery of Nyaunggan, Upper Myanmar, in Antiquity, 75 (2001), pp. 273-78; Yee Yee Aung, Identification and Dating of Skeletal Remains Discovered at Nyaunggan, Budalin Township, Monywa District, Sagaing Division (Master of Research Thesis, University of Yangon), Yangon 2001; E. Moore, Bronze and Iron Age Sites in Upper Myanmar: Chindwin, Samon, and Pyu, in SOAS Bulletin of Burma Research, 1, 1 (2003), pp. 24-39.
di Elisabeth Moore
Sito (20° 52' Lat. N, 93° 03' Long. E) ritenuto la più antica città della Divisione di Rakhine (Arakan), nel Myanmar occidentale, e generalmente datato tra la metà del IV e gli inizi del VI sec. d.C.
Il sito ha pianta irregolare: due muri esterni e un fossato delimitano un'area di circa 4,42 km2, mentre un secondo gruppo di muri irregolari dagli angoli arrotondati e un fossato circondano il palazzo-cittadella (0,26 km2), al cui esterno sono ubicate quattro cisterne, alcune tutt'oggi in uso. Il sito gode di una buona localizzazione, in un'area che permette un'abbondante produzione di riso e con accesso sia ai prodotti delle regioni collinari sia, attraverso il fiume Kaladan, a quelli della baia del Bengala. A nord del palazzo-cittadella si trova la collina di Selagiri, dove è ubicata la Pagoda Mahamuni del VI sec. d.C., tradizionalmente attribuita al Buddha Gautama storico; nel 1784, quando il sovrano Bodawpaya conquistò la regione, la statua del Buddha fu trasferita a Mandalay. Il complesso di Selagiri, comunque, è a tutt'oggi un importante luogo di culto e vi sono ancora conservate immagini provenienti dall'originario santuario: effigi di guardiani di porte, di lokapāla (guardiani dei quattro punti cardinali) e Bodhisattva. Uno dei lokapāla, inoltre, reca un'iscrizione, in una scrittura molto simile a quella di epoca Gupta, in cui è riportato il suo nome, Yakshasenapati Panada, e si fa riferimento a uno dei 28 yakṣa del guardiano del nord, Kuvera. Sono inoltre presenti rappresentazioni di nāga che, come i lokapāla, sfoggiano alte acconciature con un diadema frontale e grandi ornamenti per orecchio circolari. La maggior parte delle figure è in posizione seduta, il ginocchio destro sollevato e la gamba sinistra ripiegata sotto il piede destro. Una serie di rilievi identificati a Selagiri ritrae episodi della vita del Buddha, tra cui l'Illuminazione, il Primo Sermone e il Pārinirvāṇa, rivelando la presenza di un profondo influsso Mahāyāna. I rilievi sono datati su base stilistica al VI-VII sec. d.C. e mostrano affinità con la scultura della successiva capitale Vesali.
P. Gutman, Ancient Arakan, with Special Reference to Its Cultural History between the 5th and 11th Centuries (PhD Diss.), Canberra 1976; Tun Shwe Khine, A Guide to Mrauk-U, an Ancient City of Rakhine, Myanmar, Yangon 1992; Shwe Zan, The Golden Mrauk-U, an Ancient Capital of Rakhine, Yangon 1997; P. Gutman, Burma's Lost Kingdoms: Splendors of Arakan, Bangkok 2001.
di Elisabeth Moore
Sito cinto da mura appartenente alla cultura Pyu, ubicato nella municipalità di Wetlet, Divisione di Sagaing (22° 27' Lat. N, 95° 49' Long. E).
Gli scavi furono condotti a più riprese tra il 1904 e il 1967 e, più recentemente, nel 1995. L'area delimitata dalle mura è di 208 ha, poco inferiore a quella del sito di Beikthano, a sud-est di Bagan. Con Shrikshetra e Beikthano, H. è una delle città Pyu meglio documentate. Si ritiene che i siti Pyu risalgano al periodo tra la fine del I millennio a.C. e il IX sec. d.C.; tutti sono caratterizzati da massicce mura di cinta costruite con mattoni e dotate di porte e presentano strutture architettoniche distribuite sia nell'area interna che all'esterno delle mura, tra cui numerose costruzioni simili a stūpa su basamenti. Come Beikthano e Shrikshetra, H. possiede un recinto interno rettangolare, ritenuto una cittadella-palazzo. Su alcuni lati del sito sono state rilevate tracce di fossati e in alcuni settori sono presenti bastioni esterni addizionali. Delle 12 porte presenti nelle mura, 3 sono state scavate; da frammenti carbonizzati di legno provenienti dalle porte e dai pilastri di una vasta sala sono state ottenute datazioni radiocarboniche (60-390 d.C., 120-430 d.C. e 540-780 d.C.) che permettono di collocare la costruzione di tali elementi architettonici tra il I e il IX sec. d.C.
H. è la più settentrionale città Pyu fino a oggi scavata, localizzata nella regione più arida (solo 750 mm ca. di pioggia annui), ma nelle vicinanze di un importante tributario dell'Ayeyarwaddy (Irrawaddy), il fiume Mu. Le cronache del Myanmar (Hmannan Yazawin) riportano la distruzione di H. per un incendio alla fine del IX sec. d.C., ma la presenza a nord del sito della più tarda capitale di Shwebo (XVIII sec. d.C.) e i documenti che parlano di donazioni reali da parte del sovrano Bagyidaw a H. documenterebbero un declino di importanza del sito piuttosto che una sua effettiva distruzione. Evidenze di un'occupazione molto più antica a H. sono venute alla luce grazie a recenti scavi, effettuati soprattutto nell'area a sud delle mura Pyu. La maggior parte dei manufatti proviene da contesti funerari costituiti da sepolture a inumazione, alcune delle quali associate a punte di lancia di bronzo molto simili a quelle rinvenute nella valle del Chindwin e a oggetti caratteristici dei siti della valle del Samon. Tra i rinvenimenti occorre segnalare grandi spade bimetalliche (lama di ferro ed elsa di bronzo), anelli di vetro blu, fasci di acuminate punte di bronzo legate insieme (conosciuti come kye doke), ornamenti floreali per sarcofagi e frammenti di effigi di "dee madri" realizzate in bronzo martellato. Nella stessa area sono stati rinvenuti pendenti zoomorfi (tigri) ed elementi di collana di corniola. I manufatti trovati in questi recenti scavi evidenziano quanto diversa sia la tipologia di oggetti metallici (bronzo e ferro) provenienti da questi strati da quella della cultura Pyu, che utilizzava il bronzo selettivamente per realizzare semplici ornamenti e impiegava il ferro per fabbricare strumenti agricoli, chiodi e cardini necessari per fissare elementi di legno a strutture di mattoni. In questi strati più antichi sono stati comunque rinvenuti anche armi (coltelli, punte di freccia) e piccoli chiodi a quattro punte che venivano gettati al suolo per ostacolare l'avanzata degli elefanti utilizzati durante gli attacchi dai nemici. Vi sono quindi crescenti evidenze di un'occupazione più antica nell'area perimetrale di H., un modello che ulteriori ricerche potranno forse rilevare anche in altri siti Pyu.
Myint Aung, The Excavations at Halin, in JBurmaResSoc, 53, 2 (1970), pp. 55-64; G.H. Luce, Phases of Pre-Pagan Burma, Oxford 1985; Win Maung (Tampawaddy), Samon River Valley Civilization: Recent Information from Field Exploration, Berlin 2002-2003, pp. 126-43; E. Moore, Interpreting Pyu Material Culture. Royal Chronologies and Finger-Marked Bricks, in Myanmar Historical Research Journal, in c.s.
NYAUNGGAN (Nyaung-gan)
v. Chindwin, Valle del
di Elisabeth Moore
Grotta ubicata nei pressi del villaggio di Nyaunggyat (ca. 21° 6' Lat. N, 96° 18' Long. E), nel distretto di Taunggyi, nella regione submontana a ovest dell'Altopiano Shan.
P. venne scavata per la prima volta nel 1969 e successivamente vi furono rilevate pitture murali. A queste ricerche fecero seguito le indagini condotte da H.L. Movius e H. de Terra in alcuni siti del bacino dell'Ayeyarwaddy (Irrawaddy) e in altre aree degli Stati Kachin e Shan. Allo strumentario di pietra del Paleolitico venne attribuito il nome di Anyathiano (ca. 400.000 anni fa), con l'identificazione di un post-Anyathiano (o Neolitico) in cui erano presenti strumenti di tufo silicificato rosa o bianco. Il tecnocomplesso Anyathiano è stato recentemente riconosciuto come composto da ecofatti, ciottoli con fratture e scheggiature provocate dal trascinamento nel letto del fiume e non dall'intervento umano. Nel settore interno della grotta furono rinvenuti anche fauna terrestre e pochi frammenti fittili con impressioni di corda insieme a blocchetti di ematite (ocra rossa). Alcuni campioni di carboni sono stati sottoposti a datazione radiometrica, restituendo una data di 7740±125 anni fa, mentre dall'analisi del collagene osseo sono state ricavate due datazioni più antiche, 11.250±200 e 13.400±200 anni fa, che collocano i rinvenimenti della grotta nel periodo hoabinhiano. L'ocra era stata verosimilmente utilizzata come pigmento per la realizzazione delle pitture murali rinvenute all'interno del riparo roccioso che comprendono rappresentazioni di silhouettes di mani, una delle quali decorata sul palmo da motivi concentrici. Molte altre figure ritraggono animali (tori con vitelli, maiali o cinghiali, un cervo e un pesce di grandi dimensioni). Ulteriori ricerche in corso potranno contribuire a chiarire la natura dell'occupazione di P. e le sue relazioni con siti del Bronzo e del Bronzo-Ferro del bacino centrale.
H. de Terra - H.L. Movius, Research on Early Man in Burma, in TransactAmPhilosSoc, n.s. 32 (1943), pp. 265-464; Aung Thaw, The "Neolithic" Culture of the Padah-lin Caves, in JBurmaResSoc, 52 (1969), pp. 9-23; Id., The Excavations of Padah-lin, in AsPersp, 14 (1971), pp. 123-33; M. Aung Thwin, Burma before Pagan: the Status of Archaeology Today, ibid., 25, 2 (1982-83), pp. 1-20; G. Albrecht - J. Moser, Geröllgeräte aus Schottern des Mekong?, in Tübinger Monographien zur Urgeschichte, 11 (1996), pp. 133-46; M. Aung Thwin, Origins and Development of the Field of Prehistory in Burma, in AsPersp, 40, 1 (2001), pp. 6-35.
v. Bagan
PEIKTHANO-MYO
v. Beikthano
di Elisabeth Moore
Il fiume Samon nasce nella municipalità di Yamethin e scorre a nord fino a confluire nell'Ayeyarwaddy (Irrawaddy), appena a sud di Mandalay; lungo il suo corso sono stati recentemente scoperti numerosi siti dell'età del Ferro (ca. seconda metà I millennio a.C. - primi secoli d.C.), ai quali ci si riferisce con la denominazione di Gruppo Samon (ca. 19° 40' - 22° 00' Lat. N, 95° 30' - 96° 15' Long. E).
Dal 1998 il Dipartimento di Archeologia del Ministero della Cultura ha sottoposto a scavi sistematici molti di tali siti. Essi comprendono necropoli ubicate nella Divisione di Mandalay nei pressi dei villaggi di In-de (municipalità di Taungtha), Kok Ko Kha Hla (municipalità di Wundwin), Myin Oo Hle e Hnaw Kan (municipalità di Mahlaing) e Ywa Htin Kon (municipalità di Pyawbwe). Sono stati individuati anche altri siti, localizzati a est del bacino centrale dell'Ayeyarwaddy (Irrawaddy), mentre il confine meridionale del Gruppo Samon potrebbe essersi esteso fino a Pyinmana. I corredi funerari rinvenuti sono, per forma e composizione, piuttosto diversi da quelli delle necropoli della valle del Chindwin, situate più a ovest, pur condividendo con questi ultimi l'utilizzo di anelli cerimoniali, che però nella valle del S. hanno forma esclusivamente circolare. Insieme agli anelli di pietra nell'area della valle del S. è comunque presente anche un certo numero di esemplari di vetro blu. Tra gli ornamenti più comuni compaiono anche perle di vetro, piccoli dischi (diam. 1-2 cm) di vetro dal viola al verde-blu, rinvenuti intorno alla vita dei defunti, e perle realizzate da pietre semipreziose, come un grano di calcedonio intagliato nella forma di un piccolo elefante. Tra gli altri beni funerari più comuni sono presenti un gran numero di vasi fittili, spade e punte di lancia di ferro e oggetti rituali di bronzo. Alcuni manufatti non hanno confronti in nessun'altra necropoli del Sud-Est asiatico, come alcune figure (alt. ca. 60-90 cm), ottenute da lastre di bronzo martellate, con protuberanze che ricordano i seni e il ventre di una figura femminile e per questo sono state denominate "dee madri". Le figure sono incorniciate da un bordo decorato da disegni curvilinei a doppia punteggiatura, simili per forma alle accette a doppia punta rinvenute nella valle del Chindwin. Tra i manufatti che non trovano corrispettivo nel Sud-Est asiatico vi sono i kye doke, fasci ‒ o pacchetti ‒ di punte di bronzo legate insieme, e ornamenti floreali di bronzo per sarcofagi. La datazione del Gruppo Samon resta incerta, in quanto la scarsa quantità di collagene conservatosi nelle ossa ha impedito di effettuare analisi radiocarboniche. Comparazioni stilistiche e la presenza di ferro e di vetro suggeriscono una datazione tra la seconda metà del I millennio a.C. e i primi secoli dell'era cristiana.
J.P. Patreau - U Pauk Pauk - K. Domett, Le cimetière de Hnaw Kan, Malhaing (Mandalay). Note préliminaire, in Aséanie, 8 (2001), pp. 73-102; Nyunt Han - Win Maung (Tanpawady) - E. Moore, Prehistoric Grave Goods from the Chindwin and Samon River Regions, in A. Green - T.R. Blurton (edd.), Burma: Art and Archaeology, London 2002, pp. 1-7; Win Maung (Tanpawady), Sa-mon River Valley Civilization: Recent Information from Field Exploration, Berlin 2002-2003, pp. 126-43; E. Moore, Bronze and Iron Age Sites in Upper Myanmar: Chindwin, Samon, and Pyu, in SOAS Bulletin of Burma Research, 1, 1 (2003), pp. 24-39.
di Elisabeth Moore
Sito Pyu cinto da mura (18° 48' Lat. N, 95° 17' Long. E) ubicato nella municipalità di Pyay, Divisione di Bago (Myanmar centrale); viene denominato anche Yathet-myo ("città dell'eremita"), Hmawza (dal nome della stazione ferroviaria oggi all'interno delle mura) e Pyay (Prome).
Dopo una visita nel sito nel 1906-1907, Taw Sein Ko vi condusse scavi e interventi di restauro, pubblicando i risultati negli anni successivi. Il sito ha pianta circolare ed è circondato da mura interrotte da imponenti portali e protetto da fossati. Come in altri siti Pyu, le mura e le strutture di Sh. vennero costruite con grandi mattoni, molti dei quali recano impressioni di dita. Sh. è il più meridionale tra i principali siti Pyu, localizzato nell'area di transizione tra la zona arida e il più umido delta ubicato a sud, e gode dunque di un regime pluviale più affidabile rispetto a Halin e Beikthano, dove in assenza di pratiche irrigue la coltivazione può essere compromessa da periodi di scarsa piovosità. Sh. è inoltre la più vasta delle città Pyu: il suo imponente muro di mattoni è largo fino a 30 m e delimita un'area di 1477 ha (30 km2), cinque volte maggiore rispetto a Beikthano (292 ha) e sette volte rispetto a Halin (208 ha). Inoltre, la presenza all'interno del sito di vasti appezzamenti di terreno destinati alla produzione di riso implica che la città sarebbe stata in grado di sostenere un assedio, cosa assolutamente non praticabile a Halin e Beikthano, dove nei terreni ubicati all'interno del recinto potevano essere coltivati soltanto ortaggi e dove, senza scorte sufficienti di cibo, le truppe nemiche avrebbero agevolmente ottenuto vittoria. Nel sito è stato rinvenuto un ricco reliquiario composto da una camera delimitata da grandi lastre di pietra (alt. ca. 1,9 m), all'interno della quale era posto un alto scrigno dorato nella forma di un Albero della Bodhi (alt. ca. 66 cm) che conteneva immagini del Buddha, piccole campane d'oro e d'argento e piatti d'oro con iscrizioni tratte dal Canone Pali. Dai tumuli scavati nelle vicinanze provengono, invece, immagini Hindu, che documentano il sincretismo rituale del sito. La maggior parte dei defunti era cremata e le ceneri deposte in urne di terracotta e sepolte all'interno e all'esterno della cinta muraria, in aree terrazzate, ambienti cerimoniali, stūpa e monasteri. Spesso le urne contenevano offerte preziose: rotoli d'argento e d'oro, monete d'argento e frammenti di giadeite. Per Sh. non sono disponibili datazioni assolute, sebbene le iscrizioni presenti su alcune urne funerarie siano state datate alle fasi finali del IV o al VII-VIII sec. d.C. Il sito comprende inoltre un gran numero di strutture conservatesi (molte delle quali al di fuori del territorio cinto dalle mura), in cui è stata rinvenuta una varietà di manufatti religiosi di influsso Theravada, Mahayana e Hindu, che costituiscono a tutt'oggi il più chiaro documento della cultura Pyu, successivamente incorporata nel regno di Bagan del IX-XIII sec. d.C.
Bibliografia
Pe Maung Tin - G.H. Luce, The Glass Palace Chronicle of the Kings of Burma, Rangoon 1960; G.H. Luce, Phases of Pre-Pagan Burma, Oxford 1985; E. Moore - Aung Myint, Finger-Marked Designs on Ancient Bricks in Myanmar, in Journal of the Siam Society, 79, 2 (1991), pp. 81-102; J. Guy, The Art of the Pyu and Mon, in D. Stadtner (ed.), The Art of Burma, Mumbai 1999, pp. 13-28.
di Elisabeth Moore
Sito (21° 53' Lat. N, 96° 05' Long. E) ubicato ad Amarapura, appena a sud di Mandalay, sul bordo di una riserva d'acqua stagionale, il Taungthaman In.
Evidenze di numerose fasi di occupazione sono state messe in luce da fenomeni di erosione naturale verificatisi lungo il bordo del Taungthaman In e riportate alla luce nel corso di scavi preliminari effettuati nel 1982. Un certo numero di strumenti di pietra e di ceramica è associato a un'officina litica, forse stagionale, da cui provengono manufatti di pietra in diverse fasi di lavorazione: da nuclei scheggiati a manufatti con i bordi levigati fino a strumenti interamente levigati. Le 44 sepolture a inumazione dell'età del Ferro identificate sono datate al 500-100 a.C. circa, mentre la presenza di focolari di argilla ha fornito resti di riso, documentandone la coltivazione. Oltre ad alcune perle di onice nero e anelli cerimoniali di pietra, il sito ha restituito vasi fittili di ceramica color camoscio e grigio scuro, comprendenti piccole ciotole con basi circolari, ad anello o tripodi e ciotole con alto piedistallo. Alcuni manufatti sono molto simili a quelli rinvenuti nei siti del Gruppo Samon, mentre altri oggetti, quali gli strumenti litici, presentano affinità con esemplari rinvenuti a Nyaunggan (valle del Chindwin). Datazioni per termolumiscenza sono state ottenute da manufatti sia di ceramica che di ferro, in particolare un amo rinvenuto sul petto di uno degli inumati, e risalgono al 460±200 a.C. Dunque il sito ha fornito quelle che sono a tutt'oggi le più antiche evidenze dell'uso del ferro, sottolineando l'importanza di T. non solo per la definizione dei limiti cronologici dell'età del Ferro nel Myanmar, ma anche per le sue relazioni con le precedenti fasi di occupazione. A differenza dei siti Pyu, comunque, non sono state rinvenute strutture architettoniche.
Bibliografia
H. de Terra - H.L. Movius, Research on Early Man in Burma, in TransAmPhilSoc, n.s. 32 (1943), pp. 265-464; J. Stargardt, The Ancient Pyu of Burma: Early Cities in a Man-Made Landscape, Cambridge 1990; E. Moore - U Aung Myint, Beads of Myanmar (Burma) Line Decorated Beads amongst the Pyu and Chin, in Journal of the Siam Society, 81, 1 (1993), pp. 53-87; M. Aung Thwin, Origins and Development of the Field of Prehistory in Burma, in AsPersp, 40, 1 (2001), pp. 6-35.
di Elisabeth Moore
Sito cinto da mura ubicato nello Stato Mon del basso Myanmar (16° 56' Lat. N, 97° 22' Long. E).
Le due cinte murarie presenti sono separate da un fossato, mentre nel settore centrale del sito è visibile un'area palaziale. Le strutture buddhiste localizzate all'interno delle mura sono state datate al V sec. d.C. Th. è uno dei numerosi siti cinti da apparati murari di forma irregolare identificati nello Stato Mon, la cui distribuzione si estende a sud fino a Mudon e comprende il settore settentrionale della Divisione di Tanintharyi (Tenasserim). Oltre a Th. sono stati sottoposti a scavi tre siti ubicati nel versante nord-occidentale del Monte Kelasa (354 m): Kyaikkatha (1986-88 e 2000), Winka-Ayetthema e Thagara (2000). Nel corso degli scavi a Th. (1975-76) furono ottenute solo due datazioni, entrambe da frammenti ceramici di provenienza incerta, che collocavano il sito tra il XVI e il XVII sec. d.C., documentando però le fasi tarde di occupazione e non il periodo di fondazione o di costruzione delle mura, che a tutt'oggi rimane oggetto di dibattito. Alcuni manufatti provenienti da siti Mon, quali i mattoni marcati da impressioni di dita e le monete d'argento, appaiono simili a quelli rinvenuti in siti Pyu delle regioni settentrionali, ma l'utilizzazione della laterite e la pianta dei siti Mon costituiscono elementi di diversificazione fra le due culture. A Kyaikkatha (17° 21' Lat. N, 96° 55' Long. E), ad esempio, muri multipli di laterite e di mattoni delimitano sia la città interna, sia la zona fortificata esterna (2500 × 1500 m). I rinvenimenti, tutti di superficie, comprendono perle di vetro blu, utensili di pietra levigata e tavolette votive di terracotta con iscrizioni, mentre un ripostiglio di monete d'argento decorate dalla conchiglia śanka su un lato e sull'altro dal simbolo śrīvatsa, datate al V sec. d.C., è stato rinvenuto in un monastero all'interno del sito. Altri manufatti sono di più difficile datazione, come un certo numero di sculture di laterite tra cui effigi di leoni molto simili a quelle risalenti ai primi secoli dell'era cristiana rinvenute ad Amaravati (India). La fortificazione di siti peninsulari sembra corrispondere alla progressiva adozione e diffusione del buddhismo e del brahmanesimo e alla formazione di comunità monastiche. Una sinergia simile tra la demarcazione di siti e i mutamenti religiosi, sociali e politici si rileva anche nei siti Pyu (Beikthano, Shrikshetra e Halin), a Dhanyawadi e Vesali nella Divisione di Rakhine (Arakan) e nei siti Dvaravati come Nakhon Pathom e Mu'ang Fa Daed (Thailandia). Il loro declino dalla scena politica a partire dall'VIII sec. d.C. circa corrisponde alla formazione di regni caratterizzati da maggiori stratificazione e complessità sociali, quali Bagan (alto Myanmar) e Angkor (Cambogia).
Bibliografia
G.H. Luce, Phases of Pre-Pagan Burma, Oxford 1985; Nai Pan Hla, The Significant Role of the Mon Language and Culture in Southeast Asia, Tokyo 1992; Myint Aung, The Excavations of Ayetthama and Winka, in Studies in Myanmar History, I. Essays Given to Than Tun on his 75th Birthday, Yangon 1999, pp. 17-64; M. Aung Thwin, Lower Burma and Bago in the History of Burma, in A. Leider - P. Gommans (edd.), The Maritime Frontier of Burma: Exploring Political, Cultural and Commercial Interaction in the Indian Ocean World, 1200-1800, Leiden 2000, pp. 25-58.
THAYEKHITTAYA
v. Shrikshetra
di Elisabeth Moore
Sito (20° 40' Lat. N, 93° 09' Long. E), generalmente datato tra il VI e l'VIII sec. d.C.
Presenta una irregolare pianta ovale con perimetro di circa 7 km; un secondo recinto rettangolare, forse la cittadella reale, è presente nel settore centrale del sito. Tale pianta è simile a quella di Dhanyawadi, ubicata 9 km a nord e, come questo, il sito è localizzato lungo un corso d'acqua che confluisce nel fiume Kaladan, permettendo l'accesso alle rotte commerciali marittime attraverso la baia del Bengala. A V. sono state rinvenute monete d'argento e d'oro, su cui sono riportati i nomi di diversi sovrani, che presentano varie combinazioni di motivi, tra cui lo śrīvatsa, presente su monete provenienti da siti Pyu (Beikthano e Shrikshetra) e da siti Dvaravati della Thailandia. Alcuni esemplari recano su una faccia l'effigie di un toro, un motivo comune anche su sigilli di pietra rinvenuti a V. I nomi dei sovrani, insieme a quelli dei primi re di Dhanyawadi, sono riportati in un'iscrizione dell'VIII sec. d.C. del re Anandacanra, attualmente collocata nella Pagoda Shit-thaung della capitale Mrauk-U, risalente al XV-XVIII sec. d.C. e ubicata a sud di Dhanyawadi. Sebbene i sovrani di V. ponessero in relazione la loro dinastia con le divinità Hindu (Shiva e Vishnu), essi praticavano il buddhismo Mahayana. Nel corso degli scavi condotti nel 1980-84 sono state riportate alla luce varie strutture, tra cui una sala per le ordinazioni monastiche (21 × 15 m) e un monastero. La protezione della regalità era invece affidata al dio Vishnu, del quale sono stati rinvenuti molte sculture di pietra e alcuni rilievi scolpiti su lastre di pietra calcarea, una delle quali alta circa 2 m. Un architrave decorato con un bassorilievo rappresentante un makara rinvenuto a Mrauk-U mostra una stretta similitudine con architravi Khmer datati al VII sec. d.C. rinvenuti nei pressi del sito di Sambor Prei Kuk (Cambogia). L'esistenza di scambi con le regioni occidentali è inoltre suggerita dal rinvenimento di un intaglio di origine mediterranea e di sigilli di cornalina che presentano iscrizioni dell'India meridionale, datati al IV sec. d.C.
Bibliografia
Shwe Zan, The Golden Mrauk-U, an Ancient Capital of Rakhine, Yangon 1997; P. Gutman, Vishnu in Burma, in D. Stadtner (ed.), The Art of Burma, Mumbai 1999, pp. 29-37; Id., Burma's Lost Kingdoms: Splendours of Arakan, Bangkok 2001.