L'archeologia del Vicino Oriente antico. Cipro
di Vassos Karageorghis
Isola del Mediterraneo orientale a sud della Turchia e a ovest della Siria, Cipro (gr. ΚύπϱοϚ; lat. Cyprus) si estende su una superficie di 9282 km2 ed è caratterizzata da una complessa orografia e da coste alte e prive di approdi.
Questo cruciale periodo di transizione tra le età della Pietra e del Bronzo trae il nome dai numerosi utensili e dagli ornamenti di rame naturale rinvenuti a Erimi, Lemba, Kissonerga e Soskiou. Gli scavi condotti presso Kissonerga-Mosphilia hanno evidenziato una continuità tra il Neolitico (dalla metà dell'VIII millennio al 3900 a.C.) e il Calcolitico (dal 3900 alla metà del III millennio a.C.), testimoniata dalle strutture abitative circolari e dalle sepolture a fossa. I defunti erano seppelliti all'interno e all'esterno delle abitazioni e in alcuni casi sono attestate necropoli ben distinte dall'abitato, come a Soskiou, vicino a Palaepaphos, dove si riscontrano profonde tombe in forma di bottiglia.
Mentre nel Neolitico prevalevano il timore della morte e il culto dei defunti, le concezioni religiose del Calcolitico si basano sulla venerazione della vita. Un cospicuo numero di figurine di terracotta o pietra ‒ figure nude maschili e femminili, genitali di entrambi i sessi, donne gravide o partorienti ‒ sottolinea l'importanza attribuita all'idea di fertilità e ai suoi simboli. Diversi esemplari rinvenuti a Kissonerga-Mosphilia sono da associare con il modello di argilla di un "santuario"; uno di questi rappresenta una donna al momento del parto, con il capo e le braccia del neonato dipinti tra le gambe, sul fondo dello scranno gestatorio. Tali figurine, di terracotta, picrite o calcare, testimoniano capacità artistiche altamente evolute, riscontrabili anche nell'alto livello qualitativo della ceramica. Quest'ultima, ampiamente diffusa, presenta un vasto repertorio di forme, decorate in rosso o bruno su fondo biancastro.
Dopo le distruzioni causate dai sommovimenti che interessarono l'Anatolia intorno alla metà del III millennio a.C., nella cultura cipriota intervennero alcuni cambiamenti, apportati probabilmente da una nuova ondata di immigrazioni; tra le innovazioni di origine anatolica sono da ricordare l'attività metallurgica, l'introduzione delle tombe a camera, dei sigilli a stampo, delle perle di faïence, nonché di un nuovo repertorio di ceramica. Il lungo periodo di isolamento a cui Cipro era stata sottoposta durante il Neolitico e il Calcolitico ebbe così termine con l'inizio del Bronzo Antico, che dura dal 2500 al 1850 a.C. circa. Nella parte iniziale del periodo, di tipo transitorio e nota come "fase culturale di Philia", assai sensibili sono le influenze culturali dell'Anatolia, come dimostrano, ad esempio, i resti architettonici rinvenuti a Sotira-Kaminoudhia, sulla costa meridionale dell'isola. Le abitazioni sono caratterizzate da numerosi ambienti a quattro lati; la ceramica, rossa lustrata, reca occasionalmente decorazioni incise. Ornamenti d'oro e d'argento fanno la loro prima comparsa, mentre strumenti di rame e armi sono attestati in numerose tombe, ad esempio, a Philia, Vasilia, Morphou-Chrysiliou, Haghia Paraskevi, Kyra-Alonia, Sotira-Kaminoudhia.
La fase matura dell'età del Bronzo si estende per circa mille anni. Benché questo periodo sia noto principalmente attraverso le necropoli (come quelle di Vounous, Lapithos, Kotchati, Margi, Limassol, Episkopi), è ampiamente dimostrato che si tratta di un momento di grande prosperità e di estesi contatti commerciali con l'estero: nel XVII sec. a.C. Cipro, col nome di Alashiya, era nota presso la corte reale mesopotamica di Mari come paese produttore di rame, le cui ricche miniere erano già sfruttate all'inizio del Bronzo Medio; anche la diffusione della ceramica cipriota, originale per forme e decorazioni (sia incise sia a rilievo), testimonia gli stretti contatti di Cipro con l'Anatolia e con alcune aree dell'Egeo e del Levante. Nelle tombe compaiono idoli con sembianze umane, forse riproduzioni in miniatura di statue di culto di pietra o di legno di più grandi dimensioni. È certo che in quest'epoca esistessero luoghi di culto poiché in alcune tombe di Vounous e Kotchati sono stati rinvenuti dei modelli di edifici identificabili come santuari. Il bue, originario dell'Anatolia e simbolo di fertilità, e altri quadrupedi, serpenti e uccelli, così come scene di vita quotidiana, compaiono a rilievo sui vasi, illustrando le attività abituali e le concezioni religiose della popolazione.
Intorno al 1600 a.C., in concomitanza con la dominazione Hyksos in Egitto, i rapporti di Cipro con l'Egitto divennero stretti al pari di quelli con il Levante. Le relazioni con l'Egeo, già avviate ma di minore portata, si intensificarono dopo l'espulsione degli Hyksos dall'Egitto. Verso il 1500 a.C. i Ciprioti assimilarono dal mondo minoico, adattandola al loro linguaggio, una scrittura simile alla lineare A cretese: si tratta della scrittura minoico-cipriota, nota attraverso un certo numero di tavolette incise. Il passaggio potrebbe essere avvenuto in territorio siriano, dove sia Ciprioti che Cretesi avevano interessi commerciali presso la città cosmopolita di Ugarit. Tale forma di scrittura restò in uso a Cipro fino all'XI sec. a.C., quando si evolvette nella scrittura sillabica cipriota usata per il greco.
Il XIV sec. a.C. vede nuovamente Cipro in stretto contatto con l'Egitto, come attesta la corrispondenza tra il re di Alashiya e il faraone, che chiedeva lingotti di rame in cambio di merci di lusso. Gli scavi condotti sul relitto di Uluburun, presso la costa sud-occidentale della Turchia, hanno dimostrato l'importanza del commercio cipriota del rame: il relitto ha infatti restituito 155 lingotti di tale metallo ‒ del peso complessivo di circa 10 t ‒ assieme a merci provenienti da altre zone dell'Egeo e del Mediterraneo orientale. Nelle vivaci forme dell'arte cipriota, che pur si sviluppò in senso indipendente, sono evidenti le tendenze derivate da tali aree culturali. Verso ovest il commercio del rame portò all'allargamento dei contatti di Cipro fino al Mediterraneo centrale, dove manufatti ciprioti sono stati trovati in Sardegna e a Thapsos e Agrigento in Sicilia; qui sono state trovate anche imitazioni di ceramica cipriota.
Sull'isola si svilupparono importanti città, come Enkomi sulla costa orientale, Kition, Hala Sultan Tekke, Kalavassos, Maroni, Klavdia, Arpera, Kourion su quella meridionale e Palaepaphos su quella occidentale. I rivolgimenti che si verificarono nell'Egeo verso il 1200 a.C. o poco dopo, con il collasso dell'impero miceneo e la distruzione di Troia, non furono privi di conseguenze per Cipro. Alcuni gruppi dei cosiddetti Popoli del Mare, provenienti da ovest e solitamente definiti Achei, si stabilirono a Cipro in approdi fortificati (Maa-Palaikastro, Pyla-Kokkinokremos) e causarono l'abbandono di insediamenti fiorenti, come Kalavassos-Haghios Dimitrios, la distruzione di Enkomi e la ricostruzione di Kition. I Popoli del Mare conobbero una fioritura sia politica sia culturale, con il sostegno anche di altre ondate di immigrazione, e al volgere dell'XI sec. a.C. guadagnarono una posizione di predominio politico e si spostarono in nuove città, come Salamina, dove introdussero la loro architettura funeraria, diffondendo le loro usanze e il loro stile anche nella ceramica (Micenea IIIC:1b di fattura locale), nell'architettura (focolari nelle sale comuni e fortificazioni ciclopiche), nella simbologia religiosa (cd. "corna di consacrazione"), nella fattura delle armi (spade e schinieri) e negli oggetti d'uso comune (fibulae).
L'architettura delle città ricostruite, come Enkomi, Kition, Palaepaphos, è caratterizzata da edifici pubblici realizzati con grossi blocchi squadrati secondo uno stile iniziato già nel XIII sec. a.C., come dimostra l'edificio con funzione palaziale-amministrativa scavato a Kalavassos-Haghios Dimitrios. Nelle principali città vennero eretti santuari monumentali. Tra le opere d'arte di questo periodo, notevoli sono due statue bronzee di culto da Enkomi, raffiguranti divinità, e un certo numero di sostegni a quattro lati, pure di bronzo, decorati a giorno. A Enkomi e Kition sono attestate attività metallurgiche associate a pratiche religiose.
Mentre la nascita di nuove città a Cipro è evocata nei miti di fondazione da parte degli eroi greci dopo la guerra di Troia, la più antica testimonianza dell'uso del greco è un'iscrizione sillabica su un obelòs di bronzo, rinvenuto in una tomba di Palaepaphos dell'XI sec. a.C.: essa reca il nome proprio Opheltes nel genitivo caratteristico del dialetto arcadico. L'inizio dell'età del Ferro vede dunque l'isola divisa in dieci regni, destinati poi a identificarsi con le fiorenti città di età arcaica e classica. Il processo di simbiosi tra gli immigrati greci e gli indigeni non fu tra i più facili; la popolazione autoctona si riunì progressivamente ad Amatunte, sulla costa meridionale, dove conservò la propria lingua non greca fino al IV sec. a.C. Dopo duecento anni, noti come "secoli bui", si assiste al rapido sviluppo delle città-stato cipriote, avvenuto probabilmente in conseguenza del nuovo impeto economico apportato dai Fenici. Quando essi lasciarono la madrepatria, espandendosi verso ovest, si stabilirono dapprima a Kition, sulla costa orientale di Cipro, e poi in varie parti dell'isola. Da un'iscrizione fenicia rinvenuta nel tempio di Astarte a Kition, databile all'800 a.C. circa, si apprende che i Fenici tentarono presto di ottenere il dominio delle regioni minerarie sulle montagne, dove potevano anche reperire il legno necessario alla costruzione di navi.
I Fenici raggiunsero presto il controllo politico di Kition, che durò circa cinquecento anni, fino all'inizio della dominazione assira sull'isola, nel 709 a.C. Sostenuti dai sovrani persiani di Cipro, i re fenici di Kition estesero il loro dominio su Idalion e Tamassos. A Idalion gli scavi hanno restituito un edificio nei cui magazzini sono state rinvenute numerose iscrizioni di carattere economico e che si ritiene essere il "palazzo" della città di età classica. Un altro sito in cui la presenza fenicia fu forte è Amatunte, dove una necropoli era destinata alla popolazione fenicia; è stato anche proposto che ad Amatunte e non a Kition sia da associare il nome Qrtḥdšt ("città nuova"), ricorrente nelle iscrizioni.
Benché nell'VIII e nel VII sec. a.C. l'isola di Cipro fosse sotto gli Assiri, i sovrani ciprioti godettero di un elevato grado di indipendenza, purché venissero regolarmente pagati i tributi ai re assiri. Fu questo il periodo in cui i sovrani ciprioti raggiunsero il grado più elevato di potere e prosperità, come testimoniano la pompa e lo sfarzo delle tombe monumentali dei re di Salamina, con il loro corredo di mobilio d'avorio e calderoni di bronzo. Nei dromoi delle tombe reali sono stati trovati resti sacrificali di schiavi, cavalli e carri, secondo un'usanza funeraria che richiama le descrizioni omeriche dell'Iliade, tanto che è stata avanzata l'ipotesi che proprio la conoscenza del poema omerico fosse all'origine dell'introduzione di tali pratiche presso la corte reale di Salamina. Durante questo periodo l'arte cipriota raggiunse un elevato livello qualitativo. Di particolare importanza nella pittura vascolare è lo sviluppo dello stile cosiddetto "a campo libero" (Free-Field); rilevante anche la comparsa di sculture di grandi dimensioni di terracotta e di pietra, queste ultime rinvenute in molti santuari dell'isola. Tra questi sono importanti quelli urbani di Astarte a Palaepaphos e Kition, nonché quello di Apollo a Kourion.
Nel 560 a.C. il sovrano egizio Amasis pose fine alla supremazia assira su Cipro, ma il suo dominio durò solo fino al 525 a.C., quando l'isola fu conquistata dai Persiani. La dominazione persiana ebbe una durata di circa due secoli e fu punteggiata da continue guerre di liberazione, che videro impegnate anche forze greche. Il coinvolgimento greco negli affari ciprioti ebbe profonde ripercussioni nella politica e nella cultura dell'isola, dove infatti nacque un forte movimento filoellenico che portò alla dipendenza culturale e artistica di Cipro da tutto ciò che fosse di origine greca. La reazione persiana, tuttavia, perseguì una valida strategia, riuscendo a dividere i sovrani ciprioti in due partiti antagonisti e perpetuando le discordie e le guerre tra di essi. Alla fine del V sec. a.C. una grande personalità politica fece la sua comparsa a Salamina: il re Evagora I, la cui ambizione era quella di unire sotto il suo governo i vari regni di Cipro e di aiutare gli Ateniesi nel loro programma egemonico contro i Persiani. Lotte interne e l'azione della diplomazia persiana non consentirono la realizzazione di tale aspirazione; tuttavia, durante il suo regno, Evagora introdusse a Cipro l'alfabeto greco per sostituire, almeno parzialmente, la scrittura sillabica; artisti greci erano attivi alla sua corte e opere d'arte greche furono largamente importate sull'isola. Egli fu il primo sovrano a battere moneta d'oro, a dimostrazione di un potere e di privilegi non inferiori a quelli del potente re persiano.
Alessandro Magno liberò l'isola dalla dominazione persiana con l'aiuto dei re ciprioti durante l'assedio di Tiro. Tuttavia la sorte di Cipro dopo la morte del Macedone non fu delle più felici: l'antagonismo tra i suoi successori, Antigono e Tolemeo, portò alla distruzione dell'intera famiglia reale di Salamina; Diodoro narra che l'ultimo sovrano della città, Nicocreonte, si suicidò e il resto della famiglia rimase sepolto sotto le ceneri del palazzo. Gli scavi della necropoli di Salamina hanno portato alla luce quelli che potrebbero essere i resti della pira e del cenotafio di Nicocreonte e dei membri della famiglia reale, tragicamente periti nel 311 a.C. A Kition, nel 312 a.C., l'uccisione da parte di Tolemeo I di Poumyaton, l'ultimo re fenicio, pose fine alla sua dinastia. Sotto i Tolemei Cipro venne unificata, i regni furono aboliti e si coniò moneta comune per tutta l'isola. I Tolemei vi introdussero il loro sistema di governo e le loro istituzioni politiche, amministrandola dalla loro capitale, Alessandria d'Egitto. Ad Amatunte fu realizzato un importante approdo per favorire il trasporto del frumento e del legname verso Alessandria.
Cipro passò sotto il dominio romano nel 58 a.C., mantenendo tuttavia la sua cultura ellenistica; il greco continuò a essere la lingua ufficiale e le istituzioni greche rimasero in vita ininterrottamente. Gli imperatori romani, Traiano e Adriano in particolare, favorirono le città greche di Cipro, soprattutto Salamina, con l'erezione di edifici pubblici come il ginnasio e il teatro, che vennero adornati da sculture di marmo. Nella nuova capitale, Paphos, alcune eleganti ville romane con pavimenti mosaicati sono state riportate alla luce; tra queste la Villa di Teseo, che potrebbe essere stata la residenza del governatore locale. I terremoti succedutisi verso la metà del IV sec. d.C. distrussero le città antiche di Cipro segnando la fine dell'antichità e della religione pagana. Il cristianesimo, introdotto nell'isola dagli apostoli Paolo e Barnaba, si diffuse rapidamente; le città ricostruite dopo i sismi del IV secolo sono ormai città cristiane: attraverso l'influenza di Bisanzio, Cipro riallacciò così i contatti col mondo greco.
Bibliografia
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di Vassos Karageorghis
Località situata nella parte più settentrionale della Baia di Salamina, 3 km circa a sud-est del villaggio di Gastria. Nel 1973 il Dipartimento delle Antichità di Cipro vi ha scavato alcune tombe databili all'XI sec. a.C.; numerose altre sono state rinvenute da saccheggiatori, che hanno venduto i corredi a collezionisti privati. Nelle vicinanze sono state individuate una necropoli del periodo Cipriota Tardo II e un'altra del periodo Cipriota Arcaico I.
La necropoli di A. risale invece alla fine del Cipriota Tardo III (secondo quarto dell'XI sec. a.C.). L'architettura funeraria presenta caratteri di novità rispetto alla tradizione dell'isola: le tombe sono costituite da una piccola camera a forma rettangolare o irregolare e da un lungo e stretto dromos, che discende verso la camera. Lo stomion ha spesso la stessa ampiezza del dromos ed è chiuso da un cumulo di pietrame; il dromos e lo stomion non sono in genere in asse con la camera. Tombe simili sono state trovate a Kourion, Lapithos, Salamina e Palaepaphos. Tra le tombe scavate una è di tipo differente: presenta infatti un pozzo di forma rettangolare. Su uno dei lati lunghi del pozzo si trova una camera separata da un muro divisorio di pietrame. Quest'ultimo tipo di sepoltura potrebbe derivare da tradizioni locali, mentre il primo, caratterizzato dal lungo e stretto dromos, è certamente miceneo. La sua presenza nell'isola potrebbe essere collegata agli avvenimenti di questo periodo, in particolare all'arrivo di nuovi popoli dall'Egeo, che introdussero non solo la loro architettura funeraria ma anche nuovi stili artistici e una nuova religione.
Le tombe di A. presentano un orientamento costante, osservabile in altre sepolture dell'isola, ad esempio, nelle necropoli di Palaepaphos-Skales e di Kourion-Kaloriziki, e che può essere messo in relazione con le necropoli di Rodi dello stesso periodo. Le tombe furono utilizzate per una sepoltura singola a inumazione, eccetto in un caso, dove sono state trovate due sepolture all'interno della stessa camera. I corredi sono costituiti soprattutto da ceramica, ma non mancano gioielli d'oro e alcuni bronzi (tra cui tre placche di un corsetto probabilmente a carattere votivo). In una tomba è stato trovato un vaso a tre anse del periodo Miceneo IIIA: si tratta con ogni probabilità di un cimelio o di un oggetto proveniente da una sepoltura di un'altra necropoli. La ceramica della necropoli di A. appartiene soprattutto al tipo detto Proto-White Painted e Proto-Bichrome. Le forme sono per lo più nuove, introdotte da popolazioni egee, come stirrup jars (giare a staffa), pissidi, kalathoi, kylikes, ma si trovano anche alcune forme di derivazione vicino-orientale, come le bottiglie a corpo fusiforme, e anche vere e proprie importazioni dall'Oriente, come le fiaschette lenticolari. Il vasellame di stile Proto-White Painted e Proto-Bichrome è riccamente decorato con motivi geometrici e astratti, come triangoli campiti o compositi, scacchi, linee ondulate di colore marrone scuro, arancione o nero. Nero e porpora sono usati solo nella ceramica Proto-Bichrome. La necropoli di A. testimonia i cambiamenti politici e culturali che si verificarono a Cipro durante la prima metà dell'XI sec. a.C., cambiamenti caratterizzati dalla forte presenza egea, che peraltro non interruppe i legami con l'Oriente.
V. Karageorghis, Alaas, a Protogeometric Cemetery in Cyprus, Nicosia 1975; M. Iacovou, The Pictorial Pottery of Eleventh Century B.C. Cyprus, Göteborg 1989, pp. 8-11, 31-38, 47-55; V. Karageorghis, The End of the Late Bronze Age in Cyprus, Nicosia 1990, pp. 30-31.
di Sophocles Hadjisavvas
Moderno villaggio cipriota situato 15 km a nord-ovest di Limassol, a un'altitudine di 250 m s.l.m.; nell'area è stato individuato un insediamento del Bronzo Tardo che comprende i due siti di Paliotaverna e di Pano Mandilaris, esplorati dal Dipartimento delle Antichità di Cipro tra il 1984 e il 1987 e a partire dal 1991. Pano Mandilaris costituisce la parte inferiore dell'insediamento, mentre Paliotaverna la zona più alta.
Nella parte inferiore gli scavi condotti su un'area di 1000 m2 circa hanno messo in luce diverse abitazioni disposte per lo più intorno a una corte interna. Una piccola piazza e una strada furono utilizzate come area sepolcrale dell'insediamento; sono state scavate otto tombe appartenenti al periodo compreso tra il Cipriota Tardo IB (1575-1475 a.C.) e il Cipriota Tardo IIIA (1200-1125 a.C. ca.), che hanno restituito ceramica, gioielli d'oro, sigilli cilindrici e oggetti di bronzo. L'abitato comprendeva due santuari e un luogo di culto familiare; qui la divinità principale, documentata dagli ex voto nell'area sacra, era il toro, come risulta dal rinvenimento di più di trenta statuine e impronte di sigillo. Nell'abitato si sono trovati mantici, scorie e un lingotto di bronzo "a pelle di bue" in miniatura, che testimoniano l'esistenza di attività metallurgiche, oltre a numerose brocche con filtro, che possono essere considerate i prototipi delle "caraffe da birra" filistee. L'economia dell'abitato si basava certamente sull'agricoltura: lo dimostrano il gran numero di macine e di pestelli trovati nelle case e gli spazi aperti riservati alle attività agricole. L'insediamento era infatti situato su un pianoro di forma triangolare circondato da un'ampia zona arabile e da due fiumi.
Gli scavi condotti a Paliotaverna dal 1991 hanno rivelato i resti di due edifici di pietra squadrata, separati da una strada: quello inferiore è stato molto danneggiato dall'aratura e ne rimangono solo parte delle fondazioni, i pavimenti e due basi di pilastri quadrati. L'edificio superiore è uno dei più imponenti complessi di pietra squadrata tra quelli rinvenuti nell'isola e la tecnica costruttiva presenta strette affinità con quella riscontrata a Enkomi e a Kition. La struttura, a pianta rettangolare con ingresso centrale, era utilizzata come edificio pubblico e includeva un santuario con un focolare e due colonne isolate. La presenza di un'entrata sul retro e di un muro esterno di sostegno induce a pensare che la costruzione si estendesse oltre la parte scavata. Il plinto è formato da imponenti conci ornati con margini abbozzati e bugne. Uno di questi blocchi misura 4,92 × 0,75 × 0,45 m e pesa più di 3 t. Larghi ortostati con bordi abbozzati formano il corso inferiore del muro, largo 1,4 m, mentre quello superiore era di mattoni crudi. Questi edifici sono contemporanei ai resti di Pano Mandilaris, situati a 250 m di distanza. Entrambi appartengono a una grande città sviluppatasi alla fine del Bronzo Tardo, dal Cipriota Tardo IIC (1325-1200 a.C. ca.) al Cipriota Tardo IIIA (1200-1125 a.C. ca.).
Due frammenti di pithos decorati a impronte con immagini di carri, trovati nel 1992 a Paliotaverna, sembrano essere stati ottenuti dallo stesso sigillo cilindrico che produsse due identiche impronte trovate a Pano Mandilaris qualche anno prima. I rinvenimenti testimoniano una cultura materiale tipicamente cipriota. La presenza di una società complessa è dimostrata dagli edifici a conci e dalle ricche sepolture. La scarsa presenza di manufatti importati indica che gli abitanti praticavano solo un commercio interregionale e non internazionale, basato principalmente sulla produzione di rame: A. infatti è l'abitato del Cipriota Tardo più vicino alle miniere di rame dal massiccio di Tróodos.
Il sito fu abbandonato al termine dell'età del Bronzo. Nella parte inferiore dell'abitato non vi sono tracce di distruzione violenta, mentre l'edificio di pietra squadrata nella zona superiore venne distrutto dal fuoco, come accadde in molti siti coevi.
Bibliografia
S. Hadjisavvas, Alassa, a New Late Cypriote Site, in RDAC, 1986, pp. 62-67; Id., A Late Cypriote Community at Alassa, in J. Peltenburg (ed.), Early Society in Cyprus, Edinburgh 1989, pp. 32-42; Id., LCIIC to LCIIIA without Intruders: the Case of Alassa-Pano Mandilaris, in J.A. Barlow (ed.), Cypriot Ceramics. Reading the Prehistoric Record. Proceedings of an International Conference Held at the University Museum of Archaeology and Anthropology (October 1989), Philadelphia 1991, pp. 173-80; Id., Alassa Archaeological Project 1991-1993, in RDAC, 1994, pp. 107-14.
di Vassos Karageorghis
Antica città sulla costa meridionale di Cipro, circa 10 km a est della moderna Limassol, A. (gr. ΑμαθούϚ; lat. Amathus) è stata variamente identificata con Qrtḥdšt, la "città nuova", menzionata nella lista dei regni ciprioti di Esarhaddon e Assurbanipal, e con Nuri ([Ki]nuria, Kinyreia), che compare nella stessa lista. Su entrambe le ipotesi non è però possibile trarre conclusioni definitive.
Tra i dieci regni dell'isola è l'unico senza una leggenda di fondazione e senza preesistenze nel Bronzo Tardo; il materiale ceramico più antico rinvenuto nella città e nella vasta necropoli lungo la costa si data infatti a partire dalla seconda metà dell'XI sec. a.C. Nella necropoli sono documentate tombe micenee con il caratteristico dromos lungo e stretto, che conduce alla camera sepolcrale; il corredo rinvenuto in queste tombe più antiche abbonda di oggetti di bronzo e ceramica. Un obelòs bronzeo di un tipo caratteristico nel Mediterraneo centrale, il primo attestato a Cipro, insieme alla ceramica di produzione levantina può essere indizio di rapporti commerciali a lungo raggio. Il quadro che si desume dall'evidenza archeologica e che attesta una città fiorente già nell'XI sec. a.C. non deve necessariamente far ipotizzare una fondazione fenicia, anche se indubbiamente fu rilevante il ruolo (religioso, culturale e probabilmente politico) svolto dai Fenici a partire dall'VIII sec. a.C.
Nell'VIII sec. a.C. la città era dunque un centro importante e prospero, forse anche grazie alla vicinanza delle miniere di rame di Kalavassos e di quelle presso le pendici meridionali delle montagne di Tróodos. Le sepolture di questo periodo hanno restituito numerosi esempi di ceramica fenicia e greco-orientale (in realtà la più antica ceramica greca ad A. risale al X sec. a.C.): entrambe le produzioni hanno esercitato una grande influenza, nelle forme e nella decorazione, sulla ceramica locale. Lo sviluppo di A. a partire dall'VIII sec. a.C. è dovuto proprio alla sua posizione sulla rotta tra l'Egeo e l'Oriente: questo è infatti il periodo dell'espansione dei Greci (soprattutto Euboici) nel Mediterraneo orientale, con le fondazioni coloniali in Asia Minore e in Siria, e della crescente influenza dei Fenici, che avevano già il controllo di Kition.
L'influenza fenicia ad A. si accrebbe tra l'VIII e il VI sec. a.C., in concomitanza del consolidarsi del ruolo politico e culturale dei Fenici a Kition. Le sepolture di questo periodo documentano bene tale fase: i corredi comprendono infatti non solo ceramica dell'orizzonte di Kition, ma anche figurine di terracotta, figurine del tipo di Astarte, naiskoi di argilla, suonatori di tamburello, maschere antropomorfe e figure umane che indossano maschere, le quali testimoniano grandi affinità con il mondo fenicio. È probabile che, almeno tra il tardo VIII e la prima metà del VII sec. a.C., parte della popolazione di A. fosse di fatto fenicia. Le maschere d'argilla leonine e taurine e quelle di Khumbaba, ampiamente attestate nelle tombe di A., suggeriscono la presenza di riti religiosi ciprioti, ma con un carattere spiccatamente vicino-orientale. Teste hathoriche nella scultura e nella pittura vascolare documentano il culto ad A. della dea egizia Hathor a partire dal VI sec. a.C., forse in connessione con l'occupazione di Cipro da parte del faraone Amasis nel 570 a.C.
Un ritrovamento importante è quello di un tofet a sud dell'acropoli, il primo del suo genere rinvenuto a Cipro e con tutta probabilità pertinente alla comunità fenicia di A. Qui sono state messe in luce migliaia di vasi, prevalentemente dinoi, disposti regolarmente in file e su diversi livelli. I recipienti, databili dall'VIII al VI sec. a.C., contenevano resti incinerati di bambini (e in alcuni casi anche resti di uccelli e astragali di piccoli quadrupedi). Le tombe di VI sec. a.C. hanno restituito numerosi amuleti egiziani, scarabei di faïence e sigilli di pietra, con elementi iconografici greci e fenici. La prosperità di A. crebbe in modo considerevole dopo la rivolta ionica del 499 a.C., nel corso della quale la città si schierò con i Persiani. Dalla monetazione di questo periodo si ricava il nome di Wroikos, che fu re negli anni tra il 460 e il 450 a.C. circa. Tra le sculture più notevoli del V sec. a.C., con influssi greci e fenici, sono un sarcofago di calcare con figure a rilievo (New York, Metropolitan Museum), un sarcofago antropoide di marmo e un capitello hathorico (entrambi nel Museo di Limassol).
Sull'acropoli, presso il santuario di Afrodite, è stata rinvenuta un'iscrizione bilingue greco-cipriota in caratteri sillabici. Si tratta di una dedica da parte del re Androkles ad Afrodite Kypria, databile al IV sec. a.C. È la prima menzione del suo culto sull'acropoli, attestato fino all'età romana: resti del tempio romano di Afrodite, con capitelli di tipo nabateo, sono stati messi in luce sulla sommità dell'acropoli. Alla fine del IV sec. a.C. risale il grande porto realizzato dai Tolemei, probabilmente per il trasporto di grano e di legname ad Alessandria. Scavi sull'acropoli hanno messo in luce i resti di un palazzo, di fortificazioni di età arcaica ed ellenistica e di altre strutture. Nella città bassa sono ancora visibili i resti dell'agorà, di una fontana pubblica, delle terme e di una conceria di età tardoantica. La città fu particolarmente colpita dalle incursioni arabe del VII sec. d.C., che ne determinarono il declino, dopo essere stata, per tutta l'età tarda, uno dei più importanti centri urbani della costa meridionale di Cipro.
Bibliografia
In generale:
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di Vassos Karageorghis
Sito del Bronzo Tardo presso l'estuario del fiume Pedieos, sulla costa orientale di Cipro non lontano dalla Baia di Salamina. Il sito, forse collegato al mare da un canale navigabile e protetto da un crinale roccioso, ricopre un'area di 400 × 350 m.
A partire dalla fine del XIX secolo è stato oggetto di indagini periodiche, dapprima da parte del British Museum e della Missione Svedese a Cipro, che intrapresero lo scavo di alcune tombe, e, dopo il 1934, di una missione francese coadiuvata dal Dipartimento delle Antichità di Cipro. Trattandosi della prima città del Bronzo Tardo a essere scavata, e a motivo delle sue dimensioni e importanza, E. venne identificata dall'archeologo C. Schaeffer con la città di Alashiya, menzionata a partire dal XVII sec. a.C. in documenti del Vicino Oriente come centro di produzione del rame. Alla fine del Bronzo Medio lo sviluppo del commercio del rame con il Levante e l'Egitto può aver favorito insediamenti, come E., prossimi al mare.
Già nel Cipriota Tardo I (ca. 1600 a.C.) fu costruita una fortezza all'estremità settentrionale della città, in conseguenza delle condizioni politiche instabili che allora caratterizzavano Cipro e che portarono alla costruzione di fortificazioni anche in altre zone dell'isola. Tale struttura è a pianta rettangolare (34 × 12 m), con massicce mura esterne e diversi ambienti. La porta a sud-ovest era protetta da una torre rettangolare; scale interne alle stanze conducevano a un piano superiore e al tetto. L'importanza di E. nel Bronzo Tardo è attestata dal fatto che ha restituito i più antichi e più numerosi documenti iscritti di tutte le città cipriote del periodo. Una tavoletta frammentaria con segni di scrittura minoico-cipriota è stata rinvenuta in livelli databili al 1500 a.C. Alla metà del XV sec. a.C., ristabilitasi la pace nel Mediterraneo orientale, E. fiorì come centro metallurgico, come attestato da numerose testimonianze. Il minerale veniva trasportato dalle miniere, fuso nelle officine urbane ed esportato in lingotti a forma di pelle di bue; alcuni di essi sono stati rinvenuti negli scavi del sito.
L'architettura domestica di E. è nota da diversi esempi. Le case si articolano su un cortile rettangolare con ambienti disposti su tre lati; questi includono sale da bagno e latrine dotate di efficaci sistemi di scarico. Nel cortile delle case sono talvolta presenti delle tombe, principalmente a camera scavate nella roccia; vi sono inoltre tre tombe a volta (tholoi), una delle quali data all'inizio del XVI sec. a.C., mentre le altre sono di poco più tarde; il prototipo potrebbe essere di ambito vicino-orientale. Vi sono anche sette tombe costruite con bei blocchi squadrati; alcune di esse hanno dromoi a gradini e sono rapportabili a coevi monumenti funerari di Ugarit, in Siria. La ricchezza delle tombe del Cipriota Tardo II (XIV e XIII sec. a.C.), che contenevano numerosi vasi micenei, ornamenti d'oro, vasi d'alabastro e faïence, scarabei e amuleti di faïence, testimonia non solo della prosperità della città, ma anche dei contatti con l'esterno e dell'attività di commercio del rame con il resto del Mediterraneo.
E. ha restituito diversi edifici pubblici, successivi alla distruzione della città da parte dei Popoli del Mare all'inizio del XII sec. a.C. Tra questi è l'Edificio 18, che occupa un intero isolato. La facciata principale, rivolta a sud, è lunga 40 m e ha 4 porte e 4 finestre. I muri sono costruiti con blocchi squadrati, alcuni lunghi oltre 3 m. I vari ambienti interni si affacciano su una corte centrale. Conci di pietra venivano impiegati anche per la costruzione di santuari. In uno di essi è stata rinvenuta la statua bronzea di una divinità giovanile, imberbe, che indossa una corta veste e un copricapo dotato di corna; le caratteristiche somatiche sono greche, mentre la postura delle braccia è vicino-orientale. Sulla scorta di iscrizioni più tarde è possibile identificare il personaggio con Apollo Alasiotas o Apollo Keraeatas. Il santuario è costituito da una vasta sala, la cui copertura è sostenuta da due pilastri, e da diversi ambienti per il culto; nella sala si trovavano un altare sacrificale e una tavola per le offerte, attorno ai quali sono stati rinvenuti crani di bue e di altri animali provvisti di corna, nonché un gran numero di ciotole.
Adiacente al santuario maggiore ve ne è un secondo, probabilmente dedicato a una divinità femminile e consistente in una sala esterna con un focolare-altare e una tavola per le offerte. Un ulteriore santuario, sempre di blocchi squadrati, è composto da un propileo e da una cella. Al centro di quest'ultima era la base rettangolare di un pilastro a sostegno del tetto, che richiama forse il culto del pilastro dei santuari egei. Nel terzo santuario venne rinvenuta la statua bronzea di una divinità barbata stante e in armi, su una base a forma di lingotto di rame, identificata con la divinità protettrice delle miniere di rame di Cipro. Il santuario, databile alla metà del XII sec. a.C., è articolato intorno a una corte rettangolare con focolare-altare e banchine lungo i muri per la deposizione delle offerte. La statua proviene dalla piccola cella all'angolo nord-orientale dell'edificio, dove furono anche rinvenuti numerosi bucrani. All'esterno della cinta urbana, presso la porta settentrionale, è un quarto santuario.
Sono state rinvenute diverse officine per la fusione del rame, con fornaci e pile di frammenti di rame. Contrariamente ai santuari e agli altri edifici pubblici posti al centro della città, le officine si trovavano all'estremità orientale, lungo la cinta muraria, disposte in maniera che i venti provenienti da sud potessero spazzare via i vapori tossici prodotti dalle fornaci, secondo un criterio osservabile anche a Kition. La città era circondata da un possente muro di fortificazione costruito con grandi blocchi grezzi disposti su due file parallele, alte circa 1,5 m, e rafforzato da torri a intervalli irregolari; la sovrastruttura era di mattoni crudi. Queste mura, cosiddette "ciclopiche", furono introdotte dalle popolazioni egee insediatesi all'inizio del XII sec. a.C. Strade rettilinee collegavano le porte alle opposte estremità, intersecandosi ad angolo retto secondo una griglia viaria di estrema efficienza; al centro della città era una piazza pavimentata.
Un fenomeno naturale, probabilmente un terremoto, fu la causa della distruzione di Cipro del Bronzo Tardo, nonché di E., verso la metà dell'XI sec. a.C. Gli abitanti abbandonarono la città per spostarsi a est, verso il mare, dove venne fondata Salamina. Ciò nonostante la città di E. non venne del tutto abbandonata dopo la catastrofe: nel santuario del "dio del lingotto" il culto continuò a essere praticato. A esso sono associate numerose statuette di terracotta, tra cui anche due figure di centauri a due teste simili alla divinità femminile subminoica con le braccia levate e ai centauri o alle sfingi di Haghia Triada a Creta.
C.F.A. Schaeffer, Missions en Chypre, 1932-1935, Paris 1936; Id., Enkomi-Alasia. Nouvelles missions en Chypre, 1946-1950, I, Paris 1952; P. Dikaios, Enkomi. Excavations 1948-58, Mainz a.Rh. 1969-71; J.-C. Courtois, Alasia, II. Les tombes d'Enkomi, le mobilier funéraire, Paris 1981; Id., Alasia, III. Les Objets des niveaux stratifiés d'Enkomi, Paris 1984; J.-C. Courtois - E. Lagarce - J. Lagarce, Enkomi et le bronze récent à Chypre, Nicosia 1986; J.-C. Courtois - J. Webb, Les cylindres-sceaux d'Enkomi, Paris 1987; V. Karageorghis, The End of the Late Bronze Age in Cyprus, Nicosia 1990.
di Vassos Karageorghis
Sito del Bronzo Tardo presso la costa sud-orientale di Cipro, sulla riva occidentale del Lago Salato di Larnaca; la sua importanza era dovuta forse alla vicinanza con le miniere di rame di Kalavassos e di Troulli, al sale facilmente ottenibile dal lago, ma anche al suo porto ben protetto. Il sito fu indagato per la prima volta da una missione inviata dal British Museum nel 1897 e 1898. Fu scavato un gran numero di tombe contenenti materiale assai ricco, la maggior parte del quale è ora conservata nel British Museum: ceramica micenea e minoica, oggetti d'avorio, d'oro, d'argento e di vetro, che spaziano cronologicamente dal Cipriota Medio III al Cipriota Tardo IIC (ca. 1600-1200 a.C.).
Nel 1968 V. Karageorghis scavò altre due tombe a camera datate al periodo Cipriota Tardo IIC, che contenevano abbondante ceramica micenea e minoica, imitazioni locali, una ciotola anatolica, oggetti egizi di faïence, sigilli cilindrici, oggetti d'oro e d'avorio, nonché frammenti di uova di struzzo. In una delle tombe furono rinvenute ossa di Equus e di Bos taurus. Sui teschi degli scheletri umani erano visibili gli effetti della deformazione cranica, una consuetudine della quale vi sono testimonianze anche in altre regioni di Cipro. Nel 1971 P. Åström iniziò a scavare in maniera sistematica, presso Vyzakia, un sito che si estende su un'area di 600 × 450 m. Il sito, non fortificato, deve aver avuto un porto all'angolo più settentrionale del lago, che nell'antichità comunicava con il mare attraverso un canale; nel porto sono state rinvenute alcune ancore di pietra.
Sono stati portati alla luce vari edifici pubblici e privati, alcuni costruiti con piccoli blocchi squadrati di calcare (diversi dai grandi conci utilizzati a Kition e a Enkomi). Sono stati rinvenuti due santuari, uno dei quali possiede un'importante caratteristica: un bacino con le pareti e il fondo rivestiti da lastre ortostatiche che richiamano i "bacini lustrali" dei palazzi dell'Egeo. Questo e altri edifici sono databili all'inizio del Cipriota Tardo IIIA (ca. 1200 a.C.) e rimasero in uso sino al Cipriota Tardo IIIB (ca. 1125 a.C.). In alcuni vani sono stati rinvenuti vasche da bagno e focolari centrali, il che fa pensare che l'architettura egea esercitasse un'influenza anche sull'architettura privata di H.S.T., come su quella di altri siti del Cipriota Tardo IIIA (Enkomi, Maa-Palaikastro, ecc.). Sul sito sono state rinvenute testimonianze di attività metallurgica, fra cui scorie di rame, ugelli, matrici e vari oggetti di bronzo.
Il materiale rinvenuto sinora a H.S.T. mette in evidenza le relazioni intrattenute dagli abitanti di questo sito su scala "internazionale". Fra la ceramica rinvenuta nelle tombe e sui pavimenti delle case vi sono manufatti micenei, minoici, anatolici e cananei. Un cratere di produzione locale è decorato con motivi iconografici raffiguranti l'ascia bipenne e "corna di consacrazione". Sono stati rinvenuti vari grani di collane d'oro, di faïence e pietre semipreziose e anche un pendente in forma di scarabeo di faïence, con la montatura d'oro e il cartiglio di Ramesse II. Fra gli altri oggetti egizi degna di nota è la parte superiore di uno scettro di blu egizio, decorata con intarsi bianchi, evidentemente un cimelio; la sommità reca impresso il cartiglio del faraone Horemheb. Un cartiglio del faraone Sethi I è stato trovato impresso sull'ansa di una giara cananea.
Sul muro di un edificio è stata rinvenuta una ciotola d'argento, poco profonda, con un'iscrizione incisa in caratteri cuneiformi ugaritici; è la prima di questo genere a Cipro, menzionante il nome dell'artefice: Aky, figlio di Yiptahaddou. Infine, da una tomba del Cipriota Tardo IIIA proviene un anello d'argento di origine hittita con il castone decorato da una scena festiva, al cui centro è un altare sormontato da un disco alato. Alcuni skyphoi del tipo Miceneo IIIC:1 (di produzione locale) e vasi di ceramica brunita fatti a mano testimoniano le relazioni con l'Egeo. Numerosi caratteri della scrittura cipro-minoica, rinvenuti su palline di ceramica e d'argilla, stanno a indicare che gli abitanti di questa cosmopolita città portuale possedevano un certo grado di istruzione.
Bibliografia
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di Vassos Karageorghis
I. (gr. Εδάλιον, Ιδάλιον) è uno dei dieci regni dell'antica Cipro ed è menzionato sul prisma di Esarhaddon (673/2 a.C.); il suo re era Ekistura (Akestor?). Gli autori classici greci e latini alludono al culto di Afrodite a I. e anche numerose attestazioni epigrafiche in greco e in fenicio citano la città.
La testimonianza più antica di stanziamenti umani nell'area di I. è datata al periodo neolitico. Nel 1972 una missione americana effettuò scavi su scala limitata nel sito di Agridhi, situato ai margini settentrionali dell'odierno villaggio di Dhali. Gli scavatori datano il sito alla seconda metà del V millennio a.C.
L'insediamento che precedette la città di I. dei periodi arcaico e classico è situato a sud del villaggio di Dhali, a nord-ovest di Kition, circa 20 km a sud di Nicosia. Vi sono due acropoli a sud del sito antico: due colline parallele conosciute col nome di Ambelleri (a ovest) e Mouti tou Arvili (a est). La città bassa si estende a nord e tra le due colline, sotto le case del villaggio odierno. Sull'acropoli occidentale la Missione Svedese a Cipro scavò resti di case (ivi compreso un ambiente adibito al culto) e un muro fortificato databili al periodo Cipriota Tardo IIIA; quest'ultimo restò in uso sino alla fine del Bronzo Tardo. Nel 1995 alcuni scavi di prova, effettuati dal Dipartimento delle Antichità di Cipro, portarono alla luce resti architettonici databili allo stesso periodo. Nel sito di Haghios Georghios, ai margini orientali di Dhali, nel 1944 fu scavata un'importante tomba nella quale fu rinvenuto materiale datato alla fine del Cipriota Tardo IIIB, che precedette il Cipriota Geometrico. La città alla quale questa tomba appartiene può essere identificata con l'I. che, secondo la tradizione mitica, fu fondata dall'eroe Chalkanor dopo la fine della guerra di Troia.
Molto di quanto si conosce dell'I. del periodo classico si deve a iscrizioni che, malauguratamente, non vennero portate alla luce con scavi regolari. Nel 1850 fu rinvenuto un importante "tesoro" fra i resti di un tempio dedicato ad Atena, sulla sommità dell'acropoli occidentale. L'identificazione della dea è certa: essa è menzionata in una lunga iscrizione greca redatta in scrittura sillabica cipriota; in altre iscrizioni portate alla luce nel sito, sia in greco sia in fenicio, la dea viene menzionata come Atena di I. o Anat (nome fenicio di Atena). Un gran numero di patere d'argento, apparentemente una dozzina (?), faceva parte di questo tesoro; ne restano soltanto due, una di elettro e l'altra d'argento, oggi al Louvre. Databili all'VIII-VII sec. a.C., sono i più begli esemplari di patere cipro-fenicie che si conoscano, decorate con composizioni iconografiche incise e lavorate a sbalzo. Dalla stessa acropoli, ma da un diverso santuario, proviene forse un'altra iscrizione (su un cucchiaio d'argento) in scrittura cipriota sillabica: si tratta di una dedica ad Afrodite di Golgoi (la città limitrofa). A giudicare dalle numerose statuette della tipologia di Astarte rinvenute a I. sembra che Afrodite fosse venerata in numerosi santuari.
L'oggetto più significativo del "tesoro" del tempio di Atena è una tavoletta di bronzo che misura 24,1 × 14 cm; su entrambi i lati sono inscritti caratteri in scrittura sillabica cipriota, che costituiscono il testo più lungo sinora pervenutoci. Adesso è custodita nel Cabinet des Médailles della Bibliothèque Nationale de Paris. Le sue 31 linee di testo perfettamente conservate registrano un accordo stipulato fra il re di I. Stasikypros e un gruppo di medici: questi ultimi avrebbero curato i feriti al termine di una guerra contro i Persiani e i loro alleati (gli abitanti di Kition) e la città e il re avrebbero corrisposto ai medici il compenso dovuto. La guerra cui si allude deve avere avuto luogo all'incirca nel 478-470 a.C. La tavoletta di bronzo era depositata nel tempio di Atena, che deve essere stato distrutto poco tempo dopo; Stasikypros fu l'ultimo re greco di I., che dopo il 470 a.C. fu occupata dal re fenicio di Kition. Le monete di Stasikypros mostrano sul rovescio un fiore di loto e sul dritto una sfinge alata seduta di tipo greco.
Nella città bassa, tra le due acropoli, vi sono i resti di un santuario dedicato ad Apollo. I resti di questo santuario, scavato per la prima volta nel 1868 da H. Lang, sono stati portati di nuovo alla luce da una missione americana. Nel tempio è stato rinvenuto un gran numero di sculture e di iscrizioni; tra queste ultime è una dedica bilingue fatta da un principe chiamato Baalrom, nel 4° anno del regno del re Milkyaton di Kition (388 a.C. ca.). Nell'iscrizione fenicia Apollo riceve l'epiteto di Reshef, mentre in quella greca è chiamato Amyklos. Non è chiaro se vi fosse in origine un culto del dio greco Apollo Amyklaios (originario di Amyklai in Laconia), adottato più tardi dai Fenici, o se il culto fenicio di Apollo-Mikal sia stato identificato dai Greci con Apollo-Amyklaios. Fu grazie a questa iscrizione bilingue che G. Smith poté decifrare nel 1871 la scrittura sillabica cipriota.
La dominazione fenicia su I. è ben documentata da numerose iscrizioni fenicie. Il Dipartimento delle Antichità di Cipro ha effettuato scavi sulle pendici settentrionali dell'acropoli occidentale, continuando il lavoro iniziato da una missione americana. La missione americana portò alla luce un tratto delle mura ciclopiche di I., risalenti al V sec. a.C., ma costruite sopra resti di mura più antiche (VI sec. a.C.). A est delle mura la missione americana scavò anche il vasto edificio, in parte costruito con blocchi di pietra squadrati, che E. Gjerstad aveva identificato negli anni Trenta del Novecento, lavorando per la Missione Svedese a Cipro. Nel corso di scavi successivi sono stati messi in luce altri resti di questo vasto edificio, che sembra avere avuto un carattere palaziale-amministrativo. In uno dei magazzini sono state rinvenute grandi giare da conservazione; sul pavimento vi era un numero impressionante di placche di gesso con lunghi testi in fenicio scritti a inchiostro, probabilmente di natura economica. Questi testi dimostrano in maniera inequivocabile che tra la fine del V e l'inizio del IV sec. a.C. I. era nelle mani dei Fenici, che la governarono sino al 312 a.C., quando Tolemeo I uccise l'ultimo re di Kition, Poumyaton, mettendo in tal modo fine alla dinastia fenicia. La città continuò a fiorire nei periodi ellenistico e romano e gli autori latini menzionano varie volte il culto della Afrodite di I.
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di Vassos Karageorghis
Situata sotto l'attuale Larnaca, sulla costa sud-orientale di Cipro, K. (fen. Kt, Kty; gr. Κίτιον) era nota come la città fenicia per eccellenza, in virtù delle numerose iscrizioni fenicie e della monetazione dei suoi re fenici.
Gli scavi effettuati alla fine del secolo XIX e nel 1922 dalla Missione Svedese a Cipro riportarono alla luce resti del I millennio a.C., fra cui santuari e tombe. Dal 1959 al 1986 il Dipartimento delle Antichità di Cipro e, a partire dal 1976, una missione francese dell'Università di Lione hanno scavato un cimitero del Bronzo Antico e Medio, situato ai margini settentrionali di Larnaca, e vestigia del Bronzo Tardo nel sito di Kathari, nella parte più settentrionale della città antica. È stata scoperta una vasta sezione delle mura "ciclopiche", con torri rettangolari. Nella parte orientale una strada attraversa il muro di cinta della città e conduce al porto interno di K., che dev'essere rimasto in uso sino alla fine del Bronzo Tardo.
All'interno della città è stata portata alla luce lungo la cinta muraria (area II) una serie di santuari datati al XIII sec. a.C. L'"area sacra", con il "giardino sacro" tra i due santuari più antichi, venne ristrutturata e ampliata all'inizio del XII sec. a.C. con la costruzione di altri santuari e cortili sacri e con l'ampliamento di quelli già esistenti. Il più grande, il Tempio 1, costruito con blocchi di pietra squadrata, misurava 33,6 × 22 m; aveva due ingressi laterali monumentali, rispettivamente a est e a sud, che davano accesso a un sancta sanctorum stretto e lungo sul lato occidentale e a un cortile coperto. Sul muro della facciata meridionale erano state incise alcune navi, un soggetto assai appropriato per una città la cui economia era basata sulle esportazioni.
I templi 2, 3 e 4 erano di dimensioni minori; la loro pianta si ispira ai prototipi levantini con un sancta sanctorum, un cortile, una tavola offertoria e un altare nel cortile. In uno dei cortili sacri vi era un'ara in muratura sormontata da "corna di consacrazione" e un'altra ara sulla quale venivano bruciate le offerte sacrificali. Adiacente ai santuari vi era una serie di officine per la fusione del rame che comunicavano con l'area sacra, dimostrando quanto fosse stretto il rapporto fra metallurgia e religione. Le officine furono costruite all'inizio del XII sec. a.C., mentre precedentemente esse erano situate nell'entroterra, nell'area I. Questo trasferimento dev'essere stato intenzionale, di modo che i venti provenienti da sud disperdessero le esalazioni venefiche, che altrimenti avrebbero ristagnato all'interno della città.
Nell'area I, oltre alle officine e alle abitazioni private del XIII sec. a.C., vi erano anche diverse tombe a camera che hanno restituito ricchi corredi, fra cui vasi micenei, oggetti di avorio, vasi di alabastro, gioielli d'oro, scarabei di bronzo e un rhytòn di faïence la cui superficie smaltata è decorata da tre registri, raffiguranti rispettivamente animali al galoppo, scene di caccia e motivi a spirale. Intorno alla metà dell'XI sec. a.C. un fenomeno naturale, verosimilmente un terremoto, distrusse la città del Bronzo nell'area I, ma gli edifici pubblici furono ricostruiti e continuarono a essere usati sino al 1000 a.C. circa, quando l'intera area venne abbandonata. K. dovette spostarsi verso sud: il vecchio porto interno probabilmente si insabbiò e un nuovo porto fu costruito più vicino al mare.
I primi due secoli del I millennio a.C. sono noti a K. soprattutto grazie ai reperti rinvenuti in tombe del Cipriota Geometrico I e II, scavate al di fuori del settore occidentale delle mura urbiche; ma dal Cipriota Geometrico III vi sono numerose testimonianze di una rioccupazione dell'area II, dove i Fenici costruirono il loro tempio sulle fondamenta del Tempio 1 del Bronzo Tardo. Più a sud, nel sito di Bamboula, la missione francese scavò un santuario (già scoperto dalla Missione Svedese a Cipro), che restò in uso dal Cipriota Geometrico III sino alla fine del periodo classico. Fra le numerose sculture di calcare rinvenute dalla missione svedese nel sito del santuario arcaico è degna di nota quella di Zeus Keraunios. Il tempio fenicio nell'area II, che secondo le testimonianze epigrafiche doveva essere dedicato ad Astarte, seguiva più o meno la pianta del tempio del Bronzo Tardo. Davanti all'ingresso centrale del sancta sanctorum furono erette due grandi colonne, che richiamano le colonne di Yakin e Boaz nel Tempio di Salomone a Gerusalemme; il tetto era sostenuto da quattro file di colonne di legno. Questo tempio fu distrutto dal fuoco all'inizio dell'VIII sec. a.C. e, ricostruito, rimase in uso con varie modifiche sino alla fine del IV sec. a.C.
Nell'area di Bamboula oltre al santuario vero e proprio, che potrebbe essere stato dedicato ad Astarte oppure a Melqart, nel corso del periodo classico fu costruito un altro edificio lungo e stretto, in cui avevano luogo cerimonie nelle quali l'acqua svolgeva un ruolo significativo. Nella stessa area fu scoperta una sezione del porto per le navi da guerra, costituita da rampe coperte sulle quali le triremi venivano issate ad asciugare. Si tratta di uno dei neoria meglio conservati di tutto il Mediterraneo orientale. Il porto commerciale di K., che dev'essere stato estremamente attivo nell'antichità, non è stato ancora ritrovato. Un gran numero di tombe è stato scavato in varie parti di K., nei cimiteri situati nei siti di Haghios Georghios e di Tourabi Tekke, nelle parti settentrionale e occidentale di Larnaca; si tratta di centinaia di tombe dei periodi Cipriota Arcaico e Cipriota Classico. Le caratteristiche fenicie della loro architettura e dei reperti in esse contenuti sono assai evidenti. Le numerose stele funerarie inscritte in fenicio suggeriscono che almeno alcuni settori di questi cimiteri fossero riservati alla popolazione fenicia della città. Ricordiamo inoltre alcuni santuari arcaici, specialmente quello situato nel sito di Kamelarga, nei quali sono state rinvenute centinaia di statuette votive di terracotta, oggi conservate in vari musei di Europa.
Il nome Qrtḥdšt ("città nuova"), che ci è noto dalle iscrizioni e che di solito viene riferito a K., è stato recentemente rivendicato da un'altra importante città situata sulla costa meridionale di Cipro, Amatunte. È tuttavia certo che K. fu la prima città nella quale i Fenici si stabilirono dopo che, partiti da Tiro, fecero vela verso ovest alla fine del IX sec. a.C. e svolse un ruolo significativo nella storia di Cipro del periodo classico. La sua monetazione e i suoi re sono ben noti. Le iscrizioni in fenicio integrano le testimonianze archeologiche della storia di Cipro. Sul basamento per un trofeo, eretto nel 392 a.C., è menzionata una battaglia navale nella quale il re di K. Milkyaton sconfisse il re di Paphos e i suoi alleati. Nel periodo classico il dominio di K. si estendeva anche sulle città di Idalion e di Tamassos. Nell'anno 312 a.C. l'ultimo re, Poumyaton, venne ucciso da Tolemeo I, il quale mise fine alla dinastia fenicia di questa città. Successivamente a questo evento la città prese a declinare, nonostante alcuni resti ellenistici e romani testimonino che essa continuò a esistere, ma in un'isola ormai unificata, sotto i Tolemei e poi sotto i Romani.
E. Gjerstad, The Swedish Cyprus Expedition, III, Stockholm 1937, pp. 1-79; Id., The Swedish Cyprus Expedition, IV, 2, Stockholm 1948, pp. 436-42; V. Karageorghis, Kition, Mycenaean and Phoenician Discoveries in Cyprus, London 1972; O. Masson - M. Sznycer, Recherches sur les Phéniciens à Chypre, Genève - Paris 1972; A. Dupont-Sommer, Les Phéniciens à Chypre, in RDAC, 1974, pp. 75-94; V. Karageorghis, Excavations at Kition, I. The Tombs, Nicosia 1974; V. Karageorghis et al., Fouilles de Kition, II. Objets Egyptiens et Egyptisants, Nicosia 1976; V. Karageorghis - M.G. Guzzo Amadasi, Fouilles de Kition, III. Inscriptions Phéniciennes, Nicosia 1977; E. Gjerstad, The Phoenician Colonization and Expansion in Cyprus, in RDAC, 1979, pp. 230-54; V. Karageorghis et al., Excavations at Kition, IV. The non-Cypriote Pottery, Nicosia 1981; V. Karageorghis - M. Demas, Excavations at Kition, V. The Pre-Phoenician Levels, Nicosia 1985; P. Mainor Bikai, The Phoenician Pottery of Cyprus, Nicosia 1987; C. Baurain - C. Bonnet, Les Phéniciens. Marins des trois continents, Paris 1992, pp. 105-17; Y. Calvet, Kition. Travaux de la mission française, in Kinyras. L'archéologie française à Chypre. Table ronde tenue à Lyon (5 - 6 novembre 1991), Lyon 1993, pp. 107-38; M. Yon (ed.), Kinyras. L'archéologie française à Chypre, Lyon - Paris 1993, pp. 130-38 (con bibl. ult.); A. Leonard jr., The Larnaka Hinterland Project. A Preliminary Report on the 1997 and 1998 Seasons, in RDAC, 2000, pp. 117-46; M. Yon, Les hangars du port chypro-phénicien de Kition. Campagnes 1996-1998, mission française de Kition-Bamboula, in Syria, 77 (2000), pp. 95-116; Ead., Ancient Military Port at Kition, in KypA, 4 (2001), pp. 165-70.
di Vassos Karageorghis
Piccola città situata sotto l'odierna K. (gr. Κεϱύνεια), al centro della costa settentrionale di Cipro. In questo sito, che non figura fra i regni ciprioti menzionati dal prisma di Esarhaddon, non sono stati effettuati scavi in maniera sistematica.
La regione intorno a K. è ricca di resti preistorici, datati dal periodo calcolitico in poi (Lapithos, Haghios Epiktetos, Vounous, Karmi, ecc.), ma di K. propriamente detta non si sa molto. Tuttavia, secondo una leggenda, la città venne fondata da Kepheus dopo la guerra di Troia. Nel cimitero del Cipriota Tardo IIC, nel sito di Mylopetra, ai margini meridionali di K., nel 1969 fu fortuitamente ritrovata una tomba, poi scavata dal Dipartimento delle Antichità di Cipro. La tomba conteneva vasi micenei e imitazioni locali, tra cui un cratere decorato con la figura di un toro e alberi stilizzati nello Stile Pastorale. Nel 1945, nel sito di Sirinjia, il Dipartimento delle Antichità scavò una tomba del Cipriota Geometrico II e nel sito di Chrysochoraphon, ai margini nord-occidentali della città, durante lavori edili furono rinvenuti vari resti architettonici, datati dalla ceramica dal periodo Cipriota Arcaico in poi. Nel sito di Ouzoun Chesme, nel 1962, fu scavata una tomba del periodo Cipriota Classico.
Nel 1963, nel sito di Chrysochoraphon, fu scavato un bothros che conteneva sculture frammentarie di calcare e di terracotta dei periodi classico ed ellenistico. Fra i reperti di terracotta vi sono figurine di cavalli e cavalieri, oltre a sculture di fedeli a grandezza naturale, fatte a stampo, riccamente ornate di collane e bracciali. Fra le sculture di calcare è degna di nota quella di Ecate. Alla fine del IV sec. a.C. una nave mercantile greca proveniente dalle isole dell'Egeo affondò davanti alla costa di K.; nel carico vi erano macine da mulino e anfore vinarie, alcune delle quali contenevano mandorle. La nave fu riportata alla luce nel 1968 e nel 1969 da una missione del Pennsylvania University Museum. Grazie alla cooperazione dell'UNESCO, le parti lignee della nave sono state salvate e riassemblate e, insieme al carico, sono ora esposte nella fortezza di K. La città di K. possiede, inoltre, alcuni monumenti risalenti ai periodi paleocristiano, bizantino e medievale.
O. Masson, Les Inscriptions Chypriotes Syllabiques, Paris 1961, pp. 268-69; V. Karageorghis, Chroniques des fouilles, in BCH, 86 (1962), p. 378; ibid., 87 (1963), p. 360; ibid., 88 (1964), pp. 338-41; ibid., 94 (1970), pp. 206-207; M. Katzev, The Kerynia Ship, in G. Bass (ed.), A History of Seafaring, London 1972, pp. 50-53; M. Sevketoglu, Archaeological Field Survey of the Neolithic and Chalcolithic Settlement Sites in Kyrenia District, North Cyprus, Oxford 2000.
di Vassos Karageorghis
A breve distanza dalla città di Kyrenia, sulla costa settentrionale di Cipro, L. (gr. ΛάπηθοϚ) è stata abitata ininterrottamente dal tardo Neolitico o Calcolitico sino ai giorni nostri. La vicinanza a una sorgente perenne (Kefalovrysos), a una fertile vallata e a una pianura presso la riva del mare può costituire la spiegazione della prosperità di questa regione nel corso di tutta l'antichità.
Nel 1928 la Missione Svedese a Cipro portò alla luce un piccolo insediamento del tardo Neolitico o Calcolitico nel sito di Alonia ton Plakon, a ovest del villaggio, sulla sommità di una collina coltivata ubicata ai piedi della catena di Kyrenia, fra due fiumi (il Vathys Potamos e il Potamos tis Arkomandras). I resti architettonici esposti sono pochissimi e la maggior parte di essi, quali pavimenti di capanne, focolari e bothroi, non possiede caratteristiche ben definite. Sono stati rinvenuti anche manufatti di selce, di pietra e di ceramica; alcuni esemplari di questi ultimi sono stati rinvenuti in superficie anche in anni più recenti e sono stati datati al periodo calcolitico.
Un'importante necropoli datata al Bronzo Antico-Medio è situata a Vrysi tou Barba, circa 1 km a ovest del villaggio, lungo la riva del mare. Nel 1927 la missione svedese portò alla luce alcune tombe a camera; altre erano state scavate precedentemente da J.L. Myres (1913) e dal Museo di Cipro (M. Markides, 1917). Nelle tombe fu rinvenuto materiale assai ricco (ceramica rossa polita e ceramica White Painted), oltre a un imponente numero di idoletti fittili "a tavoletta" raffiguranti donne che tengono un bambino, utensili di bronzo, grani di faïence, ovviamente importati, e ornamenti d'oro e d'argento. In una tomba del periodo Cipriota Antico III, scavata nel 1931 da una missione americana del Pennsylvania University Museum, fu rinvenuto un vaso datato al Minoico Antico III - Medio Minoico, che fece pensare che vi fossero stati alcuni scambi con l'Egeo. Nella stessa tomba fu rinvenuto anche un paio di ornamenti d'oro per capelli.
Purtroppo la mancanza di scavi effettuati in maniera sistematica nell'area di L. non permette di seguire questo insediamento, sviluppatosi ininterrottamente dal periodo calcolitico all'età del Bronzo e a quella del Ferro. Secondo una tradizione mitica L. fu fondata da Greci che raggiunsero l'isola dopo la fine della guerra di Troia (Strabone riferisce che L. fu fondata dai Lacedemoni sotto la guida di Praxandros), ma in quest'isola il Bronzo Tardo è scarsamente rappresentato. Nel villaggio di L., sulle pendici settentrionali dei monti Kyrenia, nei siti di Haghia Anastasia e di Kylistra, Markides scavò varie tombe nel 1914, 1915 e nel 1917. Altre tombe vennero scavate dalla Missione Svedese a Cipro. Alcune di esse furono usate nel periodo Cipriota Tardo, ma furono utilizzate di nuovo agli inizi dell'età del Ferro.
Sotto l'altopiano di Haghia Anastasia si trova il sito di Kastros, con la sua vasta necropoli che venne scavata di nuovo dalla missione svedese nel 1927-28. Dal punto di vista della cronologia le tombe coprono tutto il periodo Cipriota Geometrico. La loro architettura è abbastanza peculiare: le camere sono approssimativamente rettangolari e con un dromos lungo e stretto che ricorda l'architettura tombale micenea, presente anche in altri cimiteri di Cipro dell'XI sec. a.C. (Alaas, Salamina, Palaepaphos e altri). Tuttavia vi sono anche tombe di un'altra tipologia: il dromos è approssimativamente rettangolare, con un pozzo verticale con una nicchia scolpita nella roccia sopra il pavimento del dromos; il lato anteriore è completamente aperto sul dromos e per chiudere questo lato si utilizzarono pietre grezze. Questa tipologia è nota anche nella Grecia continentale e a Creta, da dove può avere avuto origine. Tracce di sacrifici umani sono state rinvenute fuori della camera di una delle tombe di L., una consuetudine che a Cipro sopravvisse sino al periodo arcaico.
Nelle tombe di Kastros è stata rinvenuta una grande quantità di manufatti di ceramica, ma anche bronzi e gioielli. Meritano particolare menzione gli obelòi di ferro per uomini e le fibulae per donne, oggetti che sono stati rinvenuti anche in altre tombe del periodo Cipriota Geometrico, ad esempio a Palaepaphos. Tombe del periodo Cipriota Geometrico furono scavate dalla missione svedese nel sito di Plakes, presso l'insediamento calcolitico. Le tombe erano del tipo a pozzo, cui si accede per mezzo di un dromos, come in alcune delle tombe di Kastros. Da quanto si sa, esse erano ricoperte da un tumulo di pietre. E. Gjerstad sostenne che queste tombe erano del tipo cipriota e avanzò persino l'ipotesi che i cimiteri di Kastros e di Plakes fossero usati rispettivamente dai coloni greci e dalla popolazione locale. Adesso, però, si sa che entrambe le tipologie tombali trassero origine da prototipi dell'architettura funeraria greca. Infatti, entrambe le forme tipologiche delle tombe del periodo Cipriota Geometrico di L. e il materiale in esse rinvenuto dimostrano che la regione di L. fu abitata da una nuova popolazione in possesso di una cultura diversa. Sia il cimitero di Kastros sia quello di Plakes furono abbandonati alla fine del periodo Cipriota Geometrico o perché l'insediamento al quale essi appartenevano fu abbandonato, oppure perché il cimitero stesso venne spostato altrove.
L. non è menzionata fra i nomi della lista dei regni di Cipro del Prisma di Esarhaddon, ma nel V-IV sec. a.C. sembra essere una città importante che conia la propria moneta. Alcuni dei suoi re (i cui nomi appaiono sulle monete) portano nomi greci, come, ad esempio, Demonikos, e altri fenici, come, ad esempio, Sidkimilk. Una ulteriore testimonianza di una simbiosi fra Fenici e Greci a L. è costituita da una iscrizione fenicia a Larnaca tis Lapithou, un sito sui monti, a sud-ovest di L.
Bibliografia
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di Vassos Karageorghis
Moderna città (gr. Θεοδοσιανη, ΝεαπολιϚ) situata sulla costa meridionale di Cipro in cui sono stati fortuitamente rinvenuti vari resti archeologici, specialmente tombe, che spaziano cronologicamente dalla fine del Cipriota Antico sino alla fine dell'antichità. Tali resti dovrebbero appartenere a un insediamento di dimensioni modeste, verosimilmente dipendente da Amatunte nel corso del I millennio a.C.
Le tombe del Cipriota Antico e Medio, rinvenute nella parte settentrionale e nord-orientale della città odierna, hanno restituito principalmente ceramica e pochi oggetti di bronzo. La ceramica rossa lustrata di L., come quella delle altre tombe rinvenute nelle vicinanze (Polemidhia, Avdimou, Episkopi), differisce in maniera considerevole da quella molto più vivace della costa settentrionale (ad es., Vounous); essa è per lo più semplice e con la superficie screziata, ma compaiono anche forme rare e fantasiose. Anche il Bronzo Tardo è rappresentato da tombe rinvenute nell'area settentrionale della città, appartenenti al Cipriota Tardo I-II. Oltre ai vasi micenei e ciprioti, vi sono un'eccezionale fiasca di faïence con decorazione dipinta e una notevole coppa del Tardo Minoico Ib, che rappresenta il primo rinvenimento nella regione sud-occidentale di Cipro di un tipo finora noto dalle aree sud-orientale e nord-occidentale. Non si sa cosa sia accaduto a L. alla fine del Bronzo Tardo, né se la fondazione di Amatunte all'inizio dell'età del Ferro abbia avuto ripercussioni su di essa. Tuttavia è certa l'esistenza di un santuario della prima età del Ferro grazie al rinvenimento di tre figurine fittili del tipo della "dea con le braccia alzate", una tipologia introdotta a Cipro da Creta nell'XI sec. a.C.
Dal Cipriota Arcaico in poi la storia dell'insediamento, o degli insediamenti, nell'area di L. è nota soprattutto grazie alle tombe rinvenute in tutta la zona occupata dalla città moderna. I reperti, specialmente la ceramica, mostrano una stretta dipendenza dagli stili che si svilupparono ad Amatunte. Piuttosto notevole è la scoperta di un piccolo santuario nel sito di Komissariato nella parte settentrionale della città, dove furono trovate anche le figurine della dea con le braccia alzate, datato alla fine del Cipriota Arcaico II. È verosimile che la divinità venerata in questo santuario fosse in relazione con la fertilità, a giudicare dalle figurine di terracotta che vi sono state rinvenute. Fra esse vi sono soprattutto figure maschili con gli attributi sessuali in evidenza, ma anche un fallo fittile e un gran numero di statuette raffiguranti tori.
Alcuni studiosi hanno suggerito una relazione fra il nome fenicio Qrtḥdšt (attribuito a Kition e Amatunte) e il nome di L. nel VI sec. d.C., Neapolis; questa tesi tuttavia non può essere sostenuta in maniera convincente. Durante il periodo medievale la città godette di una considerevole fioritura e il suo castello è associato a Riccardo Cuor di Leone, che conquistò Cipro nel 1191.
V. Karageorghis, Chronique des fouilles..., in BCH, 101 (1977), pp. 718-22; Id., Two Cypriote Sanctuaries of the End of the Cypro-Archaic Period, Rome 1977, pp. 49-66; Id., Chronique des fouilles..., in BCH, 102 (1978), pp. 888-93 (con bibl. prec.); M.R. Belgiorno, Limassol-Pyrgos (Cyprus). Survey 1996, in SMEA, 38 (1996), pp. 193-96; Ead., Limassol-Pyrgos (Cipro). Campagna 1997, ibid., 39 (1997), pp. 282-85.
di Franz Georg Maier
Antica città situata su una bassa collina, sulla costa sud-occidentale di Cipro. Inizialmente chiamata P., fu rinominata P. Vecchia (Palaepaphos) quando nel tardo IV sec. a.C. fu fondata la città portuale di P. Nuova (Nea Paphos), circa 20 km a nord-est. Il nome e la localizzazione di Palaepaphos rimasero sconosciuti fino a quando L. Tschudi (1519) e F. Attar (1540) scoprirono le rovine del famoso santuario di Afrodite fuori dal villaggio di Kouklia. I primi scavi vi furono condotti nel 1888; l'indagine sistematica della città e del santuario, iniziata dalla British Kouklia Expedition (1950-55), è continuata fino al 1996 sotto gli auspici del Deutsches Archäologisches Institut.
La storia di P. risale all'inizio del III millennio a.C. Il sito fu abitato per la prima volta durante il periodo calcolitico (2800 a.C. ca.); alla fine del Bronzo Tardo fecero la loro comparsa immigrati greci. Durante l'età del Ferro, P. costituì uno dei regni cittadini dell'isola, fino a quando la conquista di Cipro da parte dei Tolemei (294 a.C.) mise fine a queste monarchie locali. Il santuario di P. probabilmente ebbe origine da un locale culto calcolitico della fertilità, trasformato dagli immigrati greci nella venerazione di Afrodite, cui in seguito furono adattati elementi dell'Astarte siriana. La venerazione aniconica della dea, sotto forma di pietra conica come simbolo di fertilità, potrebbe essere un retaggio del culto autoctono. Poco alla volta P. divenne uno dei più famosi santuari di Afrodite nel mondo greco-romano. I primi edifici monumentali datano al 1200 a.C.; essi rappresentano un santuario a corte di tipo vicino-orientale, che unisce una piccola sala a un temenos aperto pieno di altari e doni votivi.
Le officine della città del Bronzo Tardo producevano ceramica, gioielli e oggetti d'avorio con una caratteristica fusione di tradizione cipriota, egea e levantina; tuttavia la fase più fiorente della storia della città è rappresentata dai periodi arcaico e classico. Gli edifici del santuario di questo periodo furono distrutti dalla ricostruzione romana, ma la continuità del culto è attestata da oltre 4000 terrecotte votive infrante. Un edificio palaziale di pietra da taglio del tardo Arcaico/inizio Classico, improntato a prototipi achemenidi, probabilmente fu utilizzato come residenza reale; due re di P. del IV sec. a.C. furono seppelliti nelle vicinanze, in un'elaborata tomba a camera chiamata Spilaion tis Regainas.
La città era difesa da un circuito di mura costruite nel periodo arcaico iniziale. La porta nord-orientale rappresenta un monumento quasi unico di architettura militare. Elaborate opere di assedio e di difesa permettono di ricostruire l'assedio di P. da parte dell'esercito persiano durante la rivolta ionica nel 498 a.C. Per costruire un'ampia rampa d'assedio fu distrutto un santuario all'esterno delle mura; i suoi detriti contenevano molte centinaia di frammenti di sculture arcaiche e monumenti votivi, tra cui statue di qualità eccezionale che univano tradizioni egiziane a influenze greche e fenicie e forniscono una data essenziale per l'arte dell'antica Cipro.
All'inizio del III sec. a.C. parte della popolazione si trasferì a Nea Paphos, ma Palaepaphos rimase un centro religioso rinomato nel mondo ellenistico e romano e il santuario fu ricostruito verso il 100 d.C. Questi edifici romani non rappresentavano un tempio dal classico impianto greco-romano, ma conservavano il carattere orientale di un santuario a corte aperta. Il sacello di Afrodite non sopravvisse alla messa al bando delle religioni pagane da parte dell'imperatore Teodosio I (391), tuttavia all'inizio del XII sec. d.C. Palaepaphos (ora chiamata Couvoucle) riguadagnò importanza. Accanto al luogo del santuario fu costruita la Royal Manor House, la cui sala del XIII secolo è uno dei più bei monumenti dell'architettura secolare gotica ancora esistenti a Cipro. Nella piana costiera sotto Couvoucle sopravvive un esempio quasi unico di architettura industriale medievale: una grossa raffineria di zucchero di canna, costruita alla fine del XIII secolo e rimasta in uso fino al 1600 circa.
F.G. Maier (ed.), Ausgrabungen in Alt-Paphos, I-V, Konstanz - Mainz a.Rh. 1977-2003; Id., Alt-Paphos auf Cypern, Mainz a.Rh. 1984; F.G. Maier - V. Karageorghis, Paphos. History and Archaeology, Nicosia 1984; F.G. Maier - M.L. von Wartburg, Reconstructing History from the Earth, c. 2800 B.C. - 1600 A.D.: Excavating at Palaepaphos, 1966-1984, in V. Karageorghis (ed.), Archaeology in Cyprus 1960-1985, Nicosia 1985, pp. 142-72; F.G. Maier, Guide to Palaipaphos (Kouklia), Nicosia 2004.
di Vassos Karageorghis
L'antica S. (gr. ΣαλαμίϚ) si trova nella baia omonima, sulla costa orientale di Cipro, circa 12 km a nord dell'attuale città di Famagosta. Il nome della città è menzionato nella letteratura greca classica (ad es., da Euripide, Erodoto, Isocrate); secondo la leggenda fu fondata da Teucro, figlio di Telamone, re dell'isola di Salamina (Grecia), dopo la fine della guerra di Troia. Per circa mille anni fu la capitale di Cipro (dall'XI sec. a.C. fino all'inizio del periodo cristiano, quando nel VII sec. d.C. fu distrutta dagli invasori arabi e abbandonata).
Scavi archeologici sul sito furono compiuti alla fine del XIX secolo da L. Palma di Cesnola (nella necropoli) e da archeologi del British Museum (nell'abitato), ma indagini sistematiche cominciarono solo nel 1952 da parte del Dipartimento delle Antichità di Cipro e da parte di una missione francese dell'Università di Lione nel 1965. Entrambe le indagini furono sospese nel 1974, quando l'esercito turco invase Cipro e occupò questa parte dell'isola. Dal 2000 sono in corso a S. scavi dell'Università di Ankara che hanno riportato alla luce una villa romana. L'evidenza archeologica mostra che le origini della città risalgono all'XI sec. a.C., esattamente quando Enkomi, la vicina città del Bronzo Tardo, fu abbandonata; i suoi abitanti potrebbero essersi spostati circa 3 km a est, dove fondarono una nuova città attorno a un porto naturale. Una ricca tomba e resti delle mura di questa prima fase della città datano all'XI sec. a.C.
Dal 1957 al 1967 il Dipartimento delle Antichità di Cipro eseguì scavi estensivi nella necropoli, che si trova a ovest dell'abitato. Furono scavate numerose tombe costruite, solitamente descritte come "reali" a motivo delle loro dimensioni e monumentalità e datate all'VIII-VI sec. a.C. Sebbene le camere fossero state saccheggiate, beni di lusso furono trovati negli ampi dromoi: mobilio d'avorio, vasellame di bronzo, armi, spiedi e alari, grosse quantità di ceramica, resti di sacrifici di cavalli e carri; vi sono anche tracce, in uno dei dromoi, di sacrifici umani. Le sepolture in queste tombe sono anche definite "omeriche", perché richiamano le pratiche funerarie descritte nel XXIII libro dell'Iliade. Nella parte meridionale della necropoli è stato indagato anche un gran numero di tombe scavate nella roccia, appartenenti allo stesso periodo.
Di particolare interesse è un tumulo vicino al villaggio di Enkomi, tuttavia facente parte della necropoli di S. Gli scavi condotti dal Dipartimento delle Antichità di Cipro hanno riportato alla luce, al di sotto di esso, un monumento funerario che è stato identificato con il cenotafio dell'ultimo re di S., Nicocreonte, e di altri membri della famiglia reale, periti secondo lo storico greco Diodoro nel 311 a.C. Nell'abitato, gli scavi del Dipartimento delle Antichità di Cipro hanno scoperto resti architettonici di un ginnasio e di un teatro di età romana. La palestra e le terme del ginnasio furono trovate in buone condizioni, abbellite da statue di marmo di divinità ed eroi greci, pareti a mosaico e iscrizioni dedicatorie. Dopo la distruzione, causata da due gravi terremoti nel 332 e 342 d.C., S. fu ricostruita come città cristiana, in scala molto più piccola, con il nome di Constantia, in onore dell'imperatore Costanzo II che provvide alla sua ricostruzione. Alcuni edifici pubblici all'esterno delle mura furono riutilizzati nel periodo cristiano, ad esempio, le terme del ginnasio e il teatro, usato per rappresentazioni.
I resti scoperti dalla missione francese comprendono un santuario arcaico, i resti del tempio greco-romano dello Zeus di S., il "frantoio" (un edificio paleocristiano) e una grande basilica paleocristiana. Dentro i confini della città cristiana ci sono anche i resti di una seconda basilica, dedicata a s. Epifanio, vescovo di Constantia. Anch'essa è stata scavata dal Dipartimento delle Antichità di Cipro. La missione francese ha anche scavato, vicino alla chiesa di S. Barnaba a ovest di S., un deposito con statue e statuette di calcare, della fine del periodo arcaico; esse riproducono per la maggior parte donne nello stile delle korai greco-arcaiche. Il deposito potrebbe aver fatto parte di un santuario dedicato ad Afrodite, che come sappiamo dalle fonti letterarie era venerata a S.
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