L'archeologia dell'Estremo Oriente. Corea
di Daniela Zampetti
Solo negli anni Sessanta del Novecento, con la scoperta di un'articolata sequenza di livelli preceramici a Sokchangni, il mondo scientifico accettò l'esistenza di una fase paleolitica coreana. Attualmente sono almeno 50 i siti, sia all'aperto che in grotta, con attribuzione certa al Pleistocene, datati tra 500.000 e 12.000 anni fa.
Restano aperti diversi problemi interpretativi sulla cronologia di alcuni di essi, sulla loro correlazione con le fluttuazioni marine (in particolare del Mar Giallo) e con le variazioni climatiche legate alle glaciazioni continentali e sulla presenza di arte paleolitica. Ulteriori problemi sono rappresentati dall'uso della terminologia europea per la successione delle glaciazioni, per lo schema cronologico del Paleolitico, la definizione degli aspetti culturali e la tipologia dei manufatti. Nel 1973 è stato proposto di suddividere il Paleolitico coreano in una fase antica e in una fase recente sulla base delle caratteristiche morfologiche e tecnologiche delle industrie litiche, senza fare ricorso a modelli derivati da altre regioni, ma tale proposta non è ancora accettata da molti studiosi coreani.
Il Paleolitico antico è documentato da complessi litici provenienti da due siti all'aperto (i due livelli inferiori di Sokchangni e Chongongni) e da due grotte (Kumgul nella regione centro-meridionale lungo il fiume Nahman e Hukwuri, o Komunmoru, presso Pyongyang, nel Nord). I resti antropologici sono scarsi e provengono da Kumgul: si tratta di un frammento di calotta cranica, la cui attribuzione a Homo erectus non è concordemente accettata, come per numerosi crani completi provenienti dalla grotta di Daehyundong e da Yonggongni, non pubblicati in maniera esaustiva. I livelli inferiori della grotta calcarea di Hukwuri sono stati attribuiti al Pleistocene medio (600.000-400.000 anni fa) per la presenza di un micromammifero (Mimomys sp.) estintosi poco dopo 400.000 anni fa. Dei cinque livelli scavati solo il livello 1, il più antico, e il livello 4 contenevano probabili manufatti di calcare locale, non ritoccati e privi di tratti morfologici definiti. Molto abbondanti i resti faunistici, che tuttavia sembrano rappresentare un accumulo naturale di resti paleontologici più che il frutto di attività di sussistenza. La grotta calcarea di Kumgul contiene tre livelli paleolitici coperti da livelli dell'età del Bronzo, del Neolitico e probabilmente del Mesolitico. Dei tre livelli paleolitici, il più basso, formatosi forse durante un Interglaciale e non unanimemente attribuito al Paleolitico antico, contiene manufatti che nella porzione superiore del livello appaiono in parte estratti da nuclei preparati e di dimensioni più ridotte. Importante è stata la scoperta di bifacciali a Chongongni, su un terrazzo 30 m sopra il fiume Hantan (Corea centrale): il sito si trova proprio al di là della cosiddetta Linea di Movius, che si pensava costituisse una sorta di confine tra regioni con bifacciali e regioni senza bifacciali. La sequenza stratigrafica poggia su una base di gneiss paleozoico, ricoperto da 20-25 m di basalto vulcanico culminante con uno strato di argilla rossastra (spess. ca. 3 m) contenente i manufatti che, secondo una ricostruzione della dinamica di formazione della valle fluviale, risalirebbe all'Ultimo Interglaciale, tra 125.000 e 80.000 anni fa; in alternativa è stata proposta una data tra 50.000 e 40.000 anni fa, sulla base di datazioni ottenute con il metodo della termoluminescenza per la formazione del fondo della valle fluviale, da riferire quindi anche alle argille contenenti i manufatti. I sondaggi nei loci 1, 2, 3 e 4 misero in luce diverse centinaia di manufatti di quarzite, tra cui choppers, chopping-tools e quattro bifacciali. Due dei loci scavati sono stati interpretati come siti di manifattura, luoghi di approvvigionamento e prima sbozzatura dei blocchi di materia prima (quarzo e quarzite) raccolta nel letto del fiume.
Una delle questioni sollevate dagli studiosi riguarda la definizione delle industrie litiche, complicata dal tipo di materia prima che non si scheggia facilmente e regolarmente come la selce. Sembrano presenti varie tradizioni tecno-tipologiche: dall'Acheuleano, identificato da F. Bordes in base a una documentazione fotografica dei bifacciali, alla tecnica Levallois. Nessuno di questi tratti è però diagnostico rispetto a possibili legami filetici: oltre a manufatti "pesanti", quali picchi, raschiatoi su nucleo, poliedri, sferoidi e bifacciali, vi sono molti strumenti su scheggia (raschiatoi, grattatoi, punteruoli, intaccature) ritoccati molto sommariamente con percussore litico. I resti faunistici sono assenti e l'unico polline identificato (pino) attesta un ambiente di tipo forestale. Gli accurati studi geologici, pedologici ed ecologici non hanno finora consentito una sicura attribuzione culturale dei materiali di questo importante sito.
Il sito all'aperto di Sokchangni, sul fiume Kum, è stato il primo a essere scavato nella Corea del Sud. I manufatti litici erano contenuti in 11 dei 27 livelli della sequenza stratigrafica. Delle due aree scavate (loci 1 e 2), il Locus 2 è stato indagato in modo più completo: i livelli dal 27 al 10 sono pertinenti al Paleolitico antico. I manufatti litici, prevalentemente di quarzo ma anche in granito-gneiss e pegmatite, sono classificati come choppers, punte, raschiatoi, schegge e percussori. Una maggiore competenza tecnica emerge nei livelli superiori, caratterizzati da nuclei preparati e da manufatti tipologicamente definiti e in alcuni casi ritoccati. Non tutti gli studiosi sono d'accordo nella valutazione di questo contesto: sono stati messi in dubbio sia i manufatti, sia la cronologia, che secondo alcuni sarebbe più tarda sia sulla base della geomorfologia, sia sulla base della tipologia. Il sito all'aperto di Tohuari (costa orientale della Corea centrale) è molto ricco di manufatti ma privo di datazioni; tra i 4000 pezzi, tutti da superficie in un'area di 100 × 200 m, oltre ai bifacciali compaiono alcuni strumenti su scheggia. Il sito è forse legato all'approvvigionamento di materie prime litiche o, per l'abbondanza di sbozze, potrebbe essere un'officina litica. Nel complesso, nonostante i suoi controversi aspetti, l'esistenza del Paleolitico antico in Corea sembra assai probabile anche in considerazione delle possibili connessioni con le regioni vicine, tra cui la Cina.
Attualmente gli scarsi resti antropologici, in precedenza attribuiti all'Uomo di Neandertal, sono designati come Homo sapiens arcaico; essi provengono da siti in grotta, localizzati nel Nord e nel Sud della Penisola. Nelle grotte di Tokchon (Sungnisan, a nord-est di Pyongyang) e Yokpo (Pyongyang) sono stati rispettivamente trovati, in contesti dell'Interglaciale Riss-Würm, due molari, una clavicola e un cranio infantile attribuiti a Homo sapiens neanderthalensis. A Hungshul (Turubong) sono stati messi in luce lo scheletro completo di un bambino di 6-7 anni, ornato da una placchetta quadrangolare, sepolto in posizione supina, e altri resti più frammentari. L'industria litica è composta da manufatti di quarzo, quarzite, granito e porfido (bolas, coltelli, choppers e grattatoi); la fauna include Sus scrofa e vari Cervidi. Altri siti di Turubong (in particolare le grotte n. 2, n. 9 e n. 15) documentano livelli di abitato riferibili all'Interglaciale Riss-Würm e al Würm, di cui è stato possibile ricostruire la durata in base al numero e alla composizione dei reperti faunistici. Nella grotta n. 2 è attestata anche la lavorazione di manufatti d'osso, mentre le analisi polliniche sembrano indicare che i fiori di una specie di erica erano stati volontariamente introdotti nella grotta, anticipando un comportamento riscontrato nella famosa grotta di Shanidar (Iraq). Qui è stata ipotizzata "la sepoltura floreale" di un Neandertal di età avanzata, in un livello risalente a circa 60.000 anni fa. Nella grotta n. 15 è stata rilevata una struttura composta da un allineamento di frammenti di calcare, delimitanti un'area di circa 10 m2 con un focolare al centro. Nei pressi del focolare erano raggruppati alcuni "strumenti da cucina" (raschiatoi e punte di quarzo).
Altri siti rimarchevoli sono: Daehyundong, una fenditura calcarea nella Corea del Nord, dove sono stati reperiti resti antropici frammentari, forse neandertaliani; la grotta di Saemgul, dove 13 crani di Pseudoaxis grayii erano concentrati in un'area di 1 m2 insieme a due frammenti di palco lavorati (forse pendenti); Myongori, un sito all'aperto sul fiume Nahman, dove i livelli 3 e 2 sono stati attribuiti al Paleolitico medio finale, soprattutto in base alla presenza di un nucleo Levallois; Kulpori, localizzato lungo la costa nord-orientale presso la foce del fiume Tumen. In questa località i livelli Kulpo I-II, attribuiti rispettivamente all'Acheuleano e al Musteriano, giacevano alla base di un chiocciolaio neolitico, noto come Sopohang. Kulpo I, associato ipoteticamente al Neandertal e datato forse intorno a 100.000 anni B.P., è composto da ghiaia sciolta su cui si è deposto uno strato di ciottoli, blocchi di pietra e pietre spaccate dal fuoco. Kulpo II, in via ipotetica associato all'uomo moderno e datato a 40.000 anni B.P., è composto da argilla rossastra scura con piccoli ciottoli inclusi. Questo livello si è formato in condizioni climatiche umide, come indica la presenza di ossidi di ferro. Tra i manufatti, di argilloscisto, vi sono choppers, chopping-tools, raschiatoi e bulini. Kulpo I è caratterizzato da manufatti di quarzite più grandi e pesanti. Sono state individuate due aree funzionali: un'area di lavorazione con una grande incudine e percussori di porfirite, numerose schegge e la base di una probabile struttura frangivento alta circa 15 cm che è formata da pietre e delimita un'area di 11,5 × 8 m. Suyanggae, un sito all'aperto, fu identificato durante la ricognizione legata al progetto della diga di Chungju e successivamente scavato in modo estensivo su un'area di almeno 1250 m2. Nel livello inferiore, il livello IVb attribuito al Paleolitico medio, i manufatti consistono in bifacciali, utensili multifunzionali su schegge Levallois e alcune schegge ricavate con la tecnica "blocco contro blocco". I carboni raccolti non sono stati ancora datati, ma, sottoposti ad analisi antracologica, hanno consentito di ricostruire la copertura vegetale costituita da camelia, larice e pino.
Per il Paleolitico recente, il sito di Suyanggae contiene un livello (IVa) con strumenti, di quarzite, argillite, quarzo felsite, riolite e ossidiana, rappresentati da coltelli rettangolari, raschiatoi, grattatoi, bulini, punte peduncolate, microlamelle talora ritoccate e nuclei da microlamelle. Alcuni nuclei sono stati riutilizzati come strumenti. Questa industria litica presenta molte analogie con i complessi del Paleolitico finale giapponese, caratterizzati da una specializzazione tecnologica: la cosiddetta "tecnica Yubetsu" utilizzata per produrre microlame. Sono stati individuati numerosi siti di lavorazione con incudini di arenaria, percussori e numerosissime schegge, da cui in un caso è stato possibile rimontare un intero nucleo. La raccolta di vegetali è documentata da semi di piante erbacee (Chenopodia, Compositae, Rutaceae e Cruciferae) e la lavorazione della pelle è ipotizzabile da resti di pelle di cinghiale. A Sokchangni un livello d'abitato è stato datato al 14C a 20.830±1880 B.P. Le analisi palinologiche hanno segnalato la presenza di specie di clima caldo almeno quanto l'attuale (Pinus, Ligustrum, Osmunda, Liliacea, Magnolia e Alnus). Nel Locus 1 è stata evidenziata la pianta di una capanna o di una struttura frangivento, che poteva ospitare fino a 10 persone, delimitata da una doppia fila di pietre, con un focolare centrale e cinque buchi di palo. Gli strumenti litici sono perlopiù di quarzite locale e consistono per il 63% di strumenti su nucleo; pochi i manufatti con ritocchi regolari. Tracce di limonite ed ematite e ciottoli con tracce di pittura indicano l'esistenza di un'attività decorativa e/o di attività che implicano l'utilizzo di pigmenti come abrasivi. Un altro sito all'aperto è Changnae (240 m2), lungo le rive di un affluente del Namhan, articolato in 8 livelli: quello basale è formato da ghiaie fluviali e sormontato da un livello in cui è stata riconosciuta una struttura (10 m2) delineata da buchi di palo. I manufatti, concentrati nelle vicinanze del focolare, sono per lo più raschiatoi su schegge di riolite, felsite, porfido, quarzo e ossidiana. La grotta calcarea di Mandalli (Pyongyang) riveste un certo interesse per la varietà dei reperti: il cranio di un giovane di 25-30 anni, manufatti litici, prevalentemente in ossidiana, e di osso e palco di cervo. Il piccolo riparo di Yonggul conteneva un livello (13.000 B.P.) con pochi manufatti litici, alcuni in osso e due metatarsali umani. Sangmuryongni si trova nell'interno, in un'area montuosa dove furono effettuate delle ricognizioni prima della costruzione della diga Paraho. In tutto sono stati raccolti più di 7000 manufatti, soprattutto punte e bulini, in parte di ossidiana. Presso Taejonni, nel Sud-Ovest, nella regione dove sono state compiute ricognizioni per la costruzione della diga Juam, sono stati individuati numerosi siti del Paleolitico recente. Una componente caratteristica delle industrie litiche di questa regione sono i nuclei naviformi, analoghi a quelli trovati in Giappone e nella provincia cinese del Liaoning.
Il passaggio tra Pleistocene e Olocene registra cambiamenti nella paleogeografia e nel clima, ma nello stesso tempo una continuità nelle tradizioni tecnologiche, che mantennero durante il Mesolitico la componente microlitica, largamente diffusa in Cina, Mongolia e Manciuria. La produzione di microliti tuttavia non sembra legata a un unico momento cronologico o a un unico metodo di scheggiatura, come rivela la variegata tipologia dei nuclei che in questa fase attesta tra l'altro la presenza della tecnica di scheggiatura per pressione.
H. Movius, The Lower Paleolithic Cultures of Southern and Eastern Asia, in TransactAmPhilosSoc, 38 (1948), pp. 329-420; F. Ikawa-Smith (ed.), Early Paleolithic in South and East Asia, The Hague 1978; Lee Yung-jo, Paleolithic and Mesolithic Cultures in Korea: an Overview, in Korea Journal, 22 (1982), pp. 39-46; Id., Excavation of Archaeological Sites in the Submergence Area of Ch'ungju Dam Construction, ibid., 24 (1982-83), pp. 4-26; Yi Seon-bok - G.A. Clark, Observations on the Lower Paleolithic of Northeast Asia, in CurrAnthr, 24, 2 (1983), pp. 181-202; S.M. Nelson, The Archaeology of Korea, Cambridge 1993.
di Sarah M. Nelson
Popolazioni paleoasiatiche penetrate nella Penisola Coreana intorno al 10.000 a.C. furono, con ogni probabilità, responsabili della transizione, intorno al VII millennio a.C., da un'economia di caccia e raccolta a un modo di vita "neolitico", basato sulla manifattura della ceramica, la sedentarietà e, molto più tardi, la produzione di cibo.
Il Neolitico è rappresentato soprattutto da siti distribuiti lungo i fiumi, le coste e nelle isole: il sito più antico con evidenze di capanne e produzione fittile è Osanni (costa orientale), nel cui livello più basso sono stati rinvenuti vasi ad anse e basso collo con decorazioni impresse, associati a strumenti litici che comprendono diverse immanicature di pietra per ami compositi, mole e pesi di forma affusolata; delle molte datazioni al 14C, quelle tra il 6500 e il 4500 a.C. sembrano le più affidabili, sebbene una data intorno al 10.000 a.C. dal livello più basso suggerisca che anche in Corea la più antica produzione di ceramica potrebbe essere coeva a quelle cinese e giapponese. Stessa antichità potrebbe avere il sito di Sopohang, nella Corea del Nord alla foce del Tumen, in cui è stata rinvenuta ceramica simile; non sono comunque disponibili datazioni radiocarboniche. Il primo livello neolitico presenta un piano abitativo con cinque focolari: si tratta di un fondo di capanna di forma rettangolare ad angoli arrotondati (ca. 12 × 6 m), leggermente infossato, con focolari centrali delimitati da ciottoli di fiume. Sul versante sud-orientale della penisola, nel sito di Tongsamdong, in un sobborgo di Pusan, sono stati rinvenuti in un vasto chiocciolaio numerosissime ossa di Mammiferi terrestri e marini e resti di varie specie di pesci. Alla ceramica dei livelli più bassi, del tipo a profilo semplice a motivi pizzicati, seguì il vasellame a motivi geometrici incisi noto come Chulmun; tale termine è la traduzione in coreano del giapponese Kushimemon ("marcata a pettine"), a sua volta mediato dal concetto di Kammkeramik in uso in Europa nord-orientale. Caratteristici sono i recipienti conici ad ampia imboccatura con motivi geometrici impressi e incisi; spesso la decorazione presenta un solo disegno entro una banda che corre intorno all'imboccatura del vaso, mentre un secondo motivo, di solito a spina di pesce o a linee a zig-zag inserite l'una nell'altra, si sviluppa sul corpo del recipiente. I vasi più grandi possono presentare una terza zona decorata tra la fascia dell'imboccatura e il motivo sul corpo, consistente in linee di punti che formano motivi "a onda". Benché questa tipologia fittile sia stata classificata tra quelle con incisioni a pettine, i soli tratti che possano ritenersi eseguiti con l'ausilio di uno strumento dentato sono le file di brevi segmenti obliqui che formano le bande. Tra gli altri motivi decorativi vi sono file di linee curve, forse ottenute mediante l'impressione di unghie, e tratti circolari ricavati imprimendo ossa di uccello. Nel passato la definizione "cultura Chulmun" veniva genericamente applicata a ogni sito neolitico della penisola, mentre essa andrebbe utilizzata solo per quelli della costa occidentale. Le datazioni al 14C effettuate ad Amsadong, sul fiume Han, risalenti al V millennio a.C., consentono di ritenere che proprio nei siti dei fiumi Han e Taedong (media costa occidentale) la ceramica Chulmun sarebbe comparsa per la prima volta, diffondendosi tra il 4500 e il 3500 a.C. verso le coste sud-orientali e meridionali, con mutamenti stilistici regionali. Risalendo la costa, lungo il fiume Tumen, verso le regioni marittime siberiane, sono presenti chiocciolai che comprendono ceramica incisa con caratteristiche proprie (vasi con decori più elaborati, basi piatte e fianchi curvi) che non può essere propriamente definita Chulmun. Il tentativo iniziale di descrivere tutta la ceramica neolitica decorata come Chulmun ha di fatto portato a tralasciare le numerose varianti esistenti ed è dunque oggi di scarsa utilità.
Lungo i fiumi Han e Taedong (Corea centrale), i siti neolitici a ceramica Chulmun sono di norma riuniti in gruppi; essi hanno restituito anche pesi da rete, punte di proiettile e zappe di ardesia. A Chitamni sono stati messi in luce un recipiente contenente resti carbonizzati di due varietà di miglio (Setaria sp. e Panicum sp.) e aratri di pietra simili a quelli della Cina settentrionale. Kungsanni, sulla costa occidentale, alla foce del Tumen, è uno dei più interessanti chiocciolai dell'area, con una datazione al 4280 a.C. per il livello più basso. I chiocciolai costieri sono in larga parte composti da ostriche e altre conchiglie bivalvi, con una minore occorrenza di esoscheletri di altri Molluschi; nei depositi sono stati rinvenuti resti ossei prevalentemente di cervo e cinghiale, benché siano presenti anche diverse varietà di pesci e Mammiferi marini. I resti di capanna sono del tipo seminterrato, a pianta rettangolare, con focolare centrale delimitato da ciottoli di fiume. I recipienti per lo stoccaggio, il cui diametro può raggiungere 50 cm, sono spesso concentrati in gruppi. I villaggi, di piccole dimensioni, talvolta contano fino a due dozzine di abitazioni, ma non è da escludere che alcuni insediamenti fossero più estesi. Gli strumenti litici comprendono pesi da rete, piccole punte di proiettile scheggiate, zappe di ardesia scheggiate e asce levigate. Le zappe, a volte ottenute da ciottoli piatti grossolanamente scheggiati in modo che un lato risulti più sottile e tagliente, conservano spesso larga parte del cortice e in molti casi sono frammentarie; la presenza di striature sulla superficie indica un uso in terreni sabbiosi. Nel versante nord-occidentale della Corea, in particolare lungo il fiume Yalu, sono frequenti i ritrovamenti di brocche globulari a lungo collo, con decorazione incisa a meandri squadrati, un motivo comune anche nella provincia cinese di Liaodong.
In senso generale il Neolitico coreano è caratterizzato dalla presenza di ceramica e villaggi con capanne seminterrate e viene datato tra il 6000 e il 2000 a.C.; la presenza e il ruolo svolto dall'agricoltura sono a tutt'oggi oggetto di dibattito. Suoi tratti specifici sono la tendenza a un adattamento marittimo nelle fasi più antiche, la presenza di interazioni (forse scambi) su lunga distanza (verso la valle del Liao, la Provincia Marittima Siberiana, il Giappone e forse la penisola dello Shandong) e, nelle fasi più tarde, un ruolo crescente dell'agricoltura, anche come fattore di aggregazione sociale.
Kyoichi Arimitsu, Chosen Kushimemon Doki no Kenkyu, Tokyo 1962; L. Sample, Tongsandong, a Contribution to Korean Neolithic Culture History, in ArctAnthr, 11, 2 (1974), pp. 1-125; Kim Won-yong, The Neolithic Culture of Korea, in R. Pearson (ed.), The Traditional Culture and Society of Korea: Prehistory, Honolulu 1975, pp. 65-111; S.M. Nelson, Han River Chulmuntogi, a Study of Neolithic Korea, Washington 1975; Ead., The Neolithic of Northeastern China and Korea, in Antiquity, 64, 243 (1990), pp. 234-48; Ead., Korean Archaeological Sequences from the First Ceramics to the Introduction of Iron, in R. Ehrich (ed.), Chronologies in Old World Archaeology, Chicago 19923, I, pp. 430-38; II, pp. 412-24.
di Sarah M. Nelson
Nello studio del periodo tra il 2000 e il 1000 a.C. si rilevano tra gli archeologi coreani due contrastanti prospettive di analisi: alcuni collocano la produzione di una nuova tipologia fittile, definita Mumun, nel Neolitico tardo, altri la assegnano all'età del Bronzo. Potrebbe forse essere più proficuo un approccio che privilegi la presenza di alcuni indicatori di mutamento delle strutture socioeconomiche, come la comparsa dei megaliti, i quali ‒ indipendentemente dalla presenza del bronzo ‒ appaiono costantemente associati a ceramica Mumun. Recentemente si è dunque affermato l'uso di definire tale fase come "periodo megalitico" o "periodo Mumun".
Il termine Mumun ("privo di decorazione") si contrappone alla definizione Chulmun, impiegata per la ceramica decorata a pettine del periodo precedente, sebbene anche alcune varianti Mumun rechino incisioni sull'orlo, sul collo o sulla base oppure motivi dipinti o incisi sul vaso intero, quali quello "a fulmine" o a spirale squadrata. Peraltro la ceramica Mumun si differenzia da quella Chulmun nella fattura, nell'impasto e nello spessore delle pareti; il colore varia dal rosso bruno al grigio cenere, in rapporto alle argille impiegate, alla temperatura e alle tecniche di cottura per un'ampia varietà di forme, tra cui brocche con manici, piatti e coppe su alta base (i dou, frequenti nella terminologia cinese) e recipienti per la cottura a vapore. Riguardo alle evidenze megalitiche, le strutture più diffuse e caratteristiche di questo periodo sono costituite dai dolmen. Nella Corea del Nord tali monumenti funerari erano formati da quattro pietre di uguali dimensioni, disposte verticalmente a formare un alto ambiente a forma di parallelepipedo; la pietra di copertura, del peso di alcune tonnellate, è più grande di quelle di sostegno e dunque aggetta su di esse per tutto il perimetro. Tali pietre generalmente non erano lavorate, benché su un esemplare sia stata identificata un'incisione raffigurante una spada litica. I dolmen erano probabilmente camere sepolcrali; a causa dei ripetuti saccheggi sono stati rinvenuti solo scarsi frammenti di piccoli vasi di colore rosso, individuati spesso sul terreno circostante, dove in alcuni casi è stato messo in luce il pavimento di un'abitazione. I dolmen della Corea del Sud, invece, non hanno pietre in elevato e constano solo di una pietra di copertura che chiude un ambiente sepolcrale ipogeo, una cista di pietra, più raramente un vaso funerario o una fossa semplice. Una tipologia intermedia tra i due tipi descritti è costituita da una fila di pietre parzialmente emergenti dal terreno a sorreggere la copertura. Il corredo comprende giare di ceramica rossa lustrata (Mumun), spade di pietra levigata, punte di proiettile, grani di collana tubolari di nefrite o altre pietre colorate, talvolta grani a C (gokok), spade e scalpelli di bronzo che consentono di ritenere le sepolture a dolmen di tipo meridionale più tarde di quelle di tipo settentrionale. Dolmen di tipo analogo ricorrono anche nella Cina nord-orientale ‒ più frequentemente nella penisola di Liaodong fino all'estremo Nord nella Provincia di Jilin. Un'altra tipologia è formata da una sola pietra stante: due esemplari, recentemente rinvenuti in Corea centrale, sono comparabili con i chansung, i pilastri di legno a guardia dei villaggi eretti ogni anno fino alla metà del XX secolo negli insediamenti rurali.
I siti con dolmen sono caratterizzati dalla presenza di ceramica Mumun, sebbene non del tutto priva di decorazione. Ad esempio, le tipologie tipiche del fiume Han presentano orlo doppio con brevi linee oblique o file di punti incisi e talvolta motivi dipinti. Nella Corea sud-orientale le date al 14C associate alla ceramica Mumun, ai megaliti e ai manufatti di bronzo oscillano arealmente tra il 2800 e l'800 a.C. La Corea centrale ha fornito datazioni isolate al 1900 a.C. e al 1550 a.C., mentre quelle ottenute per la costa meridionale rimontano al 2000 a.C. circa. In quest'area tale fase, in cui è presente la ceramica Mumun ma non il bronzo, viene considerata come Neolitico tardo. Riso del tipo japonica è stato rinvenuto in un vaso databile intorno all'800 a.C.; altri resti di riso, risalenti al 2000 a.C., sono stati scoperti presso Kimpo. Ceramica inornata, datata anch'essa al 2000 a.C. ma non associata a riso, proviene dalla costa meridionale del Paese. Risalgono allo stesso periodo alcuni dolmen, sebbene la maggioranza non sia databile a prima del 1000 a.C. Importanti siti abitativi sono Songgungni, presso Puyo, Kungongni, sulla costa meridionale, e Soktalli, nel versante nord-occidentale del Paese.
Alle innovazioni nell'ambito della produzione ceramica, della ritualità funeraria e della produzione agricola si affiancò intorno al 1300 a.C. la comparsa di utensili di bronzo; gli archeologi nord-coreani pongono l'inizio dell'età del Bronzo in Corea al 2000 a.C., ma una datazione così alta rimane ipotetica: la più antica forma di fusione in ceramica fino a oggi nota in Corea è del 900 a.C. circa (Yanggulli, 2760±70 B.P.). Il bronzo è attestato in forma irregolare, probabilmente a causa della facilità con cui esso poteva essere riutilizzato. Sulla base di confronti tipologici con ritrovamenti nella Cina nord-orientale si può ritenere che i manufatti di bronzo più antichi fossero bottoni e coltelli. Le lame di spada con taglienti "a parentesi graffa" (spade di stile Liaoning o Yoyong), fuse separatamente dall'impugnatura, risalgono all'VIII sec. a.C.; quelle rinvenute nel Sud-Ovest hanno contribuito a datare i relativi siti. Nelle spade di epoca più tarda si rileva un progressivo restringimento delle lame e le due sporgenze del tagliente appaiono meno pronunciate. Ritrovamenti diagnostici, in quanto associati in territorio cinese alle sepolture con le spade, sono gli specchi di bronzo, di produzione locale, caratterizzati da decori geometrici a triangoli campiti, e le matrici di argilla per la produzione di tali specchi e altri tipi di manufatti. Bronzi di qualità superiore, databili con ogni probabilità al periodo protostorico, quali specchi decorati a sottili linee rilevate, campane, lance, spade a lama stretta e fibbie da cintura "a gancio", in forma di tigre o di cavallo, provengono principalmente da sepolture, benché siano stati occasionalmente rinvenuti anche in alcuni ripostigli.
Nel 108 a.C. la dinastia Han Occidentali della Cina conquistò gran parte del Nord della Corea, stabilendovi quattro prefetture (o "commanderie"), delle quali solo quella di Lelang ebbe lunga durata. L'archeologia del periodo Lelang è nota soprattutto per le ricerche giapponesi dell'inizio del XX secolo, in quanto gli archeologi nord-coreani negano del tutto la storicità della "colonia". La capitale della Prefettura di Lelang è stata oggetto di scavi: si tratta di una città con una cinta muraria, grandi edifici lignei con copertura a tegole e un sistema di scarico delle acque, circondata da estesi sepolcreti a tumulo. Il fatto che alcune tombe fossero state invase dall'acqua ha consentito la conservazione di manufatti di legno, lacca e tessuto, spesso recanti iscrizioni di manifatture cinesi. Alcune sepolture hanno permesso di risalire all'identità dei personaggi inumati, poiché con essi era stato sepolto il loro sigillo personale. In documenti cinesi approssimativamente coevi a Lelang sono citati diversi gruppi etnici, tra cui i Samhan della Corea del Sud, di cui si possiedono evidenze archeologiche di un certo interesse. Tahori, nel Kyongsang Nam Do, è una semplice sepoltura in sarcofago monossile, ma sotto di essa, conservato perfettamente nell'acqua, è stato rinvenuto un cesto di bambù contenente pennelli per scrittura, corda, un piatto su piedistallo di legno che conteneva loti, un sostegno da spada di lacca e asce di ferro con manici di legno. Le tombe scavate a Kyongju, che hanno restituito sepolture di cavallo e una collana con medaglione di vetro decorato con una testa virile forse proveniente da Alessandria d'Egitto, testimoniano una certa stratificazione sociale.
È in questo periodo che la tradizione pone la fondazione dei tre regni di Silla (57 a.C. - 668 d.C.), Koguryo (37 a.C. - 668 d.C.) e Paekche (18 a.C. - 668 d.C.), ma i primi secoli di tale fase sono considerati con scetticismo da parte degli storici: infatti i più antichi documenti scritti che ne testimonierebbero l'esistenza risalgono al XII secolo, dunque molto dopo l'epoca dei Tre Regni (Samguk). Uno dei temi più dibattuti nell'ultimo trentennio riguarda il livello di sviluppo socioeconomico raggiunto da queste entità politiche, note dalle fonti storiche (in particolare cinesi) o archeologiche tra la fine del I millennio a.C. e gli inizi del I millennio d.C. Tali entità politiche regionali vanno analizzate nel quadro dei processi di sviluppo che intorno al V-IV sec. a.C. portarono all'affermazione di nuovi modelli insediamentali (abitazioni con pavimento a livello e con sistema di riscaldamento ondol) e di sussistenza, a una nuova tecnologia di produzione di ceramica e all'uso e, successivamente, alla produzione di utensili di ferro. I dati relativi al periodo tra il 500 a.C. e il 500 d.C. consentono di ipotizzare processi autonomi di formazione di entità politiche regionali, seppure legati a contatti con lo Stato cinese e alla lenta penetrazione di nuovi gruppi. Due sembrerebbero le fasi di accelerazione in tale modello di interazione: la prima intorno al 500 a.C., quando il regno Yan (od. Prov. di Hebei, Cina) conquistò la valle del Liao, la seconda con l'istituzione nel 108 a.C. delle quattro prefetture ‒ o colonie: Nangnang (cin. Lelang), Imdum, Hyondo e Chinbon ‒ nel territorio di un'entità nota dalle fonti come Wiman Choson, nella regione nord-occidentale della Corea. Solo dal 300 d.C. le evidenze materiali concordano con quelle testuali e permettono di definire le entità statali Koguryo, Paekche e Silla. La data del 300 d.C., che apre il periodo dei Tre Regni, è stata stabilita su basi esclusivamente archeologiche in quanto essa è marcata dalla comparsa delle tombe a tumulo che, con la diffusione del buddhismo, costituisce uno degli aspetti caratterizzanti delle prime società statali della Corea.
P.K. Lee, The Mumun Pottery and Polished Stone Implements in Kyongkee Province Area, in Kogohak, 1 (1974), pp. 53-129; J.H. Kim, The Chronology of Bronze Culture in Korea, in Hanguk Kogo Hakbo, 5 (1978), pp. 1-16 (in coreano); Kim Won-yong, Korean Archaeology Today, in Korea Journal, 21 (1981), pp. 22-43; J.W. Chung, Bronze Age Sites and Artifacts in the Kyongnam Region, in Hanguk Kogo Hakbo, 12 (1982), pp. 321-42 (in coreano); M.C. Choi, The Plain Pottery of the River Han Reaches, ibid., 14-15 (1983), pp. 61-76 (in coreano); M.L. Choi, A Study of the Yongsan River Valley Culture. The Rise of Chiefdom Society and State in Ancient Korea, Seoul 1984; H.J. Im, Korean Neolithic Chronology. A Tentative Model, in Korea Journal, 24 (1984), pp. 11-22 (in coreano); Ch.P. Choe, Subsistence Patterns of the Chulmun Period. A Reconsideration of the Development of Agriculture in Korea (PhD Diss.), Pittsburgh 1986; M. Riotto, The Bronze Age in Korea. A Historical Archaeological Outline, Kyoto 1989; Ch.P. Choe, A Critical Review of Research on the Origin of Koreans and their Culture, in Hanguk Sangkosa Hakbo, 8 (1991), pp. 7-43; S.M. Nelson, Mumuntogi and Megalithic Monuments: a Reconsideration of the Dating, in Papers of the British Association for Korean Studies, 3 (1992), pp. 183-94; Ead., The Archaeology of Korea, Cambridge 1993, pp. 110-21, 139-44, 160-63; R. Ciarla, Dalle prime comunità agricole alle società complesse: Estremo Oriente, in Il Mondo dell'Archeologia, I, Roma 2002, pp. 567-73; G.A. Lee - G.W. Crawford - S.K. Lee, Chulmun to Mumun Transition in Southern Korea: Archaeobotanical Investigation, in Papers of the 17th Indo-Pacific Prehistory Association Congress (Taipei, September 9-15 2002), Canberra 2002.
di Roberto Ciarla
Tra il 300 e il 668 d.C. i regni Koguryo, Paekche e Silla (da cui la definizione "periodo dei Tre Regni" o Samguk), insieme a una compagine ‒ forse una confederazione ‒ di piccole entità politico-territoriali note come Kaya, furono coinvolti in un generalizzato processo di crescita della complessità sociale e delle interazioni culturali che interessò l'intera Asia centrale e orientale.
Soprattutto la fascia settentrionale dal Giappone alla Corea, alla Cina settentrionale fino allo Xinjiang e al Tibet fu teatro della formazione e del declino di aristocrazie di guerrieri a cavallo con fiorenti economie agricole, agropastorali o pastorali e nomadiche, che perseguirono disegni politici affini e condivisero elementi della cultura materiale e dell'ideologia del potere e dei suoi simboli, tra cui l'adesione alla religione buddhista. In questa prospettiva è significativa l'adozione, pur con varianti regionali e cronologiche, di tombe a tumulo con camera funeraria spesso dipinta e di corredi in cui il livello gerarchico del defunto è espresso dai paraphernalia del cavaliere e da beni di importazione. Scarsi sono i dati sugli insediamenti comuni, sebbene alcune necropoli non di élite abbiano fornito chiare evidenze di gerarchie sociali; le fortezze ricognite o parzialmente scavate hanno offerto ulteriori informazioni, per quanto parziali. Poco o nulla si sa dei centri di produzione e di quelli amministrativi, mentre diversi templi e monasteri buddhisti possono essere riferiti all'architettura religiosa monumentale dell'epoca.
Il regno Koguryo si sviluppò in un territorio che, dai confini della Corea moderna, arrivò a comprendere gran parte della Provincia di Liaoning (Cina) e la Corea settentrionale. I dati provengono essenzialmente da contesti funerari e da sporadici insediamenti fortificati; i siti più antichi sono localizzati presso la città di Ji'an (Prov. di Liaoning), sulla sponda nord del Yalu. Tipiche sono le tombe a tumulo, che subirono un'evoluzione da piramidi quadrate di pietra a tumuli di terra a copertura di camere rettangolari di pietra con corridoi che permettevano l'accesso a chi volesse rendere omaggio allo spirito del defunto. Dopo un primo periodo (pre-Samguk) caratterizzato da tombe coperte da cumuli di pietrame, si affermò la tipologia delle tombe a tumulo su camera, singola o multipla, con pareti di pietra a volte dipinte. Le tombe a camera più antiche erano sormontate da un tumulo piramidale a gradoni a pianta quadrata; questo modello, comune nel Liaoning, si affermò rapidamente e perdurò come caratteristica costante dei monumenti funerari dell'élite Koguryo, anche se successivamente il tumulo di terra da piramidale divenne emisferico. Nel Liaoning, a sud-est di Fushun, sono state esplorate due aree di tumuli Koguryo, molti dei quali con camere semisotterranee di pietra, a volte suddivise in più ambienti, ricoperte da tumuli di terra. Scarsi gli elementi di corredo conservatisi: una tomba ha restituito giare, un braccialetto di bronzo e un orecchino dorato. Nei pressi della necropoli era una città fortificata: le sue mura si estendevano per 2300 m circa e vi si aprivano tre porte, in corrispondenza dei punti cardinali nord, est e sud.
Nel 427 la capitale fu spostata nei dintorni di Pyongyang (Corea centrale), dove sono stati rinvenuti i resti di una fortezza, di una imponente struttura palaziale e molte tombe. Dal 552 fu costruita una nuova città fortificata con un perimetro di 15 km. Sul Taesongsan una muraglia di 7 km costituiva una difesa supplementare per la città. Nei dintorni della città sono stati scavati tre templi buddhisti (V sec.) e gruppi di sepolture, tra cui la Tomba dei Pilastri Gemelli, decorata da pitture; nei pressi di Chinpari, 20 km a sud-est di Pyongyang, è stato indagato un gruppo di 15 tombe, una delle quali attribuita dalla tradizione all'eroe culturale Chumong. Rinvenimenti di tombe di stile Koguryo, probabilmente appartenenti a bassi ranghi dell'aristocrazia, si segnalano inoltre sul tratto più settentrionale del fiume Han. I motivi iconografici delle pitture delle tombe del VI secolo rivelano apporti cinesi, in particolare nelle figure delle "Divinità delle Quattro Direzioni", dei guardiani celesti e di apsaras. Le tombe hanno restituito manufatti e ornamenti che attestano una società stratificata, come, ad esempio, gli ornamenti del capo, raffigurati anche nelle pitture tombali: il cosiddetto cholpung di bronzo dorato a forma di cappuccio e il chaek di seta con applicazioni di metallo, riferibile a uno status più alto e contraddistinto dal colore bianco. Anche nella produzione ceramica si evidenzia un'evoluzione: agli inizi dell'era cristiana comparvero vasellame marrone chiaro con inclusi sabbiosi e ceramica fine marrone scuro o nero bruciato. Una fase intermedia presenta nuove forme di vasi, come bottiglie, coppe con prese, ceramica da cucina, tripodi; disegni lineari decorano la spalla e il corpo dei vasi, realizzati al tornio e cotti a temperature elevate, nei colori grigio, marrone tendente al giallo e nero. Sotto l'influsso cinese venne prodotto un vasellame invetriato marrone tendente al giallo (proto-céladon) importato anche dalla Cina della dinastia Jin Orientali. Dopo il VI secolo comparve, generalmente nelle tombe a camera, una ceramica a impasto fine, grigia, nera o gialla (pyoru, cuscini di ceramica, vasi da camera, ecc.). Caratteristica della prima fase è inoltre la produzione di tegole, che dalla seconda metà del IV secolo si arricchirono di terminazioni decorate a fiore di loto e di forma circolare con figurazioni naturalistiche o motivi geometrici.
Secondo una leggenda il regno Paekche, fiorito sul versante sud-occidentale della penisola, fu creato da due figli del fondatore del regno Koguryo; secondo altre teorie esso sarebbe stato fondato da un ramo della tribù Puyo agli inizi dell'era cristiana, in seguito a movimenti di popolazione dalla Manciuria verso l'area del fiume Han. Pochi sono i dati disponibili per l'archeologia Paekche a causa dei saccheggi e delle distruzioni operate nel 638 dalle truppe alleate di Silla e della dinastia cinese Tang, che posero fine al regno. La scoperta di varie tombe, tra cui alcune a tumulo piramidale, sul fiume Han, vicino alla prima capitale di Paekche, sembra confermare la tradizione di un'origine settentrionale, come attesterebbe anche il sito di Mongchon, una città-fortezza cinta da un terrapieno sul fiume Han, nell'area di Seul, che fu prima occupata dal regno Paekche e poi da quello Koguryo. Quest'ultimo spinse a sud il regno Paekche, che stabilì nuove capitali a Kongju e più tardi a Puyo. Nelle loro vicinanze si trovano necropoli con tombe a tumulo e camera dipinta in cattivo stato di conservazione; sorprendentemente intatta è invece la tomba di un tardo sovrano Paekche, Munyong, e della sua consorte, rinvenuta nel 1971: si tratta di una tomba di mattoni di stile cinese, contenente un ricco corredo comprendente tavolette inscritte, una statuina raffigurante un guardiano di tomba, gioielli d'oro e decorazioni appartenenti a una corona aurea. Altri scavi sono stati effettuati in templi buddhisti, fortificazioni collinari e necropoli a notevole distanza dalle città capitali.
Secondo la tradizione il regno Silla fiorì nell'area di Kyongju nel 57 a.C. da una confederazione di villaggi, consolidandosi in una formazione statale a partire dal IV secolo; nel 668 esso riuscì a unificare l'intera Penisola Coreana estendendo il suo controllo oltre il fiume Taedong e fino alla baia di Wonsan (Silla Unificato, 668-935). Molti sono i monumenti sopravvissuti, quali un osservatorio, templi e pagode di complessi monastici buddhisti e tombe a tumulo di diversa grandezza, le più grandi e ricche delle quali hanno restituito corone e cinture d'oro, gioielli d'oro e giada, vasellame, armi di bronzo o ferro con elsa d'argento o dorata e recipienti di vetro di provenienza occidentale. Il palazzo di Wolsong è stato oggetto di scavi, così come il parco detto "stagno di Anapji" di tarda età Silla. L'archeologia Silla è basata principalmente sullo scavo delle monumentali tombe d'élite, mentre poco si sa degli insediamenti e della vita quotidiana; importanti indicazioni sulla stratificazione sociale e la simbologia del potere, sui commerci a lunga distanza e sulla specializzazione artigianale si ricavano comunque dai contesti funerari. Le tombe Silla sono tumuli con un rivestimento di terra su grossi ammassi di ciottoli che a loro volta foderano camere funerarie di legno (al di sopra o al di sotto del piano calpestabile) al cui interno si trovano il sarcofago e il corredo funerario. Le sepolture più imponenti ‒ che ricordano l'impianto di alcune tra le più antiche tombe a tumulo giapponesi del periodo Kofun ‒ sono quelle reali di Kyongju, l'antica capitale Kumsong, tra cui spiccano per dimensioni e ricchezza il doppio tumulo di Hwangnamdong (tomba 98) e la Tomba del Cavallo Celeste (tomba 155), così detta dalla decorazione di una "gualdrappa" di corteccia per sella rinvenuta nel corredo. Gruppi di tumuli sono localizzati anche lungo i fiumi Naktong e Han, sulla costa orientale della penisola e sull'isola di Ullung; tali tombe si datano tra il IV e il VI secolo, tuttavia la loro sequenza cronologica è controversa e si basa su criteri di seriazione tipologica sia delle strutture che dei materiali contenuti.
La cultura materiale è nota soprattutto dai corredi funerari. La ceramica, prodotta al tornio da artigiani specializzati e cotta a temperature superiori ai 1000 °C, ha qualità metalliche e impasti di colore grigio. Mentre all'inizio del periodo la ceramica Silla appare simile alla ceramica Kaya, a partire dal V secolo essa sviluppò tratti stilistici propri, con forme caratterizzate da pareti sottili e spesso da un alto piede decorato a giorno. Su vasi e coperchi sono talvolta applicate figurine fittili, mentre frequenti sono le ceramiche figurative a forma di barche e guerrieri a cavallo, oppure di sandalo, carro, casa. L'abbondante vasellame di vetro, oltre a oggetti fabbricati localmente, richiama nella tecnica e nelle forme manufatti di produzione occidentale, a testimonianza della portata dei commerci lungo la Via della Seta, di cui Silla ‒ menzionato in un testo arabo del IX secolo come "la nazione splendente d'oro" ‒ fu uno dei terminali più ricchi e importanti. Numerosi sono gli ornamenti personali d'oro (corone, cinture, orecchini, anelli e braccialetti), oltre ad armi di ferro, finimenti equestri (decorazioni di bronzo per selle e bardature di cavalli, staffe di ferro) e vasellame prevalentemente di bronzo. Le corone, simboli sciamanici oltre che attributi regali (il buddhismo si affermò solo verso la fine del periodo Silla), appartengono a una stessa tradizione condivisa da tutte le aristocrazie cavalleresche dell'epoca dal Giappone all'Asia centrale; per lo più di lamina d'oro, esse sono costituite da un diadema da cui si dipartono elementi verticali fitomorfi e pendenti di forme e materiali vari. Il vasellame di metallo comprende calderoni tripodati, ciotole e giare sia locali che d'importazione. Dati urbanistici e architettonici provengono soprattutto da Kyongju, la capitale, il cui impianto ortogonale somigliava a quello della Chang'an di epoca Sui-Tang. Alla prima metà del VII secolo data un edificio di incerta funzione denominato Chomsongdae: un cilindro rastremato all'apice (diam. alla base 5 m, alt. oltre 9 m) che secondo la tradizione sarebbe il più antico osservatorio astronomico dell'Asia orientale e che sembra essere stato realmente impiegato per l'osservazione dei cicli lunari e astrali in funzione delle stagioni agricole. Occorre inoltre citare pagode e templi buddhisti, il più importante dei quali è quello di Hwangyong-sa, costruito nel 553 e distrutto dai Mongoli.
Kaya fu una federazione di piccoli "stati" fioriti tra il IV e il VI secolo sul territorio alla foce del Naktong (Prov. di Youngnam) che, pur mantenendo stretti legami, non formarono mai uno stato unitario; i loro territori vennero conquistati dal regno Silla nel 562 d.C. Grazie a una localizzazione strategica, l'economia si basava principalmente sul commercio, soprattutto di manufatti di ferro; scambi a lunga distanza sono documentati non solo all'interno della Penisola Coreana, ma anche con il Giappone e la Cina. Se nel periodo iniziale la cultura Kaya presentava evidenti affinità con quella Silla, presto essa assunse tratti distintivi, quali tombe delimitate da filari di pietre, ceramiche dai profili curvilinei e manufatti intarsiati d'argento. I dati archeologici provengono quasi esclusivamente da tombe, in alcuni casi con ricchi corredi. Lo studio dei siti funerari, generalmente ubicati su pendici collinari o crinali montuosi, come la necropoli di Chisandong, evidenzia il passaggio da sepolture in fossa con casse lignee a tumuli con fosse funerarie foderate di pietra e a tombe a camera, decorate in rari casi da pitture murali. Si datano tra il 450 e il 550 numerose tombe a camera di imponenti dimensioni con sepolture sacrificali, cui si accedeva dalla parte superiore e in fasi successive da un passaggio laterale; talora sono stati identificati ambienti ausiliari per la deposizione dei corredi dei defunti di rango, nei quali predominano ceramiche, armi e armature di ferro. Particolarmente ricca è la tomba n. 4 di Pokchondong (presso Pusan), di poco successiva al 300 d.C., con vari tipi di armi e armature di ferro con cotte, elmi, maschere equine. Comuni sono i rinvenimenti di faretre con frecce di ferro, spade con pomi di bronzo, argento o ferro ad anello o decorati con figure di dragoni e fenici, punte di lancia e di frecce di ferro, campanelli e bardature di cavalli. Tra gli ornamenti spiccano grandi orecchini d'oro con pendenti foliati o "a bacca" e corone d'oro o bronzo dorato con motivi floreali o a forma di albero (importante richiamo a elementi sciamanici), la cui variabilità tipologica ben riflette le diversità culturali della compagine tribale Kaya. Nella produzione vascolare si rilevano due classi principali: vasellame fine di gres blu-grigiastro cotto ad alte temperature (ad es., coppe con eleganti piedistalli curvilinei e giare ad alto collo) e ceramiche comuni bruno-rossastre. Sono stati inoltre distinti alcuni orizzonti vascolari regionali (Pusan-Kimhae, Haman, Koryong, Chinju) che, dopo l'annessione della federazione Kaya, subirono influssi della tradizione Silla. Particolarmente interessanti sono le ceramiche figurative che rappresenterebbero il passaggio del defunto nell'aldilà; tra le figure, spesso in uno stile vivamente realistico, vi sono animali (cavalli, maiali selvatici, tartarughe), carri, calzature, imbarcazioni, abitazioni e altri motivi.
Ito Akio, Zur Chronologie der frühsillazeitlichen Gräber in Südkorea, München 1971; Kim Won-yong, Archaeology in Korea 1974, Seoul 1975 (in coreano); Id., Archaeology in Korea 1975, Seoul 1976 (in coreano); Kim Won-yong - R. Pearson, Three Royal Tombs: New Discoveries in Korean Archaeology, in Archaeology, 30, 5 (1977), pp. 302-13; Choi Byong-hyon, The Evolution and Chronology of the Wooden-Chamber Tombs of the Old Silla Period, in Hanguk Kogo Hakbo, 10-11 (1981), pp. 137-228 (in coreano); Kang Duk-hee, Gold Crowns of Shibarghan in Afghanistan and of the Three Kingdoms Period of Korea, in Korea Journal, 23, 6 (1983), pp. 35-38; Song Sang-yong, A Brief History of the Chomsongdae in Kyongju, ibid. 23, 8 (1983), pp. 16-21; R.J. Pearson, Some Recent Studies in the Chronology and Social Development of Old Silla, in Essays in Honour of Prof. Dr Tsugio Mikami on his 77th Birthday - Archaeology, Tokyo 1985; Kim Won-yong, Archaeology in Korea 1985, Seoul 1987 (in coreano); S.M. Nelson, The Archaeology of Korea, Cambridge 1993, pp. 220-37; Paekche of Korea and the Origin of Yamato Japan, Seoul 1994; G.L. Barnes, The Rise of Civilization in East Asia: the Archaeology of China, Korea, and Japan, London 1999; Ead., State Formation in Korea: Historical and Archaeological Perspectives, Surrey 2001; National Museum of Korea, Seoul 2002, pp. 74-102, 118-30.
di Roberto Ciarla
Sito neolitico ubicato in prossimità di Seul, noto anche con l'antico nome di Amsari, identificato nel 1925 a seguito di un'alluvione.
Originariamente l'insediamento doveva trovarsi sulle sponde del fiume Han, mentre oggi, a causa di mutamenti geomorfologici, esso è localizzato circa 1 km dall'odierno corso d'acqua. Benché le prime ricognizioni di superficie avessero rinvenuto conchiglie e molluschi, sia marini che dolcicoli, le indagini successive non sembrano avere confermato la presenza di un chiocciolaio. Il sito è stato oggetto di sondaggi a partire dai primi anni Sessanta e nel corso degli anni Ottanta vi sono state condotte indagini a più vasto raggio. I resti di legno carbonizzato provenienti da vari livelli appartengono a un arco cronologico compreso tra il 5000 e il 1500 a.C. circa, con fasi più certe di occupazione tra il 4500 e il 3500 a.C. Le varie fasi insediative sono testimoniate dal rinvenimento di depositi con resti ceramici Chulmun (di cui A., insieme ad altri siti fluviali della regione, fu uno dei principali centri di origine), Mumun e dei Tre Regni. Sono stati identificati almeno 20 fondi di capanna seminterrati, alcuni dei quali sovrapposti, a pianta sia quadrata sia circolare e con focolari centrali circondati da pietre, simili a quelli di Osanni, poco più a nord; si tratta di uno dei più vasti raggruppamenti a tutt'oggi identificati in Corea. Nei pressi delle abitazioni sono state rinvenute quattro fosse di immagazzinaggio. Lo strumentario litico comprende zappe di forma allungata, piccoli pesi (forse da rete), macine, un aratro e vari strumenti scheggiati. Tra i resti vegetali sono da segnalare ghiande e frutti di ippocastano (Aesculus turbinata); tali evidenze consentono di ipotizzare un'economia di sussistenza basata sulla pesca e sullo sfruttamento delle risorse naturali con traccia di pratiche agricole.
Bibliografia
Kim Won-yong, Stone Implements and Pottery from the Amsari Site, in Yoksa Hakbo, 18 (1962), pp. 355-83; K.S. Kim, Amsadong Riverbank Site Excavation Report, in Yoksa Kyoyuk, 13 (1970), pp. 85-107; H.-J. Im, Amsadong Remains Emergency Excavation Report, Seoul 1982; Ead., Amsadong, Seoul 1985; S.M. Nelson, The Archaeology of Korea, Cambridge 1993, pp. 79-80, 98-103; National Museum of Korea, Seoul 2002, p. 21.
di Maurizio Riotto
Grande isola di 1840 km2 compresa fra il 32° e il 33° parallelo, che rappresenta il punto più meridionale della Corea; è per lo più pianeggiante, eccetto la parte centrale, dominata dal Monte Halla, un vulcano spento che costituisce la più alta cima (1950 m) della Corea del Sud.
Le evidenze attestano che Ch. fu occupata dal Paleolitico: i ritrovamenti più significativi sono quelli effettuati nella grotta di Pillemot (vicino al villaggio di Oumni, Pref. di Puk Cheju), dove nel 1973 vennero scoperti resti di Ursus arctos, Cervus elaphus e Capreolus capreolus insieme a industria litica del Paleolitico medio. Il Neolitico è poco documentato, a eccezione di sporadiche ceramiche Chulmun soprattutto a Kosan e a Oradong. Nel complesso, l'isola fu densamente abitata dalla seconda metà del I millennio a.C. fino a tutta l'età del Ferro. Il megalitismo è documentato dalla presenza di vari dolmen, fra cui quelli di Yongamdong, Oedodong e Oradong. Si tratta di dolmen di tipo "meridionale", che però a Ch. presentano spesso un gran numero di lastre di pietra sotto il masso di copertura. Questo sistema rappresenta una variante fra i due principali stili di dolmen di tipo meridionale della Penisola Coreana, quello con tre o con quattro grosse pietre a sostegno del monolito di copertura (paduk-sik) e quello in cui il pesante masso di copertura poggia direttamente sul terreno (kaesok-sik). Sono presenti anche altri tipi di sepoltura, fra cui un raro esempio di sepoltura in giara, identificato nel 1984 a Yongamdong. I materiali restituiti dai dolmen sono scarsi: pochi frammenti di ceramica "non decorata" (Mumun) e qualche punta litica di freccia. Sono invece numerosi i siti che hanno restituito materiali (soprattutto ceramica Mumun) non direttamente connessi con le sepolture a dolmen, quali Tongmyongni, Kwakchiri, Yongamdong e Pukcholli, tutti allineati in direzione ovest-est lungo la costa settentrionale dell'isola; a sud-ovest è particolarmente importante il sito di Sangmori. I siti di Ch. hanno restituito vari tipi di ceramica Mumun, fra cui molto caratteristici sono quelli a "orlo perforato" e "a trottola". I materiali e i monumenti rinvenuti risalgono al periodo tra la fine del I millennio a.C. e l'inizio del periodo dei Tre Regni (300 d.C. ca.), a conferma del fatto che, probabilmente anche a causa della posizione isolata e dei suoli sfavorevoli alle coltivazioni, l'isola visse con ritardo e in modo marginale la maggior parte delle esperienze maturate nella penisola.
Chung Yong-hwa, Kusokki sidae yonggo yujok [Testimonianze dell'età paleolitica], in Munhwa illyuhak, 6 (1974), pp. 51-56; Yi Ch'onggyu, Cheju-do chibang-ui ch'ogi ch'olgi songgyokkwa mumun t'ogi munhwa-ui chon'gaè' [Caratteri peculiari della prima età del Ferro a Cheju-do e lo sviluppo della cultura della ceramica "non decorata"], in Hanguk Kogo Hakbo, 17-18 (1985), pp. 13-40; Im Yyo-jae, Sonsa munhwa yon'gu-ui hyonhwang-gwa munjejom [Situazione attuale e problematica degli studi sulle culture preistoriche], in Cheju-do yon'gu, 3 (1986), pp. 11-17; Yi Ch'onggyu, Cheju-do Sangmo-ri mumun t'ogi-e taehan il koch'al [Studio sulla ceramica "non decorata" da Sangmori], in Sambul Kim Wonyong kyosu chongnyon t'oeim kinyom nonch'ong, I, Seoul 1987, pp. 329-56; Yi Kigil - Yi Munwon, Cheju-do sinsokki, ch'ongdonggi sidae chilgurut-ui sanji yon'gu [Studio sui centri di produzione di ceramica neolitica e dell'età del Bronzo a Cheju-do], in Hanguk Kogo Hakbo, 25 (1990), pp. 7-38.
di Roberto Ciarla
Sito costiero ubicato su una bassa duna di sabbia, nella contea di Yangyang (Prov. di Kangwon), sulla costa centro-orientale della Penisola Coreana; le evidenze identificate attestano un'occupazione in età neolitica e nel periodo proto-Samguk.
L'orizzonte culturale neolitico ha restituito un fondo di capanna seminterrata con abbondante vasellame, tra cui un tipo vascolare rappresentato da una piccola giara a base piatta provvista di anse e decorata da file di punti, che presenta affinità con la ceramica caratteristica dell'area nord-orientale. È stato inoltre rinvenuto vasellame ornato da brevi bande orizzontali di motivi obliqui e triangolari, che ricorda le produzioni vascolari meridionali e che, come la ceramica ornata con bande orizzontali di motivi obliqui e a spina di pesce, appare identico ai repertori (Chulmun) dell'area centro-occidentale. Lo studio del sito si è rivelato di estrema importanza non solo per la conoscenza delle fasi culturali del Neolitico medio, ma anche per la comprensione dei processi di interazione e diffusione culturale tra le due coste e la porzione meridionale della penisola.
National Museum of Korea, Seoul 2002, p. 25.
di Sarah M. Nelson
Sito ubicato nel Bongsan-gun (Prov. di Hwanghae, Corea del Nord) in cui sono stati rinvenuti i primi resti di granaglie riferibili a una cultura neolitica della Corea.
Si ritiene che tali granaglie appartengano a miliacee delle specie Setaria italica (panico) e Panicum crus-galli (giavone). Il sito, scavato nel 1957 da Y. To e K. Hwang, si trova nella pianura alluvionale del Chaeryong, che confluisce nel Taedong al suo sbocco nel Mar Giallo. Gli strati archeologici sono in gran parte databili al Neolitico, benché resti dell'età del Bronzo (periodo megalitico) e del periodo Lelang (età del Ferro) siano attestati in misura minore. Gli scavi hanno portato alla luce resti di tre abitazioni: all'interno di un muro di cinta di terra del periodo Lelang (area 1) e sugli argini di un piccolo corso d'acqua, a 700 m di distanza (area 2). La stratigrafia all'interno della cinta muraria Lelang è formata da uno strato di terreno superficiale (spess. 50-60 cm), da uno strato di depositi Lelang (spess. 50-70 cm), da uno strato di terreno sterile di 20 cm e da uno strato Chulmun con ciottoli e sabbia simili a quelli dello strato basale. Lo strato Lelang ha restituito punte di freccia e ami di ferro, dischi di bronzo, ceramica, mattoni e tegole, mentre il rinvenimento di un frammento di spada litica e di un falcetto a mezzaluna di ardesia suggerisce che il sito abbia avuto una fase di occupazione nel periodo megalitico o nell'età del Bronzo.
Il livello neolitico conteneva un'abitazione seminterrata (ca. 50-70 cm) a pianta quadrangolare (6,6 × 7 m) e con ingresso nell'angolo sud-orientale. La fossa e il pavimento della struttura ‒ con un focolare (prof. 15 cm, diam. 80 cm) delimitato da ciottoli ‒ erano intonacati con argilla; all'interno, sebbene non siano stati rinvenuti fori a cui associarli, giacevano alcuni pali combusti. Sono state inoltre rinvenute fosse di immagazzinamento: una era colma di sabbia rossa e ocra, in un'altra erano oltre 10 pesi da rete, mentre la più grande conteneva due macine intere "a sella" e frammenti di una terza. Agli angoli nord-est e nord-ovest dell'abitazione si trovavano due o forse tre contenitori da immagazzinamento di dimensioni insolitamente grandi (diam. imboccatura 40-50 cm), insieme ad altri più piccoli, a base arrotondata e corpo decorato con motivi a spina di pesce e con una banda a segmenti obliqui sul collo. Furono rinvenuti anche frammenti di recipienti fittili ansati, una giara a base piatta, anziché conica come solitamente attestato nella ceramica Chulmun.
Gli elementi relativi all'area 2 sono riferibili a livelli dell'età del Ferro e del periodo megalitico; nei primi erano presenti punte di freccia, scorie di ferro, dischi bronzei, monete cinesi del tipo wushu, vaghi tubolari di giada e ceramica grigia cordata, mentre nel livello del periodo megalitico sono stati rinvenuti spade litiche, teste di mazza a stella e frammenti di dischi di pietra. Analoghi ritrovamenti, con l'aggiunta di punte litiche di freccia, sono caratteristici dell'area 3. Il livello Chulmun ha restituito pavimenti di due abitazioni seminterrate a pianta poligonale di dimensioni inferiori (largh. 3-4 m, prof. 4-5 cm) rispetto a quelle della casa dell'area 1. Gli ingressi sono disposti a sud o a sud-ovest e uno di essi è dotato di scalini; i focolari, centrali, sono di pietra o argilla. Le indagini stratigrafiche hanno evidenziato alcune fosse di immagazzinamento fornite di recipienti fittili inseriti nel terreno, due dei quali (diam. 42 e 32 cm, alt. 41 cm) capovolti. Uno di essi conteneva 0,18 l di grani carbonizzati di due varietà di miglio, l'altro, più grande, frammenti di ossa. La ceramica rinvenuta è tipica Chulmun: motivi a spina di pesce sul corpo, file di segmenti all'imboccatura, archi concentrici pendenti realizzati con file di punti (motivi a onda); meno frequenti sono i vasi decorati a rombi intrecciati e a rombi o triangoli riempiti di punti. Tra gli strumenti di pietra levigata caratteristici sono punte di freccia foliate (alcune particolarmente lunghe e strette) spesso fornite di codolo, punte di lancia, macine e macinelli, due tipi di perforatori, tre varietà di asce, falcetti e vomeri litici. Non essendo frequente il ritrovamento di vomeri litici nella Corea del Nord, è di rilievo il fatto che a Ch. ne siano stati rinvenuti ben 30 esemplari. La maggior parte misura 30 × 15 cm, benché alcuni raggiungano 65 cm di lunghezza; manufatti analoghi sono stati rinvenuti in Cina (Prov. di Liaoning).
Y. To - K. Hwang, Chit'am-ni-ui Yujok Palgul Chunggan Pogo, in Munhwa Yusan, 5 (1957), pp. 20-37; Iid., Chit'am-ni Yujol Palgul Chunggan Pogo, ibid., 6 (1957); Iid., Chit'am-ni Wonsi Yujok Palgul Pogo, ibid., 8 (1961); K. Armitsu, Chosen Kushimemon Doki no Kenkyu, Tokyo 1962; Y. Kim, Sop'yong: Chit'am-ni Wonsi Yujok Palgul Pogo, in Munhwa Yusan, 13 (1962); C. Kim, Dwelling Sites from the Geometric Period. Korea, in AsPersp, 18, 2 (1976), pp. 185-203.
di Sarah M. Nelson
Termine con cui si indicano due province del versante sud-occidentale della Corea del Sud: Cholla Nam Do e Cholla Puk Do, ovvero Ch. meridionale e Ch. settentrionale.
L'agricoltura della regione, che presenta valli relativamente ampie rispetto al resto della Corea, è particolarmente florida grazie al graduale digradare dei suoli fino al Mar Giallo e alla mitezza del clima, propizia alla coltura del riso. Ch. è nota principalmente per i dolmen, per i siti protostorici e per quelli riferibili al regno Paekche. Recenti indagini hanno contribuito a una maggiore conoscenza dell'archeologia di questa regione. L'insediamento paleolitico più noto e il primo a essere stato scoperto nella Corea del Sud è Sokchangni, sul fiume Kum (regione di Cholla Puk Do). Notevoli sono la profondità dei depositi alluvionali e di conseguenza il mutamento delle tecniche litiche testimoniate. La presenza di un probabile riparo e di presunte manifestazioni artistiche, nonché alcune datazioni al 14C riferibili al Pleistocene superiore, accrescono l'importanza dell'insediamento. Altri siti paleolitici sono stati rinvenuti in seguito a ricognizioni per la costruzione della diga Juam, presso Kwanju, nel Sud del Paese. Particolare interesse è suscitato dalla presenza in alcuni strumenti litici di forme finora sconosciute, quali i nuclei naviformi. Tali elementi, che sembrano riconducibili al Paleolitico tardo, contribuirebbero a gettare luce sull'intervallo tra il Paleolitico e la comparsa della ceramica.
Siti neolitici con presenza di ceramica Chulmun si trovano quasi esclusivamente nelle isole del Mar Giallo (Song Do, Kyehwa Do, Sonyu Do, Soya Do, Tae Huksan Do e So Huksan Do), alcuni a 160 km dalla costa, come i chiocciolai di Kungsanni e Taehangni, in cui sono stati rinvenuti pesi da rete, pietre da macina e zappe di pietra. Alcuni insediamenti presentano ceramica "pizzicata" (cd. "tipo Yungkimun"), in alternativa alla ceramica Chulmun. A Songgungni, presso Puyo, si trova un esteso villaggio del periodo megalitico (8 ha) formato da diverse case con focolare centrale e resti di ceramica, forse in relazione con file di dolmen del tipo meridionale ubicate nei pressi; in una di esse sono stati rinvenuti chicchi di riso del tipo japonica. Gli strumenti litici comprendono pugnali, coltelli-falcetto, punte di proiettile levigate con sezione a losanga, fusaiole, pietre da macina e coti; una vanga e un manico di legno costituiscono i primi rinvenimenti del genere in un sito coreano. La ceramica può essere grezza e di colore camoscio o lustrata in rosso e nero. Una sepoltura a cista di pietra conteneva una spada di bronzo di stile Liaoning, un bulino di bronzo, grandi grani cilindrici da collana in amazzonite, due vaghi a C (gogok), un pugnale e punte di proiettile di pietra; sono state inoltre identificate una matrice per asce di bronzo e una fornace. Le ricognizioni nelle valli di Ungok (Ch. settentrionale) e di Yongsan (Ch. meridionale) hanno dimostrato che i dolmen e gli insediamenti del periodo megalitico o dell'età del Bronzo sono più comuni di quanto precedentemente ritenuto. Naksuri, presso Sungju (Corea del Sud), è composto da file di abitazioni che hanno restituito diverse classi ceramiche; le strutture domestiche appaiono più complesse di quelle dell'età megalitica, presentando partizioni interne mediante pilastri, portici e stanze con pianta a L. Tra i materiali rinvenuti vi sono strumenti di ferro, coltelli-falcetto di pietra, coti, fusaiole, macine, punte di proiettile e una spatola d'argilla.
Un altro sito ricco di reperti è Taegongni, che si sviluppa lungo le sponde di un fiume su un'area di oltre 5000 m2; qui sono state identificate oltre 75 abitazioni appartenenti a quattro fasi dell'età del Ferro. Sempre nel Ch. meridionale, sulla costa, si trova Kungongni, un chiocciolaio (III sec. a.C. - IV sec. d.C.) in cui sono stati rinvenuti una scapola di animale con fori che recano tracce di combustione (evidenza di scapulimanzia), bollitori con prese e vasi globulari grigi le cui superfici esterne presentano segni di lavorazione a spatola. I manufatti comprendono pesi da rete e fusaiole di argilla, oltre ad ami in palco di cervo o ferro, asce e coltelli. Tra i ritrovamenti figurano anche vaghi di collana di forme diverse, sia sfaccettati che curvi (gogok), ossa di cane e maiale, riso e grano; è stata inoltre identificata una fornace a galleria (di tipo cinese). La necropoli di Sinchagni sembra indicare che la pratica della sepoltura in giara era riservata soprattutto a bambini, benché in altri siti non manchino sepolture di questo genere destinate anche ad adulti, riferibili al regno Paekche. Altre testimonianze del regno Paekche provengono dalle vicinanze di Ipchonni, da Kongju e da Puyo. Si tratta di miruk (statue monumentali stanti di Buddha), templi e pagode buddhisti. Un relitto presso Sinan, al largo della costa meridionale, ha restituito ceramiche invetriate e porcellane cinesi del XIII e del XIV secolo, fornendo importanti dati sull'ingegneria navale dell'epoca e sul tipo di beni commerciati.
Kwangju Kungnip Pangmulgwan, Kwanju 1978; H. Yi, Hanguk Kodae Munhwa-ui Kiwon, Seoul 1991; S.M. Nelson, The Archaeology of Korea, Cambridge 1993.
di Sarah M. Nelson
Sito ubicato nella città di Musan, sul fiume Tumen (Hamgyong Puk Do, Corea del Nord); è noto nella letteratura archeologica con il nome di Pomuigusok, ma nella Corea del Sud esso è spesso citato come H., il quartiere di Musan in cui è localizzato.
Scavato nel 1959, su una superficie di circa 1380 m2 e con sei livelli, H. fu uno dei primi siti coreani in cui vennero identificati resti di granaglie e ossa animali, tra cui miglio entro giare rinvenute in almeno quattro abitazioni distinte e resti di circa 20 maiali domestici. La complessa stratigrafia di H. è formata da pavimenti di abitazioni sovrapposti riferibili all'età neolitica, del Bronzo e del Ferro distinti sia su base stratigrafica che per i manufatti rinvenuti. Il livello 1 (Neolitico) contiene ciotole profonde e giare di ceramica Chulmun; alcuni frammenti presentano meandri quadrati, altri hanno orlo doppio perforato da una linea di puntinature. Tra gli strumenti vi sono raschiatoi, coltelli a ritocco unifacciale, punte di proiettile bifacciali e coltelli scheggiati lungo tutta la superficie. Una tipologia di denticolato rettangolare con margine finemente seghettato presenta affinità con i manufatti cinesi definiti "seghe litiche". Sono stati inoltre rinvenuti accette di diverse forme, tra cui a spalla, rozzamente scheggiate e parzialmente levigate, punteruoli e aghi d'osso e pesi e fusaiole di ceramica. Si ritiene che il livello 2 risalga all'età del Bronzo, sebbene non siano stati rinvenuti manufatti di questo metallo. Le abitazioni contenevano giare e ciotole di ceramica Mumun, oltre ad alte giare dall'ampia imboccatura e ciotole a rozzo stelo. Sono presenti punte di freccia scheggiate e levigate, queste ultime con sezione esagonale appiattita, oltre a lunghe e sottili punte levigate, accette levigate e parzialmente levigate e coltelli-falcetto semilunati con uno o due fori in prossimità di uno dei bordi. Perdurano comunque i manufatti di pietra scheggiata, tra cui punteruoli, raschiatoi e coltelli. Ami da pesca d'osso, lesine e raffinati aghi sono comuni, insieme a fusaiole d'argilla.
Nel livello 3, l'abitazione 4 è stata datata al 14C al 2430±110 B.P. (cal. 645-405 a.C.). Le abitazioni, di dimensioni diverse e a pianta quadrata, hanno focolare centrale e fori di palo perimetrali. Il vasellame comprende inoltre giare di ceramica Mumun dall'ampia imboccatura o dalle pareti dritte e ciotole monoansate. Tra gli utensili litici figurano lunghe punte di proiettile con sezione a losanga, grandi accette e dischi perforati. Nel livello 4 sono state messe in luce ciotole e giare di diverse dimensioni, alcune dotate di doppie prese o di anse a nastro sulla pancia, coppe su piedistallo, in alcuni casi con motivi geometrici excisi; coppe di ceramica di fattura grossolana sono invece interpretabili come crogioli. Tra gli altri manufatti fittili occorre citare fusaiole sia piane che biconiche, una perla cilindrica e una probabile scultura in forma di testa di maiale. La maggior parte delle punte di proiettile di pietra levigata è sottile e priva di peduncolo; esemplari di maggiori dimensioni presentano estremità concave; sono stati rinvenuti anche punteruoli d'osso e un cucchiaio. È in questo livello che si nota la presenza, per la prima volta, di accette di ferro, sebbene sia il livello 5 a essere riferito all'età del Ferro, caratterizzato da alte giare con prese o manici a occhiello, piccole ciotole con prese e piedistalli per vasi a fondo tondo. Degna di nota, come evidenza di ritualità e oggetti di status, è la presenza sia di statuine raffiguranti il muso o l'intero maiale, sia di piccoli bottoni di bronzo. Nel livello 6 è presente ceramica di fattura più accurata, come giare con stretto collo, bollitori con prese, coppe su alto piedistallo e ciotole. Il ferro era comunemente usato per la realizzazione di strumenti agricoli e ami da pesca; sono stati recuperati anche un'impugnatura d'osso con tagliente di ferro e braccialetti di conchiglia.
Bibliografia
K.D. Hwang, Interim Report of the Pomuigosok Site in Musan, in Munhwa Yusan, 1 (1960), pp. 52-56; Id., Report on the Musan Pomuigosok Remains, in Minsok, 6 (1975), pp. 124-226.
di Roberto Ciarla
Sito con importanti resti di attività metallurgiche presso Kyongju in cui sono state rinvenute testimonianze di lavorazione del ferro su larga scala databili al tardo I millennio a.C.
H. documenta diverse e complesse tecniche di lavorazione di questo metallo, ampiamente disponibile sia nel Nord che nel Sud della penisola, il cui incremento nell'uso e nella produzione deve essere considerato tra i principali fattori di crescita della complessità sociale nel periodo protostorico o pre-Samguk. La tecnica di lavorazione attestata a H. era basata sulla fusione completa del minerale metallico a una temperatura di circa 1300 °C in fornaci a catino (una fossa scavata nel terreno e foderata di argilla) verosimilmente fornite di un alto collare di terracotta con fori di ventilazione. Il ferro ottenuto tramite tale tecnica aveva scarse qualità meccaniche, contenendo un'alta percentuale di scorie di carbone. Per la produzione di manufatti forgiati il ferro subiva una seconda fusione, in modo che venisse liberato dai residui di carbone e reso idoneo alla tempra. Oltre a resti di fornaci, sono stati rinvenuti i crogioli di terracotta utilizzati nelle fasi di fusione, insieme a diverse matrici bivalvi di ceramica (lungh. ca. 21-22 cm) per asce, compresi i "tappi" conici con sezione ellittica che vi erano inseriti, subito dopo la gettata del metallo, per ottenere l'immanicatura cava. Il rinvenimento di lingotti, manufatti e matrici bivalvi, insieme alle osservazioni archeometallurgiche, indica l'uso sia della fusione (soprattutto per utensili di uso "pesante" quali asce e vomeri) sia della forgiatura. La produzione in loco di utensili agricoli di ferro, come dimostrano i rinvenimenti di H., parte dei quali verosimilmente destinati allo scambio o al commercio, favorì il progresso delle tecniche agricole, con la possibilità di mettere a coltura regioni boschive e montane precedentemente non adatte alla coltivazione.
S.M. Nelson, The Archaeology of Korea, Cambridge 1993, p. 174; National Museum of Korea, Seoul 2002, p. 65.
di Sarah M. Nelson
Sito ubicato nei pressi di Iksan (Prov. di Cholla settentrionale), a sud di Puyo, ultima capitale Paekche, in cui è stata scavata una necropoli di otto tombe a tumulo, contenenti importanti oggetti d'oro del regno Paekche, databili intorno al 500 d.C.
Le tombe da 1 a 5 sono raggruppate sulla sommità di una collina, quelle da 6 a 8 sono localizzate ad altezza inferiore sui versanti settentrionale e meridionale. La tomba 1, in muratura a secco di grossolana fattura, è la più alta e complessa: una galleria di accesso conduce alla camera funeraria (2,5 m3) contenente il sarcofago (158 × 85 × 116 cm) e numerosi oggetti d'oro e bronzo dorato, tra cui una corona con la rappresentazione incisa di un uccello e altri motivi, parti di un'altra corona, un elmo ornamentale, orecchini e una cintura d'oro; le calzature funerarie di bronzo erano decorate da motivi a losanga e floreali. In questa tomba è stato inoltre rinvenuto un equipaggiamento da cavaliere, comprendente morsi e staffe di ferro, una sella di legno con pomello di bronzo e finiture tenuti da sottili chiodi. Tra i sette vasi di ceramica grigia cotta ad alta temperatura facenti parte del corredo erano presenti, oltre a un basso tripode, giare con collo distinto e orlo estroflesso e una giara con quattro anse a nastro disposte attorno all'orlo di stile Koguryo. Figurano anche accette e un coltello di ferro, chiodi con teste quadrate e ganci appartenenti al sarcofago e una collana di perle tubolari di bronzo. L'elmo d'oro, probabilmente da parata come attesta un elemento ricurvo di metallo che dal retro si proiettava in alto per l'innesto di piume o nastri, è simile a un esemplare di Hapchon, in area Kaya, e a un altro rinvenuto in Giappone. Nelle altre sepolture erano stati deposti pochi oggetti, tra cui vari tipi di manufatti di ferro e ceramiche. Un insediamento cinto da mura ubicato nelle vicinanze potrebbe essere collegato con le sepolture.
Y.C. Cho - M.S. Choi - K.I. Yoon, Iksan Ipchonni Ancient Tomb Research Report, Seoul 1989.
di Sarah M. Nelson
Fortezza del periodo dei Tre Regni ubicata a 5 km dalla riva meridionale del fiume Han, a est di Seul, su una collina (alt. 207 m) che sovrasta il fiume.
La fortezza contiene resti dei regni Paekche e Silla; inoltre, la fortezza Koguryo di Acha si trova dall'altra sponda del fiume, a nord, ad attestare che questo fu un territorio frequentemente conteso durante il periodo dei Tre Regni. Un muro irregolare circonda il sito per circa 2 km, circoscrivendo la sommità della collina e parte del versante sud-orientale; per buona parte crollato, di esso si sono conservate le pietre, che ne documentano il solido impianto, e alcuni settori in cui sono ancora visibili numerosi corsi. Gli scavi in quattro settori delle mura hanno consentito di rilevare che esse avevano un andamento ininterrotto; la porta di accesso si trovava nella parte più bassa della fortezza e probabilmente comprendeva una cisterna. L'area A è ubicata nei pressi dell'entrata: qui sono stati rinvenuti una fusaiola rotta, ceramica con anse a forma di corno e pareti modellate a spatola, oltre a vasellame grigio realizzato al tornio. L'area C, nei pressi della sommità della collina, presenta resti di due costruzioni; i manufatti associati comprendono cilindri fittili con disegni stampati. Erano associate a queste costruzioni ceramiche del periodo Silla Unificato, soprattutto ciotole con piede decorate da disegni stampati. In quest'area sono state rinvenute anche piccole placche incise.
Nell'area E, nei pressi delle mura lungo il lato nord della fortezza, è stata scavata una lunga sala con quattro file di basamenti di pilastri; una fila di pietre delimita 1/3 della struttura in modo da creare uno spazio separato. Nei pressi della sala sono i resti di una costruzione a nove lati, con quattro basamenti di pilastri al centro, nove nella fila successiva e nove in quella esterna. In quest'area è stata rinvenuta una ciotola di metallo con un'iscrizione nella parte inferiore e sono stati inoltre identificati resti di un sistema di drenaggio. I manufatti comprendono armi di bronzo e ciotole con coperchio di stile Silla Unificato e una giara con collo e anse a forma di corno risalenti all'occupazione Paekche. Di particolare interesse è un ripostiglio contenente 27 piccole sculture di cavalli di ferro e argilla: sebbene di fattura grossolana, in tutte sono indicate le selle e le briglie; esemplari simili sono stati rinvenuti nel castello di Wolsong a Kyongju. Poco più in alto sulla collina, tegole di tetti e basamenti litici di colonne segnalano la presenza di un'altra costruzione non scavata; sono state indagate una fossa campaniforme e alcune tombe delimitate da pietre; un pozzetto di stoccaggio era circondato da buchi di palo; le file di pietre di fondazione nei pressi della sommità della collina potrebbero essere attribuite a un posto di guardia o una torre di avvistamento.
I manufatti comprendono oggetti di ferro e vasellame. È stata recuperata una pietra rotta per sciogliere inchiostro solido insieme a numerosi chiodi e punte di proiettile di ferro. La ceramica più antica appartiene allo stile Paekche, mentre quella più tarda è di stile Silla Unificato. Il vasellame Paekche comprende le caratteristiche giare grigie, decorate a spatola con motivi a stuoia, e alcune giare con anse a corno. La ceramica Silla, perlopiù ciotole con coperchio, è generalmente lavorata al tornio e presenta motivi stampati. Una punta di proiettile frammentaria con sezione a losanga e un disco di pietra perforato suggeriscono una più antica occupazione del sito nell'età del Bronzo, sebbene non siano state identificate abitazioni o sepolture risalenti a questo periodo.
Kim Byong-mo - Shim Kwang-chu, Isong Fortress Excavation Report, Hanyang 1987.
di Sarah M. Nelson
Città della Cina ubicata sulla riva settentrionale del medio corso del fiume Yalu (Amnok), in cui sono state rinvenute evidenze del regno Koguryo, sviluppatosi nella regione di Huanren-Jian.
Qui sono stati identificati alcuni siti neolitici, ma la regione è meglio nota per le sue spettacolari tombe Koguryo. La prima capitale Koguryo di Hwando era localizzata al centro di un'area pianeggiante, denominata pianura di Tonggou, dove sorge l'odierna città di J. L'area è ricca di vestigia archeologiche, tra cui una città cinta da mura, una fortezza e un palazzo, una stele con iscrizioni e molti gruppi di tombe. La città fortificata risale almeno al II sec. d.C., in quanto le fonti riportano che nel 244 venne saccheggiata da truppe cinesi; essa ha pianta rettangolare e le mura originarie, della circonferenza di 8 km e costruite con pietre sagomate di grandi dimensioni, si sono conservate su due lati. Una fortezza, tre o quattro volte più vasta della città fortificata e della quale si apprezzano ancora le mura e la porta, si trova a pochi chilometri di distanza. Nella regione di J. sono state individuate almeno 12.000 tombe. Molte sono tombe a fossa coperta da cumuli di pietre (cairns) e contengono manufatti di bronzo che ne permettono una datazione al III sec. a.C.; sono state inoltre rinvenute monete di bronzo del tipo "a coltello" e del tipo "a vanga" del regno Yan, databili anch'esse tra la fine del IV e il III sec. a.C. Da Wutuoling, a ovest di J., provengono un sottile pugnale di bronzo, uno specchio, tre lance di bronzo, cinque accette di bronzo, due bronzi ornamentali e due punte di freccia di ferro.
Le tombe dei periodi successivi sono costituite da tumuli piramidali a base quadrangolare di grandi pietre tagliate, il più celebre dei quali è la Tomba del Generale, ritenuta il luogo di sepoltura del re Kwanggaeto, la cui camera funeraria si trova nei pressi della sommità del tumulo anziché al livello del suolo o al di sotto di esso. Si tratta di una piramide a gradoni con grandi monoliti attorno alla base e quattro tombe di dimensioni minori a ciascun angolo del recinto funerario. Successivamente apparvero tombe dipinte, costituite da camere di pietra ubicate sotto tumuli di terra e dotate di un'entrata di pietra. Gli occupanti delle tombe, appartenenti all'élite, sono spesso ritratti seduti su un palco sotto un baldacchino o una tenda, accompagnati da dignitari, servitori e ospiti, guardiani e cacciatori. Sono inoltre presenti elementi buddhisti. La Tomba delle Figure Danzanti, una delle più celebri, datata al 400-450 d.C., è costituita da un unico vano coperto dal tumulo del diametro di 50 m. Le pareti della camera sepolcrale sono interamente intonacate e dipinte, compresa la volta a mensola: la decorazione principale raffigura un nobile, probabilmente l'occupante della sepoltura, mentre riceve due monaci buddhisti; sulle pareti vicine compaiono inoltre armati a cavallo e danzatori, mentre fiori di loto, uccelli e alberi decorano la volta. Del corredo funerario non resta nulla, a eccezione di ornamenti d'oro e bronzo dorato e frammenti di ceramica invetriata. La tomba 12 presenta un tumulo quadrangolare di terra (diam. 15 m); sono rilevanti la rappresentazione dipinta di una coppia di nobili e la camera meridionale con scene di vita quotidiana: domestici che utilizzano mortaio e pestello per macinare granaglie, una scuderia e un granaio, mentre alcune figure femminili in lunghe vesti plissettate sono in piedi dietro a un carro e due cani vigilano l'entrata della tomba. Un importante monumento di J. è la stele di Kwanggaeto (alt. 6,3 m), datata al 414 d.C., che sui quattro lati reca un'iscrizione di 1800 caratteri cinesi commemorativa della storia del regno Koguryo e delle sue conquiste.
Bibliografia
K.U. Kim, Tomb Painting in Korea, Seoul 1982; Kim Won-yong, Ancient Korean Painted Tombs, Seoul 1983; C.C. Wei, Types and Evolution of the Koguryo Stone Barrow Tombs, in Kaogu Xuebao, 3 (1987), pp. 321-28.
di Sarah M. Nelson
Provincia centro-orientale della Penisola Coreana, tagliata dalla linea di demarcazione tra la Corea del Nord e la Corea del Sud; essa si estende dalla costa orientale fino all'alto corso del fiume Han. Una stretta fascia costiera sale ripidamente verso i Monti Taebaek che formano la dorsale della penisola.
Sia sul litorale che nelle regioni interne sono stati individuati siti appartenenti ai diversi periodi culturali della penisola. Della dozzina di siti paleolitici identificati, due (Simgongni e Tohuari), ubicati su terrazzi marini nei pressi di Yangyang, sembrano risalire al Paleolitico inferiore. Sono stati recuperati raschiatoi, choppers, asce a mano e strumenti da taglio, oltre a utensili su scheggia, soprattutto raschiatoi. Il principale sito neolitico scavato è Osanni, un sito stratificato, con ceramica a decorazione plastica nel livello inferiore cui si sovrappone ceramica Chulmun. La grotta di Kyodong, nei pressi di Chungchon, è un sito funerario in cui sono stati rinvenuti vasi incisi a fondo piano. Naepyongni, a Chungchon, presenta livelli sia neolitici che dell'età del Bronzo. I siti di villaggio dell'età del Bronzo si rinvengono lungo la costa o lungo corsi d'acqua a ovest delle catene montuose. Sono stati identificati anche dolmen, ciste litiche e tumuli di pietra risalenti a questo periodo. La ceramica associata comprende vasellame rosso brunito dall'orlo perforato, di stile Mumun con anse a corno e Mumun a nastri rilevati. Sinmaeri (800-500 a.C.) ha restituito coltelli-falcetto semilunati, accette levigate, asce litiche, mazze discoidali e di forma stellata di pietra verde; nelle ciste di pietra sono stati rinvenuti specchi di bronzo e pugnali di bronzo a lama stretta. Nell'età del Ferro perdurò una varietà di vasellame Mumun, insieme con alcuni stili fittili cinesi. Kapyongni, nei pressi di Chungchon e datato al 300-100 a.C., presenta ceramica Mumun e giare fittili a stampo e a spatola, coltelli-falcetto semilunati, accette e punte di freccia peduncolate con sezione a losanga. Tosongni è una delle molte città fortificate dell'età del Ferro; Jungdo è un sito della fase iniziale del periodo dei Tre Regni in cui sono stati rinvenuti resti di abitazioni, punte di freccia, ceramica e pesi di ferro, oltre a una tomba a tumulo di pietra. Nel periodo dei Tre Regni alcuni settori del K.D. appartennero successivamente ai regni Paekche, Koguryo e Silla. Evidenze Paekche sono state identificate a Pobchonni, dove è stata rinvenuta una sepoltura con un vaso invetriato céladon a forma di ariete (evidentemente di importazione cinese) e un calderone tripodato di metallo con ansa a forma di drago. Sono state inoltre individuate tombe di stile Koguryo a camera di pietra con volta a mensola e tombe a camera di pietra di stile Silla; di queste ultime, lungo la costa a Hashindong, ne sono state segnalate oltre 100.
The Prehistory of Kangwon Do Province, Korea, Hallym University 1986.
di Sarah M. Nelson
Sito ubicato nella città di Seul, individuato e scavato quando la città iniziò a espandersi verso la riva meridionale del fiume Han; la ceramica qui rinvenuta, ritenuta rappresentativa del periodo medio della cultura Mumun, è nota come Karakni.
La ceramica Mumun è di norma a impasto grossolano di argilla temperata con sabbia e non presenta decorazioni, a eccezione di rare perforazioni o impressioni. La caratteristica ceramica Karakni comprende invece giare dall'ampia imboccatura dotate di un orlo ripiegato che presenta brevi linee oblique attorno al bordo; le pareti sono generalmente rettilinee, mentre la base è poco più ampia rispetto al vasellame Mumun di siti della Corea del Nord; talvolta sono inoltre presenti piccole prese a bugna. Le giare hanno alti colli che presentano una strozzatura; una variante, inizialmente identificata nel vicino sito di Yoksamdong, presenta orli a labbro distinto. Punteggiature, che spesso si prolungano verso l'interno, circondano l'orlo, mentre il labbro può essere seghettato. Una terza variante della ceramica Karakni è stata identificata a Kimhae; essa presenta una base più piccola, ma l'orlo è ugualmente ripiegato con incisioni oblique o appena al di sotto, sul corpo. Le prime due tipologie sono presenti in tutto il settore centrale della Corea, ma soprattutto lungo il fiume Han e i suoi tributari, mentre la terza è prevalente nelle regioni meridionali. Gli strumenti litici associati comprendono punte di proiettile con sezione esagonale piatta e falcetti di pietra. Le tipologie Karakni sono ritenute rappresentative della media età del Bronzo.
A K. è stata scavata un'abitazione semisotterranea (10 × 7 m) in cui sono stati rinvenuti diversi vasi fittili del tipo Karakni. I manufatti litici comprendono strumenti levigati (un falcetto, un punteruolo, due fusaiole, due coti e tre punte di freccia con sezione esagonale piatta, una tipologia che alcuni studiosi ritengono influenzata dalle punte di freccia di bronzo), ma non sono stati rinvenuti pugnali, asce di pietra o coltelli-falcetto semilunati. Tra i rinvenimenti occorre citare una giara funeraria di tardo periodo Mumun, ma attribuita ai primi secoli d.C., e una sepoltura in fossa, probabilmente dell'antica età del Ferro, contenente numerosi manufatti di ferro (un piolo o chiodo, un coltello, una punta di lancia e un morsetto di ferro), sebbene non siano state rinvenute scorie di ferro o altre evidenze della lavorazione di questo metallo. Due altre tombe a tumulo, presumibilmente appartenenti al regno Paekche, erano costituite da fosse contenenti sarcofagi di legno.
J.H. Kim, Kwangju Karak-ni Dwelling Area Report, in Komunhwa, 2 (1963).
di Sarah M. Nelson
Città della costa meridionale della Penisola Coreana, ubicata alla foce del Naktong; vi sono stati individuati numerosi chiocciolai e sepolture, ma il sito più noto è il chiocciolaio di K., scavato da archeologi giapponesi dal 1920. Qui venne rinvenuto per la prima volta riso in contesti archeologici coreani e il fatto che esso sia stato datato grazie alla presenza di monete cinesi costituisce un evento eccezionale.
Il versante occidentale del chiocciolaio è denominato Bonghwangdong. Non vennero rinvenuti manufatti di bronzo, ma fu recuperata una grande quantità di strumenti di ferro, tra cui punte di freccia, coltelli, alcuni dei quali con impugnature di palco di cervo; furono individuate anche scorie di ferro, ad attestare la produzione in loco di oggetti di questo metallo. Nel sito vennero identificate tre tipologie fittili: vasellame bluastro, vasellame non invetriato rossiccio e vasellame non invetriato marrone scuro. La ceramica rossa ripropone forme dei primi repertori vascolari dell'età del Bronzo; le altre tipologie costituiscono innovazioni e caratterizzano l'età del Ferro. Una piccola massa ovoidale di riso carbonizzato proviene dal chiocciolaio di Hoihyondong, ai bordi di una bassa collina che si estende nel delta del Naktong. Monete della dinastia cinese Xin (9-23 d.C.), fondata dall'usurpatore Wang Mang, datano il sito al I sec. d.C. Nel Locus D (chiocciolaio di Hoehyollo) sono state rinvenute sepolture entro ampie giare che mostrano affinità con la ceramica Karakni, sebbene abbiano base più piccola. La sepoltura 1 conteneva tre vaghi discoidali di giada di colore verde scuro, mentre nella sepoltura 3 sono stati rinvenuti due pugnali di bronzo e otto placche di bronzo. Un pugnale appartiene allo stesso stile dell'esemplare rinvenuto nella sepoltura Lelang di Pujo Yegun, che un'iscrizione data al II sec. a.C. Nei pressi sono stati scavati dolmen e sepolture in ciste litiche e in giare. Il sito di Mugyeri a K. è una camera con cista di pietra, contenente pugnali e punte di freccia di pietra levigata e frammenti di ceramica rossa brunita. Una tipologia fittile della prima età del Ferro, identificata per la prima volta in questo sito, è stata denominata Kimhae e "periodo Kimhae" viene talvolta definito l'inizio dell'età del Ferro.
La fine del periodo Kimhae marca gli esordi del periodo protostorico, noto come "proto-Samguk". La ceramica Kimhae, rinvenuta in tutta la Corea del Sud, è cotta ad alta temperatura in fornaci chiuse (a riduzione) e decorata con impressioni a stuoia o cordate, realizzate a spatola, con numerose forme innovative, quali giare globulari, bollitori decorati a giorno, alti piedistalli e tazze con anse. I bollitori sono particolarmente numerosi e attestano che il riso cotto al vapore era un alimento particolarmente diffuso. A Yeanni, anch'esso nell'area di K., sono stati rinvenuti diversi crani umani, alcuni dei quali mostrano evidenti e intenzionali deformazioni. Numerose sono le sepolture rinvenute nei depositi stratificati: le più antiche sono costituite da fosse terragne e successivamente da ciste di pietra e fosse foderate da pietre. Un'importante scoperta è quella di una nuova tipologia fittile, definita "ceramica Wajil". Nelle sepolture sono stati rinvenuti specchi decorati da linee sottili, pugnali di ferro della dinastia Han Occidentali con iscrizioni e altri manufatti di ferro. Il chiocciolaio di Puwondong attesta il passaggio alla ceramica Silla, che è di colore scuro grigio metallico, sottile e cotta a elevate temperature; infine, si ritiene che le piccolissime perle di vetro rinvenute in molti siti di K. costituiscano una produzione locale.
Bibliografia
Kim Won-yong, Art and Archaeology of Ancient Korea, Seoul 1986.
di Sarah M. Nelson
Chiocciolaio dell'età del Ferro ubicato a Tonggoedong (Kosongup), sulla costa centro-meridionale della Penisola Coreana, scavato nel 1974. La sua importanza risiede nella presenza di manufatti e scorie di ferro.
Una sola datazione al 14C di 1730±70 B.P. (cal. 260 d.C.) è compatibile con il rinvenimento di ferro e consentirebbe di classificare il sito come proto-Samguk. Il sito potrebbe comunque essere stato occupato in fasi più antiche, risalendo forse al III-II sec. a.C. Dal momento che vi sono state rinvenute scorie di ferro, K. è ritenuto un sito di lavorazione di questo metallo. Le fonti di approvvigionamento sono ignote, ma sembra verosimile che il metallo provenga da sabbie ferrose. Le evidenze comprendono riso carbonizzato e ossa umane (non descritte in dettaglio), tre coltelli di ferro e quattro altri manufatti di questo metallo, tra cui un chiodo; sono stati rinvenuti anche coltelli e accette di pietra, così come punte di lancia e pugnali di bronzo e frammenti di uno specchio cinese di bronzo di epoca Han. L'analisi dei coltelli ha consentito di rilevare che essi sono di acciaio al carbonio, ottenuti mediante ripetute martellature del blumo in atmosfera carburizzata. Il manico era raffreddato all'aria dopo essere stato forgiato e la lama martellata più a lungo dell'impugnatura.
D.S. Yoon, Metallurgical Study of the Early Iron Age Artifacts Found in Korea, Seoul 1984.
di Sarah M. Nelson
Sito neolitico ubicato a Unhari (contea di Onchon, Pyongam Nam Do, sud-ovest di Pyongyang); rappresenta il sito-tipo del Neolitico della Corea del Nord ed è datato tra le fasi tarde del IV e gli inizi del III millennio a.C. Il sito è importante per la quantità dei resti faunistici rinvenutivi, rari in siti del Neolitico coreano.
K. è un chiocciolaio ubicato sull'erto declivio sud-orientale di una collina alta meno di 100 m. Vi sono stati identificati due strati conchiliferi (spess. 30 e 20 cm) separati da uno strato di argilla dello spessore di 50 cm. Lo strato superiore è composto essenzialmente da gusci di ostriche, quello inferiore da gusci di molluschi. Sono stati individuati cinque abitazioni e numerosi focolari all'aperto. I primi scavi (1950) furono interrotti a causa della guerra coreana e molti manufatti andarono perduti. La casa 1 ha pianta approssimativamente circolare (diam. 5,7 m, prof. 1,3-2 m); 21 fori di palo sono inclinati verso l'interno e un sottile strato di argilla copre la roccia granitica. Un focolare ovale (prof. 30 cm) era circondato da frammenti di macine "a sella", uno dei quali presenta una depressione utilizzata forse per accendere il fuoco. Un'area di immagazzinamento era delimitata da pali disposti in cerchio intorno a una giara capovolta cui era stata rimossa la base; sul fondo restavano 5 cm di materiale verde indurito, presumibilmente costituito da resti organici, che è stato successivamente comparato con i rinvenimenti di miglio di Chitamni. L'abitazione 2 si trova tra gli strati conchiliferi; il piano di calpestio era costituito da concotto, con un focolare quadrato al centro circondato da buchi di pali e delimitato da concotto. L'abitazione 3, localizzata nello strato A, conteneva una punta di freccia finita e 11 preforme. L'abitazione 4 presenta pianta irregolare, ma tendenzialmente circolare (diam. 6,2 m); sulla roccia granitica era stato steso un battuto d'argilla con un focolare circondato da ciottoli e un vaso da portata capovolto, utilizzato come deposito; una lastra di pietra era stata collocata sulla sua base rotta e l'interno era stato riempito di terra. Anche questa giara presenta uno strato di argilla verde alla base, ad attestare la conservazione di materiali organici. Sul pavimento vennero rinvenute molte fosse di profondità diverse; in una (diam. 40 cm, prof. 40 cm) era forse collocato un grande vaso. L'abitazione 5 era a pianta approssimativamente quadrangolare. Uno strato di argilla (lungh. 1 m, largh. 40 cm) lungo uno dei muri, 30 cm sopra il pavimento, potrebbe essere interpretato come soglia; il focolare, a pianta ovale, è leggermente decentrato in direzione sud-ovest e circondato da fori di palo disposti in cerchio; accanto a esso vi è una fossa di immagazzinamento, mentre un'altra è ubicata al di sotto di un muro.
I frammenti fittili ‒ la categoria più vasta di reperti ‒ sono costituiti in gran parte da vasellame decorato Chulmun. Motivi a spina di pesce decorano il corpo dei vasi, insieme a disegni disposti in bande, che presentano affinità con quelli di Amsadong e Chitamni. Delle basi, 24 sono arrotondate, una è conica e una piana. Le forme dominanti sono rappresentate da ciotole e giare; alcuni esemplari delle prime sono decorati sulla parte inferiore. Lo strumentario litico comprende punte di freccia, punte di lancia, pesi, pietre da macina, una grande zappa, accette, un bulino, coti e seghe litiche. La maggior parte delle punte di freccia è priva di peduncolo e presenta profonde intaccature basali e sezioni esagonali appiattite. Le accette hanno forme variabili, sebbene la maggioranza sia a sezione quadrangolare, e sono levigate su entrambi i lati. Il sito è noto soprattutto per i manufatti di osso e palco di cervo (punteruoli, spatole, zappe di corno, piccozze di palco di cervo, falcetti di zanne di cinghiale perforate, falcetti di mandibole di cinghiale e aghi d'osso). Vaghi tubolari di giada e accette di giada sono stati rinvenuti insieme a sfere di argilla cruda e a fusaiole ricavate da frammenti vascolari. I resti faunistici erano ben conservati, con oltre 100 frammenti di mandibola di Capreolus e 2 di bufalo d'acqua. Le conchiglie cauri rappresentano un altro importante rinvenimento, in quanto non sono di provenienza locale.
K. presenta affinità con i siti di Chitamni e Amsadong della Corea centro-occidentale; nella Corea del Nord la tipologia dei ritrovamenti è stata definita come cultura Kungsan. Le variazioni cronologiche sono rilevabili da mutamenti tipologici. Kungsan 1, che comprende le abitazioni 1, 3 e 4, corrisponde al livello 2 di Sopohang; in questa tipologia sono comprese anche l'abitazione 1 di Chitamni e l'abitazione 23 di Sopohang. Questo gruppo, che comprende anche Amsadong, presenta la ceramica classica Chulmun, giare dall'ampia imboccatura con motivi incisi (soprattutto una banda di brevi linee e punteggiature inclinate e motivi a spina di pesce). Si ritiene che Kungsan 2 sia databile intorno al 3000 a.C. Oltre che dai disegni geometrici di Kungsan 1, la ceramica Chulmun è decorata da motivi "a onda" (file di punti in festoni sotto la banda dell'orlo); quella Kungsan 3 è ornata da bande di linee rette o punti e motivi a tratteggio incrociato.
Y.H. To - K.D. Hwang, Kungsan Prehistoric Site Report, Pyongyang 1957; J.H. Kim, The Prehistory of Korea, Honolulu 1978; J.N. Kim, Kungsan Culture Research, in Kogo Minsok Ronmin Chip, 8 (1983).
di Sarah M. Nelson
Nome odierno dell'antica capitale del regno Silla, datata dal 57 a.C. al 668 d.C. per il periodo Silla Antico e dal 668 al 935 d.C. per il periodo Silla Unificato.
Si ritiene che il regno Silla abbia avuto origine da Saro, un villaggio nel quale risiedevano sei gruppi familiari; esso si espanse attraverso campagne militari e alleanze. Agli inizi del VI secolo i nobili adottarono molti tratti culturali cinesi, tra cui il termine cinese per "regno", il calendario e le forme di designazione dell'anno; il buddhismo penetrò nel regno intorno alla metà del V secolo e venne ufficialmente adottato nel 527 d.C. La pianta della città, con un reticolo viario a griglia, sembra essere derivata da quella di Chang'an, la capitale cinese. Vi si trovavano 178.936 abitazioni, tutte con tetti di tegole, raggruppate in 1360 quartieri. Sono stati rinvenuti alcuni resti risalenti all'età del Bronzo e all'età del Ferro, come a Kuijongdong, che ha restituito un pugnale di bronzo, una lancia, un'alabarda, campane di piccole e grandi dimensioni, accette di ferro, falcetti e coltelli. A Ipsilli sono state rinvenute una spada di ferro e un'accetta, oltre a una stretta spada di bronzo; da Pyongni provengono due pugnali di bronzo, due alabarde e tre lance di bronzo. Le più antiche tombe scavate a K. sono quelle del periodo Wonsamguk, o protostorico. Le tombe di Choyangdong hanno restituito i primi esemplari fittili Wajil, che presentano manici doppi in forma di corna. Nell'area della sepoltura del re Michu sono stati rinvenuti oggetti di vetro importati, tra cui una perla proveniente dalla tomba 4 (Locus C), che reca un volto dai tratti occidentali e che alcuni studiosi ritengono proveniente dalle regioni mediterranee o dall'Asia sud-occidentale. Tali oggetti attestano che nei primi secoli d.C. il regno Silla era coinvolto in relazioni commerciali a lunga distanza. Dal IV al VI secolo le tombe a tumulo divennero il tratto funerario più comune per le sepolture d'élite. Esse presentavano una camera funeraria di legno di superficie o sotterranea, contenente un sarcofago e spesso una cassa per i beni funerari, che era in seguito coperta da strati di massi e quindi da altri strati di terra. Le tombe reali contenevano corone e cinture in lamina d'oro e calzature funerarie di bronzo dorato, ornamenti auricolari, collane, bracciali e altri ornamenti preziosi; sono stati inoltre rinvenuti ceramica e armi. La più vasta tomba reale, la Grande Tomba 98 di Hwangnamdong, datata alla seconda metà del IV sec. d.C., è un doppio tumulo (120 × 80 m) che si eleva sul piano di campagna per oltre 22 m e che ospitava le sepolture di una coppia regale della famiglia Kim. Dapprima venne costruito il tumulo meridionale, accumulando ciottoli e terra su due camere lignee disposte in senso ortogonale; in una era deposto l'inumato, che indossava una cintura di bronzo dorato e ornamenti personali, mentre nell'altra era conservato un corredo di oltre 2500 pezzi, costituito da armi di ferro, ceramica e quattro vasi di vetro d'importazione. All'esterno delle camere si trovava lo scheletro di una giovane, apparentemente sacrificata. Il tumulo settentrionale, parzialmente sovrapposto al primo e costruito secondo la stessa tecnica, conteneva un'unica camera funeraria in cui era sepolta una donna con una corona e una cintura d'oro recante un'iscrizione in caratteri cinesi. Del corredo facevano parte anche una collana, ornamenti personali, vasi e una coppa d'argento sbalzato. Sulla sommità di entrambi i tumuli sono state rinvenute bardature di cavalli, forse in sostituzione di un sacrificio di questi animali.
Nella città si sono conservate molte strutture e tombe, la maggior parte risalente al periodo Silla Unificato, sebbene alcune appartengano a epoche precedenti. Wolsong ("Castello della Luna", in ragione dell'altura sulla quale i suoi resti appaiono in forma di crescente) era sede di un palazzo reale; gli scavi hanno portato al rinvenimento di un'area di immagazzinamento con vasi fittili rotti in una piazza e piastrelle di pavimento con motivi di loto. I manufatti comprendono un cavallo sellato di argilla, una giara con coperchio a ciotola e listarelle di legno utilizzate come tavolette da scrittura. Nelle vicinanze si trovano il cosiddetto "stagno di Anapji" e le pietre di fondazione di un padiglione denominato Imhaejon, adibito verosimilmente a feste e ricevimenti. Quando lo stagno venne drenato, furono recuperati molti manufatti, tra cui imbarcazioni di legno. Posokjong, alle pendici orientali del Namsan, è uno stretto canale a forma di orecchio. Si ritiene che Chomsongdae, una costruzione di pietra in forma di bottiglia (alt. 9 m, diam. 5 m), abbia avuto la funzione di osservatorio astronomico a partire dal VII sec. d.C.; essa è riempita da pietrisco fin quasi a livello dell'entrata, ubicata quasi alla sommità e raggiungibile solo con una scala. Sono stati identificati molti resti di strutture buddhiste, da templi ancora in uso, come Pulguksa e il tempio in grotta di Sokkuram, 12 km a est di K., a vestigia in rovina di cui restano solo una pagoda o aste di bandiera. La pagoda a tre piani di Punhwangsa, vigilata ai quattro angoli da leoni di pietra, venne costruita in modo tale da avere l'aspetto di una costruzione di mattoni; Kulbulsa, un tempio in rovina, presenta una roccia scolpita con immagini buddhiste sui quattro lati; Sachonwangsa ("Tempio dei Quattro Guardiani") è del tutto distrutto, ma gli scavi hanno rilevato che esso aveva due pagode dinanzi alla sala principale di culto del Buddha. Sono state rinvenute molte tegole con vetrina gialla decorate con motivi a caprifoglio e, sul ciglio della strada, due basi a forma di tartaruga che sostenevano stele di pietra. Nel museo locale sono esposte diverse campane di bronzo Silla, tra cui la grande campana proveniente da Pongdoksa con una lunga iscrizione e decorazioni raffiguranti apsaras (divinità femminili), realizzata nel 771 d.C.
C. Kim, Kyongju and Kyongju Museum, Seoul 1966; Kim Won-yong, The Homeland of Korean Culture, in Korea Journal, 22 (1982); Kim Chae-kuei - Lee Un-chang, A Report on the Excavation of Tombs at Hwangnamdong, Kyongju, Yongnam 1975 (in coreano); Kim Won-yong, Archaeology in Korea 1975, Seoul 1976 (in coreano); Choi Byong-hyon, The Evolution and Chronology of the Wooden-Chamber Tombs of the Old Silla Period, in Hanguk Kogo Hakbo, 10-11 (1981), pp. 137-228 (in coreano); Kang In-gu, Research on Three Kingdoms Age Mounded Tombs, Taegu 1984 (in coreano); Hwangnamdong Great Tomb, North Mound, Munhwajae Kwalliguk, Seoul 1985 (in coreano); S.M. Nelson, The Archaeology of Korea, Cambridge 1993, pp. 248-49; National Museum of Korea, Seoul 2002, p. 120.
di Maria Luisa Giorgi
Castello situato a Wunüshan (in coreano Onyeo), zona montuosa orientale della Provincia cinese del Liaoning (distretto di Huanren), riferibile al regno Koguryo (ca. 300-668 d.C.).
Gli oltre 1000 manufatti rinvenuti (1996-98), tra cui oggetti di ceramica, pietra, bronzo, ferro, argento, sono pertinenti a cinque distinti periodi: Neolitico tardo, periodo Primavere e Autunni (770-476 a.C.) e periodo Stati Combattenti (475-221 a.C.), una fase a cavallo tra Han Occidentali (206 a.C. - 23 d.C.) e Han Orientali (25-220 d.C.) e un periodo datato dal rinvenimento di manufatti cinesi del periodo delle dinastie Wei (220-265 d.C.), Jin Occidentali (265-315 d.C.) e Jin Orientali (317-420) che attestano in maniera attendibile gli esordi del regno Koguryo agli inizi del III secolo. L'ultimo livello di occupazione corrisponde all'epoca delle dinastie Liao (907-1125) e Jin (1115-1234). Il castello ha pianta a L, con il lato nord-sud lungo 1500 m e il lato est-ovest lungo 300-500 m; le mura furono erette solo sui lati sud ed est, mentre sugli altri due lati fu sfruttata la protezione offerta dai rilievi montuosi. Il muro meridionale corre in direzione est, giungendo fino alla porta meridionale (lungh. 140 m, largh. 5 m alla base e 2,5-3,5 m alla sommità); nei punti in cui il pendio è più ripido esso assume una forma a gradoni, larghi 2-3 m. Il muro orientale (ca. 1500 m) ha origine a nord della porta meridionale ed è formato da sei sezioni di muro alternate a elevazioni naturali del terreno particolarmente scosceso. Lo stato di conservazione della prima sezione del muro è relativamente buono, con la parete esterna che raggiunge 6 m circa in altezza. Le mura sono costruite con grandi blocchi di pietra con una lieve rastremazione nella parte superiore di circa 15°.
Il castello aveva tre porte: meridionale (largh. 2 m ca.), all'angolo sud-est; orientale, con un passaggio largo 4 m, situata 150 m circa a nord di quella meridionale, e occidentale, situata in un avvallamento naturale, con posti di guardia ai lati. Nella zona montuosa all'interno delle mura, nella porzione centro-occidentale, è stato portato alla luce un bacino artificiale, a pianta rettangolare, in roccia (12 × 5 m, prof. 1,1-2 m), con l'entrata per l'acqua sulla parete occidentale. A nord di tale struttura è stato scavato un edificio di grandi dimensioni di cui restano sei basi di pietra e alveoli per colonne allineate da nord-ovest a sud-est. Qui sono state trovate monete che hanno contribuito alla datazione del sito. I resti di 20 abitazioni seminterrate a pianta quadrangolare (4,5 × 4 m) sono stati messi in luce a nord di una piattaforma di guardia (17 × 15 m), all'estremità sud-orientale delle mura, da cui si può sorvegliare la zona circostante. Un altro grande edificio è stato scavato a nord del gruppo di strutture seminterrate: ha pianta rettangolare, una profondità di 0,3-1,4 m, con il lato sud-nord lungo 16,4 m e il lato est-ovest lungo 8,2-9,3 m; il lato orientale sfrutta il terreno rilevato, mentre sugli altri tre vi sono mura di pietra.
Li Xinquan, Gaogoulide zaoqi ducheng - Huanren Wunüshan shancheng yizhi [L'antica capitale di Koguryo - Le rovine del castello di Wunüshan a Huanren], in Zhongguo shinian bai da kaogu xin faxian 1990-1999 - Top 100 New Archaeological Discoveries of China 1990-1999, Beijing 2000, pp. 607-13.
POMUIGUSOK
V. Hogokdong
di Roberto Ciarla
Sito ubicato 15 km a ovest di Kyongju, che ha restituito sepolture della tarda età del Ferro e tombe di stile Silla e del periodo dei Tre Regni. Di particolare rilievo è una ricca sepoltura (tomba 130) rinvenuta intatta negli scavi condotti nel 1995-96 e datata al periodo proto-Tre Regni (I-III sec. d.C.).
La tomba consiste in un sarcofago ligneo (lungh. 2,05 m) collocato entro una fossa di forma rettangolare allungata (3,2 × 2,25 m), riempita con un ampio strato di argilla e con piccole pietre rozzamente squadrate. La base del sarcofago era coperta da 63 asce di ferro disposte su più file. Diversi oggetti sono stati rinvenuti sopra il sarcofago (morsi di cavallo di bronzo, ceramica grigia del tipo Wajil) e tra le pareti della fossa e il sarcofago: tra questi un contenitore di ferro (fu) e altri vasi. All'interno del sarcofago erano un pugnale di bronzo di stile coreano, un pugnale di ferro, diversi braccialetti di bronzo, una fibbia a forma di tigre e uno specchio di bronzo. Sotto il sarcofago è stato trovato un pozzo collegato con il rito funerario, con resti di materiale organico simili a quelli della tomba 1 di Tahori. La sepoltura di S. documenta la fase finale dell'uso di sarcofagi di legno, cui seguiranno poco dopo cambiamenti degli usi funerari con l'utilizzo di tombe con sarcofago esterno, ed è notevole per le dimensioni del pozzo e per la quantità degli oggetti di corredo; in particolare il vaso (fu) e la fibbia a forma di tigre, per i quali è presumibile una provenienza settentrionale, consentono di ipotizzare l'esistenza di un'articolata rete commerciale.
Bibliografia
National Museum of Korea, Seoul 2002, p. 59.
di Roberto Ciarla
Sito tra i più importanti dell'età del Bronzo, ubicato in un'area di bassa collina nella contea di Puyo, con resti di abitazioni seminterrate.
Le indagini hanno posto in risalto l'esistenza di marcate differenze tra le abitazioni a pianta circolare e quelle a pianta rettangolare. Le prime presentano al centro del pavimento una depressione ovale al cui interno si trovano due buchi di palo: una caratteristica osservata anche in siti del settore sud-occidentale della penisola. Numerosi i manufatti rinvenuti: lisciatoi, pugnali di pietra levigata, punte di freccia litiche, coltelli di pietra semilunati, accette, una matrice di pietra per la produzione di accette di bronzo dalla forma a ventaglio, grani di riso carbonizzati e grossolana ceramica inornata. Questa tipologia vascolare è rappresentata da giare ovoidali (alt. 20-40 cm), con base piatta e orlo estroverso, nota anche come "tipo Songgukri". La sua comparsa risale alle fasi intermedie dell'età del Bronzo nel territorio del fiume Geumgang; con l'espansione della cultura di tipo Songgukri si ritrova nelle regioni sud-occidentali del Paese, quali Yeongnam, a ovest del fiume Nakdonggang. Occorre segnalare inoltre il rinvenimento in una tomba a cista litica di una spada di bronzo del tipo Liaoning. Il complesso dei ritrovamenti suggerisce un'occupazione di questo sito tra il VII e il V sec. a.C. da parte di una comunità che praticava l'agricoltura e la caccia.
Bibliografia
Kwang-seop Shin, Le site préhistorique de Songguk-ri, in Koreana, 3, 1 (1997), pp. 35-37; National Museum of Korea, Seoul 2002, p. 40.
WUNÜSHAN
v. Onyeo