L'archeologia delle pratiche cultuali. Mondo greco
Lo sviluppo delle forme del culto e dei santuari nel mondo ellenico segue l'evoluzione della società, con differenze dovute ai diversi periodi storici e alle tradizioni di ciascuna regione. I luoghi di culto sono a carattere urbano e extraurbano (situati al di fuori delle poleis, ma da esse dipendenti). Singole città o leghe possono riconoscere un santuario come comune luogo di culto anche per ragioni che trascendono quelle strettamente religiose. Vi sono poi santuari a carattere interregionale: in questa categoria rientrano i santuari dove si svolgevano i giochi panellenici (Nemea, Isthmia, Olimpia, Delfi), non dipendenti direttamente da una polis, che per la loro condizione di neutralità divengono luogo di incontro per tutte le genti elleniche, anche in periodi di conflitti. Non è possibile compiere una netta separazione tra luoghi del culto e quelli della vita quotidiana; simulacri divini e altari sono presenti nelle abitazioni, nelle agorài, nei bouleuteria, nei ginnasi, nelle strade e il sacrificio o l'offerta ad una divinità sono parte integrante dello svolgimento delle attività civili e militari della polis. Le poleis e le comunità provvedono al mantenimento di santuari e di aree sacre che da esse dipendono, offrendo decime tratte dalle rendite dell'agricoltura, della pastorizia, del commercio o da bottini di guerra; esse curano anche l'organizzazione delle feste in onore delle divinità. Le caratteristiche del culto sono connesse con quelle delle divinità, che nel Pantheon ellenico non sono uniformi, bensì soggette ad assumere differenti accezioni e caratteristiche a seconda degli ambiti regionali e delle diverse epoche. L'influsso di culture anelleniche, particolarmente evidente nella Ionia, a Cipro e Creta (per divinità come Hera, Artemide, Afrodite o eroi come Eracle, spesso assimilati ai loro corrispettivi vicinoorientali), o il ricordo di tradizioni più antiche, di epoca minoica e micenea, hanno contribuito notevolmente a creare differenze tra i culti di una stessa divinità. Esistono culti di divinità poliadi, considerate protettrici particolari di tutta la comunità dei cittadini, che le onora erigendo templi e altari; culti misterici, alla cui partecipazione è ammesso un numero ristretto di persone e solo dopo aver superato una iniziazione (culto di Demetra e Kore ad Eleusi, dei Cabiri a Samotracia); culti ctonii (riservati agli dei dell'oltretomba, Ade, Ecate). Nei culti oracolari la divinità si manifesta per mezzo di un intermediario umano (la Pizia dell'oracolo di Delfi) o della sfera animale o vegetale (la quercia di Zeus a Dodona) i cui segni sono interpretati da un sacerdote; sono connessi non solo con Apollo, ma anche con Zeus, Atena e numerose figure di eroi. Alcuni oracoli possono prevedere la consultazione degli spiriti dell'oltretomba, come quello del Nekromanteion di Ephyra. Culti a carattere salutare sono tributati ad Apollo, Asclepio e numerosi eroi, quelli a carattere agrestre a Demetra, Dioniso. Vi sono inoltre culti di divinità preposte a determinate fasi della vita umana (nascita, adolescenza, matrimonio) che assumono talvolta caratteristiche iniziatiche (riti per Artemide Orthia a Sparta), altri relativi a figure minori del Pantheon olimpico (Pan, le Ninfe), personificazioni, eroi (Eracle, Teseo). I santuari e i luoghi di culto hanno assolto a molteplici funzioni oltre quella strettamente religiosa. L'istituzione di agoni ginnici, musicali e letterari, connessi con particolari celebrazioni, con una partecipazione che superava spesso il ristretto ambito della polis, ha svolto un ruolo unificatore nei confronti della cultura e delle tradizioni elleniche. Molti santuari funzionavano come banche (Artemision di Efeso), luogo di insegnamento, ricerca e sperimentazione scientifica (in particolare quelli dedicati ad Asclepio e a divinità salutari). Attraverso la costruzione di templi, la monumentalizzazione delle strutture, la dedica di donari e spoglie di guerra i santuari divennero luogo di propaganda e affermazione di singoli individui, di gruppi aristocratici o delle poleis. Poiché ciò che rientrava nello spazio riservato alla divinità le apparteneva, santuari, simulacri, semplici altari o lo stesso focolare della casa (ritenuto anch'esso sacro) erano scelti come luogo di rifugio (asylia) per singoli individui, ma anche per intere popolazioni che si trovavano nella condizione di supplici (rito della hiketeia). Le offerte e i sacrifici si compivano su un altare; su di esso veniva bruciata parte dell'offerta in natura, accompagnata da libagioni. Fosse sacre (bothroi) accoglievano offerte e sacrifici per divinità ctonie. Tutto potenzialmente poteva essere sacrificato o dedicato al dio, spesso come decima; alcuni animali, come il porcellino e il cavallo, erano riservati alle divinità ctonie e a Posidone, mentre per gli altri non esisteva una rigida distinzione. Sacrifici particolarmente solenni di decine di animali (ecatombe), in genere buoi, venivano compiuti in occasioni importanti o per propiziarsi la divinità e le carni distribuite tra i cittadini. L'offerta cruenta era spesso sostituita da primizie, focacce o frutti con significato simbolico (melagrane, spighe di grano). Alla divinità si dedicavano oggetti (ma anche schiavi, ad essi equiparati) di valore intrinseco o simbolico, che presentano una notevole varietà a seconda dei santuari e delle diverse epoche; le dediche potevano essere pubbliche o private. I manufatti preziosi erano conservati all'interno del tempio o in appositi edifici, i più modesti probabilmente sotto stoài o all'aperto. Essi non potevano essere riutilizzati per altri scopi; i votivi in metallo danneggiati venivano rifusi per realizzare altri oggetti di culto, oppure venduti per compiere migliorie nel santuario. Quando si trattava di oggetti di scarso valore o non riparabili erano sepolti in fosse votive. Offerte potevano essere collocate in depositi di fondazione in occasione dell'istituzione di un nuovo culto, della costruzione di un tempio o di un altare (deposito di fondazione dell'Artemision di Efeso). Liste degli oggetti preziosi presenti nei santuari, compilate dai sacerdoti, sono note per l'età classica ed ellenistica.
La definizione degli spazi del culto e delle sue caratteristiche nel passaggio dall'epoca submicenea al Protogeometrico presenta alcune problematiche di non chiara soluzione. Figure del Pantheon greco sono probabilmente ereditate dalla tradizione minoica e micenea, a cui è tuttavia estraneo il concetto della loro organizzazione in una famiglia divina; per i luoghi del culto non si può comunque parlare di una continuità con la tarda età del Bronzo. A Olimpia e Delfi i santuari si installano nei pressi o al posto di insediamenti micenei. In alcuni siti (Antro Ideo a Creta, Amnisos e Kato Symi) viene mantenuto tuttavia il ricordo di santuari o siti frequentati in precedenza, con il rinnovo di offerte e sacrifici. Nei luoghi dove è attestato un precedente culto si assiste ad una sostituzione della divinità (Apollo a Ge a Delfi; Zeus a Ge, a Kronos e a Eilithyia ad Olimpia), il cui antico nome in epoca storica è talvolta associato a quello della divinità olimpica con cui si identifica (Orthia con Artemide a Sparta, Aphaia con Atena ad Egina, ecc.). Anche molti culti di eroi possono essere considerati un ricordo di divinità preolimpiche, oppure connessi con tombe protostoriche (Pelope ad Olimpia, Hyakinthos ad Amyklai, Cecrope, Eretteo e Butes ad Atene, Menelao ed Elena a Therapne in Laconia). In epoca protogeometrica l'area sacra aveva una precisa definizione, costituita da un altare sul quale si svolgeva il sacrificio. Nell'Iliade e nell'Odissea lo spazio riservato al dio è incentrato intorno ad un altare, che può essere delimitato da un recinto (temenos) e associato ad un albero, un bosco (alsos), una grotta, una fonte, considerati una forma di manifestazione divina. Questa strutturazione del santuario può considerarsi più antica e indipendente rispetto alla nascita del tempio, inteso come casa della divinità; presente in Omero, essa riflette infatti una situazione recenziore di un fenomeno che in campo archeologico non è testimoniato prima della fine del IX sec. a.C. (modellino di edificio sacro da Archanes). In molti santuari i riti si svolsero per secoli all'aperto, senza che si sentisse la necessità di edificarvi un tempio. Accanto a testimonianze di culti attestati già dalla metà dell'XI sec. a.C. in area rurale, ve ne sono altri integrati nell'insediamento urbano o nelle sue immediate vicinanze: l'Amyklaion di Sparta, il santuario di Artemide a Mounichia; un edificio sacro è testimoniato precocemente a Karphì (Creta), con analogie che rimandano alla tradizione minoica. Non è chiaro se l'heroon di Toumba a Lefkandì (1000 a.C.), eretto sulla tomba di un guerriero, svolgesse anche altre funzioni collegate ad un culto. L'uso di dediche votive (anathemata) offerte al dio come ringraziamento o per ottenere un beneficio è testimoniato in Omero; per l'XI sec. a.C. non sono stati rinvenuti votivi o oggetti che permettano di chiarire le modalità di svolgimento dei riti (tranne forse alcuni dall'Antro Ideo), mentre per il X sec. a.C. vi sono offerte nei santuari di Delo, Camiro a Rodi, Samo, Haghia Irini a Ceo, Aetos a Itaca, in Attica a Eleusi e sul Monte Imetto, Amyklai e Olimpia, riferibili alle nuove divinità del Pantheon olimpico e costituite principalmente da figure umane e di animali di terracotta. Nel corso del IX e dell'VIII sec. a.C. nascono nuovi santuari (Delfi) e gli spazi sacri più antichi vengono riorganizzati. Alcuni santuari urbani o extraurbani assumono una funzione rappresentativa della polis di appartenenza (santuario di Demetra e Kore ad Eleusi per Atene, Heraion ad Argo e Samo, Apollonion a Corinto) o delle comunità o delle leghe di città che vi riconoscono un comune luogo di culto (Olimpia, Delfi, Delo). Essi contribuiscono alla formazione delle tradizioni religiose e culturali di intere regioni e all'identità delle genti elleniche. Delfi e in un primo tempo anche Olimpia sono sede di un oracolo; è stata tuttavia messa in dubbio la verosimiglianza della data del 776 a.C. per le prime gare panelleniche ad Olimpia, che più probabilmente, nel corso dell'VIII sec. a.C., avevano ancora un carattere regionale. I santuari vengono ingranditi diventando un luogo di incontro e di scambio non solo per i centri del territorio circostante, ma anche per quelli di altre regioni, come documentato per Olimpia a partire dall'800 a.C., fenomeno che favorisce una uniformità dei culti e prelude alla nascita dei santuari panellenici in età arcaica. Lo sviluppo della polis e delle comunità gravitanti intorno ad un santuario è alla base della ricerca di monumentalizzazione e della nascita della struttura templare. Sebbene non sia sempre possibile rilevare una chiara distinzione tipologica tra gli edifici a carattere domestico e quelli di culto, questi ultimi sembrano attestati (anche se in forma non canonica) soprattutto a partire dall'VIII sec. a.C. A Dreros (Delphinion, fine VIII o inizi VII sec. a.C.), Perachora (Heraion), Eretria (tempio di Apollo Daphnephoros) e Samo (Heraion) l'abitazione della divinità ricalca quella della casa, con sedili interni lungo le pareti, la struttura absidata o quella del megaron miceneo. L'edificio, come poi il tempio canonico greco, è orientato con ingresso ad est. Nel santuario di Demetra e Kore ad Eleusi vi sono resti di attività edilizia riferibile all'VIII sec. a.C. Il culto si può svolgere all'interno, su un focolare predisposto per i sacrifici (eschara) come a Dreros, o all'esterno, su un altare antistante l'edificio. Si ha notizia, dagli Inni omerici e da fonti più tarde, di particolari riti che avevano luogo nei principali luoghi sacri del mondo ellenico e la cui definizione risale alla fase iniziale dei culti stessi: la danza della geranos durante le Apollonie a Delo, che riproduceva quella di Teseo e dei compagni al ritorno da Creta, la ricerca e purificazione simbolica del simulacro ligneo di Hera a Samo, le danze e i riti di iniziazione che si svolgevano presso l'altare di Artemide Orthia a Sparta o del complesso rituale della consultazione dell'oracolo delfico, dove la Pizia parlava in vece del dio ispirata dai vapori che uscivano da una fenditura nella roccia. In età protogeometrica e geometrica non vi sono testimonianze archeologiche relative ai simulacri divini, la cui iconografia è talvolta assimilata in terrecotte e bronzetti offerti come dediche. Nelle fonti i termini di sanis e xoanon sono attribuiti ad antichi simulacri, alcuni dei quali dovevano avere forma aniconica (Hera a Samo e Dioniso a Tebe). I votivi aumentano di numero e varietà, attestando una frequentazione non solo a carattere regionale, in particolare per santuari posti sulle principali rotte marittime (Perachora, Delo, Samo) a partire dalla fine dell'VIII sec. a.C. Vi è in genere una specificità dei votivi in base alla divinità titolare e alcuni materiali sono assenti o maggiormente presenti in determinati santuari, come i manufatti di bronzo ad Olimpia, dove invece mancano le ceramiche, generalmente assai comuni: dedicate dopo libagioni, banchetti rituali o come contenitori per offerte in natura, sono talvolta frantumate per renderle inutilizzabili. Le forme sono le stesse documentate nelle necropoli e negli abitati, spesso miniaturizzate, oppure di specifica destinazione cultuale, come kernoi o vassoi rettangolari; comuni anche focacce o riproduzioni in terracotta di primizie, animali o beni in natura, connesse alle caratteristiche rurali o di luogo di mercato del santuario. I pinakes votivi si fanno più frequenti. Modellini di edifici (da Perachora, Argo) sono dedicati ad Hera, bronzetti di guerrieri, cavalieri, altri raffiguranti forse il dio o il dedicante e cavalli come simbolo di ricchezza a Zeus ad Olimpia, Dodona, ad Apollo a Delfi e ai Cabiri di Tebe. Terrecotte plasmate a mano riproducenti analoghi soggetti sono diffuse in tutto il mondo greco. A divinità femminili (Hera, Atena, Artemide) si offrono spilloni e fibule, molte delle quali di dimensioni eccezionali realizzate appositamente e originariamente associate a vesti e oreficerie che, a partire dal tardo Geometrico, sono invece assenti nelle tombe. Tripodi e calderoni a fusione e a sbalzo, spesso di dimensioni monumentali e realizzati come offerte, sono attestati a Delo, Argo, sull'Acropoli di Atene e soprattutto ad Olimpia, dove, verso la fine dell'VIII sec. a.C., divengono comuni armature e armi (che invece tendono gradualmente a scomparire dalle tombe), anticipando la funzione svolta successivamente dal santuario come luogo di esposizione di prede belliche. Negli stessi santuari si diffondono dediche di origine vicino-orientale (avori, bronzi, amuleti).
La trasformazione della società, l'intensificarsi dei rapporti con il Vicino Oriente e le imprese coloniali si riflettono sensibilmente nelle caratteristiche delle divinità e dei rituali, che assumono forme più complesse e conducono alla definizione di gruppi sacerdotali (o dinastie di sacerdoti come i Branchidi a Mileto) cui è affidata la cura del santuario. Particolare importanza assumono gli oracoli (Delfi in particolare), consultati dalle poleis e dai singoli cittadini per risolvere problemi di natura politica, per la fondazione di colonie e per imprese commerciali. S'intensifica la frequentazione dei luoghi di culto, che vengono ampliati e monumentalizzati, divenendo spesso punto di riferimento non solo dei Greci, ma anche di personaggi orientali, che attraverso dediche prestigiose affermano il proprio potere personale (dediche di Gige, Neco e successivamente, in età arcaica, di Aliatte, Creso e Amasis a Mileto, Samo e Lindos, Delfi, ricordate da Erodoto). I culti delle divinità poliadi sono gestiti dalle singole città, da cui dipendono molti dei santuari extraurbani (Brauron ed Eleusi da Atene, Apollonion da Mileto, Heraia da Samo, Argo, Artemision da Sparta), oppure da confederazioni e centri diversi (Olimpia, Delfi, Delo). Nelle colonie della Sicilia e della Magna Grecia vengono trasferiti i culti delle città di provenienza dei coloni. Alla fine dell'VIII sec. a.C. le aree sacre erano probabilmente caratterizzate da edifici in materiale deperibile e altari, di alcuni dei quali restano testimonianze in blocchi di pietra o accumuli di terreno carbonizzato e horoi di delimitazione dei temene. Per il VII sec. a.C. a Imera, Naxos, Siracusa, Gela e Agrigento vi sono attestazioni precoci di strutture per il culto, analoghe a quelle della madrepatria. Numerosi votivi riferibili a questa fase di frequentazione provengono dalle stipi. Accanto alle divinità originarie della madrepatria, in molti centri della Sicilia e della Magna Grecia gode di particolare diffusione il culto di Demetra e Kore. In molti santuari e località della Grecia (Antro Ideo a Creta, Artemision di Sparta, Dodona, Monte Olimpo, in Arcadia, Beozia, Tessaglia) il culto continua presso grotte, sorgenti o alberi sacri, ma la tendenza generale è quella di cingere con temene le aree sacre, edificare templi, come avviene ad Olimpia (Heraion), Argo, Delfi (Apollonion, Athenaion), Samo, Eleusi (Telesterion soloniano) e strutture destinate alla accoglienza dei visitatori: ad Olimpia lo spianamento a sud-ovest della collina del Kronion prelude alla costruzione dello stadio, nell'Heraion di Argo, in quello di Samo e a Megara Hyblaea si innalzano stoài. L'iconografia e gli attributi delle statue di culto trovano una più precisa definizione; termini come xoanon e sphyrelaton sono riferiti dalle fonti ad alcuni antichi simulacri (Hera di Samo, Artemide Orthia di Sparta, ecc.), che dovevano essere probabilmente di piccolo formato, come quello antichissimo che si conservava nel tempio di Atena Poliàs; un riscontro in campo archeologico è fornito dai tre sphyrelata dal Delphinion di Dreros (Creta) raffiguranti Apollo, Artemide e Latona. L'iconografia della divinità è spesso riproposta nelle sculture, nei bronzetti, nei legni che sempre più numerosi vengono offerti nei santuari, raffiguranti talvolta il donatore che ad essa si assimila. Tra i votivi (in ambiente cicladico, a Samo) compaiono le prime sculture monumentali di marmo: i dedicanti sono singoli personaggi (Nikandre di Delo) o intere comunità, come i Nassi (statua colossale di Apollo, leoni lungo la via sacra per Artemide) che mediante l'esposizione di opere eccezionali nel santuario acquistano prestigio e propagandano l'abilità dei propri artigiani. Le iscrizioni apposte sulle opere in marmo riportano l'indicazione del nome del dedicante e l'occasione della dedica alla divinità. Le offerte non si limitano più solo a manufatti, ma si estendono anche a strutture architettoniche, come indica l'oikos offerto dai Nassi a Delo. A donari appartenevano anche i tripodi e, a partire dal VII sec. a.C., i lebeti monumentali, decorati con protomi ferine, rinvenuti ad Olimpia, realizzati con funzione esclusivamente votiva. I bronzetti raffiguranti atleti, offerenti e la stessa divinità sono assai comuni a Olimpia, Tebe, Atene, così come le armi che, escluse dai coevi corredi funerari, diventano oggetto frequente di dedica (talvolta in formato miniaturistico) a Olimpia, Samo, Rodi e nei santuari cretesi. Sigilli e intagli d'avorio rinvenuti nei depositi votivi dei principali santuari (Artemision di Efeso, Sparta, Brauron, Heraion di Samo, Perachora, Argo) testimoniano la nascita di botteghe artigiane locali oltre che la dedica di oggetti esotici e preziosi, che non trova riscontro nelle tombe: si tratta di statuette a tutto tondo, placchette di rivestimento di mobili e cassettine, manici di specchi, pettini, spilloni e parti di strumenti musicali. Oreficerie sono presenti nei depositi di fondazione (Artemision di Efeso) e tra i votivi dei principali santuari, forse pertinenti all'ornamento della statua di culto. Accanto a manufatti preziosi, tuttavia, molti santuari hanno restituito votivi più modesti: ceramiche, terrecotte a matrice o a stecca raffiguranti divinità e offerenti, intagli in legno (Heraion di Samo) e resti di oggetti in materiale deperibile, canestri, manufatti di legno, conchiglie, ciottoli levigati, riproduzioni di terracotta di doni in natura. Ad Olimpia, dall'ultimo quarto dell'VIII sec. a.C., ricompare in quantità consistenti la ceramica. Alcuni votivi avevano una funzione nello svolgimento dei riti sacri, come le maschere di terracotta dal santuario di Artemide Orthia a Sparta o le innumerevoli phialai di metallo attestate nei depositi votivi di quasi tutti i santuari. Scopo cultuale avevano anche i perirrhanteria e le lampade dedicate a Camiro, Samo, Isthmia, Delfi, Olimpia. Molti oggetti di manifattura egiziana, fenicia, siriana, anatolica, caucasica o occidentale (etrusco-italica) dai santuari lungo le principali rotte marittime (Perachora, Samo, Mileto, Efeso), da Olimpia e Atene erano in parte donati da Greci come bottino, ricordo di viaggi, curiosità esotica o offerti da stranieri frequentanti anch'essi il luogo di culto.
Nel corso dell'età arcaica si intensifica l'attività edilizia nei santuari e nei luoghi di culto, ad opera dei ceti aristocratici e dei tiranni che governano le poleis. I santuari urbani acquistano un'importanza fondamentale per i membri di tutte le classi sociali che vi dedicano oggetti. Il finanziamento di restauri e progetti edilizi di templi al di fuori della propria polis fornisce a gruppi di aristocratici o singoli personaggi un'occasione di affermazione politica (ricostruzione dell'Apollonion di Delfi da parte degli Alcmeonidi, offerta delle colonne per l'Artemision di Efeso da parte di Creso, re di Lidia). I tiranni ‒ Kypselos a Corinto, i Pisistratidi ad Atene, Policrate a Samo, Lygdamis a Nasso ‒ in particolare, si fanno promotori di numerose iniziative di ristrutturazione dei santuari. Gli eroi e i loro culti all'interno della città acquistano importanza, testimoniata anche dai cicli mitologici, prescelti nella decorazione di metope e frontoni dei templi, che li hanno come protagonisti (Eracle e Teseo in particolare). Si definisce il carattere panellenico di Olimpia, Nemea, Isthmia, Delfi e la partecipazione alle competizioni. Alcune città mostrano di prediligere determinati santuari panellenici rispetto ad altri (Atene, il santuario di Delfi, le città peloponnesiache e molte delle colonie d'Occidente, Olimpia e Nemea). Nella Grecia centro-settentrionale, in alcune aree del Peloponneso e a Creta, tuttavia, continuano culti antichissimi in grotte, presso fonti o alberi. I temene sono ampliati e realizzati in muratura, i templi riedificati, talvolta in forme monumentali, anche a distanza di poco tempo: l'Heraion di Olimpia, l'Apollonion di Corinto ed Eretria, l'Heraion di Samo progettato da Roikos e Theodoros e la successiva ricostruzione policratea, l'Artemision di Efeso e il Didymaion di Mileto. Nuovi templi sono eretti a Corcira ed Egina. Vengono ripresi spunti di ispirazione dai santuari orientali ed egiziani nell'allineamento delle sculture votive lungo le vie sacre dell'Heraion di Samo e del Didymaion di Mileto. Il dominio dei tiranni comporta talvolta una radicale trasformazione dei culti e delle strutture dei santuari; ad Atene con Pisistrato e i Pisistratidi si ha la riorganizzazione delle Panatenee, delle feste in onore di Dioniso e il trasferimento in città di molti culti dell'Attica: si avvia inoltre una intensa attività edilizia nell'Agorà (tempio di Apollo Patroos, di Zeus Eleutherios, l'Altare dei Dodici Dei), sull'Acropoli (Archaios Neos, Hekatompedon, tempio di Atena Nike e temenos di Artemide Brauronia), alle pendici meridionali (tempio e teatro di Dioniso Eleutereo) e nell'area dell'Ilisso (Olympieion); in Attica a Brauron e ad Eleusi. Un analogo processo di monumentalizzazione, spesso promosso dai tiranni, investe anche i principali santuari della Magna Grecia e della Sicilia (Metaponto, Siracusa, Agrigento, Selinunte). A Posidonia-Paestum l'edificazione del santuario dell'Heraion del Sele in concomitanza con la fondazione della città sottolineava la presa di possesso del territorio da parte dei coloni, cui seguirono la costruzione del tempietto arcaico e poi del tempio maggiore (500 a.C.), accanto all'edificazione di altari e di un altro tempio dedicato ad Hera nella città. Stoài, sale per i banchetti cultuali e sale di riunione (ricostruzione dell'oikos dei Nassi a Delo, del Telesterion di Eleusi) e altari di grandi dimensioni (a Samo e ad Amyklai) vengono edificati nei principali santuari. Alcune vengono fornite di un ingresso monumentale. In epoca arcaica compare una nuova tipologia di edificio a pianta rettangolare in antis, il thesauròs: le principali poleis del mondo greco o magno-greco (ma anche centri come Massalia, Spina, Caere) edificano nei santuari panellenici thesauròi a testimonianza del proprio prestigio, spesso come ringraziamento per imprese belliche. All'interno degli edifici vengono conservati doni preziosi (in quello di Corinto ad Olimpia l'arca di legno, oro, avorio donata dal tiranno Kypselos, in quello dei Sicioni a Delfi il carro del tiranno Clistene). L'iconografia delle statue di culto si ricava dalle notizie delle fonti, da esemplari in piccolo formato che le riproducono e dalle raffigurazioni sulle ceramiche attiche a figure nere e a figure rosse. Si assiste ad un aumento nel numero e nella tipologia delle offerte, non più solo di singoli individui, ma spesso donari collettivi di intere poleis. Sculture sono dedicate soprattutto a Delfi, nel santuario di Apollo Ptoo in Beozia, in quello di Posidone al Sounion, a Samo, Mileto, in ambiente insulare e a Delo; sull'Acropoli di Atene le prime sculture votive (moscoforo di Rhombos) si datano a partire dal 566 a.C., in occasione della riorganizzazione delle Panatenee. Un ricco complesso di sculture e oggetti votivi è stato restituito dalla cosiddetta "colmata persiana" sull'Acropoli, una fossa votiva scavata per seppellirvi le opere danneggiate durante il sacco del 480 a.C. Le sculture riproducono l'immagine della divinità, come le due statue gemelle di Hera da Samo o l'Atena dedicata da Kallias sull'Acropoli; raffigurano kouroi e korai, a volte giustapposti a formare un gruppo (gruppo di Geneleos da Samo), personaggi seduti (statue dei sacerdoti Branchidi lungo la via sacra del Didymaion di Mileto, scribi ad Atene). Compaiono le prime statue equestri, come il Cavaliere Rampin sull'Acropoli di Atene, appartenente ad un gruppo raffigurante forse i figli di Pisistrato assimilati ai Dioscuri. Si crea l'iconografia della Nike, eretta nei santuari per celebrare le vittorie belliche (Nike di Delo). Assai diffusi sono i rilievi votivi e le sculture raffiguranti animali. Le offerte sono sempre più frequentemente accompagnate da iscrizioni che specificano, oltre all'occasione e al nome del dedicante, anche quello dell'artista. Bronzi di grandi dimensioni donati da atleti per le vittorie ginniche erano numerosi ad Olimpia, come mostrano le basi inscritte rinvenute e le notizie delle fonti; bronzetti di atleti, figure femminili e divinità provengono da Dodona, Atene (soprattutto a partire dall'ultimo quarto del VI sec. a.C.), Delfi, Sparta. Armi, bracciali di scudo con scene narrative sono dedicati, spesso decime di bottini, a Zeus, Apollo, Posidone, Atena, Hera e ad altri dei poliadi della città vittoriosa oppure in santuari panellenici come Delfi e soprattutto Olimpia (da cui proviene l'elmo di Milziade e parte del bottino persiano di Maratona). Premi ottenuti in competizioni atletiche (anfore panatenaiche, corone) potevano essere anch'essi dedicati. Oreficerie e oggetti in materiale prezioso erano frequenti nei santuari, ma si sono conservati solo in casi particolari: come i resti di un toro realizzato in lamina d'argento e le statue crisoelefantine (Apollo, Artemide e Latona) e le oreficerie ad esse pertinenti da due fosse lungo la via sacra di Delfi. Le ceramiche e le terrecotte sono assai numerose: particolari forme sono realizzate appositamente per il culto (kernoi, vassoi con frutti e focacce), altre presentano raffigurazioni con scene a carattere cultuale. I pinakes votivi, tra cui si ricordano quelli di terracotta da Locri e Penteskouphia (Corinto) e quelli di legno da Pitsa, spesso firmati e arricchiti da iscrizioni, sono significativi per ricostruire le caratteristiche di alcuni culti, le immagini delle divinità, l'occasione della dedica.
In età classica le caratteristiche dei culti e la strutturazione dei santuari subiscono una trasformazione connessa al mutamento che avviene nella società e che diverrà particolarmente evidente nel IV sec. a.C. Alcuni culti e santuari che in età arcaica avevano goduto di grande fortuna declinano; altri acquisiscono un'importanza strategica dal punto di vista politico, come, ad esempio, Delo, ove era conservato il tesoro della Lega delioattica prima del suo trasferimento ad Atene alla metà del V sec. a.C. Atena, Zeus, Hera, Posidone, Efesto, Dioniso, Asclepio, eroi fondatori sono oggetto di particolare culto nelle poleis, celebrati con ricorrenze a cui partecipa tutta la cittadinanza; ad Atene l'iniziazione ai misteri eleusini di Demetra e Kore rimane un elemento distintivo di molti membri delle classi aristocratiche. L'attività edilizia riprende in modo particolarmente intenso dopo il 480 a.C. Nel santuario di Zeus ad Olimpia venne costruito il tempio del dio (con alcuni secoli di ritardo rispetto a quello di Hera). Non si hanno notizie di come si svolgesse precedentemente il culto, forse all'aperto presso l'altare, né dell'antico simulacro; un altro problema connesso è il fatto che la cella dell'edificio fu dotata della statua di culto quando Fidia realizzò quella crisoelefantina di Zeus. Il tempio fu finanziato con un bottino di guerra dagli Elei e ornato con spoglie belliche, continuando una tradizione che aveva fatto di Olimpia, già in età arcaica, luogo privilegiato per la propaganda di vittorie. Ad Atene, dopo la revoca del decreto che impediva la ricostruzione dei santuari distrutti dai Persiani nel 480 a.C. (probabilmente a seguito della pace di Kallias nel 449 a.C.), si provvide alla ristrutturazione dell'Acropoli. Il progetto pericleo trascurava in un primo momento la ricostruzione degli antichi luoghi di culto, privilegiando un nuovo edificio, il Partenone: esso segna un rinnovamento dei caratteri del culto di Atena come protettrice della città, in linea con la politica di egemonia perseguita dalla città nei confronti delle altre regioni della Grecia; l'edificio e il suo programma decorativo (con Amazzonomachia, Ilioupersis, Gigantomachia e Centauromachia, nascita di Atena, disputa per il possesso dell'Attica) mirano ad esaltare il prestigio della città protetta dalla dea. Il carattere pubblico del culto viene sottolineato anche dal soggetto del fregio, con la processione delle Panatenee e l'offerta del peplo ad Atena, a cui partecipano tutti i cittadini di Atene (forse anche i caduti di Maratona o simbolicamente le strutture politiche della città) al cospetto delle dodici divinità maggiori. Per ospitare i culti tradizionali viene costruito intorno al 421 a.C. l'Eretteo, che con la sua stessa struttura non canonica testimonia la necessità di rispettare determinate aree e antiche tradizioni: all'interno, oltre al simulacro di Atena Poliàs, vi si trovavano la tana del serpente Erittonio, la tomba di Cecrope e di Eretteo, l'olivo e il fuoco sacro, la traccia lasciata dal fulmine di Zeus, altari e sacelli dedicati a Butes, Efesto, Zeus e Pandrosos. Antichi miti e culti dell'Attica erano raffigurati anche nel fregio dell'Eretteo. Il conservatorismo dei culti, in Grecia ed in particolare ad Atene, influenza la stessa tipologia delle strutture architettoniche e i progetti degli edifici: sull'Acropoli un esempio è offerto dalla asimmetria dei Propilei di Mnesikles, dovuta alla necessità di rispettare il temenos del santuario di Atena sul bastione miceneo, dove verrà costruito il tempio di Atena Nike. Motivazioni di carattere cultuale sono alla base dell'orientamento non canonico (a nord) del tempio di Apollo a Bassae, in Arcadia, e della presenza di un secondo ingresso sul lato lungo della cella, caratteristica di molti altri edifici della regione, come il tempio di Atena Alea a Tegea, e priva altrove di confronti. Analoghe ragioni portarono in Sicilia alla costruzione di templi ipetrali (Olympieion di Agrigento), privi della cella (tempio di Segesta) o caratterizzati dall'esistenza di un adyton. Dalla metà del V sec. a.C. assumono particolare importanza i culti salutari, ad Oropo nell'Amphiareion (edificato da un privato su una sorgente salutare) e soprattutto ad Epidauro, dove esisteva un santuario dell'eroe Malos, assimilato ad Apollo, poi sostituito da Asclepio. La strutturazione del santuario di Epidauro è indicativa di tendenze che si manifestano a partire dal IV sec. a.C.; si moltiplicano infatti gli edifici a carattere profano, le stoài, gli ambienti destinati ad accogliere i pellegrini e quelli per le cure mediche, per i sacerdoti, l'amministrazione, quelli destinati alla conservazione degli oggetti di culto, un teatro. Il Katagogion di Epidauro e il Leonidaion di Olimpia sono alberghi che, con la loro pianta complessa, a due piani, con cortili e portici, testimoniano l'intensa frequentazione di questi santuari. In altri luoghi di culto si sente la necessità di costruire edifici per lo svolgimento di banchetti rituali, come in quello di Demetra e Kore a Corinto. Le stoài, che vengono utilizzate come luogo di esposizione di votivi e ricovero per i visitatori, aumentano in numero e dimensioni; sono particolarmente importanti quelle di Brauron, Delo, Epidauro, Olimpia. Carattere sacro aveva anche il Telesterion di Eleusi, sala di riunione per lo svolgimento dei riti misterici: nella ricostruzione del V sec. a.C. attribuita ad Iktinos si rispetta la struttura dell'anaktoron centrale e ogni dettaglio è progettato in funzione dello svolgimento del culto. In età classica si diffonde nei santuari una nuova tipologia di edificio a carattere sacro, la tholos, le cui funzioni non sono state ancora del tutto chiarite; ve ne sono esempi nel santuario di Atena Pronaia a Delfi e di Asclepio ad Epidauro: quest'ultima tholos è fornita di un labirinto sotterraneo. La pianta circolare viene ripresa per un edificio come il Philippeion di Olimpia, fatto costruire da Filippo II con funzione di thesauròs e di monumento celebrativo per le vittorie e la dinastia dei re macedoni. Molti santuari vengono circondati da mura e bastioni, anche in considerazione della loro funzione di luoghi fortificati e di rifugio: l'Acropoli di Atene, il santuario di Posidone al Sounion, di Apollo a Thermon (sede della Lega etolica), di Demetra a Lepreon. Nel corso del V e IV secolo si arricchiscono di accessi monumentali (propilei). Gli altari sono di piccole dimensioni ma vengono inseriti all'interno di complessi architettonici, circondati da stoài e recinti, spesso decorati da sculture, come quello dei Dodici Dei nell'Agorà di Atene. Le statue di culto nel V e nel IV sec. a.C. presentano caratteristiche diverse rispetto all'età arcaica, nei soggetti, nell'iconografia, nelle dimensioni e nelle tecniche con cui sono realizzate. Nel V sec. a.C. vengono innalzati nuovi simulacri divini nei maggiori santuari della Grecia alle divinità tradizionali. Si diffonde infatti la consuetudine di realizzare opere crisoelefantine di grandi dimensioni. Il fenomeno inizia dopo le guerre persiane, con la commissione a Fidia dello xoanon dorato per il tempio di Atena Areia a Platea e successivamente con la statua di Atena per il Partenone. L'oro immobilizzato nel simulacro insieme al tesoro della Lega delio-attica e probabilmente conservato nell'ambiente quadrangolare dietro la cella rendeva il Partenone il simbolo della ricchezza economica della città ed una riserva a cui attingere in caso di necessità. Dopo Atene altri santuari commissionano opere analoghe, Olimpia la statua di Zeus a Fidia, Argo quella di Hera a Policleto. Le divinità mantengono gli attributi tradizionali; le decorazioni tuttavia (dei basamenti, delle armi per Atena e del trono per Zeus) richiamano talvolta, attraverso il mito, eventi della storia contemporanea e insegnamenti etici. Si è comunque obbiettato sulla reale funzione di questi simulacri come statue di culto: ad esempio, ad Atene, l'antico simulacro di Atena Poliàs continuò ad essere oggetto di culto, probabilmente con l'offerta del peplo nelle Panatenee. Eccezionalmente anche immagini di dedicanti possono essere realizzate in oro e avorio, come quelle raffiguranti Filippo II, Alessandro e i personaggi della famiglia macedone nel Philippeion di Olimpia. Nel IV sec. a.C. il culto di divinità minori, spesso connesse con un oracolo, e di personificazioni acquista popolarità rispetto a quello delle divinità olimpiche, anticipando un fenomeno caratteristico dell'età ellenistica. Si diffondono i culti, spesso celebrati su semplici altari, di eroi, di Eros, di Pan, di Hermes, delle Muse, delle Ninfe, di Afrodite, di Hygeia; aumentano le dediche e la frequentazione nei piccoli santuari extraurbani spesso a carattere locale, dove viene preferita la costruzione di sacelli a quella di templi, spesso circondati da giardini (santuario di Afrodite a Cnido). All'interno della città esistono, già nel corso del V sec. a.C., templi con giardini, come quello di Efesto sul Kolonòs Agoraios ad Atene. Santuari urbani, spesso dedicati ad eroi locali, con stoài, giardini e ginnasi divengono luogo di insegnamento (santuario di Apollo Liceo ad Atene). I luoghi di culto tradizionali mantengono la propria importanza, ma alcuni, come Delfi, tendono a perdere il prestigio che li contraddistingueva in età arcaica e nella prima metà del V sec. a.C. Delfi e in particolare Olimpia sono, nel corso del V e del IV sec. a.C., il luogo di celebrazione non solo dei vincitori degli agoni ginnici, ma anche delle principali vittorie sui barbari e nei conflitti tra le poleis greche; vi si dedicano decime di bottini presi ai rivali: a Olimpia i Plateesi dedicano il tripode monumentale per la vittoria contro i Persiani, gli Spartani lo scudo d'oro dopo la battaglia di Tanagra. Anche le poleis della Magna Grecia e della Sicilia propagandano in Grecia i propri successi agonistici e militari: a Delfi Polyzalos di Gela dedica l'auriga per le proprie vittorie con il carro, Ierone di Siracusa parte del bottino dopo la battaglia di Cuma nel 474 a.C. Nel V sec. a.C. nei santuari sono caratteristici i donari offerti da intere città e spesso composti da gruppi di sculture in bronzo raffiguranti divinità, eroi, strateghi, come quello offerto dagli Ateniesi all'Apollo di Delo dopo Maratona (comprendente gli eroi eponimi dell'Attica, Apollo, Atena e Milziade). Dediche altrettanto significative di statue ed armi vengono compiute nei santuari cittadini, come ad Atene l'Atena Promachos di Fidia sull'Acropoli, talvolta allusive a rivalità tra le diverse poleis (Atena e Marsia di Mirone sull'Acropoli nel periodo di ostilità con la Beozia). Si moltiplicano le dediche di statue in marmo e in bronzo su colonne e monumenti a carattere votivo; in occasione di vittorie vengono innalzate statue di nikai, come quella di Paionios ad Olimpia del 425 a.C. Le statue di atleti continuano ad essere prevalenti nei santuari sede di competizioni ginniche; realizzate in bronzo, talvolta con la corona o un riferimento alla specialità in cui sono risultati vincitori. Le fonti ci testimoniano per questo periodo l'esistenza di doni preziosi, suppellettili d'oro, argento e avorio, talvolta di manifattura esotica, dedicate come decime di bottino. Erano frequenti anche le offerte di gioielli, talvolta destinati appositamente ad ornare la statua di culto, come mostrano le loro dimensioni. In generale, tuttavia, i rinvenimenti di materiali preziosi di questo periodo sono assai rari nei santuari. Anche i bronzetti, caratteristici dell'età arcaica, diminuiscono di numero. A Olimpia sono tipiche le dediche di attrezzi ginnici (dischi, halteres). Le ceramiche, anche di uso comune, costituiscono il complesso più consistente di oggetti rinvenuti nei santuari; erano utilizzate nei banchetti rituali oppure come contenitori per offerte di vino, olio, cibi. Sono molto numerose le dediche di terrecotte di figure umane e divinità; spesso (in particolare quelle di Demetra e Kore) si limitano a raffigurare la testa e il busto; i santuari hanno restituito anche molti rilievi di marmo e pinakes di terracotta raffiguranti il dio, talvolta insieme agli offerenti di dimensioni minori, ex voto e strumenti medici offerti a divinità salutari come ringraziamento. Nei santuari di queste ultime, in particolare Asclepio, i fedeli dedicavano placchette in metallo con iscrizioni ricordando l'intervento miracoloso del dio che li aveva guariti.
Le conquiste di Alessandro Magno e il nuovo assetto politico assunto dalle regioni della Grecia, dell'Asia Minore e dell'Egitto con la nascita dei regni ellenistici contribuiscono ad una radicale trasformazione della religione e delle pratiche cultuali; i nuovi santuari e gli interventi edilizi in quelli tradizionali testimoniano questo fenomeno. La religiosità in età classica aveva il suo centro nella polis e nei suoi santuari. La conquista di nuovi territori, dove esistevano civiltà più antiche con forme di religiosità proprie, porta ad una assimilazione di esse con quelle elleniche. Vengono privilegiati i culti di divinità minori, sentite più vicine alle necessità dei singoli individui, che non si riconoscono più in quelle olimpiche; per la stessa ragione si assiste allo sviluppo e alla nascita di santuari dove venivano praticati i culti misterici. La fondazione di nuove città contribuisce al declino di molti santuari tradizionali della Grecia; altri, divenuti luoghi di importanza strategica per la politica e il commercio, si sviluppano ulteriormente, spesso grazie al carattere di neutralità e di sacralità che li caratterizzava; intorno al santuario di Artemide e Apollo a Delo si sviluppa un centro di commercio internazionale, aperto anche agli italici, a Coo veniva custodito il tesoro dei Tolemei. Nelle culture orientali il sovrano veniva considerato alla stregua di una divinità, secondo un cerimoniale che già Alessandro Magno aveva tentato di introdurre ( proskynesis), e onori paragonabili a quelli divini gli venivano resi dopo la morte. Con l'Ellenismo il culto divino verrà tributato ai dinasti defunti, in Egitto, invece, al sovrano vivente, con la fondazione di templi, altari e la dedica di statue, cui si sacrificava come a quelle degli dei. Nei siti di antichi culti, che spesso si erano svolti all'aperto o in strutture modeste, vengono ricostruiti o edificati ex novo edifici di servizio e templi. La tendenza è quella di costruire o riedificare templi di dimensioni colossali (Didymaion di Mileto, Artemision di Efeso, di Magnesia), con il sostegno economico dei dinasti; i privati spesso dedicano piccoli sacelli o templi nella propria città o in aree extraurbane. Un fenomeno analogo si osserva nei santuari; gli interventi edilizi non interessano più tanto Delfi, Olimpia e i santuari tradizionali, bensì quelli, altrettanto antichi, di Coo, Lindos (Rodi), Samotracia, dove tuttavia non si erano in precedenza costruiti edifici monumentali. I culti salutari, come quello di Asclepio a Coo, acquistano una grande popolarità, e ancor più quelli misterici praticati a Samotracia, cui potevano essere iniziati tutti i cittadini e anche gli schiavi. In questi santuari i re macedoni e i sovrani ellenistici sovvenzionarono la costruzione di templi, stoài, altari. A Coo il santuario, sede di agoni ginnici e musicali, viene articolato in maniera scenografica su terrazze, analogamente a quanto avviene nel santuario di Atena a Lindos. I progetti uniscono alla necessità di conservare la memoria di alcuni elementi tradizionali del culto la volontà di creare un'organicità tra i vari edifici, collegati da scalinate e circondati da stoài che creano quinte prospettiche, secondo un modello che verrà ripreso successivamente in ambiente romano-repubblicano. Particolare importanza ha la strutturazione urbanistica di Pergamo, dove i santuari vengono progettati in funzione della celebrazione delle gesta della dinastia degli Attalidi. Il santuario di Atena Nikephoros comprende infatti il grande altare con le raffigurazioni della lotta tra gli dei e i Giganti che adombra le vittorie sui Galati e quelle del fregio di Telefo, il mitico fondatore del culto a Pergamo, e stoài ornate da cataste di armi. Il complesso sacro è strettamente connesso al teatro e al palazzo reale, dove si svolgevano le principali cerimonie in onore dei dinasti. I santuari accrescono la loro importanza come luoghi di cultura e ricerca: a Coo esisteva una scuola medica, nei pressi del santuario di Atena a Pergamo la biblioteca. La struttura degli altari viene modificata rispetto all'età classica: si diffonde infatti una tipologia che prevede l'inserimento dell'altare in un recinto monumentale, ornato da fregi, sculture e colonnati, a cui si accede mediante scalinate (Pergamo, Priene, Magnesia). Nei santuari sono frequenti le dediche di rilievi votivi da parte di città e di privati; importanza ancora maggiore assumono le dediche di gruppi a carattere celebrativo da parte dei sovrani, in particolare gli Attalidi; gruppi di figure in bronzo vengono commissionate da Filetero a Delo, da Attalo I il primo e il secondo donario a Pergamo, quest'ultimo reduplicato per l'Acropoli di Atene. Attraverso la raffigurazione di personaggi ed imprese mitiche accanto a quelle dei sovrani contro i Galati e i Persiani si compie nei principali santuari un'opera di propaganda politica. Altri monumenti celebrativi delle vittorie navali vengono dedicati a Lindos e Samotracia (Nike). Le dediche più comuni nei santuari continuano ad essere costituite da sculture e rilievi votivi, ceramiche, terrecotte, pinakes, bronzetti e monili.
Sulla struttura dei santuari e la loro evoluzione:
C.G. Yavis, Greek Altars, St. Louis 1949; B. Bergquist, The Archaic Greek Temenos, Lund 1967; R.A. Tomlinson, Greek Sanctuaries, London 1967; G.P. Lavos, Altgriechisches Temenos: Baukörper und Raumbildung, Basel 1974; J.J. Coulton, The Architectural Development of the Greek Stoa, Oxford 1976; C. Börker, Festbankett und griechische Architektur, Konstanz 1983; C. Parise Presicce, La funzione delle aree sacre nell'organizzazione urbanistica primitiva delle colonie greche alla luce della scoperta di un nuovo santuario periferico di Selinunte, in ArchCl, 36 (1984), pp. 19-132; G.H. Kuhn, Untersuchungen zur Funktion der Säulenhalle in archaischer und klassischer Zeit, in JdI, 100 (1985), pp. 169-317; G. Gruben, Die Tempel der Griechen, München 1986⁴; F. Seiler, Die griechische Tholos, Mainz a. Rh. 1986; I.E.M. Edlund, The Gods and the Place. Location and Function of Sanctuaries in the Countryside of Etruria and Magna Graecia (700-400 B.C.), Stockholm 1987; I. Malkin, La place des dieux dans la cité des hommes. Le découpage des aires sacrées dans les colonies grecques, in RHistRel, 204, 4 (1987), pp. 331-52; H. Knell, Mythos und Polis - Bildprogramme griechischer Bauskulptur, Darmstadt 1990; Le sanctuaire grec. Entretiens sur l'antiquité classique (Vandoeuves 20-25 août 1990), Genève 1992; N. Marinatos - R. Hägg (edd.), Greek Sanctuaries. New Approaches, London - New York 1993; R. Osborne - S.E. Alcock (edd.), Placing the Gods. Sanctuaries and Sacred Space in Ancient Greece, Oxford 1996; G. Genovese, I santuari rurali nella Calabria greca, Roma 1999.
Su alcuni santuari:
- Peloponneso: Ch. Waldstein, The Argive Heraeum I-II, Boston - New York 1902-1905; R.M. Dawkins, The Sanctuary of Artemis Orthia at Sparta, London 1929; Corinth I-XVIII, 2, Princeton 1932-89; Bericht über die Ausgrabungen in Olympia, I-XI, Berlin 1936-99; H.G.G. Payne, Perachora. The Sanctuaries of Hera Akraia and Limenia, I, Oxford 1940; Olympische Forschungen, IXXVIII, Berlin 1944-2000; T.J. Dunbabin, Perachora. The Sanctuaries of Hera Akraia and Limenia, II, Oxford 1962; B.H. Hill, The Temple of Zeus at Nemea, Princeton 1966; Isthmia, I-VIII, Princeton 1971-99; A. Mallwitz, Olympia und seine Bauten, München 1972; R.A. Tomlinson, Epidauros, London 1983; M. Jost, Sanctuaires et cultes d'Arcadie, Paris 1985; M.E. Voyatzis, The Early Sanctuary of Athena Alea at Tegea, Göteborg 1990;
- Beozia: Das Kabirenheiligtum bei Theben, I-VI, Berlin 1940-80;
- Focide: Fouilles de Delphes, I-IV, Paris 1927-77; P. De La Coste Messelière, Delphi, Paris 1957; Id., Études delphiques, in BCH, Suppl. 4, Paris 1977;
- area insulare: Delos, I-XXXVII, 1909-99; Lindos, Fouilles de L'Acropole, I-III, Berlin - Copenhagen 1931-60; Samothrace, I-X, Princeton - New York 1958-90; Samos I-XXII, Bonn 1961-98;
- Attica: F. Noak, Eleusis, I-II, Berlin 1927; W.B. Dinsmoor, Sounion, Athens 1971; Travlos, Athen; J.J. Dobbins, The Sanctuary of Artemis Brauronia on the Athenian Acropolis, in Hesperia, 48 (1979), pp. 325-41; Travlos, Attika; A.N. Oikonomides, The Athenian Cults of the Three Aglauroi and Their Sanctuaries below the Acropolis of Athens, in AncWorld, 21 (1990), pp. 11-17; L.M. Gadbery, The Sanctuary of the Twelve Gods in the Athenian Agora. A Revised View, in Hesperia, 61 (1992), pp. 447-89; W. Höpfner (ed.), Kult und Kultbauten der Akropolis, Internationales Symposion vom 7. bis 9. Juli 1995 in Berlin, Berlin 1997;
- Asia Minore: D.G. Hogarth, Excavation at Ephesus. The Archaic Artemisia, London 1908; J. Fontenrose, Didyma, Berkeley 1988; - Magna Grecia e Sicilia: G. Gullini, Urbanistica e architettura, in G. Pugliese Carratelli (ed.), Megale Hellas, Milano 1983, pp. 207-328; Id., L'architettura, in G. Pugliese Carratelli (ed.), Sikanie, Milano 1985, pp. 417-91; D. Mertens, Metapont. Ein neuer Plan des Stadtzentrums, in AA, 1985, pp. 645-71; J. Griffits Pedley, Paestum, London 1990; La Magna Grecia e i grandi santuari della madrepatria, CMGr XXXI (1995).
Sui culti e le funzioni dei santuari:
G. Zinserling, Zeus-Tempel zu Olympia und Parthenon zu Athen - Kulttempel? Ein Beitrag zum Raumproblem griechischer Architektur, in ActaAntHung, 13 (1965), pp. 41-80; R. Bogaert, Banques et banquiers dans les cités grecques, Leiden 1968; P. Orlandini, Gela. Topografia dei santuari e documentazione archeologica dei culti, in RIA, n.s., 15 (1968), pp. 20-66; P.E. Corbett, Greek Temples and Greek Worshippers: the Literary Evidence, in BICS, 17 (1970), pp. 149-58; W. Burckert, Homo Necans. Interpretationen altgriechischer Opferriten und Mythen, Berlin 1972; M.S. Goldstein, The Setting of the Ritual Meal in Greek Sanctuaries, 600-300 B.C., Ann Arbor 1982; I.B. Romano, Early Greek Cult Images, Ann Arbor 1982; A.M. Ardovino, I culti di Paestum antica e del suo territorio, Salerno 1986; I. Malkin, Religion and Colonization in Ancient Greece, Leiden 1987; R. Hägg - N. Marinatos - G.C. Nordquist (edd.), Early Greek Cult Practice. Proceedings of the Fifth International Symposium at the Swedish Institute at Athens, 1986, Stockholm 1988; J.W. Rashke (ed.), The Archaeology of the Olympics. The Olympics and Other Festivals in Antiquity, Madison 1988; C. Morgan, Athletes and Oracles. The Transformation of Delphi and Olympia in the Eighth Century B.C., Cambridge 1990; R. Hägg (ed.), The Iconography of Greek Cult in the Archaic and Classical Period. Proceedings of the First International Seminar on Ancient Greek Cult (Delphi 1990), Athens 1992; T. Linders - B. Alroth (edd.), Economics of Cult in the Ancient Greek World. Proceedings of the Uppsala Symposium 1990, Uppsala 1992; R. Hägg (ed.), Ancient Greek Cult Practice from the Epigraphical Evidence, Proceedings of the Second International Seminar on Ancient Greek Cult (Athens 1991), Stockholm 1994; R. Hägg (ed.), The Role of Greek Religion in the Early Greek Polis. Proceedings of the Third International Seminar on Ancient Greek Cult, 1992, Stockholm 1996; P. Hellström - B. Alroth, Religion and Power in the Ancient Greek World. Proceedings of the Uppsala Symposium 1993, Stockholm 1996.
Sui votivi e i donari:
W.D.H. Rouse, Greek Votive Offerings, Cambridge 1902; A.E. Raubitschek, Dedications from the Athenian Acropolis, Cambridge (Mass.) 1949; W. Gauer, Weihgeschenke aus den Perserkriegen, Tübingen 1968; H. Prückner, Die lokrischen Tonreliefs, Mainz a. Rh. 1968; M. Guarducci, Epigrafia greca, III, Roma 1975; M.L. Lazzarini, Le formule delle dediche votive nella Grecia arcaica, in MemLinc, 19 (1976), pp. 47-354; E. Mitropoulou, Attic Votive Reliefs of the 6th and 5th Centuries B.C., Athens 1977; G. Olbrich, Archaische Statuetten eines Metapontiner Heiligtums, Rom 1979; F. Brommer, Griechische Weihegaben und Opfer, Berlin 1985; S.H. Langdon, Art, Religion and Society in the Greek Geometric Period. Bronze Anthropomorphic Votive Figurines, Ann Arbor 1985; E. Bevan, Representations of Animals in Sanctuaries of Artemis and Other Olympian Deities, I-II, Oxford 1986; Id., The Goddess Artemis and the Dedications of Bears in Sanctuaries, in BSA, 82 (1987), pp. 17-21; T. Linders - G.C. Nordquist (edd.), Gifts to the Gods. Proceedings of the Uppsala Symposium 1985, Uppsala 1987; W. Burkert, The Meaning and Function of the Temple in Classical Greece, in M.V. Fox (ed.), Temple and Society, Winona Lakes 1988, pp. 27-47; B. Alroth, Greek Gods and Figurines. Aspects of the Anthropomorphic Dedications, Uppsala 1989; M.L. Lazzarini, Iscrizioni votive greche, in ScAnt, 3-4 (1989-90), pp. 845-59; I. Strøm, Evidence from the Sanctuaries, in G. Kopcke - I. Tokumaru (edd.), Greece between East and West. Papers of the Meeting at the Institute of Fine Arts, New York University (March 15th-16 th,1990) XVIII, Mainz a. Rh. 1992, pp. 46-60; H. Pimpl, Perirrhanteria und Louteria, Berlin 1997.