L'archeologia delle pratiche funerarie. Africa
Aree sepolcrali formali sono attestate nel continente africano dalla fine del Pleistocene. Le più antiche sono state finora individuate nella valle del Nilo e nel Sahara. Nell'Africa subsahariana esse presentano una notevole varietà di strutture e di localizzazione in rapporto agli abitati, riflesso delle diverse forme di economia di sussistenza e di complessità sociale delle singole popolazioni. Si pensi ad esempio alle regioni del Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia, Gibuti, Somalia), dove sono state individuate numerose necropoli databili dalla tarda preistoria fino all'epoca storica antica (III millennio a.C. - I millennio d.C.) e attribuibili a popolazioni sia nomadi, sia sedentarie, alcune delle quali organizzate in società statali di tipo urbano. Le tombe dei gruppi nomadi, localizzate soprattutto nei bassopiani e ai margini dell'altopiano in Eritrea, a Gibuti e in Somalia, consistono in tumuli di pietre, per lo più cilindrici, che ricoprono fosse rettangolari o circolari contenenti sepolture singole o multiple. L'antichità di molti di questi monumenti è incerta, in quanto la tradizione delle tombe a tumulo si è protratta fino al presente; i più antichi esempi potrebbero comunque risalire al II-I millennio a.C. Con l'avvento dell'Islam apparvero nei bassopiani eritrei anche primitive tombe a qubba, costituite da una bassa torre quadrata con una copertura cilindrica a cupola, che a sua volta copriva un piccolo tumulo di pietre. Sia i tumuli, sia le primitive tombe a qubba formano necropoli più o meno estese (da pochi esemplari fino ad alcune centinaia di monumenti), ubicate lungo le direttrici di transumanza tra i bassopiani e le pendici dell'altopiano o lungo le vie carovaniere che dall'altopiano scendevano verso la costa. Un tipo particolare di tomba, attestato sull'Altopiano Etiopico orientale tra Dire Dawa e Harar, è rappresentato da dolmen attribuibili a popolazioni sedentarie che occupavano questa regione nel II millennio a.C. Si tratta di ciste di piccole dimensioni, con una lastra di pietra posta su quattro lastre infisse nel terreno, talvolta all'interno di una piccola cinta circolare oppure addossate al declivio di una collina, con i defunti in posizione contratta. I dolmen formano piccole necropoli isolate, poste a una certa distanza dagli abitati, costituiti da villaggi fortificati con mura "ciclopiche". Diverse sono le tombe delle popolazioni con società di tipo urbano stanziate nell'Etiopia settentrionale (Tigrè) e in Eritrea tra il I millennio a.C. e il I millennio d.C. Le più antiche, databili al periodo etiopico-sabeo (metà I millennio a.C. ca.), consistono in tombe a pozzo, profonde in media 2-3 m, con alla base una o più camere sepolcrali scavate nella roccia, riunite in necropoli in prossimità dei centri abitati. Nel successivo periodo aksumita (fine I millennio a.C. - I millennio d.C.) le tombe assunsero un aspetto sempre più monumentale, formando necropoli presso i centri abitati, con una chiara funzione cerimoniale collegata al culto funerario dei sovrani e della nobiltà. Si tratta sia di tombe a pozzo, profonde fino a 8 m, alla cui base si aprono gallerie che danno accesso a numerose camere sepolcrali scavate nella roccia, sia di tombe ipogee a dromos. Nella fase iniziale di questo periodo le tombe erano coperte da piattaforme artificiali costruite con pietre commesse con argilla, sulle quali si ergevano grandi stele megalitiche, alte fino a 33 m. Necropoli con stele megalitiche, databili tra la fine del I e gli inizi del II millennio d.C., sono infine attestate nell'Etiopia centrale e meridionale (Guraghè, Soddo e Sidamo). Le stele, alte fino a 5 m, sono di tre tipi principali: lastre decorate con motivi simbolici e spade in bassorilievo, stele antropomorfe e stele falliche. Le sepolture, singole, erano in fosse oblunghe alla base delle stele. Anche queste necropoli erano non lontano dagli abitati. Tumuli sono frequenti anche in altre regioni dell'Africa orientale, in particolare sugli altopiani del Kenya. Anche in questo caso si tratta di cumuli di pietre generalmente circolari, alti fino a 5 m e con un diametro variabile da 1-2 a oltre 20 m, ma più frequentemente tra 5 e 18 m. Essi possono contenere sepolture sia singole, sia multiple; in alcuni casi, in assenza di resti umani, potrebbero essere stati semplici cenotafi. Le sepolture erano in una fossa sotto il tumulo, sul terreno alla base del tumulo o entro il tumulo stesso. I più antichi monumenti di questo tipo sembrano risalire al I millennio a.C. e possono essere attribuiti alle prime popolazioni che praticavano forme di produzione del cibo. Essi appaiono isolati o raggruppati in necropoli con oltre cento tombe, localizzate principalmente in aree aperte. Necropoli con monumenti megalitici sono note anche in altre regioni dell'Africa centrale, occidentale e meridionale. Si tratta per lo più di stele megalitiche, talvolta decorate con figure scolpite a rilievo, come ad esempio nel Gabon, dove sono attestate stele con spade scolpite che ricordano quelle dell'Etiopia centrale. In particolare, si possono ricordare i megaliti della regione di Bouar, tra il bacino del Ciad e il bacino del Congo (Repubblica Centrafricana). Si tratta di tumuli ovali di pietre, alti fino a 2-3 m e con una superficie variabile da 25 a 2000 m², su cui vennero erette stele megalitiche alte fino a 3,5 m e che coprivano piccole camere sepolcrali rettangolari di tipo dolmenico. Questi monumenti sembrano risalire al I millennio a.C., ma le fasi più antiche di costruzione potrebbero datare al V millennio a.C. Purtroppo l'assenza di resti di abitato non permette di stabilire la loro localizzazione in rapporto agli insediamenti.
L'Africa presenta una tipologia di sepolture relativamente limitata, se si tiene conto della vastità del continente, della varietà culturale e della lunga sequenza cronologica coperta dalla documentazione archeologica finora raccolta. Il tipo più diffuso consiste in semplici fosse, circolari, ovali o quadrangolari, coperte con cumuli di terra o pietre, nelle quali venivano deposti i corpi in posizione contratta o distesa su un fianco, oppure distesa sul dorso e più raramente sul ventre. Non mancano tuttavia esempi di sepolture con disarticolazione del corpo, attestate ad esempio nell'Egitto predinastico, o con il tronco in posizione distesa sul dorso e le gambe in posizione contratta su un fianco, come si riscontra in tombe tardopreistoriche del Sudan orientale e della Nubia. La posizione delle braccia del defunto presenta una grandissima varietà (da quella con le braccia piegate e le mani davanti al viso, a quella con le braccia distese lungo il corpo o piegate ad angolo retto); anche l'asse di orientamento dei corpi poteva variare in modo notevole, con tutte le possibili direzioni tra nord-sud ed est-ovest. Spesso i defunti erano orientati in relazione al corso di fiumi, come nell'Egitto predinastico e in Africa centrale. Molto diffuso nell'Africa settentrionale, nord-orientale e orientale era l'uso, a tutt'oggi documentato, di erigere sopra le fosse tumuli di terra o pietre di varie dimensioni. Essi potevano variare da semplici monticoli, talvolta sorretti da lastre di pietra disposte alla base, a costruzioni cilindriche o quadrangolari, che in alcune regioni (Sahara, Africa orientale) potevano essere circondate da un muro di cinta. Presso alcune popolazioni, come il cosiddetto Gruppo C nubiano, i tumuli cilindrici avevano anche una piccola cappella per il culto funerario. Le fosse potevano variare per forma e profondità. In alcuni casi, come nelle culture protostoriche nubiane, potevano essere tappezzate con mattoni crudi o consistere in pozzi con una camera sepolcrale laterale alla base. Talvolta erano associate a una stele. Questi monumenti sono tipici soprattutto di popolazioni nomadi o seminomadi dedite all'allevamento del bestiame; essi sono attestati comunque anche presso popolazioni con società complesse di tipo protostatale, quali ad esempio Kerma (III-II millennio a.C.), il Gruppo X e le culture postmeroitiche (I millennio d.C.) della Nubia e del Sudan centrale. In questi contesti i tumuli potevano raggiungere dimensioni notevoli, con diametri fino ad oltre 30 m, e coprire tombe principesche molto ricche, talvolta con evidenze di sacrifici umani (ad es., nel Gruppo X in Nubia). Grandi tumuli venivano eretti anche sopra camere sepolcrali quadrate scavate nel suolo, in cui erano sepolti i sovrani nell'Africa occidentale, come ad esempio a Igbo-Ukwu (Nigeria). I dolmen costituiscono un altro tipo di tomba diffuso in epoca protostorica nel Maghreb e nel Corno d'Africa, in genere di piccole dimensioni, che consiste in semplici lastre di pietra appoggiate su quattro o più lastre infisse nel suolo. Nella regione di Harar (Etiopia) le lastre di copertura potevano essere poste sul terreno lungo il fianco di una collina; in alcuni casi le sepolture erano collocate in una fossa circondata da un muretto circolare di pietre con un'apertura di tipo dolmenico. Abbastanza frequente era anche l'uso (attestato in diverse popolazioni, sia nomadi, sia sedentarie) di erigere una stele presso la sepoltura: tale pratica è ampiamente documentata sia nel Sahara e nel Sahel occidentale, sia in Nubia e nel Corno d'Africa. Per lo più si tratta di semplici pietre infisse; nel Corno d'Africa sono tuttavia attestate stele con raffigurazioni scolpite. Sia in Etiopia meridionale, sia in Africa occidentale sono presenti stele cilindriche di tipo antropomorfo. Tombe monumentali sono note soprattutto nelle regioni in cui si svilupparono società complesse a livello statale, come ad esempio in Nubia e in Etiopia. In Nubia vennero costruite durante il periodo napateo e meroitico (I millennio a.C. - inizi I millennio d.C.) tombe reali in stanze ipogee con un corridoio di ingresso e con sovrastrutture a forma di piramide, associate a cappelle per il culto funerario. In Etiopia sono documentate in periodo preaksumita (I millennio a.C.) e aksumita (I millennio d.C.) tombe a pozzo, con pozzi profondi da 3 a 10 m circa, alla base dei quali si trovavano una o più camere sepolcrali; nel periodo aksumita tali tombe erano coperte da piattaforme artificiali su cui si ergevano stele scolpite alte fino a 33 metri. A partire dalla metà del I millennio d.C. sono attestate anche tombe ipogee sotto chiese di tipo basilicale. Tipiche dell'ambiente islamico sono infine le tombe a qubba, documentate principalmente in Africa nord-orientale fin dagli inizi del II millennio d.C.
I riti che accompagnavano il momento della sepoltura e i corredi funerari che venivano deposti nelle tombe variarono notevolmente in relazione all'ideologia funeraria delle singole popolazioni. Essi infatti riflettevano sia la visione dell'aldilà, sia l'organizzazione e la gerarchia sociale proprie di ciascun gruppo. In assenza di evidenze testuali (assenza che si lamenta spesso anche per i periodi storici), questo aspetto delle culture africane antiche può essere delineato solo in base alla documentazione archeologica, che si fa più abbondante con l'emergere nel continente di comunità dedite alla produzione di cibo e con la formazione di società complesse. Tra le testimonianze più antiche è la necropoli scoperta nel Sito 117 presso Gebel Sahaba, a nord di Wadi Halfa (Nubia sudanese), e datata al Paleolitico finale (12.000-10.000 a.C.). Qui è stata messa in luce una trentina di tombe con sepolture singole, doppie e in alcuni casi multiple (fino a otto corpi). Esse possono essere attribuite a un unico gruppo di cacciatori-raccoglitori; alcuni individui furono probabilmente uccisi nel corso di uno scontro, poiché punte di freccia sono state ritrovate ancora infisse nelle ossa. I corpi, deposti in piccole fosse ovali coperte da una lastra di pietra, erano per lo più in posizione contratta sul fianco sinistro, con la testa orientata ad est, la faccia rivolta a sud e le mani davanti ad essa; le sepolture non contenevano corredi funerari. Tuttavia la presenza di almeno una sepoltura con il corpo disteso sul dorso e le gambe piegate sul fianco sinistro suggerisce la possibilità che a specifici individui fosse riservato un tipo di deposizione diverso, forse in ragione di un loro ruolo particolare nella comunità. Un esempio dei riti, rilevabili dai tipi di sepoltura, e dei corredi che accompagnavano le sepolture tardopreistoriche è dato dalle necropoli predinastiche dell'Alto Egitto, databili al V-IV millennio a.C. Esse mostrano una notevole varietà nel modo con cui i corpi venivano deposti e nel tipo e numero di corredi, che attestano un'elaborata ideologia funeraria da cui si sarebbe sviluppata quella di età faraonica. I corpi potevano venire deposti secondo sei modalità diverse: contratta sul fianco sinistro o destro; contratta sul fianco sinistro o destro, con distacco della testa; contratta sul fianco sinistro o destro, con la parte superiore del tronco staccata; distesa; disarticolata; deposizione del solo teschio. La presenza di ossa sparse in sepolture multiple sembra indicare che i corpi venivano rimossi all'atto di una nuova sepoltura nella stessa tomba. Gli inumati potevano essere deposti con la testa orientata verso sud o più raramente verso nord, con la faccia rivolta a est o meno spesso a ovest. Sono attestati anche altri orientamenti, ma in casi molto rari. Questi tipi di sepoltura a loro volta sembrano riflettere tre diversi riti funerari, apparentemente indipendenti dalla gerarchia sociale. Il rito più frequente era quello attestato dalla deposizione del corpo in posizione contratta, forse ad imitazione del sonno. Un secondo rito, documentato nelle necropoli di Naqada, Ballas e Naga ed-Der a partire dal periodo Naqada I, consisteva nel distacco della testa e/o degli avambracci e nella loro sepoltura in un momento successivo a quella del corpo. In questo rituale il ricongiungimento della testa con il corpo doveva essere il punto culminante delle cerimonie funebri, in quanto permetteva il passaggio del defunto nell'aldilà, come ci attesta un passo dei Testi delle Piramidi della V Dinastia. Un terzo rito infine consisteva nella disarticolazione del corpo mediante la sua esposizione per un periodo abbastanza lungo; anche questo rito apparve nel periodo Naqada I e fu successivamente riservato a personaggi sepolti in tombe molto ricche. I corpi potevano essere avvolti in pelli di animali, sudari, stuoie o talvolta in tutti e tre insieme e potevano giacere su una stuoia o essere deposti in un cesto, in un vaso o in un sarcofago di terra, legno o ceramica. In particolare, l'uso di deporre i corpi in sarcofagi a partire dal periodo Naqada III potrebbe indicare una più marcata esigenza di conservare il corpo per il culto funerario, come sarebbe avvenuto in epoca storica. I corredi comprendevano vasellame, vasi di pietra, tavolozze di ardesia, teste di mazza, armi e utensili di selce, metallo, osso e avorio, figurine umane e animali, pettini e fermagli, vesti, ornamenti personali, amuleti, sigilli, offerte di cibo, piume, penne di struzzo, ecc. Questi corredi potevano essere deposti presso la testa dell'inumato, ai suoi piedi, in entrambi i punti, oppure davanti, dietro o attorno al corpo. Anche la quantità dei corredi nelle tombe poteva variare in rapporto alla gerarchia sociale. Si riscontrano quattro tipi principali di sepolture: senza corredo; con qualche oggetto, ma senza vasellame; con una quantità ridotta di vasi (da 1 a 10) e pochi altri oggetti; con numerosi vasi e numerosi altri oggetti. In tutte le necropoli è possibile osservare un accentuarsi della stratificazione sociale in base alla ricchezza dei corredi a partire dal periodo Naqada II. Nel periodo badariano e in quello naqadiano iniziale, infatti, le tombe erano povere, con non più di 5-10 vasi. Nel periodo Naqada II apparvero invece tombe sempre più ricche (talvolta con oltre 20 vasi) che potevano formare piccole necropoli isolate. Tale fenomeno si accentuò nel periodo Naqada III, quando apparvero le prime tombe reali, in relazione probabilmente all'emergere di un protostato. Pratiche sostanzialmente simili a quelle predinastiche egiziane sono attestate anche nelle necropoli della Nubia Inferiore del IV e III millennio a.C. (Gruppo A e Gruppo C). In particolare, nella necropoli di Qustul, databile alla fine del IV millennio a.C., sono state messe in luce tombe di capi nubiani con corredi molto ricchi, che attestano una chiara influenza egiziana. Essi comprendevano un gran numero di vasi fittili, molti dei quali di importazione egiziana e levantina, numerosi vasi di pietra talvolta con figure scolpite e bruciaincenso decorati da immagini di sovrani, oltre a conchiglie, ornamenti labiali, gioielli, armi e tavolette per cosmetici. Sacrifici umani e animali sembrano essere stati una caratteristica tipica dei riti nubiani fin dalla tarda preistoria. Essi sono documentati infatti a Kerma (III-II millennio a.C.), nel regno di Kush (I millennio a.C. - I millennio d.C.) e nelle tombe di sovrani postmeroitici della metà del I millennio d.C. Nelle sepolture più antiche di Kerma, databili alla seconda metà del III millennio a.C., il defunto era deposto in posizione contratta su una pelle di bovino e il corredo era relativamente povero, comprendendo soltanto qualche vaso, ornamenti personali, aghi di legno e ventagli in penne di struzzo. In alcune tombe attribuibili verosimilmente a guerrieri, il defunto portava una penna di struzzo tra i capelli e aveva un arco con frecce. I riti di sepoltura comprendevano certamente offerte e forse un banchetto funebre, poiché presso le fosse sono stati spesso rinvenuti resti di vasi capovolti con tracce di liquido versato. La presenza di bucrani attorno ai tumuli che coprivano le fosse ha anche suggerito l'uso di sacrifici di bovini. A partire dalla fine del III millennio a.C. sono attestate sepolture con corredi molto ricchi (vasi, ornamenti personali, armi, ecc.) in fosse coperte da tumuli delimitati da un cerchio di pietre, con sul lato orientale grandi giare rovesciate, che molto probabilmente rappresentano i resti di un banchetto funebre. Sul lato opposto della tomba venivano collocati bucrani in numero variabile (fino a 500 esemplari). Il defunto era deposto in posizione contratta su un letto, con vasi e resti di animali come offerte alimentari a nord e resti di sacrifici umani e animali ad est. Alla metà del II millennio a.C. risalgono alcune tombe reali con sepolture in fosse rettangolari lunghe fino a 10 m, coperte da tumuli di grandi dimensioni. Esse contenevano deposizioni multiple che comprendevano il defunto adagiato su un letto, decine di individui sacrificati e resti di montoni. Queste tombe erano integrate da tombe addizionali, anch'esse con sepolture associate a sacrifici umani e di montoni. I defunti, inclusi alcuni individui sacrificati, erano accompagnati da corredi estremamente ricchi, che comprendevano (oltre agli ornamenti personali in oro, avorio e pietre preziose) armi, oggetti di toeletta, vasellame, grandi quantità di faïence, casse di legno con intarsi di avorio raffiguranti animali (leoni) e mobili. Riti simili a quelli attestati a Kerma continuarono ad essere praticati in Nubia anche durante il regno di Kush, in epoca napatea e meroitica (I millennio a.C. - inizi I millennio d.C.). Nelle sepolture reali più antiche del sito di el-Kurru i corpi erano molto probabilmente ancora deposti in posizione contratta sul fianco destro, con la testa a sud e il viso rivolto ad est. A partire dall'VIII sec. a.C., tuttavia, sono attestate sepolture in posizione supina con un orientamento est-ovest sia nelle tombe reali, sia in quelle comuni. I corpi erano deposti su letti o potevano essere mummificati e posti in sarcofagi secondo l'uso egiziano. I corredi comprendevano vasellame in ceramica e bronzo, spesso usato per contenere liquidi, e numerosi oggetti di uso quotidiano. La presenza presso le tombe di abbondanti frammenti di vasi e di resti di cibo sembra indicare la pratica di banchetti funerari, al termine dei quali i vasi venivano frantumati. L'alta frequenza di vasi di importazione egiziana ha fatto supporre che questa usanza derivasse da un rito egiziano. A sua volta la presenza di cappelle presso tombe reali e comuni conferma l'esistenza di un culto funerario, come in Egitto. Infine alcune tombe nella necropoli settentrionale di Meroe presentano evidenze di sacrifici umani che riprendevano la tradizione di Kerma. Si trattava molto probabilmente, come nel periodo più antico, di prigionieri o servitori del defunto che erano destinati ad accompagnarlo anche dopo la morte. Cavalli, cammelli e cani venivano spesso sacrificati e deposti nella tomba. Riti simili a quelli meroitici continuarono ad essere praticati in Nubia fin verso la metà del I millennio a.C., come attestano i grandi tumuli reali "postmeroitici" del Sudan centrale e quelli del cosiddetto Gruppo X nella Nubia Inferiore. In particolare nelle tombe del Gruppo X a Ballana e Qustul la sepoltura del sovrano, ornato di tutti i suoi simboli di potere, incluse le corone, era accompagnata da quella della regina e di numerosi servitori, soldati e cavalli, oltre a grandi quantità di vino, vasellame, gioielli, armi, vasi in argento, incensieri di bronzo, coppe di vetro, cassapanche, giochi e articoli di toeletta. I servitori e i soldati erano deposti in stanze separate da quella in cui si trovava il sovrano. I cavalli giacevano invece sia lungo il corridoio di accesso alla tomba, sia in stanze separate. Riti del tutto diversi da quelli protostorici della valle del Nilo sono attestati invece tra la metà del III e la metà del II millennio a.C. nella regione di Kassala (Sudan orientale), al confine con l'attuale Eritrea. Qui gli scavi condotti sul sito di Mahal Teglinos hanno messo in luce due necropoli indicate da stele megalitiche alte in media 1 m e di forma diversa (stele appuntite, pilastrini quadrangolari, lastre piatte), talvolta associate a focolari. Le tombe contenevano sepolture singole in semplici fosse; i corredi erano costituiti dai soli ornamenti personali e, nelle sepolture più recenti, da alcuni vasi. I corpi erano deposti in tre posizioni principali: contratti o semicontratti sul fianco sinistro o destro; distesi sul dorso, con le gambe contratte sul fianco sinistro o destro; supini. Alcuni presentavano tracce di ocra rossa. La presenza di grandi quantità di ossa animali e di frammenti di ceramica fuori dalle tombe sembra indicare la pratica di banchetti funebri con offerte di animali, come avveniva fino ad epoca recente tra le popolazioni Cunama che tuttora abitano parte dei bassopiani eritreosudanesi. La pratica di sacrifici umani sembra essere attestata anche nel regno di Aksum (fine I millennio a.C. - I millennio d.C.) sull'Altopiano Etiopico settentrionale. In una tomba protoaksumita (ca. 400-150 a.C.) messa in luce nel sito di Ona Enda Aboi Zeugè presso Aksum, nel Tigrè (Etiopia settentrionale), sono stati rinvenuti infatti i resti di un individuo a cui era associato un piccolo vaso nero, deposto quasi verticalmente lungo le pareti di un pozzo costruito all'interno di una piattaforma, con alla base una fossa circolare scavata nel basamento roccioso sottostante. La fossa conteneva un modellino di ascia e un bracciale di bronzo, nove microliti a forma di semiluna in quarzo, nonché cinque vasi intatti, disposti sopra una sepoltura sul fondo della fossa stessa. La sepoltura, in pessimo stato di conservazione, presentava il corpo deposto sul fianco sinistro, con asse ovest-est, in posizione fortemente contratta, con la testa a est e la faccia rivolta a sud. Una sepoltura umana in pessimo stato di conservazione è stata messa in luce anche sotto un piccolo tumulo di pietre sulla superficie di un'altra piattaforma dello stesso periodo, immediatamente a nord-ovest di una tomba a pozzo. Il corpo, attribuibile a un individuo giovane, giaceva sul lato sinistro, in posizione contratta, con la testa a est e la faccia rivolta a sud. Ciascun braccio era ornato da una coppia di spessi braccialetti di bronzo. Resti umani sono stati rinvenuti anche su piattaforme aksumite più tarde (ca. I-IV sec. d.C.), sulle quali erano erette stele monumentali e che coprivano i pozzi di accesso a tombe reali. La presenza di armi (punte di freccia in quelle più antiche e lance in quelle più recenti) in tombe protoaksumite e aksumite ha suggerito un'analogia con i rituali funerari napateo- meroitici. È molto probabile infine che anche ad Aksum fosse praticato un culto funerario riservato almeno ai sovrani e ai nobili, come nel regno di Kush. Sulle piattaforme protoaksumite e aksumite sono stati rinvenuti infatti grandi bacini di ceramica e sulle lastre di sostegno poste davanti alle stele di maggiori dimensioni sono ugualmente scolpiti bacini per offerte votive. I corredi deposti nelle tombe reali aksumite erano molto ricchi. Lo scavo di una di esse ha infatti messo in luce una grande quantità di vasi, armi e oggetti di metallo e vetro, cassette con intarsi di metallo, avori scolpiti (che molto probabilmente facevano parte di un trono) e una statuina femminile d'avorio. Va notato infine un cambiamento nel tipo di deposizione del corpo tra il periodo precristiano e quello cristiano (IV sec. d.C.): nelle tombe più antiche i defunti venivano deposti in posizione contratta su un fianco, mentre in quelle più recenti essi erano collocati supini su una lastra di pietra. Diversamente dalle popolazioni della valle del Nilo e del Corno d'Africa, alcuni dei più antichi gruppi di pastori dell'Africa orientale praticavano la cremazione. Ciò è bene attestato ad esempio nelle sepolture messe in luce nella Caverna del fiume Njoro presso Nakuru (Kenya), databili al 1000 a.C. circa. Qui sono state rinvenute numerose sepolture con corpi cremati associati a strumenti in ossidiana di tipo "elmenteitiano". Il corredo di ciascuna sepoltura comprendeva anche una scodella di pietra, un pestello e un mortaio, alcuni vasi, resti carbonizzati di vasi di legno con una decorazione molto elaborata (simili a quelli tuttora usati dai pastori del Kenya settentrionale) e numerosi ornamenti personali. L'uso della cremazione, presente anche in un altro sito nella Caverna di Keringet presso Molo, sembra tuttavia essere stato eccezionale. Normalmente queste popolazioni seppellivano i defunti in fosse sotto tumuli di pietra (diam. fino a 10 m) che contenevano spesso deposizioni multiple. I corredi comprendevano ornamenti personali (collane con grani in pietre dure o conchiglia, ornamenti labiali di avorio, conchiglie di Cyprea moneta, conchiglie marine, scodelle di pietra, vasellame e strumenti di ossidiana). Molto raramente sono stati identificati resti di animali che potrebbero suggerire l'usanza di banchetti funebri. I riti delle popolazioni della prima età del Ferro nell'Africa centrale possono essere esemplificati dalle necropoli della cultura kisaliana, messe in luce a Shaba (Congo) e datate alla fine del I millennio d.C. In queste necropoli i corpi erano deposti in posizione distesa o leggermente piegata sia sul dorso, sia su un fianco. Vi era inoltre una diretta correlazione tra la profondità della fossa e l'età degli interrati. Gli adulti erano sepolti in fosse più profonde di quelle dei bambini e questi in fosse più profonde di quelle degli infanti. I corpi erano accompagnati dagli oggetti usati in vita e da vasi di ottima fattura, molto probabilmente prodotti esclusivamente per l'uso funerario. La dimensione dei vasi era proporzionale all'età del morto, anche se la maggior parte del vasellame era di piccole dimensioni e aveva probabilmente solo un ruolo simbolico. Vi era inoltre una differenza tra i corredi maschili e quelli femminili. Le sepolture maschili erano apparentemente contraddistinte da una mandibola umana appesa alla cintura, da grandi coltelli e da arponi, mentre quelle femminili erano associate a macine, cavigliere e ossa di antilope. Alcune tombe, particolarmente ricche, potevano contenere conchiglie di Cyprea moneta e pendenti di avorio, oltre a un gran numero di vasi e a oggetti in ferro, rame e avorio. Necropoli più recenti, segnalate a Katoto e datate al XIII sec. d.C., contenevano invece sepolture multiple, con un individuo di sesso maschile sepolto insieme a numerosi bambini e donne. Nell'Africa australe le sepolture di cacciatori-raccoglitori della tarda età della Pietra (Late Stone Age) erano molto semplici. Esse sono documentate ad esempio nel sito di Gwisho, presso il fiume Kafue (Zambia). I corpi erano sepolti in semplici fosse non molto profonde e prive di sovrastrutture ed erano deposti senza alcun orientamento apparente, sia in posizione distesa sul dorso, sia semicontratta sul dorso. Non vi erano corredi funerari associati ai singoli corpi, alcuni dei quali tuttavia presentavano tracce di ocra rossa. Nel loro insieme queste sepolture sembrano indicare che i defunti venivano interrati senza alcuna cerimonia particolare, come avviene ancora oggi presso i Boscimani. Non mancano tuttavia esempi da altre necropoli nella regione del Capo, databili al II millennio a.C., di sepolture con corredi funerari che comprendevano ornamenti personali e altri utensili e talvolta corna di antilope o zanne di facocero. Spesso queste tombe erano indicate in superficie da una pietra tombale dipinta. Sepolture dell'età del Ferro messe in luce nello Zambia e attribuibili alla cultura di Kolomo suggeriscono che anche in questo periodo i riti funerari erano spesso molto semplici. I corpi erano deposti in semplici fosse senza corredo o con qualche ornamento personale e giacevano in posizione fortemente contratta. Usanze funerarie più elaborate sono documentate nell'Africa occidentale nell'età del Ferro. In tumuli databili agli inizi del II millennio d.C. nel Mali sono stati messi in luce infatti corredi molto ricchi che comprendevano, oltre a grandi quantità di ceramica, ornamenti personali e figurine di animali in metallo. In particolare, alcuni tumuli scavati a Kaniana, presso Djenné, contenevano sepolture individuali, talvolta deposte in sarcofagi a giara, e numerose figurine antropomorfe in terracotta. Corredi molto ricchi sono attestati anche in tumuli dello stesso periodo segnalati nel Senegal, come ad esempio nel sito di Rao. Qui tumuli di terra racchiudevano camere sepolcrali quadrate con pareti di legno, contenenti numerosi vasi (scodelle, bicchieri e giare), armi e bracciali di rame e ferro, ornamenti e gioielli d'oro. Infine, di particolare rilievo è la sepoltura di un personaggio di alto rango scoperta a Igbo-Ukwu (Nigeria) e datata agli inizi del II millennio d.C. Si tratta di una camera sepolcrale scavata nel suolo a una profondità di oltre 3 m, tappezzata con tavole di legno decorate e con una copertura di legno. Il defunto era stato sepolto in un angolo della camera, seduto su uno sgabello e con le braccia sostenute da due bastoni; era riccamente vestito e adornato con tutti i simboli del suo stato: le braccia e le gambe erano cariche di bracciali e sul petto vi era un pettorale, mentre la testa era coperta da un copricapo di perline e sormontata da una corona. Un ventaglio con il fusto in rame era appoggiato al fianco destro del defunto; nella mano destra questi impugnava un lungo scettro e nella sinistra uno scacciamosche. A sinistra del corpo vi erano una testa di leopardo e una zanna di elefante. Sopra la copertura della camera sono stati anche messi in luce i resti di almeno cinque individui, molto probabilmente identificabili con schiavi sacrificati per accompagnare il loro padrone nell'aldilà.
Per le aree e le tipologie sepolcrali:
E.G. Sutton, The Archaeology of the Western Highlands of Kenya, Nairobi 1973; R. De Bayle des Hermens, Recherches préhistoriques en République Centrafricaine, Paris 1975; W.Y. Adams, Nubia, Corridor to Africa, London 1977; F. Anfray, Les anciens Éthiopiens, Paris 1990; D.W. Phillipson, African Archaeology, Cambridge 1993²; R. Joussaume, Tiya. L'Éthiopie de mégalithes, Poitiers 1995; D.A. Welsby, The Kingdom of Kush, London 1996.
Per i riti e i corredi funerari:
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