L'archeologia delle pratiche funerarie. Americhe
di Thomas R. Hester
Specifiche aree funerarie e necropoli sono state identificate in tutta l'America Settentrionale. Il termine "necropoli" sarà qui impiegato per indicare ogni vasto raggruppamento di sepolture, appartenente sia a culture sedentarie, sia a gruppi di cacciatori- raccoglitori. Alcuni archeologi ritengono che le necropoli debbano essere poste in relazione solo con villaggi e insediamenti agricoli e che il termine possa essere utilizzato esclusivamente per le aree sepolcrali che perdurarono nel tempo, venendo identificate come tali. Sebbene possa apparire utile, tale distinzione si rivela in realtà priva di senso, in quanto esistono numerose necropoli di cacciatori-raccoglitori del Paleoindiano e dell'Arcaico. Tutte le evidenze portano a ritenere che esse vennero utilizzate da specifici gruppi nel corso di numerosi decenni (o per periodi più lunghi) e senza dubbio "riconosciute" come tali per generazioni. Ad esempio, il sito di Sloan (Arkansas) è una necropoli della cultura Dalton, risalente a 10.500 anni fa: anche se i resti umani sono in pessimo stato di conservazione, i corredi funerari accuratamente scavati da D. Morse hanno permesso di dimostrare che durante le prime fasi del Paleoindiano nel luogo vennero effettuate numerosissime inumazioni. Wendover, Indian Knoll, Eva ed Ernest Witte sono tra i più celebri siti funerari dell'Arcaico. G. Doran ha scavato nel sito di Wendover (Florida settentrionale), risalente ad almeno 8000 anni fa, 160 sepolture poste in un deposito di torbiera. Questo contesto ha favorito l'eccezionale conservazione dei resti: i residui di tessuti cerebrali identificati in 90 individui hanno consentito di effettuare analisi del DNA. L'eccellente stato di conservazione delle offerte funerarie ha permesso inoltre il rinvenimento di stuoie, cesti intrecciati e atlatl (propulsori) di legno. È certo che, sebbene potessero disporre di vasti territori lungo il John's River, per diverse generazioni gli abitanti di Wendover tornarono a seppellire i loro defunti in questa località. Nel chiocciolaio di Indian Knoll (Kentucky) i primi scavi, effettuati nel 1915, portarono al rinvenimento di 298 sepolture. Successivamente, negli anni Trenta del Novecento, gli scavi su vasta scala condotti da W.S. Webb permisero di individuare in depositi di rifiuti dell'Arcaico altre 880 sepolture contenenti punte di lancia, rame dei Grandi Laghi, ornamenti di conchiglia e altre offerte funerarie, mentre non furono rinvenuti indizi di attività agricole. Vennero riportati alla luce buchi di palo riferibili a semplici ripari temporanei, aree di cottura dei cibi e depositi di rifiuti (gusci carbonizzati di noci). Molte sepolture rivelarono la presenza di parti di atlatl, tra cui ganci di corno e pesi di pietra. Il sito viene interpretato come un'area abitativa occupata per un lungo periodo, con sepolture collocate nei depositi di rifiuti in un arco di tempo tra il 3000 e il 2000 a.C. Un sito per alcuni aspetti analogo è Eva (Tennessee), scavato nel 1940. Molte delle 198 sepolture si trovavano, come a Indian Knoll, in uno strato di conchiglie di molluschi raccolti nei vicini corsi d'acqua; vi erano inoltre alcune deposizioni di cani, presenti anche a Indian Knoll. I corredi funerari comprendevano vari tipi di punte litiche di lancia, pipe, manufatti in corna di cervo, grani di rame e gorgiere di pietra. Anche nelle tombe di questo sito vennero recuperate parti di atlatl. Nelle aree abitative, entro le quali erano ubicate le sepolture, si rinvennero numerosi manufatti di uso comune, come raschiatoi e punte di trapano di pietra scheggiata, estremità di corna di cervo trasformate in punte di proiettile e ossa di cervo utilizzate come strumenti per la fabbricazione di ami di conchiglia. La fase principale di occupazione del sito si colloca tra il 5000 e il 3000 a.C.: gli archeologi ritengono che per buona parte di questo periodo, grazie alle risorse alimentari disponibili nelle vicinanze, il luogo venne occupato in forma stabile. Non sono stati invece identificati resti di vegetali coltivati. Il giacimento di Ernest Witte (Texas sud-orientale) è una necropoli dell'Arcaico Recente (650 a.C. ca.) con evidenze di differenziazione sociale rappresentate da elaborati oggetti ottenuti mediante commerci a lunga distanza. Nel sito, frequentato dal 2600 a.C., è stata rilevata una sequenza di 4 necropoli, contenenti almeno 238 sepolture. I corredi funerari includevano grandi quantità di ornamenti e di gorgiere in conchiglie marine, decine di spille di osso inciso, boatstones (pietre naviformi) del tipo comunemente utilizzato come peso di atlatl (anche se in questo caso tali oggetti, fabbricati con pietre esogene, dovettero avere essenzialmente un valore simbolico o un uso rituale) e coltelli con codolo angolare di grandi dimensioni, anch'essi di carattere cerimoniale. L'autore degli scavi, G.D. Hall, ha documentato l'esistenza di interazioni e scambi tra questi gruppi di cacciatori-raccoglitori e le culture agricole Woodland del Sud-Est degli Stati Uniti. La migliore documentazione su aree funerarie e necropoli delle culture sedentarie dell'America Settentrionale è probabilmente quella proveniente dai siti delle Foreste Orientali. Le popolazioni Adena e Hopewell costruirono tra il 1000 a.C. e il 400 d.C. tumuli funerari al centro dei quali si trovavano tombe sotterranee di tronchi. Nella fase Adena Antico erano frequenti le deposizioni singole accompagnate da numerosi ornamenti di conchiglia, pipe, grani di rame e manufatti di pietra; i corpi erano cosparsi di ocra rossa (ematite). Tanto nel periodo Adena che in quello Hopewell i villaggi avevano dimensioni limitate e i tumuli funerari erano separati dalle aree abitative. In taluni casi sono state identificate decine di mounds (tumuli) funerari raggruppati entro enormi recinti (con un'area fino a 44,5 ha) delimitati da terrapieni. I tumuli funerari Hopewell contenevano spesso numerosi individui, sia inumati che cremati, talora con ricchi corredi che rivelano l'esistenza di commerci su vasta scala: tra le offerte funerarie sono stati infatti rinvenuti ossidiana e denti di grizzly provenienti dalle Montagne Rocciose. Le pratiche funerarie dei gruppi del Mississippi erano diversificate. I membri delle élites venivano generalmente sepolti in tumuli conici, insieme a servitori o schiavi sacrificati e a ricche offerte. I tumuli a piattaforma, che dovevano probabilmente sostenere templi, erano spesso associati a vaste necropoli in cui erano sepolti gli abitanti di un particolare sito o villaggio. In epoca storica, gli esploratori francesi e spagnoli segnalarono la presenza di ossari in alcuni villaggi del Sud-Est, come ad esempio Choctaw. Dapprima il corpo veniva posto entro una costruzione di legno; successivamente, quando questa era colma di ossa, esse venivano rimosse e seppellite. Nel 1720 un esploratore francese descrisse la sepoltura di un importante capo Natchez: questi venne trasportato su una lettiga in un tempio ligneo sulla sommità di un mound e sepolto insieme alla moglie, a servitori e a schiavi, sacrificati per strangolamento. Il tumulo era ubicato, insieme ad altri, intorno a una plaza, mentre le abitazioni si trovavano fuori del settore nucleare dell'insediamento.
Presso le antiche culture dell'America Settentrionale erano praticate l'inumazione, la sepoltura secondaria e la cremazione. Nell'inumazione la salma poteva essere deposta in posizione flessa, semiflessa o distesa; le sepolture secondarie (o "involti funerari") prevedevano l'esposizione del corpo e il successivo seppellimento delle ossa, oppure il seppellimento a una certa distanza dal villaggio e, in seguito, il trasporto delle ossa nell'abitazione del defunto. Le cremazioni erano talvolta praticate in particolari bacini crematori, oppure entro fosse; i resti potevano anche essere raccolti in un recipiente di ceramica e interrati. Nelle fasi preistoriche questi tipi di sepoltura vennero praticati in regioni e periodi diversi, sia nelle deposizioni individuali o isolate, sia in quelle poste all'interno di necropoli o entro tumuli di terra. La sepoltura su apposite piattaforme, con il corpo esposto agli agenti atmosferici, era certamente praticata nelle Pianure in epoca storica, ma la sua antichità non è chiara. Tra i cacciatori-raccoglitori del Paleoindiano e dell'Arcaico l'inumazione era la pratica più comune. Gli esempi di sepolture paleoindiane sono molto scarsi, ma comprendono scheletri in posizione flessa, identificati in siti come Horn Rockshelter e Wilson-Leonard. Le sepolture dell'Arcaico sono molto più comuni e, sebbene l'inumazione fosse predominante e le deposizioni individuali o isolate fossero le più frequenti, molte culture dell'Arcaico Recente di tutti gli Stati Uniti seppellivano i defunti entro necropoli. Qui essi erano collocati in posizione flessa, sebbene siano noti anche casi di corpi distesi. Per gli individui inumati rinvenuti in ripari rocciosi aridi o entro grotte dell'Ovest degli Stati Uniti si è spesso impiegato il termine di "mummie": tuttavia in queste sepolture pelle, capelli e altri tessuti umani si sono conservati grazie a processi naturali di disseccamento. Alcune sepolture dell'Arcaico della regione del delta del Sacramento (California) contenevano defunti in posizione prona. Presso le culture di cacciatori-raccoglitori la cremazione era rara, sebbene tale pratica sia stata talvolta rilevata in contesti dai quali si può supporre che essa fosse riservata a individui di status particolare, forse sciamani. A Eva sono state rinvenute 198 sepolture appartenenti all'Arcaico, 138 delle quali in posizione flessa (tutti gli individui adulti, tranne due, erano stati collocati in tale posizione). È interessante che i bambini in tenera età erano in posizione distesa, forse in ragione del fatto che essi erano posti nella tomba dentro la loro culla. Per il Periodo Woodland dell'Est degli Stati Uniti le pratiche funerarie documentano il seppellimento di individui di rango entro tombe di tronchi sormontate da un tumulo di terra conico. Talvolta i mounds ricoprivano le aree funerarie in cui, prima della deposizione nella tomba, il corpo era stato scarnificato (e le ossa raccolte per la sepoltura secondaria) o esposto al fuoco entro bacini crematori. In altri casi le tombe contenevano inumazioni in posizione distesa, con raggruppamenti di individui che forse indicano sepolture famigliari o del clan. I mounds sepolcrali, seppure spesso meno elaborati in termini di tipologia funeraria, perdurarono nel Periodo Mississippi. In alcuni siti di questo periodo venivano scavate profonde fosse in cui il defunto era deposto in posizione distesa. Dal momento che generalmente in tali fosse si trovavano numerosi individui, si è ritenuto che in occasione della morte di un membro dell'élite, forse un capo, venissero sacrificati e sepolti insieme a lui mogli, servitori o schiavi. Interramenti multipli di questo tipo potrebbero costituire il prodotto di tale pratica o, in alcuni casi, sarebbero invece da interpretarsi come tombe in cui nel corso del tempo si collocarono inumazioni o sepolture secondarie.
I riti e i corredi funerari dei gruppi preistorici dell'America Settentrionale saranno trattati attraverso esempi provenienti sia da culture preagricole di caccia-raccolta, sia da società complesse con modelli di sussistenza fondati in tutto o in parte sull'agricoltura. Scarsi sono i dati archeologici sulle pratiche funerarie delle culture del Pleistocene recente, quali Clovis e Folsom. In una sepoltura del sito di Wilson-Leonard (Texas), datata a 10.500-10.000 anni fa, un individuo di sesso femminile era stato collocato in posizione flessa entro una fossa ovale, con un corredo costituito da un dente fossile di pescecane, da una pietra da macina e da una pietra piana verticale, che potrebbe essere servita per segnalare il contesto funerario (grave marker). Ad Horn Shelter (Texas), due individui di sesso maschile (un adulto e un adolescente) vennero seppelliti in posizione flessa all'interno della stessa fossa, nell'unica sepoltura doppia nota per il Paleoindiano, datata a 10.000-9000 anni fa. Dalle sepolture di epoca Clovis dell'Ovest degli Stati Uniti si rilevano l'uso di ocra rossa (ematite) e la presenza di manufatti d'osso. Presso le culture dell'Arcaico dovettero esistere numerosi e variati riti e corredi funerari. Nella cultura Windmiller della California settentrionale (2500 a.C. ca.) le sepolture erano raggruppate all'interno di necropoli, con i defunti deposti in posizione distesa, spesso proni, con la testa orientata verso ovest e accompagnati da ocra rossa, amuleti, cristalli di quarzo, ornamenti di conchiglia, utensili, osso scolpito e punte di lancia. Nell'Arcaico del Midwest, intorno al 5000 a.C. le necropoli erano localizzate sulla sommità di promontori e le sepolture collocate entro mounds. Accanto ai defunti si deponevano punte di lancia coperte d'ocra, bannerstones (letteralmente "pietre a bandiera", impiegate come pesi per propulsori), asce scanalate e manufatti realizzati con corna di cervo. L'ubicazione delle necropoli e dei mounds testimonia la volontà dei gruppi di agricoltori sedentari dell'Arcaico di segnalare diritti ereditari su alcune aree particolarmente ricche di risorse, localizzate lungo la valle dell'Illinois. Tra i chiocciolai dell'Arcaico Recente identificati lungo il corso dei fiumi del Kentucky vi è il sito di Indian Knoll, datato al 2500 a.C. circa. Qui sono state scavate oltre 1000 sepolture, la maggior parte delle quali entro profonde fosse circolari, con i corpi in posizione molto rannicchiata. Gli uomini erano accompagnati da asce di pietra e scuri, ami e utensili di pietra; le tombe degli individui di sesso femminile contenevano pietre per il trattamento delle noci e ornamenti di conchiglia. In 70 tombe (uomini, donne e adolescenti) sono state rinvenute parti non deperibili di propulsori (atlatl ), compresi manici, ganci in corna di cervo e pesi litici. I soli indicatori di status identificati in questa necropoli, appartenente a una società egualitaria di cacciatori-raccoglitori, provengono da cinque tombe, che presentavano ornamenti di rame, mentre un'altra quarantina conteneva ornamenti di conchiglia e tazze. La nascita di società complesse (in cui la dieta era basata sia sui prodotti agricoli, sia su piante e animali selvatici) è segnalata nel Periodo Woodland dalla presenza di offerte e di specifici riti funerari, quasi certamente riservati all'élite. I gruppi Adena scavavano fosse sotto la superficie del suolo, nelle quali collocavano tombe rettangolari di tronchi contenenti i corpi in posizione distesa di 1-3 individui. In queste sepolture venivano deposti manufatti in pietra levigata, quali collane, pipe scolpite in forma antropomorfa o zoomorfa, asce e ornamenti di rame martellato e un'ampia varietà di oggetti ricavati da conchiglie marine. Sulla sepoltura venivano successivamente eretti tumuli di terra. Più comune era la cremazione, con i corpi (o le ossa scarnificate) bruciati in bacini d'argilla; talvolta si bruciavano anche i manufatti che accompagnavano il defunto. Spesso i resti delle cremazioni erano collocati entro tombe e tumuli, oppure su di essi venivano eretti tumuli. Nella cultura Hopewell, probabilmente di poco più recente della cultura Adena (200 a.C. - 300 d.C.), riti e corredi funerari sembrano più complessi di quelli attestati per quest'ultima. I tumuli funerari Hopewell erano molto vasti, raggiungendo 9 m d'altezza e 100 m di larghezza, e ubicati entro recinti sacri di terra. Erano in uso ossari (charnel houses) per ospitare il defunto e per i riti funerari. Gli individui di rango, probabilmente mercanti che controllavano la vasta rete di commercio Hopewell, erano sepolti in tombe di tronchi, distesi sul dorso e accompagnati da un corredo di beni esotici, quali ornamenti di rame, ossidiana e denti di grizzly provenienti dalle Montagne Rocciose, perle d'acqua dolce, lamine di mica spesso scolpite in forme elaborate (come il motivo del rapace, presente sia nella cultura Adena, sia in quella Hopewell). Anche tra i gruppi Hopewell esistevano cripte (strutture simili a casse di legno collocate sul suolo e coperte da tetti); spesso localizzate fuori dell'insediamento, esse sembrano essere state usate come tombe per famiglie o lignaggi. Nella cultura del Mississippi, che rappresenta l'apice dello sviluppo culturale dell'Est degli Stati Uniti, i riti funerari erano numerosi e complessi. Mounds dalla sommità spianata utilizzati dall'élite o dai sacerdoti erano spesso adibiti a sepolture (forse degli individui che avevano vissuto nelle abitazioni erette sul tumulo). Il defunto era seppellito e in seguito riesumato; le sue ossa erano ospitate nell'ossario per la pulitura finale e per i riti e successivamente sepolte sulla sommità del tumulo, ricoperta da sabbia pulita. Spesso vari mounds erano utilizzati per i riti funerari dell'élite o di individui di rango. Inoltre, in alcuni casi, personaggi di status elevato erano accompagnati da schiavi e da famigliari, che venivano sacrificati. In molte sepolture, accanto al defunto si collocava solo vasellame fittile. Tuttavia nel Tumulo 72 di Cahokia un uomo di alto rango era accompagnato da migliaia di grani di conchiglia, 800 punte di freccia, oggetti di rame, lamine di mica e manufatti di pietra levigata; vicino si trovavano le ossa di 4 individui di sesso maschile decapitati, insieme con 50 donne tra i 18 e i 23 anni d'età, apparentemente sacrificate al momento del seppellimento. In alcuni siti Mississippi, manufatti caratteristici del cosiddetto Culto Meridionale sono stati rinvenuti in associazione a sepolture di rango. Numerosi dati sui riti funerari si rinvengono nei resoconti storici sui Natchez (discendenti dei gruppi Mississippi), nelle cui pratiche funerarie perdurarono alcuni elementi dei riti più antichi, come quelli documentati nel Tumulo 72 di Cahokia.
Per le aree:
W.S. Webb, Indian Knoll Site Oh 2, Ohio County, Kentucky, Lexington 1946; T.M.N. Lewis - M.K. Lewis, Eva: an Archaic Site, Knoxville 1961; G.D. Hall, Allens Creek: a Study in the Cultural Prehistory of the Lower Brazos River Valley, Texas, Austin 1981; G.H. Doran - D.N. Dickel, Multidisciplinary Investigations at the Wendover Site, in B.A. Purdy (ed.), Wet Site Archaeology, Caldwell 1988, pp. 263-89; B.M. Fagan, Ancient North America, London 1995².
Per le tipologie:
T.M.N. Lewis - M.K. Lewis, Eva: an Archaic Site, Knoxville 1961; A.J. Taylor - C.L. Highley, Archaeological Investigations at the Loma Sandia Site (41LK28). A Prehistoric Cemetery and Campsite in Live Oak County, Texas, Austin 1995; V.P. Steponaitis, Mounds of Eastern North America, in B.M. Fagan (ed.), Oxford Companion to Archaeology, New York 1996, pp. 481-82; J.F. Powell - D.G. Steele - M.B. Collins, Excavation and Analysis of Human Remains, in Th.R. Hester - H. Shafer - K. Feder (edd.), Field Methods in Archaeology, Mountain View 1997⁷, pp. 253-82.
Per i riti e i corredi:
G.R. Willey, An Introduction to American Archaeology, I, Englewood Cliffs 1966; D.K. Charles - J.E. Buikstra, Archaic Mortuary Sites in the Central Mississippi Drainage: Distribution, Structure and Behavioural Implications, in J. Phillips - J. Brown, Archaic Hunters and Gatherers in the American Midwest, New York 1983, pp. 117-45; B.M. Fagan, Ancient North America, London 1995²; M.B. Collins (ed.), Wilson-Leonard. An 11.000-Year Archaeological Record of Hunter-Gatherers in Central Texas, Austin 1998.
di Claude-François Baudez
A seconda delle culture, delle regioni e delle epoche, in Mesoamerica i defunti potevano venire interrati all'interno o in prossimità delle abitazioni che essi avevano occupato in vita (anche al prezzo che i loro discendenti le abbandonassero e si stabilissero altrove), o essere raggruppati lontano dalle abitazioni, in cimiteri. Quasi tutte le culture dell'Occidente del Messico seppellivano i loro morti in spazi specificatamente riservati, in particolare nelle isole lacustri dell'area. Altrove, in particolare presso le società più gerarchizzate, quali quelle di Teotihuacan, di Monte Albán o dei centri Maya, i defunti venivano preferenzialmente sepolti nelle loro abitazioni, per stabilire con essi una relazione diretta e personalizzare il culto loro tributato. Così i sovrani Maya erano generalmente inumati all'interno di piramidi che sostenevano un tempio funerario; tra le costruzioni appartenenti al loro lignaggio, i nobili possedevano generalmente un edificio riservato ai propri defunti e al loro culto. Le necropoli, che si distinguono dai semplici cimiteri per il loro carattere monumentale, sono molto più rare di questi ultimi. L'Acropoli Nord della città Maya di Tikal (Guatemala) consiste oggi in una gigantesca piattaforma di 100 × 80 m che sostiene otto templi funerari costruiti su basamenti piramidali. La piattaforma, che ricopre costruzioni funerarie del Periodo Preclassico (dal 200 a.C.), è il risultato di sovrapposizioni, distruzioni, ricostruzioni e ampliamenti di edifici funerari effettuati nel corso di tre secoli, dal 250 al 550 d.C. Nella Struttura 26 venne sepolto alla fine del IV sec. d.C. Zampa di Giaguaro, il nono sovrano della dinastia, mentre la tomba 10 della Struttura 34 contiene probabilmente i resti di Naso Ricurvo. Un antico livello della Struttura 33 fu edificato al di sopra della tomba 48, attribuita al sovrano Cielo Tempestoso; essa venne più tardi coperta da un'altra struttura che commemorava un importante anniversario di questo sovrano. Prima di erigere un'ultima piramide al di sopra delle precedenti, qui fu solennemente interrata la stele 31. Nel VII sec. d.C. il sovrano Ah Cacau interruppe la tradizione della necropoli per farsi seppellire nella Grande Piazza; sulla sua tomba venne costruito il Tempio I, che si erge 47 m sopra il livello della piazza.
Dal momento che le civiltà mesoamericane praticarono il sacrificio umano, non sempre risulta agevole determinare se le ossa identificate siano i resti di una sepoltura famigliare o quelli di una vittima sacrificale. Il cranio rinvenuto accanto a uno scheletro completo è quello di un antenato reinterrato vicino al defunto o invece la testa-trofeo di un nemico, tagliata sul campo di battaglia o su un altare sacrificale? In realtà non è raro identificare nelle sepolture ossa in sovrannumero, ossa lunghe, falangi o denti, che potrebbero essere interpretati sia come reliquie, sia come trofei. La stessa ambiguità si riscontra dinanzi a un deposito (di fondazione o nascondiglio votivo) comprendente resti ossei umani e offerte. Nella Piramide della Luna di Teotihuacan sono stati rinvenuti due depositi, ciascuno dei quali conteneva alcuni scheletri umani accompagnati da resti animali e da ricche offerte. Inizialmente gli autori della scoperta ritennero che si trattasse di sepolture di sovrani, per poi rendersi conto che gli scheletri avevano le mani legate sul dorso e che erano più probabilmente vittime sacrificali. Si era dunque in presenza non di sepolture, ma di depositi di fondazione in cui erano stati sacrificati oggetti preziosi, animali e uomini. Le deposizioni successive in una stessa tomba che sia possibile qualificare come cripta di famiglia sono spesso difficili da distinguersi dalle sepolture corredate da reliquie o trofei, in quanto, nel primo caso, le ossa dei precedenti occupanti sono generalmente raggruppate in mucchi o involti, in modo da fare posto al nuovo occupante della tomba. Così a Kaminaljuyú (alteterre del Guatemala) in sei tombe del Periodo Classico (300-500 d.C.) uno scheletro era accompagnato dai resti di uno o di vari individui. Dal momento che le ossa appartenevano tutte a bambini e ad adolescenti, esse sono state interpretate come quelle di vittime il cui sacrificio aveva lo scopo di garantire la sopravvivenza del defunto. Questa interpretazione ha dovuto più tardi essere sfumata, quando sono state identificate due altre tombe contenenti ciascuna due scheletri completi di adulto, accompagnati anch'essi dai resti sparsi di vari individui. Così, in due casi almeno, non vi è alcun dubbio che si tratta di deposizioni successive e che i resti dispersi appartenevano non a giovani sacrificati, ma a precedenti interramenti. La maggior parte delle sepolture mesoamericane era individuale. Si conoscono comunque, in area Maya e nell'Oaxaca, sepolture collettive costituite da inumazioni successive. A Toniná (Chiapas, Messico), città Maya del Periodo Classico, una tomba a volta conteneva uno scheletro e tre raggruppamenti di ossa. L'identificazione e il computo di tutte le ossa di tali raggruppamenti hanno permesso di rilevare che ciascuno di essi comprendeva involontari "prestiti" da involti preesistenti e che si trattava dunque di inumazioni successive. A Caracol (Belize) sono state identificate numerose cripte di famiglia in cui ogni nuovo occupante esigeva che i precedenti gli facessero posto. A Mayapán (Postclassico Recente) è stata scoperta una sepoltura collettiva in cui 15 individui erano stati deposti in tempi diversi. A Monte Albán (Oaxaca, Messico) alcune sepolture ospitavano coppie e altre formavano veri ossari che potevano contenere fino a 12 individui. La tomba 5 di Huijazoo (650-800 d.C.), la più vasta e complessa sepoltura zapoteca a tutt'oggi scoperta, servì da cripta di famiglia per varie generazioni. La sua decorazione scultorea e pittorica cita il nome degli occupanti della tomba e in alcuni casi riporta i loro antenati. Le pitture murali conobbero molte applicazioni e una stele scolpita venne aggiunta successivamente. Il culto degli antenati era in effetti particolarmente sviluppato presso gli Zapotechi, che nelle tombe rendevano omaggio sia ai parenti del defunto, sia al defunto stesso. In numerose città Maya, e in particolare a Tikal e a Caracol, è stato identificato un particolare tipo di gruppo residenziale che obbediva allo stesso modello: abitazioni delimitavano i tre lati di una piazza rettangolare, mentre il quarto era occupato da un edificio di carattere religioso con varie sepolture e numerosi frammenti di incensieri. Si ritiene possa trattarsi di un adoratorio consacrato al culto degli antenati del gruppo. Le ossa raggruppate in cumuli all'interno di sepolture collettive per fare posto a un nuovo occupante, così come i resti di vittime sacrificali non vanno confusi con ciò che viene definito come "sepoltura secondaria": tale espressione, infatti, designa unicamente un deposito di ossa dopo l'esposizione volontaria e la scarnificazione del cadavere. La letteratura sul tema cita spesso sepolture secondarie, ma il più sovente è difficile accertare se questa usanza sia realmente esistita in Mesoamerica, tanto il rischio di confusione con altre pratiche risulta elevato. Costituirebbero un'eccezione i depositi entro urne di ossa (non più in connessione anatomica) di bambini. L'espressione "sepoltura primaria" designa l'inumazione di un individuo immediatamente dopo la sua morte. L'orientamento del cadavere, che presso alcune civiltà può essere stato di grande importanza (testa a ovest o ad est, principalmente) stranamente non sembra essere stato oggetto di interesse presso le culture mesoamericane. Esso varia non solo da una civiltà all'altra, ma anche da una sepoltura all'altra all'interno dello stesso sito. La disposizione del cadavere è meno capricciosa e si osservano tendenze in una stessa cultura entro un determinato periodo: in area Maya, durante il Classico Antico, i corpi erano in posizione distesa o flessa (posizione fetale), mentre nel Classico Recente prevalse la posizione flessa. Si deve comunque segnalare che i corpi deposti in posizione seduta erano anch'essi molto frequenti. I defunti erano a volte collocati su una piattaforma di legno che li isolava dal pavimento della tomba e protetti da una bara. I sarcofagi monolitici provvisti di coperchio sono molto rari in Mesoamerica e limitati alle culture olmeca e Maya. La forma di sepoltura più semplice, quella consistente nel collocare il corpo in una fossa scavata nel suolo o in un terrapieno, fu anche la più diffusa presso le classi sociali più basse. I defunti venivano interrati anche entro grotte o, presso i Maya, nei chultunes (fosse a forma di otre scavate nel suolo e impiegate come magazzini o cisterne). A un grado di complessità maggiore vi erano la cista o la cassa, dalle pareti meglio strutturate, rivestite in alcuni casi di pietre ma prive di tetto, e la tomba, dalle pareti formate da lastre o in muratura e con un tetto piano o, presso i Maya, a volta aggettante. Si potrebbe qualificare come sepolcro la categoria superiore per dimensioni e complessità, presente solo tra i Maya, gli Zapotechi e presso alcune culture dell'Occidente del Messico. La sepoltura primaria in urna fu frequente durante il Periodo Classico nel Golfo di Messico e nelle alteterre Maya del Guatemala. A Zaculeu (settore occidentale delle alteterre) venivano utilizzate urne alte 1 m circa. Per introdurre il corpo si doveva allargare la loro apertura staccandone il quarto superiore; dopo avere deposto il cadavere in posizione fetale e gli oggetti di corredo, si ricollocava la sommità dell'urna, che veniva fissata mediante corde, mentre una ciotola rovesciata fungeva da coperchio. L'incinerazione venne praticata solo in casi eccezionali, salvo che nel Postclassico. Durante la rioccupazione del sito di Toniná dopo secoli di abbandono, venne collocata ai piedi di un edificio, sotto il pavimento di stucco del Periodo Classico, una piccola giara chiusa da una ciotola, contenente i resti di una cremazione e gli ornamenti personali del defunto (collane di grani di giadeite e conchiglia, anelli di rame e lamine d'oro). A partire dal XII sec. d.C. nelle alteterre Maya la cremazione in vari tipi di urne sostituì l'inumazione. Poco prima della Conquista nelle basseterre Maya solo i nobili erano cremati, mentre la gente comune veniva inumata. I guerrieri e i nobili aztechi erano incinerati, le loro ceneri raccolte entro urne e sepolte in casse di dimensioni modeste, accompagnate da offerte le cui quantità e qualità erano direttamente proporzionali al rango del defunto.
Gli oggetti deposti intenzionalmente presso i defunti sono le testimonianze dei riti compiuti nel corso della sepoltura e riflettono le credenze delle antiche culture mesoamericane sulla morte e sull'aldilà. Le variazioni osservate nella qualità e nella quantità del corredo funerario sono inoltre direttamente connesse con lo status sociale del defunto; la complessità della sepoltura aumenta con il livello sociale dell'individuo e la tomba reale è la più elaborata. All'estremità opposta della scala vi sono le migliaia di sepolture che contengono il solo scheletro: se qualche rito dovette accompagnare l'inumazione, esso non ha comunque lasciato tracce durevoli. Più frequentemente, invece, il corpo era associato ad oggetti, non fosse altro che uno o più vasi, un ornamento personale, un'arma o un semplice utensile domestico. Si suppone che i recipienti in terracotta contenessero provviste per il viaggio nell'aldilà. Una cronaca spagnola del XVI secolo riferisce che i Maya dello Yucatán riempivano la bocca del morto di pasta di mais. La stessa fonte riporta che si deponevano vicino al cadavere gli strumenti connessi con la sua professione: il sacerdote era sepolto con i suoi libri, lo sciamano con gli strumenti per la divinazione, il guerriero con le armi, la donna con il fuso, ecc. Se il defunto recava nell'aldilà i suoi strumenti di lavoro era perché, secondo una credenza estremamente diffusa, si riteneva che lì avrebbe continuato a svolgere la medesima professione esercitata nel mondo terreno. In alcuni casi i recipienti posti a corredo erano perforati: così, ritualmente "uccisi", essi avrebbero accompagnato il defunto nella sua nuova vita. Ci si può comunque stupire della relativa rarità di tale pratica in Mesoamerica e forse il foro che attraversa il fondo di un recipiente può avere avuto funzioni diverse: così ad Altar de Sacrificios (sito Maya delle basseterre), negli otto casi di ciotole "perforate" che ricoprivano, per proteggerle, le teste dei defunti, il foro potrebbe essere stato praticato allo scopo di permettere all'anima di questi ultimi di allontanarsi. Facendo eco alla credenza molto diffusa secondo cui i cani aiuterebbero il defunto a compiere il suo pericoloso viaggio nel regno dei morti, si rinvengono a volte nelle sepolture lo scheletro intero o parti di cani. Così a Kaminaljuyú, su 11 tombe scavate risalenti al Periodo Classico Antico (300-600 d.C.), il cane era rappresentato in 3 casi da uno scheletro intero, in un caso da un cranio e in 5 da denti non lavorati. Un'altra usanza molto antica, attestata nella valle di Oaxaca a partire dal 1000 a.C. e molto diffusa in diverse aree della Mesoamerica in ogni periodo, consisteva nel porre nella bocca del defunto un grano di giada. Un cronista spagnolo riferisce che i Maya fornivano così al morto il denaro necessario per il suo lungo viaggio; un altro cronista riporta che il grano era collocato "per il cuore", certamente intendendo dire che il deposito di giada (simbolo di rinnovamento e rinascita) nella bocca del defunto (sede del respiro) gli avrebbe assicurato la sopravvivenza nell'aldilà. Il valore simbolico della giada, attestato tra l'altro dai depositi nascosti, è confermato dalla sua ricorrenza nei contesti funerari: subito dopo la ceramica, essa è infatti il materiale più frequente nelle sepolture mesoamericane, sotto forma di ornamenti personali (grani, ornamenti auricolari, pendenti, pettorali, ecc.) o allo stato naturale. In alcuni casi gli ornamenti indossati dai defunti non erano ritenuti sufficienti; così coloro che seppellirono il sovrano Ah Cacau di Tikal posero sul suo petto già coperto di grani una collana formata da grandi elementi circolari. Alla giada, che simboleggerebbe l'acqua del cielo, era frequentemente associata la conchiglia, che rappresentava l'acqua terrestre, quella delle fonti e dei cenotes. La conchiglia è un materiale durevole, ma di più facile lavorazione della pietra, che possiede peculiari qualità estetiche: l'iridescenza della madreperla e il colore (rosa, arancio o bianco). Le sue ambigue valenze simboliche ben si adattano ai contesti funerari: essa è allo stesso tempo, come l'osso, un'immagine di morte e, per la sua associazione con l'acqua e il sesso femminile, un'immagine di vita. Così non ci si deve sorprendere di trovare nelle sepolture, oltre a oggetti lavorati, conchiglie allo stato naturale, tra cui la più pregiata era lo Spondylus. In alcuni casi (ad es., nel sito di Kaminaljuyú) sono state rinvenute conchiglie utilizzate come trombe. Facevano spesso parte del corredo funerario anche placchette di minerale di ferro (elementi di specchi) o specchi interi, il cui significato non è chiaro. I sacrifici realmente praticati nella tomba o riferimenti a pratiche sacrificali sono tratti dominanti delle sepolture mesoamericane. L'autosacrificio è attestato dagli aculei di razza, che si rinvengono soventemente nella zona pelvica dello scheletro. Questa localizzazione non è casuale, in quanto l'autosacrificio del pene era pratica abituale: potrebbe trattarsi di un rito di resurrezione analogo a quello descritto da un mito azteco in cui Quetzalcoatl, disceso nell'inframondo, resuscita i defunti irrorando le loro ossa con il sangue fuoriuscito dal suo sesso mutilato. La Struttura A-2 di La Venta (cultura olmeca, 800-500 a.C.) è costituita da un monticolo funerario contenente a nord un sarcofago monolitico provvisto di coperchio e raffigurante una creatura mitologica. Esso custodiva solo gli ornamenti personali del defunto, mentre le ossa erano assenti. A sud del sarcofago, sotto un letto di colonne di basalto, era stata deposta un'offerta di oggetti di giada. Ancora più a sud era stata costruita una camera con muri e tetto di colonne di basalto; su una piattaforma rivestita di lastre di pietra calcarea erano state collocate le ossa, oggi molto decomposte, di due o tre bambini (di cui sono stati rinvenuti i denti da latte) cosparse di cinabro e apparentemente raccolte in involti. In prossimità dell'angolo sud-est di questa camera sono stati anche rinvenuti denti da latte di un bambino. Intorno si trovavano offerte disposte in diversi gruppi, comprendenti figurine di giada, ornamenti personali dello stesso materiale, un piccolo specchio di ematite, una collana di aculei di razza, uno strumento di giada per perforare, un dente di pescecane, ecc. Sebbene nella letteratura le costruzioni con colonne di basalto siano denominate "tombe" e i resti di bambini vengano interpretati come sepolture, la camera sembra piuttosto un'anticamera, contenente il corredo funerario del personaggio sepolto nel sarcofago, e i bambini vittime sacrificali. Nelle alteterre Maya, a partire dai primi secoli della nostra era e fino alla Conquista, all'occupante principale della sepoltura si associavano corpi di bambini, di adolescenti e più raramente di adulti. Gli scheletri si trovavano nella stessa tomba o nei pressi dell'entrata. Il loro numero, talvolta elevato (fino a 18 individui), e il fatto che si tratti nella maggioranza dei casi di individui giovani inducono a interpretare questi resti come quelli di vittime sacrificali. Nelle basseterre questa usanza, sebbene meno frequente, è comunque ben attestata in un numero ridotto di siti. A Palenque, i resti frammisti a calce di cinque o sei giovani sono stati scoperti all'interno di una cassa di pietra posta dinanzi all'entrata della cripta del Tempio delle Iscrizioni (Periodo Classico Recente). Sotto il Tempio XVIII dello stesso sito sono state individuate le ossa di quattro corpi ai piedi della lastra che chiudeva l'ingresso della tomba e, nella tomba stessa, vicino al suo occupante principale, quelle di una giovane donna. L'adulto deposto nella sepoltura 5 di Piedras Negras era accompagnato dai resti di due bambini di età compresa tra 7 e 10 anni. Due altri incorniciavano lo scheletro del personaggio sepolto nella tomba 48 di Tikal. Generalmente si ritiene che i sacrifici umani in contesti funerari avessero lo scopo di fornire al defunto servitori e concubine per la sua futura vita; ma qui i sacrifici erano soprattutto di bambini, il cui giovane sangue, dalle virtù rinvigorenti, avrebbe aiutato il defunto a sopravvivere. Nella tomba 10 (Periodo Classico Antico) di Tikal erano stati deposti sotto e intorno allo scheletro di un uomo anziano, disteso sul dorso, i resti di otto bambini tra i 7 e i 14 anni; un nono era stato aggiunto al momento del seppellimento. Sopra e intorno al defunto erano state sparse conchiglie di Spondylus, oltre a grani, pendenti e ornamenti auricolari di giada. Questo corredo, composto di oggetti e di materiali che simboleggiavano la vita, doveva assicurare al sovrano, se non l'eternità, almeno una lunga sopravvivenza. Gli elementi della sua acconciatura erano costituiti essenzialmente da conchiglie (tratto inusuale nelle acconciature del sovrano in vita), ad eccezione di una maschera a mosaico di materiali diversi. Un involto di oggetti simbolici, posto vicino al capo del defunto, comprendeva 10 riproduzioni di aculei, figurine in conchiglia e un pendente di madreperla. Vicino alla coscia sinistra dell'uomo era stato collocato uno specchio di pirite su supporto discoidale di arenaria e sotto la sua mano un aculeo di razza e un grano; 8 altri aculei lavorati si trovavano all'altezza delle pelvi. Attorno al corpo si trovavano 30 vasi di ceramica suddivisi in diversi gruppi, grani, pendenti e ornamenti auricolari di giada, un piatto dipinto e una ciotola di legno, oltre a 13 conchiglie d'acqua dolce (Pomacea flagellata). I resti animali comprendevano 5 tartarughe (3 grandi e 2 piccole) e un coccodrillo decapitati, oltre a 90 ossa di piccoli uccelli, tra cui 3 ghiandaie e 3 gufi. Questi animali sacrificati rimandano direttamente alla terra e al cielo. I Maya concepivano la terra come un coccodrillo o una tartaruga che nuotava sull'acqua; quanto alle ghiandaie, esse sono abitanti del cielo diurno, mentre i gufi di quello notturno. Durante il riempimento della fossa venne deposto al di sopra della tomba un gran numero di schegge di selce (stimato in 10.000 esemplari) in sette livelli distinti; il sesto livello a partire dalla superficie comprendeva inoltre eccentrici, lame-schegge appositamente fabbricate e nuclei di ossidiana. Il contenuto di questa tomba presenta singolari affinità con quello di certi depositi rituali stratificati dello stesso sito e dello stesso periodo, a loro volta comparabili con alcuni depositi nascosti del Templo Mayor di Tenochtitlan, la capitale azteca (XV sec. d.C.). Gli oggetti e i materiali erano stati deposti secondo un ordine che riproduceva l'assetto cosmico: dapprima elementi marini, poi creature anfibie, poi creature terrestri e celesti. La sommità del deposito era occupata dai resti di vittime sacrificali e da numerosi strumenti in selce e ossidiana per le pratiche di sacrificio e autosacrificio. I sacrifici di animali e lo strato superiore litico della tomba 10 di Tikal sono interpretati come evidenze di un rito di ricreazione cosmica che precedette un atto sacrificale, finalizzato anch'esso ad assicurare la sopravvivenza del defunto. Durante il Periodo Classico Recente le tartarughe e i coccodrilli scomparvero dai depositi e dalle sepolture di Tikal, ma gli oggetti simbolici rimasero essenzialmente gli stessi. Oltre a numerosi ornamenti personali di giada (ornamenti auricolari, collane, bracciali e cavigliere), il sovrano sepolto sotto la piramide del Tempio I era circondato da conchiglie Spondylus, da grani di giada e da zampe di giaguaro (gruppi di falangi identificati in 14 punti) che formavano, secondo la stessa espressione degli scopritori, "una sorta di cerchio magico". Al di sopra e ai lati delle lastre che chiudevano la volta della tomba sono state identificate concentrazioni di schegge di selce e ossidiana. Nello spesso strato di riempimento al di sopra della tomba erano stati gettati, ogni 50 cm circa, qui una manciata di selce, là una di ossidiana. In base ai dati disponibili, nelle sepolture Maya non vi sarebbe traccia di un culto degli antenati. Invece a Monte Albán le tombe reali (ad es., le tombe 104 e 105) sono decorate all'interno da pitture murali che mostrano individui riccamente abbigliati, in processione e con in mano una borsa contenente copale. Tali personaggi sono accompagnati da un'iscrizione glifica che riporta il loro nome e la data di nascita, secondo il calendario di 260 giorni. Due di questi nomi sono stati identificati nell'iscrizione scolpita sulla lastra che chiude la camera principale della tomba 104; si ritiene che i personaggi siano gli antenati o i parenti del defunto. Essi sono inoltre rappresentati nelle urne in terracotta che ritraggono uomini o donne, spesso con la maschera di un essere soprannaturale. I riti funerari prevedevano a volte l'incensamento, destinato a purificare la tomba e/o a comunicare con l'aldilà. Le offerte deposte sui tre lati della tomba 37-4 del sito Maya di Copán (Classico Recente) comprendevano almeno 11 incensieri di ceramica, il cui coperchio era sormontato da una statuina raffigurante uno dei predecessori del sovrano defunto. Dopo essere stati utilizzati, gli incensieri e i coperchi vennero volontariamente rotti. Mediante l'incensamento e queste rappresentazioni si comunicava con gli antenati, con il probabile scopo di facilitare l'accesso del defunto nella comunità dei morti. In questo caso, l'effigie (che si trova sul coperchio e che fu dunque essa stessa bruciata) sembra rappresentare il beneficiario dell'offerta. Tutte le sepolture del Periodo Classico Antico identificate nel sito di Kaminaljuyú contengono ciotole colme di cenere, in cui erano state fatte bruciare resine. A El Zapotal (Veracruz, Messico, VIII sec. d.C.) i saccheggiatori e in seguito gli archeologi hanno messo in luce un monticolo funerario contenente un complesso di sepolture di una tipologia particolare. Gli scheletri sono circondati da statuine e figurine di terracotta, spesso di considerevoli dimensioni, che raffigurano personaggi dal volto sorridente ed esseri soprannaturali. È stata inoltre rinvenuta la statua a grandezza naturale, di argilla cruda e dipinta, di uno scheletro che reca un enorme copricapo ed è assiso su un trono. Sembrerebbe che a El Zapotal i defunti siano stati parte di una spettacolare messinscena dell'aldilà. Soltanto parzialmente scavato e pubblicato in forma molto sommaria, il sito meriterebbe uno studio approfondito. Questa breve esposizione rende solo parzialmente conto della diversità e della complessità dei riti funerari mesoamericani. La maggioranza degli esempi concerne il mondo Maya, in quanto da esso proviene la maggiore quantità di dati su questo tema. Malgrado questo sbilanciamento verso il Sud della Mesoamerica, l'analisi dei corredi funerari di esempi selezionati ha permesso di ricostruire alcuni dei riti di cui i corredi stessi sono le vestigia. Tale analisi conferma la differenza fondamentale tra "piccoli" e "grandi" nella scala sociale: le sepolture dei grandi sono non solo più ricche in senso economico ma, anche e soprattutto, più ricche di simboli. La vita futura dei grandi richiedeva l'esecuzione di complessi riti a cui gli individui comuni non avevano diritto. Per questi ultimi, i riti funerari si limitavano generalmente a fornire al defunto provviste alimentari per il suo ultimo viaggio e a dargli la possibilità di esercitare la sua attività principale nel mondo ultraterreno. La preoccupazione per la sopravvivenza del defunto inizia nel momento in cui si colloca nella sua bocca un grano di giada, un boccone di eternità. Questo tentativo di favorire, se non di assicurare, la sopravvivenza o la rinascita si manifesta nei riguardi dei "grandi" e soprattutto in quelli del sovrano, evidenziandosi nella sepoltura attraverso il deposito di materiali e oggetti (giada, conchiglie, specchi) pregni a livello simbolico di energia vitale. Tale energia può essere anche, e forse maggiormente, fornita dal sangue delle vittime, animali ma soprattutto umane; tra queste ultime erano preferiti i bambini, senza dubbio in ragione del loro sangue "nuovo". Si poteva tracciare intorno al cadavere un "cerchio magico" per proteggerlo dagli attacchi dei demoni che abitavano l'inframondo. Per permettere la rinascita del sovrano si procedeva come per l'inaugurazione dei templi, eseguendo riti che riproducevano la creazione dell'Universo ed evocavano i sacrifici necessari a garantire gli equilibri cosmici. A tali riti partecipavano a volte anche gli antenati dei grandi, affinché essi assicurassero la sopravvivenza del sovrano e la continuità della dinastia.
Per le aree:
W.R. Coe, Tikal. A Handbook of the Ancient Maya Ruins, Philadelphia 1967.
Per le tipologie:
A.V. Kidder - J.D. Jennings - E.M Shook, Excavations at Kaminaljuyu, Guatemala, Washington (D.C.) 1946; P. Becquelin - C.-F. Baudez, Tonina, une cité maya du Chiapas, Paris - Mexico 1979-82; R.J. Sharer, The Ancient Maya, Stanford 1994⁵; J. Marcus - K.V. Flannery, Zapotec Civilization. How Urban Society Evolved in Mexico's Oaxaca Valley, London 1996.
Per i riti e i corredi:
A.V. Kidder - J.D. Jennings - E.M. Shook, Excavations at Kaminaljuyu, Guatemala, Washington (D.C.) 1946; Ph. Drucker, La Venta, Tabasco: a Study of Olmec Ceramics and Art, Washington (D.C.) 1952; W.R. Coe, Excavations in the Great Plaza, North Terrace and North Acropolis of Tikal, Philadelphia 1990; J. Marcus - K.V. Flannery, Zapotec Civilization. How Urban Society Evolved in Mexico's Oaxaca Valley, London 1996.
di Peter Kaulicke
Con l'arrivo degli Spagnoli venne costituendosi un vasto corpus di informazioni sulle pratiche funerarie e sull'ideologia relativa alla morte. Sebbene non esista una sintesi analitica di questo abbondante materiale attraverso cui sia possibile identificare possibili modelli di distribuzione, molte di queste pratiche sembrano presentarsi in forma dispersa e/o condivisa su estese regioni. Nelle Ande, in particolare in Colombia e in Perù, la presenza di metallo (soprattutto oro) nelle aree funerarie preispaniche portò a una loro sistematica distruzione e a un saccheggio generalizzato che prosegue ancora in tempi recenti, ad esempio nei siti di Malagana in Colombia (1992) e di Sipán (1987), La Mina (1989) e Loma Macanche (1993) in Perù. Nell'affanno di sopprimere le religioni autoctone, tra il XVI e il XVIII secolo gli extirpadores de idolatrías distrussero anche corpi mummificati e oggetti connessi con il culto dei morti. A partire dal XVIII secolo vennero intrapresi studi più sistematici, con descrizioni dei materiali recuperati nelle aree funerarie, che formavano parte delle collezioni dei musei europei e più tardi di quelli sudamericani. Alcune pratiche funerarie perdurarono in epoca coloniale e in certe aree sussistono a tutt'oggi, come attestato da relazioni di viaggio e da fonti etnografiche. Lo studio archeologico in senso moderno iniziò solo agli inizi del Novecento, anche se i risultati degli scavi in aree funerarie vengono pubblicati solo parzialmente, non essendo generalmente esaminata la totalità dell'area e rivolgendosi scarsa attenzione ai dati antropologici e al materiale non ceramico. Solo nell'ultimo ventennio del XX secolo è stata prodotta una documentazione più completa. Questo breve quadro storico rende parzialmente conto delle ragioni per le quali, nonostante l'importanza attribuita alla ceramica funeraria per la formulazione di cronologie regionali, l'analisi di aree sepolcrali specifiche (volta sia a chiarire questioni cronologiche, sia ad interpretare aspetti socioculturali) si limita a considerazioni generali all'interno di sintesi archeologiche globali.
Le aree sepolcrali sono costituite da spazi naturali o artificiali che delimitano strutture funerarie relazionate tra loro per forma, dimensioni, orientamento e contenuto; ciò implica un'occupazione prolungata da parte di gruppi sociali che si autodefiniscono mediante questi complessi. Generalmente le strutture sono sotterranee, in forma di fosse allungate e poco profonde o di pozzi quadrangolari o circolari di profondità maggiore, a seconda che si tratti di una sepoltura primaria (interramento di corpi interi) o secondaria (reinterramento). Evidenze di aree funerarie sono state identificate in tutti gli odierni Stati dell'America Meridionale e sono datate dagli inizi dell'Olocene fino alla Conquista, perdurando in alcuni casi anche nelle epoche successive.
Le evidenze di resti umani del Pleistocene sono ancora dubbie, mentre per l'Olocene antico (Arcaico Antico) sono state identificate aree funerarie sia nelle zone altoandine, sia sul litorale o nelle aree pianeggianti (Lauricocha e Paiján in Perù, Santana do Riacho in Brasile), costituite essenzialmente da gruppi di individui di entrambi i sessi (adulti e bambini) collocati in posizione flessa sulla spalla destra o sinistra all'interno di ripari rocciosi o, nelle zone di pianura, di accampamenti stagionali. Normalmente si tratta di gruppi ridotti, da meno di 10 individui fino a 40 (Santana do Riacho, dove è però attestato un prolungato periodo di occupazione funeraria). Nell'Olocene Medio (Arcaico Medio) le aree funerarie divennero considerevolmente più numerose e diversificate. I defunti continuarono ad essere interrati in ripari rocciosi, come ad esempio a Tequendama, in Colombia (5000-4000 a.C., 21 individui in posizione flessa e forse seduta) o a Telarmachay, in Perù, e in aree costiere (chiocciolai, o sambaqui, del Brasile). A Las Vegas (OGSE-80, costa del Guayas, Ecuador) sono state individuate 200 sepolture, sia primarie che secondarie o in associazione, datate tra il 6250 e il 4600 a.C. I corpi in connessione sono in posizione flessa, con le mani dinanzi al volto; alcuni individui hanno un corredo di cucchiai e collane di conchiglie marine e a volte sono associati a "pacchetti" di ossa in contesto secondario, così come a grandi concentrazioni circolari di resti ossei appartenenti a individui di entrambi i sessi, adulti e bambini. In alcuni villaggi del litorale peruviano risalenti allo stesso periodo, quali La Paloma e Chilca, i defunti erano collocati, avvolti in stuoie, all'interno di capanne. Nell'Alto Zaña sono state rinvenute ossa frammentate con tagli intenzionali, interpretate come evidenze di probabili pratiche antropofagiche; alcune sepolture di crani individuate ad Ayacucho suggeriscono l'esistenza di un concetto di "reliquia" come parte dell'idea di ancestralità. La tradizione Chinchorro, sviluppatasi nella costa settentrionale del Cile e diffusasi fino all'estremo sud del Perù, si caratterizza per complesse pratiche di mummificazione artificiale e per la collocazione delle mummie in gruppi. Sulla costa del Brasile e fino all'Uruguay sono stati identificati chiocciolai contenenti numerose sepolture di individui in posizione flessa, accompagnati da oggetti litici geometrici (manufatti simili sono stati rinvenuti sulla costa cilena) e zoomorfi. A partire dal 3000 a.C. apparvero insediamenti più vasti con architettura monumentale, si affermarono le pratiche orticole e in buona parte dell'area settentrionale del continente iniziò la produzione ceramica. Le aree funerarie si ampliarono, formando nuclei ai margini degli insediamenti e tendendo ad essere totalmente isolate entro settori formalizzati. Dovettero esistere regole più chiare che nei periodi precedenti sull'orientamento e sulla postura dei defunti; gli oggetti associati suggeriscono una differenziazione dei ruoli in base al genere. Pozzi con fardos (involti funerari), in cui gli individui erano posti in posizione seduta, a volte con numerosi indumenti, anche d'oro, apparvero nella prima metà del I millennio a.C. nelle Ande Settentrionali e Centrali. Nello stesso periodo venne affermandosi la sepoltura in urne, che iniziò a essere predominante in tutto il settore orientale dell'America Meridionale, sebbene essa venisse praticata anche nelle Ande Settentrionali e Centrali (in Perù apparve per la prima volta associata alla cultura Salinar della costa settentrionale a partire dal II sec. a.C., perdurando fino al Periodo Inca). L'impiego del termine "urna" non è comunque corretto, dal momento che frequentemente si tratta di sepolture primarie in grandi recipienti, di ossa complete o incomplete (secondarie, da precedenti sepolture) e di ossa bruciate e ceneri (cremazione) in altri di minori dimensioni. Dovrebbe essere definito come urna solo il recipiente contenente resti cremati, mentre nei rimanenti casi è preferibile impiegare il termine pithos. Frequentemente, soprattutto nei periodi tardi, tali recipienti accoglievano i resti di vari individui (fino a 25 in un'urna di Ayalán, Ecuador), sia completi, sia incompleti (primari o secondari). Le aree funerarie, o campi di urne, presentano dimensioni e forme diverse in un'area molto estesa, il cui centro è l'Amazzonia; ciò ha permesso la loro differenziazione per regioni e orizzonti. I recipienti adottano spesso le forme del corpo umano (figure sedute, coperchi con volti o figure complete o parziali, rappresentazioni modellate, dipinte o excise); in altri casi sono semplici, simili a quelli usati per la preparazione di bevande fermentate. I più spettacolari appartengono all'Orizzonte Policromo (Marajoara alla foce del Rio delle Amazzoni e Guarita del Medio Rio delle Amazzoni, entrambi in Brasile, Caimito nell'Alto Rio delle Amazzoni in Perù, Napo in Ecuador e Araracuara in Colombia) o all'Orizzonte Inciso e Punteggiato (Santarém e Itacoatiara in Brasile, Sangay in Ecuador, Camoruco, Arauquín e Valencia in Venezuela) e sono frequentemente associati a grandi insediamenti con monticoli. La tendenza a collocare i defunti entro recipienti antropomorfi si osserva anche nelle Ande Centrali, con fardos di tela provvisti di teste posticce (costa centrale del Perù, 600-1300 d.C.) o statue antropomorfe, dette anche "sarcofagi", di argilla dipinta (dip. di Amazonas, Perù, probabilmente dei secc. XI-XIII d.C.). Negli ultimi secoli prima dell'arrivo degli Spagnoli si osserva anche la tendenza al riutilizzo sia dei fardos, sia delle strutture funerarie, cosa che implicava la loro riapertura. A tutt'oggi non sono stati adeguatamente analizzati aspetti quali l'organizzazione interna delle aree funerarie e la loro estensione, soprattutto a causa di problemi nella documentazione, che impedisce l'applicazione della stratigrafia orizzontale (analisi della ripartizione spaziale di elementi per la loro conversione in sequenza di contesti). In casi meglio documentati, come per la cultura Moche della costa settentrionale del Perù (300-800 d.C.), si osserva la tendenza a una serie di pratiche connesse con la posizione sociale e con l'ubicazione spaziale dell'area. A Pacatnamú si evidenzia un'espansione lineare da est a ovest, con circa 60 individui in posizione distesa entro fosse rettangolari. È stata rilevata l'applicazione di un rigido modello di orientamento in "coppie" di contesti, frequentemente sovrapposti in gruppi, che implicava la rimozione delle ossa degli individui precedentemente sepolti. In un'area vicina, nei pressi di strutture architettoniche monumentali, si ubica un altro settore in cui gli individui erano collocati sia in fosse, sia in deposizioni multiple entro camere a pozzo. I defunti, per la maggior parte di sesso maschile (nell'area descritta sembra trattarsi di un'intera popolazione), erano accompagnati da un numero maggiore di oggetti di migliore qualità e inoltre da ossa addizionali, appartenenti ad altri individui, che corrispondono in buona parte a quelle mancanti nella prima area. Potrebbe essersi trattato di popolazioni "donatrici" di ossa affinché altri gruppi si trasformassero in antenati. Ciò implica anche che dovettero esistere aree "specializzate" per adulti di sesso maschile e settori riservati ai bambini, impiegati frequentemente come "offerte". Vi sono infine gruppi di contesti interrelazionati in prossimità di uno principale, come attestano la forma e le dimensioni della struttura e la quantità e qualità degli oggetti associati che vi sono stati rinvenuti. L'ubicazione delle aree è connessa anche con il paesaggio naturale e culturale. Nelle Ande Centrali, a partire dal Periodo Formativo (1500-200 a.C.), esse si concentrarono sul litorale, nelle località in cui i monti si avvicinavano alla spiaggia (Morro Eten, Lambayeque, costa settentrionale del Perù), su monti terrazzati (Morro di Arica, Cile; Warikayan, Paracas, costa meridionale del Perù), nei pressi di strutture cerimoniali (Huaca de la Luna, Pacatnamú e Batán Grande, costa settentrionale del Perù; Cahuachi, costa meridionale del Perù) e su vestigia architettoniche abbandonate (a partire dall'Arcaico Finale, siti di Asia, costa centrale del Perù, e Jequetepeque, costa settentrionale del Perù).
I tentativi di elaborazione di tipologie sepolcrali prodotti a tutt'oggi in ambito sudamericano sono molto scarsi, anche a livello regionale. Ciò è dovuto a diverse ragioni: un elevato grado di saccheggi (huaquería), documentazione carente sui contesti scavati (basata a volte su informazioni prodotte dagli stessi saccheggiatori), scarsità di contesti associati, approcci analitici diversificati e approcci cronologici frequentemente basati su seriazioni stilistiche, in assenza di solidi riscontri archeologici. Questo complesso di limitazioni ostacola un approccio tipologico, che pure sarebbe di grande utilità. Di conseguenza, ci si concentrerà qui su un'area geografica più ristretta, quella delle Ande Centrali, e ci si limiterà alla presentazione generale del tema. Le forme principali delle strutture funerarie in quest'area sono: 1) le fosse, nella loro forma più semplice cavità poco profonde dal perimetro rettangolare, ovoidale allungato o ellittico, le cui dimensioni si adattano a un corpo umano in posizione distesa o flessa; 2) i pozzi dal perimetro circolare o quadrato, di una profondità notevolmente maggiore rispetto a quella del diametro della loro imboccatura. Queste forme sono compatibili con un trattamento primario dei corpi, sebbene i pozzi possano anche contenere individui in deposizioni secondarie, urne, ciste, ecc. La loro presenza, documentata in tutta la preistoria della regione, perdurò fino alle fasi successive all'arrivo degli Spagnoli; entrambe coesistettero o confluirono all'interno di altre forme. Allo stesso modo, esistono tipi più complessi che risultano da una combinazione di differenti elementi costruttivi, in particolare pozzi con camera. Qui di seguito saranno descritti brevemente i diversi tipi nel loro contesto spazio-temporale e si tratterà delle torri funerarie, caratteristiche della sierra. Durante il Periodo Arcaico (ca. 10.000-1500 a.C.) prevalsero le fosse; nel corso dell'Arcaico Medio (6500-3000 a.C.) della costa centrale del Perù esse erano ubicate sotto capanne intenzionalmente demolite, a formare una copertura su cui erano solitamente collocate pietre da macina. Nella sierra e sulla costa settentrionale nel corso dell'Arcaico Finale (2000- 1500 a.C.) gli interni quadrangolari con focolare centrale delle strutture cerimoniali potevano essere trasformati in cripte mediante la sovrapposizione di un edificio, chiuso intenzionalmente con un tetto (La Galgada, dip. di Ancash, Perù). Questi ambienti hanno pareti intonacate e possono essere considerati come esempi precoci delle camere funerarie che sarebbero divenute una tipologia ricorrente durante i periodi successivi. Anche le fosse semplici potevano divenire vere camere funerarie mediante l'ampliamento delle loro dimensioni, il rivestimento delle pareti con pietre o adobes e la positura di una copertura, normalmente di tronchi di albero. Un antico esempio risalente al Periodo Formativo (1500- 200 a.C.) è costituito da una camera, purtroppo saccheggiata, identificata a Cerro Corbacho (valle dello Zaña, costa settentrionale del Perù), le cui pareti erano decorate da rilievi policromi. Un'altra tipologia, rappresentata da un corto pozzo cilindrico con piccola camera laterale chiusa da un muro di pietra, è stata rilevata sia sulla costa settentrionale del Perù (Cupisnique) che a Kuntur Wasi (sierra di Cajamarca) e si data al VII sec. a.C. In questo sito, tali camere a pozzo sono ricavate entro piattaforme funerarie, all'interno di un vasto complesso cerimoniale con architettura monumentale. Esistono anche pozzi relativamente profondi, con copertura, destinati ad ospitare fardos funerari verticali. Questa tipologia fu molto diffusa, soprattutto sulla costa meridionale del Perù. Durante il Periodo degli Sviluppi Regionali (200 a.C. - 600 d.C.), le pareti delle fosse vennero rivestite da placche litiche, trasformandosi in una sorta di protosarcofagi (cultura Salinar, ca. 200 a.C. - 200 d.C.), apparentemente derivati dal Formativo e attestati anche nella cultura Gallinazo (coeva a Salinar, ma protrattasi fino ad esserlo anche alla cultura Moche). Nella cultura Moche (200-700 d.C.) si può percepire un livello maggiore di complessità, che è stato possibile apprezzare attraverso recenti ricerche sulla costa settentrionale. Perdurarono le fosse, che mostrano un perimetro marcatamente rettangolare, dal momento che esse erano destinate a contenere bare a forma di parallelepipedo e alcuni oggetti ai lati. Le camere rivelano uno sviluppo interessante, nel quale si osservano alcuni mutamenti sincronici e diacronici. Nella loro versione più antica (IV sec. d.C. ca.) esse erano rettangolari e relativamente grandi. Come esempio si può citare il sito di La Mina, nella valle del Jequetepeque, dove venne scavata una camera di 3,12 m di lunghezza, 2,12 m di larghezza, 2,12 m di altezza sul fondo di un pozzo a 5 m dal livello della superficie attuale. La camera ha un'armatura di 10 pali di carrubo (Prosopis pallida) all'interno di una struttura di pareti con adobes di forma parallelepipeda. Questi pali sostengono travi su cui era stata collocata una copertura di canne e argilla, chiusa con file di adobes. Notevoli sono le pitture murali di questo ambiente, che mostrano stringenti affinità con quelle di centri cerimoniali della stessa cultura ubicati nelle valli più meridionali (Chicama e Moche). Nella stessa valle vennero scavate altre camere, apparentemente simili, ma di dimensioni più piccole. Nel sito non ancora pubblicato di Dos Cabezas esse potrebbero corrispondere a una piattaforma funeraria e desta interesse il fatto che sono accompagnate da repositori minori, come le camere coperte da tronchi di carrubo. Tali repositori normalmente non contengono corpi umani, bensì oggetti di prestigio. La semplice camera del Vecchio Signore di Sipán, di cui si parlerà in seguito, forma probabilmente parte di questo complesso, allo stesso modo di altre camere e piattaforme funerarie (come probabilmente Loma Negra, dip. di Piura, estremo nord del Perù). Mutamenti sostanziali avvennero durante le fasi tarde del Periodo Moche Medio (V sec. d.C.). Nelle regioni settentrionali apparvero grandi camere con nicchie (due in ogni parete laterale, una in quella principale) alla base di grandi pozzi, coperti da 17 travi di carrubo nel caso della tomba 1 di Sipán (6,6 × 6,7 m). In corrispondenza con la superficie della piattaforma funeraria si trova un ambiente semisotterraneo rettangolare con copertura di tronchi di carrubo (1,8 × 2,9 m) in cui erano stati deposti una grande quantità di ceramica, resti ossei, oggetti di rame, ecc. Questo tipo di camere è documentato in vari esempi nelle ultime fasi della piattaforma funeraria di Sipán. Più a sud esistono camere simili nelle valli del Chicama (complesso El Brujo) e del Moche (Huaca de la Luna). Nel complesso El Brujo è stata registrata un'interessante transizione tra i tipi antichi e quelli successivi. Nella sua forma originale una camera misurava 3,26 × 2,16 m e 1,5 m di larghezza e presentava resti di un pavimento di tavole di legno; le pareti intonacate recavano motivi policromi di personaggi antropomorfi armati di mazza e scudo. La camera venne riutilizzata coprendo le pareti originarie con file di adobes su cui furono realizzate piccole nicchie con falsa volta. Tutto venne poi coperto con tronchi di carrubo, altro materiale vegetale e fango. In questo sito esistono inoltre camere con nicchie all'interno di piattaforme realizzate, come a Sipán, con adobes che recano marchi. Il tetto, invece, è a doppio spiovente, costruito con strati di adobes sostenuti da un tronco in direzione nord-sud. Questa tipologia relativamente tarda potrebbe essere tipica della zona di Chicama-Moche, dal momento che essa è stata identificata anche nella Huaca de la Luna. Nelle fasi finali della cultura Moche (Moche V) apparve un altro tipo di camera, costruita con pareti di adobes, anch'essa ubicata nel fondo di un profondo pozzo. Tali ambienti hanno dimensioni relativamente grandi (5 × 3,5 m), presentano un gran numero di nicchie (tra 10 e 16) e a volte una suddivisione interna. Coperti da tronchi di carrubo, essi destano interesse per la costruzione poco accurata, se comparata con quella degli esempi precedenti. A tutt'oggi tale tipo è stato identificato solo nella valle del Jequetepeque. Nella valle del Jequetepeque apparve nello stesso periodo anche un'altra tipologia, quella dei pozzi con camera laterale. Essi consistono in una sorta di dotto verticale integrato alla base da una camera laterale allungata e chiusa, in cui il defunto giace in posizione distesa. La camera è separata dal pozzo di accesso mediante un muro di adobes. Tale modello, risalente al Moche Medio (corrispondente al Moche IV delle regioni meridionali), perdurò nel Moche Recente. Variano le sue dimensioni, dal momento che essa può presentarsi come una sorta di cripta, come a Pacatnamú. Questo modello sembra derivare dalle strutture con pozzo e camera laterale del Formativo, una forma intermedia che appare notevolmente simile agli esempi tardi, corrispondente a Salinar-Gallinazo (La Bomba, Jequetepeque). Un altro tipo, apparentemente indipendente, è quello che caratterizza i contesti Vicús (Piura, estremo nord del Perù). Qui i pozzi sono molto profondi (fino a 15 m), con una camera il cui profilo si presenta simile a quello di una bottiglia. Nella sierra settentrionale sono state identificate camere con nicchie situate al di sotto di tumuli, corrispondenti allo stile Recuay (Katak, dip. di Ancash), con pareti di pietre che probabilmente erano intonacate. Camere simili, coeve a quelle di stile Moche, sono presenti anche sulla costa meridionale (stile Nazca). Nel sito di La Muña (valle del Palpa) sono state individuate camere all'interno di piattaforme funerarie; una di esse si ubica sul fondo di un pozzo (diam. 4,5 m; prof. 5,5 m). Venne costruita una struttura quadrangolare (2,1 × 2,5 m, alt. 1,8 m) in adobes con due piccole nicchie. Il tetto è formato da 12 tronchi di huarango (Prosopis juliflora) su cui venne applicato uno spesso strato di fango e pietre. In questo caso è stata rinvenuta la piattaforma corrispondente sopra il pozzo, che recava costruzioni. Nello stesso sito vi sono anche pozzi ovali o rettangolari con una piccola camera laterale, dal tetto di tronchi di huarango e pacae (Inga feuillei), stuoie e uno strato di fango. Sulla sommità del tetto, anch'esso rivestito di fango, si creava una sorta di anticamera. Sulla costa centrale, durante l'Orizzonte Medio (600-1000 d.C. ca.), la posizione distesa venne progressivamente sostituita da quella flessa seduta e questo mutamento trova riscontro nelle strutture. Accanto alle fosse apparvero anche pozzi e pozzi con camera laterale. La base di quest'ultima è più bassa rispetto a quella del fondo del pozzo. È probabile che queste strutture derivino da tipi molto simili, largamente diffusi nel Periodo degli Sviluppi Regionali (Tablada de Lurín, ecc.). Nel corso dell'Orizzonte Medio apparvero pozzi più profondi, con camera laterale più bassa in una serie di varianti, a volte con un piccolo ambiente addizionale nell'imboccatura. Queste strutture generalmente sono associate allo stile Teatino. Piccole camere rettangolari allungate con copertura vegetale, provviste di una sorta di anticamera, risalgono invece alla fine dell'Orizzonte Medio. Sulla costa settentrionale perdurarono le fosse. Verso la fine dell'Orizzonte Medio apparvero grandi pozzi verticali con nicchie laterali alla base, caratteristici della cultura Sicán; uno di essi, nel sito di La Poma (Lambayeque), ha perimetro quadrangolare (lungh. 3 m, prof. 12 m) e nella sua base si trovano sei nicchie, una delle quali di dimensioni maggiori e a pianta quadrangolare. La sua funzione è simile a quella dei repositori Moche, così come le nicchie ricordano quelle delle camere Moche. Un altro tipo è costituito da una sorta di piramide rovesciata, con base quadrata (15 m di lato, prof. 12 m) scavata nell'arena compatta mediante strumenti di rame. La "piramide" di La Poma risulta particolarmente interessante in quanto essa è quasi interamente rivestita da tele di cotone, dipinte e incollate su lamine di tumbaga: una decorazione che può essere considerata una singolare evoluzione della tradizione pittorica murale Moche. Infine vi è un altro tipo di pozzo nel cui fondo si trova una sorta di piattaforma con pozzi per deposizioni multiple che circondano la struttura principale; questa tipologia potrebbe rappresentare una versione "sotterranea" delle piattaforme funerarie che sarebbero successivamente comparse a Chanchan. Sulla sierra vennero costruiti vasti complessi architettonici in cui si ubicavano strutture funerarie. A Huari (Ayacucho, sierra centro-meridionale), considerata la capitale del primo impero andino, sono state identificate camere formate da lastre di pietra accuratamente lavorate, poste all'interno di ambienti sotterranei chiusi da strutture a pianta generalmente rettangolare con apparati murari piuttosto variati, talora di ottima fattura. Tali camere possono avere diversi piani, come accade anche in un altro settore dello stesso sito, dove si trova un complesso di circa 20 pozzi rettangolari a mo' di piattaforma funeraria; tale sistema era collegato con un sistema verticale di pozzo, camere e pozzo leggermente conico, con rivestimento di pietra e muri profondi 6 m che attraversano tre piani sotterranei. Un complesso abbastanza simile, sebbene un poco più semplice, con lo stesso tipo di pozzo centrale, è stato scavato a Batan Urqu, in prossimità del Cuzco. Una tipologia apparentemente nuova è rappresentata da nicchie funerarie entro muri di circonvallazione che si associano alle strutture più complesse. I profondi pozzi presenti nelle necropoli di molti siti della costa dell'estremo Sud del Perù e nell'area circum- Titicaca appaiono come forme tipo più elaborate dei pozzi con copertura di lastre di pietra. Entrambe le varianti perdurarono fino all'epoca Inca. Le piattaforme funerarie più complesse del periodo pre-Inca sono quelle di Chanchan, la capitale del regno di Chimor (nei pressi di Trujillo) conquistato dagli Inca. Costruite in tapia o adobes, esse formano parte delle nove ciudadelas (vasti recinti rettangolari) che compongono il sito e sono conchiuse entro recinti rettangolari con atrio dotato di muraglia, con un complicato sistema di accesso alla piattaforma elevata, sulla quale si trova una serie di camere rettangolari ordinate intorno a una camera centrale a forma di T. I recinti misurano da 52 × 34 m a 190 × 90 m (da 1800 a 17.000 m²); le piattaforme oscillano tra 27 × 27 m e 150 × 80 m, con altezze tra 3,5 e oltre 12 m. Le camere hanno differenti forme e il loro numero varia da 15 a oltre 100 per piattaforma. La complessità di queste strutture suggerisce che i recinti che compongono le ciudadelas siano stati, anziché depositi o luoghi di abitazione, grandi templi per gli antenati. Una trattazione a parte meritano le torri funerarie, molto diffuse in tutta l'area centro-andina. Frequentemente esse sono definite chullpa e considerate vestigia di un'etnia in particolare, gli Aymara dell'area circum-Titicaca. Sia la denominazione, sia l'attribuzione etnica e cronologica non sono corrette. Le torri più antiche, che possono formare complessi anche di 15 strutture, risalgono al Formativo (Medio?) e sono ubicate nella valle del Jequetepeque. Si tratta di elevate strutture a pianta circolare (diam. 2-12 m), con un atrio o corridoio frontale leggermente elevato; le loro spesse pareti, di pietre con riempimento di terra, sono intonacate. Generalmente all'interno di tali strutture si trovava un pozzo di forma irregolare, riempito in successivi interventi. Più elaborate sono le strutture della sierra di Cajamarca (Chota), costruite su piattaforme, a pianta rettangolare (3,5-4,5 m × 2-2,5 m) e a quattro piani, ciascuno provvisto di un'entrata (alt. totale 7-8 m). Alcune sono decorate da rilievi che rivelano forti influssi Moche (probabilmente Moche Antico) e per tale ragione potrebbero essere coeve alle costruzioni funerarie della costa settentrionale. Durante l'Orizzonte Medio vennero edificati vasti complessi, in particolare nella zona del Callejón de Huaylas (dip. di Ancash), rappresentati da edifici rettangolari su piattaforme sovrapposte, come nel caso di Wilkawaín, nei pressi di Huaraz. Qui, sopra una terrazza con muri di circonvallazione, si trova una piattaforma rettangolare (54 × 35 m) su cui si erge un edificio (15,6 × 10,7 m, alt. 9,25 m) articolato su tre piani, ciascuno dei quali dotato di un ingresso su un lato differente. Nella facciata settentrionale della terrazza basale si osservano grandi nicchie. Ciascun piano ha sette ambienti interni, tre corridoi e quattro camere rettangolari. Il tetto piano possiede una cornice e potrebbe essere stato decorato da cabezas-clavas (tenoni litici) feliniche. Altri edifici simili sono stati identificati nel sito di Honcopampa, nella stessa regione. Alcuni elementi inducono a ritenere che queste strutture, presenti in numerosissimi siti, siano rappresentative di una tradizione ampiamente diffusa nella sierra settentrionale, le cui forme più antiche sarebbero costituite dagli edifici di Chota sopra citati. Lo studio poco avanzato di queste strutture, l'enorme quantità di siti e di edifici presenti in ciascun sito, le caratteristiche della loro ubicazione e la scarsità di ricerche non permettono ancora di specificare le varianti regionali e diacroniche di questo importante complesso di evidenze, che potrebbe forse corrispondere a gruppi etnici distinti, così come alla presenza di un trattamento differenziato dei defunti in base al loro status sociale. Nel periodo immediatamente precedente agli Inca e nel corso dell'epoca Inca queste strutture si moltiplicarono, diversificandosi e diffondendosi dalle Ande Settentrionali fino al Cile e dalla selva amazzonica fino all'Argentina sud-occidentale. Sebbene le loro forme mostrino forti affinità (da quelle cilindriche a quelle coniche o quadrangolari, fino a quelle rettangolari con accesso di dimensioni ridotte), esse differiscono per dimensioni, materiali e tecniche di costruzione (pietre molto rozze, pietre accuratamente lavorate, fango), decorazione e particolari architettonici. Questi edifici vennero eretti su piattaforme in luoghi elevati, in penisole o su alti ripari rocciosi. La loro distribuzione spaziale potrebbe corrispondere a quella delle etnie conosciute al momento della Conquista. Un esempio "classico" di chullpa è rappresentato da quelle del sito di Sillustani, nei pressi di Juliaca (dip. di Puno, Perù), che per la loro eccellente tecnica muraria sono state attribuite agli Inca. I tipi più elaborati hanno pianta circolare, leggermente svasata nella parte superiore, e mostrano una sorta di "cinturone" e tetto arrotondato. All'interno si trovano una struttura di pietra più rozza e uno spazio relativamente ridotto con tetto a forma di falsa volta. Questa tipologia e altre simili, documentate in molti siti dell'altipiano, evocano una forma fallica. Nella sierra centrale (Canta, Atavillos Bajo, prov. di Lima) le torri hanno forma quadrangolare, tetto piano con cornici e un'altezza di 5-6 m (ma che può raggiungere anche i 10 m); apparentemente esse erano dipinte. Al loro interno, cui si accede mediante una piccola entrata, si trova un ambiente con falsa volta e nicchie a vari livelli. Un altro accesso laterale conduce a un ambiente più piccolo con un condotto d'aria. Le camere funerarie si ubicano sotto il pavimento e in un piccolo edificio addossato alla struttura principale. Questo sistema sotterraneo assume quasi l'aspetto di un ipogeo a vari piani. Un altro tipo presenta pianta circolare e un'unica sala priva di nicchie, con una colonna centrale. In questo caso le camere funerarie si trovano al di sotto di spazi dove venivano sacrificati lama, sotto il pavimento interno della struttura. Anche queste strutture possono avere diversi livelli al di sotto di quello principale, come accade anche in caverne naturali modificate all'interno, che ospitano costruzioni funerarie su diversi piani. In base alla ceramica associata, tali costruzioni potrebbero essere state edificate a partire dagli inizi dell'Orizzonte Medio (Nievería), perdurando ancora in epoca Inca, ciò che implica un lasso cronologico di circa 900 anni. Sfortunatamente gli studi in merito si basano su dati generici degli anni Venti e Trenta del Novecento, e dunque non è possibile delineare una tipologia adeguata di queste costruzioni. Strutture complesse sono state individuate anche nella sierra centro- settentrionale di Tantamayo (dip. di Huánuco), dove vi sono grandi torri collegate a muraglie di circonvallazione (anch'esse con nicchie funerarie) cui si accede dall'interno dell'insediamento. Sono rettangolari (largh. 2-3 m, lungh. 8-12 m, alt. fino a 12 m) e si articolano su tre, quattro o cinque piani; esistono anche torri più piccole, da due a tre piani. Come gli altri edifici descritti, esse hanno tetto di lastre di pietra con interni a falsa volta. Scavi limitati segnalano la presenza di spazi quadrangolari e di un sistema di canali associati alle torri. La presenza di canali sembra un elemento ricorrente in molte strutture funerarie della sierra, a partire dal Periodo Formativo, sebbene la documentazione al riguardo sia estremamente carente. In definitiva, parrebbe dunque che certe tipologie funerarie fondamentali abbiano avuto nell'area centroandina una tradizione lunga e ininterrotta. A partire dall'Arcaico Finale comparvero camere inserite all'interno di strutture cerimoniali, le quali si vennero trasformando in piattaforme funerarie. Tali piattaforme comprendevano generalmente camere rettangolari con tetto e pozzo e formavano parte di più vasti complessi a carattere cerimoniale. Quanto alle strutture ubicate sulla sommità delle piattaforme, non si hanno ancora sufficienti informazioni. Piattaforme parrebbero anche essere state connesse con le torri funerarie che, risalenti al Formativo, a partire dall'Orizzonte Medio vennero diversificandosi in svariate tipologie, talora anche molto complesse.
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di Tom D. Dillehay
Dalle fonti etnostoriche e dalle relazioni etnografiche sulle antiche culture andine si può rilevare che le pratiche funerarie documentate presso molte società delle ultime fasi preispaniche e del periodo storico e presso gli odierni gruppi etnici si relazionano con il culto degli antenati, con la struttura del sistema di parentela, con gli assetti politici e con le divisioni territoriali, con la gestione del potere e con gli investimenti economici effettuati nei riti funerari, nei corredi e nella costruzione delle tombe. Nell'area andina gli antenati (i defunti) ebbero un ruolo tanto centrale nella società da influenzarne la struttura stessa. Il culto degli antenati è un "teatro della struttura sociale", in cui "le decisioni derivanti dall'identificazione del gruppo con un nucleo immutabile, dall'interpretazione delle volontà degli antenati e dalle norme che regolavano l'accesso dei vivi al mondo degli antenati erano cariche di effetti imprevedibili e mutevoli per il gruppo e per gli interessi personali" (F. Salomon). Non si sa a quanto lontano nel tempo possa essere estesa questa caratterizzazione del mondo andino. Sebbene nelle Ande non siano stati rinvenuti resti scheletrici che possano essere attribuiti con certezza al Pleistocene, per l'arco cronologico compreso tra le fasi iniziali e quelle terminali dell'Arcaico (9000-4000 anni fa ca.) le sepolture sono relativamente comuni. Caratteristiche di questo periodo sono le deposizioni primarie e secondarie e le sepolture singole e multiple, in cui si ritrovano talvolta resti di cremazioni o di corpi mutilati. In alcuni siti le usanze prevedevano che i defunti fossero seppelliti in depressioni poco profonde o in fosse utilizzate come magazzini, situate a pochi metri di distanza dalle abitazioni (elemento dal quale si può presumere che in vita gli inumati ne fossero stati gli occupanti). La mummificazione è la più spettacolare pratica funeraria del Periodo Arcaico: il clima estremamente arido delle coste desertiche del Perù e del Cile ha preservato il passato forse meglio che in qualsiasi altra area del pianeta. In questa regione, gli archeologi cileni hanno riportato alla luce resti umani attribuibili all'evoluta cultura Chinchorro. Circa 6000 anni fa i gruppi Chinchorro fabbricavano reti di cotone, arponi, ami compositi e altri utensili per lo sfruttamento delle risorse marine. Le loro pratiche funerarie comprendevano la mummificazione intenzionale del defunto e la riesumazione periodica del corpo per processioni rituali. Le differenze riscontrate nei trattamenti funerari di questo periodo indicano che le pratiche di sepoltura rispondevano a comportamenti relativamente formalizzati e che in gran parte delle regioni esse non si erano ancora ristrette a un'unica modalità. Anche in Ecuador e Perù nelle fasi terminali di questo periodo divennero più frequenti le aree cimiteriali organizzate, le sepolture contenenti oggetti di prestigio o almeno le norme relative alla scelta dei luoghi e delle modalità di sepoltura; tali norme segnalano gli inizi di una differenziazione sociale tra i membri delle comunità locali dell'Arcaico Recente. Tuttavia, scarsi indizi di status socioeconomici diversificati si notano nelle tombe di molte delle società che tra 4000 e 2000 anni fa costruirono centri cerimoniali in Ecuador, Bolivia e Perù: in essi non sono state identificate elaborate tombe nobiliari, ad esempio, né evidenze dell'accumulo di beni di prestigio da parte dell'élite. R. Burger ritiene che in questi centri fosse data maggiore importanza all'ideologia religiosa e all'edificazione di imponenti monumenti, piuttosto che alla costruzione di sontuose tombe per la nobiltà. Nonostante la ricchezza espressa talvolta nelle strutture architettoniche e negli oggetti della cultura materiale, l'assenza di sepolture d'élite lascia presumere che in questo tipo di società la religione fosse un elemento predominante. La sepoltura delle classi dominanti in tombe complesse implica un diverso tipo di relazione tra i vivi e i loro antenati e tra un luogo di sepoltura e l'uso fattone dalla comunità dopo l'inumazione dei defunti. Mentre i gruppi arcaici collocavano il corpo sotto terra e generalmente chiudevano in modo permanente la sepoltura, le strutture a piramide e le chullpa (torri funerarie) comportavano l'ergersi della costruzione sopra il livello del terreno, consentendo il perdurare della sua visibilità, se non dell'accessibilità, dopo il seppellimento. In Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia sono state rinvenute alcune tombe a camera a cui si poté certamente accedere per un lungo arco di tempo e che lasciano presumere un consistente investimento di lavoro e riti periodici che ponevano in comunicazione la comunità dei vivi con quella dei defunti. Tali siti vennero utilizzati anche per altri scopi: dopo il loro abbandono, essi furono considerati sia come luoghi sacri in cui i gruppi di epoche successive seppellivano i loro morti, sia come luoghi strategici o santuari per stabilire contatti con gli antenati. Esempi di fastose tombe nobiliari associate a culti ancestrali si rinvengono negli altopiani di San Agustín (Colombia). Da un iniziale raggruppamento di villaggi agricoli, il sito divenne un complesso cerimoniale e funerario. Dispersi su una vasta area si trovano circa 40 siti con piattaforme residenziali, demarcazioni di terreni, canali di drenaggio e necropoli caratterizzate da tumuli funerari di terra e da imponenti statue di pietra. Tra gli altri chiefdoms andini in cui siano documentati culti degli antenati, architettura monumentale e sepolture dalla complessa struttura vi sono i Tairona e i Chibcha della Colombia, le prime culture agricole di Valdivia, Machalilla e Chorrera delle coste dell'Ecuador, la cultura Chiripa e le culture boliviane del primo periodo Tiwanaku, le culture Alto Ramírez ed El Molle dei territori aridi del Cile, le culture Belén, La Candelaria, El Alamito e altri gruppi dell'Argentina nord-occidentale, oltre a centinaia di società ancora scarsamente note che si svilupparono nei bassopiani tropicali orientali dell'America Meridionale. Tra i rinvenimenti più spettacolari degli ultimi decenni si segnalano alcune complesse tombe Moche e più recenti sepolture Inca. La scoperta di una tomba risalente a 1700 anni fa a Sipán (valle del Lambayeque, costa settentrionale del Perù) ha fornito nuovi importanti dati sullo status della nobiltà locale nella cultura Moche, che dominò su gran parte dei litorali settentrionali del Perù nel I millennio d.C. Poco dopo la scoperta della tomba del cosiddetto Signore di Sipán, altre sepolture nobiliari sono state scavate a Sicán e in altri luoghi. L'investimento lavorativo dei gruppi Moche per la costruzione di tombe e per la produzione di beni di corredo è impressionante e testimonia l'importanza del legame tra i vivi e i signori defunti. Gli oggetti rituali rinvenuti nelle tombe e i fregi dipinti sui muri delle piramidi funerarie documentano il regolare svolgimento di cerimonie durante le quali venivano sacrificati prigionieri di guerra, secondo una pratica che rappresentava un tratto dominante della religione Moche. Una tradizione andina di grande antichità è quella del sacrificio umano. Sepolture sacrificali Inca e piattaforme cerimoniali sono state scoperte da J. Rheinhard in isole e montagne localizzate in aree tra loro molto distanti, come l'Ecuador e il Cile. I sacrifici umani offerti alle divinità della montagna potrebbero avere consentito agli Inca di approfondire lo stretto legame tra vivi e morti e tra popolazione, riti ufficiali e paesaggio andino. I corpi, in ottimo stato di conservazione, delle vittime sacrificate rinvenuti sui picchi innevati e i resti umani mummificati appartenenti alla più antica cultura Chinchorro rivestono importanza anche per altri motivi: l'interesse degli studiosi si concentra sull'analisi dei tessuti umani, al fine di determinare la presenza di agenti patogeni. Si possiedono dati anche sul trattamento funerario riservato agli individui comuni: come i loro antenati dell'Arcaico, essi erano seppelliti in fosse scavate sotto il pavimento delle abitazioni o in necropoli comunitarie di città e villaggi. La maggioranza degli studi archeologici sulle usanze funerarie si è comunque concentrata sulle sepolture nobiliari e sulle modalità mediante cui queste pratiche mantenevano o sviluppavano particolari linee di autorità e di eredità tra i vivi e i defunti.
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di Peter Kaulicke
A partire dal XVI secolo i contesti funerari sono stati sistematicamente saccheggiati, in primo luogo per l'affanno di impadronirsi degli oggetti di metallo prezioso (soprattutto oro), che venivano fusi immediatamente dopo il loro recupero. Dal XVIII secolo gli interessi antiquari stimolarono anche l'attenzione verso gli altri oggetti, al fine di acquisirli entro collezioni o musei. Solo agli inizi del XX secolo M. Uhle scavò in aree funerarie di diversi Paesi dell'America Meridionale, documentando i contenuti delle strutture individuate e convertendo questi dati in uno schema cronologico ancora oggi essenzialmente corretto. Purtroppo i suoi lavori sono stati solo parzialmente pubblicati e la maggioranza dei materiali rimane inedita. In Perù questa situazione si perpetuò con J.C. Tello e R. Larco Hoyle, i primi archeologi nazionali, che rinvennero centinaia di contesti in diverse aree del Paese, particolarmente sulla costa settentrionale, centrale e meridionale, ma i cui numerosi lavori pubblicati presentano solo informazioni scarse e incomplete. L'influenza di Tello perdura a tutt'oggi nell'archeologia peruviana e i rinvenimenti di Larco Hoyle hanno recentemente trovato conferme grazie a progetti su ampia scala che hanno raccolto insospettate informazioni sulla cultura Moche della costa settentrionale del Perù. Contesti funerari, apparentemente appartenenti alle élites, sono stati identificati a Sipán (Lambayeque), Dos Cabezas, San José de Moro e La Mina (Jequetepeque), Cao Viejo (Chicama) e Huaca de la Luna (Moche). Tali progetti sono proseguiti a Kuntur Wasi (Cajamarca), con contesti di élite del Periodo Formativo, e a Batán Grande (Lambayeque), con imponenti strutture funerarie della cultura Sicán o Lambayeque, erede della cultura Moche. Sebbene non siano state ancora dettagliatamente pubblicate, queste ricerche hanno avuto grande impatto sull'archeologia americana. Comparata con queste fonti di informazione, la ricerca archeologica condotta in altri Paesi sudamericani non ha offerto contributi sostanziali: i Paesi andini (dalla Colombia al Cile) soffrono di una costante depredazione di questo tipo di contesto archeologico e dunque lo stato delle conoscenze è ancora inadeguato. In ragione di quanto esposto, ci si dovrà qui concentrare sulle evidenze provenienti dal Perù.
Un contesto funerario si può suddividere in tre parti: 1) la struttura funeraria; 2) l'individuo interrato; 3) gli oggetti associati. Si intendono come associazioni tutti quegli elementi la cui appartenenza all'individuo e alla struttura è certa, nel senso che essi formano un'unità, a differenza di altri la cui esistenza è circostanziale, come il materiale di riempimento o le evidenze di una successiva riutilizzazione del contesto. L'intenzionalità di tali associazioni si può valutare attraverso il modello di distribuzione delle diverse categorie (ceramica, metallo, ornamenti, armi) in relazione al corpo. In questo senso si devono distinguere i manufatti a diretto contatto con il corpo (ad es., oggetti nelle mani o in bocca, collane od ornamenti auricolari indossati o collocati all'interno di ricettacoli, bare, fardos, urne, ecc.) da altri che ne sono separati (in nicchie, camere laterali, ceste, ecc.). Questa differenziazione è dovuta alla necessità di isolare gli oggetti nel caso di contesti multipli o della presenza di vari individui, che implica un uso prolungato del contesto generale. La loro disposizione spaziale si orienta verso le diverse parti del corpo dell'individuo sepolto. Gli oggetti corrispondono a funzioni definite, connesse con la posizione sociale del o degli individui, con diverse fasi del rito funerario e con idee escatologiche. Pertanto, essi integrano significativamente i dati specifici del contesto generale e, per altri versi, forniscono gli elementi fondamentali per determinare l'ubicazione cronologica. La quantità e la qualità degli oggetti associati determinano l'interpretabilità dei contesti funerari. Partendo dall'assioma secondo cui un contesto funerario è parte di un rito funerario che inizia addirittura prima della morte fisica, proiettandosi verso un futuro desiderato dall'individuo e dalla società che lo seppellisce, si può supporre che gli oggetti e le loro modalità di collocazione nella struttura e in relazione all'individuo stesso riflettano queste concezioni. In analogia con quanto avviene nella società Inca, tali concezioni sono focalizzate sull'ancestralità e sull'assunzione da parte dell'individuo di una nuova identità, mediante la quale egli può rientrare in contatto con il gruppo umano, favorendolo o punendolo. Questo tipo di ideologia, ancora presente in molte comunità andine e anche presso i gruppi amazzonici, è probabilmente applicabile anche al passato pre-europeo, soprattutto per le élites. Qui di seguito si espongono le categorie principali degli oggetti pertinenti. Nei contesti funerari i recipienti di ceramica sono solitamente gli oggetti più comuni. Tra di essi si distingue la cosiddetta "ceramica funeraria", in ragione del fatto che la sua fabbricazione e il suo uso sono esclusivamente destinati alla collocazione nella struttura funeraria. Effettivamente esistono recipienti la cui funzionalità domestica non è molto evidente, ma la cui decorazione allude chiaramente al tema della morte. Di particolare importanza a questo riguardo sono le bottiglie con ansa a staffa della cultura Moche, che in passato sono state utilizzate per porre le basi di una cronologia stilistica articolata in cinque fasi. Più recentemente i complessi disegni a tratto sottile sono stati interpretati come sequenze narrative di carattere essenzialmente mitico. Sembra che tali sequenze rappresentino una sorta di Libro dei Morti, una guida alla rigenerazione che autorizza la comparazione con una categoria di vasi Maya, le cui rappresentazioni sembrano in relazione con il Popol Vuh. In tali scene è spesso rappresentata anche l'offerta di bevande all'interno di un contesto cerimoniale che sottolinea l'importanza di feste o banchetti dei nobili. Risalta anche la quantità dei vasi di grandi dimensioni, probabilmente contenenti chicha (bevanda fermentata, ottenuta generalmente dal mais): a livello mitico il liquido rappresentava il sangue dei prigionieri sacrificati. Un'altra categoria di ceramiche è costituita da quelle scultoree, che sembrano conformare scene, come nel caso di Sipán, dal momento che esse sono riunite in gruppi (ad es., guerrieri con individui che pregano, prigionieri, ecc.). Infine esistono i cosiddetti "repositori", pozzi associati alle camere funerarie dei contesti più complessi, nei quali venne deposta una quantità ancora maggiore di oggetti; nel caso della tomba 1 di Sipán si tratta di oltre 1000 recipienti fittili. Dal Formativo al Periodo Inca, nei contesti funerari più complessi gli oggetti di metallo sembrano essere stati ancora più apprezzati, dal momento che frequentemente essi appaiono più elaborati e in quantità maggiori rispetto alle ceramiche, le quali nel caso di Sipán e in altri sono di minore qualità. Si tratta in primo luogo di orejeras (ornamenti auricolari), narigueras (ornamenti nasali), copricapi, corone, maschere funerarie, collane, pettorali, braccialetti, tuniche, così come di lingotti posti nella bocca e nelle mani del defunto (nel caso degli individui appartenenti alla società Moche). Essi a volte appaiono in serie, allo stesso modo di armi, sia reali che in miniatura, di emblemi e scettri. Nel caso dei contesti più complessi di Sipán, questi oggetti formano strati al di sopra e al di sotto del defunto, conformando pertanto sequenze. Sembra che tali sequenze siano simili a quelle delle ceramiche pittoriche, elemento che indicherebbe la trasformazione del defunto in antenato divinizzato, giacché divinità appaiono in molti degli oggetti che le accompagnano. Sia gli oggetti di metallo, sia la ceramica sembrano essere stati prodotti da laboratori specializzati al servizio dell'élite, anche se essi non sono stati a tutt'oggi individuati. Oro, argento, rame e rame dorato lavorati a martellatura, sbalzo e fusione assumono forme estremamente diversificate in un'ampia varietà di oggetti, che dovettero essere specificatamente fabbricati per comporre il corredo funerario. La quantità e qualità del materiale e la sua localizzazione all'interno di sequenze architettoniche permettono di chiarire l'ubicazione cronologica a partire da studi mirati, che consentono anche di porre in relazione molti altri pezzi saccheggiati con un contesto noto. Per problemi di conservazione, altre categorie di manufatti sono meno frequenti, come ad esempio i tessuti, di eccellente qualità nel caso dei contesti multipli dei fardos di Paracas nella costa meridionale del Perù (scavi di Tello), ma poco frequenti nella costa settentrionale, sebbene anche i contesti Moche fossero probabilmente caratterizzati dalla presenza di tessuti molto elaborati, conservati nel caso di Pacatnamú (scavi di H. Ubbelohde-Doering) e in molti altri casi di contesti saccheggiati in località della costa centro-settentrionale. Anche questi tessuti sembrano formare sequenze (ad es., i manti bordati con motivi complessi di Paracas), apparentemente riferite anch'esse alla trasformazione del defunto in antenato. Le variopinte piume di uccelli tropicali generalmente non si sono conservate, ma esse devono avere adornato copricapi, manti e altri oggetti, come i ventagli. Anche le maschere funerarie in oro, come quelle della cultura Sicán, erano decorate da piume incollate e dipinte. Alcuni uccelli provenivano dalla selva: non si esclude che essi fossero allevati in cattività, così come i tigrillos e altri animali i cui resti sono stati anch'essi rinvenuti in alcuni di questi contesti. Un caso eccezionale è rappresentato dal fardo funerario di un puma (Felis concolor), probabilmente proveniente dal sito di Pachacamac (costa centrale), che subì lo stesso trattamento di un essere umano. Dal Formativo al Periodo Inca per la fabbricazione di collane vennero utilizzate pietre quali la sodalite, la crisocolla e i lapislazzuli, così come conchiglie marine (in particolare Strombus e Spondylus) e ossa di animali. Dai contesti più complessi di Sipán è stato possibile ricostruire collane di eccezionale fattura. Il livello tecnico di questi lavori è sorprendente e dovette richiedere la presenza di gruppi di artigiani specializzati al servizio delle élites. Occorre infine citare la presenza di altri individui all'interno della stessa camera, a loro volta associati a vari oggetti. La relazione tra l'occupante principale e questi individui è difficile da interpretare. In alcuni casi si tratta di persone sacrificate, il cui decesso avvenne subito prima della loro collocazione finale; in altri casi potrebbe trattarsi di individui che accompagnavano il morto dopo un suicidio o un sacrificio rituale, o di persone precedentemente decedute e reinterrate in questo contesto. L'analisi degli oggetti associati potrebbe agevolare l'interpretazione di tali evidenze, così come la definizione del tipo di relazione con l'individuo principale. La grande quantità di evidenze materiali provenienti dai contesti funerari costituisce una fonte di primaria importanza per chiarire alcuni aspetti del potere politico, delle concezioni escatologiche, dell'organizzazione economica delle "corti", delle relazioni politiche con altre élites e di aspetti come l'etnicità e la territorialità. È infine fondamentale l'identificazione di contesti funerari riferibili a gruppi sociali caratterizzati da minore ricchezza e di contesti privi di offerte; occorrerebbe anche individuare contesti funerari appartenenti ad artigiani (nella zona urbana di Huaca de la Luna, nella valle del Moche, sono state localizzate officine con contesti funerari associati). Attraverso studi più dettagliati sarà possibile chiarire alcuni tratti culturali delle società su cui non esistono fonti scritte.
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