L'archeologia delle pratiche funerarie. Europa tra preistoria e protostoria
di Enrico Pellegrini
In ambito archeologico gli scavi delle aree sepolcrali e le indagini relative ai rituali funerari hanno sempre ricevuto grande attenzione da parte degli studiosi. Le ricerche in questo settore, nel corso del tempo, hanno risentito in modo particolare dell'evoluzione delle teorie sia nel campo dell'antropologia socioculturale, dal quale sono stati mutuati in massima parte metodi e teorie, sia in quello più strettamente archeologico. Durante tutto il XIX secolo, lo studio delle pratiche funerarie fu condizionato dalla "prospettiva religiosa", che accomunava le popolazioni dell'età preistorica a quelle cosiddette "primitive", ed i riti funerari, nel loro complesso, furono per lo più relegati nel campo delle credenze religiose, per loro natura ritenute insondabili. Tuttavia, già nei primi decenni del XX secolo, sociologi francesi quali R. Hertz, A. Van Gennep, E. Durkheim e, successivamente, antropologi inglesi quali A.R. Radcliffe-Brown e B. Malinowski avevano gettato le basi per un approccio diverso e più articolato alla problematica del rituale funerario, collegando quest'ultimo al sistema sociale nella sua totalità. In campo archeologico, invece, è soltanto negli anni Sessanta, con l'affermarsi della corrente della New Archaeology e in particolare con le analisi specifiche di L.R. Binford, che lo studio delle pratiche funerarie e della distribuzione spaziale delle sepolture è stato decisamente correlato all'organizzazione sociale e alla dinamica dei sistemi culturali. A partire da questa impostazione, gli studi condotti negli ultimi decenni in questo campo hanno fatto ricorso a metodologie sempre più sofisticate con l'applicazione intensiva, accanto alla più tradizionale analisi "formale", della matematica e della statistica. Tale indirizzo si è concretizzato in uno specifico campo di ricerca (Archaeology of Death) che ha evidenziato, in modo ancora più articolato, la stretta dipendenza tra la struttura delle comunità in esame e le pratiche funerarie da esse adottate nelle quali, tuttavia, gli "aspetti sociali" non sono meccanicamente riflessi, ma riprodotti attraverso la visione che la società ha di sé stessa. I dati forniti dall'analisi delle necropoli nei loro molteplici aspetti, correlati con quelli desumibili dallo studio dei relativi insediamenti, si presentano quindi allo stato attuale come i più fruttuosi per la comprensione, oltre che della cronologia e del sistema economico delle rispettive società, anche del pensiero religioso e dell'organizzazione sociale delle popolazioni antiche. Un'analisi dettagliata degli aspetti funerari svolta secondo questa linea di ricerca dovrebbe condurre a cogliere nelle singole deposizioni funerarie età, sesso e posizione sociale, cioè quella che è stata definita, complessivamente, da W.H. Goodenough, la social persona. In questa prospettiva è stato affrontato anche lo studio della distribuzione spaziale delle sepolture all'interno delle aree cimiteriali, così come quello delle relazioni tra aree cimiteriali, insediamento e territorio. Molteplici restano comunque le problematiche aperte e ciò risulta più evidente nell'ambito degli studi relativi al periodo pre- e protostorico, dove influiscono negativamente sia la disomogeneità dei dati e sovente la loro incompletezza (ad es., non sempre è possibile disporre contestualmente dei dati archeologici di un'area sepolcrale e del relativo insediamento, oppure, nella maggior parte dei casi, le necropoli non sono conosciute integralmente) sia la mancanza di fonti documentarie. Inoltre se, come da più parti è stato evidenziato, la cautela in questo particolare settore della ricerca archeologica costituisce un elemento indispensabile, importante appare, tuttavia, anche un'accurata comparazione tra la documentazione archeologica e quella etnografica nota nella prospettiva delineata da P.J. Ucko. La conoscenza delle molteplici pratiche funerarie documentate a livello etnografico, così come delle loro cause e specifiche motivazioni, può infatti essere uno stimolo e allo stesso tempo un utile termine di raffronto nell'interpretazione del dato fornito dallo scavo archeologico. Nello studio dei rapporti tra aree funerarie ed insediamenti è necessario operare una prima distinzione tra sepolture disposte all'interno degli abitati e sepolture che occupano spazi esterni ad essi: nel secondo caso le sepolture possono essere raggruppate in aree appositamente riservate (cimiteri all'aperto o grotte, siano esse naturali che artificiali) o distribuite in un'area più ampia, non delimitata formalmente (tombe isolate). Le sepolture collocate nell'ambito degli insediamenti sono generalmente riferibili ad individui pertinenti alla classe degli infanti e a quella dei bambini: spesso i corpi sono deposti al di sotto del pavimento delle abitazioni o nell'area di un gruppo di abitazioni, secondo un rituale che, attestato prevalentemente durante il Neolitico, si prolunga, in contesti diversi, fino all'età del Ferro ed oltre. Per comprendere il significato di questa pratica funeraria si può ricordare che in sistemi sociali nei quali il ruolo degli individui è stabilito da riti di passaggio basati su classi di età, sesso e merito individuale, la morte di soggetti che non hanno ancora raggiunto tali posizioni resta per lo più un evento confinato all'ambito strettamente familiare, che non coinvolge la comunità. In altri casi, tuttavia, la presenza di deposizioni all'interno dell'insediamento non appare limitata soltanto ai bambini, ma comprende anche individui adulti. Le testimonianze relative a questa pratica funeraria sono molteplici e variamente articolate e la loro interpretazione non sempre risulta agevole. Alcune di queste sepolture possono essere ricondotte al concetto di Sonderbestattungen (sepolture speciali), sepolture di individui la cui morte è stata percepita come "innaturale" dalla società. Rientrano in questo gruppo gli individui deceduti prematuramente (bambini, donne morte per parto, ecc.), ma anche individui deceduti per cause particolari, la cui sepoltura richiede riti speciali per garantire la salvaguardia della società dei vivi. A livello etnografico in associazione a queste sepolture si osservano talvolta la mutilazione del corpo e la deposizione in aree marginali dell'abitato: in questa prospettiva sono state interpretate le mutilazioni riscontrate su alcune deposizioni rinvenute nell'insediamento del Neolitico antico di Hainburg-Teichtal (Austria) e le sepolture all'interno dei fossati di recinzione degli insediamenti neolitici di Eilsleben (Germania) e di Menneville (Francia). In altre situazioni le sepolture all'interno degli abitati possono essere ricollegate ad un diverso atteggiamento della comunità dei vivi nei confronti degli antenati: in questi casi sembra possibile che la funzione primaria svolta dal rito funerario abbia coinvolto prevalentemente la sfera della memoria personale, mentre le distinzioni relative allo status sembrano aver giocato un ruolo secondario. Testimonianze particolarmente complesse pertinenti a questo aspetto sono documentate per le fasi più antiche del Neolitico dell'Europa centro-meridionale. Significative a questo riguardo appaiono le sepolture nel sito di Lepenski Vir (Serbia), di attribuzione cronologica controversa, ma verosimilmente riferibili ad un gruppo in via di neolitizzazione. Qui i defunti erano deposti all'interno delle abitazioni, al di sotto o nei pressi dei focolari, mentre ai bambini era riservata la parte posteriore delle case; anche nel villaggio del Neolitico antico di Nea Nikomidia (Macedonia), così come in quelli appartenenti alla facies culturale Protosesklo della Grecia settentrionale, le deposizioni avvenivano per la maggior parte in fosse situate presso le abitazioni o all'interno di strutture abbandonate. Il ricorrere di sepolture all'interno degli abitati può essere collegato al rapporto tra comunità e territorio: la presenza concreta degli antenati rafforzerebbe infatti il riferimento alla discendenza e alla continuità di occupazione. Alla luce del rapporto tra comunità, territorio e pratiche funerarie, anche la problematica relativa alla comparsa dei monumenti funerari di tipo megalitico nell'Europa occidentale e settentrionale nel corso del Neolitico ha trovato un innovativo e fertile filone di ricerca. Alla base delle specifiche interpretazioni proposte per le singole aree nelle quali tale fenomeno emerge sta il concetto secondo cui questo tipo di monumento funerario collettivo avrebbe svolto, accanto alla funzione pratica di luogo di sepoltura, un ruolo primario nel rafforzamento delle relazioni sociali all'interno delle comunità e la funzione di "marcatore territoriale", espressione simbolica del possesso del territorio con riferimento agli antenati. Sulla base di questo stesso modello interpretativo, la presenza di un'area specifica adibita alle deposizioni dei defunti (tomba monumentale collettiva o necropoli) viene quindi a configurarsi come punto focale del territorio, simbolo della coesione e dell'identità della comunità, con riferimento tangibile agli antenati, e area di culto. La presenza di vere e proprie aree cimiteriali nell'Europa centrale e occidentale è documentata, tranne qualche controverso caso riferibile al Paleolitico medio e superiore, a partire dal Mesolitico e, con sempre maggiore evidenza, nel corso del Neolitico e poi nelle successive età dei Metalli. La comparsa durante l'età neolitica di aree formalmente destinate ad accogliere i defunti è stata messa in relazione con l'emergere di uno squilibrio tra crescita demografica delle comunità e risorse economiche e con l'affermarsi di gruppi corporati, in particolare gruppi familiari, detentori di diritti sull'uso e/o il controllo delle risorse vitali per l'esistenza della comunità stessa. In una vasta regione, l'Europa nord-occidentale, caratterizzata da un modello di insediamento sparso con piccole comunità stanziate in specifiche nicchie ecologiche, tali gruppi trovavano una legittimazione nel controllo del territorio sulla base di un vincolo diretto con gli antenati ai quali era riservata un'area specifica per il seppellimento e il culto. La localizzazione topografica delle necropoli si presenta estremamente varia: tra le molteplici situazioni riscontrabili, le più ricorrenti appaiono comunque quelle in cui le necropoli sono situate nelle immediate vicinanze degli abitati, spesso in aree inadatte ad ospitare un insediamento, oppure lungo i percorsi che portano agli abitati. Assai diversificate appaiono anche forma e dimensione delle aree cimiteriali: sono attestate deposizioni, per lo più individuali, distribuite su ampi spazi e aree ristrette nelle quali possono essere raggruppate anche migliaia di deposizioni (i cd. Campi d'Urne dell'età del Bronzo). Particolari disposizioni nell'ambito di una necropoli potrebbero trovare una motivazione nella percezione simbolica dello spazio presso un determinato gruppo umano, come è attestato in vari casi nella documentazione etnografica (riproduzione dell'ordine cosmico e di quello sociale), mentre la presenza di delimitazioni, naturali o meno, potrebbe derivare da specifiche superstizioni e credenze (corsi d'acqua quali limiti invalicabili per i defunti, ecc.). Anche per quanto concerne le modalità d'uso si notano situazioni diversificate: occorre inoltre ricordare che a ciascun abitato non corrisponde necessariamente una singola necropoli. Talvolta, come è documentato a livello etnologico, particolari gruppi sociali possono essere sepolti in aree cimiteriali diverse o, al contrario, più unità insediamentali possono fare uso di una stessa necropoli. L'analisi della distribuzione delle sepolture nell'ambito di singole necropoli è stata oggetto di particolare attenzione da parte degli archeologi che a questo scopo hanno elaborato diversi metodi di studio. In associazione all'analisi cronologica, che si rivela strumento sempre indispensabile per fornire il quadro della relazione temporale tra le singole tombe, di particolare importanza risultano l'applicazione dell'analisi topografica e quella della stratigrafia orizzontale. Per quanto riguarda la stratigrafia orizzontale, la sua applicazione consente, in determinate condizioni, di cogliere lo sviluppo cronologico nell'uso di una stessa area cimiteriale. A partire dal nucleo originario, più antico, una necropoli si sviluppa generalmente con un ampliamento dell'area utilizzata: tale ampliamento segue prevalentemente una direttrice lineare o radiale. Spesso la direttrice risulta condizionata dalla conformazione del terreno, che può essere di origine naturale (presenza di pendii, corsi d'acqua ecc.) o artificiale (fossati); osservando la distribuzione di particolari categorie di oggetti all'interno della necropoli è possibile talvolta determinare le modalità cronologiche dell'ampliamento. L'analisi topografica è un altro strumento utilizzato per ricostruire l'organizzazione sociale della comunità e consente di cogliere aggregazioni più o meno consistenti di sepolture appartenenti ad una stessa fase cronologica, individuate sulla base di più criteri tra loro correlati (rito funebre, forma e struttura della tomba, sesso, ricorrenza di determinate combinazioni di elementi di corredo, ecc.). Negli ultimi decenni l'uso combinato delle due analisi precedentemente delineate è stato applicato con esito soddisfacente a molti contesti funerari. In Europa, per quanto riguarda le necropoli riferibili al periodo che va dal Calcolitico all'età del Ferro, è stato possibile, in particolare, evidenziare differenti modalità di distribuzione spaziale delle sepolture che sono state interpretate in termini di gruppi familiari e di deposizione dei defunti in base a sesso, parentela e status. Questo metodo è stato applicato, ad esempio, nello studio della necropoli monumentale di Los Millares (Almería, Spagna), eponima della locale facies culturale del Calcolitico. Nell'esame di questa necropoli una particolare attenzione è stata riservata alle sepolture collettive in tombe monumentali (corridoio di pietre a secco, ambiente circolare e copertura a falsa cupola) che costituiscono il gruppo più consistente. Lo studio di queste sepolture richiede infatti una cautela particolare: la loro analisi può evidenziare, nel migliore dei casi, un modello di comportamento generale della società piuttosto che un atto specifico, dal momento che in queste tombe sono rappresentate le testimonianze di attività che si sono prolungate per decine e, a volte, per centinaia di anni. La distribuzione nell'ambito della necropoli dei beni di prestigio ‒ oggetti di materiale prezioso di origine non locale quali, tra l'altro, avorio, gusci di uova di struzzo, ceramica fine, oggetti di rame ‒ ha evidenziato un ristretto numero di tombe collettive nelle quali tali oggetti sono più numerosi e la cui posizione topografica è concentrata prevalentemente nell'area centrale della necropoli; intorno ad esse sono distribuite le tombe con un numero minore di tali oggetti e quelle che ne sono totalmente prive. Sulla base di questo tipo di distribuzione è stata avanzata l'ipotesi che nell'articolazione della necropoli di Los Millares si rifletta una società di tipo gerarchico nella quale l'accesso ai beni di prestigio era appannaggio di un'élite, la cui esistenza trova ulteriore riscontro nell'adiacente abitato fortificato, sito strategico per il controllo delle risorse idriche in una zona prevalentemente arida. Nel corso dell'età del Bronzo le divisioni sociali si fanno più marcate e tale cambiamento è largamente percepibile nei ricchi corredi che accompagnano, in Europa, le monumentali sepolture sotto tumulo del Bronzo Antico e Medio. Del tutto diverse si presentano invece le testimonianze funerarie relative alla tarda età del Bronzo (XIII-VIII sec. a.C.). In questo periodo prevale, in gran parte dell'Europa, il rito della cremazione che prevede la raccolta delle ceneri dei defunti in ossuari a loro volta deposti in fosse praticate nel terreno nell'ambito dei cosiddetti Campi d'Urne. In questi immensi cimiteri, il cui uso si prolunga per diversi secoli e che contengono a volte migliaia di sepolture ammassate le une sulle altre, lo status del singolo individuo appare, per lo più, completamente oscurato dalle norme imposte dal rito in un apparente quadro egalitario della società. Tra i cinerari, per lo più privi di segnacoli e di vere e proprie coperture, non si notano articolazioni nelle quali poter riconoscere particolari aggregazioni familiari. In maniera analoga i rispettivi insediamenti, con lo spazio rigorosamente ripartito, non mostrano differenze nella pianta e nelle dimensioni delle abitazioni tali da far supporre la presenza di gerarchie sociali. Nell'Europa centrale il passaggio dalle necropoli ad incinerazione dei Campi d'Urne dell'età del Bronzo a quelle a inumazione sotto tumulo dell'età del Ferro della cultura di Hallstatt (750-500/400 a.C.) sottintende un profondo cambiamento delle comunità. Si evidenziano un riassetto territoriale, caratterizzato in prevalenza da insediamenti fortificati di tipo "principesco" e, nell'ambito delle pratiche funerarie, la comparsa di un nuovo status symbol nel corredo funerario della classe aristocratica: ricchi corredi con armamento da cavaliere e/o equipaggiamento da carro spesso all'interno di tombe a tumulo. Lo studio della distribuzione dei vari tipi di corredo e dei riti funerari, ovvero l'analisi topografica, nelle due vaste necropoli di Hallstatt e Hallein, prossime alle miniere di sale e alle risorse metallifere della regione di Salisburgo (Austria), prese ad esemplificazione per la ricostruzione del sistema sociale dell'età del Ferro nell'Europa centrale, ha permesso di evidenziare che le sepolture avvenivano sulla base di precisi rapporti sociali che si rispecchiano in aggregazioni di tombe secondo un modello di comunità ormai stratificata, articolata in gruppi gentilizio-clientelari.
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di Daniele Vitali
Nell'età di Hallstatt il tipo di tomba dominante nei territori che vanno dalla Boemia alla Baviera fino alla Borgogna è quella del tumulo che ricopre una camera funeraria. Alcuni tumuli sono di dimensioni notevoli, come quello del Magdalenenberg, nella Foresta Nera, del diametro di 102 m, la cui camera lignea misurava 6 × 8 m. I legni che la formano furono abbattuti nel 551 a.C. I tumuli sono situati nelle vicinanze di una "residenza principesca", isolati o in gruppo, e i più importanti contengono un carro cerimoniale a quattro ruote, che accompagna il defunto inumato. L'esplorazione della tomba a tumulo ancora integra di Eberdingen- Hochdorf ha mostrato la ricchezza del corredo principesco e i numerosi elementi in materiale organico (pelli, tessuti), che adornavano la camera o vestivano il defunto. Al carro a quattro ruote con timone, giogo e bardatura del cavallo si associano un lungo divano di bronzo su ruote, un calderone bronzeo di fattura greca e nove corni potori. L'inumato portava un cappello conico di corteccia di betulla. Il tumulo del "principe" di Hochdorf (550-500 a.C.) appartiene a una serie di tumuli intorno a Ludwigsburg riferibili alla residenza principesca di Hohenasperg. Ai piedi del Mont-Lassois, in Borgogna, si trova una tomba altrettanto eccezionale riferibile a una donna deposta sulla cassetta di un carro cui erano state smontate le quattro ruote. Un cratere di bronzo di fattura greca alto 1,68 m era accompagnato da kylikes attiche, una brocca e bacili di bronzo etruschi e, inoltre, da oggetti di lusso esotici e da un torquis con tamponi globulari, d'oro massiccio. Nella VI camera lignea di Hochmichele, presso la Heuneburg, erano invece stati deposti due inumati, un uomo e una donna, l'uno a fianco dell'altra, con un carro a quattro ruote, finimenti equini, oltre a un ricco corredo (seconda metà del VI sec. a.C.). Alcuni tumuli del Württemberg recavano alla sommità una stele antropomorfa o una statua in pietra, come quella scoperta a Hirschlanden. La presenza di questo tipo di stele sembra essere una caratteristica della regione tra Tubinga e Ludwigsburg. Nella tarda età di Hallstatt e all'inizio dell'età di La Tène (LT), i ricchi corredi delle tombe a nord delle Alpi hanno come elemento costante una brocca di bronzo, generalmente di produzione etrusca, che, legata al consumo del vino, esprime il particolare prestigio sociale del defunto. L'area dei tumuli fu occupata da tombe secondarie, per lo più a inumazione, riferibili ai discendenti sepolti intorno al capostipite comune o ai componenti della corte principesca. Nel tumulo del Magdalenenberg ne sono state scoperte 136 disposte in cerchi concentrici attorno alla tomba centrale. In quello di Hochdorf ne sono state individuate 4. Anche nei tumuli hallstattiani del Giura si trovano la tomba principale dell'età di Hallstatt e tombe secondarie tardohallstattiane e del LT A, che mostrano la continuità di pratiche e rito fino al V sec. a.C. Lo stesso fenomeno si riscontra a nord del gruppo hallstattiano occidentale, nell'area del medio Reno, dove è stata identificata la cosiddetta "cultura dell'Hunsrück-Eifel". Qui le tombe di tipo principesco continuano fino alla prima metà del IV sec. a.C. I siti principeschi che associano tombe di rango e necropoli con tombe più modeste sono rari, mentre nell'area dell'Hunsrück- Eifel le necropoli principesche sono separate da quelle del resto della popolazione. Le diversità dimensionali dei tumuli e dei rispettivi corredi hanno fatto parlare di élite gerarchizzata. Nell'ambito di alcune necropoli a Vix (Les Herbues) e al Glauberg sono state scoperte di recente due aree delimitate da fossati da cui provengono sculture antropomorfe di pietra che forse rappresentavano dei personaggi eroicizzati. Tali strutture definirebbero dunque delle aree cerimoniali aristocratiche, integrate nello spazio funerario. Per l'età di La Tène è soprattutto l'area della Champagne che fornisce migliaia di tombe, generalmente a inumazione, facenti parte di estese necropoli. Nelle tombe più ricche prosegue la deposizione di un carro da guerra a due ruote, rivelatore del rango sociale del defunto, quasi sempre un uomo accompagnato dalle proprie armi: prima il pugnale poi la spada, lance e giavellotti e talvolta l'elmo. Sono anche presenti brocche di bronzo di produzione etrusca. Le fosse si adattano alla forma del carro e spesso si prolungano in una cavità destinata a ricevere il timone e la bardatura del cavallo (Somme-Bionne). Le tombe a carro sono maggiormente diffuse nella Champagne (200 ca.), ma appaiono anche in altre regioni europee: nelle Ardenne (15 ca.), nel medio Reno (30), in area britannica dove sono rare ad eccezione della zona a oriente dello Yorkshire (Arras, Garton Slack, Wetwang Slack). Si hanno corredi molto ricchi con brocche bronzee provenienti dall'Etruria. Ampie necropoli formatesi a partire dal LT A (Dürrnberg, Saint-Sulpice e Münsingen, Jenisuv Ujezd), esemplari per la regolarità della stratigrafia orizzontale e la combinazione statistica dei corredi, hanno permesso di definire lo sviluppo cronologico, la situazione socio-economica e l'evoluzione dei gruppi cui sono appartenute. I movimenti migratori che dal IV sec. a.C. si hanno verso l'Italia e l'area danubiana e all'interno dello stesso mondo celtico (dall'Europa centrale, dalla Renania, dall'area danubiana, dalla Svizzera verso l'alta Marna) vedono una riorganizzazione dei territori; nuove forme di occupazione del suolo coinvolgono anche l'organizzazione degli spazi funerari. Caratteristiche sono le necropoli formate da poche decine di tombe interpretate come la prova di un calo demografico connesso con le migrazioni. Alcuni autori parlano di decentralizzazione delle necropoli in rapporto ai rispettivi abitati rurali. Importanti sono le tombe dei guerrieri, armati di lunga spada di ferro e di altre armi complementari offensive (lance) o difensive (scudo). La diffusione di un particolare tipo di parure costituito dal torquis e da due anelli da caviglia, portato dalle donne di alcuni gruppi celtici, permette di seguire gli spostamenti di tali popolazioni, tra V e III/II sec. a.C. dalla Germania centrale e dall'area danubiana verso il resto dell'Europa. Durante il La Tène medio avvengono grandi trasformazioni che segnano una rottura col passato. Numerosi santuari scoperti in Piccardia (Gournay-sur-Aronde, Ribemont-sur-Ancre) e in altre regioni del mondo celtico vedono associati armi, animali e ossa o scheletri umani. Non si tratta di necropoli, ma di nuove forme di riti che prevedono l'esposizione e la manipolazione di cadaveri, deposti, dopo un certo tempo, all'interno di fossati o strutturati in un ossario. Col La Tène finale la documentazione migliore di tombe e necropoli si ha nella Champagne, nella regione di Treviri-Lussemburgo e di Francoforte sul Meno, nella Gallia centrale, in Inghilterra. Particolarmente numerose sono le tombe di guerriero, talune con corredi eccezionalmente ricchi di vasellame, utensili da banchetto, anfore vinarie, faune (Clémency, Goeblingen-Nospelt, Châtillon-sur-Indre). Anche nell'Italia settentrionale e in Ticino si hanno necropoli di questo periodo (Ornavasso, territorio veronese). Il rito prevalente è quello incineratorio, ma si hanno anche casi di biritualismo. Il carro da guerra, ove presente, essendo stato bruciato col defunto, è rappresentato dalla deposizione di alcune parti metalliche. Pochi sono gli oppida cui sono associate delle necropoli, mentre più noto è il mondo dei morti in ambiente rurale. La documentazione archeologica mostra una grande varietà di situazioni che vengono fatte corrispondere con le varietà sociali, etniche e geografiche e con le diverse individualità dei popoli celtici. Un passo di Cesare descrive la magnificenza con la quale erano seppelliti i Galli (VI, 19).
A. Haffner, Das Gräberfeld von Wederath-Belginum vom 4. Jahrhundert vor bis zum 4. Jahrhundert nach Christi Geburt, in Gräber - Spiegel des Lebens, Zum Totenbrauchtum der Kelten und Römer am Beispiel des Treverer- Gräberfeldes Wederath-Belginum, Mainz a. Rh. 1989, pp. 37-76; P. Meniel, Les animaux dans les pratiques funéraires des Gaulois. Les Celtes en Normandie; les rites funéraires en Gaule, in Revue Archéologique de l'Ouest, suppl. 6, 1993, pp. 285-90; S. Verger, De Vix à Weiskirchen. La transformation des rites funéraires aristocratiques en Gaule du Nord et de l'Est au Ve siècle avant J.-C., in MEFRA, 107 (1995), pp. 335-458; J.-L. Brunaux - G. Leman-Delerive - C. Pommepuy (edd.), Les rites de la mort en Gaule du Nord à l'Âge du Fer, Actes de la Table-Ronde de Ribemont-sur-Ancre, 1997, in RAPicardie 1998.
di Enrico Pellegrini
L'esame delle tombe e della loro organizzazione nelle necropoli riveste una particolare importanza nell'ambito degli studi di archeologia volti ad indagare l'assetto sociale e le concezioni religiose delle comunità preistoriche così come il rapporto tra queste comunità e il territorio in cui esse vivevano. Accanto a questo importante aspetto, l'analisi specifica delle singole strutture funerarie, a volte assai complesse e di aspetto monumentale, offre un ulteriore motivo di interesse per le informazioni che le tombe possono fornire sullo stato delle conoscenze tecniche raggiunto dalle società che le hanno costruite. L'esame delle tipologie sepolcrali attestate nell'area europea nel corso della preistoria offre, infatti, un'ampia varietà relativamente alla forma, alle dimensioni e al materiale impiegato nella costruzione delle strutture funerarie, nonché in relazione alle singole culture ed ai periodi cronologici.
Il radicale mutamento del modo di vita che è alla base della cosiddetta "rivoluzione neolitica" ‒ la sedentarizzazione della popolazione ed il controllo della produzione del cibo ‒ coinvolse, insieme all'organizzazione sociale e alle credenze religiose delle comunità, anche il rituale funerario e le strutture destinate ad accogliere i defunti in un complesso intreccio di relazioni. La presenza di aree formalmente adibite alle sepolture, già attestata durante il Mesolitico in alcune aree dell'Europa occidentale e settentrionale (Portogallo, Bretagna, Danimarca), non è documentata nelle fasi più antiche (VI millennio a.C.) del Neolitico dell'Europa sud-orientale, dove le poche sepolture attribuibili a questo periodo sono state rinvenute all'interno degli abitati. Si tratta per lo più di sepolture di bambini deposti in semplici fosse scavate appositamente nel terreno o che riutilizzano strutture realizzate per altri scopi (quali i pozzetti per la conservazione dei cereali), ma sono attestate anche sepolture di individui adulti ‒ sia maschi che femmine ‒ deposti, sempre in fossa, in prossimità di abitazioni o di strutture ormai abbandonate; la semplice struttura della fossa scavata nel terreno è impiegata anche per le sepolture ad incinerazione, la cui pratica risulta già attestata in questa prima fase del Neolitico (Soufli, Tessaglia). Pratiche rituali analoghe a quelle dell'Europa sud-orientale, compresa quella della cremazione del defunto, sono osservabili nel Neolitico antico a Ceramica Impressa del Mediterraneo occidentale. Sepolture all'interno degli abitati sono attestate nell'Italia meridionale, dove si rinvengono inumazioni prevalentemente individuali, in posizione rannicchiata o distesa, deposte in fosse semplici situate nei pressi (Ripabianca di Monterado nelle Marche) o all'interno di strutture abitative (fase I di Rendina in Puglia); talvolta i corpi sono deposti in ingrottamenti ricavati nei fossati di recinzione dell'abitato (Masseria Valente sempre in Puglia). In Italia, Grecia, Spagna e Francia meridionale sono tuttavia numerose anche le sepolture in grotta insieme alle quali sono frequenti le attestazioni di pratiche cultuali (Grotta Continenza di Trasacco e Grotta dei Piccioni in Italia; Grotta di Franchthi in Grecia); questi modi di sepoltura sono attestati ancora nella prima metà del V millennio a.C. Le prime necropoli compaiono nell'Europa centrale con i gruppi Linienbandkeramik (o Linearbandkeramik, LBK) del Neolitico antico (metà circa del VI millennio a.C.). In concomitanza con la comparsa di siti abitativi stabili e sulla base dei nuovi rapporti che regolano il controllo e l'accesso alle risorse economiche (le terre coltivabili) da parte delle comunità in aree di interesse cruciale, ma con risorse limitate, si diffonde gradatamente, dapprima nell'ambito di gruppi corporati, l'uso di adibire aree specifiche alla sepoltura dei defunti; in questi contesti i cimiteri sono, allo stesso tempo, luogo di culto degli antenati e di legittimazione rispetto al possesso del territorio. I cimiteri dei gruppi LBK comprendono sepolture sia ad inumazione sia ad incinerazione per la maggior parte di individui adulti, mentre i bambini continuano ad essere sepolti prevalentemente all'interno degli abitati; nel grande cimitero di Elsloo (Olanda) sono state rinvenute più di cento deposizioni, oltre la metà delle quali ad inumazione. Le strutture funerarie delle necropoli LBK sono costituite da semplici fosse ovali di piccole dimensioni scavate nel terreno con deposizioni in maggior parte individuali; ad Elsloo è stata ipotizzata l'esistenza di segnacoli che individuavano le sepolture. Così come avviene per l'Europa sud-orientale, anche nei gruppi LBK è utilizzata, per le sepolture ad incinerazione, la struttura a fossa semplice con le ceneri deposte direttamente sul fondo della fossa. L'esistenza di strutture più articolate nelle necropoli LBK sembra attestata a Sondershausen (Germania), dove la presenza di buchi di palo nelle vicinanze delle fosse sepolcrali ha fatto ipotizzare l'esistenza di coperture lignee. L'uso di elementi lignei è ben attestato nelle strutture funerarie dell'orizzonte antico della cultura del Bicchiere Imbutiforme (Trichterbeker o TRB), diffusa nella seconda fase del Neolitico dell'Europa settentrionale (IV millennio a.C.). Nella necropoli di Konens Høj (Danimarca) è stato identificato un tipo di tomba che riproduce, con pali lignei e uno zoccolo in pietra, una struttura "a tenda"; in diversi siti della Danimarca (Skibshøj, Bygholm Nørremark) la camera funeraria, costituita da un ambiente rettangolare realizzato in legno e pietra, era coperta da un tetto di legno. In altri casi la struttura lignea, la cosiddetta "casa dei morti", è situata accanto alla tomba vera e propria; nella necropoli di Herrup (Jutland) la "casa dei morti" è situata solitamente ad ovest di una coppia di tombe a pianta ellittica scavate nella terra e ricoperte di pietra; le file costituite da questo insieme raggiungono talvolta una lunghezza notevole (fino a 1700 m nella necropoli di Vroue Hede); queste attestazioni si collocano nel corso della seconda metà del IV millennio a.C. Le conoscenze attuali permettono di collocare nella prima metà del V millennio a.C. la comparsa, nella Francia occidentale, delle più antiche strutture tombali collettive a carattere monumentale. Si tratta di lunghi tumuli di terra che coprono camere funerarie, generalmente singole, realizzate in questa fase senza l'ausilio di elementi litici di grandi dimensioni; successivamente, l'impiego di pietrame compare nella costruzione dei tumuli e la tecnica megalitica nella realizzazione della camera funeraria. Agli inizi del IV millennio a.C. il tipo di struttura funeraria collettiva priva di elementi megalitici si ritrova, con caratteristiche comuni, in gran parte dell'Europa settentrionale (Inghilterra, Germania settentrionale, Polonia, Paesi Bassi, Danimarca), ma non nell'Europa meridionale, facendone ipotizzare la derivazione da un comune centro di origine localizzabile nella regione atlantica francese. In Francia i tumuli di terra sono numerosi in Bretagna e nell'area centro-occidentale (Charente-Maritime). Nel distretto di Carnac in Bretagna predomina la forma trapezoidale allungata: le dimensioni medie sono di circa 70 m di lunghezza e 10-12 m di larghezza; l'altezza è di 2-3 m; nello Charente- Maritime sono stati individuati numerosi tumuli distribuiti in più necropoli, alcuni dei quali di dimensioni imponenti. Dimensioni notevoli hanno anche i tumuli funerari di terra (earthen long-barrows) attestati in Gran Bretagna durante il Neolitico (IV millennio a.C.), alcuni dei quali presentavano strutture lignee esterne (Fusell Lodge). La lunghezza dei tumuli è compresa tra i 30 e 120 m; eccezionale risulta quella del tumulo di Maiden Castle, di oltre 500 m. A fronte di strutture esterne così imponenti, le camere funerarie, realizzate con elementi lignei, appaiono modeste; le tombe, collocate generalmente all'estremità orientale del tumulo, contengono in media circa sei sepolture deposte direttamente sul suolo o, più raramente, in fosse, fino ad un massimo di 50 inumazioni (Fussel Lodge). Le più antiche strutture funerarie che utilizzano lastre di pietra di grandi dimensioni compaiono intorno al 4700 a.C., durante il Neolitico medio, ancora una volta nella Francia occidentale, dove costituiscono i primi esempi di architettura monumentale. Si tratta, in questo caso, di tumuli di pietre (cairn) che ricoprono una serie di tombe a corridoio con camere funerarie semplici realizzate sia con la tecnica delle pietre a secco sia con la tecnica megalitica. La comparsa di strutture realizzate con la tecnica megalitica costituisce un'ulteriore innovazione nell'ambito dell'architettura funeraria. Tale tecnica ebbe diffusione in tutta l'Europa con notevoli sviluppi fino all'età del Bronzo. I pochi siti della Francia che hanno fornito dati per lo studio antropologico (la Hogue, la Hoguette, Vierville-sur-Mer, Normandia) mostrano che, nelle fasi più antiche, le deposizioni all'interno delle strutture funerarie vere e proprie erano in numero limitato (in media una decina); ciò spiega la presenza di più tombe all'interno di singoli cairn e dei numerosi rifacimenti ed ampliamenti dei tumuli in occasione della realizzazione delle nuove strutture funerarie. È stato ipotizzato che la presenza di diverse camere funerarie all'interno del tumulo risponda ad una divisione in gruppi all'interno del villaggio. Diversi studiosi hanno sottolineato l'assenza durante il Neolitico delle tombe megalitiche nell'Europa centrale e sudorientale, aree nelle quali sono attestati grandi villaggi di lunga durata con abitazioni complesse, e la concentrazione di questi monumenti in una vasta zona dell'Europa nord-occidentale nella quale gli insediamenti sono di piccola entità e le abitazioni presentano un impianto semplice. Alla luce di queste osservazioni i monumenti funerari megalitici, nei quali i defunti sono sepolti per più generazioni, avrebbero avuto la funzione di luogo di riferimento per il culto degli antenati e per le pratiche rituali, analogamente a quanto è stato ipotizzato per le aree cimiteriali. Nel corso del suo sviluppo l'architettura monumentale megalitica ha prodotto una considerevole quantità di tipi di strutture funerarie, in rapporto alle singole aree geografiche e culturali e alle varie fasi cronologiche; la concentrazione maggiore di questi monumenti è attestata in Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Irlanda, Penisola Scandinava e Germania settentrionale. In Francia il tipo di struttura megalitica più antica è costituita dalla tomba a corridoio (dolmen a corridoio) o sepoltura megalitica a camera e a corridoio. Lungo la costa atlantica della Francia, i tumuli di pietre possono coprire un unico dolmen; in questo caso è possibile che le strutture funerarie siano talvolta raggruppate in necropoli. Tra i dolmen singoli può essere ricordato quello di Gavrinis, nell'isolotto di Morbihan, il quale, come altri dolmen della Bretagna, reca decorazioni incise sulle lastre megalitiche, sia di stile naturalistico sia geometrico; per alcune di queste strutture con decorazioni più elaborate è stata ipotizzata una valenza cultuale accanto a quella funeraria. Nel sito di Bougon (Deux-Sèvres) la presenza di più tumuli costituisce un esempio di "necropoli megalitica". A Bougon sono attestati cinque tumuli, due dei quali a pianta circolare; il sito è stato in uso dalla fine del V millennio a circa il 2000 a.C. I tumuli più antichi sono di tipo rettangolare e allungato e racchiudono alcune camere funerarie a pianta circolare contenenti poche deposizioni; la struttura più recente è a pianta circolare con una camera funeraria singola che contiene circa 200 deposizioni; le imponenti trasformazioni che hanno coinvolto le strutture megalitiche hanno fatto ipotizzare che il sito abbia svolto la funzione di centro rituale nelle ultime fasi. Diffuso anch'esso nell'area nord-occidentale nel corso del III millennio a.C. il tipo della allée couverte, tomba collettiva megalitica che può contenere anche alcune centinaia di individui, è caratterizzato dalla lastra forata che mette in comunicazione l'anticamera con la camera funeraria. Nella Penisola Iberica la struttura funeraria prevalente è costituita dal dolmen a corridoio che compare, con gli esemplari più antichi, intorno alla metà del V millennio a.C. in Portogallo, nella regione dell'alto Alentejo; in molti casi la riutilizzazione delle strutture in epoche successive rende tuttavia difficile una precisa attribuzione cronologica delle più antiche fasi di utilizzo dei monumenti megalitici, localmente denominati antas. Nel Sud-Est spagnolo strutture funerarie megalitiche sotto tumulo, costituite da una camera funeraria a pianta circolare delimitata da lastre verticali e con copertura a falsa volta, sono associate alle fasi finali (fine del IV millennio a.C.) della cultura di Almería del Neolitico medio. Secondo diversi studiosi questo tipo di struttura funeraria avrebbe origine locale e rappresenterebbe lo sviluppo delle tombe attestate nelle fasi più antiche della cultura di Almería. Queste ultime, nella regione di Granada, sono costituite da fosse circolari, delimitate da muretti a secco o lastre verticali, accessibili tramite un corridoio. Gli esempi più imponenti e di tipologia evoluta (Neolitico finale/Eneolitico) sono attestati nel complesso megalitico di Antequera, a nord di Malaga, costituito da tre tumuli di enormi dimensioni. Caratteristica peculiare dell'area occidentale della Penisola Iberica è la presenza di decorazione dipinta documentata in alcuni dolmen del Portogallo che attesta le molteplici valenze cultuali di questi monumenti; nel dolmen con lungo corridoio di Juncais (Viseu) è rappresentata una scena di caccia al cervo in cui un uomo che tende un arco è accompagnato da un cane. Numerosi sono anche i tipi di strutture funerarie megalitiche che si riscontrano a partire dal Neolitico medio nella Gran Bretagna e in Irlanda; qui il tipo più antico, di struttura particolare, è rappresentato dal "dolmen a cortile" (court-tomb) diffuso, nella prima metà del IV millennio, in Irlanda e Scozia. La struttura si compone di un cairn allungato che racchiude una o più camere aperte su una specie di cortile costituito da un fronte concavo o da un ambiente ovale completamente chiuso; le camere, realizzate con la tecnica megalitica, sono simili a un corto corridoio e sono ripartite con blocchi più bassi, in 2 o 4 celle. È stato ipotizzato che la court-tomb, con il suo cortile, abbia avuto piuttosto la funzione di centro cerimoniale, ma l'utilizzazione come monumento sepolcrale per sepolture collettive è accertata in diversi casi (ad es., Creggandevesky, contea di Tyrone, dove furono rinvenuti i resti cremati di almeno 21 individui). I dolmen a corridoio (passage-graves) costituiscono il monumento megalitico più diffuso in Irlanda. Spesso queste strutture, in cui erano deposti i resti incinerati dei defunti insieme a pochi oggetti di corredo personale, sono raggruppate a formare vere e proprie necropoli. Particolarmente importante è la regione della valle del Boyne in cui sono concentrati alcuni degli esemplari tra i più imponenti: Newgrange, Knowth e Dowth. Realizzati intorno al 3000 a.C., i tumuli principali furono circondati in seguito da tombe di dimensioni più ridotte. Nella Germania settentrionale e in Danimarca, nell'ambito della cultura TRB, prevalgono i tumuli a pianta trapezoidale, talvolta raggruppati in necropoli; in Cecoslovacchia e in Polonia il tipo di tumulo caratteristico è quello denominato Cuiavia; si tratta di tumuli di terra lunghi fino a 150 m che ricoprono una camera funeraria realizzata in pietra e legno al cui interno è solitamente deposta una singola sepoltura ad inumazione in una fossa ricavata sul pavimento. Alcuni studiosi hanno evidenziato le analogie che legano il tipo della "lunga casa" della tradizione LBK e i tumuli monumentali. In tutta l'area mediterranea, nel corso del IV millennio, le sepolture collettive avvengono sia in tombe costruite con la tecnica megalitica sia in ambienti ipogei scavati nella roccia. Accanto all'uso di cavità naturali, nell'Egeo (Attica ed Eubea), nella Penisola Iberica, nel Sud della Francia, nelle Baleari, nell'area sud-orientale nella penisola italiana, in Sicilia, in Sardegna e nell'Isola di Malta le deposizioni funerarie collettive avvengono in cavità artificiali. Particolarmente elaborati sono gli ipogei della Sardegna con corridoio d'accesso, anticamera e celle funerarie con pareti scolpite (Santu Pedru), ma il monumento più imponente di questo tipo è l'ipogeo di Hal Saflieni, nell'Isola di Malta. Si tratta di una costruzione labirintica scavata nella roccia su tre piani che si estende per circa 145 m² e che raggiunge una profondità massima di 10,6 m dalla superficie. La struttura, iniziata alla fine del V millennio, fu ampliata successivamente nel corso di più secoli. In alcuni ambienti la roccia è stata lavorata imitando elementi architettonici, in altri sono presenti motivi dipinti. L'ipogeo fu usato per diversi scopi; oltre che come luogo per la deposizione dei morti (si rinvennero più di 7000 scheletri) vi si praticava anche il culto degli antenati, documentato da sacrifici di animali.
Le monumentali tombe dell'Europa occidentale e settentrionale, la cui costruzione richiese l'impiego di migliaia di ore di forza-lavoro, furono realizzate per rafforzare la coesione delle comunità e per mantenere l'integrità territoriale; a partire dalle fasi avanzate dell'età del Rame, insieme con la comparsa di differenziazioni all'interno delle società e con l'enfatizzazione del ruolo del maschio-guerriero, le strutture funerarie perdono gran parte del loro aspetto imponente e, allo stesso tempo, si diffondono le sepolture individuali associate a corredi di particolare ricchezza e prestigio; i cimiteri sono ora numerosi. Questo sostanziale cambiamento appare più precoce nelle aree dell'Europa sud-orientale, prossime ai centri più evoluti del Vicino Oriente. In molte aree dell'Europa nord-occidentale e del Mediterraneo occidentale la tecnica megalitica continua invece ad essere impiegata nella costruzione delle strutture funerarie fino all'età del Bronzo, ma con forme meno imponenti. Nella cultura Seine-Oise-Marne dell'età del Rame le tombe megalitiche a corridoio sono completamente interrate in una trincea rettangolare; nella Francia orientale, nella Svizzera e nell'Italia nord-occidentale (Saint-Martin-de-Corléans, Aosta) durante l'Eneolitico sono documentate tombe a cassone (ciste) realizzate con lastre di pietra; tombe a cassone raggruppate in necropoli e wedge-tombs ("tombe a cuneo", ossia tombe megalitiche a corridoio caratterizzate dall'avere il fondo della camera più stretto) sono presenti in Irlanda tra la fine dell'età del Rame e l'antica età del Bronzo. Anche nelle isole del Mediterraneo occidentale ‒ Corsica, Sardegna e isole Baleari (navetas) ‒ e nell'Italia meridionale la costruzione di tombe collettive megalitiche continua nell'età del Rame e nelle fasi antiche dell'età del Bronzo. In Sardegna, le tombe più antiche che utilizzano la tecnica megalitica sono peculiari della facies eneolitica di Arzachena (fine IV millennio a.C., complesso di Li Muri di Arzachena) e sono costituite da strutture del tipo a cista situate all'interno di recinti circolari realizzati con lastroni. Analogamente a quanto avviene in Corsica, la comparsa dei dolmen in Sardegna è recente e si colloca agli inizi del III millennio a.C. Tra i tipi caratteristici se ne ricorda uno nel quale la struttura dolmenica si integra con una parte scavata nella roccia; a partire dalla prima età del Bronzo sono attestate le cosiddette Tombe dei Giganti (tumbas de sos gigantes) costituite da lunghi corridoi terminanti in una facciata ad esedra di fronte alla quale si dovevano svolgere cerimonie rituali; il tipo può ricordare le court-tombs dell'Irlanda. Nell'Europa sud-orientale le prime culture che fanno uso del metallo compaiono agli inizi del IV millennio a.C. Nella cultura di Gumelniţa-Karanovo VI, diffusa in Romania, Bulgaria, sulla costa egea e in parte di quella anatolica, sono attestate sepolture individuali ad inumazione in fossa, in parte raggruppate in cimiteri disposti sia nei pressi degli abitati sia in posizione isolata; i defunti (maschi, femmine e bambini) mostrano un corredo personale che si differenzia per sesso ed età; spettacolare è la necropoli di Varna in Bulgaria con oggetti d'oro e un complesso rituale funerario. A partire dall'età del Rame (IV millennio a.C.), le strutture funerarie delle estreme regioni orientali dell'Europa (area delle steppe pontiche) sono caratterizzate all'esterno dalla presenza del kurgan (tumulo di terra), elemento che persiste nella tradizione funeraria fino all'epoca scitica. Nella cultura delle Tombe a Fossa datata al III millennio a.C. il tumulo, talvolta delimitato da un cerchio di pietre, comprende più fosse sepolcrali scavate nel terreno ricoperte da tavole di legno o da lastre di pietra; in alcune tombe della cultura di Majkop (Caucaso settentrionale) della tarda età del Rame il tumulo ricopre una camera funeraria realizzata in legno; le tombe della cultura delle Catacombe della prima età del Bronzo, diffusa nelle steppe dell'Europa sud-orientale, sono caratterizzate da uno stretto e lungo pozzo (fino a 4 m) fornito di gradini che permette l'accesso alla camera funeraria anch'essa scavata nel terreno; nelle pareti della camera, spesso rivestite di elementi vegetali (legno, canne, ecc.), sono ricavate alcune nicchie; il tumulo esterno, di altezza modesta, ricopre solitamente più di una "catacomba"; nella cultura dei Tronchi Tagliati della tarda età del Bronzo, presente nelle stesse aree, il tumulo ricopre sepolture deposte in bare ricavate da tronchi scavati o, più raramente, realizzate in pietra. In gran parte dell'area europea l'inizio del III millennio a.C., periodo nel quale la metallurgia del rame si è ormai consolidata, coincide con la comparsa della cultura della Ceramica a Cordicella (Schnurkeramik, Corded Ware) i cui caratteri omogenei si ritrovano dall'Ucraina ad est, fino alla Francia ad ovest, a sud fino alla Svizzera e a nord alla Svezia; sia la cultura della Ceramica a Cordicella sia la successiva ma, per le fasi più antiche parzialmente contemporanea, cultura del Bicchiere Campaniforme, anch'essa diffusa su una vasta area dell'Europa, sono conosciute essenzialmente sulla base delle testimonianze funerarie. Le sepolture della cultura della Ceramica a Cordicella si caratterizzano come inumazioni individuali sotto tumulo di terra; i tumuli sono di dimensioni modeste, da 1 a 2 m di altezza e fino a 15 m di diametro e appaiono delimitati da pali di legno o pietre; al centro contengono una sepoltura primaria alla quale, talvolta, si aggiungono sepolture secondarie; la deposizione del defunto avveniva in una semplice fossa scavata nel terreno o più raramente in una cassa lignea o di pietra; rare sono le sepolture ad incinerazione sotto tumulo (Schöfflisdorf in Svizzera). La maggior parte delle sepolture della cultura del Bicchiere Campaniforme dell'Europa centrale e nord-occidentale è costituita da deposizioni individuali in fossa semplice, talvolta sotto tumulo; più articolata appare la documentazione della Gran Bretagna: in Inghilterra, dove in alcuni casi sono riutilizzati monumenti più antichi (ad es., Stonehenge, West Kennet), prevalgono le sepolture individuali sotto tumulo, anche di grandi dimensioni, mentre in Scozia le deposizioni avvenivano per lo più in ciste litiche; in Francia le sepolture sono soprattutto collettive e fanno uso, nelle fasi più antiche, di strutture megalitiche; in Spagna, accanto al riutilizzo di strutture funerarie già esistenti, sono attestate sepolture collettive in ambienti scavati nella roccia (ad es., Palmela) o in grotte naturali (ad es., Verdelha dos Ruivos in Portogallo); nella fase tarda della cultura di Los Millares nella Spagna meridionale, la presenza di elementi del Bicchiere Campaniforme è attestata nelle monumentali tombe con camera a pianta circolare e copertura a falsa cupola.
Durante l'età del Bronzo si assiste, in Europa, a un forte incremento demografico che si rispecchia, oltre che nella maggiore ampiezza degli abitati, in un marcato incremento del numero delle necropoli e delle sepolture. In generale, durante l'antica e media età del Bronzo la pratica funeraria prevalente in gran parte dell'Europa è quella dell'inumazione in fossa semplice o sotto tumulo. Durante l'antica età del Bronzo la deposizione in fossa semplice, priva di qualsiasi segnacolo, è il modo di sepoltura più diffuso nell'Europa centrale e in Italia; nell'Europa settentrionale, nell'Europa occidentale e in Gran Bretagna perdura invece il metodo di sepoltura sotto tumulo, comparso con la cultura del Bicchiere Campaniforme. Durante la media età del Bronzo la sepoltura sotto tumulo diventa la pratica funeraria più diffusa in una vasta area dell'Europa centro-settentrionale, orientale e nord-occidentale; in gran parte dell'Europa centrale e orientale questo tipo di sepoltura si identifica con la cosiddetta cultura dei Tumuli (periodi B-C dell'età del Bronzo del sistema cronologico di P. Reinecke), ma tale pratica funeraria proseguirà anche nell'età del Ferro, in particolare con la cultura di Hallstatt dell'Europa centrale. All'interno dei tumuli la sepoltura può essere circondata da cerchi concentrici di pali lignei, da apprestamenti di pietre, ciste e vere e proprie camere funerarie realizzate in legno; un rituale complesso è attestato in Germania (Grünhof-Tepershude) dove la "casa dei morti", costruita in legno e contenente una singola deposizione, veniva bruciata prima della costruzione del tumulo. Accanto a queste, che costituiscono le tipologie più diffuse dei modi di sepoltura dell'antica e media età del Bronzo, sono comunque presenti altre tradizioni attestate in ambiti più ristretti: nell'Italia centrale e meridionale, in Francia e in Belgio, ad esempio, è documentata l'inumazione collettiva in grotte e anfratti naturali, mentre in Ungheria e in parte dell'Inghilterra è attesto il rito funebre dell'incinerazione; in Sicilia, nella tarda età del Bronzo sono diffuse necropoli ad inumazione con tombe a camera scavate nella roccia (Pantalica). Tra la tarda età del Bronzo e le fasi iniziali dell'età del Ferro (XIII-IX sec. a.C.) la cremazione del corpo del defunto, pratica attestata attraverso tutto il periodo della preistoria, diventa il rito funerario più diffuso; l'adozione di questo tipo di sepoltura, che giunge a interessare quasi tutta l'Europa con l'esclusione di parte della Penisola Balcanica e dell'area delle steppe, appare lenta e, durante le fasi iniziali, in diverse aree culturali, tra le quali l'Italia nord-orientale e l'Austria, sono praticati ambedue i riti funerari: quello tradizionale dell'inumazione e il rito dell'incinerazione. Nel rito funebre della cremazione le ceneri del defunto possono essere poste direttamente in una fossa scavata nel terreno, ma prevale di gran lunga la pratica di racchiuderle in vasi (urne) fittili o di metallo a loro volta deposti in fosse. Le urne assumono in alcuni casi la forma di capanne (Europa settentrionale, area tirrenica centro-settentrionale), le fosse sono talvolta protette da strutture litiche, senza elevato; la fossa che racchiude le ceneri può tuttavia anche essere sormontata da un tumulo. La grande concentrazione di urne funerarie che spesso si riscontra nell'Europa centrale ha dato a questi cimiteri il nome di Urnenfelder ("campi d'urne").
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di Enrico Pellegrini
La morte di un individuo costituisce un evento drammatico e lacerante per tutta la comunità sociale che, pertanto, deve essere "neutralizzato" con appropriati atti; tuttavia, dei complessi e molteplici aspetti cerimoniali e simbolici che possono essere messi in atto per ristabilire l'ordine e l'equilibrio sociale, l'archeologia preistorica è in grado di cogliere soltanto la parte conclusiva di questi riti: la sepoltura. L'esame dei riti funerari, volti ad ottenere lo status di antenato per il defunto, riveste un ruolo centrale negli studi di paletnologia; attraverso l'esame dei modi di sepoltura, ossia di tutto ciò che riguarda più propriamente la struttura funeraria, dei riti funerari (tipo di sepoltura adottato e relativo modo di deposizione) e del corredo che accompagna la sepoltura, il quale può essere composto da oggetti personali del defunto, da offerte (cibi, bevande, oggetti di prestigio) o mancare del tutto, si può elaborare un modello interpretativo relativo all'organizzazione e alle strategie della comunità dei vivi e al ruolo dell'individuo specifico. L'atto di seppellire i defunti, pur nella varietà dei modi stabiliti dai rituali delle singole culture, è una norma di profilassi pressoché universale; occorre tuttavia ricordare che le pratiche funerarie possono prevedere anche l'esposizione della salma agli animali predatori, oppure la sua deposizione in acque correnti o in aree paludose o, ancora, la dispersione delle ceneri dopo la cremazione con la conseguente scomparsa di ogni traccia del cadavere; queste ed altre usanze potrebbero rendere conto, in alcuni casi, dell'assenza di testimonianze relative alla sepoltura presso alcune culture preistoriche, la cui mancanza non sempre è possibile ricondurre a carenze d'indagini. Nell'ambito delle culture nelle quali è attestato il rito dell'inumazione, una cura specifica è riservata di solito alla disposizione del corpo del defunto e al suo orientamento; in mancanza di altri elementi del corredo questi aspetti del rituale funerario possono essere talvolta sufficienti a definire singole entità culturali; posizioni inusuali del corpo, come quella prona, possono indicare deposizioni di tipo particolare definite Sonderbestattungen ("sepolture speciali"). Nella pratica dell'incinerazione, il corpo era bruciato sul rogo e i resti (frammenti di ossa, ceneri ed eventuali oggetti personali) erano per lo più raccolti in un recipiente (urna), il quale a sua volta era deposto in una fossa; in diversi casi è stato possibile individuare l'area all'interno della necropoli nella quale avveniva la cremazione. Gli oggetti presenti all'interno della tomba possono essere appartenuti al defunto o costituire un'offerta: l'abbigliamento, nel suo significato più ampio, e gli oggetti ad esso correlati rientrano, ad esempio, nel primo caso; recipienti fittili, metallici o di materiale deperibile insieme a resti di cibi e bevande rientrano più frequentemente nel secondo caso; ancora, gli oggetti del corredo funerario possono essere stati deposti per assicurare al defunto un percorso agevole o accompagnarlo nella vita dell'aldilà, per impedire un suo ritorno nel mondo dei vivi, ecc. Generalmente si ammette che le disuguaglianze e le differenze, ma anche le caratteristiche comuni, osservabili tra sepolture di una stessa necropoli o tra necropoli di uno stesso ambito culturale riflettano in qualche modo l'organizzazione sociale della comunità dei vivi ed è per questo che lo studio delle aree funerarie è uno degli argomenti maggiormente trattato in archeologia. Negli ultimi decenni, l'approccio metodologico allo studio dei riti funerari e delle sepolture è divenuto più complesso e articolato; accanto alla tipologia degli oggetti e alla seriazione cronologica numerosi altri fattori intervengono nell'analisi: sesso ed età del defunto, orientamento della sepoltura e della tomba, esame del rituale del seppellimento e delle vicende, spesso complesse, che riguardano la singola tomba così come il rapporto tra questa e il territorio nel quale operava la comunità.
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di Luca Bachechi
L'identificazione di rituali funerari, per quanto riguarda il Paleolitico, costituisce un'impresa assai difficile poiché non si può affermare l'esistenza di un rito se non quando è possibile eliminare tutte le altre ipotesi (caso, funzione utilitaristica, ecc.) e dimostrare il suo carattere ripetitivo. L'ipotesi dell'esistenza, in questo periodo, di riti funerari è più che verosimile, ma lo stato attuale della documentazione non ne permette una conoscenza approfondita. Tuttavia, le sepolture costituiscono le migliori testimonianze della spiritualità dei popoli senza scrittura e rappresentano una testimonianza incontestabile dell'attenzione e del rispetto che gli uomini iniziarono ad attribuire al corpo dei loro defunti. Le più antiche inumazioni hanno fatto la loro comparsa circa 100.000 anni fa nel Vicino Oriente nell'ambito del Paleolitico medio, collegate a resti appartenenti sia all'uomo di Neandertal che all'uomo moderno (proto-Cro-Magnon). Questo non significa che in precedenza non fosse praticata alcuna forma di sepoltura: l'uomo esiste da alcuni milioni di anni e le sepolture che conosciamo, già ben strutturate, suggeriscono una piena coscienza della morte e del passaggio da uno stadio ad un altro; i motivi che hanno concorso alla scomparsa delle prime manifestazioni di una qualche forma di rito possono essere molti: il carattere fugace delle vestigia così come la stessa fragilità dei supporti materiali che sottintendono l'intenzione religiosa anteriormente alla realizzazione di qualsiasi manifestazione strutturale di carattere duraturo. Purtroppo non possediamo alcuna testimonianza riguardo alle pratiche funerarie e agli eventuali riti che potrebbero aver caratterizzato Homo erectus (1.500.000-300.000 anni fa), anche se recentemente nel complesso di Atapuerca in Spagna ne sono stati rinvenuti, in fondo ad un pozzo, i resti ossei appartenenti a oltre 30 individui. Se non si può parlare di sepoltura intenzionale nel vero senso del termine, è certo tuttavia che l'accumulo di questi corpi suggerisce un qualche tipo di concezione legata ai defunti. La situazione cambia radicalmente nel Paleolitico medio: a partire da circa 100.000 anni fa, agli autori del complesso tecnologico musteriano vengono attribuiti le prime inumazioni e i primi comportamenti rituali evoluti. Le sepolture certe di questo periodo provengono esclusivamente dall'Europa occidentale (Belgio e Francia), dal Vicino Oriente (Israele e Iraq) e dall'Asia centro-occidentale (Uzbekistan) e sono tutte in grotta o sotto riparo. Mentre le sepolture europee sono opera esclusiva dell'uomo di Neandertal, le inumazioni del Paleolitico medio nel Vicino Oriente costituiscono un fenomeno comune a due popolazioni distinte: proto-Cro-Magnon (Qafzeh e Skhul) e Neandertaliani (Shanidar, Amud, El Tabun, Kebara). In ambedue le aree le sepolture sono comunemente individuali, ma ne esistono anche doppie (La Ferrassie; Qafzeh 9 e 10; Shanidar VI e VII). Nelle proprie inumazioni l'uomo del Musteriano non applicava alcun tipo di selezione in funzione del sesso o dell'età; le deposizioni venivano spesso praticate in anfratti naturali localizzati presso le pareti delle grotte, ma non mancano esempi di inumazioni strutturate: può essere presente una fossa (La Chapelle-aux-Saints, La Ferrassie, Roc de Marsal, Qafzeh, Skhul, Teshik Tash) o una lastra litica che ricopre il cadavere (La Ferrassie). La posizione distesa sul fianco, con le gambe rannicchiate vicino al corpo sembra essere la più diffusa, ma esiste anche la posizione supina; in certi casi, nei corpi deposti sul dorso, la testa è stata sollevata grazie all'appoggio contro la parete della fossa. Le braccia possono essere distese o piegate e le mani appoggiare sul ventre, sul torace, sulle spalle o, infine, essere elevate a livello della testa. Talvolta sono stati trovati dei focolari (Shanidar) che sembravano avere un legame con le inumazioni, ma una loro reale relazione non è mai stata provata, come non è mai stata dimostrata l'utilizzazione volontaria di ocra da parte dell'uomo di Neandertal. Stabilire l'esistenza di eventuali corredi nelle sepolture musteriane costituisce un problema complesso: i livelli archeologici nei quali si trovano le sepolture sono spesso ricchi di reperti e il terreno di riempimento delle fosse degli inumati contiene ossa di animali e strumenti che possono esservi stati immessi insieme al sedimento. Anche i criteri adottati da alcuni autori per ipotizzare l'associazione tra individui e manufatti risultano molto soggettivi: ad esempio, la presenza di manufatti di accurata fattura o di materiale raro non è da mettere necessariamente in relazione con deposizioni presenti in prossimità. Nessuno studioso inoltre ha potuto stabilire con certezza eventuali relazioni con i materiali faunistici contenuti in piccole fosse scavate in prossimità delle sepolture (La Chapelleaux- Saints, Le Régourdou), o con quelli trovati al di sopra, al di sotto o intorno agli scheletri (Teshik-Tash). L'unica prova certa di deposizione intenzionale di elementi di corredo si ha nella sepoltura 11 di Qafzeh dove una parte del cranio di un cervide è stata trovata a diretto contatto con le palme delle mani, appositamente rivolte verso l'alto, del bambino inumato. Infine, è da segnalare che nel terreno di una delle deposizioni della Grotta di Shanidar è stata individuata una elevatissima quantità di polline, interpretata come il residuo di una deposizione di fiori, di colore giallo e azzurro, all'interno della fossa. Anche questa ricostruzione è stata messa in dubbio da numerosi studiosi. Con il Paleolitico superiore la documentazione inerente alle usanze funerarie diviene assai più abbondante e diffusa geograficamente; la struttura delle sepolture si fa più complessa ed è certa la funzione di corredo degli oggetti associati ai defunti: gli elementi di ornamento rinvenuti sugli inumati testimoniano una volontà di autodefinizione individuale, sociale o collettiva. Nella fase antica del Paleolitico superiore le testimonianze non sono molto numerose e sono riferibili prevalentemente all'ambito dell'Aurignaziano e del Sungiriano; alla fase medio-recente appartengono invece diverse decine di sepolture. Numerose tombe del Paleolitico superiore testimoniano una notevole diffusione di strutture annesse alle deposizioni: in alcuni casi lo scheletro è coperto da blocchi di pietra (Duruthy in Francia), in altri le pietre sembrano proteggere la testa (La Madeleine in Francia, Barma Grande I in Liguria), in altri ancora una sorta di cassetta ricopre la testa (Barma Grande III) o il corpo tutto intero (Mal'ta in Siberia). Esiste perfino un prototipo di dolmen a Saint-Germain-la-Rivière in Francia. Nell'Europa orientale sono presenti strutture in osso di mammut (Kostenki II). I corpi sono deposti generalmente su un fianco in posizione flessa, ma esistono anche casi di corpi allungati senza flessione di membra (La Madeleine), con una minima flessione (Combe-Capelle, Mentone, sempre in Francia), fino ad arrivare ad una vera e propria posizione seduta (Kostenki). Gli scheletri attribuiti agli individui maschili sono i più numerosi. La maggior parte degli inumati è accompagnata da un corredo. Le sepolture possono essere singole o collettive: a Prédmostí in Moravia, ad esempio, sono presenti ben 18 inumati. Sono presenti poche sepolture doppie (Grotta dei Fanciulli in Liguria, Sungir' I in Russia), ma ne esistono anche di triple (Roc-de-Sers, Barma Grande) e una contenente cinque individui (Cro-Magnon in Francia). Nel caso di inumazioni con più scheletri, potrebbe trattarsi sia di una sepoltura conseguente alla morte contemporanea di più persone, sia di un sacrificio umano che accompagnava il decesso di un altro individuo (Grotta del Romito in Calabria), senza escludere la possibilità che si trattasse del risultato di deposizioni successive di singoli cadaveri. Il legame tra sepolture e focolari talvolta presenti nei pressi non è dimostrabile con certezza: i corpi potrebbero essere stati deposti al di sopra o al di sotto di un focolare per celebrare un rito, ma la loro posizione potrebbe anche essere dovuta a una circostanza casuale. L'esame analitico delle sepolture trovate in Italia, che costituiscono il complesso più numeroso, mette in evidenza come quelle più antiche (riferite all'Aurignaziano, al Gravettiano e all'Epigravettiano antico) presentino una discreta varietà per quanto riguarda l'esistenza di una fossa e la sua profondità, la posizione dello scheletro, la disposizione degli arti; è frequente l'uso dell'ocra rossa, di strutture litiche di protezione, di strumenti di dimensioni eccezionali, talora impugnati; certamente alcuni cadaveri sono stati deposti con una veste e con acconciature, localizzate prevalentemente sul cranio. Nelle sepolture più recenti (dell'Epigravettiano recente) il cadavere è stato deposto quasi sempre in posizione supina, con gli arti distesi, di solito con scarso uso dell'ocra tranne che nella Caverna delle Arene Candide, con corredi costituiti da ciottoli sempre alle Arene Candide o da corna di Bovidi o cervi; le acconciature sono rare ad eccezione che nella Caverna delle Arene Candide, dove però sono diverse da quelle più antiche della medesima regione. È possibile che verso la fine del Paleolitico superiore alcune aree siano state adibite a sepolcreti: in questo senso sono stati interpretati, sia pure con riserve, alcuni ritrovamenti: le quindici sepolture delle Arene Candide in Liguria, le quattro (due delle quali bisome) della Grotta del Romito in Calabria e le almeno cinque inumazioni della Grotta di San Teodoro in Sicilia. Le deposizioni del Paleolitico superiore nel Vicino Oriente sono poco numerose: una, all'inizio del periodo (Ksar Akil livello XVII), mostra il corpo di un bambino inumato sotto blocchi di pietra e un'altra (Ein Guev XI) contiene i resti di una donna sepolta in posizione flessa e accompagnata da resti di gazzella. Anche nell'Epipaleolitico le sepolture continuano ad essere rare: la pratica di interrare i defunti è attestata a Kharraneh IV e a Ein Guev I; solo verso la conclusione di questa fase, nel Vicino Oriente come anche nell'Africa nord-orientale, la vita più sedentaria favorì il sorgere di necropoli con qualche decina di inumati. I corredi, più o meno abbondanti, sono presenti in quasi tutte le sepolture, sia maschili sia femminili, ma nonostante siano ben più ricchi di quelli del Paleolitico medio non permettono ancora di mettere in evidenza canoni precisi. La salma può essere accompagnata da strumenti litici, generalmente di pregevole fattura, da manufatti in osso o in corno e talvolta anche da piccole figurine antropomorfe (Brno II) o animali (Sungir' II) d'avorio. Alcuni elementi suggeriscono che la deposizione avvenisse con dei mantelli o con degli abiti in pelliccia o in pelle (Balzo della Torre, Grotta dei Fanciulli, Brno III); a Sungir' lo studio della disposizione degli ornamenti sul corpo degli inumati ha permesso addirittura di proporre una ricostruzione degli abiti. Gli oggetti di ornamento personale appaiono sempre molto abbondanti. È quasi certo che corredo e ornamenti variassero secondo il sesso, l'età e la posizione sociale dell'individuo inumato; anche la ripartizione degli ornamenti sulle diverse parti del corpo, le materie che li compongono, l'associazione dei diversi elementi dovevano avere certamente un senso che però ci sfugge quasi totalmente. Molto utilizzati per fabbricare gli oggetti d'ornamento sono le conchiglie, i denti canini di volpe e di cervo, le vertebre di pesce e l'avorio. I manufatti ricavati con questi materiali associati tra di loro formano elaborati ornamenti per la testa, collane, pettorali, braccialetti (che si trovano ai polsi, ma anche alle braccia, ai gomiti, agli avambracci, ai ginocchi e alle caviglie), pendenti. Nelle sepolture del Paleolitico superiore si riscontra anche un uso frequente di ocra rossa. L'utilizzazione di questa materia colorante, non del tutto sconosciuta ai Musteriani (Qafzeh), ha alimentato un'abbondante letteratura che ne ha proposto varie ipotesi interpretative (ocra come simbolo del sangue e di conseguenza del principio vitale; ocra come residuo dell'uso abituale nelle pitture corporee; ecc.), ma in realtà non ne conosciamo l'esatto significato. Con il Mesolitico, i gruppi di cacciatori si adattarono alle condizioni ambientali derivate dal nuovo clima olocenico e mostrano una forte tendenza verso la sedentarietà, particolarmente in quegli ambienti costieri nei quali la diversità delle risorse disponibili nell'arco dell'anno permetteva una continuità di abitato. Le sepolture mesolitiche sono in prevalenza individuali come nella migliore tradizione paleolitica, ma spesso sono raggruppate in necropoli secondo una nuova formula che risponde alla propensione delle popolazioni mesolitiche verso la sedentarietà e il legame con l'abitato. Le maggiori necropoli sono quelle di Téviec (23 individui) e di Hoëdic (13 individui) in Francia, di Muge in Portogallo (280 individui in tre necropoli), di Bøgebakken in Danimarca (22 individui), di El Ouad (50 individui) e di Eynam (80 individui) in Israele. In queste necropoli sono relativamente frequenti le sepolture multiple: nelle due necropoli francesi si tratta di sepolture doppie (adulto più fanciullo), mentre nella necropoli danese vi sono anche due sepolture triple (maschio, femmina e bambino). La posizione dei cadaveri pare ripetersi costantemente in ogni necropoli: in quella danese quasi tutti gli inumati sono supini, mentre in quelle francesi i corpi sono quasi tutti in posizione rannicchiata. I cadaveri venivano deposti in una fossa, talora circondata da corna di cervo (Hoëdic, Téviec, Bøgebakken), da lastre di pietra (Téviec) o ricoperta di pietre (Téviec, Poemaü e Montclus in Francia, Vatte di Zambana in Italia). Le sepolture isolate mostrano una conformazione simile a quelle databili al Paleolitico, anche se si registra un certo impoverimento del corredo e, soprattutto, degli oggetti di ornamento. Le salme sono deposte generalmente in una fossa, in un anfratto naturale (Rochereil II), in una nicchia murata con delle pietre (Montardit) o sotto una sporgenza rocciosa (La Genière). Sul defunto potevano essere deposte alcune pietre (Culoz II, Montclus, Le Rastel, El Ouad) che talvolta formavano un cassone rudimentale (Culoz II) o una specie di dolmen in miniatura (Vatte di Zambana). Focolari sono stati rinvenuti di frequente al di sopra delle sepolture (Culoz I e II, Arma di Nasino, Bonifacio) ma, come accade per il Paleolitico, non è possibile stabilire se fossero in relazione con queste. Nel Mesolitico, gli oggetti d'ornamento del corredo, insieme alla loro frequenza, sembrano variare a seconda del sito al quale appartiene la sepoltura. Il nucleo di base è costituito da materiale litico o osseo, da ornamenti in conchiglia e denti forati, da ocra e, in un unico caso, da resti di animale; nel Vicino Oriente sono molto diffusi oggetti ricavati dalla lavorazione di ossa d'uccello e di gazzella. È stato possibile notare una certa preferenza per le conchiglie di vari generi di Molluschi (Columbella nelle sepolture in grotta, Cyclonassa neritea e Pectunculus a Moita do Sebastião, Trivia europaea e Littorina obtusata a Téviec e Hoëdic, Dentalium nel Vicino Oriente). Questi elementi si associano, a seconda del sesso e dell'età, ad altre specie di conchiglie, a denti di cervo, a doppi pendenti in osso e a perle in falange di gazzella. In Europa gli ornamenti più comuni sono costituiti da collane e da braccialetti, mentre nel Vicino Oriente prevalgono gli ornamenti da testa e le collane. L'ocra risulta molto diffusa in tutte le sepolture europee, mentre è praticamente assente in quelle del Vicino Oriente.
A. Leroi-Gourhan, Le religioni della preistoria, Milano 1960 (trad. it.), pp. 15-94 ; F. May, Les sépultures préhistoriques, Paris 1986; P. Binant, La préhistoire de la mort, Paris 1991; A. Defleur, Les sépultures moustériennes, Paris 1993; M. Otte, Préhistoire des religions, Paris 1993, pp. 33- 82; E. Anati, La religione delle origini, in Studi Camuni, 14 (1995), pp. 25-74.
di Enrico Pellegrini
Già agli inizi del Neolitico, nel corso del VI millennio a.C., sono attestati in Europa entrambi i principali riti funerari: quello dell'inumazione, il quale sarà la pratica funeraria più diffusa durante tutta l'età neolitica, e quello che prevede la cremazione del corpo. Durante le fasi antiche del Neolitico dell'Europa sud-orientale, dove mancano vere e proprie aree cimiteriali, i riti funerari sono poco noti e non sembrano prevalere norme rigorose; le scarse sepolture ad inumazione rinvenute in fosse per i rifiuti o in apposite fosse poco profonde scavate all'interno degli abitati mostrano deposizioni per lo più individuali, anche se non mancano sepolture multiple; i corpi sono deposti in posizione ripiegata sia sul fianco sinistro sia sul fianco destro senza un particolare orientamento. In queste sepolture gli oggetti di corredo sono estremamente rari e consistono per lo più in un vaso fittile o in bracciali ed altri elementi d'ornamento ricavati da conchiglie; nella piccola necropoli ad incinerazione di Soufli (Tessaglia), attribuibile al periodo Protosesklo, le ceneri delle circa dieci sepolture erano state deposte direttamente in una fossa scavata nel terreno e in costante associazione con un piccolo vaso fittile. Oltre alla presenza di oggetti di corredo, in alcune aree il rito prevedeva di cospargere d'ocra il terreno intorno alla testa del defunto (Szarvas in Ungheria). Accanto alla semplice inumazione del corpo sono comunque attestati anche riti funerari più complessi, i quali prevedono la manipolazione del corpo: ad Endrőd nell'Ungheria sud-orientale, ad esempio, il cranio di un individuo era stato dipinto di rosso dopo il processo di scarnificazione. Anche durante la fase matura del Neolitico l'Europa sudorientale è caratterizzata da culture dove prevalgono insediamenti ampi e di lunga durata e nelle quali le attività cultuali rivestono un ruolo importante; in queste culture tuttavia l'aspetto relativo al rituale funerario non appare particolarmente enfatizzato; le sepolture, spesso ancora non organizzate in vere e proprie aree cimiteriali, presentano scarsi oggetti di corredo; le deposizioni avvengono per lo più con il corpo in posizione ripiegata su un fianco. Un sostanziale cambiamento si osserva durante il Neolitico tardo, periodo nel quale si registra un forte incremento demografico, una più sistematica organizzazione degli abitati, una maggiore frequenza di manufatti esotici e la lavorazione di una grande varietà di materiali, tra i quali compaiono i primi oggetti di rame. In questa fase i cimiteri sono più frequenti e nelle tombe sono attestati particolari oggetti legati al prestigio di singoli individui; nella fase più tarda (IV millennio a.C., età del Rame nella cronologia locale) e ancor più durante il III millennio a.C. compaiono corredi di particolare ricchezza, che attestano l'esistenza di una società complessa nella quale si colgono le prime manifestazioni di una differenziazione sociale. Nella cultura di Boian (Romania e Bulgaria nord-orientale) del V e degli inizi del IV millennio a.C. il rito funebre prevalente è ancora quello dell'inumazione con il corpo in posizione ripiegata su un fianco; la maggior parte delle sepolture non ha oggetti di accompagnamento; il corredo, qualora presente, è costituito per lo più da ceramica e da rari elementi d'ornamento. Nella piccola necropoli di Andolina in Romania, tuttavia, una delle 6 sepolture aveva un'ascia in pietra levigata e 58 placchette ornamentali: 30 su conchiglia e 28 di rame; nella necropoli della fase Boian A di Grădiştea Ulmilor (Romania), costituita da 9 inumazioni deposte sul fianco sinistro, una sepoltura aveva una lesina di rame. I riti funerari adottati nella cultura rumena di Hamangia del V millennio a.C., contemporanea della fase antica della cultura di Boian, appaiono profondamente diversi da quelli precedentemente illustrati: qui l'inumazione dei defunti avviene quasi esclusivamente in vaste aree cimiteriali separate dagli abitati; il corpo è per lo più disteso sul dorso; rari sono i defunti deposti in posizione ripiegata. Nella grande necropoli di Cernavoda (Romania) sono state rinvenute oltre 300 sepolture: i defunti sono accompagnati quasi sempre da vasellame ceramico, le cui forme vascolari differiscono da quelle rinvenute negli abitati, e da elementi di ornamento su conchiglia e su pietra; numerose sono anche le attestazioni di figurine plastiche umane le quali, in contesti coevi, si rinvengono solitamente negli abitati. Si tratta di figurine femminili, e più raramente maschili, in terracotta e marmo di grande livello artistico, rappresentate in posizione seduta o stante e con il volto stilizzato. Nel corso del IV millennio a.C., in presenza di un'economia nella quale è ormai affermato l'uso del rame, si sviluppa una società con una complessa organizzazione interna, ampiamente riscontrabile nelle necropoli. Nella cultura di Gumelniţa - Karanovo VI (Bulgaria e Romania), oltre alle sepolture ad inumazione individuali con il corpo ripiegato deposto sul fianco, sono attestati riti funerari più complessi e diversificati: sepolture con corpi in posizione distesa sul dorso, cenotafi, inumazioni parziali nelle quali il cranio appare l'elemento prevalente; in alcune necropoli (Vinica in Bulgaria) sono presenti aree rituali nelle quali si rinvengono frammenti ceramici, statuette, ossa di animali e ceneri. Esemplificativa di questa fase, ma del tutto unica per molti aspetti, appare la necropoli bulgara di Varna, sulla costa del Mar Nero, un'area forse in collegamento con le risorse d'oro dell'Anatolia, nella quale appare percepibile la presenza di una classe egemone sovraregionale. In questa necropoli di quasi 300 tombe è possibile riscontrare tutta la variabilità di ricchezza possibile: dalle sepolture del tutto prive di oggetti a quelle con prestigiosi corredi. Accanto alle più tradizionali sepolture in posizione flessa si distinguono quelle, raggruppate in un'area ristretta della necropoli, con il corpo in posizione dorsale allungata, solitamente dotate di oggetti di prestigio. Questi comprendono asce di rame massiccio e oggetti d'oro: armi da parata, simboli di status (scettri e pettorali) e ornamenti originariamente cuciti sulle vesti (bottoni, dischi); in queste sepolture il corpo del defunto è cosparso di ocra rossa. In alcune tombe nelle quali il corpo del defunto è assente, interpretate come cenotafi, era stata deposta una maschera in argilla riccamente decorata; in altre, che ugualmente attestano riti complessi, erano state deposte solo alcune parti dello scheletro (sepolture parziali). Tra le sepolture con il corpo in posizione flessa, meno ricche, gli oggetti del corredo sono per lo più costituiti da ceramiche e oggetti di rame. Nell'antica età del Rame rituali funerari complessi, ma che non offrono la stessa ricchezza dei corredi documentati nella necropoli di Varna, sono documentati più ad oriente, nell'area delle steppe pontiche. Qui sono presenti inumazioni individuali o collettive all'interno di grandi fosse segnalate da costruzioni lignee; il corpo del defunto è solitamente deposto sul dorso in posizione distesa o flessa e cosparso d'ocra, ma sono attestate anche inumazioni parziali, in particolare crani isolati; insieme alle sepolture si rinvengono vasi fittili legati al banchetto funebre, elementi d'ornamento su osso, conchiglia, denti di animali e rame, armi e utensili di pietra. La necropoli di Mariupol' in Ucraina con oltre 120 inumazioni è una delle più grandi di questo gruppo; è probabile che la fossa che conteneva le sepolture (28 × 2 m) fosse dotata di una struttura lignea. Il frequente rinvenimento di ossa del cranio di cavalli e bovini nei cimiteri di queste culture dell'Europa orientale attesta il ruolo particolare che gli animali dovevano rivestire nello svolgimento dei riti funerari; all'interno della necropoli di S'esžee, in un'area specifica cosparsa d'ocra, sono stati rinvenuti due vasi in frammenti insieme ad un arpone, ad alcune conchiglie e ai crani e ad altre ossa di due cavalli; in un'altra zona, numerosi frammenti di ceramica decorata erano associati ad una placchetta d'osso con la raffigurazione di un cavallo (è opportuno ricordare che la domesticazione del cavallo e la sua diffusione nel resto d'Europa durante il III millennio a.C. sono avvenuti a partire da queste regioni). Offerte di porzioni di animali caratterizzano, tra l'altro, i riti funerari della cultura delle Tombe a Fossa (Jamnaja Kultura) dell'Eneolitico tardo (III millennio a.C.). Qui i defunti, sia gli adulti sia i bambini, erano deposti sul dorso e con le gambe normalmente flesse, all'interno di fosse sormontate da tumuli di terra (kurgan). La presenza di ocra sui corpi, e in particolare sul cranio, attesta rituali complessi che prevedevano la manipolazione delle ossa; gli oggetti di corredo sono scarsi mentre costante appare la scelta predeterminata di parti di animali domestici (bovini, caprovini e cavallo) accanto ad animali selvatici, tra i quali predominano gli uccelli; nel tumulo di Baštanovka fu rinvenuto lo scheletro intero di un cavallo. Una tomba di eccezionale ricchezza ed importanza, la quale documenta l'alto livello sociale e la forte gerarchia raggiunti in queste regioni nel III millennio a.C., è costituita dal tumulo di Majkop in Georgia, spesso definita come "tomba reale". L'ambiente più ampio della camera funeraria, realizzata in legno, conteneva lo scheletro ricoperto d'ocra di un uomo deposto sul dorso con le gambe flesse sul quale erano stati deposti elementi ornamentali ed anelli d'oro; cilindri d'argento e figurine di bovini a tutto tondo d'oro e d'argento dovevano sostenere un baldacchino; nella camera erano presenti vasi d'oro e d'argento riccamente decorati e recipienti di pietra; sulla base della manifattura tutti questi oggetti sono stati ritenuti importazioni dall'Asia Minore e dalla Siria. La presenza di un individuo con pendenti in argento e una punta di lancia di rame, rinvenuto nel tumulo di terra, al di fuori delle camere sepolcrali, è stata interpretata come prova di un "omicidio rituale" analogo alle pratiche proprie delle culture del Vicino Oriente. A differenza di quanto si osserva nell'area sud-orientale, nell'Europa centrale il Neolitico antico dei gruppi Linienbandkeramik (o Linearbandkeramik, LBK) è caratterizzato dalla presenza di grandi necropoli, gruppi di sepolture e tombe isolate. I numerosi scavi sistematici che vi sono stati effettuati permettono di definire le caratteristiche principali di queste sepolture. Il rito funebre prevalente è quello dell'inumazione individuale con il corpo in posizione piegata, coricato per lo più sul lato sinistro, le gambe disposte ad angolo, le mani all'altezza del viso; in alcuni casi sono attestate tracce di casse lignee. L'orientamento del corpo maggiormente attestato, ma non costante, è quello est-ovest con il capo orientato ad est ed il viso rivolto a sud. A fronte di una certa omogeneità, in alcune regioni sono attestati riti differenti: ad esempio, il corpo è deposto sul dorso con le gambe ripiegate lateralmente nelle necropoli della Germania orientale o completamente disteso in quelle della valle del Reno; altre sepolture, con il corpo in posizione ventrale, rientrano nelle specifiche tipologie delle cosiddette "sepolture speciali". Nella maggioranza dei casi il defunto è accompagnato da vasi fittili, che probabilmente contenevano cibi e bevande, da asce, da armature di freccia e da altri manufatti litici, da collane e braccialetti su conchiglia o vaghi di collana di pietra; in diversi casi sono state rinvenute tracce di ocra rossa. Insieme al rito inumatorio, anche nelle culture LBK è attestata la pratica dell'incinerazione con le ceneri deposte direttamente sul fondo di una fossa; nella necropoli di Arnstadt (Turingia) le ceneri erano ricoperte da un vaso capovolto. Nelle fasi del Neolitico medio e tardo le sepolture dell'Europa centrale non mostrano sostanziali mutamenti nel rito funerario, che resta fondamentalmente quello dell'inumazione in posizione flessa, ma nel corso di questo periodo si riscontrano riti particolari a diffusione locale. Nella cultura di Tisza del Neolitico recente ungherese (IV millennio a.C.), le sepolture sono spesso cosparse di ocra rossa; nella fase antica della cultura di Lengyel, presente su una vasta area che va dall'Ungheria all'Austria, è diffuso il rito dell'incinerazione con le ceneri deposte direttamente sul fondo della fossa, insieme a sepolture ad inumazione di soli crani, sepolture parziali (Zengővàrkony, Ungheria) e multiple. Nella Germania occidentale e in Alsazia prevale la pratica della sepoltura individuale con il corpo in posizione distesa (gruppo di Hinkelstein e, successivamente, quello di Grossgartach). Relativamente agli oggetti che accompagnano le sepolture non sono attestati elementi di particolare rilievo, ma nella fase tarda fanno la loro comparsa i primi oggetti di rame. Nel Neolitico dell'area del Mediterraneo occidentale, accanto alle ricorrenti testimonianze di sepolture in posizione contratta prive di oggetti di corredo all'interno degli abitati, le facies delle culture a Ceramica Impressa del Neolitico antico della penisola italiana mostrano interessanti aspetti legati al rituale funebre nel settore adriatico, dove sono relativamente numerose le sepolture e le pratiche cultuali in grotta: in Abruzzo, la Grotta Continenza e la Grotta dei Piccioni contenevano numerose deposizioni acefale di bambini; sempre nella Grotta Continenza sono presenti anche sepolture ad incinerazione con le ceneri raccolte in recipienti ceramici. Durante il Neolitico medio sono attestati resti di ossa combuste nella Grotta Pavolella in Calabria e tracce di combustione sono frequenti nelle sepolture riferibili alla facies dei Vasi a Bocca Quadrata rinvenute alle Arene Candide. Nel versante tirrenico dell'Italia centrale, la Grotta Patrizi conteneva sette sepolture situate lungo le pareti, alcune delle quali in posizione seduta, ed un individuo maschile con il cranio trapanato. Nel Neolitico finale, tra le sepolture ad inumazione in fossa del villaggio di Ripoli in Abruzzo è attestata quella di un individuo femminile deposto insieme ad un cane; in Sardegna e nell'Italia meridionale si segnalano le sepolture plurime in ambienti ipogei scavati nella roccia, una tipologia di sepoltura che avrà ampio sviluppo durante l'età del Rame sia in Sardegna sia nell'Italia continentale e in Sicilia. Tra le deposizioni in grotticella artificiale del Neolitico tardo (orizzonte Diana-Bellavista) si rammenta la sepoltura individuale di un maschio adulto, rannicchiato sul fianco sinistro, con corredo di vasi fittili e un idolo schematico di pietra (Arnesano). Nell'Europa settentrionale ed atlantica, inclusa la Gran Bretagna, le popolazioni neolitiche sembrano dare maggior importanza agli aspetti del rituale piuttosto che alla ricchezza del corredo individuale; le monumentali tombe collettive che compaiono intorno alla metà del V millennio a.C. svolgono contemporaneamente la funzione di marcatori del territorio e di controllo sociale all'interno della comunità attraverso i nuovi e complessi rituali che accompagnano la deposizione dei defunti. Il radicale mutamento del rito funerario (da sepoltura singola a sepoltura collettiva) comporta infatti, attraverso la riapertura del monumento, il periodico accumulo dei resti delle deposizioni precedenti sui lati o sul fondo delle camere per far posto alle nuove sepolture; tali riti, accompagnati da offerte di cibo, erano praticati per lo più nei vestiboli. In generale, le tombe monumentali, per la loro stessa imponenza, sono state fatte spesso oggetto di scavi senza alcun intento scientifico, circostanza questa che, avendo causato una perdita considerevole di dati, rende più difficile elaborare un panorama dei rituali funerari connessi a queste strutture. Relativamente al numero delle deposizioni presenti nelle tombe megalitiche, in Francia è possibile operare una distinzione tra i monumenti più antichi (dolmen a corridoio), nei quali le deposizioni sono in numero relativamente modesto (in media una decina), e le strutture funerarie monumentali più recenti del Neolitico finale, le quali possono contenere anche 200 sepolture; nel primo caso è probabile che i defunti che vi erano deposti rappresentassero solamente una parte della comunità: personaggi che rivestivano un ruolo particolare nella storia del gruppo. Per quanto riguarda invece la disposizione dei corpi, le sepolture in giacitura primaria sono, sin dal periodo più antico, per lo più in posizione ripiegata su un fianco, tradizione che si mantiene anche nel periodo finale. Nelle camere funerarie sono attestati oggetti di corredo costituiti da vasellame fittile, strumentario litico ed ornamenti. Sia nelle sepolture monumentali della Francia sia in quelle della Gran Bretagna è documentata la pratica dell'incinerazione, talvolta associata a quella della scarnificazione delle ossa. Quest'ultima pratica funeraria è attestata in modo particolare in Gran Bretagna dove nei tumuli funerari di terra (long earthen barrows) del Neolitico antico i corpi, deposti per lo più direttamente sul terreno o in fosse, si rinvengono prevalentemente incompleti e disarticolati; a volte, come nel tumulo di Wayland Smithy o in quello di West Kennet, sepolture complete e sepolture incomplete erano collocate insieme. La fine dell'utilizzo di questi monumenti sepolcrali è talvolta sottolineata da un rituale che prevede l'occultamento delle sepolture con terra e pietre e la chiusura dell'accesso della tomba con lastre litiche. Scarnificazione delle ossa dei defunti e deposizioni secondarie caratterizzano anche i siti del tipo causewayed camp (campo a strade rialzate) del Neolitico antico nei quali è stato proposto di riconoscere aree per l'esposizione dei defunti prima della loro tumulazione. L'incinerazione è particolarmente diffusa nei monumenti megalitici dell'Irlanda; in queste tombe il materiale archeologico che accompagna il morto è costituito essenzialmente dagli oggetti d'ornamento che il defunto indossava prima della cremazione. Nella tradizione funeraria dei gruppi neolitici TRB (Trichterbeker) dell'Europa settentrionale (IV e parte del III millennio a.C.) l'inumazione in posizione distesa costituisce la pratica prevalente; le tombe contengono generalmente una singola deposizione, ma anche le sepolture multiple sono conosciute in gran numero; nel rituale funerario, il fuoco sembra aver svolto un ruolo importante: strati carboniosi sono spesso associati alle sepolture le quali, come a Sarnowo (Polonia), presentano tracce di combustione parziale; tracce di fuochi si rinvengono spesso nelle strutture funerarie megalitiche. La sepoltura di parti selezionate dello scheletro costituisce una caratteristica dei riti funerari della Germania nord-orientale, in particolare nel Meclemburgo; nel gruppo di tombe di Everstorfer Forst delle fasi iniziali TRB, il cranio e diverse ossa lunghe erano deposti nei pressi degli angoli e al centro della camera sepolcrale insieme ad oggetti del corredo funerario quali ceramiche e industria litica. Tale pratica funeraria continuò nelle fasi più avanzate: nelle grandi tombe megalitiche lo spazio interno è ripartito da file di piccole lastre; all'interno delle aree erano deposte le ossa insieme ad uno o più crani. Nelle sepolture TRB della Penisola Scandinava, insieme alla ceramica che costituisce la parte prevalente del corredo funerario, si rinvengono interi strati costituiti da frammenti fittili, da oggetti di selce e di ambra distribuiti alle due estremità della struttura funeraria; nella tomba a corridoio di Jordhøi, ad esempio, è stato accertato che il vasellame era stato prima sistemato su una specie di mensola ricavata sulla sommità delle lastre perimetrali e successivamente frantumato. Caratteristico della Scandinavia meridionale appare anche l'uso di offerte di vasi fittili nelle aree all'aperto antistanti le tombe. Nella fase finale della cultura TRB la presenza di ceramica nei corredi funerari dei gruppi della Penisola Scandinava diminuisce in maniera considerevole in favore di oggetti litici, a volte con tracce di esposizione al fuoco (in maggioranza scalpelli ed asce); questo mutamento non appare documentato nell'area occidentale. Alcune delle strutture funerarie TRB della Penisola Scandinava risultano riutilizzate da gruppi culturali più tardi, in particolare quelli della Ceramica a Cordicella. Nella cultura della Ceramica a Cordicella, che si diffonde in gran parte dell'Europa durante la fase recente del Calcolitico e che è caratterizzata dalla sepoltura individuale sotto tumulo, i corpi sono in posizione ripiegata e, in base al sesso, deposti sul lato sinistro (femmine) o destro (maschi); anche l'orientamento è determinato in base al sesso; una rigorosa norma rituale caratterizza anche il corredo funerario che appare fortemente standardizzato e composto per lo più da un bicchiere, un'anfora, manufatti in selce ed osso e un'ascia da combattimento di pietra. Tra gli aspetti culturali delle fasi antiche dell'Eneolitico dell'Europa centrale la cultura di Baden (III millennio a.C.), diffusa nella zona orientale, mostra un rituale funerario assai diversificato. Sono attestate grandi necropoli con sepolture individuali, sia ad inumazione sia a cremazione, e sepolture a inumazione multipla; nella necropoli di Budakalász in Ungheria sono documentate sepolture simboliche (cenotafi), in un caso è attestata la sepoltura di un modellino in terracotta di un carro a quattro ruote e sepolture con animali (due bovini interi insieme ad un individuo maschile ed uno femminile); a Leobersdorf (Austria) cinque crani di bambini erano stati deposti vicino ai piedi di un individuo in posizione ripiegata con corredo funebre costituito da vasi fittili ed ornamenti, tra i quali figurano oggetti di rame. Nella necropoli di Fonyód in Ungheria le sepolture sono invece esclusivamente ad incinerazione; le ceneri, raccolte in un'urna fittile, erano accompagnate da uno o due vasi; nella necropoli è stata individuata l'area nella quale si svolgeva il rito della cremazione del corpo. Rituali particolari sono attestati anche tra le sepolture collettive della cultura di Baden: nell'abitato di Nitriansky Hrádok-Zameček, due fosse di circa 4 m di profondità contenevano più individui che sembravano essere stati deposti in posizione seduta mentre la zona facciale del cranio mostrava tracce di esposizione al fuoco; le sepolture erano accompagnate da un corredo funerario costituito da recipienti fittili e manufatti litici; in una delle fosse era stato seppellito anche un cane. Nell'Italia continentale, i tre grandi gruppi culturali dell'Eneolitico medio distribuiti nell'area centro-meridionale (Rinaldone, Gaudo, Laterza) adottano il rito dell'inumazione collettiva in ipogei scavati nella roccia; al Nord, la cultura di Remedello adotta invece la pratica della sepoltura individuale in fossa con il corpo in posizione per lo più rannicchiata. In gran parte dell'Europa, l'orizzonte finale dell'età eneolitica è costituito dalla cultura del Bicchiere Campaniforme, le cui testimonianze sono note quasi esclusivamente da sepolture. Il tipo di sepoltura caratteristico del complesso del Bicchiere Campaniforme è costituito dalla deposizione individuale in posizione flessa; in base al sesso il corpo era adagiato sul lato sinistro (maschi) o destro (femmine) con un completo capovolgimento di posizione rispetto a quanto praticato dalle genti della cultura della Ceramica a Cordicella che la precede; nella fase recente compare il rito dell'incinerazione. Le sepolture avvenivano per lo più in fossa semplice, a volte sormontata da un piccolo tumulo; numerosi sono tuttavia anche i casi di riutilizzo di strutture funerarie più antiche, in particolare quelle megalitiche (dolmen); le sepolture possono essere talvolta raggruppate in piccole necropoli. Il corredo funebre tipico del Campaniforme è costituito da un insieme di oggetti che spesso ricorrono in associazione; l'elemento più importante sembra essere costituito da un recipiente per bere (bicchiere) che presenta una caratteristica e ricca decorazione ottenuta con impressioni a pettine; altri elementi del corredo sono i bottoni di pietra o metallo con perforazione a V, anelli e spiraline in oro e argento; l'armamento è costituito da pugnali triangolari di rame o selce, da armature di freccia e dai cosiddetti "bracciali d'arciere" (probabilmente salvapolsi); in alcune sepolture dell'Europa centrale la presenza di porzioni di animali attesta la pratica di offerte funebri. Sepolture riconducibili a questo complesso sono talvolta inserite nell'ambito di necropoli appartenenti ad altri orizzonti culturali: nella necropoli della tarda età eneolitica di Békásmegyer (Ungheria), ad esempio, tra le oltre novanta tombe attestate, tre sepolture a cremazione contenevano un ricco corredo di tipo campaniforme comprendente bicchieri con un'elaborata decorazione a pettine, lesine e pugnali a codolo di rame e bracciali d'arciere. In Gran Bretagna e in Irlanda le presenze campaniformi sono spesso associate alle tombe di tipo megalitico, ai cromlech e alle grandi strutture rituali, tra cui, ad esempio, Stonehenge; un fenomeno analogo si osserva nella Penisola Iberica, dove sono riutilizzate le tombe megalitiche delle fasi più antiche. Qui, la ricchezza raggiunta dalle comunità delle locali manifestazioni campaniformi è attestata dalla presenza di oggetti in materiale prezioso e d'importazione (avorio, gusci d'uovo di struzzo) documentata nelle tombe della cultura di Palmela (Portogallo centrale) e di Los Millares (Spagna meridionale). Con la fase avanzata dell'età eneolitica, insieme alla specializzazione del lavoro, cominciano a comparire le prime sepolture di artigiani caratterizzate dalla presenza dello strumentario specifico della loro attività; queste sepolture, tutte riconducibili in questa fase all'attività metallurgica, rivestono una importanza del tutto particolare, anche per le informazioni che possono fornire sul livello delle conoscenze raggiunto nella tecnica della lavorazione dei metalli. Alla cultura del Bicchiere Campaniforme sono riferibili alcune sepolture di artigiani metallurghi, le quali comprendevano forme di fusione per la realizzazione di oggetti di rame quali quelle di Luderov in Moravia e di Stedten in Germania. L'età del Bronzo costituisce uno dei periodi più importanti per lo sviluppo delle società preistoriche dell'Europa: nel corso di quest'epoca aumentano in maniera considerevole le attività produttive, in particolare quelle legate alla lavorazione del metallo, i contatti e gli scambi anche su lunghe distanze e si assiste ad un consistente incremento demografico; mutamenti rilevanti interessano l'assetto delle comunità, nelle quali si osserva lo sviluppo di una marcata complessità e di una accentuata stratificazione sociale; l'importanza del guerriero nell'ambito della comunità appare ancor più enfatizzata dalla presenza di armi di metallo nel corredo funebre. Le comunità, formate da centinaia di individui nelle fasi più antiche, possono essere costituite da qualche migliaio di persone agli inizi dell'età del Ferro; il numero delle sepolture note per l'età del Bronzo nel suo complesso è quindi estremamente ampio così come le tipologie dei corredi funerari, le quali offrono un'ampia gamma di combinazioni di oggetti in base a sesso, età e rango sociale del defunto. Nell'Europa centrale sono attestate sepolture del tutto prive di corredo funerario o con scarso vasellame ceramico; sono documentate inoltre ricche sepolture con oggetti di metallo, ma senza manufatti d'oro o d'importazione; sono presenti infine tombe di individui maschili molto ricche, con oggetti preziosi e armi all'interno di necropoli, quale quella di Leki Male (Polonia occidentale) e tombe isolate sotto tumulo con corredo eccezionalmente ricco a Helmsdorf e Leubingen (Germania centrale). Nella sepoltura di Leubingen (cultura di Únětice, Sassonia) la "casa mortuaria", realizzata in legno e coperta da un tumulo di terra, comprendeva un individuo maschile anziano ed una giovane donna accompagnati da armi di metallo insieme a braccialetti e spilloni d'oro; sepolture di particolare ricchezza contraddistinguono anche la cultura di Wessex in Inghilterra. Spettacolari, per la conservazione del vestiario e di altri oggetti in materiale deperibili appaiono le due sepolture danesi di Borum Eshøj e di Egtved. Nella prima erano sepolti due individui maschili (un adulto ed un giovane) ed uno femminile in sarcofagi di legno: il maschio adulto indossava una corta tunica, una cintura e un mantello; sulla testa aveva un berretto e ai piedi fasce di tessuto, sul corpo era poggiata una spada col fodero; tra gli oggetti rinvenuti nella tomba figurano una piccola cesta realizzata con nastri di corteccia intrecciata, un pettine d'osso e bottoni di bronzo. Nella sepoltura di Egtved, un individuo femminile di età compresa tra 18 e 25 anni era stato adagiato su una pelle di bue all'interno di un feretro in legno di quercia; la donna indossava una blusa e una corta gonna di cordicelle e una cintura con al centro un disco di bronzo le circondava la vita. Gli oggetti d'ornamento erano costituiti da bracciali e da un orecchino; presso la testa era collocata una scatola in corteccia di tiglio contenente una lesina e una reticella per capelli; in prossimità dei piedi erano stati collocati un secchio in legno di betulla, contenente una bevanda inebriante, e una cassetta che racchiudeva le ossa incinerate di un bambino di 8-9 anni. Durante la fase media dell'età del Bronzo su gran parte dell'Europa continentale si afferma la cultura dei Tumuli, la quale prende nome dal caratteristico aspetto delle strutture funerarie. Nelle necropoli sono attestate ricche sepolture individuali sia maschili con armi, sia femminili con numerosi ornamenti. La presenza di corazze di lamina bronzea e armi di bronzo insieme a servizi per bere di metallo caratterizza anche alcune straordinarie sepolture sotto tumulo degli inizi della tarda età del Bronzo della Moravia e della Slovacchia quali in particolare, Velatice, Očkov e Čaka. Nell'età dei Campi d'Urne, che abbraccia il periodo dal XIII all'VIII sec. a.C. circa, l'area europea è contraddistinta dalla prevalenza quasi assoluta del rito della cremazione nel quale le ceneri del defunto sono deposte in vasi specificamente destinati a questo uso; le urne cinerarie, a loro volta, sono deposte le une accanto alle altre in pozzetti scavati nel terreno. Nelle necropoli ad incinerazione di questo periodo le tombe mostrano sostanzialmente una diffusa presenza di oggetti di bronzo (armi ed ornamenti) insieme ad una grande uniformità e ad un generale livellamento del corredo funebre, caratteristiche queste che nel loro insieme sembrerebbero rispecchiare uno scarso grado di differenziazione sociale. Tale omogeneità sembra tuttavia rispondere essenzialmente a norme rituali: testimonianze di forti differenziazioni sociali nell'ambito della comunità, che sfoceranno nelle sepolture principesche dell'Orientalizzante etrusco e poi in quelle della cultura di Hallstatt, sono infatti evidenziate da manufatti bronzei di prestigio provenienti, ad esempio, dai ripostigli e da alcune sepolture di eccezionale ricchezza, tuttavia in numero limitato rispetto alle sepolture "ricche" dell'antica età del Bronzo, attestando l'esistenza di comunità con assetto territoriale più ampio. Queste tombe si differenziano, oltre che per la presenza di servizi di vasellame ceramico e di bronzo, di armi, di resti di carri e di finimenti equini, anche per la struttura funeraria a tumulo, come nella tomba di Seddin (Germania) con copertura a falsa volta e pareti intonacate e dipinte.
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