L'archeologia delle pratiche funerarie. Mondo islamico
di Basema Hamarneh
La mancanza di studi sistematici sui criteri di ubicazione dei cimiteri islamici, l'esigua documentazione archeologica e infine le scarse notizie delle fonti rendono necessario l'adattamento di una sorta di raggruppamento regionale attraverso il quale emerge un quadro alquanto omogeneo sulla topografia cimiteriale rispetto alle aree urbane. Tuttavia, resta da sottolineare il carattere contraddittorio assunto dalla religione islamica riguardo ai cimiteri, considerati in alcuni casi luoghi impuri, mentre in altri diventano importanti centri di preghiera poiché accolgono le sepolture dei personaggi venerati in grado di estendere la loro benedizione e protezione sulle città e sugli individui. Una prima notizia a riguardo giunge da una nota di Ibn Taymiyya, il quale precisa che le aree cimiteriali dei fedeli non debbono né coincidere né trovarsi in prossimità di quelle cristiane o giudaiche. Tale generica affermazione sembra chiarire, parzialmente, il problema della fondazione delle necropoli, oggetto di una vera e propria pianificazione rispetto al tessuto urbano delle città conquistate durante l'espansione islamica. Le aree funerarie primitive, infatti, datate proprio al VII sec. d.C., sorsero a Mecca e Medina intorno alle tombe dei famigliari del Profeta; simili poli di attrazione diventarono in seguito anche le tombe martiriali di semplice aspetto all'inizio, poi monumentalizzate da sontuosi mausolei (maqām) e da moschee, cui vanno aggiunti i mausolei dei patroni locali e dei mistici sufi. La presenza delle tombe venerate fece diventare tali luoghi importanti centri di pellegrinaggio e di riunione determinando sia l'estensione dei cimiteri sia le fondazioni di nuove aree funerarie. Nella Penisola Arabica le aree sepolcrali sorgevano genericamente fuori delle mura cittadine, in prossimità delle porte urbiche, chiuse entro recinti; le tombe sono disposte in file, a volte quasi addossate l'una all'altra. Le più antiche aree funerarie sono indubbiamente quelle di Mecca e Medina. Nella prima, il cimitero di al-Mala detto anche el-Hagiun è ubicato ad est della città sul versante dell'omonimo monte e presso la porta di Bab Mala. La necropoli, cinta di mura, conteneva le tombe cupolate di Amina (madre del Profeta), Khadigia (una delle mogli) ed altri suoi famigliari e seguaci. Un altro cimitero più piccolo è situato a sud della città sul versante del monte Kada. Nella città di Medina, dove venne sepolto il Profeta stesso (al-Haram al-Nabawi), si trova il cimitero di el-Baki situato a nord-est presso l'omonima porta; l'area conta circa 10.000 tombe, tra le quali spiccano quelle dei compagni del Profeta e di alcuni suoi famigliari. Un cimitero verosimilmente fondato al momento dell'emigrazione di Maometto da Mecca conserva il nome di al-Muhagirin ed è noto anche come luogo di pellegrinaggio. Il cronista arabo Ibn Asakir nella sua Storia della città di Damasco (Ta'rīḫ madīnat Dimašq) riserva alcune pagine al cimitero di Bab Tuma (oggi nominato Shaykh Raslan dove sorge l'omonima moschea), forse il più antico della città, ricordando le tombe venerate ivi presenti. La dislocazione dei cimiteri damasceni segue la logica urbanistica sopra indicata, infatti essi si trovano presso le porte di Bab Tuma, Bab as-Saghir (con i mausolei di Fatima e di Sukhayna), Bab ed-Dahbah, Bab el-Faradis, Bab as-Sufiyya e Bab el-Giabiya. Il cimitero di es- Salihiyya è ubicato ai piedi del monte Qasiyun, al quale venne attribuito un carattere sacro. Non mancano tuttavia rari esempi di sepolture urbane, come il caso del sepolcro di Saladino, tumulato nel 1193 nei pressi della grande moschea omayyade. A Baghdad le aree sepolcrali, dislocate fuori delle mura, prendono i nomi delle porte che vi conducono: il cimitero di Bab Dimashq (datato al VII sec.), quelli di Bab et-Tibn, Bab el-Harb, Bab el-Kunas, Bab el-Baradan e Bab al-Abraz, ai quali si aggiungono la necropoli di al-Khayzuran ad est e quella di el-Fil ad ovest. Altre aree funerarie fondate nel XIII secolo, considerate mete di pellegrinaggio, si trovano a Mossul e a Takrit. A Gerusalemme le aree funerarie si inserivano negli spazi disponibili ad est della collina del tempio, un altro, detto di Mamilla, si estende ad ovest fuori delle mura. Si attesta, tuttavia, il sorgere di aree cimiteriali, caratterizzate da uso ed estensione limitati, nei pressi delle residenze estive dei califfi: un esempio è costituito dalla necropoli di età omayyade-abbaside (VII-IX sec. d.C.) a Qastal (25 km ca. a sud di Amman, in Giordania), nei pressi dell'omonimo castello, che presenta numerose stele funerarie. L'analisi epigrafica e paleografica non ha determinato però se si tratti dei residenti del palazzo stesso oppure dei viaggiatori e pellegrini deceduti durante il viaggio verso la Mecca. I cimiteri islamici dell'Anatolia sorgono intorno ai mausolei dei personaggi più abbienti sia all'interno che all'esterno dell'abitato e sono caratterizzati dalla decorazione elaborata delle stele funerarie (geometriche, zoomorfe, a turbante, ecc.). A Istanbul il più antico cimitero ottomano è quello di Dervish Mehmed del 1512/3, mentre il più grande cimitero islamico d'Oriente, chiamato in turco Karacaahmet, sorge all'interno di un bosco di cipressi ed è particolarmente ricco di mausolei (türbe). Nel Nord Africa sembra mancare la regola finora osservata e tale diversificazione potrebbe derivare dalle differenti condizioni climatiche o forse da complesse radici culturali: le tombe, infatti, si trovano sia all'interno che all'esterno delle mura cittadine. Nella città del Cairo, come accenna lo storico Maqrizi, venne acquistato, a seguito della conquista, il terreno per la fondazione del cimitero di al-Qarafa. Questa immensa area cimiteriale, costellata da sontuosi mausolei venerati, è ubicata ai piedi del monte Muqattam al quale viene attribuito un carattere sacro, facendolo divenire un importante luogo di pellegrinaggio. Nelle città di Tunisi e di Kairouan i cimiteri sono recintati e posti fuori delle mura; nella città di Fas il cimitero detto "di Bab el-Futuh" risulta diviso in due parti da una piccola valle: la parte ad ovest reca il nome di el- Qbab ("le cupole"), mentre quella ad est è detta di Sidi Harazem. All'interno delle mura della città si trovano i cimiteri di Bab el-Hamra e Sidi Ali el-Mzali.
Fonti:
al-Khatib al-Baghdadi, Ta'rīḫ Baġdād [Storia di Baghdad], I, Il Cairo 1931, pp. 120-27; Ibn Asakir, Ta'rīḫ madīnat Dimašq [Storia della città di Damasco], II (ed. S. Munadjdjid), Dimashq 1954, pp. 188- 200.
Letteratura critica:
D. Russel, A Note on the Cemetery of the Abbasid Caliphs of Cairo and the Shrine of Saiyida Nafisa, in ArsIsl, 6 (1939), pp. 168-74; O. Grabar, The Earliest Islamic Commemorative Structures. Notes and Documents, in ArsOr, 6 (1966), pp. 7-46; J. Lassner, The Cemeteries of Baghdad, in Id., The Topography of Baghdad in the Early Middle Ages, Detroit 1970, pp. 111-18; Y. Raghib, Les premiers monuments funéraires de l'Islam, in AnnIsl, 9 (1970), p. 21; Kh. Moaz - S. Ory, Inscriptions arabes de Damas. Les stèles funéraires. I, Le cimetière d'al-Bab al-Saghir, Damas 1977, pp. 9-13; J. Dikie, Allah and the Eternity. Mosques, Madrasas and Tombs, in G. Michell (ed.), Architecture of the Islamic World. Its History and Social Meaning, London 1978, pp. 283-96; S. Bacqey - F. Imbert, Épigraphie islamique en Jordanie, in Contribution française à l'archéologie jordanienne 1969-1989, Damas 1989, pp. 141-44.
di Maria Adelaide Lala Comneno
La stessa semplicità che è alla base della religione islamica appare nelle tipologie sepolcrali dei primi tempi, quando il divieto di costruire tombe più o meno monumentali veniva ancora rispettato. L'Islam iniziale si caratterizza per l'usanza di seppellire i morti, avvolti in un lenzuolo bianco, privi di qualsiasi corredo funebre, direttamente nella terra, disposti sul fianco destro, con il volto rivolto verso la Mecca, senza che nemmeno il nome compaia sul luogo della sepoltura, segnalata soltanto da una pietra. Il successivo differenziarsi delle tipologie sepolcrali, principalmente di quelle architettoniche, renderà lampanti le diversità tra le componenti etniche del sempre più esteso mondo islamico, nonché il persistere di credenze relative alla vita ultraterrena tipiche di culture e di religioni precedenti, non del tutto abbandonate. Le diverse tipologie sepolcrali e soprattutto delle iscrizioni funerarie, molto spesso in arabo anche in contesti linguistici completamente diversi (a Giava sino ad epoca recente, in Cina presso gli Hui), oggetto di studi solo in alcune zone, ma ancora non nella globalità del mondo islamico, hanno permesso ricerche in diversi campi quali la demografia, la sociologia, l'etnografia, l'economia locale nel corso dei secoli. Anche le più spoglie tombe islamiche sono, però, archeologicamente riconoscibili per il loro orientamento, per la disposizione delle sepolture, quasi sempre singole, per la ridotta profondità, per l'assenza di oggetti e di corredi funerari, nonché per la giacitura del defunto, il tutto dovuto a prescrizioni precise, seguite in gran parte dai paesi islamizzati, che riguardano le pratiche funerarie, stabilite sin dai primordi dell'Islam. Alla primitiva forma di sepoltura, formata da sassi sovrapposti, a difesa del corpo del defunto dagli animali selvatici, si è subito affiancata quella di una semplice tomba, rialzata dal livello del terreno, in cui la posizione del capo veniva indicata da una pietra o da un pezzo di legno, sia pure anepigrafe. Nonostante il divieto di pregare sulle tombe, di visitare i cimiteri, di diversificare le sepolture e di costruire dei mausolei, in realtà, come in altri contesti religiosi, le tombe dei santi e dei martiri, veneratissime sin dai primi secoli, hanno richiamato moltissimi fedeli e costituito il nucleo di cimiteri e di complessi di grande importanza, non solo religiosa. I cimiteri, generalmente al di fuori dei confini delle città, anche se le eccezioni non mancano come testimonia, ad esempio, una miriade di cimiteri intra moenia nella Istanbul ottomana, sono talvolta sin dall'inizio molto estesi e destinati ad allargarsi ulteriormente nel corso dei secoli e ad arricchirsi di tombe monumentali e di numerosi, spesso elaborati, mausolei, contrari a ogni principio strettamente islamico. Anche le pratiche funerarie subiranno diverse variazioni: verrà introdotto, anche se non sempre, l'uso della bara, di speciali abiti funerari, generalmente di colore bianco e spesso, per i ricchi, in tessuti preziosi, qualche oggetto (gioielli per le donne) sarà posto accanto o sopra il cadavere, le pietre tombali con iscrizione diventeranno, praticamente, la regola. Le tombe stesse si differenzieranno notevolmente per zone e per epoche, così da essere immediatamente riconducibili a precisi ambiti, anche quando si trovino decontestualizzate. I motivi decorativi delle stele e delle tombe, quasi esclusivamente aniconici (tra le eccezioni, raffigurazioni animali e umane in Anatolia, di epoca selgiuchide e anche più tarde), tratti da un repertorio vastissimo, praticamente inesauribile di elementi geometrici e geometrizzanti, sono disposti sulla intera superficie secondo principi di simmetria e di armonia generale, attentamente studiati. Vanno ricordate le stele funerarie delle isole Dahlak, nel Mar Rosso, soprattutto quelle del XII-XIII secolo, caratterizzate da eleganti decorazioni (archi, bande, cornici, lampade sospese), incise sul lucido basalto nero. Non mancano, soprattutto nelle zone di minor sviluppo economico, casi di tombe particolarmente semplici, dalle rozze iscrizioni o dalla decorazione appena accennata, involontaria ripresa dei dettami dell'Islam primitivo. Le sepolture si distinguono per tipi principali, non numerosissimi: a colonna, a pilastro con base quadrata, a lastra, con o senza zoccolo, a pseudosarcofago. Il tipo a colonna, già utilizzato in ambito mediterraneo (come quella di Yusuf b. Fulluǵ al-Qaid, proveniente dall'Egitto, datata 557/1161, in pietra calcarea), diventerà, sormontato da un turbante per le tombe degli uomini e da un copricapo femminile per le donne, di gran lunga il più diffuso in ambito ottomano, sia pure con alcune varianti (nella regione di Loudogorie, nella Bulgaria di nord-est, le tombe delle donne erano caratterizzate da una lunga treccia). Colonne monumentali, di notevole altezza, decorate mediante l'inserimento di piatti di porcellana cinese si trovano in alcune zone costiere dell'Africa orientale. Assai frequente, in tutto il mondo islamico, è il tipo con due lastre decorate sui lati più corti della sepoltura. Gli pseudosarcofagi, presenti in Iran a partire dai primi secoli dell'islamizzazione, come avviene ad esempio a Siraf, si rifanno a usanze diffuse in precedenza, mentre nel Subcontinente indiano le forme piramidali, costituite da più parallelepipedi di pietra fittamente decorati, hanno conosciuto una certa popolarità (necropoli di Chaukandi non lontano da Karachi, in Pakistan). Decorazioni sepolcrali assai diverse si trovano in zone di più recente islamizzazione, come, ad esempio, nella necropoli di Chopan Ata (penisola di Mangyshlak, Kazakhstan), dove i montoni di pietra si alternano a figure antropomorfe accostabili ai kamennaja bulbue, stele funerarie della tradizione locale. In altre regioni, dove le credenze e gli usi funerari preislamici non sono stati del tutto soppiantati, si trovano depositi rituali presso tombe di santi (microceramica nella Grande Kabilia, nel Sud dell'Algeria), nonché corredi funerari nelle tombe (in Madagascar, ma anche in Palestina e in Egitto).
J. Sourdel-Thomine, s.v. Kabr, in EIslam², IV, 1978, pp. 352-54; J. O'Shea, Mortuary Variability: an Archaeological Investigation, New York 1984; S. Ory et al., s.v. Makbara, in EIslam², VI, 1991, pp. 120-26; M.A. Lala Comneno, s.v. Cimitero, Islam, in EAM, IV, 1993, pp. 785-90; J.-L. Bacqué-Grammont - A. Tibet (edd.), Cimetières et traditions funéraires dans le monde islamique, Islâm dünyasinda mazarliklar ve defin gelenekleri, II, Ankara 1996 (con bibl. ult); T. Insoll, The Archaeology of Islam, Oxford 1997, pp. 166-200.