L'archeologia delle pratiche funerarie. Vicino Oriente
Lo studio delle testimonianze funerarie rappresenta una delle principali fonti di informazioni sulle società del Vicino Oriente antico, fornendo dati sulla stratificazione sociale, sull'organizzazione economica, sull'ideologia religiosa, sull'appartenenza etnica, basati sull'assunto che i numerosi fattori che descrivono la società in cui ha vissuto il defunto (complessità organizzativa, composizione etnico-culturale, economia, struttura politica, religione), il suo status sociale e la sua cultura sono riflessi nel trattamento funerario. Le sepolture e i loro corredi riassumono per simboli nella vita ultramondana tutto ciò che il defunto ha sperimentato in quella terrena. L'esistenza di un rituale funerario è documentata nel Vicino Oriente a partire dal periodo neolitico (8500 a.C. ca.), com'è esemplificato successivamente dai notissimi crani modellati, sepolti separatamente dai corpi sotto i pavimenti delle abitazioni del Neolitico aceramico B (6500-6000 a.C.) a Gerico in Palestina e a Ramad in Siria. Nel periodo protostorico i rituali funerari sono già fortemente articolati, a seconda delle regioni e delle tradizioni culturali, testimoniando il processo di stratificazione sociale in atto. Essi forniscono pertanto informazioni da considerarsi essenziali per lo studio della religione, dell'economia e della struttura politica delle culture dell'epoca. Le principali necropoli protostoriche sono quelle di Eridu, Tepe Gawra XI-IX e Susa I nell'area mesopotamica, di Karkemish in alta Siria, di Affula, Gerico, Tell el-Farah Nord in Palestina; fondamentali per la ricostruzione storica sono state anche la necropoli del tardo Calcolitico finale (Eneolitico) di Biblo, con più di 1750 inumazioni, e quella di Sidone (Dakerman), in Libano. La rivoluzione urbana è riflessa nell'evidenza funeraria: non è un caso che due dei maggiori monumenti del complesso sacro di Uruk, il Riemchengebäude nello strato VI dell'Eanna, e, soprattutto, lo Steingebäude, intenzionalmente interrato alla base della collinetta di Kullab, sede del tempio del dio Anu, siano stati considerati edifici destinati a rituali di tipo funerario, con l'interramento intenzionale di corredi vascolari e di oggetti, simboleggiante il rinnovamento della vita. La rappresentazione del censo è da subito un elemento distintivo nettissimo, con le sepolture dei membri delle classi dominanti corredate di oggetti di valore intrinseco e simbolico. Emblematico è, in questa fase, il caso della deposizione principesca di Arslantepe, in Turchia, dove il personaggio inumato era stato fornito di un ricco corredo di armi e vasi d'argento, ma, soprattutto, la tomba era stata chiusa con una lastra di pietra ai margini della quale sono stati ritrovati i corpi di due persone sacrificate. Accanto a queste testimonianze eccezionali, la maggioranza delle necropoli annovera sepolture a fossa, ovvero, in Siria e in Palestina, tombe a pozzetto o a camera ipogea scavate nella pietra calcarea. Non infrequente è a Gerico come a Bab edh-Dhra, in Giordania, il riutilizzo di cavità naturali sotterranee. I corredi delle necropoli palestinesi del Bronzo Antico I comprendono usualmente solo vasi di ceramica, aggiunti come contenitori di offerte alimentari, e distinzioni tra i defunti possono essere riconosciute solamente dall'analisi incrociata delle ricorrenze dei tipi di contenitori. In generale, tuttavia, non si notano forti differenziazioni; le tombe vengono riutilizzate per deposizioni successive durante la stessa epoca. Tipica del periodo è la disarticolazione dei corpi, con il cranio deposto separatamente. Nel tardo Calcolitico è notevole la mortalità infantile e si annoverano anche sepolture nelle abitazioni o nelle immediate vicinanze di queste, mentre le necropoli restano ancora relativamente rare.
Anatolia - La conoscenza dei costumi funerari delle società anatoliche nel III millennio a.C. è ancora molto limitata, anche se vi sono singoli esempi dell'importanza attribuita alle modalità della sepoltura come elemento di rappresentazione del rango sociale. Le maggiori necropoli anatoliche del III millennio a.C. sono quelle di Alaca Hüyük e Horoztepe. Nella prima sono state rinvenute 13 tombe principesche a fossa coperte da tavole lignee su cui erano stati ritualmente deposti crani e zoccoli di bovini, contenenti ricchissimi corredi con vasi d'oro, gioielli, diademi e specialmente stendardi di bronzo ageminati in argento (raffiguranti capridi, cervidi e altri animali), probabilmente ornamenti di carri. Il rituale funerario rimanda ad un'aristocrazia militare e mette al centro della cerimonia della sepoltura il transito sul carro trainato da bovini. Non si può non notare la ricorrenza dei bucrani, che ricordano il culto neolitico di Çatal Hüyük, mentre il vasellame d'oro e d'argento e gli stendardi testimoniano la ricchezza dei capi delle prime società statali anatoliche, il cui potere si basava sul controllo delle fonti di approvvigionamento dei metalli e dell'industria metallurgica. La stessa ostentazione nei corredi si osserva nella necropoli di Horoztepe. Entrambe le necropoli datano all'ultimo quarto del III millennio a.C., periodo al quale devono appartenere i magnifici gioielli noti come il Tesoro di Troia, recuperati da H. Schliemann e provenienti con ogni verosimiglianza da una necropoli principesca di quest'epoca. Un quadro della tradizione funeraria della classe media è offerto dalle necropoli scoperte nei siti sull'Eufrate anatolico, come Bireçik e Tawi, situate a distanza dai centri abitati, o la più estesa a Hassek Hüyük, che comprende 94 inumazioni entro pithoi, 24 in fossa e 5 tombe a cista.
Mesopotamia - L'importanza attribuita al rituale funerario nella Mesopotamia protodinastica (2900-2370 a.C. ca.) è evidenziata non solo dalla documentazione diretta (tombe, sepolture e loro corredi), ma anche dalle arti figurative come il rilievo e la glittica, dove sono rappresentate, ad esempio nella Stele di Eannatum re di Lagash, la pia sepoltura dei defunti dopo la battaglia o le libagioni che si effettuavano direttamente sopra alle tombe. I defunti venivano sepolti all'interno dell'area urbana: la gente comune al di sotto dei pavimenti nelle case, trattandosi solitamente di sepolture terragne, o in necropoli localizzate in settori periferici dell'abitato, mentre, nel caso delle classi dominanti, in specifici settori centrali (ad es., in prossimità dei templi o dei palazzi), dove erano impiantate le necropoli principesche con tombe costruite. Nella Mesopotamia centrale Kish è uno dei siti che hanno fornito più ampia documentazione per tutto il Protodinastico. Il Protodinastico I-II (2900-2600 a.C.) è illustrato dalla Necropoli Y (nello Early Houses Stratum), che con 122 tombe a fossa fornisce un esempio di cimitero della classe media. Gli inumati sono deposti su stuoie con 2 o 3 vasi di corredo; 25 presentano anche oggetti metallici, come vasi e spilloni. La fiorente fase successiva è rappresentata dalle Cart Burials (inizio del Protodinastico IIIA, 2600-2550 a.C. ca.), 7 deposizioni principesche dell'età del Palazzo A. Al carro con la salma erano associati gli animali da traino (bovidi ed equidi) e oggetti d'apparato, come asce, punte di giavellotto e pugnali in rame. Le Cart Burials appartengono all'élite guerriera e testimoniano il livello di stratificazione sociale raggiunto dalla città-stato mesopotamica. La parte finale del periodo è illustrata dalla Necropoli A, situata sopra l'omonimo palazzo, utilizzata dal Protodinastico IIIB fino all'età accadica (2450-2250 a.C. ca.), comprendente 154 inumazioni con corredo ceramico (da 6 a 8 vasi); altre 3 tombe con corredi molto ricchi, che includono oggetti di lusso d'avorio, sono state rinvenute nel settore orientale del tell di Ingharra. Il cimitero reale della I Dinastia di Ur (2550-2450 a.C. ca.) costituisce il più noto esempio di necropoli principesca dell'epoca. La necropoli, localizzata in corrispondenza dell'angolo sud-est del recinto sacro neobabilonese del santuario di Nanna/Sin, incorpora in realtà più di 1850 tombe, che si datano dal Protodinastico I all'età neosumerica. Si tratta per lo più di sepolture di personaggi appartenenti alla corte reale e al clero locale. Le tombe, costruite in pietra, mattoni crudi e legno anche a notevole profondità, si sono accavallate e sovrapposte in un'area relativamente piccola, per cui è stato molto difficile chiarirne la successione cronologica e stratigrafica. Le più antiche, che sono anche le più monumentali, con pozzetto o dromos d'accesso, appartengono ai sovrani della I Dinastia di Ur (2500 a.C. ca.). Sedici sepolture hanno restituito corredi ricchissimi, di cui facevano parte i resti di persone sacrificate, carri con i relativi animali da tiro, oggetti d'oro massiccio ed elettro, asce, teste di mazza, punte di lancia e stendardi, nelle sepolture maschili, gioielli, collane di pietre preziose (particolarmente importante il lapislazzuli importato dall'Afghanistan), bracciali, anelli, in quelle femminili, oltre a vasi di rame e oggetti personali più comuni. Le più notevoli sono quelle del "re Mesanepadda" (del quale è stato ritrovato il sigillo), del sovrano Abargi, del principe Meskalamdug, con il proprio caschetto d'oro, e della principessa Pu-Abi, precedute da un dromos dove erano stati sepolti nell'ordine soldati equipaggiati di elmetti e lance, carri con bovidi ed equidi, aurighi e stallieri, decine di attendenti, ancelle riccamente adornate e guardie. Oltre al personale sacrificato, probabilmente tramite avvelenamento, il corredo comprendeva scrigni decorati a intarsio, uno scudo a rilievo di rame, arpe intarsiate con lapislazzuli e madreperla e decorate con sculture lignee rivestite da foglie d'oro (un'arpista deposta con la mano ancora ferma sulle corde del proprio strumento), una scacchiera munita di pedine. La simbologia funeraria fissa nel rito della sepoltura il momento di massima esibizione del fasto regale, sottolineando la continuità della vita dei sovrani nell'aldilà. I corredi del cimitero reale hanno restituito diversi oggetti iscritti in sumerico (vasi, armi, sigilli cilindrici), che hanno permesso l'identificazione dei titolari delle tombe con i membri della I Dinastia di Ur. Accanto alle tombe principesche gli scavi hanno portato alla luce nelle trincee W e X anche altre sepolture che coprono un arco cronologico compreso tra il periodo di Gemdet Nasr e il Protodinastico III. L'analisi dei corredi ha evidenziato una netta differenza tra i due gruppi di inumazioni, le prime caratterizzate dalla presenza di vasellame prodotto localmente di fattura corsiva, le seconde, invece, dotate di vasi di pietra e ceramica di buona qualità; è quindi evidente una differenziazione sociale nelle due necropoli coeve. Un altro gruppo di circa 100 sepolture, sempre a Ur, costituisce il cosiddetto Military Cemetery, dal momento che raccoglie deposizioni di soldati, fornendo interessanti indicazioni su questa classe sociale. Un vasto repertorio di sepolture protodinastiche è offerto dalle necropoli dei siti della Diyala. In particolare la necropoli di Khafagia ha restituito 110 inumazioni, 7 delle quali con corredi nettamente più ricchi delle altre; 28 tombe sono costruite e presentano caratteristiche strutturali tali da evidenziare l'esistenza di una forte differenziazione sociale. Tra le altre necropoli mesopotamiche protodinastiche si devono citare le 94 tombe di al-Ubaid (che coprono tutto il III millennio a.C.), solo 18 delle quali con corredi includenti oggetti metallici, e le inumazioni di Abu Salabikh, localizzate tra i muri degli edifici, a volte anche con l'inserimento di equidi. Per quanto riguarda la Mesopotamia settentrionale, importanti necropoli sono a Tepe Gawra (livelli XIX-VIII), con circa 400 tombe (313 di fanciulli), 217 a incinerazione in vasi e 137 a inumazione, 8 tombe sono costruite e solamente 5 presentano un corredo ricco e articolato, e a Chagar Bazar (strati 5-2, Bronzo Antico IIII), dove pure predominano le sepolture infantili (19 su 26). Prendendo in considerazione le regioni perimesopotamiche, si nota una diffusione delle tradizioni protodinastiche verso oriente. Il Protodinastico I è illustrato nella valle del Hamrin dalla necropoli di Qeit Qasim I. Nello stesso panorama si possono includere, perché culturalmente legate all'esperienza della Mesopotamia protodinastica, le numerose necropoli dell'Iran occidentale (Luristan: Dar Tanha, Bani Surmah e Kalleh Nisar, Tepe Giyan), che mostrano il prevalere tra il 2300 e il 2000 a.C. della sepoltura individuale in tombe a fossa foderate di lastre di pietra. Accanto a un ridotto repertorio vascolare, queste deposizioni presentano sempre un ricco corredo di bronzi (asce, spade, pugnali e anche vasi), testimoniando da una parte la precoce fioritura dell'industria metallurgica nella regione, dall'altra l'importanza attribuita nei corredi agli oggetti metallici. Un quadro assai vivido del periodo accadico è stato fornito dalla recente pubblicazione delle tombe di Uruk, contraddistinte dalla presenza di ingenti quantità di vasellame metallico e armi, a testimonianza della definitiva affermazione della tecnologia del bronzo nel terzo quarto del III millennio. Il periodo neosumerico ha lasciato forse i più imponenti monumenti funerari del Vicino Oriente: i mausolei reali della III Dinastia di Ur (2112-2004 a.C.). Si tratta di tre grandi tombe ipogee edificate dai sovrani Shulgi e Amar-Sin nell'angolo sud-orientale del recinto sacro del santuario di Nanna/Sin, destinate al culto funerario dei sovrani. Sebbene violate nell'antichità, con conseguente perdita dei dati inerenti alle sepolture e ai corredi, i resti della ricca decorazione degli ambienti e una serie di installazioni suggeriscono che le strutture monumentali fossero utilizzate per rituali in onore dei sovrani defunti. La planimetria, che riproduce quella delle residenze patrizie dell'epoca, conferma che le tombe reali erano state concepite come residenze per la vita ultraterrena. La vita dei sovrani nell'aldilà doveva essere assicurata dai loro successori attraverso precisi rituali, come libagioni e banchetti, che avevano luogo proprio negli ambienti situati sopra le tombe stesse.
Golfo Arabo-Persico - Un capitolo a parte è costituito dalle necropoli portate alla luce nell'isola di Bahrain (l'antica Dilmun), toponimo che ricorre insistentemente nelle fonti mesopotamiche a partire dal XXIV sec. a.C. Estese necropoli sono note a Sar el-Gisr, dove sono conservate più di 15.000 tombe, e nelle vicinanze della città di Rifaa; allo stesso periodo si datano i grandi tumuli di Ali, che alti circa 15 m e con un diametro alla base di 30 m sono tra le strutture più monumentali dell'archeologia del Golfo Arabo-Persico; non stupisce dunque che nell'Epopea di Gilgamesh (poema di Enki e Ninkhursag) Dilmun fosse considerata l'isola dei morti. D'altra parte si calcola che nell'isola di Bahrain siano ancora visibili 170.000 tombe del III e II millennio a.C. Una delle prime culture note nella penisola dell'Oman, la cultura detta di Umm an-Nar (2500-2000 a.C.), è testimoniata principalmente da necropoli con monumentali tombe circolari costruite in lastre di pietra, con un diametro oscillante tra 5 e 13 m, suddivise internamente da 2 fino a 10 camere sepolcrali. Anche in questo caso si tratta di tombe familiari a tumulo che potevano arrivare a ospitare fino a 200 inumazioni. La maggioranza delle tombe non ha conservato il contenuto, per via del crollo della copertura, tuttavia sono noti i corredi, che comprendono vasellame fittile e di rame, collane. Due tombe sono particolarmente degne di nota, perché decorate esternamente con bassorilievi raffiguranti figure umane e animali.
Siria - Anche in Mesopotamia settentrionale e in Siria alla metà del III millennio a.C., quando la fioritura della prima società urbana raggiunge il suo apice, le classi dominanti considerano il rituale funerario un elemento fondamentale dell'ideologia religiosa che le sostiene. Di grande importanza sono i dati offerti dalle tavolette di Ebla, nelle quali viene descritto il rituale per la sepoltura del re defunto che è parte di quello per l'intronizzazione del suo successore, cosicché alle modalità della sepoltura (struttura della tomba, ricchezza del corredo, complessità del rito dell'inumazione) corrisponde la maggiore o minore pietà del nuovo re, che ha necessità dell'appoggio spirituale dei suoi antenati. Sebbene gli scavi abbiano portato all'identificazione dell'ipogeo reale dell'epoca degli archivi (2400-2300 a.C.) al di sotto del settore residenziale settentrionale del Palazzo Reale G di Ebla, lo stato di conservazione dello stesso, in gran parte distrutto da una fossa di ruberia scavata in età persiana, non ha permesso di ottenere dati ulteriori sul rituale funerario, se non che i sovrani venivano seppelliti in apposite camere ipogee localizzate proprio al di sotto dei pavimenti del palazzo reale. Di grande interesse è la necropoli principesca della seconda metà del III millennio a.C. scoperta a Tell Banat, sull'Eufrate: grandi tombe composte da una serie di camere accessibili in sequenza coperte con lastre di pietra contenevano ricchissimi corredi, con grandi oggetti d'apparato in materiali preziosi, come un carro rituale con ruote d'alabastro, contenitori di unguenti e altri importanti oggetti simbolici. Difficile è al momento cogliere nei dettagli la funzione simbolica e rituale dei reperti, anche se è possibile ipotizzare che il carro fosse utilizzato per il transito funebre delle spoglie del personaggio defunto. La localizzazione della tomba al di sotto dei pavimenti del palazzo reale ha un importante significato e resterà una costante dell'edilizia funeraria reale siro-palestinese anche nel II millennio a.C. Esisteva infatti una relazione tra il re vigente e i suoi antenati, che assicuravano la ricchezza del regno, in cambio delle pratiche funerarie atte a garantirne la vita nell'aldilà messe in atto dal sovrano. Non stupisce dunque di trovare tombe simili all'ipogeo di Ebla, ma leggermente più recenti, in altre capitali della regione dell'Eufrate, a Tell Biya, l'antica Tuttul, al di sotto del Palazzo A, e a Mari, sotto le pavimentazioni del Palazzo dei Governatori del XXII sec. a.C. L'ipogeo di Tuttul fu impiegato come fossa comune di personaggi principeschi e personale palatino. Un altro importante ipogeo è quello scoperto negli anni Venti del Novecento a Til Barsip, che ha restituito 1045 vasi di ceramica del Bronzo Antico IV: anche in questo caso si tratta di una tomba destinata a più persone. Per quanto riguarda le classi medie della popolazione inurbata, si hanno dati per il Bronzo Antico II e III da Karkemish, dove sono impiegate tombe a cista rivestite di lastre di calcare sotto ai pavimenti delle case. I corredi presentano perle, spilloni, coppe aperte su alto piede svasato ed armi nel caso di deposizioni maschili. Molti altri siti dell'Eufrate siriano (Tell Suweihat, Tell Hadidi, Tell Halawa, Tell Selenkahiye) e anatolico (Hassek Hüyük, Lidar Hüyük, Tilbeshar, Titris Hüyük, Hayaz, Kurban Hüyük) hanno restituito una varietà di sepolture in tombe a fossa, a cista, in pithoi e in camere ipogee.
Palestina - Mentre in Mesopotamia e in Siria prevalgono la sepoltura a fossa per lo più intramurale, con corredo vascolare e raramente armi, per le classi medie e la tomba ipogea costruita in ambiente palatino o templare, in Palestina, dove le prime città avevano raggiunto il loro apogeo verso la metà del III millennio, le sepolture continuarono ad essere effettuate in cimiteri extraurbani, in genere in tombe familiari ricavate in grotte sotterranee raggiunte attraverso lo scavo di pozzetti o corridoi di accesso, con ricchi corredi ceramici nel Bronzo Antico II e III (Gerico, Tell el-Farah Nord, Tell es-Saidiye). I materiali usualmente associati alle deposizioni sono grandi vassoi e piatti da portata, brocche e altri recipienti a destinazione potoria, giare da conservazione; più rari sono gli ornamenti personali, quali collane, pendenti e spilloni o armi di bronzo. Nel Bronzo Antico IV i grandi cimiteri extraurbani assumono un ruolo ancora più significativo, a fronte della crisi attraversata dalle maggiori città della regione, come luoghi di riferimento per le comunità agricole e seminomadi deurbanizzate. Caratteristici del periodo sono, in particolare in Giordania, i dolmen, forse segnacoli di tombe familiari o cenotafi. Le ampie necropoli di questo periodo (Tell ed-Duweir, Gerico, Megiddo, Wadi edh-Dhaliyeh, valle di Bet Shan, Galilea) sono costituite da tombe a camera con pozzetto verticale d'accesso, scavate nella roccia o realizzate riadattando cavità naturali, ospitanti sempre una sola inumazione, in genere sul fianco e contratta, corredata da pochi vasi (il tipo più caratteristico è la lucerna tetralicne). A Gerico sono state distinte almeno sette tipologie di corredi: 1) il Gruppo del Pugnale, nel quale il corredo personale è costituito esclusivamente da un pugnale di rame arsenicato, probabilmente indice dell'appartenenza alla classe militare (o da uno spillone e da alcune perline nel caso di tumulazioni femminili); 2) il Gruppo del Vasellame, con deposizione disarticolata e corredo di vasi (di solito ollette biansate e, spesso, una lucerna); 3) il Gruppo del Pozzetto Quadrato, caratterizzato dalla forma del pozzetto d'accesso, con corredo di vasellame e armi; 4) il Gruppo delle Perline, con corredo contraddistinto dalla presenza di vaghi di collana e pochissimi vasi; 5) il Gruppo delle Dimensioni Eccezionali, con corredi di armi e ceramica, nonché altri oggetti come arredi lignei e piccoli elementi di bronzo; 6) il Gruppo Composito; 7) il Gruppo delle Molteplici Inumazioni. Questo preciso costume funerario è diffuso nell'area settentrionale fino al Giulan e al Hauran e sembra da mettere in relazione con comunità rurali o nomadi. Diversamente in Siria, dove il modello urbano non è in crisi, il costume funerario prevede ancora la sepoltura multipla in tombe familiari, con progressiva rimozione degli inumati e dei relativi corredi (a volte, addirittura, si nota una continuità di impiego tra Bronzo Antico IV e Bronzo Medio: tomba di Saraqeb).
L'avvento degli Amorrei e la definitiva affermazione della società urbana in tutto il Vicino Oriente portano ad una progressiva stabilizzazione e uniformazione dei rituali funebri. Anche in questa fase è oltremodo necessario distinguere il censo e la posizione sociale degli inumati per individuare le diverse tradizioni, pur in un unico sistema di riferimento ideologico-religioso-escatologico. In ambiente urbano, accanto alla sepoltura sotto i pavimenti delle abitazioni, diffusa in particolare in Mesopotamia meridionale nelle classi medio- alte della popolazione (si deve tenere presente che la popolazione inurbata rappresenta comunque una minoranza), nei primi due secoli del millennio prevale la sepoltura singola in tombe a fossa, con un corredo estremamente scarno, costituito generalmente da uno o più vasi e un oggetto personale: un pugnale di bronzo, un'ascia, una punta di lancia o di giavellotto nel caso degli uomini, un bracciale, un vago di collana, uno spillone di bronzo nel caso di inumazione femminile. Per quanto riguarda i corredi ceramici, si distinguono produzioni esclusivamente destinate a impiego funerario, come alcune ceramiche dipinte di lusso, terrecotte che imitano forme metalliche, con superfici lustrate di colore rosso o nero. Le forme predilette sono costituite da brocche, brocchette e unguentari, impiegati per il vino e per i profumi, prodotti usualmente aggiunti alle sepolture perché indispensabili per il rituale del banchetto dell'aldilà. Le necropoli si trovano di solito nell'area urbana (in settori non edificati dell'abitato, sui pendii interni dei terrapieni di fortificazione) o immediatamente a ridosso di questa (ad es., sui fianchi di un vicino wādī).
Mesopotamia - Le testimonianze dalla Mesopotamia mostrano un'articolazione dei tipi di sepoltura, sempre tuttavia nell'ambito di un rituale che comprende l'inumazione singola o doppia e con un corredo di oggetti personali e qualche offerta alimentare contenuta in genere in vasi in ceramica. Dal punto di vista delle tipologie tombali, una delle necropoli più rappresentative è quella di Assur, la capitale dell'Assiria, dove nel periodo medioassiro (XV-XII sec. a.C.), sono stati distinti i seguenti tipi di inumazioni: 1) terragne; 2) coperte con frammenti di cocci; 3) in grandi giare a siluro; 4) "a capsula", vale a dire con l'inumato deposto all'interno di due metà giustapposte di grandi giare da conservazione; 5) a sarcofago in genere fittile; 6) a vascone; 7) composite; 8) costruite in mattoni crudi; 9) costruite in mattoni cotti. I corredi non mostrano significative differenziazioni tra i tipi, suggerendo che la scelta della modalità di sepoltura si debba attribuire a tradizioni familiari oltre che alla disponibilità economica dei defunti. Solamente la tomba 45 spicca per il suo ricchissimo contenuto (gioielli, avori, sigilli). Un'altra importante necropoli dell'epoca è quella di Mohammed Arab. Verso oriente, a Nuzi, il quadro è assai simile, anche se in questo caso la documentazione è meno ricca e articolata; si tratta comunque di deposizioni nelle case o in cimiteri intramurali, sempre fornite di un ridotto corredo vascolare e di alcuni oggetti suntuari simbolici (gioielli, contenitori di profumi). Nei centri meridionali (Ur, Nippur, Borsippa, Isin, Larsa) si nota nelle classi medio-alte una predilezione per le tombe costruite. Si tratta di camere ipogee rettangolari voltate, alle quali si accede attraverso un ripido corridoio, spesso realizzate in mattoni cotti, ovvero rivestite internamente di bitume. Per quanto concerne l'articolazione cronologica, nei primi secoli del millennio è comune la presenza nelle tombe maschili di armi e oggetti metallici, mentre dopo compaiono gli ornamenti personali, spesso in materiali succedanei delle pietre preziose, come la fritta o le pietre semipreziose.
Golfo Arabo-Persico - Il II millennio a.C. è il periodo di più forte utilizzazione delle grandi necropoli a tumuli dell'isola di Bahrain. Anche nell'Oman la fase che prende il nome dalle testimonianze del Wadi Suq (2000-1300 a.C.) testimonia l'impiego di grandi tombe collettive a pianta circolare (Shimal, Ghaliha e Khatt).
Siria - La tradizione degli ipogei al di sotto delle pavimentazioni di edifici palatini si rafforza nella prima metà del II millennio a.C., come testimoniano alcune tombe gentilizie di Mari e gli ipogei reali di Ebla. Questa tradizione non costituisce tuttavia la norma per la popolazione comune, che si avvale di cimiteri di solito localizzati all'interno o all'esterno delle imponenti opere di fortificazione a terrapieno che contraddistinguono le città di questo periodo. Le deposizioni sono nella grande maggioranza terragne, con pochi elementi di corredo personale legati al genere e alle disponibilità dell'inumato. Anche l'utilizzazione di necropoli extraurbane è attestata, sebbene più raramente, a volte ad opera di gruppi ben distinguibili, come mostra la ricca necropoli di Baghuz, sulla sponda dell'Eufrate nei pressi di Mari. Le tombe scavate nella falesia rocciosa di un wādī hanno preservato in ottimo stato ricchi corredi, comprendenti asce fenestrate di bronzo, lettighe di legno e cesti di vimini, oltre al normale vasellame con offerte alimentari, databili tra 1950 e 1750 a.C. L'esame dei dati offerti da questa necropoli mostra che si tratta di un gruppo omogeneo di inumati probabilmente appartenenti alla classe militare. Nella Siria nord-orientale sono in uso gli stessi rituali attestati in Mesopotamia, come mostrano le tombe dei siti principali della Gezira, Tell Leilan, Tell Mohammed Diyab, Chagar Bazar, Tell Barri, Tell Fekheriye, Tell Halaf, Tell Hammam et-Turkman e, più a occidente Tell Chuera. Più articolata sembra la situazione nei siti lungo l'Eufrate, dove è possibile l'impiego di necropoli rupestri, specialmente lungo la sponda occidentale dove si trovano pareti rocciose nei piccoli affluenti locali. Questo è il caso ad esempio di Tell el-Amarna e Tell Hammam sull'alto Eufrate. La maggioranza delle sepolture è tuttavia in tombe a fossa, a volte delimitate da file di mattoni o pietre messi di taglio e, a volte, come copertura. Allo stesso fine possono essere utilizzati frammenti di grossi vasi. Questo tipo di deposizioni si ritrova a Tell Hadidi, Tell Suweihat, Tell Ashara. Un'altra area intensamente abitata e ricca di necropoli è quella tra Aleppo e Gaziantep. Si sfruttano frequentemente le cavità naturali, in particolare nella regione occidentale del Massiccio Calcareo, a volte con utilizzazioni multiple (così anche nel bacino dell'Afrin). Le sepolture singole restano la norma a Queiq e a Tell Rifat e nella depressione del Matkh, a Umm el-Marra, Tell Abu Danne e a Tell Tuqan, dove le tombe sono delimitate da mattoni crudi, impiegati anche per coprire la fossa con gli inumati. I corredi più vistosi presentano, accanto al vasellame (di solito una coppa e alcune olle), armi (asce, punte di giavellotto) in deposizioni maschili e figurine in terracotta in quelle femminili. Lo stesso genere di sepolture si ritrova a Ebla già nei primi secoli del millennio (2000- 1850 a.C.), nella necropoli spontanea situata sul versante interno dei giganteschi terrapieni difensivi occidentali della città. Si tratta sempre di tombe a fossa individuali, con gli inumati orientati con la testa verso occidente. I corredi variano per composizione e numero dei vasi e per l'aggiunta, non sistematica, di piccoli oggetti personali in bronzo (spilloni, daghe, anelli crinali). Spostandosi verso le aree pubbliche, la documentazione eblaita ha restituito le tombe più ricche della Siria amorrea, i cosiddetti "ipogei reali" di Ebla, un gruppo di tombe realizzate riadattando una serie di cavità naturali e cisterne localizzate al di sotto dei pavimenti del Palazzo Occidentale, un edificio riservato al principe ereditario. Gli scavi hanno riportato alla luce quattro deposizioni principali, due delle quali sicuramente pertinenti a personaggi regali. Nella più antica Tomba della Principessa (1850-1800 a.C.), di dimensioni relativamente ridotte, l'inumazione era collocata ai piedi del dromos. La principessa indossava gioielli di squisita fattura, tra i quali uno spillone d'oro con capocchia a stella; a lato dell'inumazione, in un'apposita nicchia e poi in un corridoio era collocato il corredo che comprendeva una settantina di vasi suddivisibili in un servizio da tavola e nei contenitori delle offerte alimentari. Nel secondo ipogeo reale, la Tomba del Signore dei Capridi, databile tra 1750 e 1700 a.C., era sepolto un sovrano con un articolato corredo disposto in due camere comunicanti. L'ingresso originario era tramite un pozzetto (poi trasformato in un ripido dromos a scalini al momento della terza utilizzazione del complesso funerario sotterraneo), che immetteva in un'anticamera dove erano stati collocati il corredo vascolare, simile nella composizione a quello della Tomba della Principessa, e resti di un carro. L'inumazione era nella seconda camera, una cisterna semicircolare riutilizzata, corredata da alcuni piatti con offerte alimentari e importanti oggetti simbolici della regalità, tra i quali, oltre ad armi (asce fenestrate, punte di lancia), i resti degli elementi decorativi di bronzo di un trono (configurati in forma di capridi), un talismano d'avorio con figurine applicate, nel quale è raffigurato il banchetto funebre, e lo scettro del faraone Harnerjhotef Hotepibra. Quest'ultimo oggetto, oltre al valore intrinseco derivante dall'accuratezza della fattura del manico in argento e oro cesellati e intarsiati, ha un fondamentale valore storico, giacché fornisce un terminus post quem (vale a dire dopo l'ascesa al trono di questo faraone della XIII Din., che regnò tra 1770 e 1760 a.C.) per la deposizione del sovrano eblaita (e quindi per la stratigrafia e la cultura materiale ad essa collegate), oltre a testimoniare quale fosse il livello di relazioni esistenti tra la città-stato siriana, da poco assoggettata al controllo del regno di Aleppo, e l'Egitto. Le altre deposizioni, rinvenute nella Tomba delle Cisterne, datate rispettivamente una all'epoca della Tomba della Principessa, l'altra molto più tardi tra 1650 e 1600 a.C., che pure presentano un considerevole corredo con vasi di alabastro e oggetti di lusso, devono essere appartenute ad altri membri della famiglia reale. Di grande interesse per la comprensione del significato attribuito al rituale funerario è il talismano d'avorio, nel quale, secondo l'interpretazione di P. Matthiae, si distingue il sovrano defunto, divinizzato in forma del dio toro Hadad, che partecipa al banchetto sacro allestito dal principe ereditario e dalla principessa. Il banchetto è dunque il rito principale del culto dei re defunti e la legittimità del sovrano è legata direttamente al culto da questi assicurato ai propri antenati. La documentazione eblaita tra 1900 e 1700 a.C. è completata da sepolture rinvenute sul pendio occidentale dell'acropoli, tra le quali è quella di uno specialista metallurgo, corredata dei calchi per fondere asce fenestrate e di una brocchetta in ceramica ispirata alla produzione detta "di Tell el-Yahudya", di provenienza meridionale. Un altro importante nucleo di tombe siriane grossomodo coeve è quello di Hama, dove pure, a qualche centinaio di metri dall'acropoli della città, sono state ritrovate sia tombe a camera sotterranea, contenenti deposizioni multiple che hanno fornito ricchi corredi, sia semplici inumazioni terragne. La composizione dei corredi è analoga a quella delle tombe eblaite. Interessante è il ritrovamento di tombe simili in molte località della regione centrale siriana, in particolare a Khan Sheikun, Murek, Tell el-Asharne. Un'importante necropoli è quella scavata accidentalmente sulla via tra Hama e Selimiya. I corredi vascolari, con ceramiche dipinte e la presenza di bronzi e figurine, testimoniano la floridezza economica della classe media della Siria interna nel secondo quarto del II millennio. Analoga è la situazione nella regione di Homs, con tombe interessanti rinvenute a Tell Masin, Suran e soprattutto a Mishrife, antica Qatna (tomba I), e Tell Nebi Mend. Spostandosi sulle montagne dell'Antilibano, nella regione a nord di Damasco, una delle necropoli meglio note è quella di Yabrud, che fu utilizzata tra 1900 e 1650 a.C. A Tell Arqa, nella pianura di Akkar, è stata di recente ritrovata un'importante tomba costruita di un guerriero, adagiato su una lettiga di legno. L'unità della tradizione funeraria siro-palestinese nel Bronzo Medio II è testimoniata dalle più antiche tombe ipogee di Ugarit, dalla sepoltura multipla di Tell Suqas, sulla costa a sud di Laodicea, e a Beirut, dove le importanti tombe hanno restituito numerosi oggetti di bronzo e vasi di alabastro. Le più note necropoli libanesi di questo periodo sono quelle di Ruweise, Lebea, Kafer Giarra e Qrayé, vicino Sidone. I ricchi corredi includono armi e oggetti metallici, alabastra, vasi ceramici di buona fattura, spesso nelle produzioni ad imitazione metallica con ingobbio rosso. La composizione e la distribuzione dei ritrovamenti rimandano ancora al rituale del banchetto, oltre che all'indicazione del censo e delle funzioni degli inumati tramite oggetti simbolici, quali armi o altri attributi (unguentari). Ma le maggiori testimonianze dal Libano sono quelle della necropoli reale di Biblo, con nove tombe ipogee localizzate a ridosso del versante nord-occidentale della città, di fronte al mare. Gli ipogei monumentali furono utilizzati dai sovrani Abi-shemu e suo figlio Ipi-shemu-Abi, sepolti secondo l'uso egiziano in monumentali sarcofagi di granito. I corredi delle tre sepolture maggiori hanno restituito, oltre a numeroso vasellame, preziosi oggetti suntuari, asce e pugnali d'oro ed elettro, vasi d'argento, scettri, pettorali d'oro decorati a cloisonné, alcuni dei quali di fattura egiziana con il cartiglio di Amenemhat III (1844-1797 a.C.), altri di provenienza mesopotamica, egea e siriana. Evidente è la volontà di sottolineare, anche al livello del rituale funerario, la stretta relazione esistente tra la dinastia regnante gublita e l'Egitto faraonico. Nel Bronzo Tardo, il culto funerario subisce alcune trasformazioni. Le tombe ipogee costruite restano appannaggio esclusivo delle classi alte e sono sempre localizzate al di sotto delle residenze o dei palazzi, mentre la popolazione comune si avvale di sepolture a fossa (di diverse tipologie, in genere delimitate da pietre o filari di mattoni), o di tombe multiple ricavate in grotte o riutilizzando ipogei della fase precedente. I corredi sono in genere caratterizzati dalla presenza di ornamenti personali, come amuleti di pasta vitrea, osso, legno o altri materiali semipreziosi. I recipienti ceramici che risultano usualmente associati alle deposizioni sono forme aperte (coppe, piatti, vassoi contenenti offerte alimentari) e brocche o brocchette (unguentari), che fanno riferimento al vino e agli oli profumati. Nella Siria nord-orientale le necropoli più indicative sono quelle medioassire di Tell Chuera e di Tell Mohammed Diyab. Nell'area occidentale, i maggiori esempi di ipogei costruiti sono offerti dal porto costiero di Ugarit, dove oltre alla dinastia regnante anche i ricchi mercanti e il gran sacerdote avevano provveduto a realizzare al di sotto delle loro residenze ipogei costruiti, contraddistinti dalla copertura a falsa volta e dal ripido dromos assiale d'accesso. Si tratta di tombe familiari utilizzate per diverse generazioni, sempre ridisponendo le inumazioni e i relativi corredi, che comprendevano, a testimonianza delle fitte relazioni commerciali intessute dalla città siriana, ceramica dipinta importata da Cipro o dall'Egeo (fiasche del pellegrino, pissidi micenee, brocchette cipriote), unguentari in alabastro dall'Egitto, sigilli cilindrici, gioielli, armi, suppellettili di bronzo e arredi d'avorio. La stessa tipologia di tomba ipogea ricorre nell'entroterra nel palazzo di Alalakh IV (1450 a.C.), dove quattro inumati erano contenuti in un sarcofago di legno sotto la stanza 17. Elementi per lo studio delle sepolture ordinarie sono stati invece offerti più a sud, lungo la costa siriana, da Tell Sianu, Tell Kazel e Tell Arqa, questi ultimi due situati nella piana di Akkar.
Palestina - Il rituale funerario in Palestina durante il II millennio a.C. sembra essere dettato da un pensiero religioso escatologico del tutto simile a quello illustrato dalla documentazione della Siria; la modalità dell'inumazione e la composizione dei corredi sono infatti le stesse, mentre le tipologie tombali variano a seconda delle tradizioni locali. L'inizio del Bronzo Medio è rappresentato dalle necropoli di Tell el-Aggiul (Courtyard Cemetery) e di Tell el-Farah Sud (Cimitero 900), le quali ospitavano tombe per lo più individuali. Gli inumati sono equipaggiati con offerte alimentari e oggetti personali (collane, pendenti e, a volte, armi). Altre tombe databili tra 2000 e 1900 a.C. sono quelle di Ain Samiya, località dove vi è una continuità d'occupazione tra Bronzo Antico IV e Bronzo Medio I. Sebbene in genere si preferiscano cimiteri extraurbani situati a non grande distanza dalle città, alcuni centri mostrano la persistenza di tombe familiari nelle case, specialmente per le classi più abbienti, come mostrano le tombe di Megiddo XII e Tell el-Qadi (1850-1750 a.C.). Gerico è anche in quest'epoca una delle necropoli maggiori, con tombe scavate nella roccia utilizzate per più di una generazione. Numerose indicazioni sono offerte dai corredi, rinvenuti in ottimo stato di conservazione. La deposizione principale (quella del capostipite) è in genere situata al centro della grotta riadattata su una lettiga di legno o su una piattaforma di mattoni. Sul defunto sono ornamenti personali; accanto le armi e, vicino alla testa e sul fianco, le offerte alimentari, contenute in piatti, coppe, vassoi di legno o cesti di vimini. Da un lato è invece disposto il corredo ceramico, comprendente per lo più coppe e brocche (dippers), a riprova dell'importanza attribuita alla funzione potoria nel rituale del banchetto. Sono stati distinti da K.M. Kenyon cinque gruppi di tombe e relativi corredi, con cronologia oscillante tra 1900 e 1550 a.C. Alla fase centrale del Bronzo Medio II (1750-1700 a.C.) appartiene la tomba multipla 1181 di Hazor, il cui corredo presenta un servizio da tavola da mettere in relazione con il rituale del banchetto. Un altro importante nucleo funerario di questo periodo scoperto di recente è quello delle tombe di Tell en-Nami, porto al centro della piana costiera, che hanno restituito vasi dipinti e bronzi della fase iniziale del Bronzo Medio. Al numero delle testimonianze funerarie siro-palestinesi del Bronzo Medio appartiene anche il cimitero Hyksos, portato alla luce a Tell ed-Daba nel Delta egiziano, con tombe di guerrieri contraddistinte dalla presenza di armi e deposizioni femminili con ricche parure di gioielli. La cultura materiale e la tradizione funeraria espresse da queste tombe sono le stesse note dalle coeve necropoli siro-palestinesi. Durante la fase finale del Bronzo Medio e all'inizio del Bronzo Tardo (1650-1500 a.C.), l'emergere dell'aristocrazia militare porta la Palestina verso un periodo di splendore, poco prima che la regione subisca il completo assoggettamento al regno faraonico. La tradizione delle tombe al di sotto dei palazzi continua in quest'epoca con alcune realizzazioni monumentali, come la tomba con ampia falsa-volta in blocchi calcarei scoperta a Megiddo da G. Schumacher nella cosiddetta Mittelburg, un edificio palatino databile alla fine del Bronzo Medio, e a Tell Taannak, dove un analogo ipogeo palatino di notevoli dimensioni è preceduto da un lungo dromos coperto da lastre monolitiche. È evidente in entrambi i casi, sia dal punto di vista strutturale che funzionale, lo stretto legame con gli Ipogei del Palazzo Reale di Ugarit. Una tipologia simile è quella illustrata dalla tomba seminterrata costruita in un padiglione del palazzo di Kamid el-Loz, nella valle della Beqaa. Nella camera rettangolare sono stati identificati tre inumati, con corredi che comprendevano oggetti di lusso (portaprofumi d'avorio a forma di anatra, paletta, gioielli) e numerosi vasi. Questa struttura, inizialmente considerata un "tesoro", poi giustamente riconosciuta come una tomba reale da R. Hachmann, è per molti versi simile al famoso Tesoro 3073 del Palazzo 2041 di Megiddo VIIA, nel quale è stato ritrovato un numeroso gruppo di avori, e che, analogamente, potrebbe essere considerato come una tomba reale, impiegata come magazzino di beni di lusso mentre la città era sotto assedio. Più omogenea e regolarmente distribuita è la documentazione funeraria relativa alle classi medie, per la quale si hanno numerosi dati da Megiddo, dove continua la tradizione della sepoltura nelle case. Si tratta di tombe a fossa rivestita di pietre con pozzetto d'accesso. I corredi sono contraddistinti dalla presenza di ceramiche dipinte; in particolare si diffondono in quest'epoca i grandi vasi da portata, come i crateri, in genere dipinti nella cosiddetta Bichrome Ware. Altri siti testimoniano la continuazione dell'uso di seppellire in cavità sotterranee riadattate. Questo è il caso di Gezer dove due ricche tombe multiple hanno restituito una notevole quantità di materiali. A Tell el-Qadi (Dan) la tomba 387 ha fornito un ricco corredo del XIV-XIII secolo (conteneva 40 inumati ca.), con ceramiche micenee e cipriote, oggetti in pasta vitrea e bronzi. Una particolarità della Palestina nel Bronzo Tardo è la diffusione delle sepolture infantili, spesso in relazione con fondazioni di edifici di una certa entità. Le spoglie disarticolate sono deposte in olle, a volte corredate da due o tre coppe e una lucerna. Si tratta di un rituale di probabile origine egiziana. Nel XIII secolo infatti i faraoni ramessidi sottopongono la Palestina ad un maggiore controllo militare; di conseguenza si diffondono maggiormente usanze derivate da quelle egiziane. Amuleti e pendenti raffiguranti dei e demoni egizi vengono più frequentemente associati alle sepolture, mentre nei siti costieri e a Bet Shan i mercenari egei e filistei si fanno seppellire dentro sarcofagi fittili antropoidi di grandi dimensioni. La più significativa necropoli con sarcofagi antropoidi è quella di Deir el-Balah, una stazione militare egiziana, il cui vicino villaggio era popolato da mercenari filistei. I sarcofagi, che contenevano più di una inumazione, venivano sepolti a gruppi di due o tre, a volte circondati da semplici deposizioni terragne, in tombe scavate nella roccia o nell'argilla, sempre rivolti verso occidente. Di notevole interesse sono anche le testimonianze funerarie della Giordania, rappresentate da sepolture rinvenute in siti come Pella, Tell Abu Kharaz e soprattutto, Tell es-Saidiye, dov'è stata portata alla luce una vasta necropoli dei secoli XIIIXII a.C. Le circa 340 tombe sono o in una fossa rivestita di pietra o, spesso, inumazioni dentro due metà giustapposte di grossi pithoi; i corpi disposti contratti su un fianco sono associati ad offerte alimentari in coppe e piatti e, spesso, ad oggetti d'apparato, tra i quali spiccano i servizi da vino di bronzo. Ragguardevole anche in questo caso è la presenza di oggetti d'origine egiziana o conformi alla tradizione funeraria egizia, come, ad esempio, l'uso di obliterare le armi, avvolgendole in bende. Negli ultimi secoli del II millennio, quando ormai è in atto il passaggio ad un'altra fase culturale, la tradizione funeraria è segnata da una parte dalla conservazione dell'eredità cananea, testimoniata dalle tombe di siti come Tell Abu Hawam, Megiddo o Tell es-Saidiye, dall'altra dall'avvento di nuove tradizioni illustrate dalle necropoli di ez-Zib (Akziv), Dahret el-Humrayya, Khirbet ed-Durur (Tel Zeror), quest'ultima contraddistinta da tombe familiari a cista in lastre di pietra.
La crisi della società dell'età del Bronzo tra XII e XI sec. a.C. e i profondi cambiamenti che segnano l'avvento dell'età del Ferro si riflettono nei costumi funerari vicino-orientali, non solo nella modalità delle inumazioni, nell'articolazione dei corredi e nella struttura e distribuzione delle necropoli, ma, più radicalmente, nell'introduzione su vasta scala dell'incinerazione. Questa era già praticata in particolare per bambini e fanciulli nel periodo precedente, ma solamente nell'età del Ferro si afferma gradualmente in alcune classi della popolazione.
Mesopotamia - Vaste necropoli di questo periodo sono note nei centri principali della Mesopotamia a Uruk, Ur, Nippur, Borsippa, Babilonia, Isin, dove generalmente i cimiteri si trovano in aree non edificate all'interno delle mura urbiche, spesso in prossimità dei santuari maggiori. La maggioranza delle sepolture è a fossa, con eventuali coperture di mattoni o in grossi vasi da conservazione. I corredi sono spesso costituiti da una singola coppa (evidentemente contenente un'offerta alimentare o una bevanda) e solamente in casi rari sono associati piccoli unguentari, figurine d'argilla o in faïence (raffiguranti una divinità protettrice, amuleti), piccoli ornamenti personali (una collana, un bracciale, un sigillo cilindrico). Il grande numero e la scarsa monumentalità di queste tombe hanno spesso provocato la loro carente documentazione da parte degli archeologi, interessati principalmente allo scavo delle vestigia architettoniche delle città. In Babilonia e in Assiria la sepoltura dei membri dell'aristocrazia e dei sovrani in particolare continua ad essere effettuata in ipogei localizzati sotto i settori residenziali dei palazzi. Lo conferma la sensazionale scoperta della tomba di alcune principesse neoassire al di sotto della Sala 49 del Palazzo Nord-Ovest di Nimrud. Il corredo della regina Tabaya ha più di 10.000 elementi di oreficeria minore e 119 oggetti maggiori d'oro e argento, insieme ad unguentari, boccette e strumenti da toeletta. Gli ornamenti personali della regina, tra i quali la corona d'oro, i bracciali tempestati di pietre preziose, fanno di questa tomba una delle più ricche tra quelle ritrovate nel Vicino Oriente. Sebbene non si sappia chiarire se la regina fosse la sposa di Assurnasirpal II o di Sargon II, il ritrovamento testimonia quanto la vita ultraterrena fosse considerata il proseguimento di quella terrena, cosicché tutte le suppellettili di lusso e gli oggetti personali dovevano seguire le regine nelle tombe.
Golfo Arabo-Persico - Tombe d'età neoassira e achemenide sono state scavate anche nell'isola di Bahrain (Qalat Bahrain, Janussan e Karzakan) e si contraddistinguono per l'impiego per l'inumazione di pithoi o grandi bacini fittili.
Siria-Libano - La diffusione nell'età del Ferro del rito dell'incinerazione è testimoniata dalla vasta necropoli di Yunus, nei pressi di Karkemish, al confine settentrionale della Siria. Nella necropoli, utilizzata tra XII e VIII sec. a.C., le ceneri venivano deposte in giare di forma globulare, breve collo verticale, base piana o ad anello, a volte dotate di anse, decorate da pitture a fasce e a metope, coperte da coppe o crateri rovesciati. Un secondo tipo di urne era costituito da bacini rettangolari o ovoidali, anch'essi dipinti. Il corredo era unicamente costituito da oggetti posti nell'urna, come sigilli, fibule, spilloni, bracciali, perle, lame e, nelle incinerazioni di bambini, piccoli vasi e figurine d'argilla. La seconda grande necropoli ad incinerazione siriana di quest'epoca è quella di Hama, dove sono stati scavati vari cimiteri a cremazione, per un totale di circa 1600 urne, anch'essi utilizzati tra il XII e l'VIII sec. a.C., e nella quale sono state distinte quattro fasi cronologiche: 1) 1175/50-1075/50; 2) 1075/50-900; 3) 900-800; 4) 800-720 a.C. I cimiteri della prima fase presentano urne decorate da figure dipinte di stile geometrico (attribuite a vasai palestinesi della fine del XII sec.); quelli della seconda, urne biconiche prive di collo, in genere ornate da motivi decorativi geometrici; quelli della terza hanno restituito coppe a decorazione circolare o radiale; quelli della quarta fase, ceramica a ingubbiatura rossa lustrata (che tende a sostituire le decorazioni dipinte) e recipienti piriformi, grandi coppe, piatti su alto piede conico e ceramica geometrica importata dalla Grecia. Le urne o i crateri erano spesso chiusi con coppe rovesciate e al loro interno, accanto alle ceneri, erano posti gli oggetti recuperati dal rogo. Il corredo associato consisteva di armi (degne di nota in particolare le spade), gioielli, talora sigilli per lo più a stampo, vasellame bronzeo, spilloni, oggetti da toeletta, fibule. La fossa in cui veniva deposta l'urna era ricoperta di calce. Anche il Libano ha restituito una notevole messe di dati sulle tradizioni funerarie nel I millennio a.C. Tra i ritrovamenti nelle necropoli reali, il più noto è rappresentato dal sarcofago di Ahiram, rinvenuto nella Tomba V della necropoli reale di Biblo. La tradizione della sepoltura nelle camere ipogee si era dunque mantenuta immutata per otto secoli, se al X secolo si deve datare l'iscrizione che ci dice chi fu il sovrano che per ultimo si servì della tomba ipogea, riutilizzando il monumentale sarcofago scolpito di un suo predecessore del XIII secolo, cui sono pertinenti anche oggetti di lusso egiziani rinvenuti nella stessa camera sepolcrale. Le principali necropoli lungo la costa libanese sono a Khaldé, Tell el-Rashidiye e Qasmiye. Più a sud la serie dei cimiteri costieri prosegue con Atlit ed ez-Zib (Akziv), che hanno restituito ricchi corredi vascolari, in particolare con brocchette nella caratteristica ceramica ingubbiata di rosso e lustrata. Mentre le prime si collocano nei primi secoli del millennio, le seconde sono in uso tra IX e VI sec. a.C. La recentissima scoperta della necropoli dell'età del Ferro di Tiro ha consentito di illustrare direttamente la tradizione funeraria fenicia. La necropoli a cremazione si trovava sulla terraferma di fronte all'isola di Tiro e fu in uso dal X al VII sec. a.C., nel periodo di maggiore fioritura del porto fenicio. Le urne (grandi olle biansate) erano sepolte nella sabbia ad una profondità variabile tra 30 cm e 1 m ed erano riunite in vari gruppi, forse pertinenti ad una medesima famiglia. All'urna contenente l'incinerato erano di solito appoggiati piccoli unguentari con profumi o resine aromatiche. Nell'urna, chiusa da una coppa o da un piatto rovesciati, si trovavano oltre ai resti del defunto anche piccoli oggetti personali, come amuleti, braccialetti, collane e anche scarabei di fabbricazione egiziana. Lo studio dei corredi ha evidenziato la ricchezza delle incinerazioni, attribuite ad una classe elevata di mercanti, come mostra a volte l'impiego di urne di produzione cipriota. Interessanti sono i dati sul rituale della sepoltura: dopo avere interrato l'urna, alcuni vasi venivano spezzati ritualmente e deposti sopra di essa, forse come contenitori di offerte alimentari. Una volta chiusa la fossa vi si fissava sopra una stele, talora scolpita con una figura umana stilizzata, che fungeva da segnacolo per il nucleo familiare.
Palestina - Vasto e articolato è anche il panorama offerto dagli scavi in Palestina, dove i cimiteri sono in genere localizzati fuori degli abitati, anche se normalmente in prossimità di essi. Lungo la costa prevale la tradizione delle sepolture a fossa, mentre all'interno si preferiscono le tombe a camera scavate nella roccia. La tradizione costiera è ben illustrata oltre che dalle già citate necropoli libanesi, in particolare a sud dal Cimitero 200 di Tell el-Farah Sud, utilizzato tra X e IX sec. a.C. Le tombe sono spesso rivestite di pietre e coperte da lastre. La tomba 201 era stata utilizzata per 116 adulti e 6 bambini, mentre nella tomba 228 è stato ritrovato un famoso scarabeo con simboli egiziani associati ad un'iscrizione ebraica. Soltanto poche cremazioni sono attestate in questa necropoli. La tombe a camera sono in genere di forma rettangolare oppure quadrata, l'accesso è costituito da una piccola scalinata e ai lati e sul fondo della camera si trovano banconi per la deposizione dei defunti. Tombe familiari di questa tipologia sono state ritrovate a Tell en-Nasbe, Gezer, Gerusalemme, Khirbet Bet Mizza, Tell Etun (XII sec. a.C.), Khirbet el-Qom, Tell ed-Duweir (Lachish; specialmente la tomba 4005, ampliata con arcosoli nell'età del Ferro), Tell el-Kheleife. Gli esempi più noti sono quelli delle tombe rupestri monumentali della necropoli di Silwan a Gerusalemme, di probabile committenza reale, datate dalle iscrizioni tra l'VIII e il VI sec. a.C. In questo caso è probabile che le immediate adiacenze delle tombe fossero attrezzate per il culto funerario che si effettuava all'esterno delle stesse. La tradizione dei sarcofagi antropoidi si conserva nel X e IX sec. a.C. in Giordania, in particolare a Sahab, Dibon e Amman, dove è stato ritrovato l'esemplare più interessante. Il sarcofago di Amman rappresenta forse un Osiris stilizzato; esso era associato con trenta inumazioni in pithoi. Con l'assoggettamento dell'intera regione al dominio assiro e poi babilonese riprende piede la tradizione delle sepolture in sarcofagi fittili (di 1 × 0,5 m ca., con due coppie di anse sui lati) e grandi pithoi. Sepolture di questo tipo sono note da Tell el-Qitaf, Megiddo, Dothan, Sichem e Tell el-Mazar. La tradizione si conserverà fino all'età persiana, in un processo che riguarda l'intero Vicino Oriente.
Anatolia - Le testimonianze dei culti funerari nel regno dell'Urartu sono per lo più indirette, giacché parte dei cospicui arredi di bronzo che caratterizzano l'artigianato di lusso di questa entità politica, il principale avversario nordorientale dell'impero assiro, deve provenire anche da contesti funerari oltre che cultuali. I numerosi oggetti di lusso oggi conservati nei musei di tutto il mondo sono stati rivenuti infatti in necropoli principesche, come quella di Altin Tepe, saccheggiata in gran parte da clandestini. Essa ha restituito in gran copia arredi funebri e oggetti in bronzo e altri metalli di alta qualità, datati tra il 700 e il 650 a.C. Tra questi spiccano i grandi calderoni di bronzo con applicate protomi taurine, le parti sbalzate di arredi mobili, ma anche figurine e statue realizzate con il metodo della cera persa, a testimonianza dell'altissima perizia tecnica raggiunta dai toreuti urartei, nonché gioielli e in particolare i medaglioni aurei sbalzati. Nel breve periodo in cui si colloca la massima fioritura del regno dei Frigi (fine VIII - inizi VII sec. a.C.) nel cuore dell'Anatolia, abbiamo la straordinaria testimonianza del tumulo di Gordion, il cui nucleo, foderato da una complessa struttura di travi lignee alternate a paramenti in blocchi di pietra, celava una camera rettangolare nella quale era stato stipato un ricco corredo di vasi metallici di pregiata fattura. Si tratterebbe del mausoleo reale di Mita di Muskhi, il re Mida delle fonti classiche.
In generale sullo studio dei contesti funerari:
L.R. Binford, Mortuary Practises: their Study and Potential, in J.A Brown (ed.), Approaches to the Social Dimensions of Mortuary Practises, New York 1971, pp. 6-29; B. Alster (ed.), Death in Mesopotamia. Actes de la XXVIe Rencontre Assyriologique Internationale, Copenhagen 1980; J.A. Brown, The Search for Rank, in R. Chapman et al. (edd.), The Archaeology of the Death, Cambridge 1981, pp. 25-37; E.-J. Pader, Symbolism, Social Relations and the Interpretation of Mortuary Remains, Oxford 1982; M. Parker Pearson, Mortuary Practises, Society and Ideology: an Ethnoarchaeological Study, in I. Hodder (ed.), Symbolic and Structural Archaeology, Cambridge 1982, pp. 99-113; S. Campbell - A. Green, The Archaeology of Death in the Ancient Near East, Oxford 1995.
Per l'Anatolia:
R.O. Arik, Les fouilles d'Alaca Hüyük. Entreprises par la Société d'Histoire Turque. Rapport préliminaire sur les travaux en 1935, Ankara 1937; H.Z. Kosay, Alaca Höyük Hafriyati. 1936 daki çalismalara ve kesiflere ait ilk raport, Ankara 1938; Id. Les fouilles d'Alaca Höyük. Entreprises par la Société d'Histoire Turque. Rapport préliminaire sur les Travaux en 1937-39, Ankara 1951; H.Z. Kosay - M. Akok, Ausgrabungen von Alaca Höyük. Vorbericht über die Forschungen und Entdeckungen von 1940-1948, Ankara 1966; S. Lloyd, Early Highland Peoples of Anatolia, London 1967; P.R.S. Moorey, What Do We Know About the People Buried in the Royal Cemetery? in Expedition, 20 (1972), pp. 20-24; H.Z. Kosay - M. Akok, Alaca Höyük Excavations. Preliminary Report on Research and Discoveries, Ankara 1973; R.S. Young, Three Great Early Tumuli, Philadelphia 1981.
Per la Mesopotamia:
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Per la Siria:
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Per la Palestina:
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Per il Golfo Arabo-Persico:
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