L'architettura: caratteri e modelli. Europa tra preistoria e protostoria
di Paola Ucelli Gnesutta
Nell'economia di caccia e raccolta che caratterizza il Paleolitico, gli insediamenti avevano carattere temporaneo, in grotte che non richiedevano molti interventi per essere abitabili, o in ripari spesso realizzati con strutture leggere e trasportabili di legno, frasche o pelli. Di conseguenza è difficile parlare di una vera e propria tecnica edilizia, anche perché tracce così labili sono in gran parte state cancellate. Lo scavo stratigrafico ha in molti casi reso possibile individuare le strutture di abitazioni in pianta, mentre gli alzati sono solo ipoteticamente ricostruibili. A Terra Amata (Nizza), un accampamento di cacciatori acheuleani datato a 380.000 anni fa, si sono trovate le tracce di diverse strutture di forma ovale (non tutte contemporanee). Le impronte di pali e di picchetti, a volte associati a due a due e con l'estremità tagliata a spigolo, erano situate lungo il contorno. Il suolo interno era ricoperto da ciottoli e presentava talvolta resti di focolari. La capanna addossata alla parete nella Grotta del Lazaret risale a circa 130.000 anni fa. L'area dell'abitazione (11 × 3,5 m) è delimitata da un allineamento di pietre, nel quale si è potuta riconoscere la localizzazione di pali formanti una struttura, probabilmente ricoperta di pelli o di vegetali, con due accessi verso il fondo della grotta. Nel Paleolitico medio e superiore diversi siti vengono occupati a lungo e ripetutamente. In grotte e ripari sotto roccia del Sud della Francia compaiono strutture di pietra a carattere permanente, come muri e acciottolati. Si conoscono anche abitati all'aperto di notevole estensione formati da agglomerati di capanne infossate nel terreno o costruite a livello del suolo, occupati per lunghi periodi (Trécassat, Fontmaure, Baume des Peyrards) e collegati con accampamenti per attività stagionali. Costruzioni in ossa e zanne di mammut sono note nel Paleolitico medio e superiore in Europa orientale, ad esempio a Molodova I (Ucraina), a Kostenki 1 e 2, a Mezirič, a Mezin e a Dobraničevka. Le pareti erano costruite con crani e mandibole sovrapposti; altre ossa si presentano assemblate con geniali soluzioni: a Mezirič due difese erette affrontate formavano l'arcata d'ingresso di una capanna. Strutture di zanne di mammut sono state rinvenute anche in Francia, nei livelli castelperroniani della Grotta della Renne. Altre tipologie edilizie sono rappresentate in Europa centro-orientale (Slovacchia, Ungheria, Moravia) da capanne parzialmente infossate nel terreno a contorno circolare, ovale, subrettangolare, con strutture di pali, rami ed ossa (Pavlov, Molodova V, Pushkari, Barca, Tibava) e da abitazioni a livello del suolo, delimitate da pietre o da ossa di renna (Ságvár, Dömös, Dolní Věstonice), probabilmente tende. Meno documentabili sono le tecniche edilizie in Europa occidentale. Si interpretano come rappresentazioni di capanne o tende le figure "tettiformi" maddaleniane nella Grotta di Font-de-Gaume. A Pincevent sono state individuate strutture circolari a tenda, dotate di un focolare all'ingresso, adatte ad ospitare un nucleo familiare; ad Etiolles sono presenti anche strutture di maggiori dimensioni, forse di uso comunitario. Questa edilizia leggera, a carattere temporaneo, si protrae in Europa anche agli inizi dell'Olocene. Con l'agricoltura, la domesticazione e con la tecnologia della ceramica, le nuove tecniche edilizie si diffondono progressivamente verso l'Europa. Fra il VII e il VI millennio a.C., sulle sponde occidentali dell'Egeo, a Sesklo ed in altre località della Tessaglia sorgono villaggi con case rettangolari con basamento in pietra, pareti in pisé o in mattoni crudi ed un ambiente con soppalco all'interno. Nel corso del VI millennio a.C., a Nea Nikomidia (Macedonia) compaiono case lunghe 8 m, con l'interno diviso in due ambienti, che si considerano il prototipo delle lunghe case danubiane. Gli agricoltori della cultura della Linearbandkeramik penetrati in Europa centrale seguendo il corso del Danubio sfruttarono le risorse offerte dall'ambiente forestale, per costruire case-fattorie isolate, a pianta rettangolare, circondate da fossati e da palizzate (ad es., Bylany nella Repubblica Ceca e Köln- Lindenthal in Renania). Questo tipo di costruzione continua ad essere in uso in Europa continentale, durante l'età dei metalli, seppure con dimensioni più ridotte. Una variante a tre navate è nota a Charavines nel Neolitico finale (2700 a.C. ca.), a Cortaillod nel Bronzo Finale e a Goldberg nella prima età del Ferro. Un'innovazione che ha origine nella tarda età del Bronzo nelle regioni alpine è la tecnica a Blockbau: i muri, costruiti con tronchi orizzontali incrociati agli angoli, formano un blocco coerente sul quale si distribuisce il carico del tetto, lasciando l'interno libero da montanti. Nelle Isole Britanniche lo schema costruttivo delle abitazioni, come degli edifici di culto, è a pianta circolare. Le case avevano una struttura perimetrale di robusti pali, sui quali si distribuiva il carico del tetto, costruito a travi incrociate e sorretto al centro da un montante o, come a Woodbury, da quattro pali in quadrato. Dal Neolitico all'età del Bronzo, con qualche persistenza nell'età del Ferro, intorno ai laghi e in terreni paludosi si sviluppa la tecnica di costruzione su palafitte e su bonifiche, cioè su palificazioni verticali o su terreno consolidato per mezzo di tronchi orizzontali e di un riempimento di terra e sassi. La recente scoperta nel Lago di Bracciano (Roma) di un abitato caratterizzato da ceramica impressa e lineare (La Marmotta, Anguillara Sabazia), dimostra l'occupazione a scopo abitativo delle sponde dei laghi già nel Neolitico antico. L'area nella quale tale fenomeno è meglio conosciuto e documentato da fasi avanzate del Neolitico alla fine dell'età del Bronzo è quella dei laghi e delle torbiere a nord e a sud delle Alpi, in Francia (Charavines, Clairvaux), in Svizzera (Egolzwil, Horgen, Meilen, Zurigo), in Germania (Hornstaad, Aichbühl) e, in Italia, nella fascia comprendente i laghi prealpini da Viverone al Garda. In Emilia occidentale, fra il Po e l'Appennino in pianure soggette ad esondazioni, la cultura delle Terramare, nel corso dell'età del Bronzo, sviluppò tecniche edilizie a bonifica. I resti archeologici documentano principalmente le opere di fondazione e di sostegno degli impalcati. Nelle costruzioni su pali verticali, le abitazioni poggiavano su piattaforme singole, sostenute da mensole. A Hornstaad, sul Lago di Costanza, le abitazioni erano a pianta rettangolare con uno o più ambienti e una breve piattaforma antistante. Il pavimento era rivestito da un battuto di argilla e ghiaie per isolare l'impalcato ligneo dal calore dei fuochi. Già dal Neolitico, per impedirne lo sprofondamento, l'estremità inferiore dei pali veniva inserita a incastro in un legno orizzontale, a plinto, secondo una tecnica documentata nello stesso periodo anche a Clairvaux (Giura) ed alla fine del Bronzo Antico nell'abitato di Lavagnone (Brescia). A Fiavè-Carera (Trento), nell'insediamento del Bronzo Medio, sono presenti strutture a pali isolati ed un'elaborata struttura di fondazione, a platea reticolata che si estendeva nel lago. Il reticolo era formato da coppie di travi rovesce poggianti su longheroni di distribuzione per impedire lo sprofondamento. Le essenze utilizzate sono principalmente larice e abete. I pali verticali che sostenevano le piattaforme delle abitazioni erano piantati all'intersezione delle maglie del reticolo sul quale poggiavano con un plinto formato da un legno inserito, e fissato con un cuneo, in un foro quadrangolare. Nelle regioni mediterranee, dove minore era la disponibilità di materiale ligneo, si utilizzarono pietra per il basamento delle costruzioni e incannucciata intonacata per le pareti, con paletti di rinforzo. Le abitazioni, raggruppate in villaggi, sono di dimensioni più ridotte rispetto alle case dell'Europa continentale e con vari tipi di pianta: circolare, rettangolare, rettangolare con fondo absidato, separato dall'ambiente anteriore. Strutture di questo tipo sono presenti nel Neolitico antico, a Catignano (Abruzzo), a Passo di Corvo, a Rendina ed in altri villaggi delle Puglie. Le abitazioni della cultura di Stentinello a Piana di Curinga (Calabria) hanno pareti in incannucciata ricoperta d'argilla, con struttura lignea formata da paletti. Basamento di pietra, struttura portante in legno, pareti in graticcio intonacato caratterizzano le tecniche edilizie dell'età del Bronzo nella penisola italiana e nelle isole mediterranee in Francia meridionale e in Liguria, con varianti locali nei tipi di pianta. Il tetto, sorretto da un palo centrale o da pali perimetrali, era di paglia o di canne, rivestito di argilla. Sui terreni di roccia tenera (tufo o calcare), le abitazioni erano parzialmente incassate nella roccia di base (Monte Rovello, Luni sul Mignone, San Giovenale, Sorgenti della Nova), oppure si scavavano nella roccia canalette di fondazione. La più antica forma di architettura in pietra appare, verso la metà del V millennio, nelle Isole Britanniche e sulle coste del Mare del Nord e dell'Atlantico con costruzioni megalitiche, presenti anche in Europa centrale, nelle vallate alpine e nelle regioni mediterranee. Esse comprendono i dolmen, camere funerarie a volte precedute da un corridoio e ricoperte da un tumulo (cairn) di terra e di pietre; i menhir, blocchi, infissi verticalmente nel terreno, isolati o disposti in circolo (cromlech, henge), le allées couvertes, sepolture collettive a corridoio di lastre di pietra. Le tecniche edilizie sono elementari: i blocchi sono messi in opera per sovrapposizione e per accostamento, ad eccezione del caso di Stonehenge, dove si riscontrano elaborati collegamenti ad incastro. Un uso quasi esclusivo di materiale litico caratterizza le case della cultura calcolitica di Fontbouisse (nel Sud-Ovest della Francia), a pianta ovalare allungata con muri a secco. A Cambous alcune raggiungono i 20 m di lunghezza. A partire dall'età del Bronzo si afferma nell'Europa mediterranea la tecnica a grandi blocchi sommariamente squadrati, messi in opera a secco, detta "ciclopica"; essa caratterizza le cittadelle micenee, i talayots (torri) delle Isole Baleari, i nuraghi della Sardegna. Il nuraghe è una torre di forma troncoconica, costruita in blocchi di pietra, adattando la struttura alla conformazione del terreno, senza scavi di fondazione o livellamenti. I villaggi che a volte si sviluppano intorno alla torre centrale comprendono case circolari, costruite con la stessa tecnica. I blocchi di basalto o di trachite, a forma di conci a coda, erano messi in opera con la faccia rettangolare verso l'esterno e la parte rastremata sulla quale sono presenti incassi per grappe in legno o in metallo, verso l'interno. La torre centrale contiene una camera circolare con pareti progressivamente aggettanti che si chiudono a falsa volta, come nelle tholoi micenee. L'edificio terminava con un terrazzo merlato, riprodotto nei modelli rituali di nuraghi.
J. Bradford, Costruzioni in graticciate, legno e zolle erbose, in Storia della tecnologia, I, Torino 1954 (trad. it.), pp. 303-31; S. Lloyd, Costruzioni in mattoni e pietra, ibid., pp. 463-97; D. Theochares, Neolithic Greece, Athens 1973; A.M. Radmilli, Popoli e civiltà dell'Italia antica, I, Roma 1974; B. Bagolini, Introduzione al Neolitico dell'Italia settentrionale, Pordenone 1980; J. Guilaine, La France d'avant la France, Paris 1980; O. Buschsenschutz - I.B.M. Ralston, Les fortifications des âges des Métaux, in Archéologia, 154 (1981), pp. 24-35; S. Tinè, Passo di Corvo e la civiltà neolitica del Tavoliere, Genova 1983; I primi abitanti d'Europa, Roma 1984; R. Perini, Scavi archeologici nella zona palafitticola di Fiavè-Carera, I, Trento 1984; J. Pétrequin, Gens de l'eau, gens de la terre, Paris 1984; E. Contu, L'architettura nuragica, in G. Pugliese Carratelli (ed.), Ichnussa. La Sardegna dalle origini all'età classica, Milano 1985², pp. 5-176; R. Joussaume, Des dolmens pour les morts, Paris 1985; A.J. Ammerman, Recenti contributi sul neolitico della Calabria, in Atti XXVI RiunScientIIPP, I, Firenze 1987, pp. 333-49; A. Broglio - J.K. Kozłowski, Il Paleolitico, Milano 1987; R. Perini, Scavi archeologici nella zona palafitticola di Fiavè- Carera, II, Trento 1987; Id., Gli scavi nel Lavagnone. Sequenza e tipologia degli abitati dell'età del Bronzo, in AnnBenac, 9 (1988), pp. 109-54; F. Audouze, La maison protohistorique, in Les temps de la préhistoire, II, Paris 1989, pp. 140-43; J.P. Nicolardot, L'habitat fortifié protohistorique, ibid., pp. 134-38; H. Schlichterle, Pfaulbauten: die frühe Besiedlung des Alpenvorlandes, in Spektrum der Wissenschaft, 1989, pp. 72-85; N. Negroni Catacchio, Sorgenti della Nova. L'abitato del Bronzo finale, Firenze 1995.
di Luca Bachechi
In Europa per il Paleolitico inferiore sono disponibili alcuni documenti relativi ad abitati all'aperto sulle cui tipologie non tutti gli studiosi sono concordi. Queste si presentano in vario modo: allineamenti di blocchi di pietra che circondano superfici limitate, come a Solheilac in Francia; capanne o recinti a pianta ovale, lunghi da 7 a 15 m e larghi da 4 a 6 m, come a Terra Amata (Francia); veri e propri fondi di capanna sono documentati da depressioni e da muriccioli in pietra, ad esempio a Lunel Viel (Francia). Diversi rinvenimenti confermano la progressiva occupazione umana, sia in grotta sia all'aperto, in concomitanza con la glaciazione würmiana. Le strutture all'aperto appaiono costituite da tende a pianta circolare od ovale, con un lastricato di ciottoli o di pietre, uno o più focolari ed un'ipotetica copertura di pelli o di frasche poggiate su un'armatura di tronchi d'albero o anche di ossa lunghe, zanne e corna di grossi mammiferi, come il mammut o, più tardi, la renna. Le evidenze archeologiche documentano tale tipo di abitazione nei siti della media valle del Dnestr (Russia), Molodova I e V, dove sono state individuate importanti strutture in ossa di mammut, tra le quali si segnala una capanna o un recinto ovale di 10 × 7 m di superficie che ha restituito 15 piccoli focolari, manufatti litici e resti di fauna. Ad Arcy-sur-Cure, sito francese del Castelperroniano, all'interno della grotta sono stati trovati ammassi di pietre, zanne di mammut disposte in semicerchi intorno ad alcuni focolari e buchi di palo, che fanno supporre l'esistenza di capanne circolari. Per il Paleolitico superiore le testimonianze di abitazioni diventano molto più abbondanti ed evidenti, sia all'interno e presso le cavità naturali, sia all'aperto. Interessante è il rinvenimento, all'interno dell'ampia apertura della Grotta della Salpêtrière (Francia), di un fondo di capanna a forma ovale con tre focolari e il pavimento cosparso di ocra. Gli insediamenti all'aperto del Paleolitico superiore si possono classificare schematicamente in tre tipi: 1) grandi capanne allungate scavate nel terreno e con i focolari disposti lungo l'asse; 2) ripari costruiti su fosse circolari con copertura impostata su sostegni convergenti con le basi fissate al suolo; 3) tende vere e proprie, probabilmente coperte di pelli, a pianta circolare o leggermente ovale, con un focolare presso l'entrata. In quest'ultimo tipo possono rientrare le testimonianze venute in luce a Pincevent (Francia), dove gli scavi iniziati nel 1964 da A. Leroi-Gourhan e tuttora in corso hanno rivelato l'esistenza di diverse capanne riferibili al Maddaleniano. L'abitazione "tipo" dell'insediamento ha pianta trilobata, costituita da tre ambienti a pianta circolare fusi insieme in modo da formare un unico elemento strutturale, con spazio interno in comune. Il perimetro dell'abitazione è formato da cordoni arcuati di materiali litici, che gli occupanti avevano ammassato contro le pareti dotate di tre uscite. Lo spazio interno della costruzione copriva circa 30 m². Lungo l'asse longitudinale dell'abitazione vi erano tre focolari di circa 50 cm di diametro, due dei quali avevano una copertura di pietre; vicino ad essi due blocchi di calcare dovevano probabilmente servire come sedili. Si può supporre che l'abitazione disponesse di una copertura di pelli poggiata su un'armatura di travi della quale è stata tentata anche una ricostruzione. Per fermare le pelli al suolo, dato che non si è trovata traccia di buchi per i pali, si può pensare che fosse sufficiente un cordone di argilla ben pressata. Il miglioramento climatico del Mesolitico e l'importanza che nell'economia vennero a ricoprire l'attività di pesca e la raccolta dei molluschi, influirono anche sul tipo di abitazione, poiché i gruppi umani si stabilirono di frequente in zone paludose o lungo le rive di specchi d'acqua. Per questo motivo, le abitazioni erano costruite spesso su piattaforme di legno o su fondazioni di pietra che avevano lo scopo di preservarle dall'umidità presente nel terreno. A questo proposito si può citare il rinvenimento di una capanna presso la foce del Tago (Moita do Sebastião, Portogallo), in una zona ricchissima di molluschi. La capanna, sopraelevata, doveva avere forma semicircolare con ampia apertura verso sud, come evidenziato dalla disposizione dei buchi di 61 pali che delimitano una superficie di circa 8 m di diametro. L'armatura dei pali era ricoperta con frasche e forse anche con giunchi ed erbe spalmati di argilla. Intorno alla capanna una trentina di fosse di varie dimensioni erano adibite a focolari e a sili, altre ancora erano utilizzate per ospitare sepolture. Nel Neolitico, con la sedentarizzazione, nascono nuove e più varie forme di abitazione; la tipologia abitativa si evolve e si diversifica notevolmente. Nell'Europa centrale, collegato con la corrente culturale della Ceramica Lineare, è diffuso un tipo di costruzione costituito da grandi ambienti a pianta rettangolare con cinque file di buchi per i pali, delle quali le tre centrali dovevano servire per sostenere il tetto a due spioventi. La larghezza di tali abitazioni varia tra i 5 e i 7 m e la lunghezza raggiunge i 25 m. Abitazioni di questo genere si trovano con poche varianti in territorio polacco e russo, mentre nell'area europea sud-orientale, ad una prima fase di abitazioni a pianta trapezoidale o rettangolare (Lepenski Vir in Serbia; Karanovo in Bulgaria), a volte con più ambienti, fondamenta in pietra e pareti anche in mattoni crudi, ne segue una caratterizzata da abitazioni senza tracce di buchi per i pali: si tratta probabilmente di costruzioni con pareti a strutture orizzontali, formate da traverse di legno (Cucuteni in Romania). Alla fine del Neolitico si riscontra una maggiore varietà nelle forme abitative, che vanno dalle case di grandi dimensioni a pianta trapezoidale di Bochum-Hiltrop (Germania), ai due piccoli ambienti rettangolari con tetto a spiovente di Golderberg (Svezia), alle palafitte, abitazioni costruite su una piattaforma sostenuta da pali infissi nel sedimento delle rive dei laghi, di Aichbühl nella Germania meridionale, alle case con abside della Boemia e della Moravia, infine alle costruzioni con cinque ambienti e pavimento in argilla su file di tronchi che si trovano ad oriente dei Carpazi. Interessante è l'adattamento elaborato dalla comunità di Skara Brae all'ambiente inospitale delle Isole Orcadi, a nord della Scozia. Le abitazioni, interrate per meglio proteggersi dal freddo, sono costruite con lastre di pietra locale; presentano pianta rettangolare con angoli arrotondati e misurano in media 6 × 4 m. Le pareti, di circa 1 m di spessore e 2 m di altezza, tendono a restringersi verso l'alto, senza tuttavia formare una copertura, che doveva forse essere realizzata separatamente in legno. All'interno, al centro del pavimento si trova un focolare contornato da pietre; ai lati si dispongono i letti al di sopra dei quali, ricavate nello spessore delle pareti, sono presenti nicchie o dispense; addossate alla parete di fondo vi sono credenze costituite da due file di scaffali di pietra; in uno o più angoli si notano, incassate nel pavimento, ciste rivestite di ardesia, utili forse per la conservazione delle patelle. L'elemento principale che emerge da un rapido esame delle case dei contadini neolitici in Europa è il predominio di abitazioni a pianta rettangolare, morfologia che persiste soprattutto nell'area centro-settentrionale durante le successive età dei metalli, anche se nelle Isole Britanniche questi ultimi periodi sono contrassegnati da un eccezionale sviluppo di case a pianta circolare.
A.P. Černyš, Paleolitichna Soyanka Molodove V [Il sito paleolitico di Molodova V], Kiev 1960; A. Leroi-Gourhan, Les fouilles d'Arcy-sur-Cure (Yonne), in GalliaPrehist, 6 (1961), pp. 3-16; A. Leroi-Gourhan - M. Brézillon, L'habitation magdalénienne n. 1 de Pincevent près Montereau (Seine-et-Marne), ibid., 9 (1966), pp. 268-85; H. de Lumley, Découverte d'habitat de l'Acheuléen ancien dans des dépôts mindeliens, sur le site de Terra Amata, in CRASc, ser. D, 264 (1967), pp. 801-804; H. Müller-Karpe, Handbuch der Vorgeschichte, 2. Jungsteinzeit, München 1968, passim; G.I. Georgiev - M. Čičikova (edd.), Cultures préhistoriques en Bulgarie, in IzvSofia, 36 (1981), pp. 63-188; R.G. Klein, I cacciatori dell'età glaciale in Ucraina, in Le origini della civiltà europea, Milano 1981, pp. 16-25; Palafitte. Mito e realtà, Verona 1983; V.G. Childe - D.V. Clarke, Skara Brae, Edinburgh 1989.
di Isabella Damiani
Con l'inizio dell'Eneolitico si continuarono a costruire, in Europa centrale e orientale, le abitazioni rettangolari con tetto sorretto da pali lignei, che caratterizzavano il periodo precedente. Tale continuità risulta presente negli insediamenti relativi alle culture eneolitiche che si erano sviluppate, senza nette cesure, dalle fasi finali del Neolitico: cultura del Bicchiere Imbutiforme nell'Europa centrale e settentrionale, Cucuteni B in Romania, Tripolje in Ucraina, ecc. Nell'area balcanica le abitazioni potevano essere suddivise in due o più ambienti all'interno dei quali erano presenti focolari in argilla, a volte decorati, forni a campana (uno ma talvolta anche due), banchine realizzate anch'esse in argilla di dimensioni e altezza variabili, su cui potevano essere alloggiati vasi per conservare derrate, talvolta interpretate anche come giacigli (cultura ucraina di Tripolje). Questo tipo di abitazione risulta documentato anche in culture eneolitiche più recenti dell'area balcanica nord-occidentale: negli strati della cultura di Vučedol, nel sito eponimo, è presente un'abitazione di forma rettangolare (15,4 × 9,6 m) con all'esterno forni a cupola per usi domestici e forni per la fusione del metallo. Gli abitati lungo le sponde dei laghi alpini e del Giura (Charavines, Clairvaux) presentano abitazioni quadrangolari di piccole dimensioni. La tendenza alla diminuzione delle dimensioni degli edifici, che si afferma in questo periodo, può essere messa in relazione con una diversa organizzazione delle comunità nelle quali avrebbe acquistato maggior rilevanza la famiglia nucleare. In Italia i dati, ancora piuttosto scarsi, documentano la presenza di abitazioni a pianta rettangolare. A Colombare di Negrar gli strati che colmano l'abitazione realizzata con muri secco sono attribuibili a una fase centrale dell'Eneolitico; a un momento forse più avanzato appartiene l'impianto dell'abitazione di Gazzo Veronese, incavata nel terreno per oltre 1 m (lungh. 10 m; largh. 3 m) e divisa in quattro ambienti, la cui fase di vita più antica precede la presenza della cultura del Bicchiere Campaniforme. Nella Francia meridionale, in Linguadoca e Provenza, sempre in questo periodo, continua la tradizione della fine dello Chasseano con le abitazioni di forma ovale allungata e rettangolare absidata (fino a 22 m), con muri realizzati in pietrame a secco, che sono caratteristiche della cultura di Fontbouisse diffusa nel Gard e nello Hérault; talvolta (Boussargues presso Argellières), accanto alle abitazioni absidate sono documentate strutture più piccole, di forma circolare con volte coperte da lastre, che le interpretazioni più recenti considerano magazzini per lo stoccaggio delle derrate. Con il diffondersi della cultura del Bicchiere Campaniforme, in un momento molto avanzato dell'Eneolitico, si fanno più comuni le abitazioni a pianta curvilinea (circolare, ovale, ellissoidale). In Olanda, nell'ambito del gruppo di Veluwe, sono documentate capanne a pianta ellissoidale di grandi dimensioni (20 × 6 m), nelle Isole Britanniche la forma circolare risulta più diffusa (Gwithian in Cornovaglia), ma non mancano le abitazioni rettangolari; nell'area di diffusione meridionale, in Linguadoca e nei Pirenei, tra gli scarsi esempi di insediamenti all'aperto si incontrano piccoli gruppi di capanne ovali (Ribos de Bila nell'Aude). La varietà della tipologia abitativa che caratterizza l'aspetto campaniforme in tutta Europa, interpretabile come sostanziale continuità, nelle differenti aree, con le tradizioni architettoniche delle fasi precedenti, è infine documentata dalla presenza di insediamenti formati da case rettangolari nello Jütland (Myrhoj). In Italia sono attestate, negli abitati con presenza del Bicchiere Campaniforme, strutture leggere, a pianta curvilinea (subcircolare e circolare), talvolta con tracce di palificazioni, interpretate in alcuni casi come tende. Ceramica campaniforme è presente anche nei livelli superiori della già nominata abitazione di Gazzo Veronese. Durante l'età del Bronzo, nell'Europa settentrionale, i villaggi erano formati da case di grandi dimensioni con pareti lignee, di forma rettangolare con angoli arrotondati: un esempio particolare viene da Trappendal nello Jütland, dove i resti di una casa di oltre 200 m² di superficie sono stati rinvenuti al di sotto di un tumulo; la divisione trasversale in tre ambienti e la presenza all'interno di diversi focolari fanno pensare che potesse ospitare più di un nucleo famigliare, o che la sua funzione fosse più complessa. Queste grandi strutture mostrano, nel periodo più antico (I Periodo Nordico), un tetto sorretto da un'unica fila centrale di pali. Successivamente, a partire dal II Periodo Nordico, una doppia fila di pali formava tre ambienti distinti in senso longitudinale (Hyllerup nella Zelanda). Questi cambiamenti nei caratteri delle abitazioni sono stati messi in relazione con la necessità di creare un'articolazione ulteriore degli spazi per alloggiare il bestiame all'interno delle unità abitative. La tipologia delle case con tre navate e dimensioni molto grandi (la lunghezza si aggirava intorno ai 20-30 m) interessa un'area molto vasta, che comprende l'Europa settentrionale e nord-occidentale (ad es., gli insediamenti di Elp in Belgio, Høigård nello Jütland, Hesel nella Bassa Sassonia) e continua nella prima età del Ferro. Recenti ricerche in Svezia hanno però messo in luce che le abitazioni ebbero una diminuzione nelle dimensioni con l'inizio del I millennio a.C. Nelle Isole Britanniche continua, durante l'età del Bronzo, la tradizione delle case di forma circolare realizzate, in relazione con le risorse disponibili in loco, con fondamenta in pietra o totalmente in legno con mura in graticcio e fango. Di dimensioni variabili, dai 10 m² circa (Shaugh Moor) ai 60 m² circa (Bracken Rigg), potevano ospitare un focolare, bassi sedili in pietra lungo le pareti, fosse destinate alla conservazione delle derrate. Le abitazioni possono spesso trovarsi raggruppate in spazi racchiusi da recinti in pietra, ma non mancano i ritrovamenti isolati. Tale tipologia abitativa continua nelle età successive, con un aumento delle dimensioni in casi particolari, ad esempio a Paddock Hill, nella fase insediativa del Tardo Bronzo. Risulta caratteristica anche dell'età del Ferro britannica. Nell'Europa centrale si sviluppa una diversa tradizione costruttiva caratterizzata da case di forma rettangolare, di dimensioni molto variabili, ma generalmente minori rispetto a quanto si osserva nell'Europa settentrionale. A Zurigo- Mozartstrasse l'insediamento su bonifica dell'antica età del Bronzo nella fase più recente (1600 a.C. ca.) era realizzato su una piattaforma ad intreccio ligneo. Al di sotto sono documentate abitazioni rettangolari di circa 3-4 m di larghezza per 5-6 di lunghezza con pareti realizzate con travi coricate unite da mortase. L'assenza, talvolta, di focolari suggerisce una differenziazione funzionale delle diverse unità abitative. L'impianto insediativo assume forma più regolare nella seconda fase costruttiva. Disposizione regolare secondo assi paralleli e forma rettangolare o quadrata con lati di 4-5 m circa, caratterizzano anche l'impianto dell'insediamento di Padnal vicino Savognin nell'area del Rodano, dove le abitazioni avevano fondamenta in pietra e focolare interno. Con la cultura dei Campi d'Urne i dati desumibili dall'analisi degli insediamenti, quando indagati su vaste estensioni, suggeriscono l'esistenza, in alcuni casi, di un'articolazione delle attività e delle funzioni. A Lovčičky in Moravia, ad esempio, si raggruppano intorno a valori diversi le distanze tra i pali di sostegno delle pareti, da mettere in relazione con una differente modalità costruttiva dell'alzato. Poteva inoltre variare il tipo di copertura adottata, dal momento che le file di pali all'interno non sono presenti molto frequentemente. Le dimensioni, infine, oscillavano tra i 7 e i 35 m² ed eccezionalmente superavano i 100 m². Negli insediamenti in ambiente umido le abitazioni risultano realizzate secondo impianti regolari e mostrano maggiore omogeneità nelle dimensioni, dato questo riscontrabile in aree estremamente distanti: si può rilevare negli insediamenti del Bronzo Finale svizzero (secondo quarto del IX sec. a.C.) ad Auvernier Nord e nell'Europa nord-orientale, nell'insediamento perilacustre di Biskupin in Polonia, le cui fasi abitative che qui interessano occupano il IX e la prima metà dell'VIII sec. a.C. In Europa meridionale, nell'area di diffusione delle terramare e delle palafitte, a partire dalla fase iniziale dell'età del Bronzo, sono diffuse in Italia settentrionale, nell'area subalpina (Fiavè-Carera, Trento), case di forma rettangolare con alzato e pavimenti lignei ricoperti d'argilla, anch'esse disposte secondo un impianto regolare; all'interno erano spesso presenti focolari e fosse di scarico. Tali forme insediative si sviluppano fino all'età del Bronzo Recente, periodo al quale appartiene il villaggio di Ponte San Marco (Calcinato, Brescia), limitrofo all'area palafitticolo-terramaricola, ma posto su un leggero rilievo affacciato sulla valle di un affluente del fiume Oglio. In questo insediamento le case di forma rettangolare, tetto sorretto da pareti lignee e superficie di circa 60 m², erano separate le une dalla altre con viottoli lastricati ed erano caratterizzate all'interno da un focolare e da sili per le derrate; anche a Monte Castellaccio d'Imola, al margine sud-orientale della Pianura Padana, sono presenti abitazioni rettangolari. Le fasi di vita principali di questo insediamento, pertinente al Bronzo Medio, mostrano prevalentemente capanne di forma quasi circolare con tetto sorretto da pali lignei e dimensioni adatte a ospitare una famiglia nucleare. Sembra che nel Bronzo Tardo si affermi una tipologia abitativa ad impianto regolare di tipo palafitticolo-terramaricolo anche in insediamenti su leggero rilievo. Nell'area mediterranea, a partire dall'antica età del Bronzo, gli insediamenti delle Isole Eolie (facies di Capo Graziano), dell'Isola di Pantelleria e della Sicilia, nel Bronzo Antico e nel Bronzo Medio iniziale, presentano abitazioni, parzialmente incavate nel terreno, di dimensioni contenute che non superano generalmente i 20 m² ad eccezione di singoli edifici (Acropoli di Lipari); la forma è ovale (ad es., Montagnola di Capo Graziano a Filicudi) o circolare (ad es., Cannatello e prima fase di Thapsos) e le pareti sono edificate in muratura a secco che, in qualche caso (Capo Graziano di Filicudi), si è pensato potesse interessare l'intero elevato, oppure sostenere un intreccio di rami foderato di argilla (La Muculufa). Sono talvolta presenti elementi divisori interni che indicano una differenziazione funzionale degli spazi. Nella media età del Bronzo avanzata le abitazioni, sempre realizzate con la stessa tecnica, presentano all'esterno recinti di forma quadrangolare e risultano agglutinate in compounds intorno a cortili (facies del Milazzese delle Isole Eolie). È inoltre diffusa, nella penisola italiana e in Sicilia (Punta di Mezzogiorno a Vivara, Castelluccio), l'abitazione leggermente infossata a pianta allungata con abside, focolare centrale e tetto sorretto da pali. Altra tipologia presentano le abitazioni realizzate con muri in pietrame a secco di Tufariello di Buccino (Salerno), di forma quadrangolare, le cui dimensioni variavano dai 20 ai 40 m². Nell'Alta Andalusia, a partire dall'antica età del Bronzo, si svilupparono gli insediamenti della cultura di El Argar. Le case, realizzate su terrazzi artificiali che sfruttavano la conformazione naturale delle alture, erano rettangolari; potevano essere realizzate con mura in pietra alte fino a 2 m, rifinite con argilla dipinta in rosso (Peñalosa) o avere come base uno zoccolo di pietre per il sostegno delle pareti, realizzate in canne e argilla, e tetto sorretto da pali lignei (Castellón Alto). Gli ambienti, adattati alla morfologia del terrazzo, erano comunicanti tra loro con porte e corridoi e potevano essere suddivisi con tramezzi; in alcuni vani privi di copertura potevano essere svolte attività artigianali come la lavorazione del metallo, in altri sono documentate banchine in pietra lungo le pareti, macine fisse, sili per la conservazione delle derrate. Sempre in ambiente mediterraneo, ma in area insulare, si svilupparono, durante l'età dei metalli, tradizioni edilizie e tipologie formali delle abitazioni che continuarono fino all'età del Ferro. Nelle Baleari durante il periodo della civiltà talaiotica le abitazioni sono generalmente in connessione con i talayots, edifici realizzati con pietre a secco, formati da una camera circolare poggiante su un basamento, aventi funzione di difesa. Durante il lungo svolgimento della civiltà talaiotica, alle abitazioni rettangolari absidate (cd. "naviformi"), costruite già durante l'Eneolitico, si aggiunsero le forme circolare e a ferro di cavallo. Le abitazioni potevano essere formate da numerosi vani comunicanti tra loro con corridoi e porte, talvolta distinti in navate grazie alla presenza di pilastri; vani realizzati nello spessore delle murature fungevano da ripostigli e banchine correvano lungo i lati. Nella fase più avanzata dell'età del Ferro, prevalgono forme d'impianto regolare con vani quadrangolari aperti su cortili (Capocorb Vell). In Sardegna i villaggi che si svilupparono, a partire dalla media età del Bronzo, intorno ai nuraghi presentano case composte da più vani generalmente circolari (quadrangolari nelle fasi più recenti), con muri a secco e tetti coperti da intrecci di fibre vegetali, ma talvolta, nel caso di ambienti di piccole dimensioni, con copertura di lastre progressivamente aggettanti. Gli ambienti potevano essere collegati con corridoi ed erano spesso parzialmente incavati nel suolo; la presenza, all'interno, di focolari identifica i vani con funzione abitativa rispetto ad altri destinati a funzioni diverse (ricoveri per gli animali, magazzini), ma forni e vasche potevano essere addossati anche alle pareti esterne. I pavimenti erano lastricati, ricoperti con malta o formati da un vespaio di pietre di piccole dimensioni; nello spessore delle pareti erano realizzati piccoli vani per custodire oggetti. La vita dei grandi villaggi nuragici occupa il periodo compreso tra la media età del Bronzo e l'inizio dell'età del Ferro, talvolta continuando fino all'età orientalizzante; un'innovazione databile al Bronzo Finale/prima età del Ferro è costituita da capanne circolari di dimensioni maggiori rispetto alla norma, interpretate come luogo di riunione. Nell'Italia centro-meridionale non sono numerosi gli insediamenti del Bronzo Tardo scavati in modo estensivo. Ancora l'insediamento sull'acropoli di Lipari offre una testimonianza completa, con capanne di piccole dimensioni, quadrangolari o ovali, che si accompagnano ad un unico, grandissimo edificio. Ambienti a pianta rettangolare, disposti attorno ad una corte, sono presenti, sempre in Sicilia, nella seconda fase dell'insediamento di Thapsos; a Coppa Nevigata (Manfredonia, in Puglia) un impianto regolare si accompagna alla realizzazione di vani rettangolari, sempre realizzati con muratura a secco. Nella penisola italiana, in numerosi insediamenti, in particolare a partire dal Bronzo Recente, sono presenti ambienti che possono superare anche i 100 m², di forma rettangolare (Monte Rovello nel Lazio) o ovale (Torre Santa Sabina presso Carovigno in Puglia, Termitito in Basilicata) ed essere incavati nel suolo anche molto profondamente (fino alla profondità di 4 m nel caso di Termitito). In alcuni casi è possibile ipotizzare che, al di sopra dell'ambiente ipogeo, fosse presente un altro piano. Più raramente le abitazioni di dimensioni molto grandi presentano il pavimento a livello del suolo esterno e il tetto sostenuto da pali lungo il perimetro, come nel caso delle strutture rettangolari con abside di Scoglio del Tonno a Taranto. Nelle abitazioni di minori dimensioni (fino a 60 m² ca.) sembra prevalere l'andamento curvilineo, ovale o a ferro di cavallo (Murgecchia nel Materano, Broglio di Trebisacce). Le abitazioni monumentali seminterrate continuano nel Bronzo Finale in Italia centrale (Luni sul Mignone) dove, per questa età, maggiori sono i dati relativi alle capanne di minori dimensioni, generalmente di forma ovale (ad es., San Giovenale, Sorgenti della Nova).
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di Alessandro Guidi
La natura stessa delle testimonianze archeologiche dell'Europa pre- e protostorica, spesso discutibile e contraddittoria, rende assai difficile l'individuazione di edifici pubblici o "del potere". La grande struttura centrale (20 × 9 m) rinvenuta nell'abitato del Neolitico antico di Sesklo, in Tessaglia, a sua volta racchiusa da un secondo recinto difensivo, definito nella letteratura come megaron, può essere considerato come il caso più antico di un edificio, forse riservato all'élite, conosciuto in Europa. Negli insediamenti della Penisola Balcanica del V millennio a.C. sono presenti, inoltre, diversi esempi di edifici più grandi degli altri, a volte con decorazione dipinta delle pareti, in cui si concentrano gli indicatori di pregio o di ricchezza (statuette fittili, oggetti preziosi, ecc.). Di un certo interesse sono anche le strutture ricostruite più volte e racchiuse da fossati che sorgono nel punto più alto di alcuni abitati difesi della cultura di Lengyel, mentre enclosures e recinti di vario genere dell'Europa continentale, della Scandinavia e delle Isole Britanniche (gli henges) del IV e del III millennio a.C. sono stati spesso interpretati come luoghi di riunione. È comunque solo con la comparsa dei primi centri "protourbani" dell'area egea, tra il III e gli inizi del II millennio a.C. (tra gli altri Troia, Poliochni e Chalandriani), che si assiste, nell'ambito di un'organizzazione complessa degli spazi, alla comparsa di veri e propri edifici adibiti a scopi pubblici o a residenza dell'élite, come quello della celebre "casa delle tegole" di Lerna, non a caso associati a indizi di un'organizzazione amministrativa che prelude a quella del successivo periodo palaziale. Ai primi secoli del II millennio a.C. si datano alcuni grandi abitati della cultura di Otomani, diffusa tra l'Ungheria, la Slovacchia e la Transilvania, con opere di difesa complesse, presenza di un'acropoli riservata all'élite, a volte con case disposte in file regolari associate anche con impianti artigianali, ripostigli di oggetti preziosi e pozzi per l'immagazzinamento. Nell'area del Mediterraneo centrale, alcuni abitati della media età del Bronzo, come quello del Milazzese a Panarea, o dei Faraglioni di Ustica, presentano strutture articolate la cui disposizione sembra mostrare un intervento pianificato e in cui spesso è possibile isolare una capanna di dimensioni maggiori attorno alla quale si dispongono le altre abitazioni. All'influenza dell'area egea va probabilmente attribuita l'esistenza di un'edilizia residenziale nei centri egemoni della Sicilia della media e tarda età del Bronzo, i più noti dei quali sono certamente Thapsos e Pantalica. Il primo, sorto su una penisola che si affaccia sul mare poco a nord dell'attuale Siracusa, presenta, in una fase avanzata della media età del Bronzo, una vera e propria pianificazione urbanistica, con tanto di strade, piazze, isolati e case rettangolari, da diversi studiosi confrontata con quella dell'acropoli di Gla, in Beozia; a Pantalica, nel cuore della Sicilia orientale, nel punto più alto dell'abitato, le cui prime fasi si datano all'età del Bronzo Recente, è stato individuato un grande edificio rettangolare (anaktoron) che, in un vano, conteneva delle matrici per la fusione del bronzo e resti di un tripode di fabbricazione cipriota. Nel corso degli ultimi secoli del II millennio a.C., in cui predomina il modello dell'insediamento difeso su altura, si può spesso cogliere l'evidenza di un'organizzazione gerarchica degli spazi interni degli abitati; di un certo interesse sono, da questo punto di vista, alcune strutture di Luni sul Mignone e Monte Rovello, in Etruria meridionale o, in Sardegna, la presenza negli abitati più grandi di edifici di dimensioni maggiori definiti come "palazzi". La formazione, in Italia e in Grecia, tra la fine del II e i primi secoli del I millennio a.C., dei grandi centri protourbani si accompagna di rado, prima della loro definitiva trasformazione nelle grandi città di epoca storica, all'emergere di strutture interpretabili come abitazioni dell'élite o luoghi di riunione pubblica; significativa appare la presenza, nei grandi villaggi sardi di Barumini e di Palmavera, di capanne per la riunione di capi che hanno al centro modellini in bronzo o in arenaria di nuraghi. Nel resto del continente europeo, se si eccettuano i grandi e articolati centri tartessii degli inizi del I millennio a.C., un'evidenza in tal senso si ha solo a partire dalla tarda età di Hallstatt, caratterizzata dall'esistenza di rocche principesche (le Fürstensitzen), la più nota delle quali è quella della Heuneburg. Le ricerche sul territorio hanno permesso di identificare in questo periodo, accanto ad abitati più o meno grandi, vere e proprie residenze aristocratiche (Goldberg, Kyberg, ecc.), estese non più di 1 ha.
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di Isabella Damiani
Resti di edifici che per monumentalità, tipologia e caratteri dell'arredo si differenziano in maniera chiara dalle strutture di carattere abitativo e indicano una funzione cultuale sono ben conosciuti nella preistoria e nella protostoria europea. L'eterogeneità delle realizzazioni, insieme alla loro dispersione geografica e cronologica, sono ormai generalmente valutate, superata la tradizionale visione diffusionista ex Oriente lux, come fenomeni legati a tradizioni proprie di particolari aree del continente europeo. Al di là di un appariscente elemento in comune ‒ l'utilizzazione della pietra, spesso con tecnica megalitica, come materiale da costruzione ‒ la tipologia e i caratteri costruttivi dei vari edifici di funzione cultuale possono essere indagati nel contesto delle tradizioni costruttive locali e, possibilmente, del sistema culturale e religioso di riferimento. La maggior quantità di documentazione a disposizione proviene da aree insulari ed è dispersa per un vasto territorio che comprende le Isole Britanniche, la Sardegna, Malta. Sono interessate a questo fenomeno anche le zone costiere e peninsulari con forte connotazione in senso locale come la Bretagna. Risalgono al Neolitico i più antichi e imponenti resti di edifici per i quali è stato ipotizzato un significato cultuale. Le forme costruttive più semplici ma non per questo meno monumentali sono gli allineamenti di menhir della Bretagna, estesi attualmente fino a 4 km (Le Menec, Kermario, Kerlescan, Le Petit-Menec a Carnac), terminanti in recinti semicircolari. Nelle Isole Britanniche le realizzazioni più note sono i grandi recinti circolari (henge) con perimetro individuato da pali lignei e/o monoliti. A Stonehenge nello Wiltshire sono state riconosciute tre principali fasi costruttive. La fase più antica, databile intorno al 3100 a.C., è rappresentata da un terrapieno del diametro di circa 100 m circondato da un fossato, lungo il cui margine correvano fosse contenenti resti di individui cremati (le cd. Aubrey Holes), ed è stata attribuita, insieme a tre pietre esterne al fossato, al Neolitico tardo. Analoghi monumenti britannici, in questo stesso periodo, dovevano racchiudere edifici circolari indiziati dalla presenza di buche di palo che in alcune ipotesi ricostruttive presentano una porzione centrale priva di copertura (ad es., Circolo Meridionale di Durrington Walls nello Wiltshire). Databile alla fine del Neolitico è la seconda fase di Stonehenge, durante la quale furono eretti due circoli concentrici di pietre (Bluestones); monumenti di questa tipologia sono presenti in altre aree delle Isole Britanniche (ad es., il cd. "anello di Brodgar" nelle Isole Orcadi). La terza fase di Stonehenge, che inizia con l'erezione del circolo di pietre cosiddette sarsen, è da attribuire all'età del Bronzo. Peculiari di questa fase sono gli architravi formati da grandi blocchi regolarizzati fissati con un sistema di tenoni e mortase. Nonostante le divergenze in proposito, sembra possibile ipotizzare una connessione dei monumenti del tipo di Stonehenge con pratiche astronomiche finalizzate all'osservazione dei movimenti ciclici del sole (solstizi) e delle orbite lunari. Tutt'altro disegno caratterizza l'altare di Monte d'Accoddi (Sassari) in Sardegna, edificio che non trova riscontri nell'intera area europea, databile tra Neolitico ed Eneolitico. Il monumento era costituito, nella prima fase costruttiva, da un basamento troncopiramidale lungo 27 m e largo 24 m circa, con paramento di pietre, al quale si accedeva tramite una rampa; alla sommità era costruita una cella rettangolare con pareti dipinte in rosso. In una seconda fase la piattaforma fu rialzata ed allargata inglobando la struttura più antica. La destinazione sacra dell'area è testimoniata, in precedenza, dalla presenza di una stele originariamente collocata accanto a un blocco lapideo con cuppelle, interpretato come tavola per offerte. L'isola di Malta nel Mediterraneo centrale ha restituito imponenti resti di edifici sacri, costruiti tra il IV e il III millennio a.C. I templi, tra i quali i più famosi sono quelli di Ġgantija, Hagiar Qim, Tarxien, Mnajdra, presentano articolate planimetrie incentrate su serie di cortili a pianta curvilinea. Il muro esterno degli edifici, come i muri dei vani all'interno, sono formati da grandi lastre di arenaria; lo spazio che li divide è riempito da un ammasso di terra e pietre formando un corpo massiccio. Le facciate sono monumentali come nel caso di Ġgantija, dove le lastre, alternativamente poste di fronte e di taglio, formano due concavità nelle quali si aprono, al centro, le porte di accesso ai cortili. Le camere, ora cortili a cielo aperto, erano originariamente coperte con tetti in materiale deperibile o forse in pietra. Tracce di pittura rossa rinvenute sulle pareti dei templi di Ġgantija fanno ipotizzare un uso massiccio del colore. Sono presenti altari in pietra collocati sia ai lati dei vani di passaggio sia nelle camere. Si tratta di altari a pilastro con tavola quadrangolare, a lastre orizzontali entro nicchie e di altari a bancone con superfici decorate, talvolta con nicchie al di sopra. La decorazione, nella quale doveva essere utilizzato il colore rosso, è distinta in tre stili caratterizzati da motivi sempre più complessi. Sono talvolta presenti fregi di animali e motivi ad albero fiancheggiati da pilastri. Sacrifici di animali sono ben attestati, in particolare nel tempio occidentale e in quello meridionale di Tarxien. A partire dalla media età del Bronzo, in Sardegna, l'architettura nuragica offre esempi di edifici la cui destinazione cultuale è tradizionalmente accettata. Pianta subrettangolare e atrio che precede una grande camera presenta il tempietto di Malchittu (Arzachena) databile al Bronzo Medio, realizzato in blocchi di granito di varie dimensioni. Il tetto doveva essere a doppio spiovente ligneo, l'arredo è costituito da un bancone sul fondo, da due alti gradini che occupano parzialmente i lati lunghi e da un focolare circolare. Pozzi e fonti sacre sono un'altra realizzazione tipica della Sardegna nuragica e si caratterizzano per la monumentalità e le modalità di realizzazione. Nel caso dei pozzi, una camera circolare con volta a tholos costituiva la sommità dell'escavazione che captava la falda, o poteva essere più ampia della canna del pozzo che si apriva al centro del pavimento; alla base della camera si apriva una scala che risaliva in superficie: qui era presente un vestibolo con sedili e stipetti per conservare i recipienti per attingere l'acqua o le offerte. Tra le fonti, Su Tempiesu, uno degli edifici meglio conservati, ha un ingresso monumentale addossato alla roccia con tetto a doppio spiovente realizzato con conci accuratamente lavorati; una scala lastricata portava alla canna del pozzo. Se si eccettuano questi casi particolari, durante l'età dei metalli la presenza di luoghi destinati al culto non è indiziata da caratteri architettonici di particolare rilievo. Nell'Europa settentrionale e centro-orientale la destinazione cultuale degli edifici è spesso determinata, sia nel Neolitico sia nell'età dei metalli, dalla presenza di oggetti di funzione non chiaramente definibile come statuine, focolari con forme e decorazioni peculiari, o da elementi strutturali particolari. A Căscioarele in Romania una destinazione cultuale è stata proposta per la grande capanna rettangolare (10 × 7 m) presente nella fase dell'insediamento relativa alla cultura di Gumelniţa. Recipienti di forme particolari (vasi gemini, vasi askoidi) insieme a un modello in argilla di edificio su due piani interpretato come tempio, consistente in un alto zoccolo sul quale poggiano quattro edifici affiancati, con tetto a doppio spiovente formavano l'arredo interno. Pertinente a una fase più antica dell'insediamento è un altro edificio a pianta rettangolare. Esso è diviso in due ambienti, uno dei quali con pareti e due colonne di argilla dipinte, quest'ultime decorate con motivi spiraliformi. I modellini fittili risultano un'importante fonte d'informazione per la ricostruzione dei caratteri degli edifici di destinazione cultuale e sono particolarmente diffusi nell'Europa balcanica; altri esempi sono noti da Malta. Databile all'età del Bronzo è il cosiddetto "tempio" di Sălacea in Transilvania, un edificio rettangolare con portico antistante, al cui interno si trovavano due piattaforme in argilla e un altare su quattro alti piedi, insieme a figurine umane, modellini di carri e di barche e vasi di forma particolare. Nell'Europa centro-settentrionale sono sporadicamente noti, durante l'età del Bronzo, edifici con caratteri inusuali per i quali è stata proposta una destinazione cultuale. A Bargeroosterveld (Drenthe) una struttura lignea a pianta quadrangolare, inserita all'interno di un circolo di pietre, aveva una copertura lignea della quale si sono conservate le estremità conformate a corna bovine. In altri casi, come a Sandagergård, nella Zelanda settentrionale, alla connotazione cultuale è strettamente collegata la presenza di pratiche funerarie. All'interno di una struttura di forma rettangolare con margini definiti da una doppia fila di pietre erano infatti deposte alcune urne ed erano presenti pietre incise. Le costruzioni a carattere funerario verranno trattate nel capitolo relativo all'analisi delle testimonianze funerarie. Una descrizione dell'aspetto esclusivamente "architettonico" sembra infatti difficilmente scindibile dall'analisi delle tipologie sepolcrali, estremamente varie nelle diverse epoche ed aree della pre- protostoria europea. Le difficoltà nella ricostruzione dell'elevato, sia per la deperibilità dei materiali usati, sia per i processi di degrado dei depositi archeologici, limitano inoltre la possibilità di ricostruire, in molti casi, i monumenti nella loro interezza. Un intento chiaramente architettonico sembra proponibile per le tombe collettive sotto tumulo, la cui cella era costituita da dolmen di varia tipologia realizzati con pietre di differenti grandezze, spesso con tecnica megalitica. Per questi tipi di sepoltura, diffusi in tutta l'area atlantica dalle coste dell'Europa settentrionale alla Francia a partire dal Neolitico, ma presenti anche nel II millennio a.C. molto più a meridione, nella Penisola Salentina, non sembra proponibile un unico centro di diffusione. È stata piuttosto ricercata una motivazione nel bisogno di punti di riferimento ben visibili sul territorio da parte delle comunità che li edificavano; dobbiamo comunque immaginare che generalmente era presente una copertura con terra e presumibilmente con alberi che tendeva a non distaccare nettamente dal paesaggio questi monumenti. In alcuni particolari ambiti territoriali come, di nuovo, la Sardegna dell'età del Bronzo, si riconosce un intento di incidere in maniera marcata sul paesaggio realizzando tombe costruite con grandi facciate ad esedra, le cosiddette "tombe dei giganti".
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