Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nata dallo sgretolamento dell’Impero ottomano, l’Armenia oggigiorno ha una popolazione di tre milioni e 300mila unità distribuita su quasi 30mila chilometri quadrati e confina a nord con la Georgia, a est con l’Azerbaigian, a sud con Iran e Nahichevan e a ovest con la Turchia. In seguito al vuoto di potere in Anatolia orientale per il ritiro delle truppe ottomane e sovietiche, l’Armenia dichiara la sua indipendenza il 28 maggio 1918. Conquistata dai bolscevichi nel 1920, è incorporata nella Repubblica Socialista Sovietica Transcaucasica assieme a Georgia e Azerbaigian fino al 1936, quando una nuova Costituzione sovietica crea la Repubblica Socialista Sovietica dell’Armenia. Nel 1991 ritorna indipendente e si ritrova ad affrontare seri problemi che vanno dalla disastrosa situazione economica alla guerra con l’Azerbaigian per il controllo del Nagorno Karabak.
La Federazione Rivoluzionaria Armena (Dashnak) supporta dall’inizio del XX secolo l’idea di un’Armenia indipendente fra la Russia e l’Impero ottomano. La rivoluzione del 1908, guidata da un gruppo conosciuto come i “giovani turchi”, non migliora le condizioni degli Armeni in seno all’impero, già vittime di repressioni alla fine del XIX secolo a opera degli Ottomani; al contrario, dal 1915 gli Armeni subiscono deportazioni e sterminio di massa e nel 1917 il numero di Armeni in Turchia si stima inferiore alle 200 mila unità. Nonostante numerose fonti parlino di genocidio, un riconoscimento ufficiale da parte turca manca tuttora.
Quando, in seguito alla rivoluzione d’ottobre, le truppe russe lasciano il Caucaso, Armenia, Azerbaigian e Georgia si possono dichiarare indipendenti e organizzare nella Repubblica Federativa Democratica Transcaucasica da febbraio a maggio 1918. In seguito all’indipendenza armena, ottenuta il 28 maggio 1918, il timore di incombenti attacchi turchi porta il Paese a chiedere protezione all’Unione Sovietica che occupa il Paese nel 1920. Nel 1922 l’Armenia, già organizzata come Repubblica Socialista Sovietica, è inglobata nella Repubblica Socialista Sovietica Transcaucasica, che è tra le quattro repubbliche costituenti l’URSS nel 1922.
Con l’industrializzazione del Paese, l’Armenia diviene uno dei principali produttori di rame e vi sono introdotti grandi impianti per la lavorazione chimica. Diffusa è l’alfabetizzazione così come lo sviluppo delle infrastrutture, mentre la tolleranza per i movimenti nazionalisti si riduce notevolmente con la Federazione Rivoluzionaria Armena nel 1923.
Le proprietà della Chiesa armena vengono confiscate e i suoi leader perseguitati. Negli anni Trenta la resistenza contadina alla collettivizzazione della terra ha conseguenze negative per l’economia, che viene centralizzata e subordinata a Mosca, secondo il principio della specializzazione settoriale delle repubbliche. Nel 1936, con la nuova Costituzione, la Repubblica Transcaucasica lascia il posto alle tre repubbliche caucasiche tra cui la Repubblica Socialista Sovietica di Armenia.
Con gli anni del terrore nell’URSS numerosi Armeni cercano rifugio all’estero. La diaspora armena è tra le più grandi del mondo e le rimesse degli emigrati sono tuttora una rilevante fonte per l’economia.
La morte di Stalin (1953) apre la porta a timide espressioni nazionaliste e a un maggiore grado di libertà per il governo locale, mentre con la relativa democratizzazione dell’era Gorbacëv il dissenso politico può essere manifestato e la subordinazione a Mosca può essere discussa, anche se spesso sono mascherati come movimenti a sfondo puramente ecologico.
Nel 1988 un terremoto nel nord del Paese causa più di 40 mila vittime e quasi mezzo milione di senzatetto, mettendo in ginocchio un Paese in una situazione economica già precaria.
La questione del Nagorno Karabakh, enclave a popolazione armena sul territorio azero, già causa di tensioni, diventa scottante dopo la decisione di Gorbacëv di istituire un comitato amministrativo speciale che ne garantisce un’autonomia ben superiore a quella che l’Azerbaigian vorrebbe. La decisione di Gorbacëv è invisa a entrambi i Paesi che vorrebbero la regione sotto la propria giurisdizione. Dopo aver annunciato la volontà di secessione e di annettere il Karabakh, in seguito al golpe di agosto 1991 l’Armenia può indire un referendum e dichiarare l’indipendenza il 21 settembre 1991. Le tensioni con l’Azerbaigian portano al blocco economico del Paese che, dipendente dalle importazioni di petrolio del Caspio al tempo dell’URSS, vede l’aggravarsi della crisi economica.
Intanto le relazioni con la Turchia peggiorano e la frontiera turco-armena viene chiusa nel 1994. La situazione degenera: numerosi scontri a fuoco dal 1991 consentono all’Armenia di occupare un corridoio in territorio azero tale da collegare il Karabakh alla propria frontiera. Nel 1994 la Russia riesce a mediare e ottenere un cessate il fuoco, ma la situazione rimane tesa nonostante l’Armenia sia invitata nel 2001 nel Consiglio d’Europa colla speranza che migliorino i suoi rapporti con i Paesi vicini.