L'Asia islamica. Premessa
Il fondatore dell'Islam, il Profeta Muhammad, proveniva dalla Penisola Arabica. I popoli vinti dai primi Arabi musulmani che mossero il loro cammino di espansione per conquistare nel nome dell'Islam sia le regioni asiatiche sia quelle mediterranee, appartenevano a varie entità politiche e religiose, tuttavia furono due i principali imperi con cui i nuovi conquistatori vennero in contatto: quello bizantino e quello sasanide.
La conquista di Damasco fu una delle più difficili (ottenuta a seguito di una violenta battaglia in riva allo Yarmuk presso il Lago di Tiberiade nel 636) ma aprì la strada alle successive vittorie e l'area siro-palestinese fu in mano musulmana già nel 640; la battaglia di Qadisiyya, nel 637, segnò la conquista della capitale persiana Ctesifonte, la successiva vittoria di Nihavand, nel 642, permise poi l'annessione dell'intero territorio iranico (l'ultimo re sasanide, Yazdaghird, fu ucciso nel 651). Mentre dalla Penisola Arabica i musulmani avevano espulso ebrei e cristiani, nei nuovi territori conquistati non fu adottato il sistema della conversione di massa: era fondamentale la resa incondizionata, a cui faceva seguito il pagamento delle tasse. Non vennero sottratti i poteri alle autorità locali, anche quelle religiose. La formazione dell'espressione artistica islamica, frutto di un lento ma costante percorso di sintesi e innovazione, ebbe luogo nei territori siro-mesopotamici. Il califfato (quello dei "califfi ben guidati", dalla morte di Muhammad nel 632 sino al 661; quello omayyade, 661-750, e poi abbaside, 750-1258) e le varie dinastie (succedutesi già nel corso del califfato abbaside ma anche in seguito) diedero vita a un'arte animata da un linguaggio nuovo ‒ espressione di una cultura unificatrice del mondo arabo, bizantino, sasanide ‒ che l'ha fornita di uno speciale carattere di unità e di unitarietà, sino a quel momento ignote, e del conseguente appellativo, religioso-culturale ma senz'altro univoco, di "arte islamica".
Se l'interesse per i manufatti islamici è di antica data nell'Europa mediterranea ‒ e in Italia in particolare: si pensi al collezionismo mediceo ‒ l'interesse per lo studio dell'arte intesa come fenomeno produttivo è un avvenimento relativamente recente. I primi approcci alla conoscenza dell'Islam (o per meglio dire, all'epoca, dell'arte islamica) attraverso l'archeologia risalgono alla seconda metà dell'Ottocento, anche se le cosiddette "spedizioni archeologiche" erano intese soprattutto come ricognizioni su siti e monumenti, come, ad esempio, quella in Palestina di Ch. Clermont-Ganneau negli anni 1873-74. L'interesse si era concentrato proprio sui monumenti, da una parte, e sui prodotti delle arti decorative dall'altra.
Le Esposizioni Universali della seconda metà dell'Ottocento riservano ampi spazi all'Islam: padiglioni, sale, vetrine (Parigi 1855, 1867, 1878, 1889, 1893; Londra 1862, 1885; Vienna 1873; Düsseldorf 1886; Madrid 1892-93; Lione 1894; Stoccolma 1897). Vengono pubblicate le prime grandi opere di carattere generale nelle quali sono inserite pagine e tavole dedicate all'arte islamica, come i 10 volumi di A. De Champeaux (1888-98) sulle arti decorative ove, su un totale di 960 tavole, 48 sono rivolte a manufatti islamici; ma anche le prime opere interamente dedicate all'Oriente musulmano, quali lo splendido Trattato delle simboliche rappresentanze arabiche (1845-46) di M. Lanci, Monuments modernes de la Perse (1867) di P. Coste, Archéologie orientale (primo volume delle Oeuvres raccolte da D. Schlumberger, 1883) di M.A. De Longpérier, Les Arts arabes (1873) J. di Bourgoin, i due volumi di A. Gayet, L'art arabe (1893) e L'art persan (1895); importanti furono anche gli articoli di H. Lavoix sulla Gazette des Beaux-Arts: Les Arts musulmans: de l'emploi des figures (1875).
Nel Novecento, negli anni precedenti la prima guerra mondiale, l'archeologia muove i primi passi di una ricerca ancora legata, in parte, a metodi ottocenteschi, ma se non altro tesa a cercare risultati in siti di notevole importanza storica. Gli scavi tedeschi a Mshatta, nell'attuale Giordania, realizzati nell'occasione dello "smontaggio" della facciata del palazzo (1903) e il successivo dibattito sulla datazione e la committenza dell'edificio e dei suoi rilievi segnano di fatto l'inizio dell'archeologia islamica (si veda il saggio di E. Herzfeld sulla rivista Der Islam, 1910). Per la Mesopotamia sono importanti i due volumi di Massignon, editi nel 1910-12, sui rilievi archeologici e sull'epigrafia e topografia storica realizzati nel 1907-1908. In questi stessi anni Sarre e Herzfeld compiono il loro fondamentale Archäologische Reise im Euphrat-und Tigris Gebiet (pubblicato in quattro volumi fra il 1911 e il 1920), e negli anni compresi fra il 1907 e il 1914 compaiono già numerosi lavori di Herzfeld su Samarra (v. in L'Asia islamica. Iraq). In Asia centrale gli scavi di W. Barthold ad Afrasiab (Samarcanda, v. in L'Asia islamica. Asia Centrale) cominciano già nel 1904. Per l'India negli Annual Reports dell'Archaeological Survey of India troviamo notizie di scavi a Bala Hissar, nel Sind, a Delhi; fondamentali le notizie epigrafiche forniteci da Yazdani per circa mezzo secolo (1907-50).
Gli anni compresi fra le due guerre mondiali sono quelli delle grandi spedizioni archeologiche. In Mesopotamia scavano congiunti gli Staatliche Museen di Berlino e il Metropolitan Museum di New York a Ctesifonte negli anni 1931-32; nella prima metà degli stessi anni Trenta D. Talbot Rice pubblica a più riprese i suoi rapporti di scavo a Hira. Negli anni Venti vengono pubblicati i risultati degli scavi di F. Sarre ed E. Herzfeld a Samarra (Herzfeld cura la decorazione architettonica e la pittura: 1923, 1927; Sarre la ceramica: 1925; C.J. Lamm il vetro: 1928); nel 1940 escono a Baghdad due volumi sugli scavi di Samarra condotti negli anni 1936-39, stampati a cura del Dipartimento delle Antichità Irachene. Nell'area del medio Eufrate, a Qalat Giabar e a Balis (Tell Meskene), la missione archeologica diretta da E. De Lorey opera nel 1929. Negli anni Trenta una missione anglo-americana conduce ricerche a Gerasa in Giordania (C.S. Fischer e C. Mc Cown pubblicano nel 1930) e nel 1931 si scava ad Aleppo, un anno dopo a Khirbat al-Minya su cui vengono pubblicati più articoli negli anni 1937-39 da O. Puttrich-Reignard e fra il 1936 e il 1952 da M. Schneider. Negli anni 1936-38 Schlumberger scava a Qasr al-Hayr al Gharbi e fra il 1936 e il 1940 D.C. Baramki pubblica gli scavi di Khirbat al-Mafgiar. Negli anni 1940-41 E. Kühnel fa la sua "storia dell'archeologia islamica" dei siti di Khirbat al-Mafgiar, Qasr al-Hayr al-Gharbi, Giabal Says e altri. In Iran cominciano già nei primi anni Trenta i lavori di ricognizione archeologica del Metropolitan Museum di New York a Qasr-i Abu Nasr (Shiraz, v. in L'Asia islamica. Altopiano iranico) con W. Hauser. Quest'ultimo, assieme a Ch.K. Wilkinson e J.M. Upton, intraprende le prime spedizioni nell'Iran del nord-est, a Nishapur (v. in L'Asia islamica. Altopiano iranico), negli anni 1937-38. In Asia centrale sono del 1922 gli scavi di A. Baladois a Zarer e Selitrennoye, e del 1937-39 quelli di H. Field e E. Prostov nel palazzo di Termez (v. in L'Asia islamica. Asia Centrale) in Uzbekistan. Una buona sintesi della storia dell'archeologia islamica nel corso della prima metà circa del XX secolo è contenuta in un articolo di S. Vernoit pubblicato nel 1997 sulla rivista Muqarnas.
Sono sempre gli anni fra le due guerre quelli in cui nascono le bibliografie ragionate. Si interrompevano al 1943 gli appunti di U. Monneret de Villard su una bibliografia "archeologica", appunti non ripresi da G. Levi Della Vida ‒ che pure curò tutti gli inediti di Monneret ‒ in quanto superati, poi, dall'importante A Bibliography of the Architecture, Arts and Crafts of Islam di K.A.C. Creswell (1961, successivamente aggiornata nel 1973 e nel 1984).
Nascono inoltre riviste specializzate quali Ars Islamica (che poi amplierà l'orizzonte dei suoi interessi e cambierà nome in Ars Orientalis) e Āthār-é Īrān. Dalla seconda guerra mondiale l'archeologia islamica, come le altre archeologie, ha perfezionato i metodi di indagine e, con l'apporto di numerose altre discipline correlate, consente oggi, attraverso lo studio delle evidenze archeologiche nel loro contesto, la ricostruzione dell'organizzazione economica e sociale del soggetto investigato: mediante, ad esempio, lo studio delle materie prime (e delle loro provenienze) di cui si compongono i manufatti, dei resti di piante o di animali. Negli ultimi venticinque anni iniziative editoriali mirate hanno consentito l'istituzione di riviste specializzate: Islamic Art (1981-), Muqarnas (1983-) e, soprattutto, Archéologie islamique (1990-).
Le "grandi aree" in cui è stato suddiviso l'ampio territorio asiatico dove sono state condotte indagini mirate all'archeologia islamica o che hanno interessato importanti strati islamici sono sette. L'ordine in cui esse sono state distribuite è "cronologico" per le prime tre (Penisola Arabica, Area siro-palestinese, Iraq) e "geografico" per le successive quattro (Anatolia, Altopiano iranico, Asia Centrale, Subcontinente indiano). La prima area è la Penisola Arabica, quella in cui l'Islam è nato (nel Higiaz) e si è velocemente affermato (VII sec.); l'Area siro-palestinese corrisponde alla prima "tappa" espansionistica dell'Islam in area continentale, comprendente, all'epoca del califfato omayyade (VII-VIII sec.), la capitale: Damasco; l'Iraq fu sede del successivo califfato abbaside (VIII-XIII sec.) che spostò la capitale a Baghdad e, per un breve periodo di tempo (IX sec.), a Samarra. Il territorio asiatico più occidentale fu quello anatolico, un'area a lungo contesa all'impero bizantino e sede di importanti dinastie anche di origine non locale (i Selgiuchidi di Rum erano di provenienza centro-asiatica); verso est l'Altopiano iranico, terra di provenienza dei califfi abbasidi, ha contribuito in modo determinante alla formazione e allo sviluppo dei canoni di produzione islamica e molte delle sue città sono state capitali o rilevanti centri culturali di dinastie di origine locale o meno; l'Asia Centrale è stata un'area di frontiera molto importante, i cui territori hanno subito per primi, a partire dagli inizi del XIII secolo, le invasioni di popolazioni di origine mongola, alcune delle quali hanno dato vita a potenti dinastie (Tamerlano scelse Samarcanda come capitale); l'ultima area è il Subcontinente indiano, al cui interno solo una parte della popolazione subì un processo di islamizzazione (nonostante le dure repressioni a cui gli Hindu furono sottoposti all'epoca di alcuni imperatori Moghul).
La lingua dei conquistatori musulmani era l'arabo, che rimase la lingua ufficiale del califfato e di molte dinastie locali. Presso alcune corti iraniche, però, alla lingua araba si affiancò, a partire dal X secolo, il neopersiano, cioè la lingua formatasi in Iran a seguito della conquista islamica, che adottò l'alfabeto arabo e assimilò un consistente patrimonio lessicale arabo. Nella Anatolia e in Asia Centrale attorno al XV secolo i conquistatori turchi adottarono l'alfabeto arabo per la lingua turca, che divenne l'idioma ufficiale dell'impero ottomano. Per quanto riguarda le trascrizioni, la scelta editoriale è stata quella di traslitterare esclusivamente i nomi e le parole in corsivo e di trascrivere invece quelli in tondo in base a criteri fonetici più prossimi all'italiano: č corrisponde a ch, ḏ a dh, ḍ a d, ǧ a gi (salvo la finale, traslitterata ǧ, e quando precede una consonante, traslitterata j), ġ a gh, ḥ a h, ḫ a kh, ṣ a s, š a sh, ṭ a t, ṯ a th, ẓ a z; si deve inoltre alla scelta editoriale l'omissione della lettera ayn (῾) e del sostegno ortografico hamza ('). Per nomi e parole sia arabi sia persiani è stata adottata la trascrizione cosiddetta "all'araba". Nomi e parole in turco sono stati trascritti secondo l'alfabeto turco moderno (successivo alla riforma di M.K. Atatürk); solo per i nomi di alcuni sovrani selgiuchidi anatolici è stata fornita la doppia trascrizione, in turco moderno e in arabo. Per quanto riguarda i territori centro-asiatici e del Subcontinente indiano la scelta editoriale è stata quella di lasciare la trascrizione locale, ispirata alle lingue dei colonizzatori europei.
Si rinvia a:
L'Asia islamica. Penisola Arabica
L'Asia islamica. Altopiano iranico
L'Asia islamica. Asia Centrale
L'Asia islamica. Subcontinente indiano