Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
A partire dal XII secolo l’astrologia, che si è sviluppata soprattutto nel mondo arabo, si diffonde nell’Occidente latino e i dibattiti vertono sul modo di concepire le influenze degli astri. La diffusione della fisica aristotelica prepara il terreno allo sviluppo dell’astrologia tra i latini: quasi tutti i filosofi cristiani accettano l’idea che gli astri influenzano gli eventi fisici, ma non le attività dell’anima razionale. Numerosi sono coloro che si oppongono alla versione forte, deterministica dell’astrologia, quella che afferma che anche l’agire umano è determinato dagli astri. La necessità di salvaguardare il libero arbitrio è motivo di intense polemiche intorno allo status e agli scopi dell’astrologia. L’impiego delle conoscenze astrologiche in medicina è accettato senza riserve, come attestano le numerose cattedre universitarie di astrologia.
Nel Medioevo si distinguono due tipi di astrologia: una, detta giudiziaria, sostiene che gli astri determinano con le loro influenze eventi e azioni che hanno luogo sulla terra, inclusa la vita degli uomini. Di conseguenza, con osservazioni dei corpi celesti e con accurati calcoli, sarebbe possibile trarre oroscopi, prevedere il futuro di individui e popoli, nonché l’esito di eventi, quali viaggi, battaglie, matrimoni. L’altra, detta naturale, studia le influenze dei corpi celesti sui fenomeni meteorologici e sul corpo umano, in particolare sulle origini e sul decorso di malattie. È una versione più debole dell’astrologia, non ha carattere deterministico, come invece la prima, ma ammette la libertà dell’agire umano ed è riassumibile nella formula “gli astri inclinano, ma non necessitano”. L’astrologia giudiziaria si compone di quattro parti: lo studio delle rivoluzioni (congiunzioni dei pianeti e loro effetti sul mondo), gli oroscopi (configurazione del cielo alla nascita di un individuo, che permette di definirne le caratteristiche e il destino), le interrogazioni (divinazione sulla base degli aspetti reciproci dei corpi celesti), le elezioni (scelta, sempre sulla base degli aspetti astrali, del momento favorevole per intraprendere azioni rilevanti, sul piano sia individuale che collettivo).
L’astrologo opera una serie di delimitazioni della sfera celeste per essere in grado di stabilire di volta in volta la forza o la debolezza di pianeti e costellazioni. Assegna a ciascuno dei pianeti una certa “casa” in una delle dodici figure dello zodiaco. Mentre il Sole e la Luna (considerati anch’essi pianeti nella cosmologia precopernicana) hanno una casa – il Sole il Leone, la Luna il Cancro – gli altri pianeti hanno due case ciascuno, una diurna e una notturna. Un pianeta raggiunge il massimo di potenza quando è nella propria casa. I pianeti hanno punti di esaltazione e di depressione. Essendo il pianeta più freddo, Saturno ha la sua esaltazione dove il Sole ha la sua depressione, nella Bilancia. Lo zodiaco è inoltre diviso in 36 zone di dieci gradi l’una, ciascuna governata da un decano; all’origine i decani sono divinità sideree egiziane che presiedono il tempo ed esercitano il loro dominio sui pianeti.
Estranea alla cultura della Grecia classica, l’astrologia ha origini nel vicino Oriente e si diffonde in età ellenistica. Se Eudosso, allievo di Platone, nega ogni credito ai Caldei, ovvero agli astrologi e astromanti della Mesopotamia, un altro allievo, Filippo di Opunte, fa seguire alle Leggi di Platone un XIII libro in cui esprime ammirazione per le conoscenze astrologiche del Vicino Oriente.
Benché non ammetta l’astrologia, la fisica di Aristotele, sostenendo che ogni mutamento che avviene sulla terra (posta al centro del cosmo) trova la sua causa nei movimenti dei corpi celesti, crea una base teorica per gli sviluppi successivi dell’astrologia. Fautrice di un rigoroso determinismo cosmico, la Stoa – con l’eccezione di Panezio di Rodi – è sostenitrice dell’astrologia, mentre lo scettico Carneade conduce nei suoi confronti una serrata polemica. Gli argomenti di Carneade contro l’astrologia sono tutt’altro che banali: in primo luogo, Carneade mette in luce la difficoltà di formulare oroscopi quando la data di nascita – e ancor più quella del concepimento – sono incerte; in secondo luogo nega valore alle previsioni astrologiche, in quanto uomini nati nello stesso minuto e nello stesso luogo possono avere destini completamente differenti, mentre uomini venuti al mondo in giorni differenti condividono lo stesso destino. Con l’eccezione dello scetticismo e dell’epicureismo tutte le scuole filosofiche accettano l’astrologia. I testi ermetici sono uno dei veicoli principali delle dottrine astrologiche. Non meno rilevante è la diffusione dell’astrologia nella società romana: il poeta Manilio canta le lodi dell’astrologia, afferma che la vita umana è governata dagli astri e che, al pari dell’immutabile ordine celeste, anche nella città umana vi è una gerarchia fissata dal destino, che per questa ragione non è mai sovvertibile.
La principale trattazione sistematica dell’astrologia agli inizi dell’età cristiana è il Tetrabiblos dell’astronomo alessandrino Claudio Tolomeo, dove, oltre alle influenze di carattere fisico degli astri (ad esempio sul tempo atmosferico e i climi), si descrivono gli influssi celesti sulle vite e le vicende umane. Secondo Tolomeo la scienza degli astri è divisa in due parti: la prima studia le configurazioni e i moti dei corpi celesti; la seconda, che dipende dalla prima ed è meno rigorosa, cerca di prevedere gli eventi del mondo terrestre basandosi sulle proprietà e posizioni degli astri. Nella società romana la diffusione dell’astrologia è enorme, in tutte le classi sociali: amuleti e talismani capaci di attirare potenze astrali circolano ovunque. Anche gli imperatori romani, che ufficialmente sono contrari all’astrologia, ne subiscono il fascino e spesso consultano gli astrologi.
Se la filosofia di Platone e di Aristotele, affermando la divinità dei corpi celesti, ha preparato il terreno per la diffusione dell’astrologia nel mondo ellenizzato, il cristianesimo – al pari delle altre religioni soteriologiche – offre ai suoi adepti il regno dei cieli e celebra il trionfo dell’amore di Dio su tutte le potenze celesti. Il cristianesimo primitivo combatte una battaglia su due fronti: attacca sia la fede in divinità celesti, sia la credenza nella predestinazione astrale.
In realtà la Chiesa romana non è concorde nella condanna dell’astrologia. La credenza negli astri e nelle loro influenze penetra ben presto nella religione cristiana. Nel IV secolo la data di nascita di Cristo è spostata al 25 dicembre, il genetliaco del Sole, quando il giorno comincia ad allungarsi. I Vangeli legano la vita di Cristo a eventi celesti: la cometa ne annuncia la nascita, l’eclissi, la morte. Origene cerca di liberare l’astrologia dal determinismo, sostenendo che gli astri inclinano, ma non costringono gli uomini nel loro agire. Agostino di Ippona si oppone duramente all’astrologia, in quanto nega il libero arbitrio dell’uomo. Inoltre, egli afferma, se le previsioni si realizzano, ciò è dovuto o al caso o all’opera di demoni. La dottrina cristiana ha in sé elementi che non sono incompatibili con l’astrologia. Se si adotta la dottrina della predestinazione, per la quale la salvezza e la dannazione dell’uomo dipendono dal volere eterno di Dio, allora i corpi celesti possono essere considerati segni, una scrittura ammonitrice, mediante la quale la divinità rende noti i suoi disegni. Malgrado gli innumerevoli attacchi condotti dai Padri della Chiesa, l’astrologia è di casa a Bisanzio, dove nel IX secolo l’imperatore Teofilo crea una cattedra di astrologia. L’influenza dell’astrologia dura nell’Impero d’Oriente, con fasi alterne, fino al XIV secolo.
Nell’Occidente latino, dopo un periodo di scarsa diffusione – limitata a trattati finalizzati al lavoro dei campi – l’astrologia riceve un forte impulso grazie alle traduzioni dall’arabo. È nell’Islam che l’astrologia ha la sua massima fioritura. Sostenendo la dipendenza assoluta dell’uomo da Dio e la sua mancanza di libertà, la religione di Maometto consente lo sviluppo dell’astrologia, che tuttavia è in vario modo criticata da alcuni grandi filosofi e teologi, quali al-Farabi, Avicenna, Averroè, ibn Khaldun. Quest’ultimo condanna l’astrologia in quanto pericolosa per la religione e lo stato e contraria alla scienza. Da al-Kindi l’astrologia riceve una solida fondazione fisica e teologica. Le sfere celesti sono i mezzi con i quali Dio esercita la propria azione nel mondo terrestre e tutti gli eventi del mondo inferiore sono causati da influenze astrali. Queste ultime si diffondono come raggi, che dai corpi celesti si dirigono verso punti ben precisi della Terra.
L’astrologia araba sviluppa la dottrina delle congiunzioni planetarie, che stanno al mondo come l’oroscopo all’uomo. La congiunzione dei tre pianeti superiori, Marte, Giove e Saturno nella stessa costellazione è particolarmente temuta in quanto portatrice di sciagure, guerre, carestie. Alla congiunzione di questi tre pianeti nel segno dello Scorpione sono ricondotte la nascita di Maometto e la Morte Nera del 1348. La teoria delle grandi congiunzioni fa dipendere da cause naturali le grandi vicissitudini della storia, la nascita e la fine di imperi, popoli e civiltà, l’avvento e il tramonto di religioni. Saturno, quello con un periodo maggiore, è considerato il primo e supremo fra i pianeti; è causa di mutamenti radicali delle leggi e delle religioni e, in generale, di ogni cosa che avviene in lungo tempo, quale ad esempio ogni dottrina e religione che abbraccia molte generazioni e molti anni. Gli altri due pianeti esterni, Giove e Marte, determinano eventi di minor importanza e il cui corso è più breve. La teoria delle grandi congiunzioni è contenuta nell’opera di Albumasar che, tradotta in latino nel XII secolo con il titolo di Introductorium in astronomiam, ha larga diffusione fino al Cinquecento. È una concezione naturalistica e deterministica della storia, che, includendo nel ciclo cosmico anche l’origine della religione cristiana, sembra subordinare la rivelazione alle ferree leggi della natura. Numerosi filosofi cristiani adottano la dottrina dell’oroscopo delle religioni, anche se la interpretano in modi differenti. Nell’Opus maius Ruggero Bacone espone la dottrina dell’oroscopo delle religioni legandola alla profezia dell’avvento dell’Anticristo: ““Affermano i filosofi che Giove nella sua congiunzione con altri pianeti annunzia religioni e fede. E poiché sono sei i pianeti con cui può congiungersi, sostengono che sei devono essere nel mondo le religioni principali. Se si congiunge con Saturno, indica i libri sacri, e cioè il giudaismo, che è più antico delle altre religioni, come Saturno è il padre dei pianeti. Se Giove si congiunge con Marte, dicono che indichi la religione caldea, che insegna ad adorare il fuoco. Se col Sole, significa la religione egizia, che vuole si adori la milizia celeste, di cui il Sole è signore. Se con Venere, dicono che significa la religione dei saraceni, che è in tutto voluttuosa e venerea. Se con Mercurio, la religione mercuriale, che è la cristiana, finché verrà a turbarla la religione della Luna, che è la setta dell’Anticristo””. Anche Pietro d’Ailly, cardinale della Chiesa romana, è fermamente convinto che i principali eventi storici siano determinati dagli astri e afferma che perfino la nascita e la morte di Cristo dipendano dai cieli. Non mancano usi apologetici dell’oroscopo delle religioni; il presupposto è che i cieli illustrano la provvidenza divina. La storia di Israele è stata scritta da Dio nei cieli e tutti gli avvenimenti principali di cui parla la Bibbia sono scanditi da congiunzioni dei pianeti superiori. Inoltre, come negare che la comparsa di una stella che annuncia la nascita di Cristo sia da considerarsi una prova che la scrittura celeste illustra il contenuto della Sacra Scrittura?
Numerosi sono i pensatori cristiani che si oppongono al determinismo astrologico e alla pretesa di predire il futuro con gli astri. Pietro Abelardo ammonisce che chiunque promette di conoscere mediante l’astrologia eventi contingenti futuri è da considerarsi un servo del diavolo. Guglielmo di Conches sostiene che le stelle hanno potere solo sul mondo fisico, mentre le azioni umane sono fuori del loro dominio. Motivo ricorrente nelle critiche dell’astrologia, tanto tra i cristiani che tra i musulmani (come ibn Khaldun), è la confutazione della dottrina secondo la quale i cieli possono definire in un istante (la nascita o il concepimento) il corso intero di un’esistenza, che la sorte sia definita una volta per tutte; negano soprattutto che l’anima razionale possa essere influenzata da cause naturali, come le influenze degli astri. Una posizione intermedia è quella contenuta nello Speculum Astronomiae, composto intorno al 1260 e attribuito ad Alberto Magno, in cui si sostiene che le configurazioni astrali sono segni del piano provvidenziale di Dio. Secondo l’autore dello Speculum, se nella genitura le stelle scelgono il destino dell’uomo, l’uomo, attraverso la tecnica delle interrogazioni, scopre delle alternative ancora presenti, degli spazi di azione; può, in altri termini, invertire il processo scegliendo la propria stella. In questa concezione, l’influsso astrale non è collocato interamente al momento iniziale della vita, ma è distribuito nelle varie fasi dell’esistenza. Ruggero Bacone invita a distinguere la vera dalla falsa astrologia: è vera quella che, basandosi sullo studio scientifico degli influssi astrali, non si propone di fare previsioni specifiche, ma vuole conoscere gli influssi generali. Le influenze celesti condizionano l’agire umano, ma non negano libertà: ““I veri astrologi non hanno la pretesa di conoscere con certezza le vicende umane, ma si limitano a stabilire in qual modo l’influsso astrale può modificare i corpi e come tale influsso sui corpi si riversa a sua volta negli animi, spingendo a compiere determinate azioni, pur restando immutata in ognuno la libertà di giudizio””. (Opus maius, cit. in R. Bacone, La scienza sperimentale, 1990). Dante Alighieri non condanna l’astrologia in quanto scienza, ma limita l’influsso delle stelle sulla vita umana. Per Dante l’astrologo diventa fraudolento quando pretende di trarre dall’osservazione degli astri norme di vita o suggerimenti su specifiche situazioni, poiché ciò è in conflitto con la dottrina del libero arbitrio.
Nel corso del XIII secolo, a seguito delle traduzioni dall’arabo e dal greco in latino, l’astrologia è gradualmente introdotta in molti dei sistemi di filosofia scolastica. Il terreno è reso fertile dalle opere di filosofia naturale (e dal libro XII della Metafisica) di Aristotele, che entrano nella cultura filosofica del Medioevo latino. In esse si afferma una visione gerarchica del cosmo, una concezione scalare delle cause per la quale i cieli con i loro moti perfetti determinano i processi di generazione e corruzione, inclusa la vita degli uomini. Tommaso d’Aquino afferma perentoriamente che nessun sapiente può mettere in dubbio che i moti dei corpi celesti siano cause dei moti dei corpi terrestri. I moti degli elementi sublunari derivano infatti da quelli dei corpi celesti.
Le modalità delle influenze dei corpi celesti sono illustrate in termini matematici da Ruggero Bacone (che sviluppa concezioni di al-Kindi): gli influssi celesti, al pari di ogni agente attivo, operano sul corpo che li riceve attraverso un meccanismo di irradiazione analogo alla luce. Bacone descrive il processo di irradiazione in termini di piramidi di forza che provengono dalla superficie del corpo agente; su ogni punto della Terra cade il vertice di una piramide imbevuto di virtù celesti. Ogni punto della Terra risulta essere, nel modello di Bacone, la terminazione geometrica di una specifica configurazione celeste. I pianeti che la compongono forniscono qualità specifiche entro una scala di intensità determinata dagli angoli di incidenza. Facendo uso della stessa analogia influenze celesti - luce, Nicola Oresme giunge a conclusioni opposte. Oresme combatte l’astrologia basandosi sulla perspectiva, ovvero sullo studio della diffusione della luce. I corpi celesti non emanano forze occulte, che regolerebbero necessariamente ogni azione dell’uomo, ma emettono solo luce e calore in base a determinate regole geometrico-fisiche. Il moto dei cieli e la luce che essi inviano, unita all’azione delle qualità primarie degli elementi, sono in grado di rendere conto di ogni processo naturale, senza bisogno di ricorrere a influenze astrali.
Daniele di Morley, celebrando l’utilità dell’astrologia, ammonisce che la sua negazione finisce inevitabilmente per distruggere i fondamenti della medicina. L’impiego dell’astrologia per la medicina ha radici antiche: dal Corpus Hippocraticum si diffonde nella medicina greca e araba. La corrispondenza tra parti del corpo, umori e pianeti ne costituisce il fondamento teorico, la genesi e l’evoluzione di una malattia rispondono anch’esse a influenze astrali: ciò è particolarmente evidente nel caso delle febbri periodiche e delle malattie acute. Queste ultime hanno una fase critica, che si manifesta con una repentina secrezione di umori. La teoria dei “giorni critici” ha lo scopo di fornire al medico gli strumenti per la prognosi e la terapia. Il medico non deve limitarsi a considerare lo stato del paziente, ma deve necessariamente consultare i corpi celesti, in particolare i moti della luna. Ben si comprende l’insistenza di Ruggero Bacone sulla necessità di fondare la medicina sull’astrologia: il buon medico non è quello che si limita a somministrare farmaci, ma quello che regola la propria azione sui moti dei pianeti e i loro aspetti. Pietro d’Abano critica i medici del suo tempo perché ignoranti in materia astrologica. Tutti i pianeti – afferma Pietro – esercitano un’influenza sulle malattie, ma lo fanno in modi differenti: in base alla loro posizione nello zodiaco, in relazione ai punti cardinali, alla posizione nell’epiciclo e alla posizione in rapporto ad altri pianeti (congiunzioni e aspetti).
L’astrologia prolifera nelle corti, sia nell’Islam che nell’Occidente latino. L’astrologo segue il califfo e il condottiero sui campi di battaglia e lo consiglia in ogni grande decisione. Nella corte di Federico II opera Michele Scoto, autore di trattati di astrologia e traduttore di opere astrologiche dall’arabo. Per Michele l’astrologia rappresenta il sapere operativo del filosofo e per questo è legata alla magia. L’astrologia è l’arte che insegna come impossessarsi delle forze celesti che governano il mondo. L’astrologo gioca un ruolo non secondario nelle lotte politiche, come mostra la carriera di Guido Bonatti, il più noto astrologo del XIII secolo, al servizio di Federico II, Ezzelino, Guido Novello da Polenta e Guido da Montefeltro. Per mezzo dell’osservazione degli astri, Bonatti ritiene di aver indicato il momento propizio per la vittoria dei ghibellini nella battaglia di Montaperti (1260). L’ingresso dell’insegnamento dell’astrologia nelle università italiane avviene nella seconda metà del XIII secolo, nelle facoltà di medicina. Pietro d’Abano insegna astrologia a Padova e Biagio Pelacani) a Bologna e Padova. Secondo Pietro l’unica scienza certa è la matematica, che è divisa in due parti, geometria e astrologia; quest’ultima rappresenta la parte operativa della geometria, in particolare delle conoscenze geometriche dei moti celesti.