L’epigrafia costantiniana
La figura di Costantino e la propaganda imperiale
La documentazione epigrafica, consistente per la maggior parte di iscrizioni in lingua latina, contribuisce significativamente, insieme alle fonti letterarie, giuridiche, archeologiche e numismatiche, a delineare il quadro storico del trentennio costantiniano (306-337). Attraverso le iscrizioni, in particolare, è possibile ricostruire le tappe della carriera e dell’ascesa di Costantino al potere e individuare le principali linee programmatiche del suo lungo regno: dalla figura ideale di imperatore, che egli intese incarnare, alle parole-chiave della sua propaganda, espresse enfaticamente nei suoi provvedimenti legislativi, dalle relazioni familiari alla promozione dinastica al cesarato dei figli, dai rapporti con il Senato romano, i governatori e i funzionari delle province alla specifica attenzione per la rinascita e la tutela delle singole città dell’ancora vasto Impero.
In particolare alcuni documenti, come i rescritti imperiali, consentono di vedere come Costantino abbia inteso impostare e risolvere questioni di carattere giuridico e talora religioso sollevate dalle comunità locali (i casi più famosi sono quelli di Spello e di Orcistos), questioni specifiche che comunque hanno avuto una notevole importanza per la comprensione della politica costantiniana da parte degli studiosi moderni1.
In questo saggio s’intende fornire una riflessione generale sul contributo offerto dai testi epigrafici riferibili al regno di Costantino e una silloge dei più significativi documenti, che possano concorrere a sottolineare il senso di complessità, continuità, ma anche di rottura rispetto al recente passato tetrarchico, sui diversi piani: politico, socio-economico, religioso.
In linea generale i mutamenti nella titolatura di un imperatore, puntualmente registrati nelle iscrizioni ufficiali, scandivano le tappe e i momenti salienti del suo regno, marcandone sviluppi, svolte, rotture; in particolare, analizzando l’evoluzione dei formulari epigrafici costantiniani, Thomas Grünewald ha potuto distinguere le seguenti sette fasi2:
• fase I (306-307): caratterizzata dal titolo di pius nobilissimus Caesar; essa segue all’acclamazione imperatoria di Costantino da parte delle truppe del defunto padre, l’Augusto d’Occidente Costanzo Cloro (305-306), avvenuta a Eburacum (York) in Britannia (25 luglio 306), e al suo riconoscimento quale Cesare d’Occidente da parte di Galerio, l’Augusto d’Oriente e primo imperatore del collegio tetrarchico (senior Augustus). Da questo momento Costantino sottolinea enfaticamente, per mezzo della formula di filiazione divi Constantii Augusti pii filius, la propria devozione (pietas) e il vincolo ereditario con l’autorevole figura del padre, morto da poco e subito divinizzato (divus) secondo un’antica consuetudine. D’altra parte, per riaffermare il principio tetrarchico contro le pretese dinastiche di Costantino e di Massenzio, figlio di Massimiano, il collega di Diocleziano ed ex Augusto d’Occidente (286-305), Galerio eleva Severo, già Cesare d’Occidente (305-306), al rango di Augusto3.
• fase II (307-310): dopo la morte di Severo (307) Costantino consolida il suo dominio su Britannia, Gallie e Spagna, e assume di propria iniziativa in Occidente il titolo di Augustus (che tuttavia non gli viene riconosciuto da Galerio in Oriente, dove continua a essere considerato come Caesar), grazie all’accordo con l’influente Massimiano, siglato dalle nozze con la figlia minore Fausta ad Arles (25 dicembre 307). Costantino diventa in tal modo, formalmente, oltre che genero anche nipote di Massimiano, che era stato padre adottivo, in quanto Augusto, di Costanzo Cloro, suo Cesare d’Occidente (293-305; Costanzo aveva inoltre sposato in seconde nozze la figlia maggiore di Massimiano, Teodora): tale circostanza si riflette nella titolatura costantiniana, ben attenta a segnalare i vincoli di parentela legittimanti, con la formula Maximiani Augusti nepos. Nel congresso di Carnuntum (11 novembre 308), convocato da Diocleziano, Galerio e Massimiano, Licinio è tuttavia nominato Augusto d’Occidente, mentre sono riconosciuti paritariamente come Cesari Costantino e Massimino Daia, ai quali viene poi conferito il titolo di filius Augustorum4.
• fase III (310-312/315): dopo la rottura dell’intesa con il suocero Massimiano e l’eliminazione del vecchio tetrarca (310). Si tratta di una fase particolarmente critica, in cui Costantino sente la necessità di trovare nuove forme, sia religiose sia dinastiche, di legittimazione del proprio potere: aggiunge allora, fra 310 e 311, alla sua titolatura l’epiteto di invictus (pius felix invictus Augustus), in greco aniketos, già presente nel formulario imperiale del III secolo e proprio della suprema divinità solare (deus Sol Invictus). Al contempo scompare dalla titolatura il riferimento alla parentela con Massimiano (si ricorre spesso all’erasione del suo nome dalle iscrizioni precedenti); è invece attestato il sorprendente richiamo mitistorico alla discendenza dall’imperatore illirico Claudio il Gotico (268-270), presentato come parente del divus Costanzo Cloro, tramite le formule divi Claudi nepos e dis genitus («generato da dei», con riferimento a entrambi i divi). Contestualmente sia lo speciale legame religioso di Costantino con il dio Apollo-Helios, sia il suo presunto vincolo parentale con Claudio il Gotico sono celebrati da un anonimo retore gallico, l’autore del Panegirico del 310. Dopo la morte di Galerio (inizio di maggio 311) si profila ormai imminente il conflitto tra Costantino e il cognato Massenzio, signore dell’Italia, per il controllo sull’intero Occidente5.
• fase IV (312/315-324): nel periodo compreso tra la vittoria su Massenzio (28 ottobre 312), che sancisce l’egemonia costantiniana su Italia e Africa, e la prosecuzione delle campagne germaniche e gotiche sul fronte renano-danubiano (314-315), Costantino assume il titolo di maximus Augustus, nel tentativo di affermare una sua preminenza, in quanto senior Augustus, sul collega (e ormai antagonista) Licinio, divenuto intanto Augusto d’Oriente dopo aver sconfitto Massimino Daia (estate 313); secondo Lattanzio, in questo periodo il Senato romano avrebbe ufficialmente decretato a Costantino tale titolo (primi nominis titulum)6.
• fase V (324-330): Costantino sostituisce l’epiteto di invictus, da lui usato fin dal 310/311, con quello, molto meno frequente nel formulario ufficiale, di victor, in greco niketès, privo di una particolare connotazione religiosa; tale gesto, come osserva acutamente Eusebio di Cesarea, è assai significativo e si colloca subito dopo l’importante vittoria conseguita su Licinio, nella battaglia di Adrianopoli (3 luglio 324) o in quella successiva e definitiva di Crisopoli (18 settembre 324), quando Costantino riunisce sotto il suo dominio tutto l’Impero7.
• fase VI (330-337): al tempo delle campagne gotiche sul confine danubiano (328-332) sembra risalire l’assunzione dell’epiteto militare di triumphator, che accompagna e rafforza quello di victor (maximus victor ac triumphator semper Augustus)8.
• fase VII (dal 337): dopo la morte di Costantino (22 maggio 337) il figlio e successore Costanzo II promuove la tradizionale cerimonia di divinizzazione (consecratio), ufficialmente ratificata dal Senato romano; all’imperatore è così conferito il titolo di divus (divus Augustus Constantinus), al pari del padre, il divus Constantius pius, e del presunto antenato, il divus Claudius9.
Come ha osservato Michel Christol, la titolatura imperiale registrata dalle iscrizioni rappresenta la formulazione ufficiale dell’identità imperiale e offre quindi una definizione dell’immagine di princeps secondo la volontà dell’imperatore stesso10. Dalla sequenza di nomi, cariche e titoli, con le loro ripetizioni, sostituzioni e variazioni, emergono elementi indispensabili per l’analisi della rappresentazione del potere imperiale da parte di Costantino. Innanzitutto va osservata la compresenza da un lato di elementi tradizionali risalenti alla definizione dei poteri costituzionali del princeps in epoca alto-imperiale (I-II secolo), quali il permanere dell’indicazione e del computo di tribunicia potestas, consolati, proconsolato, oltre ai titoli di princeps iuventutis, pontifex maximus, pater patriae e ai cognomina ex virtute, conferiti per le vittorie militari su vari popoli ostili (Germanicus, Sarmaticus, Dacicus, Gothicus, Britannicus, Carpicus, Arabicus, Medicus, Armeniacus, Persicus, Adiabenicus)11, dall’altro di elementi innovativi, riferibili al linguaggio ‘carismatico’ elaborato dalle cancellerie imperiali verso la fine del II e nel corso del III secolo.
Tra questi ultimi, oltre agli epiteti già menzionati, spesso amplificati dall’uso enfatico del superlativo (maximus, invictissimus, victoriosissimus, gloriosissimus, beatissimus, piissimus ac felicissimus, nobilissimus ac fortissimus), si possono annoverare titoli encomiastici tipici dei magniloquenti formulari retorici della panegiristica tardoantica, quali dominus noster (affiancato all’inizio e poi in sostituzione del tradizionale Imperator Caesar), magnus et invictus princeps, humanarum rerum optimus princeps, aeternus o perpetuus semper Augustus, bono rei publicae natus («nato per il bene dello Stato») e specialmente bono generis humani creatus («procreato per il bene del genere umano»), che delineano sempre di più una figura trascendente e provvidenziale di princeps, un signore supremo delle sorti umane, da sempre predestinato al governo dello Stato, che sovrasta dall’alto, nello spazio e nel tempo, sia i suoi sudditi sia gli imperatori precedenti12.
I testi epigrafici presentano anche delle ampie formule introduttive, derivanti dagli elogi retorici, che esaltano le imprese, le virtù operative e le qualità spirituali del sovrano: il discorso celebrativo attinge in questi casi da varie sfere semantiche, mettendo in luce ora l’opera d’ingrandimento dell’Impero, ora quella di pacificazione e restaurazione della sicurezza e della pubblica libertà oppure di giusta punizione dei nemici dello Stato, siano essi eventuali tiranni o ribelli interni, siano essi nemici esterni. Da tale ritratto idealizzato emergono nettamente le qualità morali e spirituali caratteristiche di un buon imperatore: oltre alla virtù guerriera (virtus), vengono infatti celebrate con aggettivi di grado superlativo la clementia e la humanitas del princeps (clementissimus, humanissimus, indulgentissimus, providentissimus), che, insieme alla sua devozione religiosa (pietas), contribuiscono a generare un’aura di benefica sacralità (felicitas, beatitudo temporis) intorno al suo regno13.
Oltre all’antenato Claudio il Gotico (M. Aurelius Valerius Claudius), al padre Costanzo Cloro (Flavius Valerius Constantius) e al suocero Massimiano (M. Aurelius Valerius Maximianus), altri familiari di Costantino (Flavius Valerius Constantinus), ufficialmente insigniti di titoli onorifici, vengono menzionati nella comunicazione epigrafica, secondo una precisa strategia di promozione dei legami dinastici della gens Flavia che si rispecchia nei formulari delle iscrizioni onorarie.
Innanzi tutto la madre Elena (Flavia Iulia Helena), prima moglie di Costanzo, celebrata quale genetrix domini nostri Constantini e ava del ramo principale dei Costantinidi, ottiene dal figlio il rango di Augusta (324) e dopo la morte è consacrata diva (circa 328/329). Anche la figlia di Costanzo e Teodora, Costanza (Flavia Iulia Constantia), riceve omaggi in quanto nobilissima femina, venerabilis soror Constantini; costei viene data dal fratellastro in sposa a Licinio a Milano (febbraio 313). Se della prima moglie di Costantino, Minervina, non si hanno testimonianze epigrafiche, la seconda moglie, Fausta (Flavia Maxima Fausta), figlia di Massimiano, è invece onorata in quanto Augusta (324) e madre dei beatissimi Caesares14.
Il figlio di Costantino e Minervina, Crispo (Flavius Iulius Crispus), assurge rapidamente a una posizione di rilievo, ricevendo da ragazzo la nomina a Caesar (1° marzo 317), insieme agli ancora bambini Costantino II (Flavius Claudius Constantinus), figlio primogenito di Costantino e Fausta, e Liciniano, figlio di Licinio e Costanza. Successivamente, dopo l’eliminazione di Licinio e Liciniano, anche il secondo figlio di Fausta, Costanzo II (Flavius Iulius Constantius), è promosso al cesarato (8 novembre 324)15.
Dopo le esecuzioni di Crispo e Fausta (326), con conseguente damnatio memoriae ed erasione dei nomi dalle iscrizioni, il collegio imperiale, espressione dei progetti dinastici di Costantino in vista della futura successione al trono, viene reintegrato con la nomina di due nuovi Cesari, prima Costante (Flavius Iulius Claudius Constans, 25 dicembre 333), l’ultimo figlio di Fausta, e poi Dalmazio (Flavius Iulius Dalmatius, 18 settembre 335), membro del ramo cadetto della dinastia costantiniana, in quanto figlio del fratellastro di Costantino, Flavio Dalmazio il Censore (console nel 333), figlio di Costanzo Cloro e Teodora.
Nel 335, anno di solenne festeggiamento dei tricennalia di Costantino, tre matrimoni dinastici intendono dunque sancire il nuovo ordinamento: Costanzo II sposa infatti una figlia di Giulio Costanzo (console nel 335), un altro fratellastro dell’imperatore (e padre del futuro imperatore Giuliano), mentre le due figlie di Costantino e Fausta, Elena la giovane e Costantina (Flavia Constantina), vanno in moglie rispettivamente al Cesare Dalmazio e a suo fratello Annibaliano, nominato rex regum et Ponticarum gentium16.
Nelle iscrizioni onorarie degli ultimi anni di regno e in quelle postume Costantino viene pertanto celebrato come pater Augustorum o pater principum maximorum, secondo una consuetudine ideologica propria della tetrarchia; i tragici eventi dell’estate 337, con la sanguinosa eliminazione del ramo cadetto della famiglia, smentiranno tuttavia il programma di successione gerarchicamente ordinata, articolata in due coppie di Augusti (Costantino II in Occidente, Costanzo II in Oriente) e di Cesari (Costante in Occidente, Dalmazio in Oriente), così come predisposta dall’imperatore17.
Si definiscono rescripta le risposte ufficiali, investite di valore normativo, date dal princeps, per mezzo della cancelleria imperiale, alle richieste effettuate da singoli privati o comunità locali sotto forma di petizioni (libelli). I rescritti rappresentano dunque la voce medesima dell’imperatore, la cui autorità interviene a dirimere questioni giuridiche e talora religiose, e le stesse comunità si preoccupano in certi casi di perpetuare la memoria di tali responsi, specialmente quando essi decretino provvedimenti e concessioni a loro favorevoli, mediante incisione di una copia del testo su un supporto duraturo (in pietra o metallo), destinato a pubblica esposizione18.
Il più famoso, ma anche discusso, dei rescritti costantiniani è probabilmente quello inviato ai cittadini di Hispellum (Spello), città umbra della provincia di Tuscia et Umbria, a nome di Costantino Augusto e dei figli Costantino II, Costanzo II e Costante19. Sebbene la cronologia del documento sia ancora dibattuta, a causa dell’omissione del titolo di Caesar per i tre figli, il rescritto può datarsi verosimilmente tra il 333 e il 337; la copia del documento ufficiale (exemplum sacri rescripti) fu fatta incidere su pietra a cura della città e l’iscrizione venne collocata in un’area templare, prossima al teatro e all’anfiteatro (area di Villa Fidelia), dove fu rinvenuta nel 173320.
Dal punto di vista giuridico e religioso desta grande interesse la risposta positiva data da Costantino alle richieste degli ispellati, che domandavano: 1) l’autorizzazione di tenere a Spello l’annuale festività in onore dell’imperatore, fino ad allora concelebrata nella città di Volsinii da sacerdotes pagani nominati tanto dagli umbri quanto dai tusci e arricchita di spettacoli teatrali e gladiatorii; 2) di ribattezzare la città stessa col cognomen dell’imperatore; 3) di erigere un tempio dinastico dedicato alla gens Flavia. Costantino in effetti concesse l’auspicata delocalizzazione della festa (purché Volsinii non ne risultasse deprivata), la ridenominazione di Spello quale Flavia Constans e il diritto di edificare una aedes Flaviae hoc est nostrae gentis, a patto però che tale tempio non fosse «contaminato dagli inganni di alcuna contagiosa superstizione» (ll. 45-47: «ne aedis nostro nomini dedicata cuiusquam contagiosae superstitionis fraudibus polluatur»). Nel termine superstitio, su cui si è particolarmente concentrata l’attenzione degli studiosi, andranno riconosciuti alcuni aspetti rituali propri del culto pagano tradizionale, probabilmente i sacrifici cruenti. Si noti in ogni caso che, fino alla fine del regno di Costantino, il culto imperiale, in quanto espressione ufficiale della religione dello Stato romano, viene apertamente accettato e promosso dall’imperatore come potenziale strumento di organizzazione del consenso verso la casa regnante21.
Ma assai significativo è anche il preambolo del rescritto, in cui l’imperatore dichiara, in maniera programmatica e a premessa della decisione che si appresta a prendere, la sua particolare sollecitudine per la tutela e lo sviluppo di tutte le città:
Davvero tutto ciò che protegge la società del genere umano occupa i nostri pensieri come una cura insonne; ma il massimo impegno della previdenza nostra è che tutte quante le città, che reputazione ed eleganza distinguono come luci fra le province e le regioni, non solo mantengano il loro anteriore prestigio, ma raggiungano anche uno stato migliore per il favore della nostra benevolenza22.
Tale premessa esplicita le linee-guida adottate da Costantino nella decisione di acconsentire alla legittima richiesta di Spello, desiderosa di promuovere e accrescere gli antichi e prestigiosi cerimoniali locali, che costituivano una fondamentale prerogativa della vita pubblica, religiosa e politica, della città23.
La medesima attenzione per la dimensione civica (civilitas), pur non disgiunta da problematiche di natura religiosa, ricompare in altri due importanti rescritti costantiniani, trasmessi dal prezioso dossier epigrafico di Orcistos nella provincia di Phrygia II (Turchia)24.
Un pilastro marmoreo, rinvenuto nel villaggio di Alikân/Doganay, corrispondente all’antica Orcistos, reca incisa una serie di documenti ufficiali in tale sequenza: a) una nota di congratulazioni (adnotatio) indirizzata da Costantino agli orcistani per tramite del vicario della diocesi Asiana Ablabius; b) un primo rescritto di Costantino, indirizzato ad Ablabio, che riguarda la questione sollevata dagli orcistani, risolta dall’imperatore a loro favore, e che contiene la adnotatio imperiale in risposta a una prima petizione degli orcistani; c) il testo di questa prima petizione (exemplum precum) degli orcistani, inviata a Costantino e ai Cesari Crispo, Costantino II e Costanzo II e quindi databile tra 324 e 326; d) un secondo rescritto agli orcistani, inviato da Costantino e dai Cesari Costantino II e Costanzo II e datato espressamente al 30 giugno 331, che risponde positivamente a una loro seconda petizione (il cui testo non è stato riprodotto sul pilastro).
Secondo l’analisi di André Chastagnol e la recente rilettura di Denis Feissel, la vicenda si può ricostruire nel modo seguente: tra 324 e 326 la comunità di Orcistos aveva indirizzato una prima petizione a Costantino, nuovo signore dell’Oriente, in cui asseriva di aver goduto da lunghissimo tempo di una condizione di grande benessere economico, rispecchiato dal decoro urbano, e dello statuto giuridico di civitas autonoma, dotata di propri magistrati e organi istituzionali (una curia e un’assemblea popolare)25. In seguito (in un momento difficile da precisare) Orcistos aveva però perduto tale diritto civico, quando era stata annessa e subordinata alla vicina città di Nacolea, e ora ne reclamava il ripristino con una supplica all’imperatore; in tale petizione gli orcistani, oltre all’antichità del proprio diritto e alla floridità economica e demografica, evidenziavano il fatto di essere tutti cristiani.
Costantino aveva dunque risposto agli orcistani per tramite del vicario Flavio Ablabio, cristiano egli stesso ed esponente assai fidato del nuovo entourage burocratico dell’imperatore, accogliendo in pieno la loro richiesta: egli infatti concedeva loro la restituzione del priscus honor, ovvero il ius antiquum nomenque civitatis, affermando innanzitutto che «per coloro che si impegnano a fondare nuove città o a far risorgere dai ruderi quelle antiche o a riparare quelle moribonde, la richiesta è risultata assai benvenuta», e inoltre che «è indegno dei nostri tempi che un luogo così ben predisposto perda il nome di città, e dannoso per i residenti che essi perdano tutti i loro privilegi e vantaggi». A queste motivazioni, secondo l’imperatore, «si aggiunge il fatto che si dica che tutti gli abitanti siano seguaci della santissima religione» (sectatores sanctissimae religionis)26.
Erano trascorsi alcuni anni ma la questione non si era risolta definitivamente: infatti il 30 giugno 331, anno in cui l’influente Ablabio, già assurto alla suprema carica di prefetto del pretorio d’Oriente, era contemporaneamente console ordinario27, Costantino inviava da Costantinopoli un secondo rescritto agli orcistani, in risposta a una loro ulteriore petizione (non incisa sul pilastro); con esso l’imperatore confermava la piena concessione dell’autonomia civica (ius civitatis e privilegium libertatis) ed esentava Orcistos dal pagamento di un contributo monetario per i culti pagani (pecunia pro cultis), che era ancora imposto, ma ormai illecitamente, dalla città di Nacolea28.
La riacquisizione dell’autonomia aveva dunque liberato gli orcistani dalle imposizioni, anche in materia tributaria, dei magistrati nacolensi, che non avevano più alcuna autorità su una città ora tornata formalmente ‘libera’; le motivazioni di ordine giuridico e la volontà programmatica di promuovere la civilitas nei suoi aspetti politici ed economico-commerciali, pur essendo certamente intrecciate con il fattore religioso, sembrano tutto sommato prioritarie nell’orientamento preso da Costantino in favore degli orcistani. Benché non siano esplicitate nel dossier le circostanze che avevano precedentemente causato la subordinazione di Orcistos a Nacolea (essa poteva essere avvenuta, per motivi di ordine socio-economico e demografico, nel corso della seconda metà del III secolo), si potrebbe forse pensare a un momento particolarmente critico per i cristiani d’Asia Minore, ad esempio quando l’Augusto d’Oriente Massimino Daia, tra 311 e 313, emanò chiare disposizioni di persecuzione, accogliendo favorevolmente le petizioni delle città che denunciavano la presenza di comunità cristiane e promettendo loro generose ricompense e benefici, secondo quanto ci attestano fonti sia letterarie sia epigrafiche29.
In conclusione Costantino in persona, attraverso le proprie dichiarazioni ufficiali alle città di Spello e Orcistos, sembra voler anteporre l’ideale della civilitas, quella civiltà urbana greco-romana su cui si fondano le strutture socio-economiche dell’Impero, e il lealismo dei sudditi, siano essi pagani o cristiani, ad altre considerazioni di carattere religioso, pur tenute debitamente in conto: in tal modo è possibile da un lato promuovere il ruolo della città umbra nella dimensione festiva tradizionale, strettamente associata al culto imperiale (a patto però di non sminuire il ruolo gemellare di Volsinii e soprattutto di evitare quegli aspetti rituali del paganesimo che sono percepiti come una superstitio incompatibile con la religione cristiana, ossia i sacrifici), dall’altro lato restituire il prestigio di civitas a una prospera comunità frigia, abitata da seguaci del cristianesimo, concedendo un’autonomia giuridica che, tra l’altro, le permetta lecitamente di non partecipare più ai culti tradizionali della vicina Nacolea.
Il nome di Costantino compare anche in altri documenti ufficiali (editti, rescritti e lettere), emessi in associazione con altri Augusti negli anni 311-323; di essi però l’imperatore non sembra essere stato il principale autore e pertanto non se ne discuterà in questa sede30.
Il famoso editto di Milano di Costantino e Licinio (febbraio 313) non ci è pervenuto, come è noto, per via epigrafica; secondo la versione fornita da Lattanzio, come presupposto di tale decisione vi sarebbe stata, anche in questo caso, la necessità da parte degli Augusti di provvedere al bene e alla sicurezza pubblica, confidando che il favore divino avrebbe continuato ad accordare loro il successo per il bene dello Stato31. Di una lettera inviata da Costantino ai senatori di Roma nella primavera del 337 si parlerà invece nel paragrafo seguente.
Ogni studio basato sulla documentazione epigrafica che voglia analizzare i rapporti tra Costantino e la città di Roma, e in particolare la sua massima istituzione, il Senato, deve necessariamente partire dal testo più famoso, l’iscrizione dedicatoria dell’arco trionfale presso il Colosseo:
All’imperatore Cesare Flavio Costantino, Massimo, Pio, Felice, Augusto, il Senato e il Popolo Romano dedicarono l’arco insigne per i trionfi, poiché per ispirazione della divinità [instinctu divinitatis] e per la grandezza di spirito [mentis magnitudine], insieme al suo esercito ha vendicato con giuste armi lo Stato [iustis rem publicam ultus est armis] tanto dal tiranno quanto, al contempo, dalla sua intera fazione32.
Dedicando il monumento nel 315, ricorrenza dei decennali dell’assunzione del potere da parte dell’imperatore (306), il Senato riconosce dunque solennemente la piena legittimità della vendetta esercitata sul tyrannus Massenzio dal liberatore Costantino: costui avrebbe provvidenzialmente ottenuto la vittoria sia per ispirazione divina (l’espressione instinctu divinitatis risulta volutamente ambigua ed evita con discrezione di specificare di quale divinità si tratti) sia mosso dalla sua personale grandezza spirituale (corrispondente al concetto greco di megalopsychia). Se da un lato l’irresistibile ascesa di Costantino appare circonfusa dall’aura sacrale del favore celeste, dall’altro non si menziona esplicitamente né il Dio cristiano né alcun’altra divinità e l’accenno resta vago; dal punto di vista del Senato, come ha osservato Arnaldo Marcone, «la questione religiosa, se c’è, è marginale»33.
La storia delle relazioni tra Costantino e il Senato può ricostruirsi anche attraverso le vicende di alcuni personaggi di altissimo rango, che ebbero un ruolo eminente nel consesso senatorio e che, già fautori di Massenzio, svolsero poi in nome del nuovo imperatore l’incarico di maggiore prestigio per i membri dell’ordine, vale a dire la prefettura urbana.
C. Caeionius Rufius Volusianus, esponente di un’antica famiglia dell’aristocrazia pagana di Roma e già proconsole d’Africa (305-306), aveva servito Massenzio come suo fidato prefetto del pretorio (309-310), riconquistando le province africane al tempo dell’insurrezione del vicario Domizio Alessandro (310), e poi come prefetto urbano (311), ottenendo anche il consolato suffetto nel settembre 311. Fin dal 312 Volusianus si schiera al fianco di Costantino, dal quale riceve il titolo di ‘compagno’ (comes), spettante ai membri del comitatus imperiale, e soprattutto la riconferma alla prefettura urbana (313-315; durante questa seconda sua prefettura verrà dedicato l’arco trionfale) e contestualmente un secondo consolato ordinario nel 314, anno in cui il prefetto e console dedica all’imperatore un’iscrizione onoraria nel Foro di Traiano, attribuendogli gli epiteti altisonanti di restitutor humani generis, propagator imperii dicionisque Romanae e fundator securitatis aeternae34.
Anche Aradius Rufinus, membro di una ricchissima famiglia senatoria di origine africana, era stato al servizio di Massenzio: già prefetto urbano (304-305) e console ordinario nel 311, costui era nuovamente prefetto urbano nel 312, proprio alla vigilia della battaglia di ponte Milvio; nondimeno Costantino gli accorda il suo favore e pochi mesi dopo lo riconferma in carica per la terza volta (312-313)35.
Sia nel caso dei Caeionii Rufii sia in quello degli Aradii Valerii è possibile valutare il ruolo politico giocato dalla seconda generazione di queste grandi famiglie aristocratiche in epoca costantiniana. Anche il figlio di Volusianus, C. Caeionius Rufius Albinus, si dimostra infatti assai influente presso la corte imperiale: è nominato console ordinario nel 335 e quindi prefetto urbano (335-337); soprattutto egli è onorato da un senatoconsulto per aver ottenuto da Costantino, intorno al 336/337, la restituzione al Senato di un antico diritto (auctoritas), cancellato da Cesare nel lontano 45/44 a.C., relativo alla designazione dei questori (e forse anche dei pretori). Con tale importante concessione Costantino conferisce ai senatori il privilegio, finora detenuto dagli imperatori, di nominare i magistrati di grado inferiore e quindi di provvedere autonomamente alle tradizionali procedure di rinnovo dell’ordine36.
Il figlio di Rufinus, L. Aradius Valerius Proculus Populonius, è invece l’ultimo prefetto urbano (337-338) del regno costantiniano e presenta una carriera davvero straordinaria: tra i molti incarichi rivestiti da questo personaggio, spiccano vari governatorati di province africane, tra cui il prestigioso proconsolato d’Africa (con l’aggiunta di poteri giudiziari eccezionali sulle province limitrofe) e contestualmente la prefettura vicaria del pretorio d’Italia e Africa (331-333). Tra le cariche religiose, oltre all’appartenenza ai collegi sacerdotali dell’antica tradizione pagana (augure, pontefice, quindecemviro), compare quella, assai significativa, di pontifex Flavialis, ossia di sacerdote del culto riservato alla dinastia regnante (la gens Flavia), figura attestata in varie città dell’Impero (Costanzo Cloro, come è stato sopra ricordato, dopo l’apoteosi era divenuto un divus). Proculus viene inoltre nominato comes di primo ordine e convocato alla corte di Costantinopoli (comes ordinis primi intra palatium), poco prima di essere elevato da Costantino alla prefettura urbana nel marzo 337, come successore di Albinus. Dal foro di Traiano proviene la base di una statua onoraria per Proculus, sulla quale è riportato il testo, purtroppo frammentario, di una lettera (relatio) indirizzata nella primavera del 337 da Costantino e dai cesari Costantino II, Costanzo II, Costante e Dalmazio ai consoli, ai pretori, ai tribuni della plebe e al Senato di Roma: essa contiene un aperto elogio delle virtutes di Proculus, della sua stirpe, insigne per nobiltà (insignem nobilitate prosapiam Proculi), e della gloria dei suoi antenati – a giudizio di Santo Mazzarino, «se si volesse indicare, per così dire, un’‘ideologia’ del rapporto tra Costantino e il Senato, dovremmo cercarla nel rilievo che egli dà, in questa lettera, ai valori della nobiltà di sangue, rappresentata dal Senato, di contro (ma anche a fianco) ai valori della milizia (exercitus) che egli, soldato, rappresenta»37.
La documentazione epigrafica di Roma e della vicina Ostia presenta molti altri magistrati, membri di spicco dell’ordine senatorio, che rendono omaggio all’imperatore o che operano in suo nome: prefetti urbani38, curatori del Tevere (curatores alvei Tiberis et cloacarum)39 e degli acquedotti (curatores aquarum et Miniciae)40, prefetti dell’annona e dei vigili41. Parallelamente compaiono anche alcuni funzionari di palazzo, membri di quella burocrazia che riveste un ruolo essenziale nell’amministrazione imperiale tardoantica: i dirigenti del fisco e del patrimonio privato dell’imperatore (rationales summae rei privatae) e il direttore della zecca di Roma (procurator sacrae monetae)42. Tra i dedicanti di iscrizioni onorarie vi sono anche alcuni collegi professionali della città43. Noto è del resto il ruolo evergetico svolto da Costantino e da Elena nei riguardi della popolazione di Roma, in particolare con la donazione di due grandi impianti termali, rispettivamente sul Quirinale e presso la porta Maggiore, per non parlare delle donazioni a favore della comunità cristiana e della costruzione delle prime basiliche44.
L’Impero romano, dalla Spagna alla Siria e dalla Germania all’Africa, è disseminato di iscrizioni (onorarie, dedicatorie di edifici, miliari stradali) che perpetuano il nome di Costantino: in certi casi esse ricordano propagandisticamente l’attività munifica svolta dall’imperatore nel restauro e nell’abbellimento delle città, oppure nella difesa militare del territorio provinciale, specialmente lungo i confini; in altri casi i testi esprimono invece, con toni di ossequioso consenso, il lealismo dei governatori, dei funzionari, dei consigli municipali e dei semplici sudditi verso la casa regnante.
In questo paragrafo s’intende offrire una panoramica, necessariamente a volo d’uccello, dei documenti epigrafici più significativi, distribuiti per diocesi e province, da Occidente a Oriente45.
La base originaria del potere militare e politico di Costantino era certamente costituita dalla parte più occidentale dell’Impero, già posta sotto il comando diretto del padre Costanzo Cloro: tale area si articolava, secondo l’ordinamento dioclezianeo, nelle quattro macroregioni, la diocesi delle Britannie, quella delle Gallie, la diocesi Viennese e quella delle Spagne, le quali costituiranno nella successiva riforma costantiniana la prefettura del pretorio regionale delle Gallie.
La diocesi delle Britannie, sebbene abbia visto la proclamazione imperiale di Costantino a York (luglio 306), non offre alcun documento di particolare rilievo, ma un discreto numero di miliari (14), databili entro i primi anni di regno (306-312)46. Dalla diocesi delle Gallie, oltre ai consueti miliari (15), provengono due interessanti commemorazioni celebrative delle vittorie conseguite da Costantino sui franchi d’oltre Reno e della generosa donazione di un impianto termale alla città di Reims47. Nella diocesi Viennese si registrano numerosi miliari (31) e due dediche onorarie, poste da un governatore di provincia e dalla città portuale di Arelate48. Nella diocesi delle Spagne (cui apparteneva anche la provincia nordafricana di Mauretania Tingitana) si ritrovano, invece, pochi miliari (11), ma numerose dediche, poste da governatori e alti funzionari. In particolare a Emerita, capitale della provincia di Lusitania, si effettuano grandi restauri di edifici pubblici tra gli ultimi anni di Costantino e i primi del regno dei tre figli49.
Con la vittoria su Massenzio (ottobre 312) Costantino entra in possesso delle importanti diocesi d’Italia e d’Africa, che gli assicurano il controllo strategico sul Mediterraneo occidentale e che verranno poi riunite in un’unica prefettura del pretorio (talora associata con l’Illirico). Da questi territori provengono molti documenti epigrafici di rilievo: nella diocesi italiciana, oltre alla grande quantità di miliari (88), sono numerosi i casi di dediche poste da singole città, a nome del popolo o del consiglio municipale50, oppure dai governatori delle province italiche e di quelle vicine (Sicilia, Sardinia)51. Si segnalano anche tre iniziative evergetiche promosse da Costantino nella Venetia et Histria e nel Latium et Campania: il restauro delle terme di Aquileia e dell’antichissima Lavinium e il ripristino dell’acquedotto augusteo, che serviva le città di Pozzuoli, Napoli, Nola, Atella, Cuma, Acerra, Baia e Miseno52.
La diocesi africana è parimenti ricca di documenti: molti sono, anche qui, i miliari (81), ma frequenti sono pure qui le dediche da parte di città53, di governatori e di funzionari54. Lo storico Aurelio Vittore riferisce che durante la repressione della rivolta di Domizio Alessandro (310) varie città africane, tra cui Cartagine e Cirta, erano state distrutte per rappresaglia da Massenzio: questo spiega bene l’insistenza sul tema della liberazione dalla tirannide nelle dediche rivolte poi da tali città al nuovo imperatore Costantino, che negli anni successivi promuove in queste province numerosi restauri urbani55. Risulta particolarmente interessante l’iscrizione incisa sull’arco della colonia di Cillium nella provincia di Byzacena, commemorante la restituzione dell’autonomia e delle antiche prerogative di civitas (ornamenta libertatis restituta et vetera civitatis insignia) da parte di Costantino e Licinio, con un linguaggio che richiama significativamente i provvedimenti a favore di Orcistos in Frigia56. A Leptis Magna, importante città della provincia di Tripolitania, viene invece dedicata a Costantino una statua con corona radiata (ad sempiternam memoriam statuam marmoream suo numine radiantem) per aver egli incaricato, tra 324 e 326, il governatore Laenatius Romulus di intraprendere grandi lavori di ristrutturazione dei principali edifici pubblici del foro57.
Negli anni 314-316 si svolge un aspro conflitto tra Costantino e Licinio per il controllo dell’Illirico: con la battaglia di Cibalae e il nuovo assetto geopolitico, sancito nel marzo 317 con la nomina a Cesari di Crispo, Costantino II e Liciniano, la diocesi delle Pannonie passa sotto l’egemonia costantiniana, mentre le diocesi delle Mesie e della Tracia restano a Licinio.
Dalla diocesi pannonica proviene uno scarso numero di documenti: oltre alla già citata tavola di Brigetio, sono attestati alcuni miliari (7) e le dediche di un comandante militare e di un governatore; Costantino promuove d’altra parte la ricostruzione della città di Aquae Iasae in Pannonia Superiore58.
Dopo la vittoria sull’Augusto d’Oriente, Licinio (estate 324), Costantino diventa finalmente signore dell’intero Impero, estendendo il suo dominio alle diocesi delle Mesie, della Tracia, dell’Asia, del Ponto e d’Oriente – si noti come la pars Orientis, ellenofona, abbia prodotto documenti epigrafici in gran numero, in lingua sia greca sia latina.
Nella diocesi mesiaca, che insieme alla pannonica verrà a costituire la prefettura del pretorio dell’Illirico, si registrano un certo numero di miliari (13), nonché le dediche di varie città delle province greche59. Particolarmente importanti sono i casi offerti da due luoghi emblematici della religiosità e della cultura tradizionale ellenica, Delfi e Atene: degli onori tributati a Costantino e alla sua famiglia dalla città sacra ad Apollo (in un periodo in cui il famoso santuario oracolare era ancora attivo) siamo informati da un dossier di documenti epigrafici60; anche alcune iscrizioni onorarie ateniesi confermano d’altra parte il rapporto privilegiato tra l’imperatore e l’aristocrazia pagana della città-simbolo della paideia classica, come in seguito dichiarerà ufficialmente lo stesso nipote (e filelleno) Giuliano. Della generosità di Costantino nei confronti di un esponente della casta sacerdotale locale si ha notizia dalle iscrizioni incise presso la Tomba di Memnone in Egitto da Nikagoras figlio di Minucianus, membro di un antico casato ateniese e dadouchos dei sacri misteri Eleusini: il ‘pellegrinaggio culturale’, che nel 326 lo conduceva «sulle orme del divino Platone» da Atene sino all’oracolo delle Syringes di Tebe, era infatti sovvenzionato dall’imperatore61.
Pochi documenti possono ricordarsi per quanto riguarda la diocesi tracica: oltre ai soliti miliari (11), un’iscrizione di Tropaeum Traiani ricorda i meriti di Costantino e Licinio, vittoriosi sui barbari (edomitis ubique barbararum gentium populis), per la ricostruzione della città e la difesa del limes del basso Danubio, mentre una dedica in lingua greca da Augusta Traiana, con un elaborato formulario celebrativo, esalta le gesta di Costantino, «difensore della pace e dispensatore di ogni felicità, colui che senza spargimenti di sangue ha raccolto tutte le vittorie dall’Occidente sino all’Oriente e ha confermato il titolo degli imperatori e degli Augusti»62.
Se Costantinopoli, nuova sede imperiale progettata dall’imperatore sul Bosforo tracio e dedicata solennemente l’11 maggio 330, non ha purtroppo restituito documenti epigrafici di età costantiniana, la tradizione cronografica bizantina (Giovanni Malala, Chronicon Paschale) ha però conservato una descrizione della statua colossale di bronzo, traslata da Ilio e posta sul vertice della colonna porfiretica nel Foro Circolare, che ritraeva l’imperatore nelle sembianze del dio solare Helios, con lancia e corona a sette raggi63. Tale iconografia eliaca corrisponde probabilmente alla già menzionata statua con corona radiata del foro di Leptis Magna; un documento paragonabile si ritrova anche nella città di Termessos in Pisidia, il cui demos dedica una statua equestre all’Augusto Costantino col significativo epiteto di «Sole che tutto sorveglia» (Helios pantepoptes)64.
La provincia di Pisidia rientra nella diocesi asiana (attuale Turchia centro-occidentale), che fornisce una consistente quantità di documenti: non pochi sono i miliari (31) e le dediche di città e governatori65. Altri testi provengono dalla diocesi pontica (Turchia settentrionale), tra cui vari miliari (21) che menzionano i rispettivi governatori di provincia66.
Nella vasta diocesi d’Oriente, estesa dalla Cilicia e dalla Siria sino all’Egitto e alla Lybia, oltre a vari miliari (30) si segnalano alcune dediche rivolte all’imperatore da governatori, funzionari e comandanti militari, in particolare nelle capitali provinciali di Alessandria e Antiochia; a Qasr el Azraq nella provincia di Arabia I sono invece attestate opere di restauro, riferibili alla difesa militare del limes arabicus67.
Lo spoglio della documentazione epigrafica, organizzata sulla base della distribuzione geografica per diocesi e privilegiando i testi latini (del resto più numerosi e significativi dal punto di vista del linguaggio ufficiale), rivela una sostanziale omogeneità tra le singole province dell’Impero, con due picchi rappresentati dall’Italia e dall’Africa (numeri e percentuali sono stati riassunti nella tabella); colpisce però soprattutto il fatto che di 522 documenti recensiti da Thomas Grünewald nella sua opera del 1990, ben 346 (i due terzi) siano rappresentati da miliari.
L’eccezionalità di tale dato (non mutato sostanzialmente dai ritrovamenti epigrafici successivi al 1990) spinge a interrogarsi sul tipo di comunicazione che Costantino e i suoi funzionari hanno inteso diffondere per mezzo di queste colonne, originariamente destinate a misurare le distanze stradali: un numero di miliari complessivamente così elevato non può spiegarsi solo con la lunga durata del regno costantiniano, tanto più che, in linea generale, esso non sembra corrispondere a effettivi interventi di costruzione o restauro d’infrastrutture viarie, promossi dall’imperatore nelle varie province68.
Nella maggior parte dei casi si dovrebbe quindi dedurre che i miliari, che proprio a partire da Costantino recano le titolature imperiali in caso dativo (come fossero vere e proprie dediche e acclamazioni) e non più al nominativo (come accade fino all’età tetrarchica), siano stati usati come strumenti utili di propaganda, particolarmente adatti a veicolare messaggi politici elementari, caratterizzati da un formulario ripetitivo e standardizzato, di affermazione dell’autorità imperiale, grazie alla loro visibilità e diffusione capillare sul territorio.
Si può ipotizzare che il programma ideologico di Costantino di diffondere largamente il proprio nome (e poi quello dei figli ed eredi), in funzione di legittimazione dinastica agli occhi dei sudditi, abbia incontrato la lealistica adesione di molti governatori di provincia e magistrati municipali, incaricati di assicurare, per quanto di loro competenza, la manutenzione ed efficienza della rete viaria.
In conclusione di questo contributo dedicato alla figura dell’imperatore nella comunicazione epigrafica, si può dunque sottolineare come sia probabilmente questa una delle maggiori e più durature novità, sul piano epigrafico, dell’epoca costantiniana: l’evidente trasformazione dei miliari sul piano funzionale da semplici indicatori di distanze stradali a vettori significativi della propaganda e del controllo imperiali sul territorio69.
1) Hispellum: CIL XI, 5265; ILS 705; AE 1967, +112; AE 1994, +584; AE 2001, +926; AE 2002, +442:
E(xemplum) s(acri) r(escripti) / Imp(erator) Caes(ar) Fl(avius) Constantinus / Max(imus) Germ(anicus) Sarm(aticus) Got(hicus) Victor / triump(hator) Aug(ustus) et Fl(avius) Constantinus / et Fl(avius) Iul(ius) Constantius et Fl(avius) / Constans / omnia quidem quae humani gene/ris societate(m) tuentur pervigilium cu/ra‹rum› cogitatione conplectimur sed pro/visionum nostrarum opus maximu‹m› / est ut universae urbes quas in luminibus provin/ciarum {h}ac regionum omnium species et forma dis/tinguit{ur} non modo dignitate(m) pristinam teneant / sed etiam ad meliorem statum beneficentiae nos/trae munere pro‹v›ehantur cum igitur ita vos Tusci/ae adsereretis esse coniunctos ut in{i}stituto / consuetudinis priscae per singulas annorum vi/ces [a]dque praedictis sacerdotes creentur / qui aput Vulsinios Tusciae civitate(m) ludos / sc{h} (a)enicos et gladiatorum munus exhibeant / sed propter ardua montium et difficultates iti/nerum saltuosa(s) inpendio posceretis ut indulto / remedio sacerdoti vestro ob editiones cele/brandas Vulsinios pergere necesse non esset / scilicet ut civitati cui nunc Hispellum nomen / est quamque Flaminiae viae confinem adque con/tinuam esse memoratis de nostro cognomine / nomen daremus in qua templum Flaviae gentis / opere magnifico nimirum pro amplitudine{m} / nuncupationis exsurgere(t) ibidemque {h}is / sacerdos quem anniversaria vice Umbria de/disset spectaculum tam sc(a)enicorum ludorum / quam gladiatorii muneris exhibere(t) manente / per Tuscia(m) ea consuetudine ut indidem cre/atus sacerdos aput Vulsinios ut solebat / editionum antedictarum spectacula fre/quentare(t) pr{a}ecationi {h}ac desiderio vestro / facilis accessit noster adsensus nam civi/tati Hispello aeternum vocabulum nomenq(ue) / venerandum de nostra nuncipatione conces/simus scilicet ut in posterum praedicta urbs / Flavia Constans vocetur in cuius gremio / aedem quoque Flaviae hoc est nostrae gen/tis ut desideratis magnifico opere per‹f›ici / volumus ea observatione perscripta ne ae/dis nostro nomini dedicata cuiusquam con/tagios(a)e superstitionis fraudibus polluatur / consequenter etiam editionum in prae/dicta civitate exhibend‹a›rum vobis / licentiam dedimus scilicet ut sicuti / dictum est per vices temporis sollem/nitas editionum Vulsinios quoque non de/serat ubi creati(s) e Tuscia sacerdotibus memo/rata celebritas exhibenda est ita quippe nec / veteribus institutis plurimum videbitur / derogatum et vos qui ob praedictas causas / nobis supplices extitistis ea quae inpen/dio postulastis impetrata esse gaude/bitis.
2) Orcistos: CIL III, 352 (cfr. p. 1268); CIL III, 7000; ILS 6091; MAMA VII, 305; AE 1999, 1577; AE 2004, +1331:
[S]ac(rae) li[tte]r(ae?) hae(c) quae in precem con[tu]lis[tis et nominis] / et dignitatis reparationem iure qua[erunt obtine]/re proinde vicari intercessione qua[e fuerant mu]/[t]ilata ad integrum pris‹c›i honoris r[educi san]/cimus ut et vos oppidumque dilig[entia tui]/tum expetito legum adque appellationis s[plendore] / perfruamini infra scrib(s)i (?) / have Ablabi carissime nobis / incole Orcisti iam nu(n)c oppidi et / civitatis iucundam munificien/tiae nostrae materiem praebue/runt Ablabi carissime et iucundiss[i]/me quibus enim studium est urbes vel n[o]/vas condere vel longaevas erudire vel in/termortuas reparare id quod petebatur acc[e]/ptissimum fuit adserverunt enim vicum suum / spatiis prioris aetatis oppidi splendore floru/isse ut et annuis magistratum fascibus orn[a]/retur essetque curialibus celebre et popul[o] / civium plenum ita enim ei situ ad[q]ue ingenio / locus opportunus esse perhib[e]tur ut ex qu/attuor partibu[s e]o totidem in sese confluan[t] / viae quibus omnibus publicis mansio tamen [u]/tilis adque accomo[da] esse dicat[u]r aquaru[m] / ibi abundantem aflu[en]tiam labacra quoqu[e] / publica priva[taqu]e forum istatuis (!) veterum / principum ornatum populum comm[a]nentium / adeo celebrem [ut se]dilia [qu]ae ibidem sunt [fa]/cile conpleantur pr[aeter]ea ex decursibus / praeterfluentium [a]quarum aquim(o)lin[a]/rum numerum copiosum quibus cum omni/bus memoratus locus abundare dicatur c[on]/[t]igisse adserverunt ut eos Nacolenses si[bi] / [a]dnecti ante id temporis postularent quo[d] / [es]t indignum temporibus nostr(i)s ut tam o[p]/[p]ortunus locus civitatis nomen amittat / et inutile commanentibus ut depraeda/[t]ione potiorum omnia sua commoda utilit[a]/[tes]que deperdant quibus omnibus quasi / quidam cumulus accedit quod omnes / [i]bidem sectatores sanctissimae religi/onis habitare dicantur qui cum praeca / rentur ut sibi ius antiquum nomenque / civitatis concederet nostra clementia / sicuti adnotationis nostrae subiec[t]a / cum precibus exempla testantur huius mo/di sententiam dedimus nam haec quae in pre/cem contulerunt et nominis et dignitatis // reparation[em iure quae]/runt obtinere p[roinde gra]/vitatis tuae inte[rcessione] / quae fuerant mu[tilata] / [a]d integrum prisgi (!) [honoris] / [re]duci sancimus ut et [ipsi] / [o]ppidumque diligent[ia sua] / [t]uitum expetito legum [ad]/[q]ue appellationis splen/[d]ore perfruantur par es[t] / [i]gitur sinceritatem tuam i[d] / [q]uod promptissime pro tem[po]/[ri]s nostri dignitate conces/[si]mus erga supplicantes fes/[ti]nanter implere vale Abla[bi] / [ca]rissime ac iucundissime n[obis] / exemplum precum / [a]d auxilium pietatis vestrae / [conf]ugimus domini Impp(eratores) Constantine / [maxi]me Victor semper Aug(uste) et Crispe et / [Con]stantine et Constanti nobb(ilissimi) Caess(ares) / [patri]a nostra Orcistos vetusti[s]/[sim]um oppidum fuit et ex antiquis [si]/[m]is temporibus ab origine etiam / [civ]itatis dignitatem obtinuit / [e]t in medio confinio Gal[a]tiae P(h)ri[g]/iae situm est nam quattuor viar[um] / [t]ransitus exhibet id est civita[tis] / [P]essinunte(n)sium quae civita[s dis]/[ta]t a patria nostra tricensim[o fe]/[re l]apide necnon etiam civitat[is Mi]/[d]aitanorum quae et ipsa est a [patria] / [n]ostra in tricensimo miliario e[t civi]/[t]atis Amorianorum quae posita // [s]cr (iptum) prid(ie) / Kal(endas) Iulias / [C]onstantinoli / Imp(erator) Caes(ar) Consta[n] tinus / Maximus G‹o›th(icus) victor ac trium/ fator Aug(ustus) et Fl(avius) Clau(dius) Constantinus / Alaman(nicus) et Fl(avius) Iul(ius) Const(ant)ius nn(o)bb(ilissimi) / Caess(ares) s[al]utem dicunt / ordini civit(atis) Orcistanorum / actum est indulgentiae nos/trae munere ius vobis civita/tis tributum non honore modo / verum libertatis etiam privi/legium custodire itaque Na/colensium iniuriam ultra in/dulgentiae nostrae beneficia / perdurantem praesenti re/scribtione removemus idque / oratis vestris petitionique / deferimus ut pecuniam quam / pro cultis ante solebatis in/ferre minime deinceps dependa/tis hoc igitur ad virum perfe/[c]tissimum rationalem Asia/nae dioeceseos lenitas nostra / perscribsit qui secutus for/[mam] indulgentiae concessae / vobis pecumam deinceps pr[o] / supra dicta specie expeti a vo/bis postularique prohibeb[it] / bene valere vos cupim[us] / Basso et Ablabio cons(ulibus) / - - - - - -
3) Roma: CIL VI, 1139 (cfr. pp. 3071, 3778, 4328, 4340); CIL VI, 31245; ILS 694; AE 1983, 18; AE 2002, +32; AE 2002, +148; AE 2003, +267; AE 2007, +51:
Imp(eratori) Caes(ari) Fl(avio) Constantino Maximo / P(io) F(elici) Augusto S(enatus) P(opulus)q(ue) R(omanus) / quod instinctu divinitatis mentis / magnitudine cum exercitu suo / tam de tyranno quam de omni eius / factione uno tempore iustis / rem publicam ultus est armis / arcum triumphis insignem dicavit // Liberatori Urbis // Fundatori quietis // Sic X sic XX // Votis X votis XX.
4) Roma: CIL VI, 1140 (cfr. pp. 3778, 4328); ILS 692:
D(omino) n(ostro) restitutori humani generis / propagatori imperii dicionisq(ue) Romanae / fundatori etiam securitatis aeternae / Fl(avio) Val(erio) Constantino Felici / Maximo Pio semper Augusto filio divi / Constanti semper et ubique venerabilis / C(aius) Caeionius Rufius Volusianus v(ir) c(larissimus) / consul ordinarius praef(ectus) urbi vice sacra iudicans / numini maiestatiq(ue) eius dicatissimus.
5) Roma: CIL VI, 1708 (cfr. pp. 3173, 3813, 3818); CIL VI, 31906; CIL VI, 41318; ILS 1222; AE 2005, 186:
Ceionium Rufium Albinum v(irum) c(larissimum) cons(ulem) [ordinarium praefectum urbi] / philosophum Rufi Volusiani bis ordinarii cons(ulis) [bis praefecti urbi praef(ecti) praetorio] / filium senatus ex consulto suo quod eius liberis [quaesturam petentibus interventu eius] / post Caesariana tempora id est post annos CCCLXXX et I [primum sibi quaestorum omnium creandorum] / auctoritatem decreverit [statua honoravit] / Fl(avius) Magnus I‹a›nuarius v(ir) c(larissimus) curator statuarum [ponendam curavit et dedicavit].
6) Roma: CIL VI, 40776; AE 1934, 158; AE 1950, 174; AE 1951, 102; AE 1982, 11:
Imp(erator) Caes(ar) Fl(avius) Constantinus / P(ius) F(elix) Vict(or) ac Triumfat(or) August(us) / pont(ifex) max(imus) Germ(anicus) max(imus) IIII Sarm(aticus) max(imus) III / Gothic(us) max(imus) II Dac(icus) max(imus) trib(unicia) potest(ate) XXXIII / consul{i} VIII imp(erator) XXXII p(ater) p(atriae) p(roconsul) et / (F)l(avius) Cl(audius) Constantinus Alaman(nicus) et / Fl(avius) Iul(ius) Constantius et Fl(avius) Iul(ius) / Constans [[[et Fl(avius) Iul(ius) Delmatius]]] / nobb(ilissimi) Caess(ares) / consulibus praetoribus tribunis plebis / senatui suo salutem dicunt si vos liberique / vestri valetis bene est nos exercitusque / nostri valemus / Repetentibus nobis insignem nobilitate / prosapiam Proculi c(laris;simi) v(iri) eiusdemq(ue) virtutes / privatim et publice decursis officiis cogni/tas intuentibus p(atres) c(onscripti) facilis aestima[tio est] / [Pro]culum v(irum) c(larissimum) tantundem glori[am quam ?] / [- - - a p]atribus acceperat...
7) Roma: CIL VI, 1141 (cfr. pp. 845, 3071, 3778, 4328, 4340); CIL VI, 31246; ILS 698:
D(omino) n(ostro) Constantino Maximo / Pio Felici ac Triumphatori semper Augusto / ob amplificatam toto orbe rem publicam factis consultisq(ue) / S(enatus) P(opulus)q(ue) R(omanus) / dedicante Anicio Paulino Iuniore c(larissimo) v(iro) cons(ule) ord(inario) praef(ecto) urbi.
8) Roma: CIL VI, 31564 (cfr. pp. 3797, 4365); ILS 702:
Imperat[o]r Caesar / Fl(avius) Constanti[n]us Maximus / Pius Felix In[v]ictus Aug(ustus) / filius divi C[o]nstanti nepos / divi Cl[a]udi / formam aqu[ae] virginis / vetustate con[l]apsam a fon/tibus renova[t]am arquaturis / eminentibus omn[ib]us dirutam pecunia / sua populi Romani [nec]essario usui / tribuit e[xh]iberi / curante Centullio V[al]eriano v(iro) c(larissimo) cur(atore) / aquarum et Minic[iae] d(evotus) n(umini) m(aiestati)q(ue) eius.
9) Roma: CIL VI, 36951 (cfr. p. 4354); ILS 8943; AE 1901, 177-178; AE 1903, 12:
Optimo et venerabili / d(omino) n(ostro) Fl(avio) Constantino / Maximo Victori Pio / semper Aug(usto) / Fl(avius) Maesius Egnatius / Lollianus v(ir) c(larissimus) curator / aquar(um) et Minic(iae) d(evotus) n(umini) m(aiestati)q(ue) e(ius) // dedicata cum statione /a Fl(avio) Lolliano c(larissimo) v(iro) cur(atort) / Kal(endis) Marti(i)s / Ianuarino et Iusto conss(ulibus).
10) nei pressi di Ostia: CIL VI, 40770; AE 1975, 135:
Divina singularisque clementia dominorum nostrorum Constantini Maximi Victoris semper Augusti et et Constantini nobb(ilissimorum) Caess(arum) interruptum iter pontis signini operis refectione restitui sua pecunia iusserunt curante pub{b}lice Q(uinto) Caeionio Caecina Vero v(iro) c(larissimo) cur(atore) alv(ei) Tiberis et cloacarum s(acrae) u(rbis) d(evoto) n(umini) m(aiestati)q(ue) eorum.
11) Ostia: CIL XIV, 131; ILS 687:
Restitutori publicae / libertatis defensori / urbis Romae communis / omnium salutis auctori / d(omino) n(ostro) Imp(eratori) Fl(avio) Val(erio) Constantino / Pio Felici Invicto semper Aug(usto) / codicari(i) nabiculari(i) / infernates devoti n(umini) m(aiestati)q(ue) eius / curante Aur(elio) Victoriano v(iro) p(erfectissimo) / praef(ecto) ann(onae).
12) Divitia: CIL XIII, 8502; ILS 8937:
Virtute domini Constantini Maximi / Pii Felicissimi Invicti Augusti / suppressis domitisque Francis / in eorum terris castrum Divitensium / sub praesentia principis sui / devoti numini maiestatique / duoetvicensimani vota fecerunt // X / XX.
13) Durocortorum Remorum: CIL XIII, 3255; ILS 703:
Imp(erator) Caesar Flav(ius) Constantinus Max(imus) / Aug(ustus) Sempiternus divi Constanti Aug(usti) Pii filius / toto orbe victoriis suis semper ac feliciter celebrandus / thermas fisci sui sumptu a fundamentis coeptas ac peractas / civitati suae Remorum pro solita liberalitate largitus est.
14) Arelate: CIL XII, 668; AE 1952, 107; AE 2000, +43; AE 2004, 880:
[DDDD(ominis) nnnn(ostris) Fl(avio) Val(erio) Constantino Max(imo) Vict(ori) semper Aug(usto) d]ivi Constanti filio divi Claudi nepoti / [bono rei publicae nato et Fl(avio) Iulio Crispo et Fl(avio) Claud]io Constantino et Fl(avio) Constanti[o] / [nobbb(ilissimis) Caesss(aribus) et piissimae ac venerabili Aug(ustae) Flaviae Max]imae Faustae Augusti Caesarumque / [uxori matrique - - - e]xo[r]natamque Arelatensium civitatem / [- - - dedic]avit cur(ante) Iul(io) Atheneo v(iro) p(erfectissimo).
15) Emerita Augusta: AE 1915, 33; AE 1935, 4:
[[Dom[ini nostri Imp(erator) Caes(ar) Fl(avius) Constantinus Max(imus) P(ius) F(idelis) Vict]or semper Augustus e[t] Constantinus]] / Const[antius Constans beatissimi et felices Caesa]res the[a]trum coloniae / Emerite[nsium indignam arbitrati ruinam operis tam an]tiqui o[r]natu [me]liore quam fuerat / [adiecto restitui iusserunt disponente - - -]o Sever[o viro c]larissimo comite / [curante - - - praeside provinciae] Lusitan[iae].
16) Lavinium: AE 1984, 151:
[DD(omini) nn(ostri) Flavius Valerius Consta]ntinus Maximus et Valerius Licinianus Licinius Pii Felices Inv[i]cti semp[er Augusti] / [thermas long]i temporis deformatas Laurentibus suis addito cultu restituerunt curante Camilio Aspro v(iro) c(larissimo) cu[ratore - - -].
17) Abellinum: AE 1939, 151; AE 1983, +194:
DD(omini) nn(ostri) Fl(avius) Constan/tinus Max(imus) Pius / Felix Victor Aug(ustus) / et Fl(avius) Iul(ius) Crispus et / Fl(avius) Cl(audius) Constantinus / nobb(ilissimi) Caess(ares) / fontis Augustei / aquaeductum / longa incuria / et vetustate conruptum / pro magnificentia / liberalitatis consuetae / sua pecunia refici iusserunt / et usui civitatium infra / scriptarum reddiderunt / dedicante Ceionio Iuliano v(iro) c(larissimo) / cons(ulare) Camp(aniae) curante / Pontiano v(iro) p(erfectissimo) praep(osito) eiusdem / aquaeductus / nomina civitatium / Puteolana Neapolitana Nolana / Atellana Cumana Acerrana / Baiana Misenum.
18) Aquileia: CIL V, 8269; AE 1984, 434; AE 2001, +1008:
[Imp(eratori) Caes(ari) Flavio] / [Constantino Max(imo)] / [P]io Fel(ici) Aug(usto) [Victori] / ab initio fel[icissimi] / imperii sui hos[tium] / sedibus bellis inl[atis] / [r]eportatisque sua / [vir]tute et divina / [dispos]itione victoriis / [et Fl(avio) Const]antino / [et Fl(avio) Constantio] / - - - - - -
19) Aquileia: AE 1996, 694; AE 2001, 1008; AE 2003, +678; AE 2004, +597:
[Restitutori operum publi]/corum [d(omino) n(ostro) Fl(avio) Constantino] / Maximo [Pio Felici Victori (?)] / semper Augusto / Septimius Aelianus v(ir) c(larissimus) et F[l(avius)] / Mucianus v(ir) p(erfectissimus) p(rae)p(ositi) operis / [F]elicium thermarum / [Co]nstantinia(na)rum pieta[ti] / [eius] semper dicatissi[mi].
20) Thugga: AE 2003, 2014; AE 2007, +1718:
[Divi]nae virtutis [principi (?)] / [extinctori (?) ty]rannicae factionis et v[ictori (?) defensori (?)] / [pro]vinciarum suarum atque urb[ium defensori (?)] / d(omino) n(ostro) Flavio Valerio Constantino P(io) F(elici) semp[er Augusto] / C(aius) Annius Ceionius Anullinas v(ir) c(larissimus) legatu[s Numidiae (?)] / numini maiestatique eius semper de[votus].
21) Cirta: CIL VIII, 7006 (cfr. p. 1847); ILS 688:
Triumphatori omnium gentium ac domitori universaru[m factionum] / qui libertatem tenebris servitutis oppressam sua felici vi[ctoria (?)] / [nova] luce inluminavit [d(omino)] n(ostro) Flavio Valerio Constant[ino] / Maximo Pio Felici Invicto Aug(usto) / [- - -] Va[l(erius?) Paulus v(ir) p(erfectissimus)] p(raeses) p(rovinciae) N(umidiae) numini maiestatique eius devota [mente dicatus?].
22) Lambaesis: CIL VIII, 18261; CLE 278:
Constant[i]ne / tuos sic semper / malis iratos / cernimus Augustis / malis et pace / potimur / cum et in hoc G[e]/nio sese provin/cia monst[re]t / nam po[ni]‹t› ille / cruces et proe/lia saeva tyranni
23) Calama: AE 1981, 878; AE 2003, 1988:
[D(omini) n(ostri) Fl(avius) Valerius Constantinus Maximus Victor semper Aug(ustus) et Fl(avius) Claudius Constantinus et Fl(avius) Iulius Constantius nob]ilissimi Caesares [et Fl(avius) Const]ans nob(ilissimus) Caes(ar) / [- - -]is sui consi[lii? - - -]ino [- - -]uno [- - -]a utriusque fori ac pu[- - -] faciem / [vi]amque port[- - -]ibri[- - -] praefectura praeto[ri]o Valeri Maximi Iu[ni Bassi II] / [Papi Pacatiani F]l(avi) Ablabi Va[leri Felicis] ccccc(larissimorum) et i[llus]trium vvvv[v(iroum) per instantiam] Domiti Zenofili v(iri) c(larissimi) proconsulis inchoant[e] / … d(ecreto)] d(ecurionum) p(ecunia) p(ublica).
24) Utica: CIL VIII, 1179; CIL VIII, 14309:
Conditori adque amplifi/catori totius orbis Romani sui / ac singularum quarumque / civitatum statum adque / ornatum liberalitate / clementiae suae augenti / domino nostro Constantino / Maximo Pio Victori Perpe/tuo semper Augusto / M(a)ecilius Hilarianus v(ir) c(larissimus) proconsul / et vice sacra iudicans / dicatus numini perpetuitatiq(ue) eius.
25) Cillium: CIL VIII, 210 (cfr. pp. 925, 2353); CIL VIII, 11299; ILS 5570:
Coloniae Cillitanae / Q(uintus) Manlius Felix C(ai) filius Papiria Receptus post alia arcum quoque cum insignibus colo[niae] / solita in patriam liberalitate erexit ob cuius dedicationem decurionibus sportulas curiis epu[las ded(icavit)] / clementia temporis et virtute / divina d(ominorum) n(ostrorum) Constantini Inv(i)c(torum) / semp(er) Aug(ustorum) ornamenta liberta(tis) restituta et vetera civi/tatis insignia curante Ceionio Aproniano c(larissimo) v(iro) / patro(no) civitatis.
26) Leptis Magna: IRT 467; AE 1934, 172; AE 1948, 37:
Cum basilica vetus ex maxima parte ruina esset deformata / conlabsu ac spatio sui breviass[et ar]eam forensem [- - -] / [- - -] divino icta conflagrarat incendio adq(ue) is locus saecul[o] / fortunatissimo meliora deposceret tantae stragis labe subl[a]/ta tripertita porticus magnitudine sua ac Troadensium columna/rum adornata operis provincialium ac sum(p)tu publico disponen(te) / [La]enatio Romulo v(iro) p(erfectissimo) rectore provinciae intra anni spatium per/fecta ac dedicata est adq(ue) ad sempiternam memoriam statuam / marmoream suo numine radiantem domino nostro / Constantino Maximo Victori semper Aug(usto) idem v(ir) p(erfectissimus) dicata mente / constituit curante Cl(audio) Aurel(io) Generoso v(iro) e(gregio) cur(atore) r(ei) p(ublicae) et splendidissimo / ordine coloniae Lepcimagnensium.
27) Leptis Magna: IRT 468; AE 1948, 40; AE 1952, +173.
Quod inter cetera civitatis Lepcimagnensium / moenia quae cum sui magnitudine et splendo/re concordant etiam porticu{u}m macelli in rui / nam [la]bemque conversam remanere nudam / ult[ra - - -]eneret quod esset in usu / ac f[- - -] hort[a]nte clemen/tia [divina (?) dddd(ominorum)] nnnn(ostrorum) F[l(avi)] Cons[t]antini Max(imi) / [Vict(ori) semp(er) Aug(usti) et Fl(avi) Iul(i) Cri]spi et Fl(avi) [Cl]audi Co[n]stantini / et F[l(avi) Iul(i) Constanti no]b(i)ll(issimorum) Caess(arum) [disponen]te ac dedicante / Laenatio Romulo [v(iro) p(erfectissimo) p(raeside) p(rovinciae) Tripol(itanae) - - - amp]liorem [- - -]am gratiam et pulchritu/[dinem - - -] sum(p)ti[bus publice (?) submin]istratis.
28) Aquae Iasae: CIL III, 4121 (cfr. p. 2328,114); ILS 704:
Imp(erator) Caes(ar) Fl(avius) Val(erius) Constantinus Pius Felix Maximus Aug(ustus) / Aquas Iasas olim vi ignis consumptas cum porticibus / et omnib(us) ornamentis ad pristinam faciem restituit / provisione etiam pietatis su(a)e nundinas / die Solis perpeti anno constituit / curante Val(erio) Catullino v(iro) p(erfectissimo) p(rae)p(osito) p(rovinciae) P(annoniae) super(ioris).
29) Tropaeum Traiani: CIL III, 13734; ILS 8938; AE 1894, 111; AE 2003, +64:
Romanae securitatis libertatisq(ue) vindicibus / dd(ominis) nn(ostris) Fl(avio) Val(erio) Constantino / Piis Felicibus Aeternis Augg(ustis) / quorum virtute et providentia edomitis / ubique barbar{ar}um gentium populis / ad confirmandam limitis tutelam etiam / Trop(a)eensium civitas auspicato a fundamentis / feliciter opere constructa est / Petr(onius) Annianus v(ir) c(larissimus) et Iul(ius) Iulianus v(ir) em(inentissimus) praef(ecti) praet(orio) numini eorum semper dicatissimi.
30) Seleucia ad Calycadnum: AE 1978, 814:
Bono Romani imperii / procreato domino / nostro Flavio Valerio / Constantino Clemen/tissimo et Victoriosissimo / Caesari Lucilius / Crispus v(ir) p(erfectissimus) praeses / prov(inciae) Isauriae d(evotus) n(umini) m(aiestati)q(ue) eius.
31) Qasr el Azraq: AE 1987, 963; AE 1994, 1796; AE 2001, 1975:
[Providentia ddd(ominorum)] nnn(ostrorum) Constantini / [Maximi Trium]fatoris semp(er) Aug(usti) et / [Constantini et Const]anti nobb(ilissimorum) Caess(arum) / [- - -] Amatham olim ne[g]lectam [- - -] restaurari iussit Fl(avius) Seve[rinus] / [- - -]i curante Vince[ntio] / [protectore - - - Dalma]ti et Zenofili vv(irorum) cc(larissimorum) co(n)s(ulum).
32) Qasr el Azraq: AE 1974, 661; AE 1977, 836; AE 1994, 1795; AE 2001, 1974:
[Salvo d(omino) n(ostro)] Constantino Maxi/[mo Victo]re Triumfatore se/[mp(er) Aug(usto) e]t Constantino et / [Consta]ntio nn(o)bb(ilissimis) Caess(aribus) / [in]curia vetustate / [castell]um (?) ruina conlapsam (!) / [i]ussit Fl(avius) Severinus.
I paragrafi La titolatura di Costantino: fra tradizione costituzionale altoimperiale e ‘prospettiva carismatica’ tardoantica; La dinastia costantiniana: parenti, relazioni familiari e ruoli ufficiali e I miliari come strumento della propaganda costantiniana sono di G.L. Gregori; i paragrafi Sacrae litterae: la voce dell’imperatore nei rescritti costantiniani; Costantino e Roma: il Palazzo e il Senato e Costantino, le città e le province: interventi urbanistici e difesa del territorio sono di A. Filippini; la premessa e l’Appendice epigrafica costantiniana sono comuni.
1 Per uno studio complessivo di carattere storico-epigrafico sul regno di Costantino si veda Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus. Herrschaftspropaganda in der zeitgenössischen Überlieferung, Stuttgart 1990. In particolare per il linguaggio epigrafico tipico dell’epoca costantiniana cfr. A. Chastagnol, Le formulaire de l’épigraphie latine officielle dans l’antiquité tardive, in La terza età dell’epigrafia, Atti del Colloquio AIEGL-Borghesi 1986 (Bologna ottobre 1986), a cura di A. Donati, Faenza 1988, pp. 11-65, ora in A. Chastagnol, Le pouvoir impérial à Rome. Figures et commémorations. Scripta varia IV (textes éd. par S. Benoist, S. Demougin), Genève 2008, pp. 133-187; Atti XI Congresso Int. Epigrafia greca e latina, Roma 1999, II: M. Christol, L’épigraphie latine impériale des Sévères au début du IVe siècle ap. J.-C., ivi, pp. 333-357; T.D. Barnes, Latin Epigraphy and the History of the Western Empire after Constantine, ivi, pp. 565-576. Cfr. anche W. Kuhoff, Konstantin der Große: von der eigenen Selbstdarstellung zur Erinnerungskultur der Gegenwart, in L’Africa romana. Risorse, produzioni, scambi, Atti del XVII Convegno di studi (Sevilla 14-17 dicembre 2006), a cura di J. González, P. Ruggeri, C. Vismara et al., Roma 2008, pp. 2473-2500; N. Lenski, The Reign of Constantine, in The Cambridge Companion to the Age of Constantine, ed. by N. Lenski, Cambridge 2006, pp. 59-90; A. Chastagnol, L’accentrarsi del sistema: la tetrarchia e Costantino, in Storia di Roma, III, L’età tardoantica, 1, Crisi e trasformazioni, a cura di A. Momigliano, A. Schiavone, Torino 1993, pp. 193-222.
2 Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 179-180; cfr. D. Kienast, Römische Kaisertabelle. Grundzüge einer römischen Kaiserchronologie, Darmstadt 19962, pp. 294-299.
3 Lact., mort. pers. 25, 4-5. Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 13-25; A. Chastagnol, Le formulaire de l’épigraphie, cit., pp. 17-19; cfr. M.G. Arrigoni Bertini, Propaganda costantiniana. Divus Constantius Pius, Faenza 1979, pp. 1-20.
4 Lattanzio è particolarmente attento al conferimento di questi titoli ufficiali: si veda Lact., mort. pers. 29, 2; 32, 1-5. Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 25-45; cfr. S. Corcoran, Grappling with the Hydra: Coordination and Conflict in the Management of Tetrarchic Succession, in Costantino prima e dopo Costantino, Atti del Convegno internazionale (Perugia-Spello 27-30 aprile 2011), a cura di G. Bonamente, N. Lenski, R. Lizzi Testa, in corso di stampa; S. Corcoran, Galerius, Maximinus and the Titulature of the Third Tetrarchy, in Bulletin of the Institute of Classical Studies, 49 (2006), pp. 231-240; A. Stefan, Les jeux d’alliances des tétrarques en 307-309 et l’élévation de Constantin au rang d’Auguste. À propos de CIL, III, 12121, IK, 56, 19 et AÉp, 2002, 1293, in Antiquité Tardive, 14 (2006), pp. 187-216; Id., Un rang impérial nouveau à l’époque de la quatrième tétrarchie: Filius Augustorum. 2ème Partie. Considérations historiques, in Antiquité Tardive, 13 (2005), pp. 169-204; Id., Un rang impérial nouveau à l’époque de la quatrième tétrarchie: Filius Augustorum. 1ère Partie. Inscriptions révisées: problèmes de titulature impériale et de chronologie, in Antiquité Tardive, 12 (2004), pp. 273-291.
5 Paneg. 7(6),2 (Claudio il Gotico); 21-22 (Apollo). Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 46-61; cfr. M. Wallraff, Costantino e il Sole. Considerazioni sulla visione e sull’ascesa al potere, in Costantino prima e dopo Costantino, cit.; S. Castellanos, Naciste emperador. El panegírico a Constantino del año 310, in Constantinus, ¿el primer emperador cristiano? Religión y política en el siglo IV, Actas del Congreso internacional (Barcelona-Tarragona 20-24 marzo 2012), ed. por J. Vilella, in corso di stampa; A. Marcone, Pagano e cristiano. Vita e mito di Costantino, Roma-Bari 2002, pp. 42-46; K. Rosen, Constantins Weg zum Christentum und die Panegyrici Latini, in Costantino il Grande dall’Antichità all’Umanesimo, Atti del Colloquio sul cristianesimo nel mondo antico (Macerata 19-20 dicembre 1990), a cura di G. Bonamente, F. Fusco, II, Macerata 1992, pp. 853-863. Sui titoli invictus, victor, aeternus, triumphator, dis genitus si veda A. Chastagnol, Le formulaire de l’épigraphie, cit., pp. 30-33 e 36-37. Sulla parentela fittizia tra Claudio il Gotico e Costanzo Cloro si veda Anon. Vales., I 1; Aur. Vict., Caes. 34; Eutr., IX 22; h.A. Claud. 9,9; 13,1-2; h.A. Heliog. 2,4; 35,2; cfr. F. Chausson, Stemmata Aurea: Constantin, Justine, Théodose. Revendications généalogiques et idéologie impériale au IVe siècle ap. J.-C., Rome 2007, pp. 25-95, in partic. 28-37 sui documenti epigrafici; A. Lippold, Claudius, Constantius, Constantinus. Die Vita Claudii der HA. Ein Beitrag zur Legitimierung der Herrschaft Konstantins aus Stadtrömischer Sicht, in Historiae Augustae Colloquium Perusinum, a cura di G. Bonamente, F. Paschoud, Bari 2002, pp. 309-343; A. Baldini, Claudio Gotico e Costantino in Aurelio Vittore ed Epitome de Caesaribus, in Costantino il Grande dall’Antichità all’Umanesimo, cit., pp. 73-90. Sulla formazione di queste tradizioni storiografiche cfr. V. Neri, Costantino nei Caesares di Aurelio Vittore, in Costantino il Grande dall’Antichità all’Umanesimo, cit., pp. 701-736; Id., «Medius princeps». Storia e immagine di Costantino nella storiografia latina pagana, Bologna 1992; G. Bonamente, Eutropio e la tradizione pagana su Costantino, in Scritti storico-epigrafici in memoria di Marcello Zambelli, a cura di L. Gasperini, Macerata 1978, pp. 17-59; S. Mazzarino, Il pensiero storico classico, II/2, Roma-Bari 1966, pp. 216-245. Sull’erasione del nome e delle immagini di Massimiano si veda Lact., mort. pers. 42,1; cfr. S. Benoist, Les victimes de la damnatio memoriae. Méthodologie et problematiques, in Acta XII Congressus internationalis epigraphiae graecae et latinae (Barcelona 3-8 Septembris 2002), cur. M. Mayer Olivé, G. Baratta, A. Guzmàn Almagro, I, Barcelona 2007, pp. 133-140.
6 Lact., mort. pers. 44,11-12. Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 86-92; A. Chastagnol, Le formulaire de l’épigraphie, cit., pp. 33-35. Per una parziale riabilitazione della memoria di Massimiano, effettuata nel periodo della crescente competizione tra Costantino e Licinio (318-324) si veda Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 122-124. Sull’uso strumentale della religione cristiana praticato da Costantino nel momento finale della lotta contro Licinio cfr. R. Cristofoli, Religione e strumentalizzazione politica: Costantino e la propaganda contro Licinio, in Istituzioni, carismi ed esercizio del potere (IV-VI secolo d.C.), a cura di G. Bonamente, R. Lizzi Testa, Bari 2010, pp. 153-170.
7 Eus., v.C. II 19,2. Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 134-144; cfr. S. Mazzarino, Sulla politica tributaria di Valentiniano I (A proposito di un’epigrafe da Casamari), in Id., Antico, tardoantico ed èra costantiniana, I, Bari 1974, pp. 301-304. L’epiteto invictus resta in uso dopo il 324 in rarissimi casi di miliari: cfr. AE 1967, 521 e 1978, 808 (fra 333 e 337, dall’area di Balboura in Lycia); B. Isaac, I. Roll, Roman Roads in Judaea, I, Oxford 1982, n. 10 (fra 324 e 326, da Scythopolis in Palaestina).
8 Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 147-150.
9 Eutr., X 8,2; cfr. Eus., v.C. IV 65-73. Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 159-162; A. Chastagnol, Le formulaire de l’épigraphie, cit., p. 38; cfr. A. Amici, Divus Constantinus: le testimonianze epigrafiche, in Rivista Storica dell’Antichità, 30 (2000), pp. 187-216; J. Arce, Imperatori divinizzati, in Aurea Roma. Dalla città pagana alla città cristiana, a cura di S. Ensoli, E. La Rocca, Roma 2000, pp. 244-248; L. Schumacher, Zur ‘Apotheose’ des Herrschers in der Spätantike, in Il tardo Impero. Aspetti e significati nei suoi riflessi giuridici, Atti del X Convegno internazionale in onore di Arnaldo Biscardi (Spello-Perugia-Gubbio 7-10 ottobre 1991), Napoli 1995, pp. 105-125; G. Bonamente, Apoteosi e imperatori cristiani, in I cristiani e l’Impero nel IV secolo, Atti del I Colloquio sul cristianesimo nel mondo antico (Macerata 17-18 dicembre 1987), a cura di G. Bonamente, A. Nestori, Macerata 1988, pp. 107-142.
10 M. Christol, L’épigraphie latine impériale, cit., pp. 343-344.
11 T.D. Barnes, The Victories of Constantine, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 20 (1976), pp. 149-155; A. Arnaldi, La successione dei cognomina devictarum gentium e le loro iterazioni nella titolatura di Costantino il Grande, in Contributi di Storia Antica in onore di Albino Garzetti, Genova 1976, pp. 175-202; si veda anche Id., Le titolature imperiali sulle monete da Costantino a Teodosio I, in Studi in onore di Arnaldo Biscardi, II, Milano 1982, pp. 69-77; Id., Motivi di celebrazione imperiale su monete ed epigrafi, in Rivista Italiana di Numismatica, 82 (1980), pp. 88-110; cfr. Age of Constantine, cit.: M. Kulikowski, Constantine and the Northern Barbarians, ivi, pp. 347-376; E. Key Fowden, Constantine and the Peoples of the Eastern Frontier, ivi, pp. 377-398; S. Conti, Die Inschriften Kaisers Julians, Stuttgart 2004, pp. 39-50; A. Magioncalda, Lo sviluppo della titolatura imperiale da Augusto a Giustiniano attraverso le testimonianze epigrafiche, Torino 1991, pp. 79-98.
12 A. Chastagnol, Le formulaire de l’épigraphie, cit., pp. 12-17; cfr. S. Benoist, La statio principis de l’empereur Constantin: figure augustéenne ou prince révolutionnaire?, in Constantinus, ¿el primer emperador cristiano?, cit.; W. Kuhoff, Die Inschriften im Rahmen der kaiserlichen Selbstdarstellung in diokletianisch-tetrarchischer Zeit, in Acta XII Congressus internationalis epigraphiae, cit., II, pp. 801-806; M.G. Granino Cecere, M. Buroni, G.L. Gregori, in Iscrizioni greche e latine del Foro Romano e del Palatino. Inventario generale, inediti, revisioni (Tituli 7), a cura di S. Panciera, Roma 1996, pp. 179-192, nn. 48-50; A.F. Bellezza, Bonum rei publicae fra epigrafia e storiografia della Tarda Antichità, in Studi in onore di Albino Garzetti, a cura di C. Stella, A. Valvo, Brescia 1996, pp. 73-95; A. Arnaldi, Beatissimus nella titolatura imperiale del IV secolo, in Epigraphica, 43 (1981), pp. 165-174; Id., Il motivo della perpetuitas nella monetazione di Costantino, in Rivista Italiana di Numismatica, 80 (1978), pp. 113-131; Id., Aeternitas e Perpetuitas nella monetazione di età tetrarchica, in Rivista Italiana di Numismatica, 79 (1977), pp. 109-133.
13 A. Chastagnol, Le formulaire de l’épigraphie, cit., pp. 19-29. Alcuni esempi per la sfera semantica dell’ampliare/accrescere: l’imperatore è onorato come «conditori adque amplificatori totius orbis Romani sui» (CIL VIII, 1179), «propagatori imperii dicionisque Romanae» (CIL VI, 1140, cfr. p. 4328), «auctori communis omnium salutis» (CIL XIV, 131); cfr. I. Rodà, D. Gorostidi, O. Olesti, Propagator Romani Imperii: Constantino y el poder de la epigrafía áulica, in Constantinus, ¿el primer emperador cristiano?, cit. Per la sfera del restaurare/conservare e del difendere/fondare: «restitutori libertatis et conservatori totius orbis» (CIL VIII, 7010), «reparatori orbis sui» (CIL X, 516), «rectori orbis terrae» (AE 1966, 166), «defensori provinciarum suarum atque urbium» (AE 2003, 2014), «fundatori quietis» (CIL VI, 1139, cfr. p. 4328). Per la sfera del liberare/vendicare: «liberatori Urbis» (CIL VI, 1139, cfr. p. 4328), «vindici Romanae securitatis libertatisque» (CIL III, 13734), «triumphatori omnium gentium ac domitori universarum factionum» (CIL VIII, 7006), «extinctori tyrannicae factionis» (AE 2003, 2014), «debellatori et victori gentium barbararum» (AE 1975, 473-474). Per le virtù guerriere, morali e spirituali: «doctrina aequitate iudicio rei publicae rectori» (IK XII, 312), «virtute magno pietate praecipuo» (CIL VIII, 2386), «virtute fortissimo et pietate clementissimo» (CIL XII, 1852), «virtute felicitate pietate praestanti» (CIL VIII, 7008), «divinae virtutis principi» (AE 2003, 2014), «invictissimo atque indulgentissimo principi» (CIL VIII, 12063), «beatissimo ac supra omnes retro principes piissimo et victoriosissimo» (CIL III, 5326), «humanissimo invictissimoque Constantino aeterno Augusto» (CIL III, 6585).
14 Elena: CIL VI, 1134-1136 = 31243-31244, cfr. p. 4327 (da Roma); CIL VI, 36950, cfr. p. 4354 (da Roma); ICUR II 4093 (da Roma); CIL VIII, 1633, cfr. p. 2707 (da Sicca Veneria in Africa Proconsularis); CIL IX, 2446, cfr. p. 675 (da Saepinum nel Samnium); CIL X, 1483-1484 (da Napoli); CIL X, 678, cfr. p. 1006 (da Sorrento); InscrIt I.1, 6 (da Salerno); cfr. I. Lasala Navarro, Epigrafía Helenae: compendio, análisis y conclusiones, in Epigraphica, 71 (2009), pp. 241-261. Costanza, sorella di Costantino: CIL VI, 40777 (da Roma). Costantina, figlia di Costantino: CIL VI, 40790 (da Roma). Fausta: CIL X, 678, cfr. p. 1006 (da Sorrento – il nome di Fausta è stato successivamente eraso e l’iscrizione è stata ridedicata a Elena); CIL XII, 668 (da Arelate in Gallia Viennensis); AE 2007, 354 (da Privernum nel Latium); CIL III, 14378a (dall’Egitto).
15 Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 114-132; cfr. A. Arnaldi, Osservazioni sui Cesari di età costantiniana, in Rivista Italiana di Numismatica, 83 (1981), pp. 75-86.
16 Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, pp. 144-162.
17 T.D. Barnes, Constantine and the Imperial Succession, in Constantinus, ¿el primer emperador cristiano?, cit.; Id., Constantine. Dynasty, Religion and Power in the Later Roman Empire, Chichester 2011; R.M. Frakes, The Dynasty of Constantine Down to 363, in Age of Constantine, cit., pp. 91-107; R.W. Burgess, The Summer of Blood. The “Great Massacre” of 337 and the Promotion of the Sons of Constantine, in Dumbarton Oaks Papers, 62 (2008), pp. 5-51; H. Chantraine, Die Nachfolgeordnung Constantins des Großen, Stuttgart 1992.
18 T. Honorè, Emperors and Lawyers, Oxford 1994², pp. 33-70; F. Millar, The Emperor in the Roman World, London 1992², pp. 240-252 e 537-549; T. Hauken, Petition and Response. An Epigraphic Study of Petitions to Roman Emperors, 181-249, Bergen 1988; W. Williams, Epigraphic Texts of Imperial Subscripts: a Survey, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 66 (1986), pp. 181-207; Id., The Publication of Imperial Subscripts, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 40 (1980), pp. 283-294; D. Nörr, Zu den Reskriptenpraxis in der hohen Prinzipatszeit, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte. Römische Abteilung, 98 (1981), pp. 1-46; T. Drew-Bear, P. Herrmann, W. Eck, Sacrae litterae, in Chiron, 7 (1977), pp. 355-383. Per la documentazione giuridica di età costantiniana cfr. M. Sargenti, Costantino nella storia del diritto, in Costantino il Grande, cit., pp. 865-881.
19 CIL XI, 5265 (Appendice epigrafica costantiniana, n. 1; fig. III 2). Un recente e accurato bilancio degli studi in G.A. Cecconi, Il rescritto di Spello: prospettive recenti, in Costantino prima e dopo Costantino, cit.; Id., Governo imperiale e élites dirigenti nell’Italia tardoantica. Problemi di storia politico-amministrativa (270-476 d.C.), Como 1994, pp. 87-96; si veda anche E. Zuddas, L’Umbria in età costantiniana, in Aurea Umbria. Una regione dell’Impero nell’èra di Costantino. Spello 29 luglio-9 dicembre 2012 (catal.), in corso di stampa; cfr. A. Marcone, Pagano e cristiano, cit., pp. 163-166; F. Coarelli, Il rescritto di Spello e il santuario ‘etnico’ degli Umbri, in Umbria Cristiana. Dalla diffusione del culto al culto dei santi (secc. IV-X), Atti del XV Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo (Spoleto 23-28 ottobre 2000), I, Spoleto 2001, pp. 39-51; dei numerosi studi precedenti basterà qui ricordare K. Tabata, The Date and the Setting of the Constantinian Inscription of Hispellum (CIL XI, 5265 = ILS 705), in Studi Classici e Orientali, 45 (1995), pp. 369-410; J. Gascou, Le rescript d’Hispellum, in Mélanges de l’École Française de Rome. Antiquité, 79 (1967), pp. 609-659.
20 Per la cronologia cfr. specialmente K. Tabata, The Date and the Setting, cit., e G.A. Cecconi, Il rescritto di Spello, cit. Recentemente T.D. Barnes, Constantine. Dynasty, cit., pp. 20-23, seguito da J. Bardill, Constantine, Divine Emperor of the Christian Golden Age, Cambridge 2011, p. 212, ha ipotizzato che il rescritto sia in realtà posteriore alla morte di Costantino: esso sarebbe stato promulgato da Costante (dal cui cognome deriverebbe la nuova denominazione di Flavia Constans) in nome del padre, come se egli fosse ancora vivo, nel periodo di cosiddetto ‘interregno’ seguito al maggio 337 (cfr. Eus., v.C. IV 67,3).
21 Costantino prima e dopo Costantino, cit.: B. Bleckmann, Konstantin und die Kritik des blutigen Opfers; J. Rives, Animal Sacrifice in the Early Fourth Century: Between Orthopraxy and Orthodoxy; C.J. Goddard, La politica religiosa costantiniana tra innovazione e conservatorismo. Id., Les formes festives de l’allégeance au prince en Italie centrale, sous le règne de Constantin: un suicide religieux?, in Mélanges de l’École Française de Rome. Antiquité, 114, 2 (2002), pp. 1025-1088; M. Clauss, Kein Aberglaube in Hispellum, in Klio, 93,2 (2011), pp. 429-445; G. Forni, Flavia Constans Hispellum. Il tempio ed il pontefice della gente Flavia costantiniana, in I problemi dell’appartenenza dei beni nella società e nel diritto del tardo impero, Atti del IX Convegno internazionale (Spello, Perugia, Città di Castello 2-5 ottobre 1989), Napoli 1993, pp. 359-364. Per il termine superstitio si veda la ben nota costituzione di Costanzo II del 341: «cesset superstitio, sacrificiorum aboleatur insania» (Cod. Theod. XVI 10,2); cfr. le osservazioni di Eusebio (v.C. I 48: durante le pubbliche celebrazioni dei decennalia [315] Costantino offrì al Dio cristiano «preghiere di ringraziamento, come alcuni sacrifici senza fuoco e senza fumo» e di Giovanni Malala (XIII 7 Thurn: durante la dedicatio di Costantinopoli [330] Costantino fece al Dio cristiano «un sacrificio senza spargimento di sangue» [thysian anaimakton]), e la costituzione di Arcadio e Onorio del 399 (Cod. Theod. XVI 10,17: i publica vota per gli anniversari imperiali devono svolgersi senza alcun sacrificio né superstitio). Sul concetto di superstitio pagana nella legislazione dell’Impero romano-cristiano e l’ampia discussione degli studiosi moderni cfr. G. Bonamente, Sviluppo e discontinuità nella legislazione antipagana: da Costantino il Grande ai figli, in Istituzioni, carismi ed esercizio del potere, cit., pp. 61-76; N. Beylache, Ritus et cultus ou superstitio? Comment les lois du Code Théodosien (IX et XVI) de Constantin à Théodose parlent des pratiques religieuses traditionelles, in Le Code Théodosien. Diversités des approches et nouvelles perspectives, éd. par S. Crogiez-Pétrequin, P. Jaillette, O. Huck, Rome 2009, pp. 191-208; A.D. Lee, Traditional Religions, in Age of Constantine, cit., pp. 159-179; G.G. Stroumsa, La fin du sacrifice. Les mutations religieuses de l’Antiquité tardive, Paris 2005 (trad. it. La fine del sacrificio, Torino 2006, pp. 60-87); M. Mazza, Sileat omnibus perpetuo divinandi curiositas. Sulle basi culturali della repressione religiosa nella Tarda Antichità, in Atti del Convegno Internazionale su Corruzione, repressione e rivolta morale nella Tarda Antichità (Catania 11-13 dicembre 1995), a cura di R. Soraci, Catania 1999, pp. 67-103; M.R. Salzman, The Evidence from the Conversion of the Roman Empire to Christianity in Book 16 of the Theodosian Code, in Historia, 42 (1993), pp. 362-378; Id., ‘Superstitio’ in the Codex Theodosianus and the Persecution of Pagans, in Vigiliae Christianae, 41 (1987), pp. 172-188; M. Sachot, «Religio/Superstitio». Historique d’une subversion et d’un retournement, in Revue d’histoire des religions, 208 (1991), pp. 355-394. Una conferma dell’immediata attuazione delle concessioni costantiniane è fornita dalla iscrizione onoraria per il notabile di Spello C. Matrinius Aurelius Antoninus (CIL XI, 5283), che fu sia sommo sacerdote provinciale (coronatus Tusciae et Umbriae), sia sacerdote del nuovo culto dinastico (pontifex gentis Flaviae), e che in questa veste allestì spettacoli gladiatorii e teatrali: cfr. G.L. Gregori, Epigrafia anfiteatrale dell’Occidente romano, II, Regiones Italiae VI-XI, Roma 1989, pp. 42-43, n. 21.
22 CIL XI, 5265, ll. 7-15. Cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 1.
23 Non sarà allora un caso che l’antica consuetudine degli imperatori di ridenominare le città con elementi tratti dalla propria onomastica conosca proprio sotto Costantino e i suoi figli una riviviscenza: oltre all’esempio famoso di Costantinopoli (cfr. G. Dagron, Costantinopoli, la Roma d’Oriente, in Aurea Roma, cit., pp. 230-233; S. Calderone, Costantinopoli: la «seconda Roma», in Storia di Roma, III, La storia tardoantica, cit., pp. 723-749; E. La Rocca, La fondazione di Costantinopoli, in Costantino il Grande, II, cit., pp. 553-583), si vedano quelli di Porto (civitas Flavia Costantiniana Portuensis), Fano (Flavia Fanestris), Lucera (colonia Constantiniana), Arles (Iulia Arelate Constantina), Zilil in Mauretania Tingitana (colonia Iulia Constantia Zilil), Dafne sul limes danubiano (Constantiniana Daphne), Salamina di Cipro (Constantia, dopo la ricostruzione di Costanzo II) e altri ancora. Giovanni Malala (I. Malalae, Chronographia, recensuit I. Thurn, Berlin 2000, XIII 12) afferma che la città di Maximianoupolis in Osrhoene, distrutta da un terremoto e ricostruita da Costantino, fu ribattezzata Constantina, come pure il villaggio di Souga in Bithynia fu elevato al rango di città e prese da Elena il nome di Helenoupolis. In maniera analoga Aurelio Vittore (Caes. 40,28) ricorda che, dopo la vittoria su Massenzio, in Africa Proconsularis fu istituito un sacerdozio provinciale per la gens Flavia e la città di Cirta in Numidia, allora ricostruita da Costantino, ottenne il nome di Constantina. Sul sacerdotalis Africae, le tradizioni festive e l’idea di civilitas in epoca costantiniana cfr. S. Mazzarino, Il carmen‘contro i pagani’ e il problema dell’‘èra costantiniana’, in Id., Antico, tardoantico, I, cit., pp. 398-461, in partic. 434-439.
24 MAMA VII 305 (cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 2). A. Chastagnol, L’inscription constantinienne d’Orcistus, in Id., Aspects de l’Antiquité tardive, Roma 1994, pp. 105-142; cfr. D. Feissel, L’Adnotatio de Constantin sur le droit de cité d’Orcistus en Phrygie, in Antiquité Tardive, 7 (1999), pp. 255-267; S. Mitchell, Anatolia. Land, Men and Gods in Asia Minor, Oxford 1993, II, pp. 58-62.
25 La petizione insisteva principalmente sui fattori economici che davano lustro urbanistico a Orcistos: la posizione privilegiata di crocevia stradale tra Galazia e Frigia, il fatto di ospitare una stazione di sosta (mansio) del cursus publicus, l’abbondanza dei corsi d’acqua e la connessa presenza di mulini (aquimolinae), le terme pubbliche e private, un foro adorno di statue di imperatori. Per l’elevazione di un villaggio anatolico allo statuto di civitas cfr. i casi analoghi di Souga in Bithynia (cfr. nota 23) e di Tymandos in Pisidia (destinatario del rescritto imperiale riprodotto dall’iscrizione MAMA IV 236).
26 MAMA VII 305, pannello I, ll. 13-16: «quibus enim studium est urbes vel n[o]/vas condere vel longaevas erudire vel in/termortuas reparare id quod petebatur acc[e]/ptissimum fuit»; e ll. 34-39: «quo[d] / [es]t indignum temporibus nostr(i)s ut tam o[p]/[p]ortunus locus civitatis nomen amittat / et inutile commanentibus ut depraeda/[t]ione potiorum omnia sua commoda utilit[a]/[tes]que deperdant quibus omnibus quasi / quidam cumulus accedit quod omnes / [i]bidem sectatores sanctissimae religi/onis habitare dicantur».
27 Sulla carriera di Ablabio si veda A. Chastagnol, L’inscription constantinienne d’Orcistus, cit., pp. 117-122; D. Feissel, L’Adnotatio de Constantin, cit., pp. 264-266; cfr. P. Porena, Le origini della prefettura del pretorio tardoantica, Roma 2003, pp. 409-415; Id., I dignitari di Costantino: nuove carriere e fortunate ascese in un’età di cambiamento, in Costantino prima e dopo Costantino, cit.
28 MAMA VII 305, pannello III, ll. 14-23: «itaque Na/colensium iniuriam ultra in/dulgentiae nostrae beneficia / perdurantem praesenti re/scribtione removemus idque / oratis vestris petitionique / deferimus ut pecuniam quam / pro cultis ante solebatis in/ferre minime deinceps dependa/tis».
29 Sulle denunce anticristiane delle città orientali, sollecitate da Massimino cfr. Lact., mort. pers. 36. Per il rescritto di Massimino alla città di Tiro in Fenicia cfr. Eus., h.e. IX 7. Per i rescritti alle città anatoliche di Arykanda in Licia e Colbasa in Pisidia cfr. rispettivamente le iscrizioni in IK XLVIII 12 e AE 1988, 1046; cfr. S. Mitchell, Maximinus and the Christians in A.D. 312: A New Latin Inscription, in Journal of Roman Studies, 78 (1988), pp. 105-124; G.H.R. Horsley, The Greek and Latin Inscriptions in the Burdur Archaeological Museum, Ankara 2007, pp. 240-243, n. 338; G. Arena, Città ‘premiate’ e città ‘punite’ nell’Asia Minore tardoantica: pagani e cristiani tra promesse e minacce imperiali, in Mediterraneo Antico, 11 (2008), pp. 229-250. Cfr. anche l’iscrizione funeraria (MAMA I 170 da Laodicea Combusta in Lycaonia) del cristiano M. Iulius Eugenius, notabile di Kouessos e funzionario dell’amministrazione provinciale in Pisidia, che racconta in prima persona come fu perseguitato al tempo di Massimino, sotto il governatore Valerius Diogenes, e poi divenne vescovo di Laodicea Combusta, tenendovi l’episcopato per venticinque anni.
30 Si ricordino in particolare: a) un editto menzionante le incursioni di nemici nelle province, promulgato da Galerio, Licinio, Massimino e Costantino nei primi mesi del 311 e trasmesso da un’iscrizione (IK LXIV 94) di Amisos/Samsun nel Pontus (Turchia), la cui paternità va attribuita al senior Augustus, al pari dell’editto di tolleranza di Serdica, promulgato nell’aprile 311 da Galerio, anche a nome dei tre coreggenti (cfr. Lact., mort. pers. 34; Eus., h.e. VIII 17,3-10); b) una lettera (sacrae litterae) sui privilegi fiscali dei soldati e dei veterani illiriciani, inviata dagli Augusti Costantino e Licinio al governatore Dalmatius nel giugno 311 dalla città di Serdica/Sofia in Thracia (Bulgaria) e riprodotta successivamente nella tavola bronzea (AE 1937, 232 = FIRA I 93) di Brigetio/Komarom in Pannonia Superior (Ungheria) – l’autore della lettera sembra essere Licinio, cui allora spettava il controllo dell’Illirico; cfr. H. Elton, Warfare and the Military, in Age of Constantine, cit., pp. 325-346, in partic. 339; A. Chastagnol, L’impôt payé par les soldats au IVe siècle, in Armées et fiscalité dans le monde antique, Actes du Colloques nationaux du CNRS (Paris 14-16 octobre 1976), Paris 1977, pp. 279-301; R. Thouvenot, Sur les avantages concédés aux vétérans par l’empereur Constantin, in Mélanges d’archéologie et d’histoire offerts à André Piganiol, éd. par R. Chevallier, Paris 1966, II, pp. 843-848; c) un testo legislativo frammentario (FIRA I 94), il cosiddetto edictum de accusationibus, trasmesso da alcune iscrizioni di Padova (CIL V 2781), Xyda-Lyttos a Creta (CIL III 12043), Tlos in Lycia (CIL III 12133) e Sinope nel Pontus (IK LXIV 95-96), che è stato generalmente riferito a Costantino, ma che secondo Simon Corcoran potrebbe invece attribuirsi all’Augusto d’Oriente Licinio – tale editto riprende peraltro un precedente provvedimento rivolto contro gli abusi dei Caesariani, emanato nel 305 dagli Augusti Costanzo Cloro e Galerio (cfr. CIL III 12134 da Tlos e IG II2 1121 da Atene); cfr. S. Corcoran, Galerius’ Jigsaw Puzzle: The Caesariani Dossier, in Antiquité Tardive, 15 (2007), pp. 221-250; Id., A Tetrarchic Inscription from Corcyra and the Edictum de Accusationibus, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 141 (2002), pp. 221-230; Id., Hidden from History: The Legislation of Licinius, in The Theodosian Code: Studies in the Imperial Law of Late Antiquity, ed. by J. Harries, I. Wood, London 1993, pp. 97-119; D. Feissel, Les constitutions des tétrarques connues par l’épigraphie. Inventaire et notes critiques, in Antiquité Tardive, 3 (1995), pp. 33-53; C. Habicht, P. Kussmaul, Ein neues Fragment des Edictum de Accusationibus, in Museum Helveticum, 43 (1986), pp. 135-144; T.D. Barnes, Three Imperial Edicts, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 21 (1976), pp. 275-281; d) un parere giuridico (principium sacrum), probabilmente un rescritto, relativo ad alcune proprietà fondiarie, inviato da Costantino e Licinio alla comunità di Volcei/Buccino oggi in Campania nel 323, che è invece attribuibile allo stesso Costantino – tuttavia l’iscrizione di Buccino (InscrIt III.1, 17) vi allude soltanto, senza riprodurne il testo; cfr. E.J. Champlin, The Volcei Land-register (CIL X 407), in American Journal of Ancient History, 5 (1980), pp. 13-18.
31 Lact., mort. pers. 48, in cui si riporta il testo di una lettera inviata da Costantino e Licinio al governatore di Bithynia e fatta pubblicare da Licinio a Nicomedia il 13 giugno 313 (dopo le prime vittorie ottenute su Massimino Daia), con la quale gli Augusti rendevano note in Oriente le decisioni prese nel loro precedente incontro di Milano riguardo al cristianesimo; cfr. Eus., h.e. X 5,1-14.
32 CIL VI, 1139, cfr. p. 4328 = CIL VI, 31245 (Appendice epigrafica costantiniana, n. 3; fig. III 3); cfr. Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 63-86; A. Marcone, Pagano e cristiano, cit., pp. 76-81; cfr. N. Lenski, Il Senato e il Sole: l’ispirazione dell’arco di Costantino, in Costantino il Grande alle radici dell’Europa, Atti del Convegno internazionale (Città del Vaticano 18-21 aprile 2012), in corso di stampa; A. Giuliano, L’arco di Costantino come documento storico, in Rivista Storica Italiana, 112,2 (2000), pp. 444-474; P. Barceló, Una nuova interpretazione dell’arco di Costantino, in Costantino il Grande, I, cit., pp. 105-114. All’interno del fornice centrale dell’arco, al di sopra dei pannelli del grande fregio traianeo, l’imperatore è celebrato come liberatore (liberatori Urbis) e pacificatore (fundatori quietis) della città; cfr. anche l’iscrizione frammentaria del Foro Romano (CIL VI 40768; fig. III 4), forse databile fra 313 e 316, in cui gli Augusti Costantino e Licinio sono onorati dal Senato e dal popolo romano in quanto tae[terrimis extinctis tyrannis] liberatoribus [atque publicae securitatis] restitutori[bus], con il commento di M.G. Granino Cecere, in Iscrizioni greche e latine, cit., pp. 179-185, n. 48; cfr. Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 98-100.
33 A. Marcone, Pagano e cristiano, cit., p. 77. Il medesimo binomio ideologico di qualità individuale e favore divino compare anche in un’iscrizione onoraria di Aquileia (AE 1984, 434; si veda Appendice epigrafica costantiniana, n. 18), databile fra 326 e 333, in cui si ricorda come Costantino avesse conseguito le proprie vittorie, fin dal principio del suo regno, grazie al valore personale e alla volontà divina («ab initio felicissimi imperii sui hostium sedibus bellis inlatis reportatisque sua virtute et divina dispositione victoriis»); cfr. G. Alföldy, Su alcune epigrafi imperiali di Aquileia, in Antichità Altoadriatiche, 24 (1984), pp. 241-256. Per la celebrazione dei decennalia di Costantino a Roma nel 315 si veda A. Fraschetti, La conversione. Da Roma pagana a Roma cristiana, Roma-Bari 1999, p. 23; per la dibattuta questione della mancata ascesa di Costantino al Campidoglio e il rifiuto di compiere il sacrificio tradizionale a Giove Ottimo Massimo cfr. A. Fraschetti, ivi, pp. 9-127; F. Paschoud, Ancora sul rifiuto di Costantino di salire al Campidoglio, in Costantino il Grande, II, cit., pp. 737-748. Per i rapporti tra Costantino e i senatori romani cfr. R. Lizzi Testa, «Senatus dignitas non nomine quam re illustrior»: Costantino e l’aristocrazia senatoria, in Constantinus, ¿el primer emperador cristiano?, cit.; G. Clemente, Il senato e il governo dell’impero tra III e VI secolo: la religione e la politica, in Costantino prima e dopo Costantino, cit.; A. Marcone, Costantino e l’aristocrazia pagana di Roma, in Costantino il Grande, II, cit., pp. 649-658.
34 CIL VI 1140, cfr. p. 4328 (cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 4). Su Volusianus cfr. A. Chastagnol, Les fastes de la Préfecture de Rome au Bas-Empire, Paris 1962, pp. 52-58, nn. 20 e 25; sull’invio in Africa contro Domizio Alessandro si veda Aur. Vict., Caes. 40,18: «Denique eum [scil. Domitium Alexandrum] a tyranno [scil. Maxentio] missi paucissimis cohortibus Rufius Volusianus praefectus praetorio ac militares duces levi certamine confecere»; cfr. Zos., II 14,2.
35 Su Rufinus cfr. A. Chastagnol, Les fastes de la Préfecture, cit., pp. 59-62, nn. 14, 22 e 24.
36 CIL VI 41318 (si veda Appendice epigrafica costantiniana, n. 5); nel testo (trasmesso in forma incompleta dalla Silloge di Einsiedeln) non compare il nome di Costantino, ma si indica che la restituzione dell’auctoritas senatoria avvenne 381/382 anni post Caesariana tempora (la dittatura di Cesare nel 45/44 a.C.). Su tale concessione di Costantino al Senato cfr. A. Fraschetti, La conversione, cit., pp. 131-133; S. Mazzarino, Problemi e aspetti del Basso Impero (1968), in Id., Antico, tardoantico, I, cit., pp. 183-196, in partic. 183-185; Id., Il carmen ‘contro i pagani’, cit., pp. 443-447. Su Albinus cfr. A. Chastagnol, Les fastes de la Préfecture, cit., pp. 92-96, n. 39; sul figlio C. Caeionius Rufius Volusianus Lampadius, che rivestì la pretura proprio in quegli anni, fra 335 e 340, e fu poi prefetto urbano (365-366), cfr. A. Chastagnol, Les fastes de la Préfecture, cit., pp. 164-169, n. 67.
37 CIL VI 40776 (Appendice epigrafica costantiniana, n. 6, fig. III 5; il nome di Dalmazio è stato successivamente eraso); cfr. Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., p. 160. Su Proculus cfr. A. Chastagnol, Les fastes de la Préfecture, cit., pp. 96-102, nn. 40 e 56; cfr. S. Mazzarino, Il carmen ‘contro i pagani’, cit., p. 445. Proculus sarà quindi console ordinario nel 340 e prefetto urbano per la seconda volta nel 351-352, al tempo dell’usurpazione di Magnenzio. Per altri documenti epigrafici relativi alla famiglia degli Aradii Valerii cfr. G.L. Gregori, in Aurea Roma, cit., pp. 453-454; S. Panciera, Ancora sulla famiglia senatoria “africana” degli Aradii, in L’Africa romana, Atti del IV Convegno di studi (Sassari 12-14 dicembre 1986), a cura di A. Mastino, Sassari 1987, pp. 547-572.
38 Amnius Manius Caesonius Nicomachus Anicius Paulinus Honorius, già proconsole d’Asia e dell’Ellesponto e predecessore di Albinus nella prefettura urbana, è nominato prefetto (334-335) e inoltre console ordinario nel 334: cfr. A. Chastagnol, Les fastes de la Préfecture, cit., pp. 90-92, n. 38. Egli dedica a Costantino due monumenti onorari che insistono sul suo ruolo di amplificator dell’Impero: una statua equestre nel Foro Romano, il cosiddetto Equus Constantini (CIL VI 1141, cfr. pp. 4328-4329 = CIL VI 31246; cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 7: «ob ampflicatam toto orbe rem publicam factis consultisque»), e una seconda statua presso la chiesa di S. Silvestro, nell’area del tempio del Sole e del forum suarium (CIL VI 1142, cfr. p. 4329: «amplificatori urbis Romae»); cfr. anche CIL VI 40775. A sua volta il prefetto Paulinus riceve l’onore di una statua dorata nel foro di Traiano (CIL VI 1683, cfr. p. 4733), decretatagli su richiesta del popolo e su testimonianza del Senato dal giudizio degli imperatori regnanti. Si veda anche l’iscrizione onoraria (CIL VI 1155, cfr. p. 4330) posta da Ovinius Gallicanus, prefetto urbano (316-317) e console del 317, al nuovo Cesare Crispo; cfr. A. Chastagnol, Les fastes de la Préfecture, cit., pp. 68-70, n. 27. Una statua-ritratto con iscrizione onoraria (CIL VI 1704, cfr. p. 4739; si veda anche CIL VI 1705) documenta le tappe della straordinaria carriera di un grande burocrate di epoca costantiniana, C. Caelius Saturninus Dogmatius: alto funzionario del fisco (rationalis summae rei privatae) di rango perfettissimo, prefetto dell’annona (prima del 325), vicario dei prefetti del pretorio a Roma (325), quindi ammesso nell’ordine senatorio col rango di clarissimo (325-326), vicario della prefettura urbana (dopo il 326), nominato comes di Costantino (circa 326), infine prefetto del pretorio delle Gallie (fra 333 e 337); su Saturninus e sulle due riforme della prefettura urbana disposte da Costantino nel 321 e nel 326 cfr. A. Chastagnol, La Préfecture urbaine à Rome sous le Bas-Empire, Paris 1960, pp. 30-36.
39 Dediche poste da due curatori, i clarissimi Q. Attius Granius Caelestinus (CIL VI 1143, cfr. p. 4329, databile fra 312 e 315) e Q. Ceionius Caecina Verus (CIL VI 40770; cfr Appendice epigrafica costantiniana, n. 10; fig. III 6; databile al 324): quest’ultima commemora la ricostruzione di un ponte sul fiume nei pressi di Ostia, ordinata dalla divina singularisque clementia di Costantino e dei Cesari Crispo e Costantino II.
40 Dedica (CIL VI 36951, cfr. pp. 4354-4355; cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 9; datata 1° marzo 328) posta da un curatore, il clarissimo Flavius Maesius Egnatius Lollianus, che onora Costantino come optimo et venerabili domino nostro e ricorda la dedicatio dell’ufficio degli acquedotti (la statio aquarum: il cippo iscritto è stato rinvenuto nel Foro Romano presso la Fonte di Giuturna). Una grande opera di restauro (cfr. CIL VI 31564, cfr. p. 4365; cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 8), della quale Costantino risulta essere il diretto artefice e il clarissimo Centullius Valerianus il suo agente curatore, ha riguardato, tra il 312 e il 324, l’acquedotto Vergine (formam aquae Virginis vetustate conlapsam a fontibus renovatam arquaturis eminentibus omnibus dirutam), forse in connessione con le terme Costantiniane del Quirinale. Un’opera di restauro e ampliamento, disposta dalla munificentia dell’imperatore e dei suoi figli, è inoltre attestata presso le terme di Caracalla: cfr. CIL VI, 40772 (fra 326 e 333; fig. III 7, 8).
41 Dediche poste dal clarissimo Flavius Crepereius Madalianus (CIL VI 1151, cfr. pp. 4329-4330 = CIL VI 31248, del 337), prefetto dell’annona cum iure gladii e comes Flavialis (cfr. CIL XIV 4449), al divo ac venerabili Constantino patri principum maximorum, e dal clarissimo Postumius Isidorus (CIL VI 1144, cfr. p. 4329, successiva al 330), prefetto dei vigili. Un incarico di tipo annonario è attribuito anche al tribunus fori suarii, che sovrintende alle distribuzioni di carne porcina: cfr. la dedica di Flavius Ursacius (CIL VI 1156a, cfr. p. 4330 = CIL VI 31248a), tribuno militare di rango perfettissimo, al Cesare Costantino II.
42 Due dediche, entrambe databili fra 312 e 315, poste a Costantino dai rationales, i perfettissimi Appius Primianus (CIL VI 36952, cfr. p. 4355) e Valerius Rusticus (CIL VI 1145, cfr. p. 4329), quest’ultima per cura dell’egregio Valerius Pelagius, procurator monetae, insieme ai praepositi e agli officinatores della zecca di Roma. Due funzionari dell’amministrazione imperiale (praepositi rerum privatarum) di rango perfettissimo onorano invece le dame della dinastia regnante: cfr. le dediche poste da Flavius Pistius a Elena (CIL VI 1135, cfr. p. 4327) e da Flavius Gavianus a Costantina (CIL VI 40790). Sull’organizzazione del sistema burocratico costantiniano: C. Kelly, Bureaucracy and Government, in Age of Constantine, cit., pp. 183-204. Per la carriera amministrativa oltre che ventennale del perfettissimo M. Aurelius Nerius Symmachus, che svolse molti incarichi fiscali su mandato di Costantino tra Roma, la Campania e la Sicilia e fu nominato comes ordinis secundi intra palatium, cfr. CIL VI 41426.
43 Dediche poste dalla corporazione dei salarii di Roma (CIL VI 1152, cfr. p. 4330, del 337) e dai codicarii e navicularii di Ostia (CIL XIV 131; cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 11): questi ultimi, fra 312 e 315, celebrano Costantino in quanto «restitutori publicae libertatis defensori urbis Romae communis omnium salutis auctori», per cura del perfettissimo Aurelius Victorianus, prefetto dell’annona; cfr. anche la dedica (CIL VI 1118, cfr. 36885 e p. 4325) della corporazione dei corarii, magnarii e solatarii di Roma al Cesare Costantino II.
44 Per le terme Costantiniane del Quirinale (già costruite da Massenzio) cfr. la tarda iscrizione (CIL VI 31920) del restauro del prefetto urbano (circa 443) Petronius Perpenna Magnus Quadratianus. Per le terme Eleniane del Sessorio si veda l’iscrizione dedicatoria CIL VI 1136, cfr. 31244 e p. 4327; cfr. M. Barbera, Dagli horti Spei Veteris al Palatium Sessorianum, in Aurea Roma, cit., pp. 104-112. Per l’attività edilizia congiunta di Costantino ed Elena in ambito cristiano si vedano le iscrizioni musive della basilica paleocristiana di San Pietro in Vaticano: ICUR II 4092-4093.
45 Per la documentazione epigrafica (esclusivamente in lingua latina), ordinata su base regionale, cfr. Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 181-264: pur risalendo l’aggiornamento bibliografico al 1988, tale schedatura (522 testi) può tuttora essere usata come riferimento utile per considerazioni quantitative di carattere generale.
46 Diocesi delle Britannie: Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., nn. 1-14 (tutti miliari).
47 Diocesi delle Gallie: Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., nn. 15-32 (miliari: nn. 18-32). In Germania II, a Divitia/Köln-Deutz: CIL XIII 8502 (cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 12; circa 315: dedica dei soldati per «suppressis domitisque Francis in eorum terris»). In Belgica II, a Durocortorum Remorum/Reims: CIL XIII 3255 (cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 13; dopo 312/315: Costantino dona alla città thermas fisci sui sumptu a fundamentis coeptas ac peractas).
48 Diocesi viennese: Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., nn. 33-65 (miliari: nn. 35-65). In Gallia Viennensis, a Vienna/Vienne: CIL XII 1852, cfr. p. 828 (fra 312/315 e 324: governatore M. Alfius Apronianus); ad Arelate/Arles: CIL XII 667 (dedica della città) e 668 (= AE 2004, 880; cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 14; fra 324 e 326: dedica alla famiglia imperiale, a cura del perfettissimo Iulius Athenaeus).
49 Diocesi delle Spagne: Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., nn. 66-83 (miliari: nn. 73-83). Dediche di governatori sono attestate in Callaecia, a Bracara Augusta/Braga: EE VIII.2, 117 (fra 312/315 e 324: Aemilius Maximus); in Hispania Tarraconensis, a Tarraco/Tarragona: CIL II2/XIV 942 (fra 324 e 326: Badius Macrinus); in Lusitania, a Emerita Augusta/Mérida: CIL II 481 (fra 315 e 318: C. Sulpicius [- - -]); in Baetica, a Corduba/Córdoba: CIL II2/VII 264 (fra 310 e 315: Egnatius Faustinus) e CIL II2/VII 263 (fra 312/315 e 324: dedica del vicario del prefetto del pretorio Q. Aeclanius Hermias). Dalla Mauretania Tingitana proviene invece la dedica della città di Sala/Ain bou Chellah: AE 1992, 1944 (fra 312/315 e 324). Restauri a Emerita Augusta: il teatro è ricostruito da Costantino e dai Cesari Costantino II, Costanzo II e Costante, a cura del comes Severus e di un anonimo governatore di Lusitania (AE 1935, 4; Appendice epigrafica costantiniana, n. 15; fra 333 e 337; fig. III 9); successivamente il circo dai tre figli, ormai Augusti, a cura del comes Ti. Flavius Laetus e del governatore Iulius Saturninus (AE 1975, 472, fra 337 e 340).
50 Diocesi d’Italia: Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., nn. 230-374 (miliari: nn. 287-374). Dediche di città sono attestate in Venetia et Histria, a Tergeste/Trieste: AE 1992, 690 (fra 312/315 e 324); in Aemilia et Liguria, a Forum Germa[- - -]/Caraglio: AE 1994, 1139 (fra 312/315 e 324); in Tuscia et Umbria, a Plestia/S. Maria di Pistia: AE 1977, 246 (del 337); Ferentium/Ferento: CIL XI 7421 (fra 312/315 e 324); in Campania, a Fabrateria Vetus/Ceccano: CIL X 5650 (fra 312 e 315); Nola/Nola: CIL X 1245 (fra 312 e 315); Surrentum/Sorrento: CIL X 677 (dopo 324); Salernum/Salerno: InscrIt I.1, 5 (fra 312 e 315); nel Samnium, a Saepinum/Sepino: AE 1984, 367 (fra 312 e 315); in Apulia et Calabria, a Venusia/Venosa: AE 2003, 364 (fra 317 e 324: dedica della città, a cura del governatore Nonius Verus); Compsa/S. Andrea di Conza: AE 2005, 421. Dediche all’Augusta Elena sono poste dalle città di Napoli (CIL X 1483-1484), Sorrento (CIL X 678, cfr. p. 1006 – l’iscrizione era precedentemente dedicata a Fausta) e Sepino (CIL IX 2446, cfr. p. 675).
51 Dediche di governatori sono attestate in Flaminia et Picenum, a Fanum Fortunae/Fano: CIL XI 6219 (circa 340-350: L. Turcius Secundus Apronianus Asterius al divus Constantinus); in Campania, a Puteoli/Pozzuoli: AE 1969/1970, 107 (dopo 324: L. Aelius Proculus); Neapolis/Napoli: CIL X 1482 (post 324: Iunius Valentinus); in Apulia et Calabria, a Aeclanum/Mirabella: CIL IX 1115 (fra 317 e 324: Nonius Verus); Canusium/Canosa: AE 1999, 511 (fra 326 e 333: Volusius Venustus); in Sicilia, a Lilybaeum/Marsala: AE 1966, 166 (circa 314: Domitius Latronianus); Mazara/Mazara: CIL X 7204 (fra 312/315 e 324: Betitius Perpetuus); in Sardinia, a Olbia/Olbia: CIL X 7974 (fra 312/315 e 324: T. Septimius Ianuarius), si tratta di un miliario (cfr. anche AE 1977, 347). A Salerno il corrector Lucaniae et Bruttiorum Alpinius Magnus pone una dedica all’Augusta Elena: InscrIt I.1, 6 (fra 324 e 326). Da Ravenna in Flaminia et Picenum proviene la dedica a Costantino di un funzionario, il praepositus di una fabbrica statale Sertorius Silanus: CIL XI 9 (dopo 324). Ad Aquileia in Venetia et Histria Costantino, in quanto restitutor operum publicorum, è onorato dai praepositi delle thermae Felices Constantinianae, il clarissimo Septimius Aelianus e il perfettissimo Flavius Mucianus: AE 2001, 1008 (cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 19; dopo 324?). Altre thermae Constantinianae sono menzionate anche in un’iscrizione onoraria (CIL X 4559) di Trebula Balliensis/Treglia nel Latium et Campania.
52 Per Aquileia si veda nota 51. A Lavinium/Pratica di Mare: AE 1984, 151 (fra 313 e 316: opera curata da Camilius Asper, curator della città); Abellinum/Serino: AE 1939, 151 (nel 324 Costantino e i Cesari Crispo e Costantino II «fontis Augustei aquaeductum longa incuria et vetustate conruptum pro magnificentia liberalitatis consuetae sua pecunia refici iusserunt» – l’opera fu portata a compimento sotto il governatore Ceionius Iulianus, per cura di Pontianus, praepositus aquaeductus). Restauri stradali, effettuati da Costantino e Licinio, sono attestati nei pressi di Florentia/Firenze: CIL XI 6671a (fra 317 e 324).
53 Diocesi d’Africa: Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., nn. 84-229 (miliari: nn. 149-229). Dediche di città sono attestate in Numidia, a Lambiridi/Kherbet Ouled Arif: CIL VIII 4414 (fra 312 e 324); Lambaesis: CIL VIII 2721, cfr. p. 1739 (fine 324); Thamugadi/Timgad: CIL VIII 17885 (dopo 312); in Africa Proconsularis, a Uccula/Henchir Douirat: CIL VIII 14363 (fra 312 e 315); Thigibba Bure/Djebba: CIL VIII 26166 (del 324); Uchi Maius/Henchir Douémis: CIL VIII 15451, cfr. p. 2595 (fra 312 e 315); Agbia/Ain Hedja: CIL VIII 27415 (fra 313 e 316); Thabbora/Bordj Tambra: CIL VIII 23897 (del 313); Thacia/Bedji: CIL VIII 15644 (fra 312/315 e 324); Mizigita/Ain Babouch: AE 1993, 1745 (fra 312/315 e 324); Thibica/Bir-Magra: CIL VIII 23118 (del 308/309); Asadi/Sidi Jedidi: AE 1974, 693 (fra 312 e 315); Vina/Henchir Mden: CIL VIII 12439 (nel 306/307); Thuburbo Maius/Henchir el Kasba: CIL VIII 23984 (dopo 324); in Byzacena, a Mactaris/Mactar: CIL VIII 11804, cfr. p. 2372 (nel 306/307); Muzuc/Henchir Kachoun: CIL VIII 12063 (fra 312 e 315); Uppenna/Henchir Chigarnia: CIL VIII 11157, cfr. p. 2331 (fra 312 e 315). Sulle città africane in epoca tardoantica cfr. C. Lepelley, Les cités de l’Afrique romaine au Bas-Empire, 2 voll., Paris 1979-1981.
54 Dediche di governatori sono attestate in Mauretania Sitifensis, a Horrea/Ain Roua: CIL VIII 8412, cfr. p. 1916 (del 318: Flavius Terentianus); Sitifis/Sétif: CIL VIII 20346 (del 315: Septimius Flavianus); in Numidia, a Thibilis/Announa: CIL VIII 18905 (del 313: Valerius Paulus); Cirta/Constantine: CIL VIII 7006, cfr. p. 1847 (fra 312 e 315: Valerius Paulus), CIL VIII 7005, cfr. p. 1847 (fra 315 e 316: Iallius Antiochus), CIL VIII 7011 (fra 333 e 337: Clodius Celsinus) e AE 2005, 1695 (fra 312 e 315: Flavius Ovidius Aphtonus); in Africa Proconsularis, a Utica/Utique: CIL VIII 14309 (fra 324 e 332: Maecilius Hilarianus); Cartagine: CIL VIII 12524 (fra 324 e 332: Maecilius Hilarianus) e 12465 (del 321/322: Domitius Latronianus, insieme a Vettius Piso Severus, curator della città); Thugga/Dougga: AE 2003, 2014 (cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 20; fra 312 e 315: C. Annius Caeionius Anullinas, legato di Numidia). Compaiono alcuni funzionari nelle dediche di Semta/Henchir Zemda in Africa Proconsularis: CIL VIII 23116 (del 315: Annaeus Saturninus, curator della città); di Cirta in Numidia, poste dai rationales Numidiae et Mauretaniarum: CIL VIII 7010, cfr. p. 1847 (fra 312 e 315: Iulius Iuvenalis) e CIL VIII 7008-7009 (dopo 324: Vettius Florentinus), cfr. anche CIL VIII 7007 (fra 312 e 315). In Africa Proconsularis, a Sicca Veneria/Le Kef è posta una dedica all’Augusta Elena da M. Valerius Gypasius, curator della città: CIL VIII 1633, cfr. p. 2707; a Tubernuc/Ain Tebernock una dedica al Cesare Costantino II da parte dei prefetti del pretorio Papius Pacatianus, Flavius Ablabius, Valerius Felix, Annius Tiberianus e Nestorius Timonianus: AE 1925, 72 (dopo 317); cfr. P. Porena, Le origini della prefettura del pretorio, cit., pp. 466-496.
55 Aur. Vict., Caes. 40,19: «Quo victo [scil. Domitio Alexandro] Maxentius Carthaginem, terrarum decus, simul Africae pulchriora vastari diripi incendique iusserat, ferus inhumanusque ac libidine multa tetrior»; per Cirta cfr. ivi, 40,28; sulla repressione di Massenzio cfr. Zos., II 14,3-4. Sulla ‘luminosa’ liberazione dalle ‘tenebre’ della tirannide massenziana cfr. l’iscrizione di Cirta: CIL VIII 7006, cfr. p. 1847 (cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 21; fra 312 e 315: «triumphatori omnium gentium ac domitori universarum factionum qui libertatem tenebris servitutis oppressam sua felici victoria nova luce inluminavit»); cfr. le dediche, ancora di Cirta: CIL VIII 7005, cfr. p. 1847 (fra 315 e 316: «perpetuae securitatis ac libertatis auctori»), e 7010, cfr. p. 1847 (fra 312 e 315: «restitutori libertatis et conservatori totius orbis»); e di Uchi Maius: CIL VIII 15451, cfr. p. 2595 (fra 312 e 315: «domino triumfi libertatis et nostro restitutori invictis laboribus suis privatorum et publicae salutis»); cfr. anche l’iscrizione metrica di Lambaesis: CIL VIII 18261 = CLE 278 (si veda Appendice epigrafica costantiniana, n. 22; databile verso la fine del 312), su cui si veda Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 67-68. A Lares/Jebel Lorbeus in Africa Proconsularis una aedicula Cereris è dedicata da un evergete locale, M. Titinius Pomu[- - -], pro incolumitate di Costantino e della sua divina domus: CIL VIII, 16319 (fra 317 e 324). Restauri promossi direttamente da Costantino: in Numidia, a Mascula/Khenchela: CIL VIII 2241 (fra 312 e 315: opere curate dal governatore Iallius Antiochus), cfr. anche CIL VIII 17681 (fra 313 e 321); in Mauretania Sitifensis, a Igilgili/Djidjelli: CIL VIII 20211 (fra 317 e 326); in Africa Proconsularis, a Calama/Ain Rchine: AE 2003, 1988 (cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 23; fra 329 e 332: restauro di vari edifici, svolto sotto il proconsole Domitius Zenophilus, al tempo della prefettura del pretorio d’Africa dei cinque clarissimi e illustri Valerius Maximus, Iunius Bassus, Papius Pacatianus, Flavius Ablabius e Valerius Felix, sui quali cfr. P. Porena, Le origini della prefettura del pretorio, cit., pp. 398-465). Restauri effettuati genericamente sotto il regno di Costantino (beatissimo saeculo domini nostri Constantini): in Numidia, a Thubursicu Numidarum/ Khamissa: CIL VIII 4878 (fra 326 e 333: Nonius Marcellus Herculius ha restaurato plateam veterem, thermas et cellas) e AE 1916, 96 (fra 315 e 324: restauro del forum novum ad opera del proconsole d’Africa Clodius Hermogenianus e del legato di Numidia Flavius Atilius Theodotus); in Africa Proconsularis, a Belalis Maior/Henchir el-Faouar: CIL VIII 14436 (fra 326 e 331: restaurate aedem sive curiam sed et sexsagonem sotto il proconsole M. Ceionius Iulianus e il legato Gezeus Largus Maternianus, con la collaborazione di L. Modius Valentio, curator della città), cfr. anche AE 1978, 846 (fra 317 e 321) e 864 (fra 326 e 331); Thignica/Ain Tounga: CIL VIII 1408, cfr. p. 1450 (fra 328 e 332: restauro del forum holitorium, svolto sotto il proconsole Domitius Zenophilus); a Cingaris/Singaris: AE 2003, 2004 (fra 328 e 332: restauro del capitolium, sotto il proconsole Domitius Zenophilus con la collaborazione di Fortunatus, curator della città); in Byzacena, a Henchir el-Left presso Zama Regia/Jama: CIL VIII (fra 326 e 333: opere curate dal procuratore imperiale Florentius); Thysdrus/El Djem: CIL VIII 22853 (fra 326 e 333). Per gli elogi di Costantino quale autore della ricostruzione e dello sviluppo delle civitates africane si vedano in particolare le dediche poste fra 324 e 332 dal proconsole d’Africa Maecilius Hilarianus a Utica (CIL VIII 14309; cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 24: «conditori atque amplificatori totius orbis Romani sui ac singularum quarumque civitatum statum atque ornatum liberalitate clementiae suae augenti») e a Cartagine (CIL VIII 12524: «[- - -] instauratori adque amplificatori universorum operum [- - -] conditori [- - -]»). A Bir Haddada in Mauretania Sitifensis è invece attestata la costruzione di un presidio militare, denominato centenarium Solis e dedicato a Costantino e Licinio, ad opera del governatore Septimius Flavianus: CIL VIII 8713, cfr. p. 1934 (fra 313 e 315); cfr. R.M. Kerr, North African Centenaria and Hebrew Ntsivim. Some Remarks Relating to the Latino-Punic Inscription from Gasr el-Azaiz, in Memoriae Igor M. Diakonoff, ed. by L. Kogan, Moscow 2005, pp. 475-511.
56 Cillium/El Qasrayn: CIL VIII 11299 (cfr. Appendice epigrafica costantiniana, n. 25; fra 313 e 316: la restituzione degli ornamenta libertatis è avvenuta clementia temporis et virtute divina di Costantino e Licinio, per cura di Ceionius Apronianus, patrono della città), su cui Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 100-101.
57 Leptis Magna/Lebda: IRT 467 (Appendice epigrafica costantiniana, n. 26; fig. III 10: ricostruzione della basilica vetus ad opera del governatore Laenatius Romulus e dedica della statua radiata di Costantino da parte dello stesso, di Claudius Aurelius Generosus, curator della città, e della curia municipale) e 468 (Appendice epigrafica costantiniana, n. 27; fig. III 11: restauro delle mura e del porticato del macellum); cfr. Leptis Magna. Una città e le sue iscrizioni in epoca tardoromana, a cura di I. Tantillo, F. Bigi, Cassino 2010, pp. 451-461, nn. 71-73. In particolare sulla statua con corona radiata si veda I. Tantillo, L’impero della luce. Riflessioni su Costantino e il sole, in Mélanges de l’École Française de Rome. Antiquité, 115 (2003), pp. 985-1048; cfr. nota 64 sull’iscrizione eliaca di Termessos. Sui restauri promossi da Costantino a Leptis e i contemporanei provvedimenti annonari riguardanti la Tripolitania e l’Africa Proconsularis cfr. D. Vera, Costantino, l’Africa e l’approvvigionamento di Roma, in Costantino prima e dopo Costantino, cit.; Id., Costantino e i contribuenti africani: osservazioni sulla redistribuzione statale nel IV secolo, in Constantinus, ¿el primer emperador cristiano?, cit.
58 Diocesi delle Pannonie: Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., nn. 375-386 (miliari: nn. 380-386). Per la tavola di Brigetio si veda nota 30. Nel Noricum Ripense, a Bedaium/Prutting: CIL III 5565 = 11771 (nel 311/312: restauro di un tempio dedicato alla Victoria Augusta e in onore di Massimino, Costantino e Licinio, effettuata dal dux Aurelius Senecio per una vittoria militare conseguita nel 310); nel Noricum Mediterraneum, a Solva/Seggauberg: CIL III 5326 (dopo 324: dedica del governatore Fabius Claudius); in Pannonia Superior, a Aquae Iasae/ Varazdinske Toplice: CIL III 4121, cfr. p. 2328, 114 (Appendice epigrafica costantiniana, n. 28; fig. III 12; fra 317 e 324: ricostruzione della città, a cura del governatore Valerius Catullinus). Quest’ultima iscrizione testimonia anche la concessione da parte di Costantino di giorni di mercato (nundinae), da tenersi annualmente nel dies Solis (25 dicembre); in proposito cfr. anche l’iscrizione di Salsovia/Mahmudia in Moesia Inferior (ILS 8940, fra 317 e 324), che, seguendo un ordine di Licinio e Liciniano, registra nel medesimo giorno la dedica di un simulacro del deus Sanctus Sol da parte del dux Valerius Romulus e quindi stabilisce per quel giorno sacrifici annuali alla divinità da parte delle truppe dei castra Salsoviensia.
59 Diocesi delle Mesie: Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., nn. 387-400 (miliari: nn. 388-400). In lingua latina è formulata la dedica della colonia romana di Philippi presso Kavála in Macedonia: AE 1933, 86 = AE 1948, 207. In greco invece sono le dediche (non recensite da Grünewald) delle città di Aigosthena in Megaride: SEG, XXIII (1973), 266 (del 313/314, a Costantino e Licinio); Thespiai in Beozia: P. Roesch, Les Inscriptions de Thespies, Lyon 2007-2009, fasc. VIII, nn. 447 (dopo 306) e 448 (dopo 324); Tegea in Arcadia: IG V,2, 137 (dopo 308) e 139 (dopo 306); Paros nelle Cicladi: IG XII,5, 269 (dopo 317: Costantino è celebrato quale «padrone e signore della terra, del mare e dell’intero genere umano»). Da Tessalonica in Macedonia proviene la dedica frammentaria di un anonimo governatore: SEG, XXXVII (1987), 585.
60 Delfi: Fouilles de Delphes. III. Épigraphie, fasc. IV, n. 275 (fra 317 e 337: dedica onoraria al «divinissimo signore Costantino, padrone e padre di sovrani»), cfr. Syll.3 903 C (fra 335 e 337: dedica al Cesare Dalmazio); per l’attività del santuario in epoca costantiniana cfr. Syll.3 901 A (fra 312 e 315) e B (del 318/319).
61 Atene: AE 2001, 1827-1831 (dedica frammentaria di un anonimo governatore d’Achaia a Costantino, divina stirpe progenito); cfr. E. Sironen, Lateinische Ehreninschriften für Constantin den Grossen und seine Nachfolger und andere Inschriften der Spätzeit aus Attika, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 136 (2001), pp. 257-266. Dall’orazione di Giuliano a Costanzo II (Iul., or. I 8 c-d): «[...] Egli [Costantino] non cessò mai di onorare [Atene] con i fatti e con le parole. Re e signore di ogni cosa, non disdegnava infatti di essere nominato stratego di Atene, e l’aver ricevuto da questa città una bella statua munita di iscrizione gli procurava una gioia maggiore di quella che gli avrebbe dato l’essere insignito delle più alte onorificenze: per ricambiarla, le concesse di fruire gratuitamente di molte migliaia di medimni di grano all’anno, cosa che consentì ad Atene di godere dell’abbondanza, e a lui delle lodi e del rispetto dei migliori cittadini»; cfr. I. Tantillo, La prima orazione di Giuliano a Costanzo, Roma 1997, pp. 186-189. Per le iscrizioni di Nikagoras a Tebe/Luxor cfr. J. Baillet, Inscriptions grecques et latines des tombeaux des rois ou Syringes à Thèbes, Paris 1920-1926, nn. 1265 e 1889; cfr. K. Clinton, The Sacred Officials of the Eleusinian Mysteries, Philadelphia 1974, p. 65, n. D30; G. Fowden, Nicagoras of Athens and the Lateran Obelisk, in Journal of Hellenic Studies, 107 (1987), pp. 51-57. Su questi testi e sulle relazioni tra Costantino e Atene cfr. M. Di Branco, La città dei filosofi. Storia di Atene da Marco Aurelio a Giustiniano, Firenze 2006, pp. 104-107.
62 Diocesi di Tracia: Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., nn. 401-415 (miliari: nn. 405-415). In Scythia, a Tropaeum Traiani/ Adamklissi: CIL III 13734 (Appendice epigrafica costantiniana, n. 29, fig. III 13; fra 314 e 316: dedica latina posta a Costantino e Licinio, Romanae securitatis libertatisque vindices, dai prefetti del pretorio Petronius Annianus e Iulius Iulianus, sui quali cfr. P. Porena, Le origini della prefettura del pretorio, cit., pp. 291-337); cfr. Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., pp. 102-103. In Thracia, ad Augusta Traiana/Stara Zagora: SEG, LII (2002), 695 (dopo 324: dedica della città sotto il governatore Flavius Palladius); cfr. I. Tantillo, L’ideologia imperiale tra centro e periferia. A proposito di un ‘elogio’ di Costantino da Augusta Traiana in Tracia, in Rivista di filologia e d’istruzione classica, 127 (1999), pp. 73-95; su Flavius Palladius cfr. P. Porena, Le origini della prefettura del pretorio, cit., pp. 491-493. Dall’isola di Samotracia proviene una dedica della comunità locale: IG XII,8, 244. La costruzione delle mura cittadine di Costantinopoli ad opera di Costantino è ricordata nell’iscrizione metrica di età teodosiana CIL III 734 (cfr. p. 990) = CLE 289.
63 Sul colosso di Costantino-Helios cfr. Malal., XIII 7 e XVIII 118 ed. Thurn; Chron. Pasch. I 528 ed. Dindorf; cfr. T. Gnoli, Costantino in Giovanni Malala, in Bizantinistica, 5 (2003), pp. 205-216; S. Ensoli, I colossi di bronzo a Roma in età tardoantica: dal Colosso di Nerone al Colosso di Costantino. A proposito di tre frammenti bronzei dei Musei Capitolini, in Aurea Roma, cit., pp. 66-90. Per l’associazione ideologica tra Costantino e il Sole cfr. Eus., v.C. I 43,3; cfr. M. Wallraff, Constantine’s Death. Solar and Christian Elements of Imperial Propaganda, in Costantino il Grande alle radici dell’Europa, cit.; Id., Christus verus Sol. Sonnenverherung und Christentum in der Spätantike, München 2001; I. Tantillo, Attributi solari della figura imperiale in Eusebio di Cesarea, in Mediterraneo Antico, 6 (2003), pp. 21-49; Id., L’impero della luce, cit.; R. Krautheimer, Three Christian Capitals. Topography and Politics, Berkeley 1983 (trad. it. Tre capitali cristiane, Torino 2002, pp. 93-105).
64 Termessos Maggiore: TAM III 45 (fra 310 e 324); cfr. I. Tantillo, Costantino e Helios Pantepoptes. La statua equestre di Termessos, in Epigraphica, 65 (2003), pp. 159-184.
65 Diocesi d’Asia: Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., nn. 439-481 (miliari: nn. 451-481). Per l’iscrizione di Orcistos in Phrygia II si veda supra. Dediche di città sono attestate in Lydia, a Hermokapeleia: TAM V.1, 1234 (dopo 333: Costantino e i figli Costantino II, Costanzo II e Costante sono celebrati quali «signori della terra, del mare e dell’intero genere umano»); in Pisidia, a Sagalassos: K. Lanckoroński, G. Niemanné, E. Petersen, Städte Pamphyliens und Pisidiens, II, Wien 1892, p. 229, n. 213 (dopo 324: dedica a Costantino despotes tes oikoumenes); Malos: SEG, XXXV (1985), 1405 (dopo 324: dedica a Costantino niketes basileus). A Efeso nella provincia d’Asia una dedica latina a Costantino e Costanzo II è posta dai prefetti del pretorio Petronius Annianus e Iulius Iulianus: IK XII 312 = AE 2003, 1685 (dopo 317); cfr. P. Porena, Le origini della prefettura del pretorio, cit., pp. 291-337. Ad Antiochia di Pisidia il governatore Valerius Diogenes pone una dedica latina a Costantino: AE 1999, 1616 (dopo 312); cfr. anche AE 1999, 1612. Il nome del governatore di Lycia Aurelius Fabius Faustinus compare su due miliari dedicati a Costantino e figli: AE 1967, 521 e 1978, 808 (dopo 333).
66 Diocesi del Ponto: Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., nn. 416-438 (miliari: nn. 418-438). Miliari dedicati a Costantino da governatori del Diospontus (o Helenopontus): Flavius Severus (fra 308 e 311: AE 1986, 656b); Valerius Chrysaorius (fra 317 e 321: AE 1986, 663b); Flavius Iulius Leontius (dopo 333: CIL III 14184, 17.37.38). Da Ankyra/Ankara in Galatia proviene una dedica latina a Costantino posta dal prefetto del pretorio Flavius Constantius: CIL III 6751 (fra 324 e 327); cfr. P. Porena, Le origini della prefettura del pretorio, cit., pp. 382-397.
67 Diocesi d’Oriente: Th. Grünewald, Constantinus Maximus Augustus, cit., nn. 482-522 (miliari: nn. 493-522). Le città della Lybia Superior rivolgono una dedica latina a Galerio, Costantino e Licinio: AE 1963, 140b (da Ptolemais/Ad Dirsiyah in Cirenaica). Dediche latine di governatori d’Isauria sono attestate a Seleucia ad Calycadnum/Silifke: AE 1978, 814 (fra 306 e 308/310: Lucilius Crispus; cfr. AE 1924, 89) e 816 (dopo 324: Aurelius Fortunatus – l’iscrizione era precedentemente dedicata a Licinio, il cui nome è stato eraso e sostituito da quello di Costantino); di duces Aegypti et Thebaidos utrarumque Lybiarum a Tebe/Luxor in Tebaide: AE 1934, 8 (fra 308 e 311: dedica di Aurelius Maximinus a Costantino, iuventutis auctorem et pacis aeternae conservatorem); CIL III 12050, cfr. p. 2219, e 12073 (fra 312 e 315: Valerius Rometalca); di alti funzionari imperiali ad Alessandria d’Egitto: CIL III 6585 (del 314: dedica del rationalis Aegypti Arrius Diotimus a Costantino, defensori quietis publicae) e 6586 (del 314: Valerius Epiphanius magister (rerum) privatarum Aegypti et Lybiae). Da Antiochia di Siria proviene una dedica greca al Cesare Costantino II da parte dei prefetti del pretorio Papius Pacatianus, Flavius Ablabius, Valerius Felix, Annius Tiberianus e Nestorius Timonianus: AE 1985, 823 (corrispondente a quella latina di Tubernuc, si veda nota 54); cfr. P. Porena, Le origini della prefettura del pretorio, cit., pp. 466-496. Nella stessa Antiochia, secondo il cronografo locale Giovanni Malala (XIII 3 Thurn), una statua bronzea di Posidone sarebbe stata fusa per ordine dell’archon (il curator?) cittadino, il cristiano Plutarco, e trasformata in un’effige di Costantino: essa avrebbe dunque recato la breve iscrizione dedicatoria (in latino) Bono Constantino, direttamente osservata e trascritta da Malala; si tratta forse in questo caso di una lettura selettiva di un’iscrizione onoraria del tipo Bono Romani imperii procreato domino nostro Flavio Valerio Constantino (cfr. AE 1978, 814; si veda Appendice epigrafica costantiniana, n. 30, da Seleucia ad Calycadnum). Restauri attribuibili a Costantino, effettuati nel 333 nei pressi di Qasr el Azraq: AE 2001, 1975 (si veda Appendice epigrafica costantiniana, n. 31: la vicina località di Amatha è restaurata per ordine di Flavius Severinus [il governatore della Arabia I?], a cura di un ufficiale militare, il protector Vincentius – l’iscrizione è datata dalla coppia consolare dell’anno 333) e 1974 (si veda Appendice epigrafica costantiniana, n. 32: un edificio, forse un castellum, è ricostruito per ordine dello stesso Flavius Severinus); cfr. anche AE 1987, 962. Che tali restauri del 333 fossero collegati alle cruente incursioni dei nomadi saraceni a danno degli agricoltori locali pare esplicitamente confermato dall’iscrizione AE 1948, 136 (datata al 334, proveniente dalla zona di Basie/Qasr el Azraq), che attesta la fortificazione di una fonte ad opera del medesimo protector Vincentius. Problemi simili tra popolazioni berbere e comunità sedentarie si erano verificati più volte negli anni Trenta del IV secolo anche nella provincia di Tripolitania: cfr. A. Di Vita, M.A. Rizzo, Il tesoro di Misurata e la Tripolitania in età tardo-costantiniana, in Il tesoro di Misurata (Libia). Produzione e circolazione monetaria nell’età di Costantino il Grande, Atti del Convegno internazionale (Roma 19-20 aprile 2012), a cura di S. Garraffo et al., in corso di stampa.
68 Alcuni esempi di restauro sono certamente documentati; in particolare per la ristrutturazione del sistema viario e difensivo della costa della Hispania Tarraconensis ad opera di Costantino cfr. ora I. Rodà, D. Gorostidi, O. Olesti, Propagator Romani Imperii: Constantino y el poder de la epigrafía áulica, cit.
69 Quest’importante trasformazione è stata messa bene in evidenza da A.F. Bellezza, Bonum rei publicae fra epigrafia e storiografia, cit.; A. Buonopane, Abusi epigrafici tardo-antichi: i miliari dell’Italia settentrionale, in Usi e abusi epigrafici, Atti del Colloquio internazionale di epigrafia latina (Genova 20-22 settembre 2001), a cura di M.G. Angeli Bertinelli, A. Donati, Roma 2003, pp. 343-354; P. Basso, I miliari della Cisalpina romana: considerazioni storico-epigrafiche, in Est enim ille flos Italiae... Vita economica e sociale nella Cisalpina romana, Atti delle Giornate di studi in onore di Ezio Buchi (Verona 30 novembre-1° dicembre 2006), a cura di P. Basso et al., Verona 2008, pp. 67-76; in particolare sul formulario ricorrente in alcuni miliari norditalici d’età costantiniana cfr. I. Tantillo, Humanarum rerum optimus princeps. Osservazioni sul formulario di alcuni miliari costantiniani dell’Italia settentrionale, in Les cités de l’Italie tardo-antique (IVe-VIe siècle). Institutions, économie, société, culture et religion, Actes du colloque, École française de Rome (11-13 mars 2004), éd. par M. Ghilardi, C.J. Goddard, P. Porena, Roma 2006, pp. 269-280.
70 I testi delle 32 iscrizioni latine sono stati attinti dall’Epigraphik-Datenbank (EDCS), a cura di M. Clauss, W. Slaby: si veda il sito http://www. manfredclauss.de/ (4 dic. 2012), anche per i criteri di citazione adottati e di trascrizione, che non prevedono l’uso della punteggiatura.