L'espansione delle manifatture e le corporazioni di mestiere
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
L’aumento della popolazione che si registra a partire dall’anno Mille è uno degli elementi fondamentali del cambiamento economico che si produce tra XI e XV secolo. L’incremento demografico ha una ricaduta positiva sull’attività agricola i cui miglioramenti stimolano lo sviluppo del settore commerciale e di quello manifatturiero. La città diventa il centro di questo dinamismo e di una società articolata e complessa di cui le corporazioni di arti e mestieri sono un’importante espressione.
A partire dall’XI secolo una molteplicità di fattori, tra cui una tregua dalle grandi epidemie, un addolcimento del clima, la fine delle grandi invasioni, danno vita a un aumento della popolazione che si protrae per i successivi tre secoli e che costituisce uno degli elementi fondamentali di una nuova fase dell’economia europea. Questo dato si traduce infatti in un aumento della forza lavoro che realizza un proficuo allargamento delle terre sfruttate con un incremento della produzione, di cui una parte è utilizzata per alimentare il maggiore numero di individui, altra parte invece è collocata sul mercato producendo un’espansione degli scambi.
Tale processo di crescita è sostenuto, oltre che dal fattore umano, anche da un grande sviluppo tecnico. Vengono introdotti l’aratro pesante che, corredato di ruote e trainato da buoi, consente di smuovere più profondamente il terreno, il collare rigido che sostituisce la tradizionale bardatura in cuoio e che insieme con la ferratura dello zoccolo migliora l’impiego del cavallo sia nel trasporto che nell’aratura. Il maggiore utilizzo di questo animale, con la conseguente necessità di foraggi, fa da stimolo alla trasformazione dei cicli di coltivazione con l’adozione di un sistema di rotazione triennale che riduce la porzione di suolo improduttiva e l’impoverimento del terreno e accresce la varietà delle colture arricchendo la dieta dei contadini. La maggiore disponibilità di ferro, grazie all’incremento dello sfruttamento delle miniere e alla maggiore diffusione delle botteghe dei fabbri, consente un suo più largo impiego nella realizzazione di attrezzi agricoli, nonché nella fabbricazione di asce e seghe indispensabili per guadagnare terreni fertili a discapito dei boschi.
Nel passaggio da una economia di sussistenza basata per buona parte sull’agricoltura a una economia sempre più caratterizzata dall’espansione dello scambio sta la chiave di lettura della nuova fase in cui il lavoro nei campi fa da volano per la fioritura di commercio, artigianato e finanza. Questi trovano il proprio habitat naturale nelle città, dove si riversa quella parte della popolazione attiva che, non riuscendo a trovare collocazione nel settore agricolo, cerca un impiego nelle nascenti manifatture.
Le Fiandre, la Francia meridionale, l’Italia centro settentrionale sono tra le regioni più urbanizzate d’Europa: il precoce e intenso sviluppo cittadino è stimolato da quello delle manifatture tessili che richiamano forza lavoro dalle zone limitrofe. Né si tratta esclusivamente di manovalanza generica poiché tra questi vi sono individui in possesso di capacità manuali, acquisite nei laboratori delle aziende signorili, che vedono nell’inurbamento la nuova frontiera delle libertà personali. Le città diventano le sedi naturali di fornai, macellai, fabbri ferrai, falegnami, calzolai, sarti, la cui attività si va incrementando grazie anche a uno stretto rapporto con la campagna. I contadini, che vendono i loro prodotti sui banchi dei mercati cittadini, utilizzano il denaro ricavato per acquistare attrezzi e manufatti dalle botteghe locali.
L’uomo non è solo un fondamentale fattore produttivo, è anche il soggetto principale della vita sociale che ha come teatro la città, ecco perché è opportuno sottolineare come lo sviluppo urbano europeo tra il 1000 e il 1300 non sia una ripetizione di quello di epoca antica ma un fenomeno nuovo e più complesso di quanto non sia stato in passato. Tra le mura cittadine gruppi sociali diversi tra loro, che esercitano le nuove o le rinnovate attività economiche, lottano per il predominio sociale e per affrontare questa lotta aumentano il loro grado di coesione. I primi a prendere consapevolezza dei possibili vantaggi economici e sociali derivanti dall’agire in maniera congiunta sono i mercanti. È dall’uso di viaggiare insieme per difendersi dalle aggressioni che nasce quello di restare uniti anche all’interno delle città formando associazioni mercantili o gilde, composte da individui con comuni interessi commerciali. A tal proposito vale la pena menzionare le Guild Merchants inglesi e in particolare quella di Lincoln, il cui statuto cittadino del 1157 ricorda come “la corporazione mercantile degli uomini della città e della contea” esista già da molto prima della sua redazione.
Anche gli artigiani addetti a uno stesso settore, che tendono, per facilitare l’approvvigionamento e il reciproco controllo, a concentrarsi nelle stesse strade o piazze, trasformano questa spontanea aggregazione in associazioni denominate, a seconda della loro collocazione geografica, Arti, Schole, Fraglie, Gilde, Gremi, Craft, Guild, Métier, Zunft, che, se da una parte assicurano all’aderente tutela, protezione e aiuto, dall’altra impongono loro il rispetto delle norme fondamentali contenute in un regolamento detto statuto. Tale dettato disciplina sia l’aspetto tecnico dell’esercizio del mestiere, dalla dislocazione della bottega alla qualità del bene prodotto, che quello religioso e assistenziale. Le corporazioni infatti si fanno promotrici ad esempio dell’erezione di una cappella o di un altare che dedicano al santo scelto come patrono e vengono in aiuto degli indigenti e dei maestri inabili per malattia o vecchiaia.
Tranne che nel caso del settore tessile, il processo produttivo comincia e finisce per lo più nella stessa bottega, diretta da un maestro che ne è il titolare, con l’ausilio di laborantes (collaboratori esperti) e di discipules (fanciulli avviati al mestiere che vivono presso il maestro al quale si legano, sulla base di un contratto scritto, per il tempo necessario ad apprendere i fondamenti del mestiere). Il grado di maestro costituisce il requisito fondamentale per aprire una bottega, accedere alla corporazione e partecipare all’elezione dei suoi rappresentanti.
Da elementi fondanti della struttura economica e sociale urbana, le Arti vanno assumendo un ruolo decisivo anche sotto l’aspetto politico, esercitando in alcuni casi il controllo diretto del governo cittadino. In Inghilterra molte Guilds Merchant compongono il ceto dirigente delle proprie città, nei Comuni italiani retti a regime democratico – il migliore esempio è Firenze – le Arti acquistano dal XIII secolo una funzione preponderante nella vita politica, fino a diventare un elemento essenziale della stessa organizzazione comunale, per cui dalla seconda metà del Duecento in avanti, la storia di quei Comuni è per buona parte la storia del predominio politico delle associazioni di mestiere.
In città quali Bologna e Parigi, centri di grande fermento culturale, prendono forma particolari corporazioni composte da insegnanti e studenti, chiamate università, che sulla scorta dell’esempio degli artigiani mirano a ottenere il riconoscimento delle autorità civili ed ecclesiastiche ai fini della concessione di privilegi di carattere giuridico ed economico, quali esenzioni dalle imposte, prezzi controllati per gli alloggi, tribunali speciali e il superamento degli inconvenienti relativi allo status di stranieri.
Se si calcolano tutte le forme di consumo e il numero dei soggetti coinvolti, il settore tessile – e laniero in particolare – è il principale settore di produzione non agricola.
Fiandre e Inghilterra sono i paesi in cui la lavorazione del panno lana raggiunge tra XI e XII secolo uno sviluppo qualitativo e quantitativo rilevante che garantisce all’industria nordica una incontestabile supremazia. Lo sviluppo fiammingo ha tra le sue motivazioni principali un proficuo impiego dell’eccedenza di popolazione in un’opera di miglioramento dello spazio extraurbano, con il recupero di nuove terre che vengono destinate al pascolo di migliaia di pecore la cui lana dà vita a un panno apprezzato ovunque e molto ricercato. I mercanti italiani se ne approvvigionano alle fiere della Champagne e lo scambiano nel Levante con spezie, seta e pietre preziose. In quasi tutte le città delle Fiandre quella tessile è l’ occupazione principale e le corporazioni mercantili si occupano del reperimento delle materie prime necessarie alla lavorazione, nonché della collocazione del prodotto finito sul mercato.
Un documento contabile datato 1130/1131 testimonia la presenza di corporazioni di tessitori a Londra, Winchester, Oxford, Nottingham, Huntingdon. A Pisa troviamo menzione di consoli dell’Arte della Lana sin dal 1188, e un ruolo sociale importante lo ha anche l’Arte fiorentina di Calimala, i cui membri sono commercianti all’ingrosso di lana e panni grezzi da destinare alla proficua industria cittadina della “finitura”. Sin dal 1150 l’Arte si occupa della cura della chiesa metropolitana di San Giovanni e qualche anno più tardi gli è affidata anche l’amministrazione del lebbrosario di San Eusebio; nel 1184 i suoi consoli vengono attivamente coinvolti nella stipula del trattato di Lucca e nominati arbitri in contese diplomatiche o commerciali.
Sia nelle Fiandre, sia in Inghilterra, sia in Italia tre sono gli aspetti predominanti del sistema di produzione del panno: mercati molto ampi ed elastici, ampia dipendenza dalle importazioni di materie prime necessarie alla lavorazione (l’Inghilterra e le Fiandre, ad esempio, dipendono dalle importazioni di guado dalla Piccardia, da quelle di oricello proveniente dalla Scandinavia e da quelle di ceneri, impiegate come mordenti, provenienti dalla Germania settentrionale e dal Baltico), una forte divisione del lavoro (partecipano al processo di produzione del panno lana, che consta di circa 30 momenti differenti, molteplici figure professionali, basti menzionare cardatori, filatori, tessitori, follatori, tosatori, tintori, tra i quali è ancora possibile distinguere tra tintori che utilizzano il guado e quelli che utilizzano altre tinture).
Queste stesse condizioni rendono necessaria la presenza di un mercante che sovrintenda all’intero processo e metta in collegamento produttori di materia prima, artigiani e acquirenti, secondo un sistema che è stato definito di opificio decentrato. In questa maniera anche se le maestranze non sono concentrate in un solo stabilimento, nelle città dove l’industria laniera è molto sviluppata si ha egualmente la presenza di grandi masse di operai che nei momenti di crisi economica, consapevoli della loro forza numerica, non esitano a mettere in atto forme di protesta più o meno violente.
Infine è opportuno ricordare che nel processo di sviluppo qualitativo del panno lana grande importanza ha l’introduzione dell’albero a camme grazie al quale il movimento rotatorio originato dalla ruota idraulica è trasformato in un movimento lineare alterno capace di azionare i magli per la battitura dei panni, resi in tal maniera più morbidi e compatti di quanto non si riesca a ottenere con il tradizionale metodo romano consistente nel battere i panni con i piedi.