Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nell’XI secolo, i sovrani della casa salica compiono campagne militari verso est, ispirati dalla lotta religiosa, sottraendo terre agli Slavi. I territori conquistati sono poi abitati dalla popolazione tedesca. Nel XII secolo subentra l’iniziativa dei signori territoriali, che ampliano i loro domini a scapito dei territori slavi. Segue nel XIII e XIV secolo un’ondata di insediamenti di contadini e borghesi che trasformano l’Est europeo, importandovi e adattandovi forme di vita, tecniche e istituzioni tedesche.
Prima dell’anno Mille, nell’Europa nordorientale non c’è traccia di popolazioni germaniche. Dopo cinque secoli, i Tedeschi sono, invece, ovunque, da Bergen a Mosca, da Lubecca alla Finlandia. La loro diffusione è stata interpretata come dettata da una volontà unica. In realtà, i Tedeschi non seguono alcun disegno comune e, anzi, spesso perseguono obiettivi tra di loro incompatibili. Si associano con le popolazioni locali e tendono a danneggiarsi economicamente tra loro. A trarre un reale profitto dalla loro diffusione sono i mercanti occidentali: le città anseatiche sono le principali protagoniste del commercio e sono periodicamente in guerra contro tutti. Dopo quella degli Slavi, l’immigrazione germanica è quella più importante per l’influenza che esercita in tutto l’Est europeo. Provoca una grande trasformazione dell’Europa orientale, paragonabile alla diffusione del cristianesimo, grazie all’introduzione di idee e istituzioni che spesso si adattano alle nuove condizioni.
Dal X secolo le popolazioni germaniche cominciano a essere particolarmente attive nei confronti degli Slavi, passando da atteggiamenti difensivi a offensivi. L’iniziativa nella prima fase è degli imperatori. Nell’XI secolo, i sovrani della casa salica compiono una serie di campagne militari verso est, spesso ispirati dalla lotta religiosa. Enrico II sottrae agli Slavi la regione dell’Alto Meno e fonda il vescovado di Bamberga. Enrico III lotta contro gli Ungari. I territori conquistati sono poi abitati dalla popolazione tedesca. Fino al XII secolo questa espansione, tuttavia, non supera l’Elba. Ma con Lotario di Sassonia e poi coi sovrani svevi, comincia la colonizzazione germanica su vasta scala. I sovrani tedeschi alternano le spedizioni contro gli Slavi pagani con le crociate in Terrasanta. Il processo, tuttavia, non è lineare e sempre vincente. A periodi di espansione succedono fasi di ripiegamento. Gli Slavi, ad esempio, approfittano della crisi provocata dalle lotte tra guelfi e ghibellini che paralizzano la Germania per riconquistare territori. La Sassonia, più volte passata dai Tedeschi agli Slavi e dagli Slavi ai Tedeschi, alla fine diventa esclusivamente germanica.
All’iniziativa dei sovrani tedeschi subentra quella dei signori territoriali, che aspirano ad ampliare i loro domini a scapito dei territori slavi. Cavalieri, baroni e principi, accomunati dall’esercizio dell’autorità e dalla pratica della guerra, sono i protagonisti di questa seconda fase.
Molti signori tedeschi seguono di malavoglia Federico Barbarossa in Italia, proprio perché sono più tentati dalla conquista dell’Est. I cavalieri sassoni alla metà del XII secolo iniziano a sottrarre terra agli Slavi nell’Holestein orientale e a espandersi verso nord-est, assicurandosi feudi nelle zone slave germanizzate. Portano nelle zone di nuovo insediamento il feudo, la legge feudale e la cavalleria. Particolarmente attivi sono i duchi sassoni e personaggi come Enrico il Leone, Wichmann, arcivescovo di Magdeburgo, i vescovi di Meissen. Grazie alla loro iniziativa i coloni tedeschi raggiungono il Meclemburgo, il Brandeburgo e la Pomerania. Il vescovo Alberto, canonico di Brema, raccoglie un gruppo di cavalieri avviati verso la Terrasanta e ne fa l’ordine dei Portaspada per combattere i pagani. Ermanno di Salza, capo dell’ordine teutonico, capisce che la Palestina è ormai perduta e sceglie come campo d’azione la conquista dell’Est europeo. Si mette alle dipendenze del papa e riceve in feudo la Prussia.
I Cavalieri teutonici fondano nel 1232 Thorn e Kulm, nel 1233 Marienwerder ed Elbing. Nel 1250 la maggior parte dei signori in Pomerania sono di origine sassone, ma la loro espansione in Prussia è bloccata dall’ordine teutonico. All’inizio del XIV secolo l’area del Golfo di Finlandia fino a Kiel è occupata da questa aristocrazia tedesca, formata da Junker. La costa baltica è ormai disseminata di nuclei tedeschi. Si fanno, quindi, venire coloni da ogni parte della Germania e così sorgono non solo villaggi, ma anche città. I mercanti tedeschi affiancano i contadini e fondano mercati sul Baltico. Lo spostamento di coloni e missionari germanici verso est lungo le rive del Baltico attrae, infatti, in breve tempo ampi interessi commerciali. Non mancano intermediari veri e propri che per conto di signori territoriali dell’Est cercano uomini.
Col XIII secolo, ai signori subentrano i borghesi, con in testa i mercanti di Lubecca che controllano il principale passaggio tra l’area nordorientale e l’Europa occidentale, acquisendo la supremazia sui mercanti di passaggio nel Baltico. I Tedeschi danno un modello per lo sviluppo delle città. I cittadini sono, infatti, riluttanti a insediarsi se manca la legge comunale e per favorire gli insediamenti i signori locali concedono la possibilità di tali ordinamenti cittadini. Soprattutto nelle città ungheresi e polacche vengono introdotte le forme di governo cittadino mutuate da città tedesche, in particolare dagli statuti di Magdeburgo. Città come Breslavia (1242), Buda (1244), Cracovia (1257) e altre sono, infatti, governate da leggi germaniche e sono piene di mercanti tedeschi.
A dare un’accelerazione ai processi di immigrazione tedesca contribuiscono dal XIII secolo soprattutto le invasioni mongole (1241-1242) che spopolano la Polonia e l’Ungheria a tal punto da ritenere necessaria l’immigrazione tedesca per riempire i vuoti. Questa volta è soprattutto la popolazione contadina a spostarsi verso est e sono i sovrani di questi Stati ad attrarli per risollevare i loro Paesi. I principi locali concedono le loro terre a condizioni favorevoli. Con i contadini tedeschi arrivano nuove tecniche agrarie e nuove forme di insediamento. Il segno distintivo della colonizzazione germanica è la serie di case lungo una strada o un campo, ciascuna con le sue strisce di arativo sul retro, che contrasta coi villaggi slavi circolari. I proprietari terrieri assicurano all’interno del villaggio, in cambio dell’affitto, libertà individuale, sicurezza della locazione e dell’ereditarietà dei beni e una tassazione sostenibile.
Gli effetti dell’emigrazione tedesca sia cittadina che contadina sono rilevanti. Le città distrutte dai Mongoli vengono ricostruite grazie all’apporto tedesco. I progressi economici di queste aree sono strettamente legati all’immigrazione tedesca. I coloni portano nuovi mestieri e nuove tecniche produttive e commerciali. Particolarmente indicativa di questa vicenda è la questione legata alle miniere. I Tedeschi sono, infatti, bravi minatori e già dal X secolo sono in cerca di giacimenti d’argento e di rame. Dopo il 1200 si spingono in Slesia, Boemia e Moravia, per poi raggiungere l’Ungheria. Alla metà del secolo sono in Serbia, per poi giungere, nella generazione successiva, in Bosnia e Bulgaria e, infine, a Tessalonica. Per secoli vengono chiamati “Sassoni” e trasmettono non solo la tecnica, ma anche la terminologia, le forme di organizzazione del lavoro e finanche lo stesso diritto minerario, originariamente orale e consuetudinario. Si impadroniscono dell’attività estrattiva dei minerali nobili, mettendo in ombra la tradizione mineraria slava relegata solo nella produzione del ferro.
L’emigrazione tedesca ha dato luogo alla formulazione di giudizi storici diversi. La storiografia tedesca ha insistito nell’evidenziare l’apporto di civiltà portato dai coloni tedeschi in un mondo slavo arretrato e rozzo. Il nazionalismo tedesco del XX secolo ha fatto di questo argomento la giustificazione delle proprie pretese espansionistiche. Tale storiografia ha ignorato che a loro volta i Tedeschi hanno subito l’immigrazione di elementi provenienti dall’Occidente e che la stessa immigrazione non è un fenomeno omogeneo, ma vede la partecipazione di elementi come gli Italiani e i Valloni. Dal dopoguerra si sono, quindi, affermate posizioni storiografiche che hanno abbandonato le posizioni nazionalistiche più esasperate. La storiografia polacca o ceca ha insistito sugli aspetti aggressivi di questa colonizzazione, soprattutto nella valutazione del ruolo dell’ordine teutonico.