L'età del Bronzo nelle steppe eurasiatiche
di Sandro Salvatori
Con l'espressione "steppe eurasiatiche" si designa un'entità geografica che dalle sponde settentrionali del Mar Nero giunge fino alla Mongolia, delimitata a nord da una zona mista di steppa e foresta e a sud da una altrettanto vasta regione a steppa predesertica e deserti di sabbie interrotti solo da zone alluvionali relativamente ristrette, create dai delta dei fiumi endoreici che caratterizzano l'Asia Centrale ex sovietica. L'asse mediano di questa regione è costituito dalla catena dei Monti Urali, a est dei quali si estende la porzione asiatica del mondo delle steppe. In quest'area si può parlare di età del Bronzo solo a partire da un momento avanzato del III millennio a.C. Diversa la situazione a ovest degli Urali (culture Pit-Grave, Catacomb Grave, Poltavo) e lungo la zona pedemontana del Turkmenistan meridionale (periodi Namazga III-IV), dove la metallurgia del bronzo, prevalentemente arsenicale, si sviluppa già alla fine del IV millennio a.C.
La fascia di transizione a steppa arborea e la steppa vera e propria sono occupate, durante la seconda metà del IV e per larga parte del III millennio a.C., da culture caratterizzate da ceramiche geometriche impresse a pettine, con insediamenti tra i 3 e i 15 ha, con case seminterrate rettangolari, circolari e poligonali, con focolare centrale e aree di attività, da una industria litica a ritocco bifacciale foliato e da una economia mista di caccia, pesca e raccolta (culture Surtandy, Tersek Botai). Ancora largamente dibattuta è l'interpretazione di rilevanti quantità di resti ossei di cavallo nel sito di Botai e in altri siti coevi del Kazakhstan centro-settentrionale. La risoluzione del problema, se si tratti cioè di incipiente domesticazione o di caccia intensiva, è assolutamente cruciale per la comprensione degli esiti culturali successivi.
A sud, intorno al Lago d'Aral, si dispiega la contemporanea cultura di Kelteminar, mentre a est, nel Kazakhstan centrale e orientale e nel bacino di Minusinsk, sul medio Enisej, la cultura di Afanas´evo, nota soprattutto da necropoli, mostra tratti apparentemente riconducibili a una relativa mobilità legata ad attività di allevamento. La metallurgia del rame è presente e diffusa, ma non sembra avere i caratteri di un'attività specializzata; in ogni caso, a oggi non sono noti centri di produzione metallurgica in associazione a contesti archeologici Afanas´evo.
Negli ultimi secoli del III millennio cominciano a manifestarsi, immediatamente a est degli Urali, influssi occidentali prodotti dall'intensificarsi dei rapporti con le culture di Poltavo e di Abaševo, portatrici, fra l'altro, di una metallurgia del bronzo. Nella regione dell'Altai e del bacino di Minusinsk, nell'ambito della cultura di Okunev (che succede, forse con qualche sovrapposizione, all'orizzonte Afanas´evo), la metallurgia del bronzo è ormai acquisita, pur entro il quadro di un pastoralismo a limitata mobilità. È assai probabile che questi gruppi abbiano sfruttato le ricche mineralizzazioni di rame presenti nei monti dell'Altai e nel bacino di Minusinsk. Sempre a questa facies culturale appartengono numerose testimonianze di arte rupestre e mobiliare, raffiguranti cavalli, buoi e altri animali importanti nell'economia del gruppo.
Diversamente da quanto teorizzato in precedenza, le ricerche degli ultimi venti anni sembrano dimostrare che gli influssi occidentali non furono accompagnati da significativi movimenti di popolazione, ma ebbero una funzione di stimolo sulle popolazioni della steppa transuralica meridionale e del Kazakhstan centrale e settentrionale, producendo una spinta allo sfruttamento sistematico delle risorse minerarie. Verso la fine del III millennio a.C. in tutta l'area transuralica compaiono nuove organizzazioni insediamentali: villaggi circolari con capanne di legno a pianta rettangolare nella zona della steppa arborea (cultura di Taškovo) e villaggi fortificati di varia forma nella steppa (cultura di Syntašta-Arkaim-Petrovo). Queste culture, la cui relazione cronologica non è ancora del tutto chiarita, rappresentano una delle maggiori scoperte degli ultimi anni nell'area transuralica meridionale. La cultura di Syntašta, che le prime datazioni al 14C collocano tra il 2100 e il 1800 a.C., è oggi nota grazie all'individuazione di una ventina di villaggi fortificati di forma circolare, ovale e rettangolare nell'area a sud di Čeljabinsk, tra i fiumi Ural, Tobol´ e Uj. Di particolare importanza nell'economia di questi insediamenti è l'attività metallurgica, che sembra avere una dimensione sostanzialmente domestica. Altrettanto significativa è la presenza, in alcune sepolture, di carri a due ruote e di cavalli, un fenomeno largamente documentato nella seconda metà del III millennio tra il Danubio e gli Urali (almeno 250 tombe hanno infatti restituito resti di carri a 4 e a 2 ruote). Il tipo di insediamento stabile caratteristico della cultura di Syntašta perdurerà nella regione anche durante la più tarda fase Begazi-Dandibay (villaggi di Kent e Toksanbay) dell'orizzonte Andronovo-Alekseeva.
Il sensibile peggioramento climatico che investe tutta l'Eurasia settentrionale tra III e II millennio a.C., producendo la steppizzazione di vaste regioni precedentemente coperte da foreste, sembra essere stato all'origine di una segmentazione dei gruppi a economia pastorale, che occuperanno progressivamente tutto l'arco della steppa e della steppa arborea. Il II millennio vede infatti su tutto questo immenso settore dell'Eurasia orientale, dalla steppa arborea a nord alle zone peridesertiche a sud, la diffusione dell'orizzonte culturale Andronovo con una serie articolatissima di gruppi, probabilmente multietnici e multilinguistici, che mostrano somiglianze più o meno significative nella produzione ceramica e metallurgica, nel sistema funerario e nell'economia di base, legata a un pastoralismo mobile. Il fenomeno Andronovo è suddiviso generalmente in quattro stadi: 1) cultura di Syntašta-Arkaim-Petrovo (2100-1800 a.C.); 2) cultura di Alakul (1800-1600 a.C.); 3) cultura di Fedorovo (1600-1400 a.C.); 4) cultura di Sargary-Alekseeva (1400-1200 a.C.). Le basi economiche dei gruppi di Andronovo sono legate a forme agropastorali con una relativa mobilità. La cultura materiale è caratterizzata dalla produzione di ceramiche fatte a mano, decorate con motivi geometrici a impressione o incisi, e di oggetti metallici a carattere sia ornamentale sia funzionale. I villaggi, in genere situati lungo corsi fluviali, sono formati da agglomerati di case lignee; tipiche sono le case seminterrate con pozzetti interni e corridoio d'ingresso. Nel rito funerario, l'inumazione prevale in contesti Petrovo e Alakul, mentre la cremazione è dominante nella cultura Fedorovo. L'addomesticamento del cavallo è pienamente raggiunto già all'inizio del II millennio a.C., come dimostrano le sepolture di Syntašta, in cui il cavallo è associato al carro a due ruote. Altrettanto si può dire della metallurgia del bronzo; proprio l'attività metallurgica sembra caratterizzare le comunità Andronovo e in parte sostenerne la grande espansione geografica, che supera ampiamente il limite della regione steppica.
Ricerche recenti hanno individuato in modo inequivocabile una consistente espansione tardo-Andronovo (seconda metà del II millennio a.C.) in Semireč´e, a sud dei laghi Balkhash e Alakul, nella Zungaria (Xinjiang Uyghur), con una probabile penetrazione da nord-ovest e un successivo contatto con le culture locali dell'età del Bronzo a ceramiche dipinte sia a est (orizzonte Nanwan) sia a sud (orizzonte Xintala), sul fronte settentrionale del bacino di Tarim. Cominciano ora a delinearsi differenziazioni regionali nella provincia centroasiatica a preminente attività metallurgica: aree a prevalente carattere estrattivo (come la regione dell'Altai), zone a maggiore concentrazione di centri dedicati alla fusione e alla forgiatura (come i siti di Atasu, Ak Mustafa e Mirchik nel Kazakhstan centro-orientale) e aree di passaggio del minerale dalle zone di estrazione a quelle di trasformazione (valli intermontane della Semireč´e e della Zungaria). In queste ultime, la comparsa di monumenti funebri e di una diffusa arte rupestre può essere letta come marcatore territoriale posto dai gruppi locali, che qui sembrano aver sviluppato un'efficace specializzazione del sistema di vita pastorale nella direzione di un pastoralismo transumante "verticale", più adatto a un capillare controllo del territorio.
Verso il XVII-XVI sec. a.C., a sud della steppa vera e propria, nelle piane alluvionali dell'antica Chorasmia e nell'oasi di Bukhara si stabilizzano culture di tipo andronoviano, che si sovrappongono a gruppi a economia neolitica. Alla formazione di questi gruppi meridionali sembrano aver contribuito diverse componenti delle culture delle steppe. A sud dell'Aral, nel delta meridionale dell'Akcha Darya e lungo l'Uzboy, il gruppo denominato Tazabagyab sembra fondere elementi tipici della cultura Srubnaja dell'area sud-uralica con elementi della facies andronoviana di Alakul. La presenza di ceramica della fase Fedorovo in contesti della locale cultura tardoneolitica di Kamishli lascia intravedere un lento processo di ingresso nell'area.
Caratterizzata da una produzione ceramica non tornita, decorata con motivi geometrici incisi, la fase Tazabagyab (di cui si conoscono almeno 50 insediamenti) esprime una economia mista agropastorale, supportata dall'uso di canali di irrigazione e incentrata su villaggi di case semisotterranee (in media ca. 11 × 12 m e 0,8-0,9 m di prof.). Nella necropoli di Kokcha 3 sono state scavate 74 tombe a fossa, in cui è stata rilevata una persistente regolarità nella deposizione degli individui: maschi sul fianco destro e femmine sul fianco sinistro. La produzione metallurgica contempla armi (coltelli, punte di freccia ottenute per fusione), ornamenti (braccialetti, pendenti, spilloni con testa a doppia spirale), punteruoli e specchi. Dopo limitatissimi e circoscritti contatti, documentati durante le prime fasi del Bronzo Tardo, intorno alla metà del II millennio piccoli gruppi di pastori di Tazabagyab compaiono sia nella zona pedemontana del Turkmenistan meridionale (Namazga Depe, Tekkem Depe) sia nell'ormai degradato delta del Murghab, dove volge al tramonto la civiltà agricola dell'età del Bronzo.
A est, nel Ferghana e intorno a Tashkent, l'orizzonte Andronovo è rappresentato dalla cultura Kayrak Kum, che occupa sia le rive del Sir Darya sia le zone montane, dove sono state abitate anche le grotte. Nell'area del Makhandarya, a ovest di Bukhara, una cultura del tutto analoga a quella Tazabagyab si insedia nell'area degli agricoltori della cultura Zaman Baba, probabile sviluppo della cultura tardocalcolitica e del Bronzo nota dal grande insediamento di Sarazm, lungo il medio corso dello Zerafshan. L'area del medio Zerafshan sembra testimoniare un precoce contatto fra gli agricoltori locali e i gruppi di pastori mobili delle steppe eurasiatiche centrali. L'insediamento di Tugai, ubicato sulla prima terrazza della valle dello Zerafshan, 18 km a est di Samarcanda, ha infatti restituito materiali riferibili alla più antica fase (Petrovo) dell'orizzonte Andronovo. Il sito è non solo un accampamento di pastori mobili, ma anche un centro di produzione metallurgica.
Nell'Uzbekistan e nel Tajikistan meridionali, a iniziare dalla metà del II millennio a.C. si assiste a un processo di infiltrazione di pastori nomadi tardo-andronoviani del tutto analogo a quello osservato in Margiana durante il Bronzo Finale (fase di Takhirbai 3). Nell'ambito delle locali culture agricole di Sapalli-Jarkutan (fase Bustan), Vakhsh, Bishkent e fino alla confluenza del Kokcha con l'Amu Darya (Shortughai), in Afghanistan, la presenza di gruppi alloctoni si manifesta sia attraverso la comparsa di ceramica cosiddetta "delle steppe" negli insediamenti degli agricoltori (Dakhana, Karimberdy, Kangurttut) sia con il costituirsi di insediamenti e necropoli dei nuovi arrivati, in cui viene adottata, insieme alla tradizionale ceramica incisa e impressa, e anche imitata (senza l'uso del tornio) la ceramica tornita, tipica degli agricoltori. Una linea di imparentamento con la cultura Andronovo-Fedorovo può essere indicata dalla presenza della cremazione nella necropoli di Bustan VI, nell'Uzbekistan meridionale. Una situazione analoga sembra interessare nello stesso periodo (seconda metà del II millennio a.C.) le oasi della Battriana meridionale, anche se la documentazione archeologica non è qui completa quanto quella della Battriana settentrionale, a nord dell'Amu Darya.
Bibliografia
N. Vinogradova, Interrelation between Farming and "Steppe" Tribes in the Bronze Age South Tadjikistan, in SAA 1991, pp. 289-301; V.H. Mair (ed.), The Bronze Age and Early Iron Age Peoples of Eastern Central Asia, Washington 1998; M. Jianjun - C. Shell, The Existence of Andronovo Cultural Influence in Xinjiang during the 2nd Millennium BC, in Antiquity, 73 (1999), pp. 570-78; M. Levine et al. (edd.), Late Prehistoric Exploitation of the Eurasian Steppe, Oxford 1999; K. Boyle - C. Renfrew - M. Levine, Ancient Interactions. East and West in Eurasia, Oxford 2002; E.N. Chernykh, Ancient Metallurgy in the USSR. The Early Metal Age, Cambridge 2002; J. Davies-Kimball et al. (edd.), Kurgans, Ritual Sites, and Settlements: Eurasian Bronze and Iron Age, Oxford 2002; K. Jones-Bley - D.G. Zdanovich (edd.), Complex Societies of Central Eurasia from the 3rd to the 1st Millennium BC. Regional Specifics in Light of Global Models, I-II, Washington (D.C.) 2002.
di Evgenij N. Černych
Necropoli di kurgan posta 1 km a est del villaggio omonimo, nella provincia di Čeboksar (Federazione Russa).
Costituito da 13 tumuli e parzialmente scavato a più riprese tra il 1925 e il 1958, questo cimitero è il sito eponimo di una cultura della prima età del Bronzo (XVII-XVI o XVI-XV sec. a.C.) appartenente all'orizzonte Sejma e successivamente indagata in numerose altre necropoli distribuite in un territorio molto vasto. L'areale della cultura di A. si estende infatti dalle regioni delle steppe-foreste dell'Europa orientale, a ovest, al bacino del Tobol, a est. Nella regione dell'alto Volga i siti appartenenti a questa cultura (più frequentemente dislocati lungo la riva destra) occupano anche la parte meridionale della zona di foresta.
Sono stati identificati tre grandi gruppi geografici di siti, grosso modo corrispondenti ad altrettante varianti regionali della cultura di A.: nel bacino superiore del Don, nel medio e alto bacino del Volga e su entrambi i versanti degli Urali meridionali. In totale sono oggi noti più di 250 insediamenti, tutti di modesta estensione (poche migliaia di m2) e concentrati essenzialmente in due regioni: il bacino superiore del Don (scavati: S̆ilovo, Maslovo, ecc.) e la regione del fiume Belaja negli Urali sud-occidentali (scavati: Tjubjak, Beregovskoe I e II, Balanbaš, ecc.). Non sono documentate tracce insediamentali nel bacino dell'alto Volga. Le case erano rettangolari e piuttosto ampie (150/200 m2 ca.). Le necropoli, costituite da sepolture a kurgan, rappresentano la più comune testimonianza monumentale delle genti di A. Mentre nel bacino del Don le fosse erano spesso scavate all'interno di kurgan più antichi (ad es., Chochol´skij), correlabili alla cultura delle catacombe dell'età del Bronzo Medio, nell'alto Volga settentrionale i primi kurgan sono attribuibili proprio alla cultura di A. e sono spesso caratterizzati da una sepoltura singola (ad es., nel sito eponimo A., Vilovatovo, ecc.); la tradizione del kurgan è invece poco diffusa negli Urali meridionali, dove tende gradatamente a scomparire.
Una sepoltura collettiva molto interessante è venuta alla luce a Pepkino, nella regione dell'alto Volga: gli scheletri di ventisette giovani uccisi, oltre a due teschi, sono stati rinvenuti in un kurgan con fossa lunga oltre 11 m. Uno degli individui sepolti in questa "tomba degli eroi" doveva essere stato in vita un artigiano del rame, come suggerisce lo stampo bivalve di argilla per un'ascia con immanicatura cava. Il corredo funerario è come sempre modesto; in genere era costituito da vasi "a campana" dalle dimensioni contenute con costolatura orizzontale, realizzati con un impasto di argilla e polvere di conchiglia (un'antichissima tradizione dell'Europa orientale) e, a volte, manufatti di rame (soprattutto coltelli e punteruoli, ma anche ornamenti, ecc.). Ripostigli di armi e utensili di rame (punte di freccia, pugnali, asce con immanicatura, ecc.) riferibili alla cultura di A. sono documentati nell'alto Volga e nelle regioni degli Urali: Verchne-Kizy, Galič (con idoli antropomorfi di rame), ecc. Al più importante repertorio di questa cultura appartengono i numerosi esemplari di guanciali di osso per morso, che mostrano stringenti analogie con il materiale proveniente dalle tombe a pozzo di Micene, databili a partire dal XVI sec. a.C.
L'economia si basava principalmente sull'allevamento stanziale (bovini, ovini, cavalli); sono invece assenti testimonianze di pratiche agricole. L'esistenza e l'elevato livello della metallurgia sono ampiamente attestati: tracce di attività metallurgica primaria (minerali di rame, scorie, recipienti di argilla per la fusione, stampi, manufatti di rame) sono state rinvenute in numerosi insediamenti del versante orientale e occidentale degli Urali (Urnjak, Balanbaš, Maly Kizy, ecc). Venivano prodotti due tipi di rame: l'uno chimicamente puro, correlabile ai numerosi giacimenti degli Urali orientali, l'altro arsenicale, estratto dal minerale proveniente dal giacimento di Taš-Kazgan.
La cultura di A. rappresenta il sostrato della successiva cultura Srubnaja (detta anche Timber-Grave Culture) ed è strettamente collegata con la cultura Petrovka, cui si deve l'introduzione della metallurgia nelle steppe degli Urali orientali e che è a sua volta precorritrice della successiva cultura di Andronovo, diffusa su un enorme areale dagli Urali al sistema del Sayan-Altai. L'arco di durata della cultura di A. coincise in parte con la cosiddetta "epoca delle grandi migrazioni" (XVIII-XV sec. a.C.), che vide il movimento di numerose popolazioni eurasiatiche. L'effetto più rilevante di questo fenomeno per le genti di A. fu l'entrata in contatto con i gruppi Sejma-Turbino, tribù di guerrieri e allevatori di cavalli che si erano spinte verso occidente dagli Altai, e la conseguente fusione con esse di alcuni gruppi orientali di A.
Bibliografia
O.N. Boder et al., Epocha bronzy lesnoj polosy SSSR. [L'età del Bronzo nella fascia delle foreste dell'URSS], Moskva 1987, pp. 124-31; E.N. Chernykh, Ancient Metallurgy in the USSR. The Early Metal Age, New York 1992; A.D. Prijakin - N.B. Mojseev - V.I. Besedin, Selezni-2. Kurgan dono-volžskoj abaševskoj kul´tury [Selezni 2. Un kurgan della cultura di Abaševo da Don-Volga], Voronež 1998.
di Gennadij B. Zdanovič
Sito nella parte meridionale della regione di Čeljabinsk, su uno degli affluenti di sinistra del fiume Ural (Russia).
L'insediamento fu riportato alla luce nel 1987 con uno scavo di emergenza, diretto da G.B. Zdanovič, in occasione dei lavori per la costruzione di una diga. Il sito è databile su base archeologica al XVII-XVI sec. a.C., tuttavia l'area in cui esso sorge era stata in precedenza e a lungo utilizzata per sepolture.
L'area scavata (ca. 8000 m2) corrisponde a un quarto della superficie totale dell'insediamento, nella cui planimetria si distinguono un fossato, due cerchie concentriche di mura costruite con terra, mattoni crudi e legno, alcuni elementi delle fortificazioni e uno spiazzo centrale. Un campo fortificato di cui si individua il tracciato intorno al percorso delle mura esterne era probabilmente utilizzato come recinto per il bestiame. Il diametro del muro interno (cittadella) è di 85 m, di quelli esterni di 143-145 m; lo spessore delle mura è di 3-5 m alle fondazioni, mentre l'alzato si conserva per 3-3,5 m. Nelle mura di cinta, in prossimità dei varchi (quattro, due dei quali indagati, caratterizzati da una complessa architettura), si conservano i basamenti di torri e piccoli ambienti. Muri radiali dividono la cerchia esterna di mura in 5 o 7 settori, formando al contempo un sistema fortificato indipendente per ciascuno di essi.
Le abitazioni, di pianta trapezoidale (110-116 m2), erano composte da una intelaiatura lignea e da blocchi in crudo e comprendevano cortili coperti. Le costruzioni contigue avevano pareti in comune, orientate radialmente verso il centro dell'insediamento. Circa un terzo di ciascuna unità abitativa era costituito da una parte comunitaria, comprendente un pozzo, uno scarico domestico e un focolare unito a una fornace. Le abitazioni della cittadella affacciano sulla piazza centrale; di forma rettangolare, questa era probabilmente anche il luogo deputato a cerimonie rituali. Le abitazioni della cintura esterna alla cittadella affacciano invece su una strada circolare, che collegava gli accessi dell'insediamento e tutte le abitazioni con la piazza centrale. Elemento di rilievo in questa strada circolare era il fossato che scaricava le acque piovane nei pozzi. In alcune abitazioni gli archeologi hanno individuato scale che conducevano a un piano superiore, la cui altezza oltrepassava quella del muro di cinta. I reperti, provenienti per la maggior parte dall'area della cittadella, comprendono ceramica, stampi, oggetti di bronzo, utensili di osso e pietra; nel complesso, la cultura materiale non è molto ricca e, soprattutto, non sembra inquadrabile in un contesto quotidiano.
L'insediamento di A. si distingue per il suo carattere polifunzionale, di fortezza, centro amministrativo, complesso rituale e, forse, osservatorio astronomico. Esso restituisce un quadro vivido delle prime società complesse del Bronzo euroasiatico e può essere inserito in quel reticolo di siti protourbani scoperto sulle pendici orientali degli Urali grazie alla fotografia aerea; più di venti complessi culturalmente simili ad A. (tutti consistenti in un insediamento fortificato, abitazioni e tumuli sepolcrali) sono stati infatti individuati in questo piccolo territorio, a distanza di circa 40-70 km l'uno dall'altro.
bibliografia
G.B. Zdanovič, Arkaim - kul´turnyj kompleks epochi srednej bronzy Južnogo Zaural´ja [Arkaim - Il complesso culturale della media età del Bronzo nella regione a sud degli Urali], in RosA, 1997, 2, pp. 47-62.
di Karl Jettmar
Quando S. Teplouchov ordinò in una sequenza cronologica i reperti delle età del Rame e del Bronzo dal bacino di Minusinsk, appartenenti a una cultura introdotta da gruppi immigrati da ovest (come indicato dai crani di tipo europoide), in primo luogo egli aveva individuato due unità: la cultura eneolitica di Afanas´evo, strettamente correlata con le "tombe con ocra" delle steppe del Ponto Eusino, e la cultura di Andronovo (età del Bronzo), vicina alla cosiddetta "cultura Srubnaja" (o Timber-Grave Culture), anch'essa diffusa nell'Eurasia occidentale.
Seguiva, quindi, un gruppo di sepolture nell'area di Minusinsk, che non mostrava analogie particolari con l'ambito pontico. Teplouchov coniò per esse la definizione di "cultura di K.". I coltelli datati a questa fase sono abbastanza simili a quelli del complesso culturale di Sejma; reperti simili sono noti anche dall'ambito del Bajkal. Il cosiddetto "coltello-moneta" cinese risale verosimilmente a questi primi stadi. Le ricerche di Teplouchov, duramente colpito dalle persecuzioni politiche, furono proseguite da S.V. Kiselev; questi avanzò l'ipotesi che il diverso carattere della cultura di K. potesse essere spiegato con l'origine asiatico-orientale dei suoi portatori, i quali si sarebbero sovrapposti alle genti precedentemente immigrate da ovest. Questa tesi, tuttavia, è stata assai discussa.
Nei decenni successivi la ricerca si fece più sistematica. Indagini intensive svoltesi in tre necropoli portarono alla luce oltre 1000 sepolture e altre 800 furono scavate in diverse aree funerarie; a ciò si aggiunse la scoperta di una fonderia. Tutto ciò si riferisce solo alla fase iniziale della cultura di K. Una fase più tarda, che porta il nome di Kamennyj Log, è rappresentata da 250 sepolture in 86 necropoli, cui si aggiungono 6 insediamenti e 2 tesori. Le sepolture venivano eseguite per lo più nelle casse di pietra, composte da sottili lastre. I defunti erano messi a giacere sulla schiena o sul fianco sinistro, con le gambe leggermente alzate. Molto probabilmente erano riccamente vestiti, ma dei loro costumi si sono conservati solo gli ornamenti di bronzo. I corredi includevano vasi d'argilla contenenti cibi solidi o liquidi e, inoltre, pezzi di carne (pecora, manzo e cavallo) di cui si sono conservate le ossa. Le tombe sono circondate da un recinto, di regola rettangolare, anch'esso fatto di sottili lastre di pietra. Con lastre simili erano talvolta apprestati contenitori triangolari, per depositi di cui tuttavia non si conosce la natura.
Le tombe della fase più tarda si distinguono per la presenza di diversi oggetti metallici, tra cui dei manufatti di bronzo definiti "gioghi" per via della loro forma. Essi venivano attaccati alla cintura e servivano al conduttore del carro per fissare le redini quando doveva impugnare l'arma. A questa spiegazione si giunge basandosi su oggetti simili presenti sui carri da combattimento che facevano parte del corredo principesco dell'epoca Shang in Cina. I vasi d'argilla della cultura di K. hanno spesso fondo circolare e di frequente sono decorati. I motivi sono messi in risalto da un impasto bianco, probabilmente il medesimo utilizzato per la colorazione delle vesti. Gli insediamenti erano costituiti da abitazioni seminterrate, che probabilmente ospitavano uomini e animali. Sono state individuate anche tracce di un'intensa attività artigianale.
La supposizione che la cultura di K. rappresenti una componente originaria dell'Estremo Oriente, da cui si dovrebbe dedurre un'inversione nella direzione dominante delle migrazioni nelle steppe, ha suscitato un particolare interesse. Se tuttavia si accetta l'interpretazione avanzata da M.P. Grjaznov (che, come responsabile della spedizione di Krasnojarsk, scavò più tombe della cultura di K. di chiunque altro), la teoria suddetta perde gran parte della sua validità. Questi, infatti, sottolinea nei materiali della cultura di K., oltre all'eredità delle culture di Andronovo e di Afanas´evo, anche la presenza di influssi provenienti dal Kazakhstan centrale, nonché dalle popolazioni delle foreste che rappresentavano la frontiera settentrionale. Le relazioni con le regioni poste a sud sarebbero invece da considerare molto meno probabili, poiché i valichi del Sayan sono di difficile attraversamento. Questo potrebbe spiegare anche l'assenza di elementi mongolici nei crani provenienti dalle sepolture della cultura di K. Dal punto di vista linguistico, si potrebbe ipotizzare che queste genti appartenessero al gruppo samojedo, presente sullo Enisej anche nel successivo periodo di Tagar (VII-III sec. a.C.). Non è da escludere, tuttavia, che i rapporti con il Sud sembrino così scarsi solo per il fatto che le regioni al di là della frontiera cinese sono ancora difficilmente accessibili alla ricerca e che alcuni studi sovietici sono rimasti per molto tempo sconosciuti.
Fra i centri di alta cultura che si andavano costituendo e la Siberia meridionale si trova la "regione dei bronzi settentrionali", sede di una produzione metallurgica indipendente, tenuta viva da tribù di diverse provenienze. Uno dei gruppi che abitava questo corridoio etnicamente eterogeneo aveva coltelli sorprendentemente simili a quelli della cultura di K. Queste genti sostennero i Zhou nella successione della dinastia Shang e ricevettero nuove terre all'estremo nord-est.
Una volta studiati a fondo e pubblicati i reperti di quest'area, si dovrà riprendere in esame il confronto con la cultura di K. Da questa regione vicina e ancora misteriosa potrebbe certamente provenire una componente della cultura di Okunev. Occorre inoltre tenere in conto la possibilità che i pugnali di lusso e i complicati gioielli, che hanno fatto pensare a rapporti con l'Estremo Oriente, siano stati prodotti da artigiani itineranti, provenienti dalla "regione dei bronzi settentrionali". I piccoli ornamenti di bronzo che abbelliscono i coltelli della cultura di K. furono creati senz'altro sotto l'influsso di questa metallurgia orientale.
Bibliografia
K. Jettmar, The Karasuk Culture and its South-Eastern Affinities, in BMFEA, 22 (1950), pp. 83-126; S.V. Kiselev, Drevnjaja istorija Južnoj Sibiri [Storia antica della Siberia meridionale], Moskva 1951; E.B. Vadeckaja, Archeologičeskie pamjatniki v stepjach Srednego Eniseja [Monumenti archeologici nelle steppe del medio Enisej], Moskva 1986; L. Jun´, Pereocenka vzajmosvjazej meždu bronzovymi izdelijami šanskoj kul´tury i severnoj zony Kitaja v epochu drevnosti [Analisi dei rapporti tra i manufatti in bronzo della cultura Shang e quelli della regione settentrionale della Cina in epoca antica], Novosibirsk 1990, pp. 29-45.
di Sandro Salvatori
Sito archeologico nella regione transuralica meridionale, a sud della città di Čeljabinsk (Federazione Russa), scoperto nel 1970 ed esplorato, in una prima serie di scavi, tra il 1971 e il 1976.
Solo negli anni Ottanta, tuttavia, con lo scavo delle strutture difensive dell'insediamento, emerse in pieno la sua peculiarità, mentre ulteriori ricerche estese a tutto il territorio tra i fiumi Ural, Tobol´ e l'alto Uj, a sud e a sud-ovest di Čeljabinsk, dimostrarono che non si trattava di un caso isolato; dopo il grande insediamento fortificato di Arkaim, scoperto nel 1987, ne furono infatti individuati altri con relative necropoli (23 in totale), anche grazie all'uso sistematico della fotografia aerea. Il nome del sito è diventato anche eponimo della relativa facies culturale, detta "cultura di S.-Arkaim", o anche "di S.-Arkaim-Petrovka", definizione quest'ultima che enfatizza il collegamento dei suoi livelli più tardi con la cultura di Petrovka del Kazakhstan settentrionale; comunemente datata al primo terzo del II millennio a.C., essa probabilmente esordisce entro gli ultimi due secoli del III millennio a.C., come suggeriscono recenti determinazioni radiometriche.
Il sito, un villaggio fortificato fortemente strutturato, ha forma subcircolare (diam. 140 m) e copre una superficie di 2 ha circa. Il sistema difensivo consiste di una cinta interna con contrafforti posti a intervalli regolari, circondata da un ampio fossato e da un'ulteriore cortina muraria più esterna. L'accesso era garantito da due porte dotate di ponte levatoio per il superamento del fossato. Come in altri insediamenti analoghi (Arkaim, Kujsak e Sarym-Sakaj), al centro del villaggio si trova una "cittadella" circolare protetta da una cortina difensiva che racchiude una serie di abitazioni disposte a raggiera. Una seconda serie di abitazioni è collocata lungo il fronte interno della fortificazione del villaggio. Le case, che variano dai 25 ai 130 m2, hanno forma rettangolare e sono ripartite in due o tre ambienti; sono costruite con materiale ligneo, argilla e mattoni crudi e sono dotate di focolare, di silos interrati e, in qualche caso, di pozzo per l'acqua. In molte abitazioni sono state rinvenute fornaci per la fusione del minerale di rame. Il cimitero si trova circa 200 m a nord-est dell'abitato e ha restituito sia tombe a fossa con rivestimento ligneo per inumazioni singole o multiple, sia tumuli comprendenti più inumazioni collettive. Almeno cinque tombe contenenti un carro a due ruote sono state scavate a S., mentre un'altra sepoltura con carro, sempre pertinente alla cultura di S.-Arkaim-Petrovka, è stata messa in luce a Krivoe Ozero, a nord di S. Le ruote hanno un diametro di circa 1 m e dieci raggi. Numerosi sono i casi di sacrifici animali e in modo particolare di cavalli. Il corredo funerario sembra indicare una qualche differenziazione sociale; alcune tombe, sia maschili sia femminili, e in qualche caso anche di bambini, sono infatti dotate di corredi particolarmente ricchi, comprendenti vasellame di ceramica, armi (pugnali, spade), braccialetti, spilloni e altri oggetti ornamentali.
Gli insediamenti fortificati della cultura di S.-Arkaim hanno forme diverse, che sembrano variare nel tempo; la più antica è la pianta ovale, seguita dalla pianta circolare, con o senza cittadella centrale, a sua volta soppiantata dalla pianta rettangolare. Molti insediamenti sono stati distrutti dal fuoco e successivamente ricostruiti, a volte con pianta diversa dalla precedente. Caratteristica di questa fase culturale è la metallurgia del bronzo, precedentemente sconosciuta nelle steppe a sud degli Urali. Numerose sono le fornaci per la fusione del minerale; il tipo più antico è a camera voltata, con camino e pozzo annesso per supplemento d'aria. Nella fase più tarda, in analogia con quelle tipiche della cultura di Petrovka, compaiono fornaci a doppia camera, una per la fusione del minerale, l'altra per il mantice. La materia prima proveniva probabilmente dalle pendici orientali degli Urali meridionali; ricerche e analisi recenti hanno appurato che la lega rame-arsenico era prodotta intenzionalmente nello stadio della fusione.
Bibliografia
V.F. Gening - G.B. Zdanovič - V.V. Gening, Syntašta. Archeologičeskie pamjatniki arijskich plemën Uralo-Kazachstanskich stepej [Syntašta. Testimonianze archeologiche delle tribù arie delle steppe uralo-kazake], Čeljabinsk 1992; K. Jones-Bley - D.G. Zdanovich (edd.), Complex Societies of Central Eurasia from the 3rd to the 1st Millennium BC. Regional Specifics in Light of Global Models, I. Ethnos, Language, Culture; General Problems; Studying Sinthashta; the Eneolithic and Bronze Ages, Washington (D.C.) 2002.