L'Europa tardoantica e medievale. L'Europa del Nord e i territori non romanizzati. L'Ungheria
Stato dell’Europa centrale, definito nei documenti medievali Hungaria, Magerország e in ungherese Magyarország, confinante con la Slovacchia a nord, l’Ucraina a nord-est, la Romania a est, la Jugoslavia e la Croazia a sud, la Slovenia e l’Austria a ovest. Il nome Ungheria deriva dalla identificazione del popolo ungherese con i Turchi Onoguri, mentre si incontrano, in particolare nell’antichità, anche i nomi di Hunnia, Scythia, Pannonia (valido storicamente solo per il Transdanubio).
Gli Ungari irruppero, alla fine del IX secolo, da est nel bacino dei Carpazi; la conclusione del processo di conquista viene posta dalla tradizione nel 995. La fondazione del regno medievale di Ungheria coincide con l’incoronazione e la consacrazione di Stefano I nel 1000/1. I confini naturali di quest’area erano costituiti da nord-ovest a sudest dai Carpazi, a sud dal fiume Sava e dal corso inferiore del Danubio e a ovest dal fiume Leitha. All’epoca della conquista ungherese in quest’area era già insediata una molteplicità di etnie: oltre che da numerosi popoli slavi, essa era abitata da un nucleo di Avari e, nel Transdanubio, anche dai discendenti della popolazione della marca di confine carolingia. Gli Ungari occuparono innanzitutto le pianure e i territori collinosi del Transdanubio, tra i fiumi Danubio e Tibisco, a nord e a est del Tibisco, così come il bacino della Transilvania. La famiglia principesca degli Arpadi sembra avesse scelto per stabilire la propria sede e i propri possedimenti Esztergom, dove già nel X secolo può essere attestata dalle fonti la residenza principesca, e Buda, dove essi occuparono la città romana di Aquincum.
Le alte montagne ricche di foreste dei Carpazi erano organizzate come zona di difesa, affidata a guardie di frontiera, gli Székely (“Siculi”); verso ovest una linea di confine nel senso moderno si ebbe soltanto alla fine del XIII secolo, determinata dalla necessità di contrapporsi ai duchi d’Austria; nelle restanti parti del Paese una frontiera non si definì completamente prima della fine del Medioevo. Soltanto a partire dalla metà del XII secolo, quando iniziò l’attività di estrazione mineraria, le aree boschive in particolare, e quindi in misura crescente anche le valli fluviali, furono occupate da insediamenti legati al processo di colonizzazione. Il Transdanubio, delimitato a nord e a est dal fiume Danubio e a sud dai fiumi Orava, Mura e Sava, può essere definito come la parte occidentale dell’Ungheria. Esso corrispondeva alle province romane della Pannonia Superior e Inferior; a partire dal 1071, quando le regioni meridionali vennero conquistate da Bisanzio, il fiume Sava costituì la linea di frontiera del Paese, mentre a ovest la Slavonia veniva unita al regno di Ungheria. È meno chiara invece la delimitazione dell’Ungheria orientale, a est del Danubio, nella quale si distinguono tradizionalmente la regione tra il Danubio e il Tibisco (Duna-Tisza köze) e quella al di là del Tibisco (Tiszántúl). Erano fluttuanti le frontiere naturali a nord, verso la montuosa Ungheria settentrionale (Felvidék) e verso la Transilvania, che in parte si costituì nei territori dell’antica provincia romana della Dacia.
Il territorio corrispondente all’Ungheria medievale appartiene oggi, dopo la fine della monarchia austro-ungarica decretata in seguito alla prima guerra mondiale dal trattato di Versailles (1919), a vari Paesi: parti del Transdanubio sono andate all’Austria (Burgenland), alla Slovenia e alla Croazia, mentre parti a sud (Voivodina) sono passate alla Serbia, parti dell’Ungheria orientale e della Transilvania sono state attribuite alla Romania e all’Ucraina (ulteriori variazioni si sono avute negli anni Novanta del Novecento), mentre praticamente tutta l’antica Ungheria settentrionale corrisponde all’odierna Repubblica di Slovacchia fino a una piccola area della regione del Szepes (od. Spii) settentrionale, che appartiene alla Polonia. I confini del territorio del regno medievale d’Ungheria furono piuttosto stabili. Le regioni sottoposte al dominio della corona si distinsero sempre dalle province amministrate dai governatori (voivoda o bani); all’interno del regno godevano di tale relativa indipendenza territoriale la Transilvania, sempre governata da voivoda, e la Slavonia, amministrata da un bano come le circostanti regioni slave meridionali. Il fondamento dell’organizzazione politico-amministrativa del Paese era costituito dal sistema dei comitati che per la maggior parte non erano regioni in senso geografico o culturale, ma corrispondevano ai territori amministrati da un comes. Dal tardo Medioevo in poi vi furono tentativi di articolare il Paese in più vaste entità territoriali che non ebbero successo. Una forma di organizzazione del territorio si concretizzò con il re angioino Carlo I (1308-1342) a partire dagli anni Venti del XIV secolo tramite l’istituzione di una serie di zecche per la riscossione dell’imposta lucrum camerae in tutto il Paese (Buda, Esztergom Szerém, Csanád e nella Slavonia anche Körmöcbánya, Szomolnok, Szatmár, Várad, nella Transilvania e Pécs). La tradizione attribuisce a s. Stefano la fondazione di dieci sedi vescovili, sottoposte agli arcivescovi di Esztergom, dove un arcivescovo era già attivo subito dopo il 1001, e di Kalocsa, ma le diocesi si costituirono in realtà soltanto gradualmente. Agli arcivescovi di Esztergom era anche riservata la giurisdizione ecclesiastica delle fondazioni della corona e delle chiese nei territori di colonizzazione.
Sia la suddivisione interna del Paese sia i suoi rapporti con l’esterno erano determinati da un sistema di strade a lunga distanza, alcune delle quali erano state in uso già dall’antichità. Una delle arterie principali già dal I millennio serviva il commercio con l’Oriente: pellicce, spezie e merci di lusso venivano infatti importate in Occidente attraverso la Transilvania per giungere sui mercati di Ratisbona e di Praga. Importanti stazioni di questa via erano Brassó (od. Braşov), Nagyszeben (od. Sibiu), Arad in Transilvania; a Szeged, sul Tibisco, arrivava anche il sale trasportato dalla Transilvania lungo il fiume Mureó; questa stessa via raggiungeva e attraversava il Danubio in corrispondenza di Pest e di Buda, da dove, via Esztergom Pozsony (od. Bratislava), giungeva a Vienna e oltre, fino a Ratisbona; presso Szeged si diramava una strada verso il corso inferiore del Danubio, che costituiva il collegamento più importante con Bisanzio. Una caratteristica del sistema dei traffici dell’Ungheria medievale consisteva nel fatto che la maggior parte delle grandi vie di collegamento si incontrava in prossimità di Pest e Buda. I primi a costituirsi, a partire dall’XI secolo, furono i centri dell’amministrazione politica e della vita ecclesiastica nel Transdanubio, che fin dall’epoca romana disponeva di una fitta rete stradale: in questa regione sorse la maggior parte delle diocesi, mentre l’amministrazione politica si concentrava nel triangolo compreso tra Esztergom, Buda e Székesfehérvár, area che già nel XIII secolo veniva citata come medium regni.
I più antichi mercati e le città sorsero presso le sedi vescovili e i castelli dei comitati. Con l’insediamento nelle aree periferiche del Paese e con l’incremento della produzione artigianale e dell’economia, a partire dal XIII secolo, si costituirono nuove città: Sopron e Pozsony sulle vie dirette a Vienna, Nagyszombat sulla strada per Brno, Kassa, Lőcse, così come Bártfa (od. Bardejov) ed Eperjes (od. Prešov) sulla via verso la Polonia. Le più importanti città commerciali in Transilvania divennero Brassó, Nagyszeben e Kolozsvár. L’apice dello sviluppo urbano si ebbe all’inizio del XV secolo, quando le più importanti città commerciali cominciarono a diventare libere città regie. Una caratteristica dell’Ungheria medievale era l’assenza di moderne città mercantili all’interno del Paese; il fenomeno, in particolare nel tardo Medioevo, contribuì allo sviluppo di grossi insediamenti di carattere urbano con diritto di mercato. Le differenze tra le singole aree dell’Ungheria medievale si evidenziano anche alla luce della topografia ecclesiastica. Gli insediamenti di ordini monastici erano più numerosi nel Transdanubio, dove all’interno dei confini delle antiche aree di insediamento già si trovavano monasteri benedettini e premostratensi; i cistercensi si orientarono, in particolare nel XIII secolo, verso le aree di colonizzazione, ad esempio Borsmonostor (od. Kloster Marienberg) e Szentgotthárd a ovest, Topusko a sud-ovest, Pétervárad (od. Petrovaradin) a sud e Kerc (od. Cîrţa) a sud-est. Sono distribuiti in maniera simile anche i monasteri dell’Ordine dei paolini (o Monaci di s. Paolo primo eremita), mentre i conventi degli Ordini mendicanti erano distribuiti in modo uniforme in tutto il Paese, interessando anche le città che si svilupparono nel tardo XIII e nel XIV secolo.
Dal punto di vista storico e artistico è di particolare importanza la valutazione delle perdite e delle devastazioni che interessarono in varia misura le singole regioni. L’invasione dei Mongoli del 1241/2 fu distruttiva soprattutto nell’Ungheria orientale, fino al Danubio e nella parte centrale del Paese, determinando danni ingentissimi e una diminuzione della popolazione nell’Ungheria orientale e nella Transilvania, mentre il Transdanubio venne colpito in misura ridotta; in seguito, non soltanto acquistarono importanza le fortezze e le città fortificate costruite in pietra, ma divenne evidente anche la bipartizione del Paese. In una lettera indirizzata intorno al 1247 da re Béla IV (1235-1270) al pontefice, la necessità di fortificare il Danubio viene giustificata con il fatto che di lì passava la linea di confine tra Oriente e Occidente: si tratta di primo esempio conosciuto della consapevolezza degli Ungheresi del loro ruolo di scudo protettore del cristianesimo, ruolo importante in particolare a partire dalla guerra contro i Turchi, dal XV secolo. Un’altra circostanza storica che ha avuto effetti disastrosi per la conservazione dei monumenti del Medioevo in Ungheria furono le guerre contro i Turchi dei secoli XVI e XVII. Dopo la battaglia di Mohács (1526), nel 1541 il territorio ungherese si trovò diviso in tre, poiché l’area centrale del Paese, il Transdanubio meridionale e le zone meridionali furono conquistati dall’impero ottomano.
Per quanto concerne l’Alto Medioevo è possibile delineare un quadro soprattutto dal punto di vista archeologico, più in base ai ritrovamenti funerari che agli insediamenti. Le tombe dei personaggi importanti presentano una decorazione caratteristica, di impronta sorprendentemente unitaria, palesemente radicata nella tradizione dell’arte delle steppe dell’Europa orientale, la cui cronologia e la cui scomparsa difficilmente possono essere spiegate con l’avvento del cristianesimo. La decorazione più povera e semplice dei manufatti provenienti dalle sepolture della gente comune attesta invece una lunga continuità. Se è da ritenere che successivamente allo stanziamento, nella seconda metà del X secolo siano intervenuti cambiamenti nel tipo di vita della popolazione, non è comunque possibile stabilirne la portata e quindi appare rivoluzionaria dal punto di vista storico-artistico la svolta del millennio tra il 997 e il Mille.
Il regno di Stefano I (1000/1-1038) fu certamente un’epoca di grandi cambiamenti politici e culturali. Sembra possibile confermare anche sul piano storico-artistico il legame con l’Occidente latino, già evidente sul piano storico e storico-ecclesiastico. Successivamente alla scomparsa di Stefano I si presentarono difficoltà suscitate dalla lotta per la successione: si verificò una sollevazione dei pagani e, nel 1046, con re Andrea I (1046-1061) salì al potere la linea collaterale in esilio dell’attentatore Vazul. I monasteri privati dei re mostrano in quest’epoca una grande molteplicità di tipologie edilizie e una plastica architettonica unitaria di impronta bizantina, che venne ripresa anche nei primi monasteri privati degli aristocratici (Zselicszentjakab, fondato nel 1061, e certamente anche Feldebrő) e nell’ornamentazione plastica degli edifici delle regioni meridionali. Il re Ladislao I il Santo (1077-1095) prese posizione in favore della riforma gregoriana e nel frattempo si avvicinò alla riforma benedettina e fondò l’abbazia di Somogyvár per accogliere monaci provenienti dal monastero provenzale di St.-Gilles presso Arles (1091). L’importante svolta nella politica ecclesiastica trovò espressione nella rinuncia all’investitura (1106) da parte del re Colomanno (1095-1116): da quel momento in poi l’Ungheria si schierò dunque dalla parte gregoriana.
Tra il 1230 circa e il 1270, in conseguenza dell’opposizione nobiliare contro l’aristocrazia e in particolare durante il regno di Béla IV (1235-1270), venne meno il forte orientamento verso lo stile di corte francese in favore di espressioni tardoromaniche originarie dell’Europa centrale. La regione occidentale dell’Ungheria presenta legami diretti con Bamberga in monumenti quali la chiesa abbaziale benedettina di Ják e altre a essa legate, in Ungheria e Austria Inferiore, mentre nell’area centrale del Paese prevalsero gli influssi boemi e moravi, determinati dai legami dinastici – come la chiesa premostratense di Zsámbék, il castello reale di Óbuda e, dopo il 1247, la chiesa della Vergine a Buda – che ricorrono anche a Veszprém (cappella di Gisella) e nell’area circostante. Le incursioni mongole, se non determinarono una profonda frattura nello stile, mutarono però gli obiettivi dell’architettura, come la costruzione di castelli, ad esempio a Visegrád, a Medvevár (od. Medvedgrad) presso Zagabria e Léka (od. Lockenhaus, in Austria), e di città fortificate. Un’architettura pienamente gotica di carattere centro-europeo si sviluppò intorno al 1260, ad esempio nella chiesa della Vergine a Buda, parallelamente alle committenze del re di Boemia Pòemysl Ottocaro II (1253-1278) in Boemia e in Austria.
L’arte di corte alla fine dell’epoca degli Arpadi è poco nota e sostanzialmente di contenuta importanza, eccezion fatta per poche opere, quali innanzitutto sigilli reali o il dittico del re Andrea III il Veneziano (1290-1301; Berna, Bernisches Historisches Museum). Nella fase compresa grosso modo tra il 1270 e il 1330 l’attività edilizia più vivace è testimoniata dalle città – ad esempio Sopron, con la chiesa dei francescani del 1280 circa e la sinagoga del 1300 circa, e Pozsony, con la chiesa dei francescani consacrata nel 1293 – e dai castelli dell’aristocrazia. Di conseguenza è possibile individuare intorno al 1300 scuole regionali, in particolare nell’architettura, che per lo più costituiscono varianti locali di carattere provinciale di uno stile tardoromanico- gotico, adottato fino alla prima metà del XIV secolo. Le prime imprese promosse dalla dinastia degli Angiò sono poco note; quanto resta dell’intervento edilizio commissionato dal sovrano Carlo I nella chiesa di S. Maria a Székesfehérvár nel terzo decennio del XIV secolo è caratterizzato da uno stile “gotico ridotto” che contraddistingue l’architettura degli Ordini mendicanti. L’arte della corte angioina nella seconda metà del regno di Carlo I e nei primi due decenni del regno di Luigi I il Grande (1342-1382) sembra avere avuto carattere fondamentalmente centro-europeo e dunque uno sviluppo analogo a quello si ebbe in Boemia e in Austria. Le indagini archeologiche nella residenza reale di Visegrád hanno individuato nel primo edificio (in uso nel 1335) un palazzo collegato a una zecca e un edificio palaziale con un balcone chiuso sporgente.
Rapporti con l’arte italiana del Trecento si evidenziano in vari modi a partire dalla fine del secondo decennio del secolo. Un’influenza determinante venne esercitata dai prelati che avevano frequentato l’Università di Bologna e si deve sicuramente alla mediazione di questi intellettuali presso la corte la nascita del cosiddetto “gruppo ungherese” della miniatura bolognese. Un mutamento stilistico nell’arte di corte della dinastia angioina ungherese si ebbe dopo il primo decennio del regno di Luigi I. L’arte di corte di Luigi appare oggi particolarmente legata a quella aulica austriaca, come mostrano i frammenti delle sculture del 1360 circa del pontile dell’abbazia cistercense di Pilisszentkerest (Budapest), quelli provenienti dalla cappella della Vergine dorata di Pécs, del 1365 e successivi al 1370, nonché i frammenti della cappella funeraria angioina a Székesfehérvár. Un’influenza dell’arte di corte francese si evidenzia nell’oreficeria, come documentano esempi quali il secondo sigillo di maestà di Luigi del 1363, i reliquiari (1367 ca.) della cappella ungherese del duomo di Aquisgrana (Domschatzkammer) e, in particolare in epoca tarda, il sigillo di maestà della regina Maria, del 1383 e i fermagli di piviale di Aquisgrana (Domschatzkammer) risalenti al 1380 circa. Un’analoga linea di sviluppo mostrano le grandi città mercantili, che in quest’epoca conobbero l’apice della loro crescita economica e politica: furono dotate di cinte murarie e videro la costruzione delle chiese gotiche (Pozsony, Sopron, Kolozsvár, Szászsebes od. Sebeş).
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La denominazione di Ungheria orientale per la vasta regione che costituisce la metà orientale dell’odierna Ungheria, distinta storicamente dalle aree a sud e a est, è arbitraria e tuttavia necessaria da un punto di vista storico-artistico. Per quest’area non esisteva infatti una definizione di regione, come per il Transdanubio; tuttavia tale distinzione risulta utile soprattutto a motivo del destino postmedievale di quelle zone che, tra i secoli XV e XVII, furono conquistate dai Turchi.
La regione si distingueva già nel Medioevo per la diversa coscienza che aveva di sé come area priva di un passato romano e appartenuta all’area barbarica, trovandosi all’esterno del limes danubiano. Nel bassopiano percorso dal fiume Tibisco e dai suoi affluenti si insediarono gli Ungari fin dagli esordi della loro invasione, poiché il territorio risultava adatto allo stile di vita di tipo nomade che essi avevano condotto nelle steppe dell’Europa orientale. Mentre a nord e verso sud la regione poteva essere delimitata in maniera univoca, i suoi confini orientali verso la Transilvania subirono spostamenti nel corso del tempo perché il principato di Transilvania, formatosi nel 1571, abbracciò territorialmente anche i comitati dell’Ungheria orientale medievale. L’Ungheria orientale, intesa come regione storica, si trova in gran parte nell’odierna Ungheria, ma le sue propaggini meridionali e orientali appartengono attualmente alla Serbia, alla Romania e all’Ucraina. Rimane controverso se – secondo l’odierna geografia politica – l’area orientale della Slovacchia (i comitati nord-orientali dell’Ungheria medievale Abaúj, Sáros, Zemplén, Ung, Bereg) debba essere considerata parte dell’Ungheria settentrionale od orientale in senso più ampio.
La frontiera medievale della regione era costituita a est dai monti della Transilvania, mentre a nord da una fascia pianeggiante lungo il Tibisco, chiusa dai monti Mátra e Bükk: qui il confine con l’Ungheria settentrionale non è chiaramente definito, per il semplice fatto che le due regioni hanno sperimentato fenomeni storici e storico-artistici tra loro analoghi. A causa della scarsità di pietra adatta a essere utilizzata come materiale da costruzione, sono diffusi nella regione gli edifici in laterizio con raro impiego di elementi lapidei. Il sistema dei comitati si costituì a partire dall’XI secolo, all’epoca della lotta di re Stefano I (1000/1-1038) contro i principi pagani o legati a Bisanzio, e rimase sostanzialmente invariato sino alla fine del Medioevo. A partire dal XIII secolo, i comitati all’estremità settentrionale della regione raddoppiarono o ampliarono la loro superficie originaria durante la fase di espansione delle aree di insediamento. In corrispondenza del corso mediano del fiume Tibisco si insediarono, dopo l’invasione dei Mongoli, i Cumani e gli Jazigi, i quali, non inseriti nell’organizzazione dei comitati, avevano una loro autonomia.
La topografia ecclesiastica della regione è più chiara della sua suddivisione politica. La parte nord-occidentale era occupata da diocesi suffraganee di Esztergom: quella di Vác, a nord dell’area tra il Danubio e il Tibisco, e quella di Eger, a nord-est, fino ai Carpazi nord-orientali e al fiume Tibisco. Alla diocesi di Eger apparteneva anche un’enclave, l’arcidiaconato di Pankota, a sud del fiume Maros. Le aree sudorientali della regione appartenevano all’arcidiocesi unificata di Kalocsa-Bács e alle sue diocesi suffraganee di Várad e di Csanád. Lo spostamento delle sedi di queste ultime nel tardo XI secolo (Kalocsa verso Bács; Marosvár verso Csanád; Bihar verso Várad) attesta un’espansione della regione a sud, a spese dell’antica area di influenza del cristianesimo orientale. La cattedrale di Kalocsa I, la cui pianta è nota soltanto grazie agli scavi del XIX secolo, presentava un vasto corpo occidentale sicuramente dell’inizio dell’XI secolo; si conserva il corredo di una tomba arcivescovile del 1200 circa, situata nell’asse della chiesa, comprendente un calice con patena, un riccio di pastorale, un fermaglio da pallio e frammenti di tessuto (Kalocsa, Museo Diocesano). I monumenti più antichi della regione sono conservati per lo più nelle aree periferiche. L’abbaziale benedettina di Feldebrő – consacrata secondo una fonte del 1219 alla S. Croce – era in origine un edificio quadrato a cinque navate, con quattro absidi e cripta orientale a due campate, ricostruito nel tardo XII secolo a tre navate. Esso si trova nel territorio della stirpe degli Aba e la sua datazione al primo terzo dell’XI secolo si fonda soltanto sulla tradizione secondo la quale vi sarebbe stato sepolto il re Samuele Aba (m. 1044). La cripta conserva resti significativi di pitture in uno stile di orientamento nord-italiano/ bavarese del tardo XI o dell’inizio del XII secolo.
La serie dei monasteri di fondazione signorile si apre con l’abbazia di Százd (1067), legata anch’essa agli Aba, della quale si conserva solo qualche resto murario; al XII secolo risalgono anche le abbaziali benedettine (sorte su committenza di importanti famiglie), che seguono una tipologia architettonica legata al monachesimo benedettino riformato, con coppie di torri orientali, come quelle conservate a Boldva (incendiata nel 1203) e ad Ákos (od. Acîş) e come altre attestate dalle indagini archeologiche, ad esempio Kaplony (od. Căpleny), Csoltmonostor e Bátmonostor. L’abbaziale benedettina di Szermonostor (od. Pusztaszer), edificata in varie fasi a partire dal tardo XI secolo, presentava nella sua forma del XII secolo un impianto a tre navate con abside occidentale e quattro torri. Un importante gruppo di edifici romanici è costituito dalle rotonde con absidi inscritte a sei lobi e con una parte centrale sopraelevata a cupola, come quelle di Gerény (od. Gorjany), Karcsa e Kiszombor, risalenti a non prima della fine del XII secolo. Si conserva soltanto la cattedrale di Eger, edificio a tre absidi con coppia di torri orientali, del tardo XI secolo, trasformato nel Duecento; della cattedrale di Vác, edificata intorno al 1070, resta testimonianza unicamente in una pianta della città di epoca barocca, mentre quella di Csanád non può essere localizzata con certezza e della cattedrale di Várad restano solo rovine.
All’inizio del XIII secolo l’arte dell’Ungheria orientale mostra di risentire dell’arte di corte. Frutto di questa tendenza sembra essere l’edificio della cattedrale di Kalocsa II, una basilica a tre navate con transetto, ambulacro e cappelle radiali, edificata sotto l’arcivescovo Bertoldo di Andechs-Merania e iniziata nel 1207-1218. L’antica chiesa premostratense di Ócsa, anteriore al 1234, rivela nella scultura architettonica rapporti diretti con la cattedrale e con il palazzo reale di Esztergom. Altri edifici di questo gruppo sono la navata costruita a ovest della rotonda di Karcsa, la chiesa premostratense di Jánoshida, con i portali della prima età gotica e frammenti di un retablo di pietra, e l’abbaziale benedettina di Aracs (od. Araća), in rovina. Nel XIII secolo svolsero un ruolo importante nello sviluppo culturale della regione, in particolare per quel che riguarda le aree periferiche, i premostratensi – con Váradelöhegy (ante 1131), fondata direttamente da Prémontré e madre a sua volta della maggior parte delle fondazioni ungheresi, Lelesz (od. Lelese, ante 1212) e Jászó (od. Jasov, 1200 ca.) – e i cistercensi. Questi ultimi si insediarono nell’abbazia di Egres (od. Igrió), fondata da Pontigny nel 1179, e nelle filiazioni dell’abbazia di Pilis: Pásztó, sottratta ai benedettini nel 1190, e Bélháromkút (Trium Fontium, od. Bélapátfalva), edificata tra il 1232 e il 1242, la cui abbaziale con una cappella su ciascun lato del transetto e coro rettilineo, è sostanzialmente ben conservata, mentre l’impianto monastico è stato portato alla luce in seguito alle indagini archeologiche. Dagli scavi dell’abbaziale di Szermonostor provengono (sicuramente dal chiostro) statue-colonna dell’inizio del XIII secolo.
Tutta la regione venne devastata profondamente nel corso dell’invasione mongola del 1241/2. Le ricerche archeologiche attestano l’esistenza di numerosi insediamenti abbandonati e chiese perdute, ma solo nelle zone periferiche si sono conservate chiese rurali del tardo XIII e dell’inizio del XIV secolo, che mostrano la sopravvivenza di tipologie edilizie romaniche con decorazione architettonica gotica di carattere provinciale e volte realizzate secondo le tecniche costruttive locali. Le città e i centri mercantili dell’Ungheria orientale dimostrarono nel corso del XIV secolo, in particolare lungo le vie commerciali, una crescita più intensa. Nelle sedi vescovili di Eger, dell’epoca del vescovo Nicola Dörögdi (1332-1361), le cui murature di fondazione sono note dagli scavi, e di Várad, fondata nel 1242, venne edificato un coro ad ambulacro con corona di cappelle. Nei due centri di mercato situati lungo le vie del commercio a lungo raggio, ovvero Szeged (parrocchiale di S. Demetrio, distrutta prima del 1928) e Debrecen (parrocchiale di S. Andrea, bruciata nel 1902, attestata da disegni e dai muri di fondazione), vennero costruite, nella seconda metà del secolo XIV, grandi chiese cosiddette “a sala”.
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Nel Medioevo non esisteva un termine che indicasse l’area settentrionale dell’Ungheria nel suo complesso e solo nel tardo Medioevo entrò in uso la denominazione di Ungheria Superiore (ungherese Felsömagyarország oppure Felvidék). Poiché quest’area non venne conquistata dai Turchi dopo il 1541 e appartenne senza soluzione di continuità ai territori degli Asburgo, sin dal XVII secolo vi si sviluppò una forte coscienza di unità regionale.
Il territorio qui definito Ungheria settentrionale è in sostanza il precedente storico della Slovacchia e la sua arte costituisce attualmente il fondamento della storia dell’arte slovacca, mentre le zone a ridosso del confine nord-orientale dell’odierna Ungheria potrebbero essere anch’esse attribuite a questa regione. Non c’è dubbio che essa, prima della conquista degli Ungari, fosse abitata da stirpi slave, anche se le opinioni degli storici e degli storici dell’arte circa il ruolo e l’espansione del principato della Grande Moravia del IX secolo e dei suoi monumenti sono diverse in Slovacchia e in Ungheria. La storia delle regioni occidentali dell’Ungheria si differenzia sensibilmente da quella delle aree settentrionali, situate più a est, colonizzate non prima del XII secolo e caratterizzate da un diverso ritmo di sviluppo e da peculiarità sotto molti aspetti analoghe a quelle dell’Ungheria orientale. I comitati occidentali e meridionali della regione si costituirono certamente già nell’XI secolo, mentre quelli settentrionali si formarono grazie al progressivo sviluppo di centri urbani verso nord e grazie al processo di colonizzazione della regione di Szepes (od. Spiš); svolsero inoltre un ruolo importante i castelli regi, ad esempio le fortificazioni di frontiera di Pozsony e Trencsén (od. Trenčín), così come il castello di Szepes (od. Spišský Hrad), e le fondazioni ecclesiastiche: quella premostratense a Znióváralja (od. Kláštor pod Znievom), dopo il 1242; Lelesz (od. Lelese), intorno al 1200; la chiesa del capitolo di Szepeshely (od. Spišská Kapitula), prima del 1202. L’intera regione si trovava sotto il dominio degli arcivescovi di Esztergom, poiché la zona occidentale fino a quella di Szepes apparteneva all’arcidiocesi, mentre il territorio rimanente era retto da vescovi suffraganei di Esztergom; la diocesi di Nyitra (od. Nitra), a nord-ovest, risale indubbiamente a uno degli antichi centri cristiani slavi; le aree nord-orientali appartenevano invece al vescovo di Eger.
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