L'Europa tardoantica e medievale. Le testimonianze islamiche nella Penisola Balcanica: Mostar
Città che fu capoluogo del distretto dell’Herzegovina e che si sviluppò a partire da un piccolo insediamento nato attorno a un ponte sospeso sul fiume Neretva (Narenta).
Conquistata dall’esercito ottomano bosniaco nel 1467 divenne sede del sangiaccato di Hersek III, sotto il cui governo la città si trasformò in importante centro commerciale e amministrativo. La moschea congregazionale della città, la Karagöz Mehmet Bey Camii, data al 1554 e presenta un portico con archi ogivali e un audace tamburo ottagonale. Tra le particolarità dell’architettura ottomana dei Balcani di questo periodo sono i minareti ad ago alti e snelli. Il nome della città deriva dalle parole most (“ponte”) e stari (“vecchio”), che si riferiscono al monumento più rappresentativo della città, il Ponte Vecchio. La costruzione del ponte fu ordinata dal sultano Süleyman il Magnifico nel 1557 e terminata nel 1566: fu progettato ed eseguito da Hayrettin Mimar, contemporaneo e forse allievo del celebre architetto dell’impero Sinan. Il ponte è interamente costruito in pietra e presenta un’unica arcata caratterizzata da un profilo a dorso d’asino molto accentuato. Esso misura 27 m da una sponda all’altra, 30 m di gittata e 4 m di larghezza a un’altezza di 20 m sul livello della Neretva. Ai lati del ponte furono edificate nel XVII secolo due torri di guardia: sulla riva destra del fiume si trova la torre Halebiya che ospitava le guarnigioni e le prigioni, mentre sulla riva sinistra la torre Tara era utilizzata come deposito di munizioni. Il ponte fu distrutto dal fuoco dell’esercito croato il 9 novembre 1993 e ricostruito grazie a un progetto dell’UNESCO e con aiuti internazionali nel 2003.
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