L'Europa tardoantica e medievale. Premessa
(Red.)
Nei primi due volumi dell’opera, Il mondo dell’archeologia, sono state affrontate anche per il periodo tardoantico e medievale diverse tematiche che danno conto degli aspetti fondamentali offerti dalla lettura archeologica, dalla storia del popolamento all’evoluzione urbana, dall’architettura delle strutture religiose e funerarie a quella domestica, dai sistemi di sostentamento alle tecniche di produzione, fino alle vie di comunicazione e al commercio. Tali lavori costituiscono pertanto un costante punto di riferimento per il volume dedicato all’Europa, nel quale vengono presi in considerazione più di dieci secoli, dal IV al XV, durante i quali il vasto territorio in cui essa è compresa ha compiuto, nel suo ininterrotto cammino di modificazioni e definizioni culturali, i passi decisivi che avrebbero portato il mondo antico, l’ecumene classica e romana, ad assumere i contorni territoriali dell’Europa moderna. Le tappe di questo millenario processo hanno visto quindi numerosi cambiamenti, non solo dal punto di vista geopolitico – la progressiva fine dell’assetto territoriale e amministrativo dell’Impero romano d’Occidente, lo spostamento dell’asse imperiale nell’Oriente bizantino, la nascita e lo sviluppo dei numerosi “regni barbarici” dai quali sarebbero scaturiti i nuovi assetti imperiali e gli albori dei primi Stati –, ma soprattutto da quello culturale, che al termine del periodo medievale avrà comportato esiti di omogeneizzazione dove vi era stata diversità e di differenziazione dove vi era stata omogeneità. L’apporto dato dall’archeologia medievale si rivela fondamentale per restituire e delineare con sempre maggiore chiarezza proprio le caratteristiche di queste interazioni culturali, via via che esse si sono sviluppate.
L’intento di questa parte dell’opera, dunque, non è tanto quello di fornire un quadro delle evidenze archeologiche sul periodo, quadro che nonostante gli sforzi sarebbe risultato necessariamente lacunoso, quanto quello di evidenziare in modo esemplificativo gli elementi connotativi dei maggiori fenomeni storici. La trattazione è stata organizzata in due principali sezioni, Le regioni occidentali e Le regioni orientali, nelle quali si affronta il passaggio dalle suddivisioni provinciali dell’Impero romano a quelle statuali del Medioevo pieno, passaggio, come detto, avvenuto attraverso la nascita e lo sviluppo dei regni altomedievali. Le aree europee attualmente definite come “occidentale” e “orientale” rispecchiano infatti l’esito finale di un ininterrotto e articolato processo del quale si colgono alcune fasi proprio nei secoli iniziali del Medioevo, quando la nascita di una nuova sede imperiale a Costantinopoli (330 d.C.) comportò l’esistenza di un polo di aggregazione sempre più accentuatamente differenziato da quello romano: qui confluirono impulsi culturali diversi ed esterni rispetto a quelli del mondo romano, tali da comportare il progressivo distacco da questo del mondo bizantino.
All’interno di tali suddivisioni della trattazione vengono messi in evidenza i fenomeni che in modo macroscopico hanno connotato il periodo medievale, a partire dall’età tardoantica. Un ampio spazio viene dedicato quindi ai popoli che abitavano l’Europa esterna ai confini imperiali e, in particolare, a quelli cosiddetti “delle Migrazioni” che in modo differenziato contribuirono alla formazione storica e socioculturale della nascente società medievale. Per questi le trattazioni tendono a fornire un quadro generale dello sviluppo etnogenetico, seguendone gli spostamenti da nord a sud e da est a ovest fino alle zone in cui essi sono attestati l’ultima volta o nelle quali la loro presenza è maggiormente documentata, nonché degli aspetti più peculiari riscontrati dalle indagini archeologiche. È noto, infatti, come lo studio dei reperti provenienti dalle sepolture, spesso le uniche tracce recuperabili della loro presenza in un sito, nonché quello della distribuzione delle sepolture stesse all’interno dei sepolcreti costituiscano spesso la chiave di lettura per l’identificazione delle etnie, per una migliore ricostruzione delle effettive tappe degli spostamenti migratori oltre che per la conoscenza del livello di integrazione eventualmente da esse raggiunto rispetto alla koinè culturale tardoromana. Lo spazio dedicato a tali popolazioni, seppure ampio, si è rivelato comunque insufficiente per fare conto di tutte le realtà culturali, costringendo a una drastica scelta che ha comportato alcune omissioni, come nel caso, ad esempio, degli Svevi, degli Eruli e dei Frisoni.
Il secondo fenomeno di rilevante portata affrontato è quello del cristianesimo che, a partire dall’epoca tardoantica, ma soprattutto durante quella medievale, giocò un ruolo determinante nella variazione dell’assetto urbanistico delle città, quando non fu addirittura all’origine dello sviluppo degli insediamenti. Alla base di tale ruolo è l’edificio di culto, che trova la sua massima espressione nella cattedrale, qui analizzata assieme al battistero e all’episcopio. In questo caso la trattazione si esaurisce a quella inserita nella sezione dedicata alle regioni occidentali, per meglio rendere, pur nelle innumerevoli diversità che gli impianti planimetrici, le soluzioni strutturali e le manifestazioni artistiche presentano nelle aree occidentali e in quelle orientali – aspetti questi in parte già affrontati nei primi due volumi –, la presenza di alcuni fili conduttori comuni. La vita cenobitica è invece affrontata secondo le forme più caratteristiche delle due aree, l’abbazia e il convento nelle regioni occidentali, il monastero in quelle orientali.
Il periodo altomedievale vide in alcune aree dell’Europa meridionale – la Spagna soprattutto, l’Italia meridionale e la Penisola Balcanica – il terzo fenomeno preso in considerazione, costituito dall’ingresso degli Arabi, apportatori di soluzioni architettoniche e artistiche che lasciarono un segno inconfondibile del loro passaggio. Questo evento, che interessò zone non contigue territorialmente e successivamente differenziatesi in modo autonomo, viene affrontato di volta in volta, con approfondimenti di carattere esemplificativo, all’interno dei capitoli dedicati a ciascuna area. Lo sviluppo degli ambiti territoriali dell’Europa tardoantica negli Stati di quella medievale viene seguito nei capitoli a essi dedicati. Tali capitoli, nei quali è tracciato un quadro, esemplificativo e non complessivo, di alcune delle principali realtà statali nate da assetti topografici altomedievali, sono organizzati in parti che prevedono prima i territori compresi all’interno dei confini imperiali, poi quelli situati al di fuori. Questa suddivisione, tesa a legare le trattazioni in base alle connessioni storico-culturali esistenti tra gli argomenti, ha comportato talvolta drastiche separazioni. È il caso di tutti quegli Stati che, pur contermini, sono divisi dall’ideale confine che ha separato nel corso del Medioevo gli aspetti caratteristici della cultura dell’Europa occidentale da quelli dell’Europa orientale. Anche in questi capitoli, alle trattazioni generali fanno seguito alcuni approfondimenti su siti esemplificativi, il cui inserimento nell’opera è frutto di una, spesso combattuta, selezione nella grande quantità di luoghi indagati, dei quali la ricerca archeologica medievistica aggiorna continuamente il novero con nuove scoperte.