Quando si guarda alla controversia internazionale attorno al programma nucleare iraniano si può farne risalire l’origine alle dichiarazioni dei mujaheddin del popolo iraniano, resistenza armata in esilio che accusò il regime di Teheran di aver sviluppato un programma nucleare a scopi militari in violazione del Trattato di non proliferazione nucleare (Npt) di cui il paese è firmatario. Negli anni, questo ha spinto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti e l’Unione Europea ad adottare sanzioni economiche contro l’Iran.
Tali provvedimenti sono diretti a colpire l’economia e la finanza del paese, con l’obiettivo di spingere Teheran a congelare il proprio programma nucleare in attesa di ulteriori verifiche internazionali. Nonostante il governo iraniano abbia minimizzato l’impatto delle sanzioni sull’economia, le difficoltà ad attrarre investimenti diretti esteri e ad accedere agli istituti della finanza globale hanno ulteriormente messo in difficoltà l’apparato industriale e creato serie difficoltà al settore petrolifero. Secondo alcune stime l’Iran avrebbe infatti bisogno di circa 200 miliardi di dollari di investimenti per far fronte alle carenze strutturali del suo sistema economico, soprattutto nel settore della raffinazione degli idrocarburi; d’altro canto, il paese trova difficoltà nel fornire servizi di assicurazione alle proprie petroliere, dal momento che molte compagnie si sono ritirate dal mercato iraniano. Il divieto posto dagli Stati Uniti di Obama di esportare benzina verso il paese ha inoltre costretto il presidente Ahmadinejad a convertire decine di industrie petrolchimiche in raffinerie, con costi di conversione alti e benefici discutibili. In questo contesto è divenuto sempre più difficile per il governo mantenere il precedente sistema di sussidi, usato storicamente per compensare la popolazione per gli alti tassi di disoccupazione e inflazione. A dicembre 2010 Ahmadinejad ha deciso di abolirlo, sostituendolo con erogazioni di denaro soltanto alle famiglie più colpite dalla misura. Per far fronte a una situazione tanto allarmante, il governo ha tentato di aggirare il sistema di sanzioni tramite rapporti con stati terzi (come gli Emirati Arabi Uniti); tuttavia, molti analisti sostengono che le conseguenze di medio-lungo periodo delle sanzioni internazionali potrebbero divenire ancora più pesanti.