L'impero ittita e lo scontro con l'Egitto
Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, Antichità, edizione in 75 ebook
Il regno di Khatti, che ha il suo epicentro nell’Anatolia centrale, diventa tra la metà del XIV e la fine del XIII secolo a.C. uno dei protagonisti della scena politica vicino-orientale. L’espansione del territorio verso sud e la conquista della Siria nord-occidentale conduce inevitabilmente gli Ittiti allo scontro con le altre potenze presenti nella regione, fra queste in particolare l’Egitto, con cui solo a metà del XIII secolo a.C. verranno instaurati rapporti amichevoli.
Con il collasso del sistema delle colonie paleoassire si inaugura per l’Anatolia una fase oscura e scarsamente documentata, che dura fino alla fine del XVII secolo a.C. Quando le fonti tornano ad essere abbondanti, restituiscono l’immagine di un territorio unificato sotto l’autorità di un’unica dinastia, quella ittita, che dominerà l’Anatolia e in certi periodi anche la Siria fino alla fine del Tardo Bronzo.
Gli Ittiti mostrano la loro vocazione alla politica espansionistica sin dall’Antico Regno: i sovrani Khattushili I e Murshili I conducono una serie di campagne militari in Anatolia sud-orientale e Siria settentrionale con cui gli Ittiti si impongono per la prima volta sulla scena politica internazionale, al punto che Murshili I riesce addirittura a spingersi fino nel cuore della Mesopotamia, compiendo un raid contro Babilonia.
L’effetto immediato di queste spedizioni consiste nell’ottenimento del controllo sulle vie commerciali che collegavano l’Anatolia e la Mesopotamia, ma esse avranno una conseguenza di portata ancora maggiore sulla storia culturale ittita: è infatti durante queste spedizioni che gli Ittiti “importano” dalla Siria la scrittura cuneiforme, che verrà poi adattata alla lingua ittita e sarà utilizzata per redigere le migliaia di tavolette che oggi permettono di studiare la storia e la cultura di questa popolazione. Gli archivi principali sono stati rinvenuti durante gli scavi archeologici condotti nella capitale del regno, che aveva sede a Khattusha (presso il sito moderno di Boğazköy in Anatolia centrale), per estensione una delle più grandi città del II millennio a.C. La maggior parte delle rovine riportate alla luce dagli archeologi risale al XIII secolo a.C., dunque alla fase finale di vita della capitale: all’interno di un’imponente cinta muraria, che si innesta in gran parte sulle difese naturali offerte dalle irregolarità del terreno, si trovano l’acropoli, dove aveva sede il complesso del palazzo reale, la città bassa e la città alta, entrambe occupate principalmente da edifici templari. In Turchia sono stati investigati anche altri centri ittiti, fra cui i più importanti sono Tapigga, Sarissa e Sapinuwa, che hanno a loro volta restituito ulteriore materiale archeologico ed epigrafico di fondamentale importanza. Fonti per lo studio degli Ittiti provengono anche dai siti siriani di Ugarit, Qatna, Emar e Alalakh, che durante il Tardo Bronzo facevano parte dell’impero ittita. Inoltre Khatti è presente anche nella corrispondenza di el-Amarna. Le tipologie documentarie includono testi politici e giuridici legati alla gestione del regno, come editti regi, istruzioni per funzionari e dignitari, raccolte di leggi, trattati internazionali e lettere, ma anche testi di carattere letterario e religioso, come composizioni storiografiche, descrizioni di feste e rituali, preghiere, miti. I testi relativi alla sfera religiosa sono in assoluto i più numerosi e testimoniano l’atteggiamento relativamente tollerante degli Ittiti nei confronti delle divinità e dei culti con cui vennero in contatto durante la loro storia, atteggiamento che si esprime nel tentativo di amalgamare in un culto di stato quelli che gli Ittiti stessi indicavano come “i mille dèi di Khatti”. La maggior parte di questi documenti è redatta in ittita, ma numerosi sono anche i testi in accadico, khurrico, luvio e khattico. Inoltre, vanno ricordate anche le iscrizioni di carattere celebrativo redatte in luvio geroglifico, abbondanti soprattutto per la fase finale della storia ittita. È da notare, infine, la quasi totale assenza di testi economici e amministrativi: è piuttosto improbabile che questo tipo di informazioni non venisse registrato, pertanto è stato ipotizzato che venissero usate a questo scopo tavolette di legno, spesso citate nei testi ittiti ma che a differenza di quelle in argilla non si sono conservate fino ai giorni nostri.
Dopo i successi riportati da Khattushili I e Murshili I si apre per il regno ittita una fase di indebolimento, probabilmente dovuta soprattutto a lotte dinastiche e aggravata da incursioni nemiche. Il regno di Telipinu segna un periodo di ripresa, ma si può parlare di vera e propria rinascita solo con Tutkhaliya I/II, sotto la cui guida il regno si rafforza e si espande grazie ad una gestione organizzata ed efficace dell’amministrazione e del territorio. Si data a questo periodo anche un altro fenomeno importante, ovverosia l’introduzione sempre più massiccia di elementi della cultura khurrita soprattutto nell’ambito religioso e cultuale, fenomeno legato principalmente agli stretti rapporti con il regno di Kizzuwatna in Anatolia sud-orientale, annesso proprio all’epoca di Tutkhaliya I/II.
È inoltre possibile che risalgano a quest’epoca le più antiche testimonianze relative a contatti ufficiali tra l’impero ittita e l’Egitto. Negli archivi della capitale ittita è stato rinvenuto il testo del cosiddetto trattato di Kurushtama, un accordo tra i due regni relativo alla deportazione in Egitto di un gruppo di popolazione proveniente appunto da Kurushtama, località probabilmente da cercare in Anatolia settentrionale. Sebbene il testo del trattato ci sia giunto in condizioni molto frammentarie, sembra probabile che contenesse clausole che definivano i rapporti tra Khatti ed Egitto in termini paritetici e pacifici ed è stato proposto che l’accordo sia stato concluso da Tutkhaliya I/II oppure dal suo successore Arnuwanda I.
Questa fase pacifica si conclude però nella seconda metà del XIV secolo a.C. con il regno di Shuppiluliuma I, sovrano
la cui politica di espansione verso la Siria sconvolgerà tutti gli equilibri di potere sui quali si era basata fino a quel momento la gestione dell’area siro-palestinese. Le campagne militari di Shuppiluliuma hanno come conseguenza principale il crollo di Mittani, che da questo momento perde il suo status di “gran regno” indipendente e diventa un vassallo ittita, e l’annessione a Khatti di tutti i territori fino a quel momento sottomessi a Mittani in Siria settentrionale. Il governo di Aleppo e Karkemish, i due centri principali per tradizione e posizione strategica, viene affidato a due figli di Shuppiluliuma, posti a sovrintendere ai territori di recente acquisizione. Mentre Aleppo perde rapidamente la funzione di centro politico a favore di quella di centro di culto del dio della tempesta, i re di Karkemish assumeranno nel tempo sempre più la funzione di governatori de facto della Siria ittita e il loro status nella gerarchia del regno sarà equiparato a quello del principe ereditario. Gli altri regni (Mukish, Ugarit, Nukhashshe, Amurru, Qatna, Qadesh oltre all’ex “gran regno” di Mittani) sono lasciati invece a rappresentanti delle dinastie locali, vincolati con il sistema del trattato di subordinazione, elemento fondamentale nella gestione ittita dei territori conquistati. Usato precedentemente per sancire soprattutto rapporti di tipo paritetico con altri regni confinanti, il trattato diventa in età imperiale lo strumento giuridico e diplomatico privilegiato per mezzo del quale i sovrani ittiti ufficializzano e regolano la sottomissione dei regni conquistati durante le campagne militari condotte in Siria e Anatolia. I trattati di subordinazione erano accomunati da una struttura e un formulario estremamente standardizzati e prevedevano clausole relative alle relazioni con regni confinanti, alleanza militare offensiva e difensiva, definizione del tributo e dei confini, protezione del legittimo erede al trono, estradizione dei fuggitivi ecc.
L’elemento centrale di questi trattati era però il giuramento di fedeltà che il vassallo doveva prestare al sovrano ittita di fronte alle divinità di Khatti e del regno sottomesso. Va notato inoltre che il prologo storico, la sezione con cui si apre la maggior parte dei trattati, è una preziosa, benché inevitabilmente parziale, fonte di informazioni sulle vicende politiche e militari dell’espansione ittita in Siria ed Anatolia.
La politica espansionistica condotta da Shuppiluliuma porta inesorabilmente alla collisione con l’Egitto, il cui territorio confina ora con quello controllato dagli Ittiti. Si inaugura così un periodo di tensione tra i due regni, che esploderà nel conflitto armato in seguito al famoso episodio della dakhamunzu, termine egiziano che viene inteso come “sposa del re”. Questo episodio è narrato nella composizione storiografica nota come Gesta di Shuppiluliuma, dove si legge che la vedova di un faraone, la cui identità è tuttora oggetto di dibattito, aveva scritto a Shuppiluliuma chiedendo che le mandasse un figlio in sposo, affinchè la affiancasse sul trono d’Egitto. Dopo qualche incertezza, dovuta alla stranezza della richiesta, il re ittita invia il principe Zannanza, che però viene ucciso al suo arrivo in Egitto. Shuppiluliuma reagisce con una spedizione punitiva in territorio egiziano e da questo momento i rapporti tra Khatti ed Egitto si deteriorano in maniera irrimediabile, fino ad esplodere quasi un secolo più tardi con la famosa battaglia di Qadesh. Fra le conseguenze della spedizione punitiva voluta dal re ittita va annoverata anche la diffusione di una pestilenza portata dai soldati al loro ritorno in patria, alla quale soccombe dopo pochi anni di regno anche Arnuwanda II, l’immediato successore di Shuppiluliuma I.
Sale dunque al trono Murshili II, un’altra figura chiave nella storia dell’impero ittita. Il suo lungo regno è ricostruibile in gran parte grazie a due testi storiografici fatti comporre dallo stesso sovrano, gli Annali Decennali e gli Annali Completi che rappresentano la massima espressione di un genere attestato presso gli Ittiti sin dall’Antico Regno: i primi, relativi ai primi dieci anni di regno di Murshili, sono caratterizzati da una narrazione degli eventi piuttosto sintetica, mentre i secondi coprono un arco di tempo più ampio e contengono maggiori dettagli.
Dagli Annali Decennali del sovrano ittita Murshili II
Documenti di fondamentale importanza per la ricostruzione delle vicende dell’Impero ittita sono gli Annali Decennali e gli Annali Completi, testi cronachistici fatti redigere dallo stesso sovrano Murshili II. Il testo che segue è un estratto degli Annali Decennali che racconta gli eventi relativi al quinto annno di regno del sovrano ittita.
In [quell’anno] andai al monte Asharpaja e combattei contro i Kashkei del monte Asharpaja che avevano occupato il monte Asharpaja ed avevano interrotto le strade verso la regione di Pala. Il Sole di Arina, mia signora, il forte Tarhunta, mio signore, Mezzulla e tutti gli dèi marciarono davanti a me: io vinsi i Kashkei che avevano occupato il monte Asharpaja, li distrussi e resi desolato il monte Asharpaja. Poi venni via e quando raggiunsi Shamaha entrai in Ziulila.
Mentre mio padre stava nel paese di Mitanni il nemico di Arawana, che compiva numerose incursioni contro il territorio di Kishija, lo aveva molto oppresso. Io, sua Maestà, andai contro Arawana ed assalii Arawana; il Sole di Arina, mia signora, il forte Tarhunta, mio signore, Mezzulla e tutti gli dèi marciarono davanti a me ed io vinsi tutto Arawana. La popolazione che mi portai a Palazzo da Arawana ammontò a 3500 persone, ma la popolazione e il bestiame bovino ed ovino che si portarono con sé gli Ittiti, ufficiali dell’esercito e combattenti sui carri, era senza numero. Dopo aver vinto Arawana tornai a Hattusha. Questo ho compiuto in un anno.
Sono inoltre di grande importanza i trattati e gli editti emanati da Murshili per i vassalli anatolici e siriani, nonché le numerose preghiere agli dèi, che oltre ad essere una testimonianza del sentimento religioso del sovrano, contengono spesso riferimenti ad eventi contemporanei. A livello di politica estera, Murshili II raccoglie successi soprattutto sul fronte anatolico con la conquista del regno di Arzawa in Anatolia occidentale, mentre la situazione in Siria è complicata dalla ribellione di alcuni vassalli e dai costanti scontri con l’Egitto. Infatti, sebbene la rilettura di alcuni documenti sembri supportare l’ipotesi che all’epoca dei sovrani Murshili II e Horemheb ci sia stata una fase di distensione nei rapporti tra Khatti ed Egitto, l’ostilità tra i due regni si protrae negli anni ed è rinnovata dalle campagne militari condotte dal faraone Sethi I in Siria, in seguito alle quali gli Ittiti perdono il controllo sui regni di Amurru e Qadesh. Lo scontro con l’Egitto esplode durante il regno di Muwattalli II, successore di Murshili II, che affronta Ramesse II in occasione della battaglia di Qadesh, uno degli eventi più famosi della storia del Vicino Oriente preclassico. Lo scontro, noto quasi esclusivamente da fonti egizie, ha esito positivo per gli Ittiti, che riescono riconquistare i territori persi e a riportare il confine sulla linea stabilita quasi un secolo prima da Shuppiluliuma I.
Durante il regno di Muwattalli II ha luogo un altro evento cruciale per la storia ittita: la capitale viene trasferita da Khattusha a Tarkhuntashsha, località non ancora identificata in Anatolia meridionale. Non è chiaro se questa decisione sia da interpretare come una risposta estrema ai ripetuti attacchi subiti dalle tribù kaskee, insediate a nord di Khattusha, oppure se sia legata alla riforma religiosa attuata da Muwattalli ed incentrata sulla sua devozione al dio della Tempesta della folgore, divinità originaria proprio dell’Anatolia meridionale. In ogni caso Khattusha tornerà ad essere sede della monarchia ittita subito dopo la fine del regno di Muwattalli, mentre Tarkhuntashsha verrà successivamente affidata ad un ramo cadetto della famiglia reale, assumendo così uno status paragonabile a quello di Karkemish.
L’accettazione dello status quo tra Khatti ed Egitto viene ufficializzata con la stesura del trattato di pace tra Ramesse II e Khattushili III, che sale al trono di Khatti dopo un lungo scontro con l’erede legittimo, Murshili III/Urkhi-Teshshup. Fra i motivi che inducono i due sovrani a risolvere il conflitto in maniera diplomatica va sicuramente annoverato il fatto che entrambi i regni sono minacciati da altri nemici (l’Egitto sul fronte libico, Khatti su quello orientale) e che, dunque, sia conveniente per entrambi sospendere le ostilità almeno su un fronte. Viene così riaffermata la secolare spartizione territoriale del Levante tra una grande potenza settentrionale (prima Mittani, ora Khatti) e una grande potenza meridionale (Egitto). Le trattative che portano alla conclusione dell’accordo e successivamente al matrimonio tra due principesse ittite e Ramesse II sono ampiamente documentate da una fitta corrispondenza scambiata tra le due corti e rinvenuta negli archivi della capitale ittita. La rinnovata condizione di “fratellanza” tra i due regni, esaltata da entrambe le parti e confermata dallo scambio di ricchi doni, non verrà più messa in discussione. La conclusione dell’alleanza inaugura il periodo della cosiddetta Pax Hethitica, che rappresenta l’ultimo momento di forza del regno di Khatti. I regni dei successori di Khattushili III sono infatti segnati da una situazione di sempre maggiore instabilità e debolezza, dovuta da un lato alla progressiva perdita di autorità del sovrano e dall’altro agli attacchi subiti sia sul fronte occidentale che su quello orientale. Dalle fonti si ricava infatti l’impressione che in questo periodo il re di Karkemish, a cui era affidato il controllo dei territori siriani, assuma sempre maggiore potere, a scapito dell’autorità esercitata dal re di Khatti sui propri vassalli, e non a caso sarà proprio Karkemish a farsi erede della tradizione ittita in Siria settentrionale dopo il crollo del regno di Khatti.
La preoccupazione di Tutkhaliya IV, successore di Khattushili III, per la possibilità che lotte intestine alla famiglia reale impediscano la regolare successione al trono traspare dal moltiplicarsi di giuramenti di fedeltà che vengono imposti ai funzionari e alla popolazione di Khatti.
Il processo di indebolimento e disgregazione è però inarrestabile: alla fine del XIII secolo a.C. una serie di fattori di carattere sia interno che esterno fra cui crisi istituzionale, perdita di controllo sul territorio e incursioni dei cosiddetti Popoli del Mare porterà una generazione più tardi, all’epoca di Shuppiluliuma II, al crollo dell’impero ittita.
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, Antichità, Il Vicino Oriente Antico, Storia