Il mercato dell’aerospazio, sicurezza e difesa è stimabile attualmente in 370 miliardi di euro, di cui 155 quello americano, 90 quello europeo e 125 il resto del mondo. A livello settoriale l’aeronautica civile pesa per il 20%, quella militare il 16%, l’elicotteristica il 4%, lo spazio il 12%, l’elettronica per la difesa il 23%, i sistemi d’arma e i missili il 7%, la sicurezza il 18%. Il baricentro si va progressivamente spostando dai paesi più sviluppati alle nuove potenze emergenti: Brasile, India, Cina, Turchia, Argentina. Al tradizionale mercato mediorientale (sempre sostenuto dalla produzione petrolifera) si aggiungono così quello asiatico e quello sudamericano, compensando il ridimensionamento di quello europeo e la stasi di quello americano. Fra le prime dieci società mondiali del settore, sei sono americane e quattro europee e insieme coprono circa due terzi del mercato.
L’industria del settore è profondamente cambiata in quest’ultimo ventennio, caratterizzandosi come aerospazio, sicurezza e difesa.
Aeronautica e spazio, un tempo facilmente distinguibili, hanno trovato importanti interazioni grazie ai sistemi di navigazione satellitare che stanno rivoluzionando il settore del traffico aereo. Aerospazio civile e militare vedono crescere la comunalità delle tecnologie e degli equipaggiamenti. Questo è ancora più evidente nel campo dei satelliti, dove la distinzione civile/militare dipende quasi solo dalle prestazioni, ma vi sono ormai molteplici casi in cui le esigenze civili sono simili a quelle militari, come per i requisiti di riservatezza necessari alle comunicazioni finanziarie o a quelli di accuratezza e dettaglio delle immagini necessarie per il monitoraggio antisismico, per la gestione degli interventi in caso di catastrofe, per fini giuridici. Sicurezza e difesa sono diventati due facce della stessa medaglia perché, con il sorgere delle guerre asimmetriche, le missioni internazionali associano compiti di sicurezza e di difesa e la stessa nozione di confine sul piano militare si è fusa con quella di sicurezza globale.
Sul piano della domanda, vi è una crescente interazione fra forze militari e di polizia, anche perché queste ultime sono chiamate a partecipare alle missioni internazionali, soprattutto al termine delle fasi acute delle crisi. Nello stesso tempo la commistione delle attività illegali fra criminalità organizzata, spaccio di droga e gestione dell’immigrazione illegale richiede che le forze di polizia utilizzino anche equipaggiamenti e mezzi analoghi a quelli delle forze armate. Nella battaglia contro il terrorismo internazionale, soprattutto di origine islamica, la tutela della sicurezza interna ed esterna vede affiancate tutte le competenti organizzazioni pubbliche e ripropone molte esigenze di interoperabilità e comunalità che un tempo erano esclusivo appannaggio del teatro militare.
Sul piano industriale, molte imprese grandi e medie hanno cercato di sfruttare le loro competenze allargandosi al mercato militare, se civili, o a quello civile, se militari. Nel campo dei velivoli ad ala fissa o rotante, della propulsione, della cantieristica, dei mezzi terrestri, dei sistemi elettronici, delle comunicazioni, dei satelliti sono ormai pochissime le industrie puramente militari. Se poi si considera che il mercato della sicurezza, in forte espansione, fa da ponte fra militare e civile (ma, proprio per questo, è accessibile da ambedue i lati), si può ritenere che la struttura industriale si caratterizzi oggi per la presenza di imprese miste. In questo contesto la piramide industriale si differenzia non tanto, come in passato, fra ‘piattaformisti’ ed ‘equipaggiatori’, quanto fra integratori di sistemi, produttori di sottosistemi e equipaggiamenti complessi, produttori di componenti.
Sul piano tecnologico, il confine fra le tecnologie destinate a applicazioni militari e quelle destinate al civile è sempre più limitato. È terminata l’era della supremazia tecnologica dei prodotti militari: le crescenti esigenze del mercato civile e la rapida espansione della sua parte tecnologicamente più avanzata hanno fatto sì che il trasferimento sia diventato bidirezionale. La disponibilità di soluzioni tecnologicamente avanzate di derivazione civile (legate allo sviluppo del trasporto aereo, delle comunicazioni, dell’informazione, delle attività finanziarie, ma anche al contrasto alla criminalità organizzata o alla pirateria informatica) e la necessità di contenere i costi degli equipaggiamenti militari, hanno reso possibile, se non indispensabile, questo cambiamento, mettendo fine all’imbarocchimento tecnologico che ha caratterizzato l’ultima fase della Guerra fredda.