Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Indebolita dalla sconfitta militare e dai disordini interni, la monarchia deve concedere nel XIII secolo libertà a ecclesiastici, baroni e città e potere politico al Parlamento, che i sovrani del XIV secolo tentano inutilmente di limitare. La natura feudale, contrattuale, del potere prevale su quella teocratica. La crescita economica è rallentata dalle carestie e dalle epidemie. La società è attraversata da rivolte, che vengono represse.
Giovanni Senza Terra (1199-1216), quinto figlio di Enrico II (1133-1189) e di Eleonora di Aquitania (1122 ca.-1204), privo di appannaggi, toglie la Bretagna al nipote Arturo, figlio di Goffredo. Diventato re alla morte del fratello Riccardo Cuor di Leone (1157-1199), vuole instaurare una monarchia teocratica con nuove imposizioni e spoliazioni, che fanno esplodere la ribellione di ecclesiastici, baroni, cavalieri e ceti urbani decisi ad affermare i propri diritti di libertà statuiti dai reciproci obblighi feudali. Solo Londra e i Cinque Porti hanno ordinamenti comunali. Giovanni perde tra il 1202 e il 1206 la Normandia, occupata da Filippo II Augusto (1165-1223); ha difficili rapporti con Innocenzo III (1160-1216), che al suo rifiuto di accettare la nomina dell’arcivescovo di Canterbury lancia l’interdetto contro l’Inghilterra (1208) e lo scomunica (1212). Giovanni deve sottomettersi al pontefice e infeudare l’Inghilterra alla Chiesa con un tributo annuo (15 maggio 1213). Partecipa alla lotta per l’investitura imperiale tra Federico II di Svevia (1194-1250), re di Sicilia dal 1208 e di Germania dal 1212, e Ottone di Brunswick (1182-1218), imperatore dal 1209: contro Federico, alleato del re di Francia, sostiene Ottone, che il papa ha scomunicato nel 1210. Nel grande scontro campale delle nazioni a Bouvines (Fiandre, 27 luglio 1214), Giovanni e Ottone sono sconfitti. La disfatta di Giovanni vanifica il progetto di un vasto regno anglo-francese e anima i corpi sociali a chiedere la “carta di libertà”. Il clero l’ottiene il 21 novembre e la città di Londra il 9 maggio 1215. Il re deve fronteggiare la rivolta dei baroni che dal giorno di Natale hanno chiesto le libertà contenute nella carta di Enrico I. La conferenza di Runnymede (15-19 giugno) fallisce e i baroni ribelli eleggono re d’Inghilterra il delfino di Francia, figlio di Filippo II Augusto, il futuro Luigi VIII (settembre-ottobre 1215). Il fronte di opposizione si allarga con i prelati e i ricchi londinesi. Giovanni concede la Magna Charta Libertatum, che lo vincola all’approvazione delle imposizioni fiscali da parte del “grande consiglio”, anche se due mesi dopo si fa sciogliere da Innocenzo III dall’obbligo di fedeltà alla Charta. I disordini interni hanno consentito al principato del Galles di conservare l’indipendenza e ai re di Scozia di non rispettare il vassallaggio.
Enrico III Plantageneto (1216-1272), proclamato re alla morte del padre Giovanni Senza Terra, è un fanciullo di nove anni sotto la tutela del conte Pembroke. Prende il potere nel 1232 e tenta di governare senza il controllo di clero, baroni, città e cavalieri.
Costoro, guidati da Simone di Montfort (1160-1218), lottano contro il sovrano per le indebite riscossioni fiscali e per le modalità di nomina dei ministri scelti nell’entourage di Eleonora di Provenza, sposata da Enrico nel 1236; ottengono con le Provisions of Oxford (1258) l’elezione di un consiglio di Stato di 15 membri scelti nell’Assemblea nazionale, chiamata ora Parlamento, e la conferma in perpetuo delle libertà sancite dalla Magna Charta. Enrico nel riconoscere le libertà alla Chiesa inglese, agli uomini liberi del regno, a Londra e alle altre città s’impegna a rispettare e a far rispettare dai suoi balivi: a) le ricchezze dei sudditi, anche di quelli indebitati che possono far fronte ai debiti con “beni mobili” o con mallevadori; b) le libertà personali; c) il commercio “seguendo le antiche e buone consuetudini” e prevedendo “esazione indebita solo in tempo di guerra o da mercanti stranieri” il cui paese sia in guerra con l’Inghilterra. Il re s’impegna a convocare il Parlamento tre volte l’anno, ma non lo farà. Combatte contro il re di Francia Luigi IX (1214-1270) in difesa dei suoi feudi. Col trattato di Parigi (1259) deve rinunciare alla Normandia, al Maine, all’Anjou e al Poitou e riconoscersi vassallo del re francese come duca di Guienna (l’Aquitania). Nel 1259 riconosce alla piccola nobiltà e alla borghesia il diritto di partecipare alla vita politica costituendosi in Camera bassa nel Parlamento, che allarga la base sociale. Le prerogative del Parlamento saranno definite da Edoardo I. Nel 1261, alleatosi con la Francia e il papa, sconfessa le Provvisioni di Oxford, ma i baroni si ribellano, lo fanno prigioniero nella battaglia di Lewes (1264) e insediano sul trono Simone di Montfort, duca di Leicester. Enrico III è liberato dal figlio Edoardo, che ha sconfitto i ribelli a Kenilworth e ad Evesham, dove ha ucciso il duca di Leicester (1265). Reintegrato nei suoi diritti, Enrico muore nel 1272. Nel 1264 è fondato il collegio Merton a Oxford, la prima università inglese.
Edoardo I (1272-1307), il “Giustiniano” inglese, vuole rilanciare la monarchia contro gli attacchi del Parlamento, ma per consolidare le riforme amministrative ha bisogno della collaborazione del Parlamento, che amplia le sue funzioni e diventa organo di governo.
Edoardo nel 1284 annette all’Inghilterra il Galles come principato autonomo con titolo conferito dal 1301 all’erede della corona. Interviene in Scozia in occasione di una crisi dinastica e concede la corona a John Baliol, che gli presta giuramento di fedeltà, malgrado le proteste degli scozzesi. Nel 1292 scoppia la guerra. Baliol è appoggiato dalla Francia che spera di annettersi l’Aquitania. Edoardo assume una posizione difensiva in Aquitania per concentrare le sue forze contro Baliol, che è sconfitto e fatto prigioniero a Dunbar (27 aprile 1296). La Scozia è conquistata.
Edoardo riprende la guerra contro la Francia con l’aiuto dell’imperatore Adolfo di Nassau (1255-1298), che difende i territori imperiali contro l’espansionismo francese, e del conte di Fiandra Guido di Dampierre (1226-1305), che si ribella al suo signore Filippo IV il Bello dichiarandogli guerra il 9 gennaio 1297. Le operazioni militari iniziano in giugno, ma l’imperatore abbandona gli alleati. La rivolta in Scozia impegna Edoardo, che sconfigge a Falkirk il 22 luglio William Wallace (1270-1305). Il 9 ottobre stipula un armistizio con il re di Francia, tramutato in pace nel 1299. Guido di Dampierre, lasciato solo, soccombe, consentendo a Filippo IV il Bello (1268-1314) di conquistare la Fiandra grazie anche all’appoggio dello scabinato patrizio delle città manifatturiere. Il re d’Inghilterra conserva l’Aquitania. Durante il conflitto Edoardo deve riconoscere al Parlamento il diritto di approvare le imposte (1297).
Contro gli scozzesi che si sono appellati a Bonifacio VIII (1235-1303) come supremo giudice tra le parti, Edoardo si allea con il re di Francia, cui si lega con un duplice matrimonio: il suo con Margherita, sorella del re, e del figlio Edoardo con Isabella, figlia del re. Sollecita l’appoggio del Parlamento, che nel gennaio 1301 riconosce al sovrano la legittimità della vittoria sugli scozzesi riportata sul campo a Falkirk.
Edoardo II (1307-1327), figlio di Edoardo I e di Eleonora di Castiglia, governa in modo personale e vanifica il diritto del Parlamento di approvare le imposte. I baroni animano la rivolta e mobilitano gli altri ceti contro di lui, come al tempo di Enrico III. L’alta nobiltà ottiene nel 1311 il controllo del potere esecutivo (Quaranta Ordinanze) e di fatto limita l’autorità del sovrano, il cui credito s’indebolisce dopo la sconfitta inflittagli dallo scozzese David Bruce a Bannockburn (24 giugno 1314). La piccola nobiltà e le città vogliono però difendere i propri diritti in Parlamento e si oppongono alle Ordinanze che sono revocate nel 1322. Il Parlamento riesce a mantenere la propria autorità e insorge contro il sovrano sempre più succube dei favoriti di corte: nel 1326 afferma il proprio diritto di deporre il sovrano indegno. Il partito di Corte si appella alla regina Isabella (1292-1358) e al principe reale, ma il Parlamento il 7 gennaio 1327 depone Edoardo II. Il sovrano ha avuto il merito di organizzare gli arcieri, imponendo agli Yeomen (liberi contadini) di addestrarsi all’uso dell’arco lungo, importato dal Galles.
Edoardo III (1327-1377), figlio di Edoardo II e di Isabella di Francia, ridà vigore all’azione monarchica. Nel 1330 fa assassinare Ruggero Mortimer, che ha organizzato un complotto contro di lui. Organizza marina ed esercito. Sconfigge nel 1333 gli scozzesi a Halidon Hall (Berwick). Si oppone alla richiesta del Parlamento di sottoporre a giudizio l’ex cancelliere, per non essere implicitamente giudicato (1341).
Camera alta (baroni e alti prelati) e Camera bassa (cavalieri e borghesi) rispondono con la resistenza: concede che gli alti funzionari siano approvati dal Consiglio della Corona e dalla Camera alta e prestino giuramento dinanzi al Parlamento, che al termine del mandato li sottopone a sindacato. Ma pochi mesi dopo sfrutta i contrasti interni al Parlamento per revocare tali concessioni, giudicate contrarie ai diritti della Corona e alle leggi del Regno. Per due anni non convoca il Parlamento. Fa abrogare da un nuovo Parlamento gli statuti del 1341 e controlla il potere esecutivo. Impegnato militarmente in Francia, decide di mantenere buoni rapporti con il Parlamento, che approva le imposte,condivide gli interventi legislativi e controlla l’amministrazione per reprimerne gli abusi. La crisi di metà secolo colpisce anche l’Inghilterra. La popolazione, che ha raggiunto tre milioni e 700 mila abitanti, è gravemente colpita dalla pandemia di peste nel 1349. Lo sviluppo economico e demografico è interrotto. L’aumento dei prezzi e dei salari spingono la nobiltà a chiedere nel 1350 al Parlamento una legge che ancori i salari dei braccianti agli indici del 1347. Lo Statut of labourers accoglie le richieste nobiliari. I feudatari tentano di ristabilire antichi diritti signorili, alcune corvées ormai desuete, per ricostituire la servitù della gleba, ma trovano dura opposizione.
La crisi dinastica francese, apertasi alla morte di Carlo IV (1294-1328), ultimo figlio di Filippo IV il Bello, senza eredi, spinge Edoardo a far valere il suo diritto al trono come nipote di Filippo IV il Bello in linea femminile. Si scontra con Filippo di Valois, pronipote del defunto sovrano come figlio di Carlo di Valois, ultimogenito del re Filippo III, fratello di Filippo IV il Bello. Filippo VI (1293-1350) è proclamato sovrano da un’assemblea di vescovi e baroni. Edoardo si proclama re di Francia e cerca alleanze presso i Veneziani e i Genovesi. Ma la missione del vescovo di Bisaccia, cappellano del re Roberto d’Angiò, fallisce. La guerra contro la Francia procede vittoriosamente con conquiste territoriali (pace di Brétigny del 1360). Ma la guerra, le carestie e le epidemie alimentano agitazioni contadine e urbane. Gli appaltatori delle imposte e la monarchia traggono vantaggio dalla riscossione dell’imposta sulla lana e sul cuoio esportati, decisa nel 1275 ma realizzata nel 1363, considerato che le esportazioni sul continente passano per il porto di Calais, conquistato dagli inglesi nel 1347.
Nel 1374 alla richiesta di Gregorio XI (1329-1378) di ricevere il tributo accordato da Giovanni Senza Terra alla Chiesa nel 1213, si oppongono sovrano e Parlamento, sostenuti dalle teorie di John Wycliffe (1330 ca.-1384), teologo, professore di Oxford e consulente della Corona, anche se poi si giunge ad un compromesso. In questo clima culturale e politico, il Parlamento limita l’azione del sovrano affiancandogli un consiglio di dieci membri (1376), ma il sovrano riottiene i diritti regi da un Parlamento a lui favorevole. Anche se nove dei 12 figli avuti da Filippa di Hainaut hanno raggiunto la maturità, tutti premuoiono al padre, per cui alla morte di Edoardo III sale al trono il nipote Riccardo, figlio di Edoardo, il famoso Principe Nero, principe di Galles e duca di Aquitania.
Riccardo II (1377-1399) è un fanciullo di undici anni, affidato allo zio duca di Gloucester, che aspira alla Corona. L’opposizione riprende vigore. Il Parlamento vuole nominare il Consiglio del re, i ministri e gli alti funzionari; controllare il bilancio; intervenire nelle decisioni più importanti.
L’Inghilterra che è in guerra contro la Francia si schiera nel 1378 a favore di Urbano VI (1318 ca.-1389), eletto a Roma dal conclave tra le proteste dei cardinali francesi che gli oppongono a Fondi il francese Clemente VII (1342-1394). Inizia lo “scisma d’Occidente”. Uscito di minorità, Riccardo fa uccidere il reggente. L’oppressione dei signori laici ed ecclesiastici, l’inasprirsi della tassazione, il reclutamento dei fanti per la guerra contro la Francia alimentano il malcontento popolare contro il potere signorile ecclesiastico e laico. Le sollevazioni che minacciano anche la città di Londra nel 1381 sono organizzate dal prete John Ball (?-1381), che si richiama alle teorie di Wycliffe, pur non avendo con lui rapporti diretti. Lo scontro teologico si converte in protesta religiosa e sociale. Per Wycliffe la corruzione della Chiesa con due pontefici – a Roma e ad Avignone – e l’abbandono dell’originaria semplicità evangelica richiedono la revisione dell’apparato dottrinale come base del potere. Nega come opera del demonio transustanziazione, confessione auricolare, scomunica, pagamento delle decime, indulgenze, ordini monastici. Le aspirazioni egalitarie e la comunanza dei beni sono legittimate dalla dichiarazione che la proprietà privata e il dominio, uniti in Dio, sono distinti presso gli uomini a causa del peccato.
Le ribellioni contadine sono duramente represse dal Parlamento che difende gli interessi dei proprietari ecclesiastici e laici. Gli officiali regi guidati da Michael de la Pole (?-1389), un borghese che diviene più tardi conte di Suffolk (1385) e cancelliere, si oppongono allo strapotere parlamentare, per ristabilire gli equilibri politici. Pole, favorito del re, è rovesciato e condannato a morte nel 1388 dal Parlamento, che sottopone Riccardo a un Consiglio di vigilanza. Il Parlamento interviene anche nella scelta dei ministri. Il malcontento contro i soprusi parlamentari consente al re di riaffermare nel 1389 la propria autorità nella scelta dei consiglieri e dei ministri, anche se consulta il Parlamento. I responsabili della rivolta parlamentare del 1388 sono condannati per volere del re nel 1397. Nel 1399, Riccardo, accusato di governare secondo la sua “volontà” contro le leggi e le consuetudini, è costretto a rinunciare alla corona dal Parlamento, che ha trasferito le prerogative regali ad una Commissione. La Commissione lo depone in base all’atto formale di abdicazione (1399). Il Parlamento eleva al trono Enrico IV di Lancaster (1367-1413), nipote di Edoardo III come figlio di Giovanni, conte di Gaunt e duca di Richmond, che avendo preso dal suocero Enrico il titolo di duca di Lancaster consente al figlio di dar vita alla nuova dinastia.
Nel XIII e nel XIV secolo la giustizia regia è diretta dal common law, raccolto in testi, come il Glanvill e il Bracton, si avvale di registri di writs, di una propria avvocatura e della corporazione dei serjeants at law, con relazioni aggiornate sulle sentenze (Year Books).