È così chiamato da A. Manzoni, ne I promessi sposi, Francesco Bernardino Visconti, uno dei feudatari di Brignano Ghiaradadda, designato da una grida del governatore di Milano, nel 1603, come capo di briganti. Sulla scorta di un accenno, contenuto in cronache milanesi del 17° sec., Manzoni ha poeticamente ricreato la storia di questo bandito, che s'impegna a far rapire Lucia su istigazione di don Rodrigo, ma che, prima indispettito, poi pentito dell'azione malvagia, e turbato dall'atteggiamento e dalle parole di Lucia, trascorre una notte tormentata da incubi e angosce. Sente all'alba suonare le campane che festeggiano l'arrivo nei pressi del cardinale Borromeo, e da lui si reca a far confessione dei propri peccati. Collaborerà poi col cardinale per riunire Lucia a sua madre.
Nella prima stesura del romanzo l'Innominato, chiamato il Conte del Sagrato, è descritto in maniera più fosca e delittuosa; tinte e suggestioni che nell'edizione definitiva Manzoni ha corretto e approfondito nel ritratto psicologicamente potente e perfetto del grande peccatore pentito.