Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Mentre i catari sono ormai scomparsi, l’Inquisizione amplia il suo interesse verso dissidenti e gruppi marginali. I valdesi e gli spirituali francescani soffrono una dura repressione, mentre gli ebrei subiscono numerosi processi con l’accusa di praticare infanticidi rituali. Anche nel Quattrocento si assiste all’uso dei processi inquisitoriali per fini politici. Ma la grande novità tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento è nella scoperta degli inquisitori e dei giudici secolari del sabba e nell’inizio della caccia alle streghe.
Gli inquisitori papali, nati nel Duecento per sconfiggere il dilagare dei catari e supportare la scarsa azione dei vescovi nella repressione delle dottrine eterodosse, ampliano progressivamente il loro potere, esautorando le autorità vescovili e civili dalla lotta all’eresia. Nel Quattrocento i catari sono ormai sconfitti e il concetto di eresia si dilata, comprendendo la magia, la stregoneria, l’ateismo e qualsiasi forma di opposizione alle gerarchie ecclesiastiche. Si formula la nuova categoria giuridica del “sospetto di eresia”, che comprende la bestemmia, la bigamia, le pratiche magiche e stregonesche. Tra la fine del Trecento e il Quattrocento si perseguitano i gruppetti di dissidenti valdesi, gli ebrei, i Francescani spirituali e gruppi marginali.
A seguito delle persecuzioni del XIV secolo, numerosi ebrei abbandonano diversi Paesi dell’Europa occidentale. Alcuni si rifugiano nell’Italia centro-settentrionale, dove, tuttavia, nel corso del XV secolo si verificano episodi di persecuzione.
L’accusa infondata che viene rivolta in più occasioni alle comunità ebraiche è quella di praticare gli omicidi rituali di bambini, in occasione della Pasqua. Il caso più noto è quello di Simonino, trovato ucciso a Trento nel 1475.
Per l’assassinio vengono accusati e incarcerati dalle autorità civili numerosi esponenti della locale comunità ebraica, e gli imputati principali vengono condannati al rogo. Poiché sorgono numerosi dubbi sulla procedura adottata, il papa invia come suo delegato Battista de’Giudici, il quale rileva l’insussistenza delle prove. Ciononostante, una commissione di cardinali nominati dal papa giudica correttamente svolta l’inchiesta. Numerosi altri episodi del genere si verificano sia in Italia, sia nel resto dell’Europa. In alcuni casi nascono dei culti per i bambini ritenuti uccisi dagli ebrei, così come accade per lo stesso Simonino da Trento. La credenza dell’omicidio rituale trova, peraltro, terreno fertile grazie alla propaganda nella predicazione dei frati minori.
Altro gruppo di dissidenti verso il quale l’Inquisizione è particolarmente attiva nel corso del secolo è quello dei valdesi. Questi hanno stabilito alcuni contatti con gli ussiti boemi e la paura che questi ultimi suscitano in Europa genera per reazione una nuova ondata repressiva verso i valdesi, soprattutto nelle zone a cavallo tra la Savoia e il Piemonte. Sul versante francese, l’Inquisizione opera così duramente da provocare un’aperta insurrezione, piegata nel 1488 solo grazie a una vera e propria crociata che stermina la popolazione valdese. A seguito di questi avvenimenti i valdesi francesi si spostano sul versante piemontese, meno esposto alle incursioni degli inquisitori.
Dopo la conclusione del Grande Scisma d’Occidente, tra il 1420 e il 1467 riprende anche la lotta ai fraticelli spirituali. A spingere per la ripresa della loro persecuzione ci sono gli stessi Francescani del movimento dell’Osservanza che, realizzando il tentativo di un ritorno agli ideali originali di san Francesco, vogliono però emarginare e distruggere le frange più estreme e rigorose dello stesso movimento francescano. Il movimento dei fraticelli nel corso del secolo si va quindi estinguendo. È un problema aperto e dibattuto dal punto di vista storiografico se i fraticelli siano scomparsi perché distrutti dall’azione inquisitoriale o perché lo stesso movimento dell’Osservanza abbia riportato al suo interno e disciplinato le frange radicali del movimento francescano.
Anche nel Quattrocento si assiste all’uso dei processi inquisitoriali per fini politici. Uno dei più celebri processi è quello francese per Giovanna d’Arco. La giovane condottiera francese viene imprigionata dal duca di Borgogna per conto degli Inglesi e incriminata per eresia, con l’intento di screditarla agli occhi dei numerosi suoi seguaci. Nel gennaio del 1431 Giovanna è processata da Pierre Cauchon, vescovo di Beauvais, e Jean le Maistre, delegato dell’inquisitore generale di Francia. La condanna, a conclusione di un tormentato processo, è al carcere perpetuo per idolatria, eresia e invocazione di demoni. La pena provoca il disappunto degli Inglesi, che si fanno consegnare la giovane per bruciarla al rogo il 30 maggio 1431 nella place du Vieux-Marché di Rouen.
Altro celebre processo inquisitoriale a sfondo politico è quello fiorentino per il frate domenicano Girolamo Savonarola. Divenuto guida spirituale e figura carismatica della Repubblica fiorentina dopo la cacciata di Piero de’Medici, il frate predica in chiave escatologia e profetica chiedendo a viva voce un forte rinnovamento religioso e criticando apertamente la corruzione di Alessandro VI, il quale, nel 1497, lo scomunica e ne ordina l’arresto.
La disposizione pontificia non viene però eseguita, poiché le autorità cittadine preferiscono ordinare a Savonarola di sottoporsi a un’ordalia del fuoco, alla quale, tuttavia, il frate si sottrae. Scattano allora l’arresto e il processo. Savonarola e alcuni suoi compagni vengono quindi condannati all’impiccagione e al rogo nella piazza della Signoria.
La grande novità della storia dell’Inquisizione tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento è da vedere soprattutto nella scoperta del sabba da parte degli inquisitori e dei giudici secolari. Inizia, quindi, una delle pagine più nere della storia d’Europa.
L’assimilazione della magia alla stregoneria si realizza soprattutto a seguito della bolla Super illius specula del 1326 di Giovanni XXII, che legittima l’intervento dell’Inquisizione contro i sospetti di stregoneria. Nel primo Quattrocento iniziano i processi e le condanne a morte per uomini e donne ritenute affiliate a Satana, caratterizzati però, rispetto al passato, dal fatto che ora queste persone si ritiene facciano parte di una vasta setta cospiratrice contro l’umanità. Il numero dei condannati cresce a metà del secolo per poi dilagare nel corso del Cinquecento e del Seicento. Ormai ai nemici interni l’ebreo e l’eretico sono aggiunti le streghe e gli stregoni.
La credenza nella stregoneria e nel sabba, tra i fenomeni più inquietanti che hanno caratterizzato generazioni di Europei, ha posto numerosi interrogativi agli storici. Si sostiene che la setta degli stregoni e delle streghe sia una costruzione culturale, un mito complesso, che ha origine nei due versanti alpini e che si è diffuso progressivamente in Europa. La caccia alle streghe non è mossa esclusivamente da fattori religiosi, ma anche da fattori socio-politici e risponde alle esigenze di vendetta personale e ristabilimento dell’ordine pubblico. Che streghe e stregoni complottino contro il benessere dell’umanità è anche una spiegazione delle origini del male e della sventura. La caccia alle streghe, pertanto, viene vista come necessaria per neutralizzare il complotto di streghe e demonio contro i beni dei cristiani. Nell’elaborazione dei suoi caratteri concorrono elementi sia di cultura dotta sia di cultura folclorica. Tipici elementi dotti del sabba sono l’apostasia della fede, gli omicidi rituali e il cannibalismo, immessi dagli inquisitori. A questi, poi, si aggiungono altri particolari, come il volo notturno e le metamorfosi in animali. È stato notato che questi ultimi elementi sono quelli più legati alla parte folclorica, estrapolati dagli inquisitori dai loro contesti originari e immessi in una struttura onnicomprensiva, quella del sabba. L’immagine inquisitoriale e l’immagine folclorica del sabba si fondono in un unico stereotipo nei versanti delle Alpi occidentali tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento. Gli strumenti che permettono questa fusione sono proprio i processi dell’Inquisizione. Gli imputati ai processi assorbono la cultura dotta del sabba attraverso i formulari presentati dagli inquisitori, mentre offrono a loro volta ai giudici gli elementi folclorici delle proprie credenze e dei miti che vengono, quindi, fatti propri dagli inquisitori e inquadrati nel meccanismo sabbatico.
Un contributo fondamentale alla costruzione del mito del sabba e alla sua diffusione viene, poi, dagli stessi manuali degli inquisitori. Il più noto è il Malleus Maleficarum scritto dagli inquisitori domenicani Heinrich Krämer (Enricus Institoris) e Jakob Sprenger nel 1486 a Spira, che conta 28 edizioni fino al 1669. Esso rappresenta il punto di arrivo di una tradizione di manuali che lo precedono. Il primo è il Formicarius del domenicano tedesco Johannes Nider, composto a Basilea tra il 1436 e il 1438. Qui viene presentata ai lettori per la prima volta l’esistenza di una setta di streghe e stregoni diversi dai tradizionali maghi e maghe che operano isolatamente: streghe e stregoni appaiono, invece, uniti e sodali in una setta organizzata. Il francese Pierre Mamoris, nel suo Flagellum malleficorum, oltre a essere il primo a usare il termine sabba ne assicurava l’esistenza per sua diretta esperienza fatta grazie alle confessione nei processi.
A questo proposito va detto che gli storici, dopo aver lungamente dibattuto, hanno respinto l’ipotesi che il sabba sia stato un fenomeno reale. Le confessioni, che attestano la partecipazione di uomini e donne a riunioni con al centro pratiche di venerazione del demonio, risultano estorte grazie alla tortura. Altrettanto respinta è l’ipotesi dell’esistenza e della diffusione massiccia di una setta organizzata con culti e pratiche alternativi alla Chiesa cattolica. Il successo della credenza della stregoneria, in definitiva, è dovuto al fatto di fornire una spiegazione alle sventure e un mezzo di controllo sociale che permette l’unità del gruppo. La comunità trova un modo per isolare l’origine dei mali, incolpando la strega.