Per ragioni storiche, culturali e oggi politico-militari, la Repubblica Islamica si considera una potenza regionale ingiustamente sottovalutata. Le sue relazioni diplomatiche più intense sono diretto verso la Siria, la Turchia, il movimento politico-militare libanese Hezbollah e quello palestinese Hamas, e le forze sciite in Iraq. Occorre considerare che l’Iraq e il Libano sono due paesi a forte componente sciita e per questo motivo risentono di una maggiore influenza iraniana sulla propria evoluzione politica interna. D’altra parte la Repubblica islamica ha anche diverse vertenze ancora aperte con molti paesi della regione: le dichiarazioni bellicose e negazioniste del presidente Ahmadinejad hanno peggiorato i rapporti con Israele, da sempre particolarmente tesi. Da parte loro, gli Emirati Arabi Uniti non dimenticano le tre isole occupate dalla Repubblica islamica. Infine, il progresso del programma nucleare iraniano preoccupa tutta la regione, se non dal punto di vista di una minaccia militare diretta quantomeno per il prestigio e la capacità di influenza che Teheran acquisirebbe diventando una potenza nucleare.
In una tale cornice l’intenso rapporto economico e militare tra l’Iran e la Turchia, fondamentale per Teheran al fine di evitare il totale isolamento internazionale, si è consolidato nel corso del 2010: assieme al Brasile, i due paesi hanno firmato nel maggio 2010 una dichiarazione in favore della cooperazione nucleare a scopi pacifici, nel tentativo di sbloccare i negoziati tra la Repubblica Islamica e la comunità internazionale ed evitare un nuovo round di sanzioni (poi abbattutesi comunque sul governo di Teheran). E se proprio con Ankara l’Iran ha intenzione di triplicare i propri scambi commerciali nei prossimi cinque anni, desta tuttavia preoccupazione a Teheran l’intensificarsi dei rapporti commerciali tra la Turchia e la Siria e la crescente popolarità del paese nell’opinione pubblica araba in generale.