L'Italia preromana. I siti della Lucania: Serra di Vaglio
Il centro indigeno di Serra San Bernardo, detto S.d.V., è situato nella Lucania centro-settentrionale, nella regione collinare tra i fiumi Bradano e Basento a circa 20 km a est di Potenza, in un’area che svolse un ruolo di collegamento tra il territorio di prevalente cultura daunia del Melfese, la Puglia e la costiera ionica occupata dagli insediamenti coloniali greci.
L’abitato si sviluppa su un pianoro in diverse fasi, tra l’VIII e il VI sec. a.C. A un insediamento di tipo sparso, costituito da capanne ovali con pavimento di ciottoli, tra cui si inseriscono anche piccole aree di necropoli, si sostituisce progressivamente, nel corso del VI sec. a.C., un impianto costituito da edifici rettangolari in muratura che tendono a disporsi lungo assi stradali, caratterizzati da un sistema di copertura con terrecotte architettoniche ispirate a modelli tarantini e metapontini di età arcaica. Una radicale ristrutturazione dell’abitato si data al V sec. a.C., con la pavimentazione delle strade e, nella seconda metà del IV sec. a.C., con la costruzione di un circuito di mura in opera isodoma. L’occupazione del sito termina intorno alla metà del III sec. a.C. Sulle pendici nord-orientali del pianoro, in contrada Braida, vi è un’area sacra extraurbana con una stipe votiva e resti di fondazioni in blocchi di calcare, probabilmente pertinenti a un sacello, a cui apparteneva il fregio fittile con cavalieri e opliti databile al secondo quarto del VI sec. a.C. Sulle pendici orientali del Monte Serra è stata rinvenuta un’area di necropoli; i defunti erano deposti rannicchiati in tombe a fossa coperte con tumulo di ghiaia, con un’olla e una coppa di ceramica, forse con funzioni rituali, e un ricco corredo.
Le tombe maschili si distinguono per la presenza di intere panoplie composte da elmi corinzi e apulo-corinzi con decorazione incisa, schinieri, lance, spade, scudi di tipo oplitico con Schildbänder decorati a sbalzo, analoghi a quelli rinvenuti a Chiaromonte e Noicattaro e probabilmente prodotti in ambiente coloniale. Una delle tombe (101) conteneva anche elementi di bardatura equina, un pettorale e un prometopidion decorato a sbalzo e a incisione con una potnia theròn che afferra per il collo due uccelli. Kylikes attiche a figure nere, bacili (uno dei quali con iscrizione in caratteri greci sull’orlo), lebeti e oinochoai di fabbricazione etrusca, grattugie, deposti nelle tombe accanto a ceramiche di produzione locale, testimoniano l’assimilazione dell’usanza greca del simposio da parte delle genti indigene. Il corredo delle tombe femminili è invece composto prevalentemente da oggetti di ornamento personale; in quello appartenente a una fanciulla vi era un diadema d’oro lavorato a sbalzo con figure di animali e pendenti sulla fronte, fermatrecce, collane con vaghi d’ambra semplici e scolpiti in forma di bullae, protomi di arieti, conchiglia e sfinge accovacciata, fibule di argento. Un santuario extraubano è stato individuato a 10 km a nord-est di S.d.V., in località Rossano; era costituito da un piazzale con altare su cui si aprono ambienti, alcuni destinati ad accogliere i fedeli, tra cui uno utilizzato per conservare materiali votivi (frammenti di statue di bronzo, marmo, terrecotte, iscrizioni, thymiateria e monete databili tra la metà del IV e il I sec. a.C.).
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