L'Italia preromana. I siti della Puglia: Ruvo di Puglia
di Ettore M. De Juliis
Centro peucezio (gr. Ρύψ; lat. Rubi), situato circa 30 km a ovest di Bari.
Le più antiche presenze sulla collina di R.d.P. risalgono all’età neolitica, ma è solo a partire dalla prima età del Ferro che l’occupazione dell’intera area diventa consistente e continua, rispecchiando il tipo di insediamento vicano-paganico diffuso in Puglia. Un ruolo egemone nell’ambito di tale sistema viene assunto, progressivamente, dalla collina principale, su cui si svilupperà ininterrottamente la vita, in età romana, medievale e moderna. In età arcaica, alle ceramiche subgeometriche locali si affiancano i vasi di importazione corinzi e attici. Una chiara prova della grande floridezza di R.d.P. nel VI e nel V sec. a.C. e dei suoi contatti ad ampio raggio è fornita, inoltre, dalla presenza abbondante di oreficerie magno-greche e soprattutto di tipo etrusco, importate dall’Etruria propria o dalla Campania etruschizzata, oppure prodotte sul posto da artigiani provenienti dai medesimi luoghi.
Alla fine del V sec. a.C. è possibile assegnare la famosa tomba dipinta delle Danzatrici, nella quale è visibile la rappresentazione di una danza circolare di donne sontuosamente abbigliate. Nello stesso secolo e ancora nel successivo è abbondante a R.d.P. l’importazione di vasi a figure rosse, protoitalioti e attici. Intorno al 300 a.C. si inizia la coniazione di monete d’argento e di bronzo con tipi tarantini, recanti le leggende RHYPS e RHYBASTEINOI. In età romana Rubi è nominata da Orazio (Sat., I, 5, 94), mentre i suoi abitanti, Rubustini, sono ricordati da Plinio (Nat. hist., III, 105). R.d.P. fu municipium ascritto alla tribù Claudia ed ebbe un suo collegio di Augustales (CIL IX, 314). Dopo l’apertura della via Traiana ne divenne una stazione (Itin. Anton., p. 116; Eucher., p. 610). Infine, va ricordata la presenza a R.d.P. dell’ottocentesca collezione Jatta, che è stata recentemente acquisita dallo Stato.
P. Labellarte, s.v. Ruvo di Puglia, in EAA, II Suppl. 1971-1994, V, 1997, pp. 43-46 (con bibl. prec.).
A.C. Montanaro, Una tomba principesca di Ruvo, in Taras, 19, 2 (1999), pp. 217-49.
L. Todisco, La Tomba delle Danzatrici di Ruvo di Puglia, in Le mythe grec dans l’Italie antique. Fonction et image. Actes du Colloque International (Rome, 14-16 novembre 1996), Rome 1999, pp. 435-65.
G. Gadaleta, La Tomba delle Danzatrici di Ruvo di Puglia, Napoli 2002.
di Laura Buccino
I corredi funerari di R.d.P. rivelano l’ampio valore di acquisto e la cultura notevolmente imbevuta del gusto e dei modelli greci del facoltoso ceto dirigente locale. Le tombe hanno restituito molte oreficerie e una quantità notevole di vasellame di fattura apula e di importazione: ceramica corinzia e soprattutto attica. I numerosi vasi provenienti dalle ricche sepolture di R.d.P. sono custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli e in quello locale, il Museo Nazionale Jatta. Le attestazioni si fanno più numerose tra la fine del V e per tutto il IV sec. a.C. e comprendono esemplari di eccellente qualità, che illustrano l’evoluzione stilistica della ceramica italiota e attica, dalla produzione a figure nere a quella a figure rosse, quantitativamente più consistente (Pittore dei Niobidi, di Meleagro e di Meidias). Tra i vasi di fabbrica italiota (ultimo quarto del V-IV sec. a.C.) si segnalano le anfore e i crateri attribuiti al Pittore di Amikos, di Pisticci, di Sisifo, della Nascita di Dioniso, di Ruvo, di Baltimora e di Licurgo, sostituiti dalla seconda metà del IV sec. a.C. dalle produzioni canosine e dalla ceramica in stile di Gnathia. Dalla necropoli di R.d.P. proviene anche il colossale cratere a volute attico, a figure rosse con sovraddipinture policrome, attribuito a un ceramografo noto con il nome convenzionale di Pittore di Talos (ultimo venticinquennio del V sec. a.C.). Il nome del pittore, che si distingue per la sapienza compositiva e l’impiego di effetti pittorici, deriva dal mito rappresentato sul lato principale di questo vaso: mentre Giasone, capo della spedizione degli Argonauti, assiste alla scena dalla nave Argo, Medea, elegantemente abbigliata, tiene in mano la scatola dei filtri con i quali ha stregato Talos. Il gigante cretese dal corpo di bronzo, che aveva tentato di opporsi allo sbarco degli Argonauti sull’isola, è raffigurato morente al centro, sorretto dai Dioscuri, con il corpo nudo statuario sovraddipinto in bianco e reso arditamente di scorcio.
G. Jatta, Catalogo del Museo Jatta, Bari 1996.
E.M. De Juliis, Ruvo di Puglia, in BTCGI, XVII, 2001, pp. 158-78 (con bibl. prec.).