L'Italia preromana. I siti etruschi: Casilinum
C. è ricordata da Livio, durante la guerra annibalica, come il porto di Capua sul Volturno; la città, successivamente menzionata di frequente dalle fonti latine insieme a Calatia, ad Atella e ai Sabatini, doveva far parte del sistema dei centri satelliti che popolavano e caratterizzavano il territorio di Capua.
Come Calatia, riacquistò un breve periodo di autonomia amministrativa con le deduzioni coloniali cesariane per poi essere nuovamente unificata a Capua con Augusto. Plinio, con poche incisive parole, la descrive in stato di progressivo abbandono. Delle fasi successive conosciamo molto poco, ma la città deve avere continuato a vivere per pagi e vici, anche se in forma ridotta e con mutamenti di funzione. In età tarda e medievale, le fonti ricordano l’esistenza di un forte in prossimità del fiume Casilino sulla cui ubicazione sussistono incertezze. Durante le guerre greco-gotiche, Butilino stabilì il suo accampamento fortificato sul sito dell’antica città e qui fu sconfitto dalle truppe di Narsete.
Gli scavi ottocenteschi dimostrarono che il sito fu bonificato e vi furono realizzate ingenti opere di livellamento. Probabilmente della forma urbana vennero conservate le arterie stradali principali corrispondenti a tratti intramuranei delle vie pubbliche extraurbane, ma per il complesso rapporto tra preesistenze e rifondazione, allo stato attuale, mancano dati sicuri di scavo e la città romana giace ancora sepolta sotto i depositi alluvionali del Volturno e le opere di risistemazione di età longobarda. Da Livio apprendiamo che la città si sviluppava su entrambe le rive del Volturno. Nel settore sud-orientale delle mura si aprivano due porte, probabilmente corrispondenti, secondo un’ipotesi recente, a due assi stradali primari (via Appia e attuale corso Gran Priorato?). Il ponte romano, attraverso il quale la via Appia superava il Volturno, subì numerosi rifacimenti fino a essere distrutto e ricostruito dopo l’ultimo conflitto mondiale. Alla fine del XIX secolo era viva la polemica sull’interpretazione delle sue strutture, ora datate in età romana, ora ricondotte a rifacimenti di età normanna o a epoche successive.
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