L'Italia preromana. I siti etruschi: Populonia
La ripresa degli scavi tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta del Novecento ha apportato notevoli contributi alla ricostruzione del quadro storico di P. (etr. fufluna, pupluna; lat. Populonia), definita dalle fonti antiche come l’unica città etrusca costruita sul mare. L’approdo naturale rappresentato dal Golfo di Baratti, caratterizzato anche dalla presenza dell’entroterra lagunare di Rimigliano, costituiva nell’antichità uno scalo obbligato per la navigazione.
Il controllo delle risorse minerarie nel distretto dei monti del Campigliese e nell’Isola d’Elba, nonché la relativa vicinanza anche all’area mineraria del Lago dell’Accesa, furono all’origine della ricchezza e importanza che assunsero le comunità stanziate nella zona. Lo sfruttamento del rame fin dall’Eneolitico è testimoniato dalla scoperta, avvenuta di recente a San Carlo, all’interno della cava Solvay, di alcuni forni, di scorie di lavorazione e di crogioli con residui di metallo. Nell’Eneolitico l’entroterra minerario del Campigliese appare oggi interessato dalla presenza di alcuni insediamenti fortificati d’altura, di vaste dimensioni, la cui fisionomia aspetta di essere indagata più compiutamente. Nella parte settentrionale del Golfo di Baratti è stato localizzato un villaggio protovillanoviano sul Poggio del Molino con la relativa necropoli di Villa del Barone. Nella prima età del Ferro P. appare come uno dei centri più importanti di tutta l’Etruria, inserito in una fitta rete di traffici e relazioni con l’Etruria meridionale, Bologna, l’area umbra, la Corsica e soprattutto la Sardegna.
Le necropoli di Poggio del Molino (o del Telegrafo), del Poggio della Porcareccia, di San Cerbone, di Piano e Poggio delle Granate, nella parte settentrionale del golfo, sembrano ricollegabili a villaggi apparentemente distanziati fra loro e localizzabili, in via di ipotesi (non disponiamo fino a questo momento di alcuna documentazione), sul Poggio del Molino, sul Poggio della Guardiola e forse sul Poggio San Leonardo. I rituali funerari, la ricchezza dei corredi, alcune tombe a camera costruite, fra le più antiche di tutta l’Etruria, documentano l’esistenza di una società già assai differenziata. Ancora nebuloso appare il quadro del popolamento nella zona mineraria: finora, dagli scavi dell’Ottocento, è nota solo la necropoli di Monte Pitti (tra Campiglia e Suvereto). Nella tarda epoca villanoviana (seconda metà dell’VIII sec. a.C.) P. sembra attraversare un periodo quasi di recessione, forse anche in relazione con lo sviluppo assunto da Vetulonia. Se la primissima fase orientalizzante di P., non particolarmente ricca, sembra trovare corrispondenza nell’area volterrana e nel distretto minerario dell’Accesa, è proprio a quest’epoca che ricerche recenti fanno risalire la comparsa di un nuovo tipo di tomba a camera a pseudocupola con avancorpo e crepidine cilindrica, documentato per quest’età solo nella necropoli di San Cerbone.
Le necropoli settentrionali sembrano subire una flessione, anche se molte tombe a camera di piccole dimensioni e prive della crepidine, considerate fino a oggi villanoviane, sulla base di scavi recenti sembrano appartenere all’Orientalizzante. Alla fine del VII - inizi del VI sec. a.C. il processo di formazione della città è ormai compiuto. Il centro urbano occupa i tre rilievi del Poggio del Molino, del Poggio del Castello e della sommità del Poggio della Guardiola. I tumuli di piccole dimensioni scoperti recentemente al Poggio del Conchino sembrano allinearsi lungo una strada che dal porto conduceva sul Poggio della Guardiola. Fino a oggi non disponiamo di alcuna evidenza archeologica per l’abitato di questa epoca, tranne forse di un frammento di tegola con decorazione tipo White-on-Red, rinvenuto fra i materiali di riempimento per la costruzione di un sistema di terrazzi artificiali sull’acropoli. I materiali dei contesti tombali mostrano una cospicua concentrazione di prodotti provenienti dalla Grecia orientale: i rapporti con quest’area ebbero un ruolo rilevante nella formazione della cultura e dell’artigianato artistico locale.
Nell’entroterra indagini recenti hanno permesso di intravedere forme di insediamento diffuse in prossimità delle zone di attività estrattiva del Campigliese, nonché lungo il bacino del Cornia, quest’ultimo verosimilmente in relazione con le vie di collegamento con Vetulonia e la zona dell’Accesa e con lo sfruttamento agricolo del territorio. L’attività organizzata di raffinamento e di lavorazione del ferro risale, come hanno dimostrato gli scavi condotti da M. Martelli e M. Cristofani, alla seconda metà del VI sec. a.C., quando vennero impiantati, anche sopra le necropoli, edifici che verranno utilizzati almeno fino alla metà del III sec. a.C. come sede delle attività manifatturiere e come abitazioni. Il quartiere “industriale”, ancora largamente da mettere in luce, si sviluppava lungo le pendici del Poggio della Guardiola, in parte fuori della cinta muraria che dalle Buche delle Fate risaliva il poggio fino ad arrivare al Golfo di Baratti. Mentre la costruzione della cerchia muraria dell’acropoli, sulla scorta di alcuni recenti saggi stratigrafici, sembra risalire alla metà del V sec. a.C., forse a seguito dell’occupazione siracusana dell’Elba, i primi resti di abitazioni tardoarcaiche sono stati scoperti sull’acropoli, nella sella tra il Poggio del Molino e il Poggio del Castello, al di sotto del santuario tardoellenistico.
Dalla metà del V sec. a.C. P., che sembra non toccata dalla recessione che investe le città dell’Etruria meridionale, è caratterizzata dalla presenza di vasi attici di qualità, fra cui un raro frammento di cratere a calice a fondo bianco, attribuito al Pittore di Villa Giulia, e di officine bronzistiche locali che fabbricavano vasellame e arredi da banchetto. Alla seconda metà del V sec. a.C. è stato riferito l’inizio di una monetazione regolare in argento da riconnettere all’attività di lavorazione e distribuzione del ferro nei vari mercati italici, che imponevano la necessità di un sistema per gli scambi il cui valore fosse garantito dall’autorità della città. Nella prima età ellenistica, P., essendo situata al centro della rotta che collegava Roma e Marsiglia ed esercitando il monopolio sui distretti minerari dell’Elba e del Campigliese, intratteneva stretti rapporti con Roma. Attorno alla metà del III sec. a.C. P. conobbe un breve periodo di crisi, forse a seguito di eventi che la portarono definitivamente sotto il dominio di Roma, ma già alla fine del III - inizi del II sec. a.C. la città partecipava pienamente al processo di crescita che investì quasi tutte le città etrusche. Profonde trasformazioni urbanistiche occorrono ora sull’acropoli, dove viene costruito un imponente sistema di terrazzi artificiali per nuovi edifici legati al culto e alla vita politica. Alla fine del II sec. a.C. P. è ancora un approdo marittimo di rilievo collegato anche con l’area campana e Puteoli, mentre la lavorazione del ferro riprende lungo il litorale fino a San Vincenzo. L’intera val di Cornia è ora fittamente disseminata di insediamenti agricoli di varia densità che sopravviveranno per tutta l’epoca imperiale. Divenuta municipium, P. fu ascritta alla tribù Galeria, come documentato da un’epigrafe che ricorda il quattuorviro L. Vesonius.
Studi sul territorio di Populonia. In memoria di Antonio Minto, in RassAPiomb, 12 (1994-95).
V. Saladino, La villa romana sul Poggio del Mulino (Populonia) e il lago di Rimigliano, in AttiMemFirenze, 60 (1995), pp. 3-101.
S. Bruni, Appunti sulle ceramiche etrusche a figure nere di Populonia, in RassAPiomb, 13 (1996), pp. 231-56.
Id., Appunti su alcune sculture populoniesi di età ellenistica, in StEtr, 62 (1996), pp. 139-51.
G. Nardi, s.v. Populonia, in BTCGI, XIV, 1996, pp. 199-249 (con bibl. prec.).
A. Romualdi, s.v. Populonia, in EAA, II Suppl. 1971-1994, IV, 1996, pp. 432-42 (con bibl. ult.).
F. Fedeli - A. Romualdi, Una fornace etrusca dal territorio di Populonia, in RassAPiomb, 14 (1997), pp. 205-21.
A. Galiberti - A. Perrini, Il Musteriano denticolato su ciottoletto da Villa del Barone: aspetti tecnologici e tipologici, ibid., pp. 55-87.
G. De Tommaso - A. Baroncelli - S. Bertone, La villa romana di Poggio del Molino (Piombino, LI), ibid., 15 (1998), pp. 119-348.
A. Emiliozzi - A. Romualdi - F. Cecchi, Der Currus aus dem “Tumulo dei Carri” von Populonia, in JbZMainz, 46, 1 (1999), pp. 5-16.
F. Fedeli, Il sito preistorico degli Orti Bottagone. Comunicazioni preliminari, ibid., 16 (1999), pp. 115-27.
Id., Un vaso a fiasco dal promontorio di Piombino (LI), ibid., pp. 129-33.
E.J. Sheperd, Populonia, un mosaico e l’iconografia del naufragio, in MEFRA, 111 (1999), pp. 119-44.
L’architettura funeraria a Populonia tra IX e VI secolo a.C. Atti del Convegno (Castello di Populonia, 30-31 ottobre 1997), Firenze 2000.
A. Romualdi, La tomba delle hydriai di Meidias, in Ostraka, 9 (2000), pp. 351-71.
G. Bartoloni - V. Acconcia - F. Biagi, La ripresa degli scavi nella necropoli populoniese di Poggio delle Granate, in RassAPiomb, 18 (2001), pp. 103- 25.
M.L. Gualandi, Un mosaico con busti di negro da Populonia, in Atti del VII Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (Pompei, 22-25 marzo 2000), Ravenna 2001.
M.L. Gualandi - A. Patera, Un nuovo mosaico dall’acropoli di Populonia (Piombino - LI), in Atti dell’VIII Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (Firenze, 21-23 febbraio 2001), Ravenna 2001, pp. 259-70.
Materiali per Populonia, Firenze 2002.
A. Romualdi (ed.), Populonia. Ricerche sull’Acropoli, Pontedera 2002.